Posts written by Yhei

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    Scusa per il ritardo e se sembro poco ispirato, spero che anche che mi possa perdonare visto quello che mi è successo


    L'offesa mossa da Nariko fu i il suo più grande errore, ancora di più rispetto al comportamento tenuto fin'ora. Henry sentì le tempie pulsare dalla rabbia e in un certo senso anche Nariko, come Nimue riuscì a tirar fuori dal dottore una parte istintiva che si manifestò con un movimento brusco e repentino. Henry si girò verso il tavolo con tutta l'intenzione di spaccarlo assieme ad ogni cosa presente nella stanza. Durò solo un istante ma bastò a far capire a Nariko che non solo aveva raggiunto il limite della sopportazione, ma che l'aveva superato. La strega sembrava una femminista convinta e il fatto d'esser giudicato in quanto uomo infastidì Henry che si ritrovò vittima di uno stereotipo, gli stessi che avevano fatto si che non potesse accettarsi per quello che era, nascondendosi dentro ad una gabbia d'oro fatta di un egregio dottore volto a dare il buon esempio per la sua struttura morale. Le parole seguenti di Nariko non servirono a niente, troppo deboli per far breccia in una mente ormai oscurata dalla rabbia. La cosa che più lo fece imbestialire fu la mancanza di sensibilità di Nariko, non si aspettava certo di trovare un amica che potesse sostenerlo, ci mancherebbe. Non volle nemmeno pensare di trovare una semplice compagna, ci poteva anche stare che potesse chiedergli aiuto, magari con più sensibilità, sedendosi al suo tavolo e parlando come pari. Invece il comportamento della strega lo relegò a semplice oggetto per raggiungere il proprio scopo di salvare Nimue. Come se Henry fosse una bambola priva di sentimenti, e quasi come una ragazzina viziata assunse un atteggiamento stizzito quando il suo "giocattolo" si rifiutò di aiutarla, ricordandogli che la questione era ben più complicata e che magari un uomo della sua età gia rimasto ferito in precedenza potesse non avere la forza di reagire subito a quello che a conti fatti si rivelava un torto alla sua persona avvenuto solamente qualche ora prima, e quindi non ancora smaltito. La cosa triste è che Nariko avrebbe potuto ottenere facilmente aiuto da Henry con un atteggiamento diverso, invece probabilmente qualcosa nel suo passato l'allontanò dal genere maschile, ma questo non importava a Henry, non provò nemmeno ad immaginare una situazione del genere troppo preso dal suo di dolore. Osservò la donna andarsene rimanendo coi pugni chiusi sul tavolo, sentendo solo il rumore dei tacchi riempire la casa e martellando nella sua testa, accompagnati dallo sbattere della porta che riportò il silenzio. Solo allora Henry si lasciò cadere sulla sedia con gli occhi lucidi ma troppo orgogliosi per lasciar sgorgare lacrime. Nel silenzio finalmente potè concentrarsi sul problema portato a galla da Nariko, era ovvio che gli dispiaceva per Nimue, così come ovvia era la mancanza della donna. Gli avrebbe perdonato tutto, anche il folle gesto d'aver avuto una relazione con due uomini. Sentì lo stomaco girarsi su se stesso nel sapere del pericolo che correva ma non trovava il coraggio di far qualcosa, doveva assolutamente preservarsi o sarebbe morto di crepacuore. In quel momento la negatività aveva completamente inondato il proprio animo... non poteva salvarla, solo in quella grossa casa era solo un verme, e quello era il suo destino, il destino di un inetto costretto a pensare solo a se stesso e Nariko se ne sarebbe fatto una ragione...
    Io la amo...
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    Henry rimase colpito dal comportamento della donna, aveva un modo di fare molto altezzoso, come se dovesse marcare in qualche modo la propria superiorità nei suoi confronti. La cosa lo confuse almeno inizialmente, portandolo a domandarsi il perchè di un comportamento tanto anomalo. Soprattutto perchè nettamente in contrasto con la richiesta di non arrendersi con Nimue, che lo fece innervosire non poco. Riuscì a passare sul fatto che la donna non avesse apprezzato, anzi nemmeno calcolato il gesto gentile del tè, obbligandolo a saltare la colazione disturbata dal suo arrivo. Il galateo lo portò a resistere anche quando iniziò a rivolgersi a lui con l'aria di una pronta a rimproverarlo, ma questa totale mancanza di empatia nel chiedergli di non arrendersi senza nemmeno conoscere la propria storia lo disturbò parecchio. Il linguaggio del corpo parlò fin troppo chiaro, con la fronte corrucciata e i pugni serrati, mentre le braccia si strinsero al petto formando una barriera formata dalla propria postura. Sicuramente per questo Nariko intervenì ammonendolo con la mano aperta verso di lui. Così Henry si fermò riposizionandosi sulla pianta del piede, dato che aveva impercettibilmente sollevato i talloni da terra come a voler scattare verso di lei. Fù estremamente difficile trattenersi per restare concentrato sulle parole di Nariko, disturbato ancora di più dal modo in cui la donna traeva le proprie conclusioni, pensandolo come un ignorante. Era ovvio che aveva notato quel pancione così troppo deforme, ma non era certo sua intenzione quella di investigare in un momento tanto delicato, ed una volta arrivati all'epilogo del loro incontro non era certo più di suo interesse. Come non era di suo interesse il voler ritentare un approccio con Nimue solo per potersi aprire nuovamente ad una donna per prendere l'ennesimo calcio in culo. Dio che liberazione per lui il poter imprecare almeno nella propria testa. Se la prima parte del discorso aveva risvegliato la sua ira, la seconda aveva suscitato il suo interesse, sia dal punto di vista scientifico, sia da quello emotivo. Lo studioso in lui avrebbe tanto voluto capire i meccanismi dietro ad un tale abominio di gestazione. Mentre l'uomo, seppur ferito temeva per l'incolumità della donna per la quale ancora provava qualcosa di forte. In barba alle buone maniera Henry si lasciò cadere su una delle sedie del tavolo massaggiandosi la fronte e la barba pensieroso, oramai le forti emozioni provate sovrastavano il mal di testa. Passava le grosse dita nella folta barba ispida in cerca delle parole giuste, ma nella confusione del momento non riusciva a trovare nulla se non il proprio dolore diventando visibilmente emozionato.
