Resta sempre uguale a come sei

Per Demi

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  1. †_†yun yun †_†
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    Per essere uno che si dichiarava vergine sapeva cavarsela in modo egregio. Oppure le aveva detto solo una balla. Magari era stata una mossa difensiva, nel caso in cui avesse sbagliato qualcosa, con la scusa che era vergine aveva l'attenuante pronta. Eppure Daniel non le era parso un tipo che mentisse per una ragione del genere. Ma in fondo chi era lei per giudicare la condotta degli altri? Se lui non lo aveva fatto con lei, Misaki allora non aveva diritto di parola in capitolo. Le spinte del biondino diventavano più sicure man mano che il tempo passava e lei fu in grado di godersele, assaporando tutti i centimetri di quell'asta pompante che svanivano dentro di lei. Sì, per essere un novellino se la cavava davvero molto bene. Si ritrovò ad ansimare contro la sua bocca, mentre la saliva lambiva calda le loro labbra unite. Gli occhi socchiusi, videro che il bacio si stava per interrompere prima che ciò accadesse. E ne intuì la seconda destinazione. Evidentemente i suoi capezzoli erano talmente desiderabili che lui non riusciva a staccarsene troppo facilmente. Se li sentì mordere, anche con forza e ciò non le fece altro che piacere. Gemette più forte, mentre pian piano i suoi muscoli uterini si contraevano per eccesso di passione ricevuta. Se fosse stato esperto o semplicemente attento, Dan si sarebbe accorto che la sua calda intimità ora era più stretta, più avvolgente e invitante. Avrebbe così capito quanto in lei poteva influenzare il dolore. Misaki lo percepiva semplicemente come un amplificatore del piacere, un raggiungimento ad una lussuria proibita, segreta ma esplosiva. Si sentì percorrere il corpo dalle sue mani che lentamente la accarezzavano e la plagiavano, come un ceramista di fronte al proprio pezzo di argilla grezza. E lentamente lei si modificava sotto il suo tocco, diventando più calda e desiderabile, più sensibile e più amabile che mai. E lei si lasciava cambiare per lui. Non cercava di riprendere il controllo, non tentava di giocare di nuovo secondo le sue regole. Quasi non si accorse che la tirava su, ma appena lo capì gli strinse la mano libera intorno alle spalle per aggrapparsi a lui. Poi il movimento cessò, e lei rimase immobile, impalata e ansimante, in attesa. Cercò la sua bocca quasi a tentoni, ma lui fu più svelto: con una sola frase fu in grado di farla sciogliere definitivamente, come se tutto quello che era accaduto negli ultimi mesi non fosse successo. COme se lei fosse tornata la Misaki di prima. Il morso sull'orecchio fu l'ultimo brandello di dignità che si scioglieva inesorabile, lasciandola cadere in completa balia di Daniel. "Puoi farmi tutto quello che vuoi. Anche se è solo per oggi, io sono tua, fratellino." Riuscì a rispondere a fatica, mentre cercava di controllare l'agitazione che la pervadeva in tutto il suo essere. Possibile? Era davvero lei che si comportava così? Dove erano finiti i suoi sogni, i suoi desideri e i suoi recenti ideali? No, non doveva pensarci. Non voleva nemmeno pensarci. Ora aveva solo voglia di godersi quel momento che le stava regalando sempre più passione. Man mano che veniva spostata verso la camera, Misaki sciolse, il guinzaglio dalla mano, mentre l'altra perdeva lentamente gli artigli, tornando alla sua forma originaria. Non tolse però il laccio nero alla base del membro del suo inventato consanguineo, quello poteva aiutare e servire anche in un rapporto più normale. Dopotutto aveva appena detto che voleva essere sua. Era quindi meglio lasciargli campo libero.
     
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  2. QuerulousDemi
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    Dolore, male, spasimo. Una sensazione che, da sola, provocava normalmente null'altro che dispiacere e sofferenza. Una sensazione che, appunto, di norma una persona, una creatura, tende ad evitare, ma che se sfruttata con il giusto tempismo e nel contesto appropriato, può portare al raggiungimento di un piacere che non si potrebbe comunemente pervenire. Questo era ciò che quella serata, quella magnifica e senza dubbio difficilmente dimenticabile serata, Daniel stava apprendendo, grazie a Misaki. Era tuttavia vero? Dan in quel momento era realmente al settimo cielo grazie al supplizio? Improbabile, anzi, impossibile. No: non era il dolore ad alimentare ulteriormente il fuoco della sua goduria, era qualcos'altro. Il diciottenne non era il tipo da percepire soddisfazione grazie al dolore, ma piuttosto, in qualche distorto e ambiguo modo, godeva del fatto che stesse riuscendo a sopportare un'afflizione puramente per compiacere colei che quella stessa serata gli aveva concesso la sua prima volta. Il piacere del Reyes non era dovuto al proprio appagamento, ma piuttosto quello della sua partner. Vederla ansimante, su di giri... vederla finalmente cedere e sciogliersi, era qualcosa di indescrivibile, che il suo cervello riusciva a malapena a processare. Sì, era completamente in balia della lussuria, pervaso dal piacere, ma non appena la sua "Sorellona" gli diede il via libera, affermando che poteva farle ciò che voleva, una sensazione di felicità lo invase. Giunti a destinazione, ovvero sul letto, ora erano entrambi seduti, per la precisione lui sul letto e lei beh, su di lui. Daniel, sorridente, aveva già da prima ripreso il ritmo, ora più acceso e convinto che mai. Misaki aveva rilasciato il guinzaglio che prima gli stringeva il collo, ma soprattutto la mano che prima lo aveva infilzato al fianco ora perdeva gli artigli, lasciando sgorgare ancor di più il sangue che prima veniva bloccato da suddetti. Il ragazzo, mentre continuava sempre più deciso le sue movenze, tuttavia, non utilizzò la mano libera per tapparsi la ferita, ma bensì 'cogliere' la mano ancora sporca del suo sangue della ragazza, portandola poi davanti al suo viso per baciarla, sporcando le proprie labbra con il suo stesso sangue. Solo per quel giorno sarebbe stata sua... solo per quel giorno. Quale parte, però, aveva detto ciò? Non si era dimenticato certamente, il Reyes, del fatto che Misaki fosse già legata a qualcun'altro, di tutte le orribile cose che lei gli aveva confessato... ma quelle erano una parte dell'intero quadro. In quel momento lui non stava parlando con la Misaki che prima lei stessa aveva descritto. In quel frangente lui stava comunicando con una versione più dolce, più innocente e pura, che finora non aveva visto, che non poteva riconoscere. Con l'altra mano libera Dan andò a toccarsi la ferita al fianco, bagnando un dito nel proprio sangue, per poi distaccare la bocca dalla mano della compagna e bagnare quello stesso dito anche nella sua saliva, andando poi a portarlo all'entrata del piccolo buco presente fra le natiche di lei. Massaggiandolo gentilmente, mentre con contrapposta forza e ferocia continuava a penetrarla. Capì subito che aveva già avuto rapporti anche lì dietro dal modo in cui la carne non tentò di respingerlo ma piuttosto accolse il suo indice con tranquillità. Era entusiasta, e seppure il laccio nero continuava a stringergli quasi senza pietà la base dell'affare, ormai era da un bel pò che continuava con quella cadenza: aveva resistito anche troppo considerando che quella era la sua prima vera volta. Sentiva il suo membro prossimo ad esplodere, quasi torturandolo, intimandogli di liberarsi. Mentre lui poteva percepire Misaki farsi sempre più stretta, lei a sua volta avrebbe potuto percepire Dan pulsare sempre più rapidamente e vigorosamente, sul suo viso un'espressione di forte afflizione, mascherata in parte dalla stessa mano della ragazza, dato che era occupato a baciarla e stimolarla. Da una parte sperava che lei stessa se ne sarebbe accorta, da un'altra sperava che non lo facesse per poter continuare imperterrito con quel ritmo. Non parlava: era troppo impegnato a godersi quei momenti, e stare a perdere tempo chiedendole se potesse venire o di togliere quel laccio era un'idea che gli dava fastidio. Lei aveva messo quella restrizione e lei l'avrebbe rimossa non appena l'avrebbe ritenuto opportuno.

