Sweet cruelty

[X Hyperion]

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    Sona sembrava aver rimosso l'esitazione della sua voce, e nonostante la situazione fosse così maledettamente ambigua si ostinava a sorridere tranquilla come se non ci fosse nessun secondo fine dietro un gioco del genere. O era davvero stupida oppure non aveva il senso del pericolo, in entrambi i casi a Gil andava bene ma la sua tranquillità lo innervosiva, avrebbe di gran lunga preferito usare i suoi poteri per terrorizzarla ma per il momento preferiva gestirla con qualche gioco mentale piuttosto che con la mera prepotenza. Avrebbe reso il gioco più interessante. Il primo enigma fu facile da risolvere per lei, essendo una ragazza ne aveva sentiti tanti di quei pennelli sulla pelle, Gil non avrebbe neanche saputo nominarlo correttamente quindi piuttosto che darle una risposta immediata, continuò a stuzzicarle il capezzolo con quel pennello anche quando Sona diede la risposta esatta, aumentando la suspense. Si sarebbe gustato il colore della sua pelle che cambiava, mentre il corpo si metteva ulteriormente in mostra, lasciandogli ammirare quella che sembrava una giovane dea per la sua perfezione. la tentazione di addentarla e violentarla si fece ancora più forte, ma la prospettiva del gioco lo aiutò a resistere. Si fermò di colpo, lasciandola nuovamente senza contatto fisico.
    Non male, ma questo era facile... giusto per farti capire le regole. Adesso il gioco inizierà a farsi duro, sei pronta? Ricordati che ogni volta che sbaglierai ti toccherà una penitenza...
    Ridacchiò malizioso, lasciando il pennello vicino allo specchio per passare quindi al prossimo oggetto. Gil pensò molto rapidamente, gli serviva qualcosa di abbastanza ovvio ma che potesse anche essere ambiguo per la ragazza, così guardandosi attorno riuscì a trovare un microfono di quelli senza fili e con la base leggermente arrotondata. Gil lo afferrò per la punta, in modo che la parte più riconoscibile non sarebbe entrata in contatto con Sona, ma solo il corpo in plastica, rendendo l'indovinello molto più difficile. Gil punto subito il microfono sui seni di Sona, solcandoli prima al centro per poi spingere nuovamente contro il capezzolo, ruotando energicamente il microfono per stuzzicarla molto meglio di prima.
    Riesci ad indovinarlo? Anche questo è uno strumento a cui dovresti essere abituata...
    Che indovinasse o meno, Gil avrebbe stimolato entrambi i capezzoli e massaggiato le mammelle di Sona nel tentativo di strapparle un gemito, poi il corpo del microfono si sarebbe mosso sul suo ventre con delicatezza, spingendosi tra le cosce di Sona ed iniziando a cercare la sua intimità, solcando le grandi labbra e il clitoride da sopra le mutandine di pizzo.
     
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    Sona, percependo la morbidezza sul suo capezzolo, avrebbe fatto un gemito sorpeso. Aveva sbagliato forse? No, non aveva sbagliato. L’aveva confermato il ragazzo, che probabilmente si divertiva nel sentire la sua voce in quel modo. Avrebbe sospirato, così da calmarsi, appena Gil tolse il pennello.Non so quanto posso essere pronta...Avrebbe risposto, poco dopo, aspettando con ansia il prossimo oggetto.
    Quante volte devo indovinare l’oggetto per vincere? Nella voce di Sona si sarebbe potuto facilmente notare l’ansia e l’aspettativa, il gioco anche se all’inizio le pareva interessante. La giovane donna avrebbe fatto un gemito sorpreso, percependo la plastica fredda sul corpo. Avrebbe tentato immediatamente di pensare a cosa poteva essere, ma la sua mente venne per un momento accecata dal fatto che Gil avesse spostato il microfono sul capezzolo.
    Sona avrebbe fatto un gemito di piacere, chiaramente il suo corpo aveva raggiunto il punto in cui non poteva ignorare certe stimolazioni. Sona avrebbe stretto con forza i braccioli, con le guance rosse dall’imbarazzo di aver fatto quel suono.
    Gil ecco… N-non volev-Avrebbe provato a dire, cercando di giustificarsi, per poi gemere di nuovo ad alta voce sussultando.Gil! Ora le guance, così come il collo, sarebbero stati completamente rossi. La testa di Sona, così come le mani, sarebbero state incollate alla sedia, decisa più che mai a non muoversi per vincere, ma con la volontà che pian piano cercava di lasciarla. Cosa poteva essere, una cosa a cui era abituata ma di plastica, di tale lunghezza e forma? Inoltre l’aveva pure definito strumento. Cosa era Sona quindi? Una donna, una gran bella donna, un’artista e una musicista. Ecco! Insieme a un lungo gemito di piacere, Sona avrebbe detto a gran voce la sua risposta.Un microfono!Se Gil avesse alzato il microfono in questione, avrebbe potuto notare come la parte che era stata in contato con l’intimità di Sona era fredda, o meglio, leggermente bagnata rispetto a prima.È un microfono…Era stata vicina al staccare la testa dalla sedia, dunque c'era la probabilità che perdesse più per le reazioni che aveva che per le risposte.
     
