Posts written by Poisonwind

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    Tiro per Amerika

    15 secondi (role 1 tiro)
    Lancio dado: 83
    • 1d100
      83
    • Inviato il
      5/12/2023, 23:27
      Poisonwind
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    Rengoku ne sapeva sicuramente più di lei dei misteri della scuola, ma la reazione di Sovereign era stata di diniego, come se avesse frainteso la vera natura di quel ciondolo. Mentiva ? Diceva la verità ? Non potevano saperlo senza altri indizi, indizi che quello squilibrato mascherato non aveva alcuna intenzione di fornire. Amerika avrebbe continuato ad osservarlo con attenzione in cerca di qualche dettaglio che le era sfuggito, ma l' unica cosa degna di nota erano gli spasmi inquietanti di quell' essere. In Amerika cresceva sempre più il sospetto che dietro quel casco, si nascondesse una creatura inumana, forse serpentiforme o forse qualcosa di totalmente diverso. Non le sarebbe dispiaciuto, aveva una passione per rettili, rospi ed altre creature viscide, ma rinunciò ad indagare ulteriormente, sarebbe stato più interessante mantenere la sorpresa sino all' ultimo. Ora dovevano concentrarsi sul trovare una pietra simile a quella della Kamen, l' unica maniera per poter attirare la sua attenzione. Sembrava potesse svanire da un momento all' altro, lasciando la coppia di ragazzi con i loro dubbi e le loro domande, ma prima che sparisse anche Amerika voleva rivolgergli l' ultimo saluto.
    Alastor
    Separandosi da Rengoku, la ragazza fece un passo avanti, cercando di mantenere la stessa distanza da Sovereign che arretrava. Al suo richiamo, il grosso spadone si era come illuminato, il grosso squarcio sulla sua lama si sarebbe saturato di un energia incredibilmente negativa, oscura e sfortunata quanto lei. In quella pozza di energia, Amerika vi avrebbe infilato senza esitazione il braccio, che sarebbe svanito sino al gomito senza attraversarlo, come divorato da un altra dimensione. Un mondo da cui sembravano provenire urla soffocate, sofferenza ed un pungente odore di fiamme e zolfo. Quando estrasse il braccio, l' arto di Amerika sarebbe apparso completamente mutato, come se non le appartenesse più : estremamente più grosso e muscoloso di prima, privo di pelle e formato da fibre scarlatte che si contraevano come se stesse respirirando autonomamente. La corruzione si sarebbe estesa sino alla spalla ed al petto della ragazza come dei tentacoli dotati di barbigli acuminati ed un grande occhio, simile a quello presente sulla spada, si sarebbe spalancato sopra il suo seno. Entrambi gli occhi avrebbero fissato Sovereign con pupille sottili e cariche di malizia, come se quella presenza demoniaca stesse imprimendo sulle sue retine ogni dettaglio della Kamen mascherata.
    Non hai la minima idea sin dove io sia disposta a spingermi Sovereign. Ma sappi una cosa. Mio marito non si dimenticherà di te. Mai.
    Il braccio corrotto avrebbe avuto uno spasmo ed i suoi muscoli si gonfiarono, la fronte di Amerika era corrugata ed imperlata di sudore, come se stesse facendo una certa fatica a tenerlo a bada. Alastor sapeva essere molto, molto geloso, ma ancora non era tempo per la resa dei conti.
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    Il solo respirare quell' energia afrodisiaca l' aveva messa a dura prova, abbeverarsene direttamente dalle labbra del Professore la fece letteralmente impazzire. Inizialmente le sue labbra furono ancora un pochino timide, ma subito si lasciarono trasportare, schiudendosi come un fiore pronto a raccogliere il sole ed il calore, danzando al ritmo di Faust. Fiotti di piacere le sarebbero scesi lungo la gola, così dolci che la sua lingua ne avrebbe cercato ancora di più, avvolgendosi a quella dell' uomo, frugando dentro di lui e lasciandosi frugare da lui. Il suo godimento stava diventando quasi febbrile, ed il suo corpo avrebbe reagito di conseguenza quando Faust le avrebbe praticamente strappato la camicetta di dosso, per poi spogliarsi a sua volta. Le mani di Alice si sarebbero immediatamente protese verso quel fisico marmoreo, indugiando dapprima sulle spalle per poi tastare uno per uno tutti i muscoli principali della schiena, trovandoli perfetti. Nel mentre Faust l' avrebbe afferrata per le natiche, ed il suo sedere avrebbe iniziato ad oscillare in risposta, movimenti quasi impercettibili che facevano tendere sempre di più le sue mutandine, il tessuto elastico che pian piano affondava dentro la sua vagina, insinuandosi nello spacco tra le labbra e diventando sempre più umido. Avrebbe voluto dar voce al suo piacere, ma non voleva neanche staccarsi dalle labbra e dal corpo di Faust, sentiva i suoi seni schiacciarsi morbidamente, quasi spalmandosi sui suoi muscoli duri, inoltre qualcosa di enormemente grosso e turgido premerle sull' utero, sull' ombelico, come se volesse penetrarla nell' intimità passando direttamente dalle sue viscere.
    Fu-fueeeeeeeeeeeehhh!