    Mi pare ovvio che quella gravidanza non sia normale... Ma come avrei potuto investigare? Dopotutto siamo stati assieme solo qualche minuto, il tempo di dirmi di Gil...
    Cercò una giustificazione colpevolizzandosi del fatto d'esser passato sopra a qualcosa di tanto grave per proteggere se stesso. E se le prime parole potevano sembrare un apertura concluse poi la frase in altro modo.
    Tuttavia temo che lei non conosca bene la situazione. Nimue mi ha chiaramente detto di preferire Gil, prova amore verso di lui, certamente non può provarlo per un povero vecchio come me che ha visto in così poche circostanze.
    Alzandosi poi con aria decisa, guardandola proprio come fece lei quando pensava che Henry non si fosse accorto della gravidanza esagerata di Nimue.
    E se anche fosse lei si presenta in casa mia, con quell'aria di superiorità e tracotanza pensando solo alla sua amica. Bene ci sono anomalie ben più gravi che non si manifestano fisicamente come accaduto per la sua amica. Senza avere la minima empatia e guardandomi come se fossi un verme viene qui a chiedermi uno sforzo immane senza conoscere la mia storia, senza sapere cosa comporta per me un suo rifiuto, soprattutto dopo aver scoperto che assieme a me frequentava un altro uomo, un...
    Fece molta fatica a pronunciare la natura di Gil, inorridito al pensiero che della carne fredda fosse stata preferita al suo cuore pulsante.
    Non morto...
    Henry si fermò a pochi metri da Nariko facendo notare di non avere molta pazienza, e che avrebbe dovuto dosare bene le prossime parole e magari ammorbidire anche il proprio approccio
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    Al secondo suono del campanello chiuse gli occhi in una smorfia dolorosa, sentì il suono trapanargli il cervello e violarlo in parti dell'anima che mai nessuno era riuscito a toccare. Mai batosta post sbornia era stata così forte, evidentemente servì così tanto alcool e droghe per dimenticare Nimue per via del fortissimo sentimento provato per lei. Ripetendosi che quella sarebbe stata l'ultima volta, esattamente come fece ad ogni apparizione di Hyde. Arrivato alla porta quando ormai Nariko aveva terminato le presentazioni, appoggiò la fronte pesante sulla porta centrando lo spioncino con l'occhio destro per osservare il proprio interlocutore. Si trattava di una donna decisamente bella e dall'aria un po severa, non faticò ad immaginarla come un membro importante del consiglio, se l'abito non fa il monaco beh, lei era l'eccezione che conferma la regola. Dietro lo sguardo altezzoso di una donna dall'aria decisa vi era una pelle pallida a fare da contrasto a tutto ciò, ed un corpo sensuale sorretto da gambe chilometriche, fecero restare Henry senza parole. Nel sentire che si trattava della preside della Oxford, intuì che doveva centrare Nimue o ciò che era accaduto quando si era presentato in quell'università, ma ancor più gli premeva di non doverla far aspettare. Sia mai che un uomo della sua caratura potesse far aspettare nel freddo di un mattina londinese una persona tanto importante come la preside della Oxford. Così spalancò il portone con fretta dimenticando d'indossare gli abiti di Henry, mostrando alla donna una figura massiccia in grado di farsi contenere a malapena da dei vestiti dei quali avrebbe dovuto dare spiegazioni, i capelli biondi completamente sciolti e la barba sfatta, con due grosse occhiaie a rendere ancora più lucenti i propri occhi per via del contrasto così marcato. Come seppe che Nariko era venuta per parlargli di Nimue fu grossa la tentazione di sbattere la porta per sottolineare quanto non volesse parlarne. Ma nel vederla così educata e allo stesso tempo poco cordiale in qualche modo gli ricordò il suo comportamento, deducendo che dovesse trovarsi in quelle circostanze in veste ufficiale, quindi probabilmente non doveva essere un discorso legato alla loro rottura, visto che quello ad esser stato lasciato era stato lui e comunque non l'aveva trattata in modo maleducato per esser stato vittima di un triangolo amoroso. Perciò nascondendo la poca voglia di parlare Nimue, e cercando di essere il più professionale possibile allungò la mano destra presentandosi.