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    Sona non sembrava esattamente a suo agio, e questo era esattamente quello che Gil voleva. Era preoccupata di sapere quanti oggetti dovesse indovinare per vincere, evidentemente la situazione la metteva in imbarazzo e voleva che finisse il prima possibile, ma questo non rientrava nei piani di Gil... voleva vederla sbagliare ad ogni costo.
    Anche questo fa parte del gioco, l'ansia di non sapere deve essere totale... non preoccuparti, cerca di indovinare.
    Ghignando, Gil poté bearsi delle reazioni della sua pelle, del suo volto arrossato, dei suoi respiri sempre più frequenti e smorzati sul più bello. Riuscì perfino a strapparle un gemito e dovette sforzarsi non poco per trattenere una risata compiaciuta, ma mordendosi le labbra ci riuscì facilmente e continuò la sua perversa opera per provare a strapparle anche di più, magari un grido, magari qualche goccia di umori. Divenne impaziente, sempre più voglioso e affamato, fino a che Sono non alzò di colpo la voce, dando la risposta giusta. Gil esitò ancora prima di togliere il microfono, ma la accontentò di scatto, avvicinandolo a sé e guardando con estrema soddisfazione la sua estremità: umido... Sona era imbarazzata, ma si stava eccitando. un sorriso malizioso si spalancò sul suo volto, ancora una volta. Stavolta Gil non le avrebbe permesso di indovinare, perché voleva di più... voleva farle conoscere una penitenza. Doveva andare a colpo sicuro quindi, prendere qualcosa che lei non aveva mai visto e di sicuro non aveva mai toccato.
    Sei davvero brava a questo gioco... devo farti i miei complimenti. Adesso però le cose si faranno dure, molto più difficili per te... passiamo alla prossima!
    Stavolta invece che cercare nella stanza andò a frugare all'interno della sua borsa, consapevole di poter trovare qualcosa che Sona non conosceva sicuramente. Afferro un piccolo strumento ovale dal colorito rosso, grande poco meno di una pallina da tennis. Era uno strumento utilizzato per la stimolazione interna che aveva un telecomando senza fili, a tutti gli effetti un vibratore. Sona non aveva possibilità di conoscerlo e anche se fosse, di sicuro non le sarebbe stato facile indovinarlo. Gil non lo accese, lo portò rapidamente sulle sue labbra per farglielo sentire vicino alla bocca, e allo stesso modo le fece percepire anche il calore che veniva della sue mani. Gil lo passò dalle labbra al mento di Sona, passando per il suo collo e nuovamente sui seni, sui capezzoli e anche sotto, facendolo scivolare sulla sua pelle cercando di rendergliela il più difficile possibile. Con quella scusa tra le dita, Gil le sfiorava i capezzoli con le dita, approfittando del fatto che fossero turgidi per poterli toccare e stuzzicare.
    Mi sai dire che oggetto è questo... Sona?
     
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    Sona si sarebbe visibilmente rilassata sulla sedia, imbarazzata, ma soddisfatta di aver risposto giusto. Il suo corpo, sensibile com’era, rispondeva positivamente ai tocchi dunque era a disagio da quel punto di vista.
    Uff...
    Sona sospirò, avrebbe voluto sapere quando oggetti doveva indovinare ma non Gil sicuramente non glie l'avrebbe mai detto. Sona, mentre aspettava, avrebbe mugolato offesa, mettendo su un broncio, mentre strusciava tra di loro le cosce. Percepiva di essere umida la sotto, così come sapeva che il suo viso e il suo corpo avevano una temperatura decisamente superiore rispetto a prima.
    E’ solo perché ho esperienza come artista...
    Avrebbe detto, prima di zittirsi e aspettare. Era sempre un’ansia continua, aspettare, perché sapeva che ora ci sarebbe stata la fregatura, come in tutti i giochi che lei conosceva. Se dopo un po’ andava bene, quasi sicuramente ora avrebbe sbagliato. Percepì dopo un po’ una forma ovale sulle sue labbra, insieme a una sensazione di calore, se Gil avesse toccato le labbra di Sona avrebbe potuto notare come queste fossero morbide e piene. Ma pure senza toccarle avrebbe potuto osservare come queste avrebbero assunto una tonalità rossastra.
    La donna si sarebbe morsa il labbro inferiore, quando Gil avrebbe fatto passare l’oggetto lungo il suo corpo, stuzzicando poi i suoi capezzoli con le dita, strappando così pure alcuni gemiti a Sona. Lei, pur avendo capito che era simile a una pallina, ovale, non capiva di che oggetto poteva essere. Non era sicuramente uno degli oggetti in camerino, in quanto dubitava fosse stato presente li.

    È una pallina-ah?
    Avrebbe chiesto, tremando, mentre l'umido tra le gambe sarebbe diventato più persistente, insieme al disagio che avrebbe provato. Sona incominciava a pensare che il ragazzo si stesse divertendo, visto come la stava provocando, ma non osava far affermazioni non vere. Non voleva che si arrabbiasse come prima e terminasse li il gioco.
     
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    Gil si stava divertendo eccome, il rossore che Sona accendeva ogni volta che il ragazzo faceva un movimento di troppo era uno spettacolo così invitante, le sue labbra lo attiravano di continuo e le carni prosperose erano una tentazione davvero difficile da controllare per lui, ma doveva resistere, il gioco stava andando bene. Ogni sussulto lo ispirava, come musica per le sue orecchie, e ben consapevole che non avrebbe indovinato mai quell'oggetto spalancò un sorriso maligno appena Sona pronunciò la sentenza sbagliata.
    Mi spiace Sona... adesso dovrò darti la tua prima penitenza...
    Stavolta non riuscì a trattenere la leggera risata che risalì la sua gola, maligno e malizioso ma soprattutto soddisfatto. Sona conosceva le regole: non doveva muoversi né toccare la bandana, per questo non ebbe problemi a togliersi momentaneamente da davanti a lei per poter prendere il necessario per la prima "penalità". Afferrò dalla sua borsa uno stimolatore gemello a quello che aveva appena utilizzato per farla perdere e insieme ad esso dello spesso nastro isolante grigio. Rapidamente avrebbe strappato due lembi orizzontali di nastro isolante, e con un'abilità notevole Gil li avrebbe usati per incollare ai capezzoli di Sona i due stimolatori, facendo tutto molto rapidamente in modo che la ragazza non avesse il tempo di chiedere spiegazioni. Una volta fatto, Gil avrebbe acceso i due stimolatori col telecomando, iniziando a farli vibrare anche se non in maniera molto intensa.
    Mi raccomando Sona, questa prima penitenza è fatta appositamente per renderti il gioco più difficile, ma tu non deconcentrarti, capito? Altrimenti perderai...
    La ragazza avrebbe sentito chiaramente i suoi capezzoli vibrare, venendo stimolati da quei due strumenti ovali che seppur non erano né ingombranti nè vibravano al massimo delle loro possibilità, la rendevano comunque ancora più sensibile e probabilmente Gil sarebbe riuscito a strapparle qualche gemito e inumidirla ancora di più. Ma lo spettacolo deve andare avanti, quindi si preparò a scegliere il prossimo oggetto, ma si prodigò appositamente per farlo il più lentamente possibile, così da poter ammirare l'espressione torturata di Sona, prolungando la sua agonia e il suo imbarazzo ben oltre il necessario.
    Vediamo un pò... cos'altro potresti indovinare?
    Attese, iniziando perfino a parlare più lentamente. Voleva gustarsi ogni reazione di Sona, lentamente...
     
