Parliamo di sogni

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    In cauda venenum

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    Fra la Via Postumia e il West.

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    Trovavo una moneta(?) che aveva in qualche modo tre lati con disegni inquietanti e un sacco di spigoli taglienti che mi ferivano le mani, ma che volevo sempre tenere in mano e non lasciarla mai.
    In seguito finivo in un posto con un sacco di tavolini all'aperto con seduta della gente, che conoscevo(nel sogno, non nella realtà) o erano miei parenti(loro erano quelli veri). Mi sedevo a un tavolino con poche persone, ma a differenza degli altri non venivo servito. Perciò me ne andavo, cercando di nascondere le mani che iniziavano a sanguinare. :zizi:
     
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    Ho sognato Penth con i capelli che guidava il mio taxi. :ahse:
     
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    Stanotte sogno orribile. Sembrava un videogioco horror.

    Mi sveglio a letto in una casa molto buia e dall'aspetto abbandonato. Si sviluppa su tre piani, ed è casa mia. Dentro ci sono anche mia sorella (una ragazza bionda e longilinea), mia madre e mio padre (molto anziano, cieco e violento).
    Non è possibile uscire a meno che non si facciano delle cose precise in un ordine preciso. Sono morta due o tre volte nel tentativo, e ogni volta mi sono risvegliata al punto di partenza. La cosa più difficile è stata l'uccisione del padre, che blocca un'intera stanza dove sono presenti diverse statue. Essendo cieco, provava a uccidere qualsiasi cosa sentisse avere forma umana. Per ucciderlo ho dovuto usare la testa di una statua di Medusa, che in qualche modo quando veniva colpita dal sole diventava di carne, e rendeva chiunque la guardasse di pietra.
    C'erano degli Easter egg nel gioco, missioni secondarie che potevano darti dei punti, ma sbagliando si poteva morire anche lì. Una di queste era trovare la madre, che piangeva in una stanza del terzo piano completamente al buio, e che reagiva urlando quando provavi a salvarla. Questo faceva cambiare il mini-gioco del padre, che veniva a cercarti, e se non avevi la statua di Medusa o un punto soleggiato eri fottuto. Non solo: se la madre ti vedeva uccidere il padre, lei uccideva te. :omg:
    Insomma, sogno strano.
     
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    Risale a qualche giorno fa, ma non l’ho mai postata.

    Si presentava come un giorno normale e soleggiato. :zizi: Mi sono trovavo su una bellissima isola tropicale con al centro una montagna, e sotto di questa era presente una grotta illuminata da roccie color ambra (molto fascinosa) che ho preferito osservare da lontano dall’entrata. Il livello del mare si stava innalzando, fino a toccarmi le caviglie, e decisi di spostarmi più in alto: da lì potevo vedere i precipizi della montagna sgretolarsi poco per volta nell'acqua, e i miei coetanei su un luogo scosceso di sabbia che facevano a gara per saltare più in alto utilizzando una rampa costruita con il terreno. Queste persone mi invitarono a fare lo stesso: prendevo la ricorsa, saltavo nel vuoto, ma senza farmi niente perchè ero leggero come una piuma.

    All'ennesima risalita, mi sono lasciato dietro i miei compagni per ritrovarmi su un sentiero che portava ad una locanda. l'ingresso era composto da un singolo corridoio decisamente poco illuminato e inquietante, in legno scuro, che portava ad una singola porta. Quella porta portava ad una sala e in mezzo a svariate persone che non ricordo di aver mai visto, che festeggiano qualcosa allegramente, e bevevano, ma non mi sono fermato. Più avanti c'era un altra porta che dovevo aprire, e una persona sconosciuta mi fece strada. Ci siamo ritrovati nella casa che ricordava la mia infanzia, ed ho iniziato ad avere un cattivo presentimento perché sapevo che dovevo proteggere entrambi e mi accorsi che sopra un mobile era presente una mannaia. allo stesso tempo delle persone stavano forzando la porta cercando di entrare, ma non ebbi il tempo di fare nulla perché voltando lo sguardo uno di loro era già di fronte a me, e questo mi spinse un tavolo comparso dal nulla fino a schiacciarmi contro un muro, e un altro mi colpì alla nuca, svegliandomi.