    Buongiorno, Henry Jackyll, prego, si accomodi
    Disse lasciando lo spazio a Nariko per poter entrare.
    Preferisco parlarne in un ambiente tranquillo, si accomodi, io arriverò subito
    Facendo strada verso la sala patronale, una grossa sala con un tavolone in noce al centro di essa, da un lato un grosso camino acceso, e tutt'attorno su due pareti una libreria anch'essa in legno, piena di libri che variavano dai grandi classici della letteratura a libri più complicati riguardanti alchimia e biologia. Nel frattempo Henry corse a cambiarsi, indossando in fretta e furia un vestito più consono, un completo scozzese grigio. Preso dalla vergogna per il suo precedente vestito si creò l'alibi preparando del tè nel tentativo di sembrare almeno cortese.
    Le ho portato un po di tè
    Ogni suo tentativo nel parlare risuonava nella testa a causa del dolore fisico che ancora provava per la nottata brava, ma cercò di nascondere il tutto, in attesa di reidratarsi con la bevanda ambrata.
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    oh cazzo!
    Non era certo da lui il risvegliarsi imprecando, ma d'altronde era solo e con i postumi di una sbronza colossale causati dalla sua simpatica parte esuberante. Gli occhi si aprirono lentamente per potersi abituare alla luce. Un contorno nerastro faceva da cornice agli oggetti della sala che da sfocati prendevano via via forme ben più definite e conosciute. La testa era molto pesante e le tempie pulsavano maledettamente.
    devo smetterla con queste serate...
    borbottò tra se durante un lungo sospiro per aiutarlo a rialzarsi, una di quelle promesse adolescenziali fatte il giorno dopo una serata in discoteca. La realtà era che non poteva fermare Hyde e gli toccava sorbirsi tutti i postumi. Eppure non si biasimava visto che accondiscendeva la maggior parte delle azioni di quel suo alter ego. Una volta sollevato dal divano un forte giramento lo fece capitolare nuovamente.
    Maledetto lui e le sue droghe!
    Questa volta s'appoggiò alla spallina per sollevarsi più lentamente, nel farlo sentì i pantaloni tirare e anche la giacca dietro la schiena fece un rumore poco rassicurante come se stesse per cedere da un momento all'altro. Solo allora notò con sconcerto che indossava ancora gli abiti di Hyde, che era un po più piccolo di lui e soprattutto pesava una decina di chili in meno. Questo faceva si che i vestiti tirassero in maniera vistosa ma non abbastanza da farlo sembrare un tipo troppo eccentrico, se non fosse per il petto villoso completamente allo scoperto, lasciando una camicia ormai priva di bottoni totalmente aperta. Questo problema lo portò a porsi una domanda fondamentale, cioè chi potesse essere alla sua porta? Dato che non aspettava alcuna visita ed era molto strano che qualcuno venisse a trovarlo senza preavviso. Questo portò ad un ulteriore problema riguardante l'accoglienza di questo personaggio misterioso dato il suo abbigliamento poco consono, ma ormai aveva esitato fin troppo perciò optò per la soluzione più semplice...
    Chi è alla porta?
    Disse con tono particolarmente rude, visto che via via nel riprendere conoscenza tornava il nodo alla gola per quanto accaduto con Nimue. Ancora qualche passo e si sarebbe avvicinato alla porta, questo sarebbe bastato per sentire la risposta del disturbatore e per osservare l'aspetto di quest'ultimo.
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    Nimue non sentì nessuna risposta da parte di Henry, ma solo il tonfo del pesante portone della villa. Nimue non poteva immaginare quanto Henry si sentisse un verme a trattarla in quel modo, ma l'unica cosa di cui necessitava l'uomo era quella di un taglio netto. Specie dopo le sue ultime parole, che risuonarono nella mente dell'uomo come una terribile verità. Era stato davvero bello conoscerla, ed ora che tutto era finito per un motivo che mai avrebbe potuto immaginare faceva ancora più male. Con un macigno sul possente petto s'avvicinò al pianoforte sedendosi e battendo le dita su qualche tasto intonando una melodia sconosciuta. Guardando il proprio riflesso nel nero lucido dello strumento e provando un profondo senso di pena verso la propria persona. Nemmeno una lacrima solcò il viso maturo dell'uomo, nessuna goccia d'acqua sulla pelle arida di un uomo troppo maturo per certe storielle adolescenziali. L'unica cosa versata era il brandy ambrato nel bicchiere, uno, due, tre, quattro sorsi, ormai aveva perso sapore e gusto nel berlo. Lo faceva per odiarsi, per rendersi ancora più patetico di quello che già era, suonando dapprima una dolce melodia che bicchiere dopo bicchiere diventava sempre più avida, frenetica come se uscisse direttamente dalla propria anima, spinta dall'alcool suo unico grande amico. L'armonia proseguiva sempre più incontenibile, velocissima, impaziente, delirante! Fino al raggiungimento di toni dissonanti, arrivando infine a stonare. Allora apparvero riflessi sul nero pece dello strumento due terribili occhietti rossi, ed un sorriso avorio scintillante. Da li solo frammenti:
    Patetico...