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    Ecco, ora con quella risata sapeva che sarebbe successo qualcosa di brutto. Non era riuscita a indovinare l’oggetto e la cosa, anche se non l’avrebbe mai ammesso a voce, la spaventava un po’. Uff, che cos’è se non una pallina però?Gli avrebbe domandato, con un tono di voce sconsolato, quasi deluso. Ma non per aver sbagliato la risposta.
    Sone era veramente tentata di togliersi la benda per vedere quel che faceva Gil, vista la curiosità che la divorava. Ma avrebbe resistito. Avrebbe tentato di resistere. Infatti appena sentì sui suoi capezzoli la stessa pallina che aveva percepito lei, insieme a una sensazione che le indicava che aveva attaccato quei stimolatori tramite qualcosa. Ma avendo gli occhi chiusi, non avrebbe potuto vedere. Era più difficile di quanto pensasse, sembrava che la sua stessa coscienza fosse una catena che le impediva di rompere le regole del gioco.
    Appena i due vibratori si sarebbero accesi, Sona avrebbe stretto con forza i braccioli inarcando la schiena, lasciandosi andare in un gemito lungo di piacere. Forse una reazione esagerata, ma non per Sona, che ormai si ritrovava con quella parte eternamente stimolata e dunque sempre più sensibile. Avrebbe chiamato il nome di Gil ad alta voce, invocandolo con una voce che, tra le rige, chiedeva pietà. L’intimità di Sona, a tale stimolazione, si sarebbe bagnata di più. E Gil l’avrebbe potuto notare dal fatto che Sona avrebbe cominciato a stringere più spesso le gambe e a strusciarle tra di loro, come se inconsciamente stesse tendando di darsi piacere da sola.
    Al gemito di Sona ne sarebbero susseguiti altri, più deboli e trattenuti, facendoli sembrare più mugolii che altro. La faccia della donna sarebbe diventata completamente rossa, mentre si mordeva insistente il labbro inferiore, per trattenersi dal gemere spudoratamente. Alla domanda di Gil, Sona avrebbe preso fiato, per cercare di calmarsi -inutilmente-.
    Magari… oggetti normali?Avrebbe tentato di dire, interrotta da i vari mugolii che le sarebbero usciti spontanei dalle labbra. Sona non sapeva che quelli che aveva sul seno erano, effettivamente, oggetti normali. Ma che erano sì, dediti al piacere. Per lei erano delle palline strane che vibravano, cosa che le diceva e la convinceva la sua mente innocente.
     
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    Poteva sentire la sua fermezza venire meno, Gil riusciva a percepire la curiosità di Sona che si faceva avanti in maniera quasi prepotente, ma lei ci teneva al gioco almeno quanto lui e non voleva tirarsi indietro, per questo resisteva. Ma quanto ancora ci sarebbe riuscita? Solo la stimolazione sui capezzoli la stava riducendo all'impotenza, invocava il nome di Gilbert in maniera disperata come se volesse supplicarlo di darci un taglio. Era troppo debole, il ragazzo temeva davvero che il gioco potesse finire prima del previsto, ma non poteva permetterlo... era troppo divertente! Non altrettanto entusiasmante fu la controproposta di Sona che sembrava voler abbassare il livello di difficoltà, ma questo non era proprio possibile. Gil ridacchiò in risposta, cercando nella borsa qualcosa di interessante.
    Non essere sciocca, dove starebbe il divertimento? A me piacciono i giochi difficili perché quando vinci ti danno grandi soddisfazioni. Vale la pena provare a vincere no? Che hai da perdere? Qualcosa mi dice che oltretutto ti stai anche divertendo... mi sbaglio?
    La risata continuò fino a quel punto e finalmente trovò l'ispirazione giusta per il prossimo oggetto da indovinare. Stavolta Sona sarebbe stata ingannata a dovere, perché l'oggetto che stava prendendo Gil era una lunga fila di palline unite assieme da un unico filo in plastica che terminavano con un anello nella parte più ampia ed estrema. Quello strumento, sebbene fosse a tutti gli effetti utilizzato per pratiche erotiche molto particolari, somigliava in tutto e per tutto ad una collana di perle. Sbagliare per Sona sarebbe stato facilissimo. Gil gliela portò quindi addosso, ma stavolta fece il percorso contrario. Perché? Perché partendo dalla sua intimità avrebbe inzuppato le palline dei suoi stessi umori, e li avrebbe fatti scivolare sul suo ventre simulando il movimento serpeggiante di un rettile, arrivando fino alle sue labbra e al suo naso, facendole sentire il suo stesso calore e l'odore dei suoi umori di donna. Il tocco di Gil sarebbe stato come sempre lento e attento, minuzioso e soprattutto non avrebbe esitato a sfiorarla con le dita calde quando poteva.
    Questo è facile... non puoi proprio sbagliarlo...
     
