Il cancello d'oro

x Insetto stecco

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Incredibile a dirsi, soprattutto a confronto con la disposizione di spirito con cui aveva varcato le mura vaticane, l'umore di Adam era migliorato sensibilmente e seguì le sue due, inaspettate guide sentendosi piacevolmente leggero. L'ombra che gli rendeva vitrei gli occhi e aveva offuscato, all'inizio, le bellezze di quel luogo incantato si era dissolta grazie alla luce emanata dalla Papessa e dalla sua guardiana e adesso, finalmente, Adam poteva lasciarsi andare alla sua passione per l'arte, per la bellezza e l'antichità.
    Il giro turistico fu lungo e minuzioso, la piccola Veronica era un cicerone eccellente e l'ex homunculus dimostrò di essere un ospite particolarmente sensibile alla grazia di ciò che gli veniva mostrato, prorompendo spesso in giudizi ammirati e sprofondando continuamente in intense contemplazioni estatiche, oltre a lasciarsi sfuggire, di tanto in tanto, le micidiali battute la cui sopportazione avrebbe di certo avvicinato Domino e Veronica alla santità. In effetti, se non fosse stato per il suo aspetto tutt'altro che delicato o "tenero", sarebbe potuto sembrare un uccellino felice di svolazzare di ramo in ramo e gorgheggiare in ognuno di questi.
    Alla fine del tour, lo sguardo della tiranide era vivido di gioia, sfolgorante di meraviglia e persino il suo volto sembrava aver recuperato un po' di colore, tanto che la sua pelle d'alabastro aveva preso una sfumatura forse meno preziosa, ma decisamente più viva e umana.
    Non dite così, vi prego! Questa è stata di certo la giornata più memorabile della mia vita e ve ne sono immensamente grato, Papessa.
    Le rispose con un sorriso che ben dimostrava quanto quelle parole fin troppo entusiaste non fossero un'iperbole lusinghiera, ma l'innegabile verità. Certo, adesso percepiva in sé la sensazione agrodolce dell'abbandono, ma la consapevolezza che sarebbe ritornato in quel luogo, che avrebbe rivisto la Papessa e Domino, evitò di guastare il suo buonumore.
    Vi gettò, però, un'ombra lievemente minacciosa l'uscita di Domino che, frapponendosi tra lui e Veronica, mostrò l'intenzione di volerlo accompagnare fuori: la piccola sembrò quasi accigliarsi per la decisione della sua sottoposta, ma non la contradisse e lo salutò con una tale, delicata dolcezza che persino una creatura artificiale come Adam si sentì sciogliere.
    A presto, Papessa, è stato un onore.
    La salutò con un inchino lieve ma sentito e l'osservò andare via con sguardo pensieroso, prima di voltarsi verso Domino. Intuiva le intenzioni della guerriera e in parte ne era preoccupato, anzi a dire il vero provava proprio la puerile paura di un bambino chiamato alla lavagna da una maestra severa e, in effetti, visto il divario che si frapponeva tra loro due, non era poi un esempio così malvagio. La seguì docilmente, senza parlare, anzi fissando con inquieta curiosità la spada che portava alle spalle: si sentiva osservato, quasi "annusato" da essa e non poté reprimere un brivido di paura. Quell'arma era sicuramente maledetta o, comunque, abitata da una presenza malvagia e famelica... come faceva Domino a controllarla? Conosceva poco la guerriera, ma non aveva dubbi sulla fiamma che le divampava nell'animo, né della coerenza dei suoi ideali e proprio per questo trovava assurdo che fosse lei a utilizzare una simile mostruosità: doveva essere una tentazione, un tormento continuo. Ci voleva un animo d'acciaio per trasportare un simile fardello senza spezzarsi e questo, più delle loro abissali differenze fisiche, lo spaventò e lo rese più consapevole della distanza che li separava. Per questo, quando arrivò la domanda tanto temuta eppure tanto aspettata, si prese il suo tempo per risponderle e lasciò che il silenzio, denso e rabbrividito da una lieve nota d'attesa, si coagulasse intorno a loro.