    Due occhi ora lo stavano fissando, occhi verdi, eccitati, si sentiva mordere il collo, un capezzolo...
    Dio sii! Continuate, continuate!
    Sentì letteralmente il proprio cazzo risucchiato e due occhi roteati all'indietro nel piacere di succhiare una mazza tanto turgida e affamata. I capelli che stringeva in mano avevano la consistenza del velluto e la sensazione nello spingere una donna fino al soffocamento, inducendola ad avere dei conati soffocati dalla propria cappella era una sensazione che se la giocava con quella data dall'inebriamento del vino italiano che bagnava le sue labbra e sputava su dei seni sodi che gli rimbalzavano davanti.
    Avanti, ce nè per tutte!
    I suoni degli orgasmi delle donne riempivano le orecchie in un concerto degno della miglior compagnia filarmonica. I propri fluidi mischiati agli umori femminili e le carni che si contorcevano come vermi ammassati in un barattolo, grida, versi ed ogni oscenità. Gli occhi solcati da due profonde occhiaie viaggiavano perdendosi tra tutti quei capezzoli.
    Avanti, puttane! Fatemi godere!
    Un corpo prosciugato da ripetuti orgasmi ed altri pieni di sperma legati a lui fino a che, uno per uno, non rimanevano spossati e privi di forza...
    Ahhh.... Sapevo che avrei dovuto portarmene un altro paio...
    Ed una sigaretta spenta addosso ad una donna troppo drogata per rendersi conto del dolore provocato. Così quel piccolo ometto terminò la serata portando con se e in se, quei ricordi vaghi a causa degli eccessi della serata, e con lui o meglio attraverso i suoi occhi, un uomo dalla morale rispettabile aveva osservato tutto, accondiscendendo quei desideri carnali nel quali rifugiarsi per trovare finalmente pace da un mondo non adatto a lui. Tornato alla villa, Hyde s'accasciò drogato ed ubriaco sul divano cadendo in un sonno profondo, un sonno senza sogni, dato che ad un uomo senza speranza non è concesso sognare.
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    Allontanandosi da lui fu facile intuire l'epilogo di quella conversazione, scostandosi sembrò quasi che Henry per un istante infinitesimale volesse usare violenza per tenerla a se. Come se questo potesse bastare a rendere nuovamente suo il cuore della ragazza che aveva calpestato il suo. E' fin stupido dire che il professore in quel momento stava male, sentirsi dire che amava Gil gli spezzò direttamente il cuore. Come poteva essere così? Frequentava i due e in minor tempo riuscì ad innamorarsi di Gil e non di lui? Iniziò a chiedersi dove avesse sbagliato, arrivando alla conclusione che fosse lui quello sbagliato. Istintivamente il professore non cercò altre spiegazioni, rifugiandosi nella prima che gli venne in mente, sicuramente era anche la più comoda, quella che gli permise di buttarsi a capofitto in un vortice di autocompiacimento. Dal quale avrebbe facilmente gettato le basi per costruire un muro di ostilità per rifugiarsi nuovamente nella propria solitudine fatta di gente non più in grado di amarlo, come Trisha e i suoi figli, morti per un banale scherzo del destino, o come Nimue, che a lui aveva scelto un altro uomo. Sospirò carico di risentimento.
    Se non volevi ferirmi avresti dovuto comportarti in altro modo, Non avresti dovuto gettarmi in una relazione senza futuro, io non te l'avevo chiesta e non l'avevo nemmeno cercata...
    Le sue parole si fecero sempre più cariche di rabbia, dando la colpa a Nimue per aver voluto cercare l'intimità con lui quando già frequentava Gil. Andando a gettare una maledizione su tutte le donne. Era inevitabile arrivare a questo punto, ed era chiaro che Henry era troppo legato a lei per poter diventare amici e sperare in un suo futuro felice senza di lui. Sciocca era anche la donna nel proporre un alternativa del genere visto che dal suo discorso si capiva che sapeva perfettamente che lui avrebbe voluto sempre qualcosa di più. Henry afferrò la maniglia del grosso portone spalancandolo, fissandola con sguardo severo e occhi vibranti. Nel suo sguardo un giuramento a se stesso: "Che non avrebbe mai più aperto il suo cuore ad una donna."
    Per il professore diventò facile anche prevedere che da li a qualche ora Hyde se la sarebbe spassata alla grande, lasciando Henry a segarsi osservando con gli stessi occhi di quel corpo un tempo rachitico, ma ora reso più forte e immondo grazie a situazioni come quella, mentre Hyde avrebbe alleviato i problemi di cuore del professore fottendosi quante più puttane possibili.
    Credo che noi due non abbiamo più niente da dirci...
    Tanto più una relazione incide nel profondo, tanto maggiore sarà il rancore alla sua fine, e questo momento era arrivato per Henry e Nimue.