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    Le guance di Sona avrebbero assunto toni sempre più rossi, via via che Gil parlava. Sapeva che aveva ragione, però sapeva pure che il ragazzo avrebbe usato oggetti che lei mai aveva visto. Ma in quel caso, la colpa era di Sona. E sì, era anche vero che pure lei si stava divertendo. Però Sona non riusciva ad afferrare il doppiosenso, dunque per lei divertire era quello che era, per l’appunto solo divertire. Però… se usi oggetti che non conosco, come faccio a indovinare?Ovviamente, pure mentre parlava, sarebbe stata interrotta dai vari mugolii per via del piacere che le veniva offerto dai ovuli posti sui suoi seni.
    Appena il ragazzo avrebbe portato il filo di palline in mezzo alle gambe di Sona, questa senza rendersene conto si sarebbe lasciata di nuovo sfuggire un gemito. Il ventre di lei, appena le palline bagnate sarebbero passate sopra, si sarebbe contratto, mostrando ancora più chiaramente i muscoli sotto la pelle. Le contrazioni sarebbero stati solo l’inizio del piacere che lei provava, infatti le palline le provocavano brividi piacevoli, insieme alle dita di Gil che ogni tanto la toccavano. La ragazza si sarebbe quasi distratta dal piacere, non rispondendo, ma presto di sarebbe ricordata del gioco, cercando di riconoscere l’oggetto. Sembravano proprio delle palline, più grandi rispetto a delle perle, unite da un filo. Però non era sicura della risposta. Solo quando le palline avrebbero raggiunto le labbra e dunque Sona avrebbe potuto costatare che effettivamente, se era passato in mezzo alle sue gambe, si stava eccitando. Non ci aveva fatto caso, presa com’era dal gioco e dal piacere. Al che, se possibile, la donna avrebbe stretto le labbra.
    Aveva un preciso desiderio, dato dalla sua natura di donna, ma che non avrebbe mai espresso. Una volta che le palline sarebbero passate oltre le labbra, e che dunque le avrebbero permesso di parlare, avrebbe tentato di dare la sua risposta.
    E’ una collana? Le palline mi sembrano più grandi rispetto a una collana normale, quindi non ne sono sicuraIl corpo della donna era, se possibile, sempre più caldo.
     
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    I mugolii di Sona spezzavano la flebile risata che Gil cercava di trattenere tenendo le labbra serrate. quel gioco stava diventando sempre più appagante, più Sona arrossiva più Gil si sentiva eccitato e voleva andare avanti, non aveva altre valvole di sfogo a quel punto e non si sarebbe mai fermato finché Sona non avrebbe capito il doppio senso oppure sarebbe arrivata al punto in cui anche la sua lussuria sarebbe divenuta irrefrenabile. lei era dolce e ingenua, certo, ma pur sempre una dona... era la sua intimità a desiderarlo, poteva trattenersi fino ad un certo punto e questo Gil lo sapeva benissimo... ne aveva messe alla prova tantissime così.
    In giochi come questi non devi sempre essere preparato e basta... devi anche saper usare l'immaginazione. Dai Sona, puoi farcela...
    Il suo corpo sempre più caldo e contratto era uno spettacolo mozzafiato indescrivibile, oltre alla morbidezza delle forme Sona aveva anche dei muscoli scolpiti, non al punto da farla sembrare un mostro anzi, tutt'altro, le dava l'armonia di una ragazza che aveva il corpo perfetto e soltanto Dio sa quanto Gil avrebbe voluto prenderselo quel corpo. Man mano che le palline scivolavano sul suo corpo quel desiderio aumentava, l'odore dell'intimità di Sona alimentò ancora di più il desiderio ma non poteva, non poteva fiondarsi sulle sue labbra e baciarla così appassionatamente da farla venire solo con la sua perversione, non poteva saltarle addosso e stringere quei seni deliziosi fino a farla gemere ancora, non poteva afferrarle quelle natiche deliziose e spingerla a sé per farle sentire quanto calda e bollente fosse la sua erezione a quel punto. Doveva avere pazienza, e la risposta sbagliata di Sona l'avrebbe ripagato.
    Ci sei andata vicino... ma questa collana non si mette intorno al collo purtroppo per te. Ma non preoccuparti, non ti torturerò con questo giocattolo per ora... voglio essere buono con te, la penitenza sarà leggera...
    Gil appoggiò lo stimolatore anale di fianco a Sona, sul tavolino che confinava con lo specchio, per poi alzare gradualmente l'intensità della vibrazione sui suo capelli, e infine inginocchiarsi davanti alle gambe di Sona, portando le sue caldissime mani sulle cosce della ragazza. Le mani, lente e inesorabile, scivolarono a piccoli passetti dalle cosce al suo ventre, senza alcun fretta.
    Sai... all'inizio volevo fare questo gioco solo per ammazzare il tempo, magari farti un dispetto... ma più vado avanti e più mi diverto con te, sei molto più bella e dolce di quanto non si direbbe, credo di starmi affezionando a te Sona... perdona la mia sincerità, ma i tuoi gemiti mi rilassano molto più della tua canzone. E adesso... la penitenza.
    Fino a quel momento era stato delicato e pacato, ma appena le dita sfiorarono le mutandine della sua compagna di giochi le afferrarono per poterle strappare con un movimento rapido delle dita, senza farle male ma togliendole anche quell'ultimo indumento con estrema facilità, tenendole poi le cosce spalancate così da poter ammirare la sua intimità, umida e calda. Uno spettacolo davvero invitante, e Gil cercò di capire con uno sguardo analitico se Sona fosse vergine o meno.
    Fin'ora hai tenuto le gambe chiuse, ma la tua penitenza è di doverle tenere aperte e ferme, esattamente come le mani fino a questo punto. Hai capito? Mi raccomando... tieni sempre a mente le regole. E se inizi a sentire freddo dimmelo... ci penserò io.
    Ridacchiò divertito, per poi prendere un nuovo strumento dalla sua borsa. Non avrebbe cambiato genere, ma stavolta voleva davvero aiutare Sona ad indovinare, così prese un grosso stimolatore vibrante e lo accese. Il suo rumore si fuse con quello delle piccole uova sui suoi capezzoli, quindi Sona non se ne sarebbe accorta fino a che non avrebbe toccato la sua pelle. Gil lo puntò subito sul suo petto prima di iniziare a parlare, per poi scendere.
    Questo è molto, molto facile... se lo indovinerai ti premierò stavolta invece di farti fare una penitenza... anche se non conosci questo oggetto puoi intuire come si chiama dalla sua funzione... pensa a cosa sta facendo sulla tua pelle.
    Parlò molto lentamente, al punto che mentre era ancora a metà del discorso il vibratore arrivò davanti alla sua intimità, soffermandosi su clitoride e grandi labbra per poterla stimolare. A differenza degli altri strumenti però, piuttosto che risalire continuò a stimolarla proprio lì, cercando di eccitarla ancora di più. Voleva che diventasse molto difficile per lei trattenersi, così che il "premio" sarebbe stato irresistibile per lei.
    Andiamo Sona... è facile... che oggetto è? Cosa fa?
    Ridacchiò maligno e impaziente, sentiva il suo membro pulsare violentemente per quanto era eccitato, ma pazientò. Un semplice "vibratore" sarebbe bastato come risposta.
     