    Non lo so, Domino. Mi piacerebbe dirti che l'Adam codardo, incerto che hai visto qualche ora fa non era che una larva, una crisalide in metamorfosi, che le mura di orgoglio su cui tu e Veronica avete aperto una breccia erano un comodo bozzolo e che, adesso, stai parlando con la prima "farfalla stecco" del mondo ma non è così.
    La sua bocca assunse una smorfia un po' disgustata, forse lui per primo sorpreso dall'amarezza di quella confessione, ma non fu che un attimo e la sua voce riprese a parlare pacata, senza incertezze.
    Purtroppo l'antica paura continua a zampettare nel mio animo, anche adesso che mi sento libero come mai in tutta la mia vita. Ma... sì, credo in qualcosa. Credo che esista un Bene e che questo coincida col Bello e col Giusto, se vuoi. L'ho sempre saputo, anche prima di venire qui, ma non è mai stato sufficiente. Sai, una volta ho letto che "Il Bene è il chicco di grano che la macina del Male non riesce a spezzare" è un'immagine che, apparentemente, dà speranza... ma in realtà mostra un Bene sì sempre invitto, ma anche eternamente schiacciato ed eternamente umiliato. Un Bene così minuscolo da poter essere spazzato dal vento.
    La voce era monotona, regolare ma non atona: aveva una nota melodiosa prima non presente, una musica segreta che, forse, era un'eco di quella che vorticava nel suo animo.
    Oggi, però, ho capito che la macina non va spezzata, bensì va data la possibilità a questo seme di germogliare, crescere e dare frutto. E questo me l'ha fatto capire il sorriso della tua ragazzina, Domino... e chissà, forse il sorriso di una ragazzina, di un'anima pura può essere tutto per chi non ha niente. Non credi? Non ti conosco, non so in quanti ti abbiano donato un sorriso o una gentilezza, in quanti hanno creduto in te e se, allora, volente o nolente hai dovuto diventare migliore per non sprecare un tale dono... qui si interruppe, spostando lo sguardo dal vuoto davanti a sé alla figura alta, slanciata della donna che gli camminava di fronte, come se si aspettasse di vedere i suoi occhi. E forse li avrebbe visti anche senza che lei si voltasse. Ma... credo che la Papessa, che Veronica mi abbia donato questa fiducia. Nessun'altro, a parte lei e quel ragazzino in costume, mi ha mai fatto un dono simile e io voglio esserne degno, voglio poter dire a entrambi che non li ho traditi, che il loro buon cuore non verrà ferito dalle mie azioni. E' una motivazione adeguata, sufficiente? Non lo so.
    Ammise e qui la voce si fece incerta, quasi spaventata, perché in quel momento finivano le certezze e iniziavano i dubbi.
    Credi che basti?
    Le chiese in un sussurro, serrando i pugni delle mani e irrigidendosi come chi aspetta di ricevere un pugno o un calcio. E, in effetti, poteva essere anche peggio.
     
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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    Domino non rispondeva, né faceva smorfie, né si concedeva un minimo sussulto di fronte alla metafora della macina. Perché Adam aveva ragione. In quel caso la guerriera non poteva far altro se non tacere di fronte all'evidenza, alla verità più assoluta, dove il bene era condannato all'umiliazione e all'eterna sofferenza, un destino che era toccato alla precedente Papessa, un destino che andava evitato con tutte le loro forze per Veronica. Ma sarebbero stati davvero capaci di portarla alla fine di quel viaggio proteggendola da ogni male? I loro sguardi si incrociarono, Adam le disse cosa pensava davvero, cosa attraversava il suo cuore in quel momento e non ebbe paura di dirlo né di sbilanciarsi. Ancora una volta Domino rimase impassibile, immobile, sembrava quasi non provasse nulla in quel momento mentre invece la sua spada continuava a digrignare i denti come una belva che sbava impaziente di gustarsi il giusto banchetto. La guerriera però, la zittì con un gesto decisamente insolito per lei: afferrò il cappello per sistemarselo, cercando di nascondere quel mezzo sorriso che le era spuntato sul volto. Appena lo fece, la spada si zittì di colpo, come un cane feroce capace però di ubbidire al suo padrone.