    Ti chiedo scusa per l'enorme ritardo. Questi giorni non sono stato molto bene e non avevo intenzione di scrivere qualcosa di rapido o corto giusto per rispondere. Ora tuttavia fortunatamente sono tornato in salute. Chiedo di nuovo venia.
     
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  3. †_†yun yun †_†
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    Non appena Daniel si fu seduto, poté percepire l'ultimo brandello della sua asta sfiorarle la parte più nascosta e lontana della propria cavità. Un lieve mormorio accompagnò il gesto, mentre le sue gambe continuavano a stringere la vita sottile del biondino. Gli occhi erano quasi persi nel vuoto, languidi di piacere e semi vacui, come se in quel momento stesse vivendo un'esperienza extra-corporea. E forse era proprio così per lei. Non le sembrava di essere se stessa. Eppure si riconosceva benissimo in quella giovane donna. Quando Dan avvicinò alle loro labbra parte del sangue che lei gli aveva fatto versare provò per la prima volta dopo mesi un sentimento simile alla compassione. Lo baciò ancora più morbidamente, come se volesse chiedergli scusa con il proprio corpo, visto che dalla sua voce si potevano ricavare solo gemiti sommessi, pienamente a ritmo con le poderose spinte che riceveva. Gli accarezzò i capelli, facendo scorrere le dita ora gentili in quell'arruffio biondo canarino. La sua vista tornava lentamente lucida, come se si stesse svegliando da un torpore invernale. Daniel la stava richiamando alla vita, togliendole quella corazza che si era costruita per stare accanto all'uomo che amava, all'uomo cui aveva affidato tutta se stessa e il suo futuro. Tuttavia quella Misaki ora era assente. Daniel con la sua semplicità e il suo carattere dolce e il suo modo di fare, stava facendo tornare a galla la ragazza spensierata e buona che era sempre stata lei. Quella che era prima del suo incontro con il non morto. Si abbandonò piacevolmente a quelle sensazioni che stava provando nello stesso modo in cui si abbandonava alle spinte penetranti del suo fratellino. Leccò avidamente il suo dito quando glielo mise davanti alle labbra, in un mix di passione e seduzione. Poi cercò avida la sua lingua: voleva baciarla, succhiarla, morderla, strapazzarla. Sentì la sua intimità posteriore venire violata da quel dito sottile che poco prima aveva contribuito a lubrificare. Un gemito di piacere le salì dal petto. Le spinte aumentarono così come la passione che univa i due corpi. Sentì che la testa stava prendendo un'unica direzione, quella che la portava all'orgasmo. La conosceva bene, perché le era amica fedele e compagna di avventure. "Più forte.. più forte!" Gli intimò, mentre anche lei aumentava la velocità dei propri fianchi. I lunghi capelli erano sparsi ovunque, anche sul viso, offuscandole parte della labbra. Strinse ancora di più le gambe intorno ai fianchi di lui. Lo voleva, lo desiderava e lo bramava ancora di più. Il suo respiro divenne corto e affannoso, mentre il cuore le scoppiava letteralmente nel petto. Con un guizzo di lucidità sciolse il laccio dalla base del membro che fu libero di esprimersi come più gli piaceva. La fune nera si dissolse così come era apparsa. "Vieni." Gli disse a fior di labbra. "Vieni dentro di me..." Adorava venire insieme al proprio partner. Soprattutto impazziva all'idea che i loro succhi si fondessero insieme nello stesso istante. Il più delle volte questo era ciò che la caricava per il secondo round.

    Felice che tu sia tornato. Iniziavo a temere di averti perso. Spero che ora sia tutto risolto e che tu stia meglio.
     
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  4. QuerulousDemi
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    Molte sensazioni ed emozioni, un mix di esse almeno, albergavano durante quegli istanti di passione nella mente di Dan. Fra queste, tuttavia, la lussuria, il piacere e la felicità stavano avendo il sopravvento sulle altre, mettendo appunto le "perdenti" da parte, non permettendo loro di influenzare le azioni tutt'altro che ragionate, in quel momento, del ragazzo. La passione era l'unica direttrice, e a quanto pare lo stava facendo muovere parecchio bene. Mentre continuava senza sosta con quel suo ritmo quasi barbarico, stimolando Misaki in tutte le maniere a cui poteva pensare, il piacere andava intensificandosi sempre di più. Poteva vedere, anzi, praticamente percepire il desiderio della sua partner solamente osservandola. Con ogni spinta aumentavano i gemiti della ragazza, assieme a quelli del Reyes il quale, proprio come probabilmente lei, cominciava a raggiungere il tanto agognato climax. Aumentando dunque la velocità dei suoi colpi, sotto richiesta di Misaki, la guardò un'ultima volta, immortalando nella sua offuscata, ma ancora sufficientemente lucida mente l'immagine di quella ragazza che fino a poco fa lo stava praticamente dominando, e che ora invece assecondava ogni suo volere. Si avventò senza ripensarci due volte sulla bocca di lei, andando ad affondare profondamente la lingua fra le sue labbra, mentre un'incredibile sensazione di libertà lo invadeva. Il nastro che prima lo restringeva era scomparso, e assieme ad esso il dolore che poco prima Dan provava a causa della limitazione. Quella libertà, accompagnata dall'incredibile piacere che stava percependo in quel momento fu la goccia che fece traboccare il vaso. Inondato da un'incredibile soddisfazione, vide quasi offuscato per un'istante, la sua mente vacillante e incapace praticamente di pensare anche alla più piccola delle cose. Le venne dentro, assieme a lei, proprio come richiesto, mentre si scambiavano ancora quel bacio che il ragazzo avrebbe voluto far perdurare il più a lungo possibile. Inutile dire che grazie a quell'incredibile combinazione di piaceri Dan riempì per bene la sua "Sorellona", tant'è che alcune gocce colarono perfino sulle sue gambe, dato che erano seduti, ma poco gli importava. Non era un tipo schizzinoso e anzi, quel mix di fluidi suoi e di Misaki lo spingevano solamente a voler continuare. Spese ulteriore tempo ad assaporare il più possibile la lingua di colei che in quel frangente lo manteneva stregato, leccandola, mordendola, gustandola. Si riprese dopo un breve tempo passato a respirare affannosamente, staccandosi finalmente, seppur a malincuore dalla suo bocca, mantenendo una distanza minima, tanto quanto bastava per parlare, mentre rimaneva poggiato sulla fronte della sua compagna, continuando a fissarle quei suoi fantastici occhi color nocciola.
    "Sei incredibile."
    Fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca. Dopodiché, le diede una piccola leccata al naso, quasi come quando un cucciolo ringrazia la padrona di tutto ciò che ha fatto per lui. Arrossì leggermente, evidentemente leggermente imbarazzato dal suo stesso improvviso gesto, mentre stringeva Misaki fra le sue braccia, mantenendola vicino a sé.
     