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    Che collana era se non si metteva intorno al collo, però? La ragazza avrebbe fatto un visibile broncio, scontenta di aver sbagliato due volte di fila. All'aumento della vibrazione sui suoi capezzoli Sona si sarebbe lasciata in un altro gemito, abbastanza alto. Ora, le mutandine di questa sarebbero state ufficialmente zuppe d’umori femminili. Quando Gil confermò che sarebbe stata una penitenza leggera quella che avrebbe provato, Sona avrebbe sbuffato. Anche per rilassare i muscoli contratti per via delle vibrazioni.
    Le dita del ragazzo erano calde, mani che prendevano quel che volevano, ma dolci. Queste passarono sulla pelle di Sona, facendola mugolare di piacere e quasi aspettativa. Le parole, dette poi dal ragazzo, resero incredibilmente felice la donna. Si stava affezionando a lei? Ne era felice. Si stava rilassando ascoltando la sua voce, mentre gemeva e faceva quei versi imbarazzanti? Beh, per quello aveva una idea per rendere ancora più felice e rilassato Gil, o almeno sperava.

    In questo caso… non tratterrò la mia voce… così che puoi rilassarti ancora di più-
    Avrebbe tentato di dire, prima di gemere a voce alta appena questo le avrebbe strappato le mutandine di dosso. L’intimità di Sona era liscia, così come il resto del corpo della donna, inoltre Gil avrebbe potuto notare come sì, effettivamente era vergine. Sona non aveva mai avuto un rapporto sessuale con un uomo, e non si era nemmeno toccata in quanto la sua mente era principalmente concentrata nel soddisfare gli altri e non lei stessa. La donna si sarebbe sentita in imbarazzo nel rimanere a gambe aperte di fronte a un ragazzo, forse più giovane di lei.
    Quando il ragazzo le disse che la sua penitenza sarebbe stata tenere le gambe aperte, la ragazza si sarebbe visibilmente rilassata. Anche se ancora veramente troppo a disagio. La sua intimità pulsava di voglia, così come l’avrebbero testimoniato gli umori che ne sarebbero usciti. Appena il ragazzo si sarebbe allontanato, per prendere il nuovo oggetto da indovinare, dicendole che se sentiva freddo poteva pure dirglielo. E in effetti, avrebbe tentato di farlo.

    Ecco sì, beh, li sento freddo...
    Sulla pelle, gli umori si raffreddavano velocemente, in quanto l’aria del camerino era piuttosto fredda. Dunque rimanere così, seppur non le dispiacesse, le faceva sentire freddo. Sona appena avrebbe percepito il vibratore sul suo corpo sarebbe sussultata sul posto, mugolando e gemendo. Gil voleva sul serio aiutarla a vincere, seppur lei non conosceva quell’oggetto le dava degli indizi per indovinare il suo nome. Ma le sarebbe stato difficile rispondere, molto, troppo. Quando raggiunse la sua intimità con quell'aggeggio, Sona avrebbe incominciato a gemere senza riuscir a dire parola di senso compiuto. Il suo corpo sarebbe diventato se possibile ancora più caldo, mentre l'afflusso degli umori più costante. Le stava venendo difficile rimanere ferma, mentre il suo corpo veniva provocato così.
    Vi-bra-ah!
    Il corpo avrebbe cominciato a tremare di più, senza che riuscisse a controllarlo. La sua mente, annebbiata, avrebbe voluto dare la risposta giusta. Dunque avrebbe tentato di finire la parola, quasi senza successo per via delle stimolazioni piacevoli.Gil, per favore..!Avrebbe tentato di dire, invocandolo. Se avesse smesso per un breve istante, pochi attimi, Sona avrebbe immediatamente detto il nome. Ne aveva sentito parlare da delle sue “compagne” che suonavano, spesso si lamentavano dei loro uomini o altro e Sona, pur non volendo, ascoltava quel che dicevano.
     