    Dopo attimi che le erano parsi ore, il suo corpo non resse più talmente era saturo di tutta quell' eccitazione, le gambe le cedettero mentre si lasciava cadere in ginocchio ai piedi del Professore. Tra le loro labbra staccatesi all' improvviso, si sarebbe formato un lungo filo di saliva che ancora li univa, mentre le mutandine non avrebbero retto al peso improvviso e si sarebbero strappate, rimanendo penzolanti dal dito di Faust. Alice sarebbe rimasta per qualche istante con gli occhi chiusi a fare profondi respiri, provando a riprendere un minimo di controllo, ma quando li avrebbe riaperti si sarebbe trovata davanti sempre la verga turgida e pulsante di Faust. Con un audacia inaspettata per lei, dettata da una brama di nuovo incontrollabile, avrebbe letteralmente strappato in due la patta dei pantaloni, liberando finalmente la bestia che vi era al di sotto. Non avrebbe detto una parola, ma si vedeva dagli occhi che non ne era rimasta delusa, anzi normalmente ne sarebbe stata intimorita. Ma ora desiderava riprovare le sensazioni di pochi istanti fa, per cui si sarebbe fatta avanti, inizialmente senza neanche prenderlo in mano ma semplicemente dando una lenta leccata alla punta di quella verga protesa. Fu come se una scarica elettrica le attraversasse il corpo, Alice sarebbe praticamente caduta a 4 zampe mentre quella sensazione di piacere le scorreva dentro dalla sua gola ai suoi seni, sino ad arrivare alla sua vagina che avrebbe iniziato ad aprirsi, come se un immaginaria forza avesse iniziato a divaricarla da dietro, invisibile , insidiosa. Erano quelli gli effetti di un semplice contatto ? Alice ne sarebbe andata pazza, ma inizialmente rimase ancora cauta limitandosi a leccare lentamente la punta ed i bordi della cappella di Faust. Ogni leccata le dava stille di piacere sempre più incontenibili, il Professore poteva facilmente notarle dato che ad ogni stimolo, Alice contraeva le dita di mani e piedi, quasi graffiando il pavimento.
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    Sovereign poteva quasi palpare con mano la risolutezza, o forse era meglio dire testardaggine, dei due studenti. Non avevano la minima paura di lui, soprattutto Amerika che sembrava assolutamente inflessibile, come se avesse già visto e provato cose orribili, cose che gli altri nemmeno avrebbero potuto immaginare. La Kamen poteva sfotterla, ridere di lei o stuprarla quanto voleva, non si sarebbe smossa di un millimetro. Però quando estrasse quella gemma viola, persino l' impassibile ragazza sembrò per un attimo trasalire e fare un passo indietro.
    Rengoku si sarebbe improvvisamente sentito tirare per un braccio, le dita sottili e pallide della ragazza si erano avvolte attorno al suo polso e stringevano con forza. La mano di Amerika tremava in maniera impercettibile, il suo viso non sembrava aver mutato espressione ma gli occhi erano completamente spalancati e fissi su quel ciondolo arcaico, la cui luce viola si rifletteva sulle sue iridi.

    C-che cos'è quella Rengoku ? L' Energia che emana non mi piace, non mi piace per nulla.
    La voce di Amerika si era ridotta ad un sussurro, persino Alastor sembrava aver percepito una minaccia provenire da quell' artefatto e borbottava tra se e se. Quel feticcio emanava un aura particolarmente malvagia persino per i suoi standard, superiore a quella di semplici demoni e che sinora aveva riscontrato in un unico essere vivente : la sua Matrigna.
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    Alice non conosceva i poteri della Lanterna, per lei era come se l' aria si fosse saturata di incensi e profumi così intensi che quasi poteva sentirne il tocco sulla pelle, quasi sentirli sfiorarle l' intimo con invisibili dita, da dentro, come se avessero iniziato a penetrare e conquistare il suo corpo ognivolta che ne introduceva un po' con il semplice respiro. Gli strani battiti del cuore di Faust dettavano persino il ritmo ai suoi polmoni, al suo bisogno d' aria sempre più copioso nel vano tentativo di raffreddare il sangue bollente che le affluiva alla testa. Caldo come il corpo del non morto, la cui pelle marmorea si faceva sempre più accogliente al tocco delle sue dita, sentiva i muscoli guizzare sotto l' epidermide sottile, forti, reattivi ed incredibilmente virili, eppure allo stesso tempo dolci e tristi. Anche se era rossa come un peperone, incapace di pronunciare più di un balbettio incoerente e totalmente succube dei movimenti del professore, Alice provava un orgoglio inconscio per quello che stava accadendo in quegli istanti. Una Fae come lei, anche se in gran parte umana, traeva piacere dallo sbocciare della vita, e quasi sembrava che fosse lei a far rinascere e rifiorire il corpo del professore. Le sue lusinghe le trapassavano il cervello, sembravano quasi dirette più alla sua Socia che a lei come se Faust avesse colto quel che nascondeva dentro, ma non era affatto gelosa per questo ed anzi, ammirava l' intelligenza dell' insegnante per aver capito che ogni suo "dono" era solo luce riflessa dalla sua gemma interiore. Avrebbe quasi voluto far incontrare Barghest con il professore, ma non era in grado di cambiare a comando come la sua Socia, inoltre era lei a venire attualmente travolta da tutta quella passione, anche se il suo bersaglio era probabilmente un altro se ne sarebbe comunque goduta una piccola parte.