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  5. †_†yun yun †_†
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    Venne abbondantemente sopra di lui. Le pareti uterine erano strette in una morsa vorace, in grado di stritolare quel membro tra le sue calde pieghe. Riversò una quantità abbondante di fluidi di passione che si mescolarono inevitabilmente dentro di lei insieme a quelli di Daniel. Le loro lingue continuarono a lungo a cercarsi e leccarsi a vicenda, mentre il suo respiro e i suoi ansimi di piacere rimbombavano nel piccolo sottocoperta. Le membra si addolcirono, scivolando pian piano in uno stato di calma quiete, abbandonandosi lentamente sul corpo del biondino. Il suo cervello era in tilt. La totale perdita di controllo del proprio volere aveva fatto sì che provasse un immenso piacere. Senza quasi essersi procurata del dolore. E a mala pena avendolo inferto. Fu con shock che si rese conto di quello che aveva o non aveva fatto durante l'amplesso. Eppure nella propria mente non riusciva a darsi una spiegazione a quel suo comportamento così normale eppure così estraneo alla donna che stava diventando. Lei era quella che aveva seviziato e torturato fino alla morte un proprio collega. Lei era quella che di notte vagava per le strade in cerca di qualche giovane preda da assaggiare e condurre all'oblio. I suoi passi risuonavano minacciosi e seducenti nei vicoli e nelle piazze notturne, invitando la vittima a cadere spontaneamente sua preda. Era ammaliante e seducente nei movimenti e nei gesti. Aveva sperimentato quanto potesse darle piacere anche solo il sapere che quella gente era disposta a tutto pur di averla per una notte. Eppure ora lei si trovava completamente a proprio agio anche tra le braccia di Daniel, i respiri vicini. Si faceva leccare il naso, come un gattino fa con la ciotola del latte. Lo vedeva arrossire e lo trovava terribilmente carino. Per metterlo a proprio agio gli dette un leggero morsino sul mento. Le cicatrici brillavano divertite sul suo volto. Non sapeva come rispondere alla sua lusinga, quindi si limitò ad abbracciarlo e a toccargli distrattamente la schiena, arrossendo nella penombra. Fu proprio quel movimento a farle bagnare la mano con qualcosa di viscido e si rese conto che erano state le sue unghie poco prima. Ora era davvero a disagio e non sapeva come guardarlo. Però sapeva come rimediare. Evocò nella propria mano ago e filo: potevano avere un aspetto poco rassicurante, ma non avevano niente a che invidiare a quelli sterilizzati degli ospedali. "Permettimi di guarirti." Gli disse, rimanendo ancora a capo chino. Se lui le avesse dato il permesso allora avrebbe preso a ricucire i cinque buchi lasciati sul candido fianco, facendo un lavoro degno della migliore delle infermiere. "Ho imparato a cucire sulla mia pelle quando facevo le superiori. All'epoca mi facevo male continuamente nelle risse e non volevo preoccupare troppo i miei vecchi. Così mi suturavo da sola." Sorrise debolmente a quella sua blanda spiegazione, mentre la mano si muoveva veloce e precisa. Certo, non lo aveva anestetizzato, ma sicuramente avrebbe sopportato quel leggero fastidio. Una volta terminato, sarebbe di nuovo tutto sparito. Ma nella semi oscurità, la lanterna avrebbe brillato minacciosa e fulgida. Desiderava la sua vittima. E lei sapeva che presto avrebbe dovuto nutrirla, se non voleva rischiare di affaticarsi troppo. Ma ora non voleva pensarci. Voleva solo assaporare quel torpore piacevole che le stava riscaldando l'anima.
     