    Volevo tornare indietro riavvolgendo il nastro e vendicarmi ma ero già sveglio, quindi non mi sembrava opportuno rimuginare sul subconscio.
     
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    Arciduca von Mangaka

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    Stanotte ho sognato quello che racconterei ad uno/a psicologo/a se mi chiedesse di parlare dei miei traumi.

    Nel primo (o nella prima parte) sono nello spogliatoio della palestra delle medie, esattamente nell'angolo in cui mi piazzavo quando ci si cambiava per le ore di educazione fisica. Mi sto cambiando, ma la tuta che avevo tirato fuori poco prima è sparita; allora decido di rimettermi i vestiti che avevo prima, ma sono spariti anch'essi. Sono nudo che decido sul da farsi quando si apre la porta ed entrano le mie compagne di classe. Corro fuori coprendomi le terga e trovo i miei compagni che ridono della situazione mentre tengono in mano i miei vestiti, mi giro e vedo che hanno scambiato le targhette dello spogliatoio maschile con quello femminile e viceversa.

    Nel secondo (o nella seconda parte) sono a casa assieme ad una mia compagna di classe delle medie, le voglio confessare qualcosa o sfogarmi per una situazione, forse quella del sogno precedente, ma non posso farlo perché, ovunque mi sposti, c'è sempre mia madre che spia ed origlia. Nemmeno uscire in giardino aiuta, infatti riesco solo a dirle «Non ce la faccio più. Sono stanco di vivere questa vita...» con la voce rotta prima di vedere, con la coda dell'occhio, mia madre che si avvicina nuovamente.
     
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    Tutto in uno. È il titolo che ho dato a questo incubo.


    Sono in trasferta. C’è questo collega che mi chiede dei favori ma io rifiuto ottenendo il suo dissenso, e nel vedere arrivare il nostro superiore mi ritrovo fuori, da solo, in un batter d’occhio. A questo punto rivedo un mio amico di vecchia data e ci ritroviamo camminando in un luogo che ricorda il mio primo incidente in bici, una zona industriale di campagna molto tranquilla. É ancora giorno ma le cose iniziano a mettersi male.

    Ci sono questi uomini che provano a derubarci ma nel tentativo di scappare io rimango indietro, facendomi carico di tutto quello che succederà dopo. La strada pare a senso unico e sembra ripetersi, ed è abitato solamente da tossicodipendenti e persone poco raccomandabili. Vengo nuovamente aggredito da uno di loro ferendomi alla testa con una bottiglia d’alcol, cerco di capire il danno e sento il mio sangue tra le dita mentre corro. Il sole è quasi sparito dal cielo e sono avvolto dalla paura. Alla fine di questo incubo e la libertà c’é un branco di uomini, intenti a farsi, e vengo adocchiato da alcuni di loro che mi tagliano la strada gridandomi minacciosamente soldi e telefono. Succede tutto molto in fretta lasciandomi indietro ogni cosa di valore, ma riesco a fuggire arrivando a sera. Ho raggiunto una stazione della metropolitana per cercare aiuto al giornalaio, e una signora molto preoccupata al mio fianco mi presta il telefono. La mia sensazione è quello di non riuscire a decidermi di chi fidarmi e chiedere aiuto mentre digito il numero d’emergenza. C’é una breve conversazione al telefono ma mi sveglio per via dello stress che ho accumulato.


    Ero scombussolato al mio risveglio. Mi sono accarezzato la guancia e la testa, ho iniziato a camminare in tondo in cucina mentre preparavo il caffè e mi stabilizzavo mentalmente. L’autoanalisi di questo incubo ricorda eventi spiacevoli del passato che mi sono successe realmente, che però si sono amalgamate tra di loro in un colpo.

    Edited by Löwekaze - 30/11/2021, 01:18
     
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    È quel tipo di sogno confuso che ricordo a stralci.

    Stavo dondolando su una corda sospesa nel vuoto. Sono stato assunto nuovamente dal mio ex datore di lavoro grazie a questa ultima performance; ma dovevo fare altro: ho continuato gli studi, e dissi ad un mio ex compagno di scuola che dovevamo passare i test o non saremmo più usciti da quel loop temporale.