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    Sona era davvero un inguaribile ingenua, non si rendeva proprio conto di quello che stava succedendo e questo rendeva il tutto ancora più divertente per Gil. Sembrava quasi che potesse assecondare ogni sua richiesta, un pò come se nonostante le cattiverie che Gil poteva compiere lei fosse disposta a perdonarlo con un sorriso e assecondarlo ancora. I suoi versetti poi erano irresistibili, quella ragazza stava mettendo a dura prova la fermezza di Gil e se non avesse accettato il gioco probabilmente il non morto avrebbe già ceduto da un bel pezzo nel saltarle addosso. Come se non bastasse, a rendere tutto più interessante, ci fu quella caldissima intimità oramai stracolma di umori, bellissima da vedere e totalmente illibata. Era forse un sogno quello? Gil sentì la sua fermezza vacillare, un'altra vergine solo per sé e sembrava anche completamente libera perfino dalla mera masturbazione! Gil aveva tra le mani un pezzo raro che non doveva assolutamente lasciarsi sfuggire, e sebbene in un primo momento il suo odore di umori e quella visione paradisiaca lo misero nuovamente alla prova, riuscì a trattenersi per il bene del gioco che aveva imbastito. Gli disse che sentiva freddo e questo fece sorridere il ragazzo, sapeva bene come tenerla al caldo ma prima di tutto doveva indovinare l'oggetto. Anche in questo caso Sona gli diede non poche soddisfazioni, riuscì a restare immobile come stabilito dalle regole nonostante tutto, era davvero sottomessa a quel gioco e questo era importante per il suo crudele aguzzino. Tremava, diventando ancora più calda e affascinante, perdeva umori a non finire rendendosi sempre più appetitosa agli occhi di Gil, maledizione cosa avrebbe fatto pur di poterle saltare addosso! Ma anche lui faceva parte di quel gioco, anche lui aveva regole da rispettare e per questo quando la ragazza lo supplicò, un brivido di piacere risalì la sua schiena, concedendole quindi un momento di pausa per poter indovinare l'oggetto. Aveva capito di cosa si trattava anche senza averlo mai visto. Era stata davvero brava.
    Visto? Bravissima Sona, sei davvero forte... lo sapevo che questo gioco sarebbe stato divertente con te!
    Mentre le rispondeva in quel modo ridacchiando, rimase estremamente compiaciuto nell'avvicinare il vibratore appena spento al proprio volto, osservando quanto fosse pieno di umori e scaldato non tanto dalla vibrazione quanto più dalla carne di Sona. Lì sotto era un lago, e le gambe della ragazza tremavano ancora per il piacere che aveva assaporato. Gil era pronto a fare la sua parte a quel punto.
    Voglio ricompensarti facendoti sentire in cambio un oggetto più semplice e magari invogliarti ad indovinare. Ma prima mi prenderò cura delle tue parti infreddolite...
    Il suo commento venne accompagnato dall'ennesimo tocco sul telecomando dei vibratori ovali sui suoi capezzoli, facendo loro raggiungere la massima vibrazione possibile. Poi con un movimento quasi felino portò la mano destra sul ventre di Sona, lei era caldissima ma anche Gil non scherzava, era bollente ed eccitato, e sarebbe sceso delicatamente davanti all'intimità della ragazza, sfiorandole le grandi labbra e il clitoride col medio, iniziando poi a massaggiarla con tutta la mano, delicatamente, facendole sentire tutto il suo calore.
    Hai ancora freddo Sona? Dimmi... ti piace essere scaldata così? Io sento... che sei così morbida, anche tu riesci a scaldarmi. Nessuna persona mi ha mai dato questa sensazione, sono davvero felice che abbiamo iniziato questo gioco.
    Il suo tono di voce sembrava più calmo e spezzato dall'eccitazione, cercò di darle davvero ciò che voleva, ovvero più piacere: il tocco si alternava da lenti solchi tra le grandi labbra a rapide scivolate sul suo clitoride, sfruttando gli umori della ragazza per poterla stimolare ancora. Non entrò mai dentro di lei, al massimo le fece sentire le dita tra le grandi labbra, solcandole e massaggiandole energicamente, ma non si spinse mai oltre di quanto doveva. Voleva farle capire che nonostante il gioco perverso la rispettava, e questo era importante. Ma prima di tutto voleva eccitarla oltre ogni immaginazione, in modo che il prossimo oggetto avrebbe creato ben più di qualche domanda nella mente di Sona.
    Ora ti senti meglio Sona? Voglio farti sentire la tua prossima prova... sono davvero impaziente di fartela sentire...
     
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    Il respiro di Sona sarebbe stato affannato, appena Gil le avrebbe dato un attimo di calma, il suo petto che si alzava e abbassava velocemente. Ancora e di più stimolato dai ovuli posti sopra ai capezzoli. Sona voleva qualcosa, ma non sapeva cosa. Voleva provare più piacere. Più soddisfazione. Ma non avrebbe mai lasciato il ragazzo senza il suo divertimento. La donna avrebbe annuito, ansimando a voce alta, per riprendere fiato, quando il ragazzo le disse che voleva prendersi cura delle sue parti infreddolite.
    Sona avrebbe fatto un gemito appena avrebbe percepito la mano del ragazzo sul suo ventre, chiamando di nuovo il suo nome. Tremando di piacere, un piacere che si formava la dove la toccava, un piacere che la faceva tremare.