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  6. QuerulousDemi
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    Lentamente la passione, frutto di quel momento unico che era appena passato, quietamente scivolava via dal corpo di Daniel per essere rimpiazzata da una sensazione di calma e beatitudine, una beatitudine che tuttavia non derivava più dal piacere fisico, dato che aveva provato il culmine di suddetta goduria poco prima grazie anche all'esperienza e al a dir poco sublime corpo di Misaki, ma bensì da una felicità interiore, serenità mentale. Fece un lungo respiro, quasi come se per scaricare ulteriormente tutta l'energia che, recentemente, si era accumulata nel suo corpo grazie alla lussuria. I suoi pensieri diventavano più chiari, e assieme a quelli, anche la situazione nella quale si ritrovava. Per un momento tornò fra le nuvole, pensieroso, dubbioso riguardo il da farsi, ma il piccolo morso della ragazza lo riportò ben presto a terra. Sentì il calore dell'abbraccio di Misaki avvolgerlo, contraccambiando a sua volta, abbracciandola. Quell'abbraccio durò poco, tuttavia: per qualche ragione ora la ragazza pareva... dispiaciuta? Per la ferita? La guardò con un'espressione di curiosità mista a incredulità, mentre nella sua mano ella richiamava ago e filo. La vista di suddetti non intimorì minimamente il Reyes, rimanendo perfettamente immobile persino mentre Misaki ricuciva la ferita che lei stessa poco prima gli aveva inferto. Era abituato a sopportare il dolore e farsi medicare: durante i suoi allenamenti non erano stati rari i casi di infortunio, e sin dalla tenera età dunque aveva dovuto sopportare trattamenti e cure che spesso e volentieri erano effettuati senza alcun anestetizzante. Percepiva a tratti una piccola sensazione di fastidio, quando l'ago entrava e usciva, mentre ascoltava attento un'altra piccola ma interessante storia del passato della 'Sorellona'. Venne sorpreso per un attimo dalla menzione dei genitori. Sapeva che erano passati a miglior vita grazie alla conversazione avvenuta al parco e la cosa lo metteva un pò a disagio. Non voleva chiederle nulla a riguardo dato che l'ultima cosa che voleva fare era causarle dolore riportando a galla certe memorie, specialmente dato che lui, d'altro canto, aveva ancora entrambi padre e madre vivi, in perfetta salute. Non poteva capire come si sentisse. Sorrise, intento ad osservarla mentre continuava con le medicazioni.
    "Sei una ragazza piena di risorse. Io, a confronto, so fare veramente poco. Hai ragione a definirmi canarino!" Ridacchiò, tentando di tuttavia contenersi in modo da non complicare ulteriormente il lavoro a Misaki. "Sono solamente un uccellino appena uscito dalla gabbia che sa fare il minimo indispensabile per sopravvivere." Ammise giocondo. Non vi era vergogna o malinconia nelle sue parole: stava semplicemente dicendo il vero. L'attenzione di Dan tuttavia ricadde ben presto sul polso dell'amica. Il tatuaggio a forma di lanterna brillò, portando un poco di luce nella stanza praticamente buia. Non aveva idea di cosa stesse ad indicare, ma sapeva che era collegato al potere della ragazza. Era curioso, voleva farle delle domande a riguardo, ma frenò la lingua. Se non aveva detto nulla a riguardo, evidentemente vi era un motivo, ma la preoccupazione che Daniel nutriva per l'incolumità di Misaki era molta, in quel momento.
    "Ascolta, se sei stanca o ti senti affaticata, sta' tranquilla, mettiti pure a riposo. La ferita non è grave."
    Affermò, mentre, con la testa, le faceva cenno di sdraiarsi sul letto. Una mano del ragazzo raggiunse quella della ragazza che nel momento teneva l'ago, impegnata, come per fermarla, mentre contemporaneamente con l'altra il diciottenne andò a toccare il viso di lei, poggiandola sulla guancia, spostando di lato i capelli che gli impedivano la visione del volto che aveva imparato ad apprezzare così tanto. Aveva la guardia abbassata in quel momento, anzi, l'aveva praticamente annullata, la guardia. Era in balia della sua finta consanguinea.
     
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  7. †_†yun yun †_†
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    Daniel le stava suggerendo di riposarsi, sdraiarsi accanto a lui, magari condividere ancora un poco il calore reciproco e il letto. Pensò di distendersi, accoccolarsi addosso al suo corpo, concedersi a qualche dolce effusione e allo scambio reciproco di carezze. Sarebbe stato bello magari scherzare un po', tra un bacio e l'altro, parlare di avventure passate, condividere segretamente qualche aneddoto. I suoi capelli caddero di lato, come una cascata di morbide volute castane. Pian piano si erano quasi del tutto asciugati e ora si sparpagliavano in perfetto disordine sul suo busto. La mano morbida del biondino le carezzò la guancia, sfiorandole per un attimo una delle cicatrici. Quando rialzò lo sguardo per incontrare quello di lui i suoi occhi erano limpidi, velati da un sottile strato di lacrime che non sarebbero mai scese. L'ago e il filo erano scomparsi, la Lanterna brillava ancora e lei non era affatto stanca. Al massimo un po' spossata, ma nulla di preoccupate o troppo diverso dal solito. "Sai perché il mio tatuaggio sta brillando?" Chiese con voce improvvisamente carica di nuova enfasi."Perché necessita il suo tributo. Ha bisogno del suo sacrificio, ora che l'ho attivata." Naturalmente non le era nemmeno passato nell'anticamera del cervello di rubare l'anima a Dan. Ma sapeva benissimo che presto avrebbe avuto un desiderio sempre più forte di placare quella bizzarra sete che provava quando stava troppo tempo a digiuno. E sapeva che se non lo avrebbe fatto si sarebbe indebolita e con lei anche il piccolo che aveva in grembo. Come per rispondere ad una muta chiamata, lo sentì muoversi dentro di sé, dopo molte ore in cui era rimasto immobile. Guardò Daniel ancora una volta, certa che il suo comportamento sarebbe apparso molto ambiguo. Gli diede un semplice ma casto bacio sulle labbra, poi si alzò dal letto ed uscì fuori. Non correva né scappava, aveva solo bisogno di far vagare la vista verso l'orizzonte e oltre. La fresca brezza del crepuscolo le fece venire la pelle d'oca, sottile e sincera. I capelli svolazzavano al vento. Nuda, lasciò che gli ultimi raggi del sole le investissero il corpo, donandole una luce arancione lungo i bordi della sua figura. Appoggiò le mani al parapetto, assumendo una posa rilassata ma allo stesso tempo elegante: da lontano la si poteva scambiare facilmente per una statua di una divinità antica e perduta. Alla luce del tramonto le sue forme si stagliavano nette alla vista: i seni sodi, il ventre lievemente tondeggiante, il sedere marmoreo, le gambe toniche, la schiena eretta e ben distesa. Un insieme di curve e linee armoniose. Quello che non andava forse, era proprio dentro la sua testa. Sapeva bene cosa doveva fare, e sapeva anche che aveva lottato per essere quella che era. Non aveva senso fingere di essere qualcuno di diverso. Forse.
     