    Ah!!♥
    Arrivata al limite, Alice avrebbe emesso un breve ma dolcissimo gemito, la sua vestaglia sarebbe caduta a terra con naturalezza come se quello fosse il suo vero posto, non a coprire le grazie di Alice. Neanche si rese conto di essere stata lei a lasciarlo accadere, normalmente avrebbe avuto paura di un uomo così imponente, così vicino, eppure più ne respirava l' odore e più ne percepiva il calore, meno si sentiva in grado di poterne farne a meno, di trattenere i suoi istinti. Ormai era coperta solo dalla camicia e dall' intimo, ma era talmente sudata che tutto sarebbe diventato incredibilmente trasparente e poco protettivo, nulla avrebbe impedito a Faust di cogliere le sue forme, la sua voluttuà, la morbida abbondanza delle sue curve ed in contrasto la leggera durezza dei suoi capezzoli sempre più tesi, sensibili e visibili. Normalmente se ne sarebbe vergognata, avrebbe cercato di coprirlo, nasconderlo, non poteva trarre vanto dal dono frutto delle fatiche di qualcun' altro, eppure stavolta voleva comportarsi in maniera egoistica. Faust la voleva chiaramente baciare e lei glielo avrebbe lasciato fare.
    S-si anch'io lo voglio...
    E così le loro bocche sarebbero entrate in contatto, forse inizialmente un po' impacciato e timoroso da parte sua, ma pian piano le sue labbra avrebbero fatto strada ed accolto sempre più quelle del professore, invitandole con il suo sapore di miele.
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    Purtroppo per Amerika, Sovereign non avrebbe reagito come sperato a quell' affronto, cioè aumentando la violenza di quell' amplesso, anzi sembrava entrato in blocco come se stesse ancora elaborando quel che era appena successo. La sua maledetta sfortuna non sapeva proprio quando farsi da parte e senza la spada ad assorbirle la negatività in eccesso poteva finire fuori controllo, infatti stava iniziando a subirne le conseguenze. Non solo si era persa l' orgasmo di Rengoku ed il suo prezioso seme, ma anche Sovereign avrebbe smesso di penetrarla togliendo fuori la verga dalle sue chiappe e limitandosi a darle un ultimo, violento schiaffo d' addio, facendo vibrare le sue natiche e gocciolare tutto quello sperma sprecato.
    Noooooo perchéééééé ?
    La vocina di Amerika avrebbe assunto un tono deluso ed abbandonato, Sovereign l' aveva mollata con le chiappe al vento e le gambe tremanti di un cerbiatto appena nato, senza concludere l' opera di sottomissione. Alastor non lo avrebbe mai fatto. Dato che i loro volti erano vicini, Rengoku poteva osservare l' espressione di Amerika farsi frustrata e vagamente arrabbiata, qualcosa di solitamente inedito per la sua aria neutra ed inespressiva. Per la ragazza, un coito interrotto sembrava un offesa ben più grave di semplici insulti verbali.
    Sovereign li avrebbe improvvisamente liberati dalla morsa del pavimento, sembrava avesse intenzione di parlare e non di combattere, naturalmente la prima cosa che fece Amerika fu di stringere nuovamente la mano sull' elsa di Alastor, ricomponendo la loro unione e sentendosi immediatamente più a suo agio e sicura. L' impugnatura era calda e viscida dei suoi fluidi, ma non avrebbe nuovamente perso la presa. Nonostante l' accenno di rabbia non aveva intenzione di attaccare l' uomo mascherato, non tanto perché temesse il suo potere, quanto perché un morto poteva soddisfare i suoi bisogni solo per poco tempo, il rigor mortis variava da razza a razza e non era affatto affidabile quanto a durata. Una volta liberato, Rengoku avrebbe con ogni probabilità voluto saltare addosso al suo nemico giurato, aveva percepito l' odio del ragazzo e forse poteva in parte capirlo, ma non era ancora il momento di menare le mani, aveva delle domande a cui rispondere. Perciò si sarebbe immediatamente alzata in piedi frapponendosi tra Sovereign e Rengoku, dando le spalle a quest' ultimo e quasi sbattendogli in faccia il suo culetto lucido di umori ed arrossato dalla violenza ricevuta. Avrebbe leggermente divaricato le gambe ancora tremanti e piantato la spada in terra in mezza ad esse, posando entrambe le mani sull' elsa mentre fronteggiava direttamente Sovereign. Nonostante fosse nuda ed avesse un aria fragile come cristallo, il suo corpo incorniciato dalla cascata di capelli e la sua espressione avevano l' aria quasi solenne di un cavaliere giurato, sicuramente decisa e priva di paura mentre piantava gli occhi sul volto mascherato.

    Io sono Amerika Folkenfanel, la nuova studentessa appena trasferita in questa scuola Disse accompagnando la pronuncia del suo nome ad un lieve cenno della testa, simile ad un saluto, per poi proseguire. E sono quì perché devo diventare il nuovo Akira
    Non un forse, non un se, non un spero, semplicemente un "devo". Dal tono e dall' espressione della ragazza si capiva che non c' erano dubbi o tentennamenti nella sua decisione, non era una questione di "posso" ma di "quando". E quel "devo" sottintendeva che diventare Akira non era un punto di arrivo, ma bensì un mezzo per ottenere ciò che desiderava. Le pupille di Amerika si erano fatte più sottili e concentrate, come quelle di un predatore che puntano una possibile vittima.
    Non mi interessa interferire con la tua autorità. Ma se è di ostacolo al mio obbiettivo dovrò schiacciarla insieme a te.