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    Nimue sembrava decisa nella sua scelta, eppure Henry non riusciva a farla andar via così, sentiva qualcosa di sbagliato forse conscio del fatto che senza la gravidanza la loro storia sarebbe continuata, magari anche con Gil, accettando tutto questo. Spesso ci meravigliamo di fronte a certe decisioni, guardando un uomo tanto maturo negli occhi, dimenticando la parte più esuberante di Henry. Perchè se Hyde adorava circondarsi di belle donne lo faceva solo perchè questo era anche desiderio del dottore. Perchè (specificando una volta tolti tutti i filtri morali) Henry avrebbe potuto convivere con la donna amata più altre concubine delle quali potesse apprezzare certi aspetti, sia fisici, che mentali. Allora riconoscendo questo pensiero il dottore era perfettamente in grado di concepire e comprendere il comportamento di Nimue. Questo pensiero riusciva anche a tenere a bada Hide, visto che in qualche modo dava una flebile speranza di continuazione del loro rapporto. Eppure bastò il tocco di Nimue per rendere l'uomo estremamente geloso di Gil, quella carezza sul viso portò a galla la malattia sociale più diffusa: l'ipocrisia. Perchè in qualche modo Henry smise di pensare che Nimue potesse avere più uomini, come d'altronde faceva lui ogni volta che osservava da spettatore/factotum di Hyde. Voleva quel tocco, quel calore tutto per se, iniziando a sentirsi in subbuglio e sforzandosi di non saltargli addosso. Capendo quanto quella storia non potesse finire li, perchè con Henry avrebbe potuto chiudere, ma non con Hyde, fino a che ci sarebbe stato un sentimento così forte ancora vivo. Il tocco scatenç nell'uomo un improvvisa carica erotica, sentendolo Nimue avrebbe percepito il bollore della sua pelle e quella nuova energia risvegliatasi in lui folgorarla come una scarica elettrica, tanto era la sublimazione di tutta quell'energia statica per così tanto tempo.
    Fatico a riconoscerti Nimue, tu conosci la mia storia, quella di Hyde. un individuo del quale ho cercato di liberarmi a causa della vergogna provata per tale parte così esuberante presente in me. Eppure una volta conosciuta la libertà ho faticato a trattenerla, sarebbe stato tutto più facile se fossi stato in grado di abbracciarla al posto di sopprimerla, alle leggi di questa società. Ed ora tu parli come me, Sembra che tutto questo ti sia imposto dall'alto, come se fossi costretta a farlo per una Dea o per delle leggi antiche quanto il mondo, leggi che non prendono atto dei tuoi sentimenti. Davvero non provi più nulla per me? E' bastato scegliere Gil per farti passare tutto ciò che hai provato per me nel tempo di un secondo? Come puoi volermi amico se non siamo mai riusciti a resistere ai piaceri della carne?
    Detto ciò l'afferrò per le braccia con fare molto vigoroso, le poderose mani del dottore riuscivano a cingerla perfettamente e sembravano così grosse in relazione ai suoi arti e la presa così stretta e calda, eppure anche dolce, in grado di sostenerla. Avrebbe intuito subito che non gli avrebbe fatto del male, che quella era solo la trasposizione dei suoi sentimenti e che sarebbe bastato un singolo gesto per liberarsi. Ma quella presa l'avrebbe costretta irrimediabilmente a pensare al loro passato e a ciò che di dolce c'era stato tra loro.
    Riusciresti a vedermi come amico? A resistere alla tentazione? Perchè io no, sei sempre bella come allora, sempre intelligente e premurosa com'è il tuo animo... Non è cambiato nulla se non quella.
    Disse osservando la pancia e avvicinandosi anche col corpo a lei.
    Io non posso mentire e non posso essere semplicemente un amico, tu riusciresti?
    Lo sguardo fiero dell'uomo intrappolò i suoi occhi costringendoli a se. Le parti tra i due si invertirono rispetto al loro primo incontro, con un gesto davvero inconsueto per il dottore ma spinto dalla parte più vera di se. Ancora una volta Nimue era riuscita a tirar fuori il vero carattere di Henry, quello che se fosse sempre stato presente avrebbe irrimediabilmente sconfitto Hyde. Che ora osservava da spettatore quella scena attraverso gli occhi paglierini del dottore una risposta od un cenno di Nimue. Speranzoso che quelle parole o quel tocco potessero far capire a Nimje che non basta una scelta per dimenticare un sentimento forte come il loro.