    S-sei caldo..
    Avrebbe di nuovo lasciato che la sua voce si sentisse, chiaramente eccitata. La mano di Gil avrebbe toccato una fornace bagnata e che continuava a bagnarsi ancora di più, non avrebbe smesso fino a quando il gioco non sarebbe terminato.
    No… non ho più freddo. S-sei caldo. Se sei felice, pure io lo sono…"
    Avrebbe detto, gemendo di piacere. Sentire la mano di Gil, stimorala esternamente in quel modo, le provocava un enorme calore piacevole, che si estendeva nel suo ventre e poi per tutto il suo corpo, facendola tremare e desiderare. Ma cosa? Nemmeno lei se ne rendeva conto, ma Gil forse sì. Sona avrebbe incominciato ad andare incontro la mano del ragazzo, accompagnandolo quasi nei movimento, muovendo lei stessa il suo bacino.
    Mi sento meglio, sì
    Sulla i finale l’avrebbe allungato un gemito, inarcando leggermente la schiena, mostrando ancora di più il seno e offrendo ancora di più il suo sesso alla mano di Gil. Ormai, Sona era eccitata oltre ogni limite. Avrebbe resisto, cercando di giocare, solo per rendere ancora più felice Gil. Era quello il suo obbiettivo alla fine, l’avrebbe seguito.
    Possiamo pure continuare…
    Anche se, una volta che le dita del ragazzo si portavano davanti al suo sesso, davanti alle sue grandi labbra, lei desiderava che la stimolassero di più, in qualche modo. Desiderava più piacere, da parte di quelle dita. Voleva muoversi, voleva avere la libertà di potersi muovere senza procurare dispiacere a Gil, che si stava divertendo. Voleva che si divertisse ancora di più, quindi si sarebbe costretta a resistere; chiamando debolmente il nome del ragazzo. Aveva un bel suono, alle orecchie di Sona.
     
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    Vedere quel seno danzare per via dei respiri di Sona era davvero appagante e irresistibile, a quanto pare non le dispiaceva affatto farsi "scaldare" in quel modo e Gil poteva tranquillamente prenderci la mano, in tutti i sensi.
    E' grazie a te... tu mi fai diventare caldo...
    Le rispose con tono profondo e sensuale, come se avesse voluto farle un complimento. Era calda e bagnatissima, lo voleva anche lei e si capiva perché spostava il bacino al ritmo delle attenzioni perverse di Gil. Essendo giovane e vergine sicuramente Sona non aveva neanche la più pallida idea di cosa desiderasse davvero, ma questo non significava che Gil non potesse insegnarglielo. Anzi, a quel punto era esattamente questo il suo scopo e Sona non aveva la minima voglia di tirarsi indietro. Sembrava bloccata dal pensiero che se ne avesse chiesto di più, probabilmente avrebbe fatto un dispiacere al ragazzo mettendo fine al suo gioco. Ma non aveva idea che fosse in realtà l'esatto contrario. Probabilmente lei si aspettava che Gil si fermasse, ma così non fu: anzi, il suo dito medio iniziò lentamente a scivolare nell'intimità della ragazza, massaggiandola dall'interno ma senza spingere troppo a fondo, rendendo la stimolazione ancora più intensa. Il suo tono di voce si fece più passionale, voleva coinvolgerla nella sua perversione, non tirarla fuori.
    Adesso ti farò sentire un altro oggetto... se non lo indovinerai, la punizione lo riguarderà, quindi stai molto attenta...
    Sfruttò la voce per nascondere il suono della zip, ben consapevole che il suo dito medio nell'intimità della ragazza l'avrebbe aiutata a distrarsi ancora di più. La stimolava sempre più forte mentre finalmente liberava la verga di carne che celava nei suoi pantaloni, eccitata oltre ogni immaginazione: quel cazzo enorme era assai più massiccio del normale, e Gil poteva manipolarlo facilmente anche se un braccio era scomodamente dedicato all'intimità di Sona. Gil lo puntò verso la sua pelle, facendole sentire visino ai seni quanto calda fosse la sua cappella. Se Sona non ne aveva mai toccato nessuno non avrebbe avuto modo di riconoscerlo, anche sapendo cosa potesse essere, poiché al tatto la sensazione era molto diversa dalle apparenze. Gil lo mosse sul suo ventre, sotto i suoi seni e anche sul suo petto, approfittando degli umori sparsi poco prima per rendere il tutto ancora più erotico. A quel punto avrebbe iniziato a muovere le dita nella sua intimità più forte. Sona sarebbe riuscita a concentrarsi abbastanza?
    Dimmi Sona... riesci a riconoscerlo?
    La fissava, fermo e instancabile, avaro dei suoi sospiri, dei suoi gemiti e del suo calore, voleva toglierle qualsiasi freno inibitorio ed iniziarla alla perversione. Il corpo di Sona era perfetto, la sua personalità ideale per averla sotto la propria ala. Se fosse riuscito a farla invaghire di lui... Gil le avrebbe mostrato piaceri indescrivibili, e l'avrebbe trasformata in una perfetta compagna per sé. Doveva solo riuscire a sedurla con questo gioco ed era già a buon punto.
     
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    Sona inarcò la schiena, facendo un gemito acuto percependo il dito di Gil penetrarla. Il sesso della donna era stretto, quasi soffocante, ma morbido e caldo; avrebbe avvolto il dito di Gil in un modo quasi perfetto, rendendolo ancora più bagnato e permettendogli dunque di scorrere meglio all'interno. L’intensità delle emozioni, l'intensità delle stimolazioni continue, portarono Sona al limite. Ma non abbastanza da farle provare l’orgasmo. Le sopracciglia erano aggrottate in un’espressione quasi frustata, mentre tentava di spingersi con il bacino verso la mano di Gil, così da far penetrare ancora di più il suo dito.
    V-va bene...
    Avrebbe detto, completamente ignara di quel che voleva fare il non umano, pronta per sentire l’ennesimo oggetto. Forse l’ultimo. Chi lo poteva sapere? Non Sona, che in quel momento avrebbe voluto il dito più grosso. Avrebbe percepito qualcosa di liscio e bollente sulla sua pelle, sul suo seno, per poi passare per il suo corpo. L’odore avrebbe per qualche attimo lasciato senza parole Sona, non un odore sgradevole ma uno che portava il suo corpo a desiderare di più. Il corpo, continuamente stimolato, stava desiderando di più. E Sona l’avrebbe espresso a voce, gemendo a voce alta.
    Potresti.. farmelo sentire megli-oh?
    Avrebbe risposto alla sua domanda con un altra domanda, come a dirgli implicitamente che no, non riusciva a riconoscerla e chiedeva un aiuto. Come quello di prima. Sona, con un contatto più diretto, forse sarebbe riuscita a riconoscerlo. Non tanto perché lo conosceva o meno, ma perché il suo corpo lo desiderava.
    Lo desiderava con così tanto ardore che, dopo qualche secondo che Gil aveva tirato fuori la sua erezione, Sona avrebbe cominciato a mugolare quasi infastidita.
    Di più, ti prego Gil!Stavolta, sarebbe stato in riferimento alle dita, che le provocavano piacere, spingendo il suo bacino contro il braccio con più evidenza. La giovane donna avrebbe inarcato la schiena, gemente, stringendo con forza i braccioli. I gemiti, se non l’avesse accontentata, avrebbero assunto dei toni più lamentosi, chiari per far sentire il suo disappunto.
     