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    L' espressione di Thresh era tutto un programma, contribuì a rendere Alice ancora più confusa. Era stupito ? Era arrabbiato ? Era contento ? Non riusciva a decifrare il suo volto, continuava a pensare di aver sbagliato qualcosa finché il professore non aprì bocca per chiarire. Il suo tono sembrava sinceramente sconvolto, ma non in senso negativo, sembrava quasi che la canzone di Alice avesse fatto riemergere qualcosa in lui, come se avesse ricordato qualcosa di assolutamente piacevole e nostalgico. Ciò non l' aiutava a capire da dove avesse tirato fuori quella melodia e quelle parole, era quasi certa che se ci avesse riprovato non si sarebbe ricordata neanche uno dei versi, anzi già le stavano sfuggendo dalla mente. Continuando ad ascoltarlo però, il professore stava riuscendo a rassicurarla, spiegandole che il fenomeno appena accaduto non era poi tanto raro, specialmente per una persona "spontanea" come lei. Non sapeva bene cosa intendesse con quell' aggettivo, ma le sembrava lo avesse detto in senso positivo. Probabilmente aveva ragione lui, non doveva pensarci troppo, anzi probabilmente quella reazione era stata indotta dall' esperimento del professore. Era forse un nuovo metodo di apprendimento ? Sarebbe stato perfetto per una lenta a capire come lei. Inoltre le sue parole di ringraziamento l' avrebbero mandata in brodo di giuggiole.
    G-grazie a lei professore ! Sono contenta di averla aiutata ! Oh non deve addirittura inchinarsi....KYAAAAAAAAAAAHH !
    Tutta la recente sicurezza di Alice, sarebbe esplosa in un urletto acuto ed imbarazzatissimo quando Thresh avrebbe iniziato a sbottonarsi la camicia. La ragazza non era immune al fascino del professore, lo riteneva un bell' uomo ed il suo fisico imponente non la faceva sentire a disagio, anzi stuzzicava le sue fantasie. Ma vederselo mostrare così all' improvviso l' avrebbe momentaneamente mandata nel panico più totale, facendole spontaneamente coprire gli occhi con le mani, cercando al contempo di nascondere il volto arrossato. Le dita erano più che aperte, permettendole comunque di sbirciare e non perdersi lo spettacolo di quel torso muscoloso e ben definito, ma al contempo sinuoso ed elegante. Era tonta ed impedita, ma mica scema. Tutta la sua attenzione era catalizzata dal corpo del professore, nemmeno si accorse che l' atmosfera della stanza era stata cambiata da quella specie di Lanterna, avrebbe potuto prendere fuoco per quanto le interessasse.
    Co-co-co-cosa fa ?! Si c-copra.
    Le sue proteste sarebbero state debolissime ed appena sussurrate, la sua resistenza sarebbe stata minima anche quando Thresh le avrebbe preso una mano, guidandola verso quel petto marmoreo. Sentirne la consistenza sotto le dita avrebbe acceso qualcosa dentro Alice, rendendo il suo respiro molto più rapido ed affannato, la cintura della sua vestaglia si faceva più lasca ad ogni fiato, minacciando di aprirsi all' improvviso da un momento all' altro. Ma non era su quello che si sarebbe concentrata la ragazza, bensì sulle sensazioni che le dava la sua mano, Thresh le avrebbe rivelato di essere un non morto, eppure il suo corpo non era freddo al tocco, anzi. Ed il cuore batteva, lentamente, debolmente, eppure batteva. Di contro, Thresh poteva percepire il battito incredibilmente accellerato di Alice, eppure la ragazza non si sottrasse al contatto, non cercò di sfuggirgli. Le sue dita percorrevano la pelle del professore, come seguendo il percorso delle cicatrici, non con disgusto e nemmeno pietà, sembrava piuttosto un sincero dispiacere.
    Poverino...ti ha fatto tanto male ?
    Sarebbe stata la sua spontanea domanda, mentre la curiosità prendeva momentaneamente il sopravvento sull' imbarazzo.
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    Costola incrinata, ogni respiro è una bestemmia ma ci sono. Grazie a tutti per il sostegno.
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    qualche ora fa ho avuto un incidente d' auto ed al momento non mi sento in grado di rispondere alla role, scusatemi
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    Alice avrebbe deglutito rumorosamente quando Faust si sarebbe chiuso la porta alle spalle, un gesto automatico di preoccupazione che l' insegnante si sarebbe subito preoccupato di disinnescare. Normalmente avrebbe pensato ad uno scherzo, ma i modi professionali di Faust erano davvero genuini e confermavano quanto seriamente stava prendendo la faccenda. Non sembrava preoccupato dalle sue scarse abilità canore nè dal suo repertorio limitato, sembrava davvero convinto di cavare qualcosa di buono da lei. Scientificamente certo. Alice non si era nemmeno resa conto di essere la cavia dell' esperimento, pensava di essere diventata un assistente del Professore e che quella fosse una specie di prova d' ingresso. La sua voce la stava quasi ipnotizzando, era facile convincersi della bontà delle sue parole, sembrava quasi conoscerla da sempre. Come la sua Socia. L' idea che le avrebbe fatto balenare nella mente non era male, avrebbe potuto dedicare una canzone alla sua compagna, magari quella del treno. A lei piacevano i treni, di sicuro sarebbero piaciuti anche a Barghest.
    Con qualche istante di esitazione, Alice sarebbe salita sul palco e si sarebbe posizionata davanti al microfono, letteralmente. Infatti dava le spalle a Faust e con le mani tirava e tormentava i lembi della vestaglia in chiaro segno di nervosismo. Quello era il massimo del coraggio che era riuscita a raccogliere, poteva cantare ma non guardare il suo pubblico.