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    Henry ascoltò pacatamente e senza interrompere la ragazza, anche in questo continuò a dimostrarsi un gentiluomo. Quanti in una situazione del genere avrebbero alzato la voce, iniziando ad imprecare contro la causa del loro dolore, mentre Henry che in quel momento provava un forte senso di nausea e una stretta terribile al cuore restava vigile velando la sua tristezza con un ombra di malinconia nei suoi occhi. Faticava ancora a capire il motivo per cui si era presentata in casa sua, non percepiva il fatto di esser stati bene un motivo valido per presentarsi e non sparire o più semplicemente non lo voleva concepire, perchè lo sforzo per rimanere lucido e non crollare era estremamente difficoltoso. Egoisticamente stava pensando a cosa fosse stato meglio per lui e su tutti i fronti vinceva la voglia di non dover vivere quel momento avendola a così pochi centimetri da lei, così pochi da poter percepire il calore del suo corpo e quell'energia che tanto l'aveva fatto star bene. Eppure aveva l'impressione che anche allungando la mano verso di lei non sarebbe mai riuscito ad avvicinarla. Così come non avrebbe mai potuto continuare ad essere suo amico, perchè semplicemente quello che c'era stato tra loro non era del semplice sesso ma qualcosa di molto più viscerale. Riuscì a guardarla solo nel momento in cui si girò per andare verso il portone d'uscita, stringendo i pugni fino a farsi male e digrignando i denti fino a che la sensazione di dolore non si fece più forte della nausea.
    E quindi è così che finisce?
    Disse con il suo solito tono caldo e pacato di voce, questa volta però non nascose un filo di rabbia nella sua voce, Nimue avrebbe facilmente capito che la rabbia non era rivolta verso di lei ma al fato che aveva scelto per loro. Allora alzò i quasi due metri della propria figura dal divano, ergendosi come la statua di un dio greco, sperando che Nimue rinunciasse ad uscire dalla villa.
    Davvero la fai così facile? Esci da quella porta e fine? Ci sarà un motivo per cui sei venuta fin qua, o è solo perchè siamo stati bene assieme? Cos'è successo? Non c'è altro che vuoi dirmi?
    Henry aveva percepito la tristezza nell'ultima frase di Nimue, intuendo che anche per lei quel distacco era motivo di sofferenza, però la domanda aveva un duplice significato e solo a Nimue stava di capirlo. Quella domanda poteva benissimo essere rivolta a quella gravidanza, così gonfia rispetto al tempo trascorso. Dando quindi la possibilità a Nimue di esser più chiara parlando dei suoi sentimenti, oppure di potersi sfogare nel caso ci fosse un progetto più grande dietro a quella pancia così innaturalmente gonfia. Normalmente Henry non avrebbe forzato la situazione, ma l'avrebbe fatta uscire, ma con Nimue era diverso, con lei poteva anche in queste circostanze essere se stesso, e se per lui era di vitale importanza trattenerla, la'vrebbe fatto, anche se questo l'avesse tenuta a se anche un solo secondo in più.
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    Henry si abbandonò letteralmente sul divano, facendosi inghiottire dalla pregevole stoffa finemente lavorata. Tentando di dare al proprio volto l'espressione più monotona possibile nel tentativo di voler celare ciò che realmente stava succedendo alle proprie membra, che in quello stesso istante si stavano contorcendo più che mai. Mentre il cuore palpitava regolarmente ma pompando con una forza mai provata prima, tanto da costringere il dottore a tenere la bocca ben serrata nella paura di poterlo vomitare da un momento all'altro. Mise un braccio sulla sponda alta del divano appoggiando su una tempia il pugno per tenere sollevata la testa e ascoltò senza fiatare. Seguì un interminabile momento di silenzio, nel quale Henry non si mosse di un millimetro, davvero non si poteva capire per quanto tempo rimase in silenzio a fissarla. Nimue avrebbe vissuto una strana sensazione, come se quegli occhi fissi su di lei in realtà non la stessero guardando e in quel momento il dottore si sentì pervadere dalla rabbia, senza però mostrarne la minima traccia esterna. Iniziò un monologo interiore di autocompiacimento, chiedendosi quante possibilità ci fossero dopo anni in cui aveva chiuso il suo cuore, di riaprirlo ad una donna che oltre a lui frequentava anche un altro individuo. Se solo non avesse provato quell'affetto per lei l'avrebbe pensata come una puttana, eppure anche solo il pensare a quell'epiteto gli faceva male, non riusciva ad offenderla nemmeno nel proprio pensiero. Forse era proprio quello il suo problema e allo stesso tempo la forza inarrestabile che riusciva a dar vita ad Hyde. Anche in un momento come questo riusciva a trattenere un fuoco che avrebbe arso il mondo, tenendolo dentro di se per soffrire in silenzio. Sinceramente Nimue gli sembrò una bambina non in grado di gestire i propri sentimenti, non vide cattiveria o malizia nel suo gesto, ma solo una ragazza confusa vittima di un sentimento che provava per due uomini, senza essere in grado di poter scegliere. Se non solo dopo un passaggio che in qualche modo la obbligò a scegliere forzatamente Gil. E questa forse fu la cosa che gli fece più male. Si sistemò gli occhiali e affondò con la schiena nel divano, aumentando di poco le distanze. Gli occhi non erano lucidi, eppure vibravano come a voler mostrare una grande sofferenza.
    Non so Nimue... Cosa vuoi che ti dica?
    Si accarezzò nervosamente la barba, per prendere tempo ed evitare di far sentire la propria voce incerta, stava soffrendo, stava davvero male. Sapeva che non tutte le donne erano così e che questa era una storia al limite, ma si sentì molto sfortunato, giurando a se stesso che avrebbe nuovamente alzato quel muro e quella solitudine che anche se non l'avevano reso felice, l'avevano reso sereno.