    Per finire, prima di svegliarmi, ricordo che indossavo una tuta simile a quella indossata dai Saudakar in Dune, una tuta spaziale bianca, con tanto di casco ed ero armato. Con un team di tre persone: sono entrato in una stanza attraverso uno squarcio nella parete che poi si è chiusa dietro di noi. Nella stessa parete era comparso un altro squarcio e dall'altra c'erano delle persone, che credo fossero dei soldati che parlavano in inglese ma all'incontrario. Prima di svegliarmi dal sogno ci fu una luce intensa, penso che un mio compagno era stato colpito da un campo gravitazionale (?) è rimasto immobile, sospeso in aria, io e l'altro eravamo salvi.

    Fine trasmissione. :zizi:
     
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    Non posto niente qui da una vita perché ho sempre pochi o nessun sogno.
    Però ricordo una frase detta da una voce femminile in sogno stanotte: "dovresti pulirti gli occhiali"
     
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    Ricordo solo che vestivo una specie di esotuta ed era un sogno che si stava facendo interessante.
     
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    Stanotte ho sognato di essere al firma-copie di un mio libro, anzi di diversi miei libri perché stando al sogno avevo scritto una collana o qualcosa di simile.
    La location principale era quella di un centro commerciale della mia zona ma aveva in sé degli elementi di altri negozi / centri commerciali che frequento e formavano un pout-pourri architettonico difficile da spiegare, per esempio il centro della galleria commerciale (dove si teneva l'evento) era al tempo stesso una delle corsie di una libreria. Ricordo che c'era un sacco di luce che entrava sia dalle vetrate sia che proveniva da delle lampade posizionate in giro, come in un set fotografico.
    Io ero seduta dietro un tavolo di legno semplice, bianco ma con le gambe di metallo grigie, e questo mi infastidiva perché sembrava una cosa parecchio arrangiata. Mi avevano portato una sorta di piccolo trono in legno dove sedere ma avevo rifiutato perché mi sembrava eccessivamente sfarzoso e allora avevo una sedia richiudibile parecchio scomoda.
    C'era questa fila di persone davanti a me, però vedevo molto poco a causa della forte luce e ogni volta che cercavo di mettere a fuoco con chi stavo parlando facevo difficoltà. Il primo della fila era un signore sulla quarantina, un po' in sovrappeso, con una felpa blu con cappuccio e la barba scura, che tutto contento mi porgeva il libro da firmare. Io prendevo il libro (che, stando al sogno, avevo scritto io), curiosa di scoprire che libro fosse: aveva la copertina in cartoncino spessa blu navy e come titolo "Come spiegare al tuo angelo che ha perso le ali". C'era anche un mezzo scarabocchio bianco che sembrava raffigurare il volto di un angelo con un'ala sola dietro, però era davvero brutto da vedere. Io ero rimasta sconvolta dal titolo perché mi sembrava una cosa parecchio nonsense. Guardandomi attorno c'erano pannelli con gigantografie di altri libri, tutti con copertine colorate opache e titoli che non ricordo ma improponibili.
    Ero parecchio accecata dalla luce quindi dovevo tenere il volto abbassato e vedevo solo le mani ed i libri che mi porgevano, però stavo firmando con gli occhi che lacrimavano. C'erano un paio di ragazzini, tutti contenti con i loro libri, e poi una signora anziana della quale ricordo solo le mani grinzose e che mi aveva dato da firmare un (mio) libro dalla copertina pitonata verde.
    In ultimo arrivava un signore del quale non riuscivo a vedere il volto ma che dalla voce sembrava essere di mezz'età, che mi accusava di aver scritto dei libri terribili e lì io scoppiavo a piangere scusandomi con lui e dicendo che non sapevo cosa mi fosse preso, che non avrei mai pubblicato dei libri così brutti.
    Poi mi sono svegliata.
     