    Vieni più vicino e guarda
    Guarda tra gli alberi
    Trova la ragazza
    Finché puoi
    Vieni più vicino e guarda
    Guarda nel buio
    Basta che segui i tuoi occhi
    Basta che segui i tuoi occhi

    Sento la sua voce
    che chiama il mio nome
    Il suono è profondo
    nell’oscurità
    Sento la sua voce
    e comincio a correre
    tra gli alberi
    tra gli alberi

    Negli alberi

    Improvvisamente mi fermo
    Ma so che è troppo tardi
    Mi sono perso nella foresta
    completamente solo
    La ragazza non è mai stata lì
    È sempre così
    Sto correndo verso il nulla
    Ancora e ancora, ancora e ancora



    La voce di Alice sarebbe fluita più adulta e decisa, eppure incredibilmente dolce ed intonata. La ragazza avrebbe concluso la performance totalmente imperlata di sudore, come se quell' esibizione le fosse costata una fatica tremenda. Quello non era il suo modo di cantare, il suo lessico, forse neanche la sua voce. Che le era successo ?
    S-scusi Signor Faust non so che mi è preso. N-nemmeno conosco le parole di questa canzone.
    Alice si sarebbe voltata verso di lui con aria stravolta ed occhi che luccicavano innocenza, quasi avesse fatto qualcosa di sbagliato.
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    Si ! Era così che le piaceva, venire sfondata con violenza e da più parti, incollata, appiccicosa, impotente, umiliata a gesti e parole. Sentire quasi la vita sfuggirle. Era una sensazione nostalgica per Amerika, le ricordava i suoi primi tempi con Alastor. I suoi mugugni si sarebbero fatti più consistenti e mischiati col dolore, così come la verga dell' amichetto di Rengoku che le avrebbe dolorosamente strappato la sua Spada, provocando un fiotto di fluidi rossastri, come sangue annaquato, che le colava tra le gambe rendendo estremamente più facile la penetrazione successiva, senza lasciarle neanche un attimo di tregua. Inizialmente non sembrava granchè, ma quella verga avrebbe iniziato a crescerle dentro rapidamente, riempiendo completamente il suo buco e sfregandovi dentro con sempre più vigore e riverberando contro le sue carni, i suoi organi, quasi stesse arrivando a fotterla sin dentro al cervello. Sentiva il suo ventre tendersi sin quasi al punto di scoppiare, il culo martoriato e persino schiaffeggiato più e più volte sino a sentire la pelle bruciare, causandole un estasi che ad ogni schiaffo, ad ogni affondo, la sua figa avrebbe avuto uno spasmo di desiderio violento seguito da molte gocce di liquido chiaro ed appicicoso che diveniva rosato mischiandosi al sangue . Andando avanti gli occhi le si sarebbero ribaltati mostrando il bianco, i suoi lunghi capelli ad ogni affondo sbattevano contro il petto di Rengoku come se stesse pogando ad una delle canzoni metal che le piacevano tanto, le sue labbra non cantavano ma risucchiavano ogni centimetro della sua pelle stupenda. Già Rengoku. Lo sentiva più distante, non era totalmente concentrato su di lei, non si stava divertendo come avrebbe dovuto. Ormai aveva dei progetti per lui, Amerika sentiva di aver scovato una gemma grezza che poteva crescere come un virgulto, coltivandola pazientemente sino ad instradarla sulla strada della perversione. Un assedio costante alla sua moralità ed inesperienza, da cui avrebbe tratto tantissimo piacere. Sovereign le stava rovinando i piani futuri ed era una cosa che non le piaceva, non era forte. Inoltre l' aveva separata da Alastor e già quello le avrebbe impedito di perdersi totalmente nel piacere e nel dolore come avrebbe voluto. Non poteva, non doveva stare separata dal suo Compagno, la sua sfortuna diventava molto più subdola e contagiosa quando non era in contatto con lui. Neanche all' arma piaceva, infatti il suo squarcio si sarebbe improvvisamente acceso, illuminandosi di un energia incredibilmente maligna, che sembrava diffondersi come un miasma per tutto quel piccolo magazzino. Era come fuoco, ma non sembrava bruciare o consumare, però tutto ciò che entrava in contatto con il varco della lama, compreso quello strano pavimento appicicoso, sembrava svanire come se precipitasse in un abisso oscuro e senza fine. Era un ultimo, disperato tentativo di Alastor per liberarsi e richiamare l' attenzione della sua padrona, ma Amerika non poteva fare nulla in quella situazione, soltanto subire, soffrire e godere.
    Aveva ancora una certa libertà di movimento però, il corpo di Rengoku le aveva impedito di appiccicarsi al pavimento oltre le ginocchia, le sue mani si sarebbero mosse quasi automaticamente, seguendo il bacino del ragazzo che ancora non la tradiva del tutto, continuando a pompare dentro di lei raggiungendo nuovamente il limite. Amerika ormai aveva imparato a riconoscere gli orgasmi del ragazzo, quando stava per venire sembrava che tutta la sua energia si concentrasse in un unico punto dei suoi lombi, per poi esplodere come una fiamma che finalmente guadagnava ossigeno. Voleva prenderselo tutto per sè anche stavolta, voleva che riversasse tutto il suo seme dentro la sua gola, riempiendola come Sovereign stava facendo con le sue parti basse, voleva che fosse persino più abbondante delle volte precedenti sin quasi a farla affogare. Il sedere di Rengoku non era affondato del tutto, le dita di Amerika si sarebbero insinuate nello spacco tra le natiche e quando il ragazzo stava raggiungendo il climax, il suo indice le sarebbe improvvisamente affondato in profondità nell' ano, arrivando a stimolare persino la sua prostata in modo che l' orgasmo del ragazzo fosse più intenso dei precedenti e lo spremesse sino all' ultima goccia. Non lo avrebbe fatto per senso di rivalsa o per cercare di far capire a Rengoku una piccola parte di quel che stava provando. Non lo avrebbe fatto per riguadagnare la sua attenzione o tirarlo su di morale. Era semplicemente l' espressione della sua volontà più perversa.