    Vieni qui, a dirmi che avresti rinunciato ad un uomo per me, che però hai scelto perchè ti ha ingravidato... davvero io non , io non capisco... Vuoi che ti dica che sei una donna orribile? Ti farebbe star bene? Credi che... Non lo so, cerchi del perdono? Va bene! Lo farò! Potevi smettere di scrivermi, potevi dirmi che non volevi più frequentarmi, perchè mostrarmi tutto ciò? La nostra era una relazione appena iniziata, non capisco davvero io... Dovrei esser felice perchè volevi dedicarti interamente a me? Ma lo hai scelto solo perchè porti in grembo suo figlio?
    Non riusciva nemmeno a fissarla, non riusciva nemmeno ad assemblare dei pensieri, in quel momento davvero faticava a capire il suo ruolo. Cosa si aspettava Nimue da lui? Una sfuriata? Della comprensione? Del perdono? Forse il fatto d'aver scelto Gil quando voleva lui era la sua punizione, ma non riusciva a trarne godimento nemmeno da quello.
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    Nimue si fece abbracciare ma il loro fu un contatto molto strano, la sensazione percepita da Henry fu quella di distacco. Una sensazione molto strana data la vicinanza e il tepore dei loro corpi esposti ai venti gelidi di Londra. Qualcosa in Nimue non andava, di solito era così espansiva mentre in quella circostanza si limitò a farsi trascinare da quell'abbraccio senza ricambiarlo veramente, trattenendosi senza dar modo di capire al dottore la motivazione. Il rigonfiamento del ventre ancora non era molto visibile vista la natura del cappotto, e probabilmente i seni già turgidi per la gravidanza premuti contro il petto di Henry nascondevano o rendevano più difficile da notarlo alla pressione di un abbraccio. La cosa fu così strana da far provare a Henry una sensazione di disgusto verso quel gesto così poco naturale, pensando forse d'aver sbagliato qualcosa. Forse avrebbe dovuto lasciare a lei l'iniziativa? Davvero doveva punirsi per aver reso un gesto così dolce alla sua amante? Eppure il comportamento di Nimue era troppo strano, doveva per forza esserci una motivazione, ed ora la stava mettendo a nudo spogliandosi del cappotto.
    Oddio, vieni dentro ti prego!
    La prima reazione nel vederla gravida fu quella di proteggerla dal freddo di quella giornata, scostandosi e accompagnandola mettendogli una mano dietro la schiena. Lo shock della notizia ancora non gli aveva fatto realizzare il tutto e a muoversi per primi furono i suoi istinti. Tuttavia bastò una manciata di secondi per rendere quell'esperienza completamente alienante. Henry aveva già avuto due figli e conosceva il corpo di una donna gravida, sapeva che quella pancia era troppo avanti rispetto al loro ultimo incontro amoroso. Improvvisamente la fronte si corrugò possibile che quel figlio fosse suo? Il frutto non del loro ultimo incontro ma di quello precedente? Questo spiegherebbe il perchè della sua espressione, magari pensava che lui non gli sarebbe stato accanto, che quella fosse una di quelle storie da film dove la donna si sente un peso per via di una conseguenza non voluta. Effettivamente era troppo presto per pensare ad un figlio, eppure in cuor suo sapeva che quel bimbo non era suo. Era troppo intelligente e quell'ultima frase che disse già gli aveva detto più del necessario... "Sono successe troppe cose" da li ogni altra conversazione sarebbe parsa inutile, sicuramente quel bimbo era di qualcun'altro. Improvvisamente Henry venne colto dall'angoscia. Si sentiva la testa incastrata in una ghigliottina, pronto a ricevere il colpo di grazia, da colei di cui si era fidato dopo tempi immemori, sapeva già a cosa sarebbe andato incontro, eppure era li, a muovere il braccio nel gesto di accompagnarla a sedere sul divano, lo stesso dove avevano fatto l'amore, dove aveva aperto il suo cuore... Incuriosito dalle sue prossime parole. Sperando che il meccanismo di quella ghigliottina potesse magicamente incepparsi.
  11. .
    Mai suono di campanello fu più dolce, questo poteva significare solo una cosa, l'arrivo di Nimue. Le dita di Henry si staccarono dai tasti del piano senza premurarsi di finire il pezzo scritto sullo spartito. Non riusciva a trattenere la forte emozione e Nimue avrebbe sentito il brano interrompersi bruscamente, capendo che da li a poco qualcuno gli avrebbe aperto. Il dottore saettò giù dallo sgabello aggiustandosi la giacca con un rapido gesto delle mani e stringendosi la cravatta che si era lasciata andare dalla foga dei movimenti che compiva suonando. Era arrivata Nimue e con lei poteva finalmente essere se stesso, in barba alle buone maniere, in barba al fatto che un uomo come lui si sarebbe dovuto muoversi verso il portone al più con passo deciso. Henry si trovò a correre, non voleva perdere più nemmeno un secondo. Indossava un vestito da cerimonia color cachi, con una camicia bianca e il panciotto grigio, gli occhiali come al solito si accompagnavano al grosso naso ruvido e i capelli erano sciolti perchè" tanto a Nimue piaceva anche così". Arrivato al portone si sistemò il collo alla diplomatica della camicia mentre con l'altra mano correva verso la maniglia. Aperta la porta Nimue vide un uomo dal sorriso sereno e lo sguardo dolce, che non nascondeva una certa emozione nel rivederla e nemmeno lo sforzo della corsa che fece. Henry dal canto suo aveva immaginato più e più volte quel momento, si vedeva mentre dalle spalle gli toglieva il cappotto per appenderlo al'attaccapanni, mentre con un gesto solenne l'avrebbe invitata ad entrare. Si era preparato diversi convenevoli coi quali iniziare la conversazione. Invece nel vederla rimase sbalordito, come se non si fosse mai abituato alla sua bellezza. Notò in lei uno sguardo strano ma non era la prima volta, anche durante i loro incontri precedenti sembrava assorta nei propri pensieri. Così decise di fare il primo passo, questa volta avrebbe rotto lui il ghiaccio e lo fece con un goffissimo:
    Sei bellissima...