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  8. QuerulousDemi
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    Daniel rimase piuttosto confuso dalla risposta di Misaki riguardo le preoccupazioni che il ragazzo si era fatto nei suoi confronti. Alla spiegazione riguardo il motivo della luminosità del misterioso tatuaggio a forma di lanterna, Dan non si sentì minimamente minacciato. La voce della ragazza non accennava nemmeno ad un tono di minaccia o comunque poco rassicurante, anzi: i suoi occhi, limpidi, sembravano quasi tristi. Dopo un ultimo ed innocente bacio, Misaki si alzò, allontanandosi, pur senza fretta, dal diciottenne. Lui di tutta risposta rimase quasi paralizzato dalla confusione, inizialmente. Era evidente, ormai, che qualcosa colei con la quale poco prima condivideva un piacere immenso. Cosa poteva essere, tuttavia? Non ne aveva idea. Abbassato lo sguardo, pensieroso, decise di inseguire Misaki. Rivestì al volo la parte inferiore del proprio corpo, indossando i pantaloni, per poi appunto rapidamente chiudere le distanza che vi era fra di lui e lei. Di nuovo all'aperto, ciò che si propose dinanzi al giovane lo lasciò di stucco per un'istante. Misaki fissava silenziosa il tramonto, ancora nuda. La fioca illuminazione che il sole poco a poco offriva sempre di più accentuava ulteriormente le forme soavi della ragazza. Silenzioso, Dan si avvicinò, mettendosi di fianco a lei, il suo sguardo anch'esso rapito dallo spettacolo che il crepuscolo stava offrendo. Fece un profondo respiro, lasciando che l'aria di mare, l'aria tanto amata dalla ragazza che ora gli stava di fianco, gli entrasse appieno nei polmoni. I suoi capelli, più spettinati grazie a quella notte infuocata, parevano quasi venir pettinati dalla leggera brezza la quale, come se stesse dando il benvenuto ai due, soffiava fievole. Poggiate le braccia a sua volta sul parapetto, il Reyes eventualmente interruppe quel silenzio, la sua voce calma e rassicurante.
    "Bello, vero? Non l'ho visto quasi mai." Intento ancora ad osservare quello spettacolo, fece una piccola pausa, evidentemente ancora incerto riguardo il motivo dell'apparente malinconia di lei. "Non fingerò di sapere cosa tu stia passando o come ti senta, non voglio mentirti. Dunque dimmi..." Distolse lo sguardo da quello spettacolo per farne posare i suoi occhi su di un'altro, ovvero il viso della ragazza, fissandola. "... cosa ti turba, Misaki?" Daniel era un tipo diretto, poco subdolo. Non sapeva cosa stesse accadendo nella mente della sua finta consanguinea, ma sembrava infelice, e ciò non poteva sopportarlo. Voleva aiutarla, farla parlare, sfogarsi, ma ciò sarebbe dipeso tutto da lei. Rimaneva dunque in attesa il Reyes, mentre il venticello continuava a soffiare sul suo definito e atletico corpo, seppur non erculeo.
     
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  9. †_†yun yun †_†
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    Allungò le dita sul parapetto, stiracchiandole. Socchiuse gli occhi mentre l'aria salmastra le purificava il respiro. Ondeggiò la schiena, come per rimettere in sesto le ossa intorpidite. Fletté i piedi, saggiando il legno robusto sotto di sé. Ma non aveva niente per placare il proprio animo in quel momento. Si sentiva tormentata e in guerra con se stessa. Ancora una volta per i sentimenti che provava. E alla fine era sciocco e inconcludente pensarci e rimuginarci come un vecchio scorbutico. Forse avrebbe solo dovuto lasciar correre tutto, senza provare a fare niente se non seguire il normale flusso delle cose. Forse avrebbe solo dovuto rilassarsi, godersi l'attimo e gettare le preoccupazioni alle spalle. Eppure lei non ci riusciva: non era masi stata una persona così superficiale e in quel momento di disagio, non era certo raccomandabile cambiare abitudini. Espirò rumorosamente e solo allora si accorse di non essere più sola. Al suo fianco, Daniel osservava il tramonto con lei, respirando il suo stesso tramonto. I capelli biondo canarino svolazzavano di qua e di là, catturando gli ultimi raggi del sole, assumendo così dei colori più vivi e infuocati. In quel momento sembrava molto più maturo di lei. Forse era per l'esperienza appena passata, forse perché in realtà lui era davvero più grande di lei in quanto a cervello. Sorrise al pensiero di confidargli quell'ultimo pensiero. Ma fu lui a interrompere per primo il silenzio, confessando di aver visto raramente spettacoli della natura simili. "Abitavo sul mare, da piccola. Per me questo era la quotidianità. Ora ho poche occasioni per godere di una vista simile." Ecco, ancora una volta, che le loro differenze adolescenziali si insinuavano tra loro, evidenziando ancora una volta quanto fossero diversi. Poi comprensivo, provò a offrirle il suo aiuto, il suo conforto. Rise. Le cicatrici violacee danzarono sul suo volto, mentre una risata che non proveniva affatto dal cuore squassava il silenzio del mare. Quando si fu ripresa, decise di parlare. "Amo un uomo, ho deciso di cambiare la mia vita per lui e mi sono pure fatta mettere incinta da lui. Poi alla prima occasione, conosco un tipino carino che mi fa sentire a proprio agio, che mi ricorda la me di un tempo. Ci finisco a letto e mi faccio prendere dai morsi di coscienza. Come credi che mi senta adesso?" Il tono sarcastico, la voce amara. Non era colpa di Daniel e lei non gliene attribuiva. Si sentiva colpevole per ogni cosa. Eppure, al tempo stesso non ne era dispiaciuta perché aveva riscoperto con gioia quella Misaki dolce e affettuosa. Ma temeva di non poter più stare al fianco del suo amato carceriere se si sentiva a quel modo. E non osava nemmeno immaginare alle complicazioni e alle conseguenze di quel pensiero. No, aveva solo due strade: gettare gli ultimi mesi al vento, e ripartire, accettando le conseguenze e perdendo il figlio; oppure reprime quei sentimenti in una parte nascosta del proprio fragile cuore, stringendo i denti e continuare a vivere per la vita cui aveva lottato per ottenerla. E man mano che passavano i secondi, sapeva con certezza cosa avrebbe dovuto fare. Anzi forse non avrebbe mai dovuto farsi cogliere da quei dubbi. Si voltò verso il viso del biondino e gli gettò le braccia al collo, affondando la testa sotto il suo mento e stringendosi a lui più che poté. Si strinse a lui nuda e incerta. "Daniel, dimmi: perché sei così buono?" Mormorò addosso a lui. Forse non l'avrebbe sentita: il rumore del vento era forte e le sue labbra premevano contro la sua pelle. Ma alla fin fine si poteva considerare quasi una domanda retorica e non necessitava di una vera risposta. Tuttavia a seconda di come si fosse comportato, Misaki gli avrebbe fatto un'ultima proposta. Indecente forse, ma magari necessaria.
     