    Ma aveva fatto male i calcoli, non aveva fatto i conti con la sua sfortuna. Sovereign continuava a pomparla con vigore incredibile, sfondandola e dilatandola al punto che il suo corpo sembrava per spaccarsi in due. Ogni affondo la faceva guaire di dolore e la sua bocca si spalancava, al momento decisivo Sovereign l' avrebbe penetrata con talmente tanta forza che il suo intero corpo si sarebbe contorto e la sua bocca aperta così tanto che quasi si sarebbe lussata, ma purtroppo ciò le avrebbe fatto sfuggire la verga di Rengoku che con un suono viscido si sarebbe liberata della stretta delle sue labbra, liberando tutto il suo orgasmo sull' uomo mascherato dietro di lei e non dentro la sua gola. Maledetta sfortuna.

    Cough ! Rengoku Ah♥! Sarà meno bravo di te Ah♥! Ma almeno brucia di passione Ah♥!
    Tra un gemito e l' altro, la voce di Amerika era a malapena un sussurro ma vi si poteva cogliere una traccia di disappunto inusuale nella sua solita neutralità, come se fosse invidiosa della fortuna appena ricevuta da Sovereign, altrimenti non si sarebbe mai intromessa in quel litigio tra amichetti.
    E se vuoi divertirti con Noi Ah♥! Devi essere pronto a sporcarti un po' AaaaaaaH♥!
    Le sue urla si sarebbero fatte sempre più forti, la sua mente avrebbe iniziato a vacillare ed il suo ano a sanguinare sempre più copiosamente, eppure Amerika aveva trovato la forza di schierarsi in quella contesa. Era una grande rottura, ma in quel "Noi" vi aveva incluso Rengoku.
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    Faust le rispondeva sempre in maniera sibillina, non sembrava mai confermare nè negare, e tanto bastava per raggirare l' ingenua Alice. Anche un commediante meno raffinato ci sarebbe riuscito, ma con la sua abilità l' insegnante si stava anche guadagnando la fiducia di quella ragazza solitamente schiva. Agli occhi di Alice appariva sempre più affascinante, intelligente e persino dotato di un lato tenero, sembrava decisamente compiaciuto quando parlava dei suoi "ragazzi", doveva essere uno che ci teneva parecchio ai suoi studenti. Questo la rassicurò molto su quanto fosse professionale e sposato col suo lavoro, anche se lasciava vagamente intendere che come tutti gli uomini, necessitava anche di altro. Per quanto potesse ritenerlo assurdo, sembrava persino interessato ad una come lei. Alice avrebbe deglutito rumorosamente, da un lato quell' interesse la rendeva confusa, dall' altro ne era decisamente lusingata, sinora aveva attirato l' attenzione solo di studentelli arrapati e di veri e propri bastardi, non pensava di poter fare colpo su un uomo di quel calibro. Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa per cercare di stemperare quell' istante di imbarazzo, ma ogni parola le sarebbe morta in gola quando Faust avrebbe infilato la chiave nella porta della sua stanza. Alice avrebbe improvvisamente avvertito una sensazione stranissima, come una carezza che la sfiorava nell' intimo, partendo dalle sue gambe per arrivarle sino al ventre, causandole un piccolo brivido. Cosa diamine era stato ? La sua confusione sarebbe aumentata, sembrava davvero che qualcosa l' avesse sfiorata, violandola contro la sua volontà eppure non causandole un dispiacere, anzi quel tocco l' avrebbe fatta fremere in senso buono. Qualche scherzo della sua mente ? Un associazione visiva tra la chiave che entra ed il suo alveo che veniva violato da Faust ? Perché stava pensando a certe cose ? Non stava viaggiando un po' troppo in fretta con le fantasie ?
    Avrebbe benedetto il fatto che Faust fosse un uomo galante e la lasciasse entrare per prima, almeno avrebbe potuto nascondere la sua espressione imbarazzatissima e cercare di ricomporsi, prima di apparire come una cagnetta in calore.
    La stanza dell' insegnante era più che sufficiente a distrarla, era molto simile alla sua ma con un arredamento decisamente "diverso". Alice si era aspettata qualcosa di simile ad un laboratorio, ma quello sembrava quasi uno studio di registrazione. Probabilmente si sbagliava, era troppo ignorante per poter metter becco sugli strumenti scientifici, ed infatti nella stanza c' erano un sacco di attrezzi strani, finemente decorati certo, ma di cui ignorava totalmente la funzione. Eppure quello che aveva davanti agli occhi sembrava proprio un palco con microfono, ma probabilmente stava fraintendendo anche quello.
    Inaspettatamente le parole di Faust avrebbero dato conferma a quelli che aveva considerato come pensieri stupidi. Lo shock fu talmente forte che avrebbe persino interrotto il suo scribacchiare sul Diario. Alice infatti, aveva estratto il libro una volta varcata la soglia, un gesto automatico che la sua Socia le aveva inculcato ogniqualvolta varcava un ambiente sconosciuto. "Devo sempre sapere dove sei e con chi sei" le aveva scritto, tantissime volte finché non lo imparasse a memoria e replicasse il gesto quasi senza pensare.