    La voce uscì calda e profonda, non c'era affatto bisogno di convenevoli e non erano bambini alle prime armi, erano amanti e non c'era più bisogno di nascondere la cosa. Così ancora prima di togliere il cappotto che nascondeva la pesante novità della quale Henry era completamente all'oscuro avrebbe allargato le braccia, pronte a cingerla in un forte abbraccio.
  12. .

    CHI NON MUORE...



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    Il cielo plumbeo londinese faceva da sfondo alla grande villa barocca di Henry. Come sempre l'eleganza di quell'abitazione faceva si che risaltasse anche con le condizioni meteo più avverse, nemmeno un cielo così piatto monocromatico, di un grigio annoiato dalle costanti piogge di quello che un tempo era definito regno unito potevano scalfire cotanta bellezza monumentale. Il lungo vialetto circondato dalle aiuole verde smeraldo accompagnava i suoi ospiti verso l'entrata della casa, filtrando perfettamente l'umidità condensata e regalata al terreno sottoforma di pioggia. In quel pomeriggio il sistema di filtraggio sembrava funzionare ancora meglio, pronto ad accogliere una presenza estremamente piacevole, forse la più gradita degli ultimi anni. Nimue era diventata in breve tempo una presenza molto importante per il dottore, era la casa accogliente sullo sfondo di quello stesso cielo terso, un luogo in cui rifugiarsi, nel quale scaldarsi con le sole attenzioni che una donna sensibile come lei potesse dargli. Prima del suo arrivo la vita di Henry era sostanzialmente un vortice di autocompiacimento, colmato solo dalla perseveranza nei suoi studi, glis tessi che avevano creato il mostro che ora albergava in lui. Un mostro bisognoso di attenzioni, le stesse che lui, dalla morte di Thrisha non poteva più darsi, stretto nella morsa di una società sempre più focalizzata sulle parvenze e sempre meno verso i contenuti. Nimue no, lei era diversa, proprio come la sua defunta moglie, andava oltre i canoni della società, quelli che dicevano che un professore del suo calibro avrebbe dovuto mantenere un comportamento impostato e distaccato. Dove un insegnante come lei non si sarebbe dovuta abbandonare così presto ai piaceri della carne. momenti gustosi e completamente naturali, del quale solo una società bigotta ci ha insegnato a nascondere per vergognarsene. Sembra assurdo ma è così, tra rapine, povertà, sottomissioni di individui e guerre, siamo tutti cresciuti col tabù dell'amore. Questo Henry lo sapeva, ma la sua famiglia e il suo ruolo l'avevano costretto a soffocare questo suo lato ed ora, per la seconda volta nella propria vita ecco una donna in grado di fare irruzione nel suo cuore, facendo sfociare queste emozioni senza aver bisogno di ricorrere a Edward Hide. Quindi finalmente ci troviamo in un momento estremamente positivo della vita del dottore, segnato appunto da quell'incontro casuale ma voluto da un destino che gli prometteva di sorridere. Henry che era di ritorno da un viaggio di lavoro, aveva per prima cosa fatto chiamare Nimue presso la sua villa per parlare del loro ultimo incontro e proseguire con i propri studi, almeno, quella era la scusa ufficiale. In realtà visto i piacevoli fatti accaduti ad ogni loro singolo incontro, non vedeva l'ora di poterla riabbracciare. Difatti quando Nimue sarebbe arrivata di fronte al portone avrebbe chiaramente percepito un meraviglioso profumo di arrosto. Mentre da appassionato di musica quel'era l'avrebbe sentito suonare l'asturias al pianoforte. Non certo un brano romantico, ma molto energetico, suonato solo per poter controllare e sfogare l'ansia del momento. Visto che i minuti nel cuore del dottore scorrevano come ore, e le ore come giorni. Questo fece perdere il senso del tempo a Henry che impaziente batteva le dita contro i tasti del pianoforte, rendendo ancora più sentito e forte quel brano.
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    Potrò parlare solo dopo che mi sia servita la bevanda degli dei
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    Nutritemi e bevetemi
  15. .
    Hey bro!
7425 replies since 26/3/2011
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