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  10. QuerulousDemi
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    Ascoltò con attenzione le parole di Misaki, il suo volto serioso e preoccupato. Sicuramente la situazione nella quale attualmente la ragazza si ritrovava era non poco caotica. Poteva comprendere che dal suo punto di vista, probabilmente, sentiva di aver tradito tutto ciò per il quale aveva lottato, dato che ella stessa, tempo prima, gli aveva detto di come avesse strenuamente combattuto e di cosa avesse sopportato pur di rimanere al fianco della persona che amava. Poteva comprendere, ma solo in parte. Lui non aveva mai avuto una ragazza, o avuto un qualche tipo di desiderio di averne una, non aveva mai amato. Non perché il gentil sesso non gli interessasse, anzi, quella stessa serata aveva provato il contrario, ma piuttosto perché semplicemente il suo stile di vita non gli aveva mai concesso il lusso di potersi concedere tempo libero da dedicare ad una potenziale 'dolce metà'. Nella testa di Dan ora vagavano diversi pensieri confusionali, dubbi, incertezze. Non sapeva se per empatia o altro, ora lui stesso aveva le idee poco chiare, ma proprio mentre la sua mente vacillava, l'abbraccio improvviso di Misaki lo destò da quella specie di trance dentro la quale si era immerso. Poteva persino percepire, attraverso il semplice tatto, l'incertezza della ragazza. Il Reyes, preso alla sprovvista, inizialmente si limitò praticamente a rimanere fermo, ma non ci volle molto per far sì che lui stesso contraccambiasse quell'abbraccio, avvolgendo l'insicura con le sue braccia, quasi come se stesse tentando di coprirla per proteggerla dai dubbi che la affliggevano e dai problemi del mondo, stringendola a sé. Quel candido abbraccio, accompagnato dal soffio del vento, impedirono al diciottenne di prestare abbastanza attenzione da udire le parole di lei, tuttavia ora aveva le idee più chiare. Quella stretta gli era servita per liberare la mente.
    "Tu sei Misaki." Le sussurrò all'orecchio, dal nulla, quasi come se stesse tentando di piazzare una base per un discorso che doveva iniziare, ed infatti era proprio ciò che stava facendo. Porto le sue mani sulle spalle di lei, piano piano spingendola in avanti e quindi, seppur a malincuore, distaccandosi da quel caloroso abbraccio per portarla davanti a lui, in modo da poterla guardare sul volto, mentre le loro fronti quasi si toccavano. "<<il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io.>>" Affermò con un tono di voce pacato mentre citava un celebre autore, per poi fare un piccolo respiro, concedendosi una pausa, il suo sguardo fisso sul volto di Misaki, sempre più vicino. Il tempo speso a studiare durante la sua infanzia non era stato gettato semplicemente all'aria. "Uno dei miei autori preferiti, Pirandello, affermava proprio questo. Tu sei Misaki: solamente perché una parte di te, 'la me di un tempo' come la definisci tu, apprezza la compagnia di questo tipino carino, non significa che tu stia cambiando o che devi rinunciare all'uomo che ami. Ognuno di noi è composto da molteplici strati i quali, seppur diversi, compongono tutti, assieme, la nostra persona." Concluse per poi avvicinarsi e baciarla, ma questa volta non sulle labbra, bensì sulla fronte, tentando di rassicurarla ulteriormente, per poi cercare di stringerla nuovamente a lui, sotto il suo mento, ponendole una mano sul capo.
     
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  11. †_†yun yun †_†
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    La scuola... I ricordi tra i banchi sembravano appartenere ad un'epoca lontana e remota, quasi opaca. Più che altro confusi erano i ricordi delle lezioni. Passava la maggior parte del tempo fuori, saltando le ore, oppure a bullizzare qualcuno. O ancora a fare risse con le gang delle altre scuole: uomini o donne che fossero a lei non faceva differenza. Intollerante alle regole e strafottente del sistema scolastico, veniva passata solo per due motivi: il primo perché nonostante tutto aveva una media molto alta e secondo perché i professori erano convinti che prima si diplomava, prima i guai sarebbero finiti. E così era stato. Dall'anno successivo al suo diploma, la scuola era tornata ad essere un posto normale e l'istituto aveva registrato i picchi di iscrizione che mancavano da 5 anni. Lei non aveva mai badato a niente di tutto ciò. Dopo l'abbandono dell'università, dovuto più che altro ai fatti seguenti allo stupro, la sua mente si era resettata e ogni cosa appresa era svanita. Non ricordava né date né precetti né teoremi. Vuoto. Come se una fata dispettosa le avesse tolto tutto, senza nemmeno far troppo rumore. Quindi il nome Pirandello non le diceva assolutamente niente. Certo era però che lei non era stupida. Aveva afferrato bene il senso della frase e fu davvero commossa di sentirlo tentare di consolarla. Più che altro continuava a impressionarla ogni volta che si esprimeva in un modo così "da adulto" nonostante la sua giovane età. Aveva davvero ricevuto un'istruzione di prima categoria. Il casto bacio sulla fronte che seguì al discorso ricordava molto quello dei suoi genitori, quando erano preoccupati per lei. Forse l'appellativo di fratellino non era alla fin fine poi così sbagliato o lontano da ciò che provava per lui. Si lasciò avvolgere dal suo abbraccio e lo ricambiò, stringendolo all'altezza degli esili fianchi.
    La sua battaglia interiore non sarebbe certamente terminata così, ma adesso sapeva che era piuttosto normale sentirsi così divisi e che presto avrebbe trovato una soluzione. Non sapeva stabilire né quando né dove, ma un giorno sarebbe accaduto, ne era certa. Sapeva bene quali erano i suoi sentimenti e dove voleva arrivare: diciamo che in quel pomeriggio aveva preso un'importante digressione e che ne avrebbe fatto tesoro per il futuro. Era stata molto bene e Daniel era un ragazzo eccezionale che sicuramente avrebbe lasciato il proprio segno nel mondo. Si allontanò brevemente dal corpo di lui, per guardarlo negli occhi colmi di gratitudine. Il vento marino scomigliava le loro chiome, mentre il sole quasi moriva, inabissandosi sempre più. "Che ne dici se ci prepariamo qualcosa? Avrei un certo languorino..." Inutile tornare ora ulteriormente sull'argomento, meglio voltare pagina e godersi la serata e la compagnia. Altrimenti avrebbero potuto fare ritorno sulla costa a breve. Toccava al biondino decidere se improvvisare qualcosa a bordo o tornare con i piedi sulla terraferma.
     
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  12. QuerulousDemi
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    Lentamente Misaki parve calmarsi, evidentemente tranquillizzata sia grazie alla ragione che cominciava a farsi di nuovo largo nella sua mente sia ai tentativi del ragazzo di rassicurarla. Dan in quel momento si ricordò di una delle basi che per tanto tempo aveva dimenticato a causa del suo rigido allenamento: per aiutare il prossimo a volte basta semplicemente ascoltare e parlare. Non sempre è necessario ricorrere alla violenza. Una regola fondamentale, quasi spicciola, come una sorta di "lezione morale" che si apprendeva alla fine di un qualche film per bambini, ma che sino a quel momento il diciottenne non aveva mai avuto ben chiaro. Misaki lo aveva aiutato a ricordare. Rimasero abbracciati per un pò, la loro nuda pelle a contatto, mentre a vicenda si tenevano al caldo dalla brezza che man mano che il sole scendeva si faceva sempre più fredda. Allontanatasi lievemente da lui, la ragazza gli fece una domanda la cui risposta, almeno per lui, era piuttosto scontata.
    "Beh, se hai fame, non vedo perché no!"
    Rispose allegro, felice di esser riuscito, almeno in parte, a risollevare il morale di lei. Senza nemmeno pensarci, si voltò, per poi sollevarla e portarla a cavalluccio, utilizzando quindi la schiena come principale leva per sopportare il leggero peso della ragazza, mentre con le braccia si assicurava di non farla cadere, tenendola per le cosce. Leggermente chinato in avanti per ulteriormente rendere più comodo il tragitto per Misaki, Dan si diresse dunque a passo lento di nuovo sottocoperta, in cucina, intenzionato a godersi anche lui appieno tutto il tempo che aveva a disposizione assieme alla ragazza.
    "Cosa vorresti mangiare, Misaki? So che sei una cuoca provetta e il tuo fratellino è veramente curioso di assaggiare uno dei tuoi piatti." Scendeva cautamente le scale, dando priorità alla sicurezza di colei che in quel momento gli stava facendo da passeggera. "Non so se tu abbia la voglia o gli ingredienti per farlo, però..." Continuò, questa volta quasi sussurrando ma ancora udibile, quasi come se stesse pensando fra sé e sé. Effettivamente non ci aveva ripensato. "Se vuoi, posso cucinare io! Non c'è problema. Sono un cuoco abbastanza decente." Il Reyes si definiva decente, ma in realtà il tempo speso in cucina avevano affinato le sue abilità di cuciniere: il primo passo per un corpo sano, dopo tutto, era proprio cibo sano. O imparava a cucinare oppure assumeva qualcuno che fosse in grado di farlo, e sinceramente l'idea di avere delle persone che lavorassero per lui non gli andava molto a genio. Li aveva avuti intorno per diciassette anni, non voleva vederli più.
     