    Co-come ? Lei vuole che io canti ?
    La ragazza avrebbe chiuso il Diario in fretta e furia, riponendolo in una tasca della vestaglia, per poter sventolare entrambe le mani davanti a Faust in segno di evidente diniego. Il suo viso era contratto in una smorfia imbarazzatissima e rosso come un peperone. Chiaramente, quella richiesta improvvisa dell' uomo l' aveva messa in totale difficoltà, non era così che si era immaginata di aiutarlo.
    No no no no. Io non sono brava a cantare, non lo faccio mai in pubblico. P-prima ero convinta di essere da sola. E-e poi conosco solo canzoncine da bambini e filastrocche !
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    Faust le donava quasi un senso di conforto, sembrava perfettamente in grado di gestire il suo carattere e la sua scarsa autostima, come se la conoscesse da sempre. Il suo sorriso annacquava ogni malizia, eppure quando disse quelle parole "ci divertiremo insieme" Alice avrebbe sentito un brivido da pelle d' oca percorrerle il corpo. Era paura ? No, probabilmente era solo l' eccitazione dovuta al fatto che Faust avesse accettato la sua proposta. Il respiro le sarebbe rimasto in gola quando l' insegnante si sarebbe alzato improvvisamente in piedi, rivelando tutta la sua imponenza pari solo alla sua affabilità. Non faceva altro che mostrarsi calmo, gentile e la riempiva di complimenti. Alice avrebbe letteralmente danzato nel palmo delle sue mani.
    Gr..Grazie Signor Faust ! Io non merito tanta considerazione.
    In cuor suo si sentiva ancora una barbona, ma Alice non poteva lasciare che i vecchi tentennamenti influenzassero la sua nuova decisione. Poteva lavorare subito con Faust, avere un contratto stabile e ben pagato, e non doveva muoversi dal motel. Nel frattempo, con lei che lavorava per mantenerle, la sua Socia sarebbe stata libera di cercare una nuova casa, magari in una zona e con un contratto d' affitto migliori. Era un piano perfetto, incredibile che l' avesse partorito lei tutta da sola, avrebbe persino stretto i pugni per la soddisfazione piegando la forchetta che aveva in mano, senza farci caso. Persa nel suo trionfo, aveva preso senza problemi la mano di Faust, quasi senza essersi resa conto che si era alzata a sua volta lasciando la colazione e le posate, perché stava docilmente seguendo l' insegnante ovunque l' avesse voluta portare.
    Oh su-suvvia Signor Faust, lo so che non si approfitterà di una come me. Un uomo a-affascinante e colto come lei avrà di sicuro qualcuno che l' aspetta a casa.
    Voleva dimostrare al suo futuro distinto datore di lavoro, che anche lei era in grado di fare dei complimenti e di parlare in modo frivolo. Aveva sentito che piccolezze del genere facevano guadagnare degli aumenti. Ma non doveva sentirsi troppo avida, doveva continuare a mantenere un profilo umile e disponibile. Offrire la sua stanza sarebbe stato il minimo, ma all' improvviso si sarebbe ricordata dei segni di lotta e delle macchie di sangue lasciate dalla sua Socia.
    Se-se la sua stanza è già attrezzata per gli esperimenti...forse è meglio usare quella...oh! E' questa stanza quì ?
    L' iniziale imbarazzo di Alice, sarebbe stato soppiantato dalla sorpresa che la stanza di Faust era quella di fronte alla sua. Ricordava di quel pezzo scritto sul suo Diario, la sua Socia le aveva raccontato dei personaggi del motel.
    Mi scusi, ma lei Signor Faust è l' Uomo con il sacco nero ?
    Sarebbe stato semplice persino per Alice ricollegarlo alla descrizione della sua Socia. Solo che in lei non c'era un briciolo di preoccupazione, paura o altro nel dichiararlo. Solo semplice curiosità. Non era altro che un uomo grosso quanto lei, vestito di nero e bagnato dalla pioggia secondo la descrizione della sua Socia. Nulla di losco ai suoi occhi.
  14. .
    Amerika si stava godendo appieno tutto il vigore di Rengoku, la forza con cui le scopava la bocca e le tette, la sua gola che veniva irrorata dal suo seme bollente, così abbondante da farla quasi soffocare. Eppure Amerika cercò di non perdersene neppure una goccia, mandandone giù il più possibile, continuando a leccare la strana pelle di Rengoku per raccoglierne sempre di più, anche con il viso schiacciato contro di lui, ogni spasmo del suo bacino le si trasmetteva lungo tutto il corpo, come se fossero per un attimo un unica cosa. Si il ragazzo era decisamente dotato, avrebbe voluto continuare ad invitarlo anche in futuro nei suoi giochi. Anche lei sembrava piuttosto presa, quasi incantata come Rengoku, per cui non si sarebbe minimamente accorta di quella presenza in costume alle sue spalle, sinché non sarebbe stato troppo tardi ed avrebbe piantato un piede sulla sua spada.
    Mmmrhghh!
    Amerika avrebbe avuto ancora la bocca troppo piena della verga di Rengoku per emettere un vero e proprio grido di dolore, ma come quell' intruso spinse sentì chiaramente l' elsa penetrarle ancora più a fondo nel culo, con violenza, torcendole le budella. Il primo istinto sarebbe stato di sfuggire a quel dolore, sottrarsi a quella pressione, ma l' unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbe stata di ficcarsi ancora più a fondo in gola la verga pulsante di Rengoku, sin quasi al punto di soffocare. Intrappolata davanti, intrappolata dietro, non aveva alcuna via di fuga in quella situazione. Forte.