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    Ero a casa mia che bevevo probabilmente un rum, ascoltando musica. Fuori pareva fine primavera, infatti avevo finestre e porta aperta, con le zanzariere abbassate.
    Sentivo improvvisamente chiamarmi oltre la mia siepe. La voce pareva chiedere aiuto, anche se ripeteva solo il mio (vero)nome, e già questo mi pareva strano. Inoltre pareva come se uscisse da una vecchia radio. Mentre mi affacciavo, sentivo, letteralmente cadermi addosso, una grande paura. Chiudevo tutti i balconi e la porta.
    A quanto pare avevo fatto bene, perché di colpo era come se qualcosa di grosso si fosse schiantato addosso alla porta di legno, qualcosa non di enorme, ma certamente più grande di un uomo.
    I rumori erano un mix assurdo. Mi pareva di sentire strilla di pipistrello, versi di un cavallo che corre, e colpi, che non capivo come avvenissero, se quella cosa si lanciasse addosso o colpisse con degli arti.
    La porta reggeva bene, ma avrebbe ceduto.
    Perciò aprivo il gas dei fornelli, e prendevo in mano il mio Zippo. Ricordo che mi dicevo: "Alla fine l'ho sempre usato pochissimo, sta a vedere che quella volta lo comprai d'impulso proprio per oggi!
    Mentre la porta cedeva e la stanza si impregnava di gas, mi preparavo a fare un bel botto con quella bestiaccia.
     
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    Ho sognato di camminare sull'acqua di un lago, e che sul fondo c'erano delle grosse rane blu. Mi piacciono molto le rane, quindi cercavo di prenderle, ma per qualche ragione l'acqua era come solida e non riuscivo a oltrepassare la superficie. Non solida come un muro, però, più come una gomma molto elastica. Come se ci fosse una patina trasparente sopra.
     
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    Ho sognato che dovevo comprare dei vestiti e Fabio Fazio veniva a casa mia per aiutarmi nella scelta e mostrarmi cosa vendeva. Poi guardavamo un film con Alberto Sordi che era un misto tra Tutti a casa e Finché c'è guerra c'è speranza, ma stavolta era ambientato in Ucraina.

    Boh, era abbastanza strambo da sembrarmi giusto da postare qua, così me lo ricorderò.
     
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    Ho fatto uno dei miei soliti sogni mindfuck con trame assurde e troppo dettagliate, per cui la gente di solito mi dice "Dovresti trarne un film".

    Ero una sviluppatrice di videogiochi, ma in un futuro in cui era stato inventato un modo bizzarro per svilupparli. Esisteva un macchinario "generatore di mondi", per cui veniva generato randomicamente un open world in cui ambientare un videogioco, e gli sviluppatori potevano letteralmente entrarci dentro per testarlo. Non era un VR, entravi proprio nel mondo appena creato, e potevi vederlo attraverso una sorta di beta mode.
    Io e altri sviluppatori entravamo in questo mondo appena creato. Era veramente molto bello e realistico. Si ambientava in un antico borgo medievale dall'aspetto abbandonato, in cui la natura stava pian piano riprendendo il sopravvento. Non c'erano, però, case diroccate o in palese degrado, era tutto integro e davvero ben curato, come un giardino urbano. Abbiamo deciso che sarebbe stato perfetto per un gioco, quindi siamo usciti e abbiamo avviato la seconda fase dello sviluppo. Dopo qualche settimana era quasi tutto pronto, avremmo solo dovuto caricare gli animali e i personaggi nel mondo, ma prima di farlo abbiamo voluto entrarci per testarlo di nuovo.
    Con nostra sorpresa, una volta entrati abbiamo scoperto che non era affatto come lo ricordavamo. L'architettura di base era identica, ma anziché trovare un ambiente soleggiato, piacevole, con le case antiche e quelle piante bellissime, ci siamo resi conto che il tutto era piuttosto inquietante. Il sole era sparito, al suo posto c'era una luce fredda e tetra con una nebbiolina verdastra che aleggiava nei vicoli. Le piante non erano più lussureggianti, ma avevano foglie marce e rami dalla forma macabra. Oltre a questo, ed era la cosa peggiore, avevamo la netta sensazione di essere seguiti da qualcosa. Qualcosa che non avrebbe dovuto esserci, dato che oltre alle piante non avevamo ancora caricato altri esseri viventi nel mondo.
    Presto abbiamo capito che quel test era fallito, e che quindi avremmo dovuto distruggere quel mondo. Era troppo instabile e pericoloso per farci entrare dei giocatori. Il problema è che il portale d'uscita era scomparso.

    A quel punto il sogno è diventato talmente ansiogeno che mi sono svegliata. :omg:
     
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    io come al solito ho solamente spezzoni di ricordi :omg:

    qualche notte fa ho sognato che un raggio nella ruota della bici fosse saltato :ahse:
     
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