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  13. †_†yun yun †_†
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    Si aggrappò a lui, finalmente e nuovamente più spensierata. Si fece portare a cavalluccio fino alla piccola cucina e quando vide il tavolo arrossì violentemente, ricordandosi cosa avevano fatto poco prima su quelle assi di legno. Non appena mise i piedi in terra pulì velocemente la suddetta superficie, rossa dall'imbarazzo. Per arrivare al bordo più in fondo si sdraiò quasi sulla superficie, mettendo in mostra le sue sode chiappe. Poi ci ripensò. Daniel aveva dei pantaloni. Lei era ancora nuda. "Ehm... Oddio... Scu- scusami un attimino eh.." E detto questo sparì balbettando, dirigendosi in camera. Afferrò un vestito asciutto, bianco con dei fioricini semplici e lo indossò. Ancora rossa in viso tornò da Daniel, pensando a che cosa preparare. Non teneva tantissime cose, ma c'erano sempre dei cibi a lunga conservazione per occasioni come quella. Finì di pulire il tavolo, rimanendo in silenzio. Questa volta il suo sedere era sì in una posizione provocatoria, ma coperto da un sottile tessuto. Si legò i capelli in due lunghe code, poi fu in grado di collegare la bocca con il cervello. "Allora abbiamo farina, sale, zucchero, latte in polvere, burro congelato, marmellate, frutta secca varia. Passata di pomodori, un po' di pasta, pecorino e guanciale sotto vuoto, qualche cipolla... Ah e poi un po' di barattoli con i sott'oli: pesce e verdure. Cosa ti ci andrebbe?" Con quegli ingredienti erano in grado di poter fare un lauto pasto, composto da antipasto, primo e dolce. Non sarebbero certamente morti di fame. Tuttavia lui la stupì, proponendosi di cucinare per entrambi. Misaki fece una faccia stupita ma gli passò il grembiule che aveva appena tirato fuori dal cassetto. "Allora chef... La cucina è tutta tua. Ma sappi che sono una commensale molto esigente, eh!" Era certo che lo mettesse alla prova. In fondo quello era il suo regno! Ma gli cedeva anche volentieri il posto: era stata una lunga giornata e lei e il suo pancione si erano strapazzati abbastanza. Perciò si mise seduta su una delle panche, ad osservarlo mentre si muoveva nel piccolo spazio intorno ai fornelli. Forse, una volta ogni tanto, non era malaccio farsi servire a quel modo. Sarebbe rimasta in disparte per tutto il tempo necessario a farlo lavorare, ma se ne avesse avuto bisogno lo avrebbe aiutato volentieri, sia con le ricette sia con le dosi. Ma per il resto aveva solo voglia di stare lì, seduta, in un mondo nuovo, così lontano dalla realtà da sembrare quasi vero.
     
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  14. QuerulousDemi
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    Guardò con leggero imbarazzo a sua volta Misaki ripulire il tavolo che poco prima aveano utilizzato per fare qualcosa per il quale non era stato concepito, tuttavia sicuramente non più timido come prima. Vedere la ragazza arrossire e balbettare, chiaramente colpita dalla vergogna, fece sorridere, quasi ridacchiare il diciottenne. Era la prima volta che la vedeva così a disagio, la trovava terribilmente carina. Rapidamente sparì e ricomparì per rivestirsi, indossante un vestito bianco piuttosto semplice, che ancora lasciava tuttavia leggermente intravedere le sue forme, specialmente se si metteva in posizioni provocatorie. Ascoltò con attenzione la lista degli ingredienti che Misaki gli propose, seppur inizialmente avesse intenzione lei di cucinare, ma alle parole di Dan accettò più che volentieri la benvenuta pausa, apparentemente. Senza attendere l'ordine della ragazza, il Reyes si mise immediatamente all'opera. Non aveva paura di essere giudicato: dopotutto, lui stesso si riteneva solamente un cuoco nella media, insomma sapeva cucinare abbastanza da non avvelenarsi da solo, visto che viveva da solo. Piatti semplici, salutari, anche se occasionalmente tentava di sperimentare, alla ricerca di piatti nuovi per mantenere in forma il proprio fisico ma che al contempo fossero anche buoni da mangiare. Gli ingredienti erano molti, ma non aveva ben chiaro come potesse utilizzarli tutti quanti, dato che lui era abituato a cucinarsi solitamente solo un primo e basta. Detto ciò andò per il semplice: un piatto di spaghetti all'Amatriciana. Non aveva proprio tutti gli ingredienti, mancavano i dettagli per aggiungere il sapore, ma il necessario c'era. Si mise il grembiule senza pensarci e troppo e passò dunque immediatamente al lavoro. Innanzitutto prese il guanciale, eliminando la pelle dura ovvero la cotenna, per poi tagliarlo in fettine sottili. Dopodiché, versato un poco d'olio di verdure dentro una padella antiaderente, aggiunse il guanciale tagliato mescolandolo un poco mentre lo cuoceva in modo da farlo cuocere tutto alla stesso modo. Dopo un pò di tempo avrebbe tolto il guanciale e messolo all'interno di una piccola ciotola. Avrebbe poi messo nella stessa padella del guanciale la passata di pomodori, cuocendola un poco per assicurarsi che fosse totalmente disciolta. Dopo ciò, avrebbe poi preso una pentola e messo al suo interno dell'acqua, mettendola poi sui fornelli in attesa che bollisse, mettendo il sale. Non appena l'acqua cominciò a bollire, Dan avrebbe versò al suo interno gli spaghetti e, passati un paio di minuti, controllato la cottura. Percependo che fossero cotti, avrebbe preso gli spaghetti con uno scolapasta e poi versati all'interno della padella con la passata, per poi aggiungere anche il guanciale. Mescolò per mischiare bene gli ingredienti e concluse il tutto macinando un pò di pecorino su di essi per aggiungere del sapore. Prima di portare la pentola a tavola cercò una tovaglia da mettere su appunto il tavolo e, qualora ne avesse trovata una, l'avrebbe prima predisposta quindi per coprire il tavolo in modo da non sporcarlo, altrimenti si sarebbe arrangiato. Fatto sta che portò gli spaghetti nella pentola al centro del tavolo, dinanzi a Misaki, per poi cercare i piatti rovistando un pò, facendosi eventualmente aiutare dalle istruzioni della ragazza, e le posate, apparecchiando.
    "Ti chiedo scusa se non raggiungeranno le tue aspettative." Interrompette improvvisamente il silenzio che vi era stato durante tutta la fase di cottura. "Mi sono dovuto arrangiare, dunque non so se saranno buoni come ciò che avevo in mente! Io mi accontento di mangiare di tutto, ma non so, se tu hai un palato fine potresti non gradire..." Quasi chiedeva venia con lo sguardo, tentando di inventarsi scusanti per la sua possibile brutta figura. Servì entrambi, versando delle porzioni per tutti e due nei rispettivi piatti, mettendosi poi a sedere a sua volta. Non iniziò per primo, ma anzi, guardava Misaki con aria incuriosita. Voleva sapere cosa ne pensasse, probabilmente.
     