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    Si, come poteva non percepirlo? Sona lo desiderava con tutta sé stessa, bastava sentire quanto calda e stretta fosse l'intimità che voleva risucchiarlo al suo interno, e i movimenti del bacino suonavano quasi come una supplica ai sensi di Gil, come se ne volesse ancora e ancora. Era insaziabile e il primo contatto col suo membro sembrò quasi toglierle il fiato. Si capiva perfettamente che l'aveva scossa, anche solo per l'odore e la consistenza, probabilmente portandola a chiedersi cosa fosse e a desiderarlo su più punti del corpo per riuscire a capirlo. Lo sguardo di Gil si fece soddisfatto e pensò subito che accontentarla non sarebbe stata una brutta idea. Ma ogni cosa a suo tempo, il ragazzo doveva affamarla in ogni modo, cercare di renderla impaziente, per questo in un primo momento non le rispose, limitandosi a gustarsi la sensazione di quelle tette enormi e morbide sulla sua cappella, tentato di lasciarsi sfuggire un gemito ma perfettamente in grado di trattenersi. Nel mentre il movimento con il dito che stava lentamente scivolando dentro di lei si fece più intenso, come se volesse penetrarla da un momento all'altro, eseguendo movimenti circolari proprio tra le spire di quelle carni mentre le altre dita massaggiavano la sua intimità, impaziente di dargliene ancora. Sono si era spinta così avanti che la sua schiena era oramai piegata e la sua intimità perfettamente esposta fuori dalla sedia. Avrebbe anche potuto scoparla violentemente in quella posizione, Gil avrebbe avuto tutto lo spazio e la comodità del mondo, ma non voleva assolutamente mettere fine a quel gioco, non ancora...
    Vuoi sentirlo di più Sona? D'accordo... ma cerca di capirlo, adesso inizierò a contare e se non lo indovinerai dovrai pagare nuovamente pegno... sei pronta?
    Dicendo questo, le dita si fermarono nel torturare la sua intimità, uscendo finalmente fuori da quello stretto anfratto per gustarsi non solo i suoi umori incollati tra le dita, ma anche i mugugni insoddisfatti di Sona che probabilmente avrebbe iniziato a desiderarne molto di più. l non morto avvicinò quelle dita alle labbra per leccarle avidamente, assaporando il delizioso gusto di Sona che gli inebriò subito la mente portandolo a desiderarla ancora di più, ma con fermezza riuscì a trattenersi, costringendo quindi Sona ad attendere disperata che qualcosa potesse darle soddisfazione.
    Cinque...
    Iniziò a contare, appoggiando il suo membro davanti all'intimità di Sona. Se avesse appoggiato la cappella le avrebbe fatto capire subito la funzione di quell'oggetto, e quindi avrebbe indovinato immediatamente, per questo le fece sentire solamente l'asta: era enorme, calda e pulsante, le divideva entrambe le labbra e le stuzzicava il clitoride con ogni vena pulsante sulla sua superficie.
    Quattro...
    Teneva l'asta saldamente stretta nel pugno sinistro e la sfregava contro di lei con movimenti lenti. Non voleva però darle nessun modo di indovinarlo, anche se ci arrivava, Sona doveva avere la bocca occupata da i mugugni oppure la mente invasa dalla perversione. Anche se capiva cosa fosse non doveva indovinare...
    Tre...
    Ad aiutarsi nell'impresa, oltre a muovere la sua asta contro quelle caldissime labbra vaginali, Gil avrebbe riportato di nuovo la mano destra sulla sua intimità, sfruttando il pollice per poterle stuzzicare il clitoride, gonfio dell'eccitazione di Sona e quindi estremamente sensibile. Lo avrebbe toccato con la stessa attenzione con cui le stava facendo sentire il suo cazzo, ed entrambi pulsavano intensamente per farle sentire quanto era bollente ed eccitato.
    Due...
    A quel punto era tutto pronto, non doveva far altro che aumentare il ritmo, rendendolo sempre più intenso e perverso. Avrebbe sfregato la sua bollente e durissima erezione contro l'intimità di Sona ancora più forte, e più saliva il ritmo di quel movimento intenso e più lo seguiva anche il pollice, rendendo tutto troppo difficile da gestire per una ragazza senza esperienze. Gil sperava di poterla portare ad un orgasmo fortissimo che potesse accenderla, oppure eccitarla abbastanza da desiderare di non tornare più indietro...
    Uno...
    Era il momento della verità, i suoi sforzi sarebbero stati premiati? Se Sona non riusciva ad indovinare o cedeva finalmente alla lussuria, il ragazzo avrebbe portato il gioco esattamente dove voleva fin dall'inizio e al meglio della sua performance. Doveva semplicemente ammirare la reazione di Sona e pazientare. Presto i suoi sforzi sarebbero stati ripagati.
     
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64 replies since 19/11/2016, 16:21   893 views
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