    E' un buon inizio, insetto stecco, ma quella farfalla stecco oramai voglio vederla quindi cerca di farlo germogliare sul serio quel chicco di grano. Io personalmente non credo in un bene che prima o poi schiaccerà ogni traccia di male nel mondo, ma la verità è che farmi ammazzare di botte da mostri orribili e combatterli fino a perdere il sonno è molto più facile per me che inginocchiarmi davanti a quella ragazzina e dirle negli occhi che i suoi sogni non valgono niente. Se qualcosa si deve spezzare, che sia la mia schiena e non il suo cuore.
    Domino cercò di lanciargli un messaggio chiaro: se non hai niente per cui combattere allora lascia che chi ha bisogno della tua forza la sfrutti. Il mondo non appartiene a chi non sa che farsene, che vuole solo vederlo bruciare, marcire, ignorandolo completamente. Il mondo e il futuro appartengono alle persone come Veronica che disperatamente credono in qualcosa di irrealizzabile, e più il desiderio è folle, impossibile e potenzialmente doloroso, più diventa bello mettersi al servizio di un simile obbiettivo. Domino sollevò lo sguardo, perdendo quella misteriosa espressione lasciando spazio a qualcosa di molto più giocoso e meno serio.
    Ah... e sia ben chiaro che se vuoi davvero darci una mano ti metterò alla prova spezzando le tue di ossa. Non sono la tipa da fare test attitudinali per capire con chi ho a che fare. Quindi preparati perché ti farò sentire quanto pesa questa spada. E non ti basteranno tutti e quattro i tuoi arti da chitarrista per fermarla. Vedi di essere pronto per quando succederà...
    Detto questo gli diede di nuovo le spalle, congedandolo con quella mezza sfida. In quel caso la spada rimase calma, quel senso di inquietudine indecifrabile rimase comunque tuttavia sembrava del tutto sotto controllo. Domino avrebbe fatto in modo di accompagnarlo fino all'uscita, lasciando che Adam prendesse la sua strada. Presto avrebbero dovuto combattere assieme, forse si sarebbero perfino conosciuti meglio, tuttavia Domino non sembrava avere altro per la testa che non la sicurezza di Veronica, come se temesse un pericolo costantemente in agguato e che doveva prevenire ad ogni costo. Adam avrebbe percepito quella sensazione, e in qualche modo se ne sarebbe sentito parte, volente o nolente. Ma proteggerla... da cosa?
     
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    Il silenzio che li aveva avvolti era inquieto, carico di timore e di attesa, come se la sua ultima domanda non avesse ancora smesso di vibrare nell'aria primaverile di quel giardino incantato, risucchiandone ogni stilla di profumo e di colore. Fu in quel momento che i loro sguardi si incontrarono e Adam scoprì quanto i loro occhi fossero diversi: quelli della guerriera non erano placidi frammenti di cielo, talvolta di un azzurro dalle dolci e ingenua sfumature pastello e talvolta di un grigio invernale, spento e triste, ma erano le lame d'acciaio di due pugnali, la superficie insondabile di un animo invitto e inflessibile. E nello scoprire una tale, disumana durezza, nel percepire la fame spasmodica di quella spada per il suo sangue, la sua sofferenza, si scoprì letteralmente terrorizzato da quella donna.