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  15. †_†yun yun †_†
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    Mentre Daniel si destreggiava in cucina Misaki lo osservava silenziosa. Stava seduta lì, con le gambe raccolte e il mento poggiato sulle ginocchia a pensare. In realtà non aveva un pensiero fisso, ma lasciava che la sua mente vagasse libera in qualsiasi direzione. C'era veramente un caos pulito dentro la sua testa. Ora pensava a cosa avrebbe mangiato, adesso alla sua ultima vittima. Poi ai baci passionali del suo amante e dopo alle morbide carezze del biondino. Erano davvero incoerenti. Tuttavia non gli procuravano emicranie e riusciva a gestirli quasi spensierata ora. Per quanto il suo comportamento fosse stato lievemente anomalo quel pomeriggio, lei era sempre lei. Era esattamente la conseguenza di ogni sua più piccola azione. Non doveva né sentirsi in colpa né provare disgusto verso se stessa: era andata a letto con un altro. Stop. Basta. Punto. Lo faceva continuamente con le sue vittime. E dopo non si sentiva di certo una fedifraga. Anche lo zombie lo faceva. Eppure teneva a lei. Era una semplice donna adulta che aveva deciso di divertirsi e di godersi la propria sessualità con un giovane consenziente, cui non aveva torto neppure un capello. Facile e semplice. Ma allora perché anche questi pensieri sembravano frutto solo dell'autocompiacimento?
    Decise di ignorarli e di dare una mano. Tirò fuori due piatti, due forchette, due bicchieri e due tovaglioli, disponendoli ordinatamente sulla tovaglia. La ginecologa le aveva raccomandato di non bere alcolici e simili, ma se per una sera beveva un goccio di vino non sarebbe successo. E Loki non era un feto come gli altri. Perciò aprì anche una Morellino di Scansano e lo pose in mezzo alla tavola. Successivamente prese anche l'acqua. Nel frattempo Daniel aveva finito e aveva messo la pentola sul sottotegame. L'odore era invitante. Misaki riempì velocemente i bicchieri e tutto fu pronto. Il biondino provò in qualche modo a scusarsi per l'eventuale cattivo risultato della pasta, ma a lei non importava. Lo baciò sulle labbra, cogliendolo forse alla sprovvista. Voleva chiudergli la bocca da tutti quei suoi sciocchi vaneggiamenti. "Shhh. Non ti preoccupare sono sicura che sarà perfetta, ok?" Gli chiese guardandolo negli occhi. I loro sguardi erano di nuovo molto vicini. Sorrise divertita allontanandosi un poco e afferrando il proprio bicchiere. Lo innalzò, tenendolo a metà strada tra loro e disse: "Ai nuovi incontri!" E rimase sospesa, aspettando che lui facesse lo stesso. Poi avrebbe bevuto tracannando in un sol fiato tutto il contenuto. Da brava padrona di casa si sarebbe quindi affrettata a servire la pasta, che sprigionava un ottimo odore. Riempiti i piatti, affamata, si sarebbe gettata quasi a capofitto su quel sugo semplice e completo al tempo stesso. Si sarebbe complimentata con lui, esortandolo a non prendere sotto gamba la cucina e a cercare di scoprire la propria passione tra i fornelli. Poi avrebbe bevuto un altro bicchiere. E lo avrebbe fatto bere anche a Daniel. Se avesse provato a rifiutare, gli avrebbe detto che ormai era un uomo e che poteva dedicarsi liberamente al vino e alle donne. Avrebbe riso e scherzato anche più del solito, resa audace e inebriata dall'alcool. Per tutta la cena probabilmente si sarebbe comportata come quando era un'adolescente e ci provava con il belloccio di turno. Si sentiva leggera e spensierata. Si sentiva viva e libera. Si sentiva una donna come mille, ma allo stesso tempo diversa e speciale come nessuna. A metà serata forse avrebbe tirato fuori una seconda bottiglia: lo squalo. Era una bevanda violacea, tipica della regione da cui veniva. Era la bevanda dei marinai. Avrebbe riempito un'ultima volta i bicchieri e avrebbe invitato Daniel in quell'ultimo brindisi. Misaki aveva sempre retto l'alcool e sapeva che non avrebbe avuto problemi né nel berlo, né nel ricordarsi ogni minimo dettaglio di quella cena. Ma il suo "fratellino" era in grado di seguirla? Dopo aver fatto tintinnare i bicchieri, in un sol sorso avrebbe bevuto lo squalo. Bruciava lungo la sua gola. Le accese le guance che diventarono velocemente rossastre e gli occhi si inumidirono. "Ah... Sapore di casa... Pensò tra sé e sé. Infine si sarebbe alzata, la barca che vorticava insieme a lei e gli avrebbe preso una mano tra le sue. Lo avrebbe tirato un po', facendole cenno di seguirla. "Vieni... E' tardi... Andiamo a letto, ora..." Un invito, un ordine. Stava a lui decidere come interpretare le sue parole. Stava a lui decidere se seguirla o meno. E stava sempre a lui la scelta su cosa fare una volta entrati in quella camera.
     
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79 replies since 20/1/2015, 16:04   876 views
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