    Il nuovo arrivato sembrava avere qualcosa da dire a Rengoku, sentiva la sua voce attutita ed ovattata come se indossasse una maschera, non riusciva nemmeno a capire se si trattasse di un uomo o una donna. Era un amico di Rengoku ? Un suo nemico ? E soprattutto, gliene importava qualcosa ?

    Mhhrrghhmmmm...spit...roasted♥!
    Amerika non sarebbe rimasta comunque inerte, con le mani avrebbe cinto la vita di Rengoku, cercando di guadagnare un appoggio in quella posizione precaria ed innaturale, ed avrebbe iniziato a...spingere. Avanti e indietro, avanti ed indietro, alternando la penetrazione della gola a quella del posteriore. La sua schiena, il suo intero corpo erano sottoposti ad una tensione innaturale, il suo buchino sensibilissimo costretto ad una dilatazione così dolorosa che era quasi sul punto di strapparsi e lacerarsi, tante piccole gocce di sangue arrossavano i fluidi che colavano lungo l' elsa, eppure...Amerika sembrava godersela. I suoi gemiti di dolore stavano diventando indistinguibili da quelli di piacere, il suo corpo pareva muoversi in maniera quasi automatica, non un lamento, non una richiesta di pietà, anzi la ragazza sembrava aver decisamente gradito quell' improvviso cambio di registro e non aveva alcuna intenzione di smettere, nessuna remora per gli amichetti di Rengoku ed i loro incontri importanti. Forse non avevano capito che era una ninfomane di prima categoria e più alzavano l' asticella, più Amerika si sarebbe trovata a proprio agio.
  15. .
    Alice non era di certo la persona più acuta per carpire sottili mutamenti d' espressione, men che meno era in grado di leggere l' atmosfera. Se Faust non si fosse tradito in maniera più che evidente poteva considerarsi al sicuro, Alice sembrava uno di quei cuccioli di labrador distratti facilmente da farfalle, fili d' erba, un biscotto, non era in grado di concentrarsi con precisione, aveva già difficoltà a comprendere discorsi troppo complessi e ricchi di parole forbite. Alcune erano troppo famose perché persino lei le potesse ignorare, in particolare i suoi occhi si sarebbero istantaneamente illuminati, distraendosi finalmente dai capelli per fissarlo in volto con espressione ammirata, quando Faust rivelò di provenire dalla Sapienza.
    E' la superuniversità per gente molto intelligente ? La conosco ! Anch' io mi sono iscritta ad un università, ma mi ha accettato solo una di terza categoria.
    Lo avrebbe detto arrossendo leggermente, quasi scusandosi come se il fatto la imbarazzasse di fronte ad un uomo colto, un inventore di macchine acconciatrici come Faust che insegnava nella migliore università del mondo. Al confronto, sembrava già un miracolo che avesse passato le medie, altro che laurearsi se non l' avesse aiutata la sua Socia. Era rassegnata ad essere un peso morto, ma ecco che aveva fatto la conoscenza di una persona importante, e da come la fissava, doveva starle parecchio simpatica. Una coincidenza incredibile, era davvero stata baciata dalla fortuna. La sua convinzione crebbe quando Faust iniziò ad usare parole molto interessanti come "risorse", "credito" e "stipendio", unite ad altre parole arcane come "cospicuo" ma che riconosceva come aggettivi buoni, significava sicuramente tanti soldi. Gli occhi di Alice erano talmente presi da sembrare due stelline.
    Io...Accetto ☆_☆ Un occasione così non capita tutti i giorni ! La ringrazio !
    Avrebbe persino battuto i palmi delle mani davanti a sè per la gioia, chinando leggermente il capo in avanti come a proferire un ringraziamento. Uno attento ai dettagli come Faust, oltre a notare quel seno ballonzolare ancora più forte di prima, avrebbe certamente capito che Alice abbassava la testa principalmente per nascondere la tensione ed il rossore del suo volto, sembrava voler accavallare le gambe ma il tavolo basso glielo impediva, per cui teneva le cosce parallele, sfregandole nervosamente tra loro. Era in cerca del coraggio per fare una richiesta all' insegnante.
    S-senta. Po-posso iniziare subito ?
    Non era da lei esporsi così tanto, tirare la corda. Per i suoi standard era un atto di coraggio inaspettato. Eppure era vero, negli occhi di Alice c' era un briciolo di determinazione, voleva iniziare a lavorare e guadagnare dei soldi da subito, voleva fare una sorpresa alla sua Socia, e se avesse temporeggiato troppo sarebbe stata scoperta prima o poi, non era in grado di tenere dei segreti troppo a lungo. La sua era stata una decisione avventata, presa di getto, sembrava confidare totalmente nel Signor Faust. Il suo problema principale, era che non rifletteva mai sulle conseguenze delle sue azioni. A furia di tenere lo sguardo basso, avrebbe finalmente fatto caso che avanzava pretese di lavoro in vestaglia ed a piedi scalzi, e non aveva altro. Oh gioia, ma dove voleva andare ?
    Uuuuuhhhh...Ecco. C'é un problema...non ho niente da mettermi...al momento.
    Per sottolineare quell' ultima scusa, avrebbe afferrato i lembi della vestaglia come se fossero la gonna di un vestito, sollevandoli oltre il tavolo per mostrarli a Faust con incredibile innocenza, il viso rosso come un peperone per la vergogna, come se avesse fatto la figura della poveraccia per colpa di quell' ammissione.
4257 replies since 23/1/2010
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