    Infinite volte la sua mente generò e mise infila le immagini di Domino che sguainava quel terribile spadone e lo mulinava contro il suo capo, spiccandoglielo dal corpo con un solo, aggraziato fendente; e, in quegli attimi interminabili, iniziò a credere che sarebbe successo di certo se, improvvisamente, la donna non avesse nascosto l'accenno di un sorriso, sistemandosi il cappello. Non fu abbastanza abile (O forse non volle) per nascondere completamente quel lieve, minuscolo spiraglio di umanità e tanto bastò per sciogliere la tensione delle sue membra, per allentare gli artigli della paura sul suo cuore e lasciar nuovamente fiorire l'ammirazione che provava verso quella donna. Notò immediatamente come la sua spada venne azzittita da quel gesto, come Domino teneva saldamente in mano le redini di quell'arma spaventosa e del suo animo.
    Gli rispose con voce serie ma non dura, anzi sentiva in essa una certa morbidezza, quasi una dolcezza che doveva essere eco di qualche emozione che le stava sciogliendo il cuore, mentre gli spiegava il suo credo, il suo ideale: mettere la sua forza e la propria disperazione al servizio di chi non ha ancora perso la speranza, di chi ha ancora un sogno coraggioso, bello e impossibile da seguire. Domino, come lui, non sembrava credere in un Bene un giorno finalmente trionfatore, in una vittoria totale contro il Male, ma voleva che Veronica continuasse a crederci, che non si arrendesse alla disperazione, al dolore. Ammirò molto come un animo così inflessibile, così duro, sapesse ancora sciogliersi d'amore e mettere le proprie speranze nelle fragili, delicate mani di una ragazzina, come avesse saputo fare suo il fuoco che ardeva nel petto della giovane Papessa. Riusciva persino a trattenere quell'abominio crudele che era la sua arma e a farlo con un sorriso, senza venir sporcata dalla sua malvagità...
    Ai suoi occhi, la figura già imponente della donna giganteggiò e comprese perché lei e Veronica fossero così legate: erano spiriti affini, destinate entrambe alla grandezza sebbene in modi diversi. Non poté evitare che un sorriso gli si posasse sulle sue labbra, sorpreso e deliziato da come una giornata iniziata in quel modo tremendamente tetro gli avesse permesso di conoscere due persone assolutamente straordinarie. Quasi ridacchiò, persino, quando Domino lo avvertì del duro processo di selezione a cui lo avrebbe sottoposto se fosse rimasto ad aiutarle.
    Beh, Domino, non ti dirò che dovresti affinare le tue abilità di interazione col prossimo perché vorrei continuare a suonare la chitarra per un altro po'... ma ammetto che è una saggia idea lasciar fare il discorso di benvenuto a Veronica, sì.
    Le rispose scherzoso e forse non squallido come sempre, mentre il tragitto verso i cancelli delle mura si avvicinavano sempre più, notando come nel suo entusiasmo ci fosse una nota di lieve inquietudine: quella giornata era meravigliosa, quel luogo un monumento alla bellezza e Veronica un simbolo straordinario di pace e di bontà... eppure, perché sentiva che il domani gettava un'ombra incerta su quel frammento di Eden? Guardando Domino capì che anche lei sentiva quel pericolo, quella sensazione di futura tragedia che li occhieggiava attraverso la distesa ancora inesplorata del futuro.
    Non preoccuparti, la proteggerai. Lei e i suoi sogni. E io, se ne sarò degno, ti aiuterò.
    Sussurrò con voce sufficientemente alta da poter essere sentito dalla donna, ormai giunti al momento di separarsi.
    A presto, Domino.
    La salutò con quella che suonava più come una promessa che un semplice augurio, mentre la superava e oltrepassava la soglia del Vaticano, sentendo un lieve peso sul suo cuore e scoprendo che era quello della sua vita che, finalmente, aveva deciso di prendere in mano.

    Role conclusa: grazie mille per la bellissima giocata, Amy!
     
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