Posts written by Hyperion Arcade

  1. .
    Quando Berith notò che Elise non lo stava più ascoltando, affinò di risposta i suoi sensi stringendo la pupilla dei suoi occhi ed iniziando a muovere la corona di carapace che avvolgeva la sua testa, come se stesse rizzando le orecchie. Non usò mai le sue propaggini per togliere dalle mani di Elise il telefono, anche se fu molto tentato di farlo. Da un lato voleva proteggerla e capiva che quella situazione era pericolosa, dall'altro però riusciva a sentire il respiro della donna e il suo battito cardiaco cambiare, come se fosse emozionata. Non riuscì a capire se fosse un bene o un male, ma interromperla significava tradire la sua fiducia. Berith invece voleva darle il suo sostegno, quindi cercò di capire cosa stava per succedere. Alzò il muso quel tanto che bastava per poter vedere a sua volta l'immagine di Poppezinga, e capì subito di cosa si trattava. Di nuovo, fu tentato di invitarla a desistere per il momento, ma pensò anche che non esisteva momento migliore per sfruttare il caos in città e guadagnarci qualcosa. Era indeciso: gli umani erano imprevedibili e barbari, poteva succedere di tutto in quel contesto, ma non voleva ostacolarla, non adesso che era così vicina al suo obbiettivo.
    D'accordo, ma stai attenta: la violenza brucia meglio se alimentata dalla paura.
    Non avrebbe ubbidito, l'avrebbe sicuramente seguita, ma non era il momento di bisticciare. Alzò il capo quando la macchina fu ad una buona velocità, cercando di guardarsi attorno. Di norma New Vegas era molto, molto caotica e vederla blindata in quel modo faceva uno strano effetto. Berith non era la creatura che si spaventa facilmente quando sente molti rumori assieme, anzi, a metterlo a disagio era proprio quell'insolito silenzio interrotto solo dal rumore metallico di alcune barricate che venivano erette dalle squadre dell'Authority. Le persone venivano spronate a non lasciare le loro abitazioni per il momento, anche quelle che avevano bisogno di cure mediche per i figli, ma questo non impediva di certo ai ratti della società di sgattaiolare in giro per approfittare della confusione. Probabilmente entro poche ore le strade si sarebbero popolate di nuovo, ma gli agenti corazzati di rosso non sarebbero scomparsi, come un occhio malefico e inquisitorio puntato su qualsiasi cittadino, onesto o meno che fosse. In lontananza era possibile vedere anche qualche mezzo blindato, la situazione intorno agli edifici più importanti e nel cuore pulsante della città era davvero drammatica, ma più ci si allontanava andando verso lo Sprawl, più diventava difficile per i soldati mantenere il controllo. Difatti in quella zona più periferica c'erano solo posti di blocco, che costringevano Berith a nascondersi mentre Elise mostrava il suo distintivo, unico biglietto che permetteva loro di passare tranquilli seppur malvisti.
    Dubito che i draghi saranno così fortunati da essere semplicemente braccati come bestie da caccia. I draghi accetterebbero di buon grado uno scontro diretto.
    Commentò Berith emergendo dal suo nascondiglio, con quella grossa coperta sulla testa che lo faceva somigliare ad un alieno trafugato da dei bambini in un vecchio film di fantascienza.
    Gli umani amano fare prigionieri, la zona contaminata è piena di vecchi laboratori dentro la quale sono fuggiti o sono morti essere di ogni genere. Se vogliono mettere loro un collare intorno alla gola questa è l'occasione migliore. Ma non sono del tutto certo che sia questa la ragione. Di micce per far scoppiare i conflitti ce ne sono state molte e addirittura nell'ultimo periodo avevano cercato la pace, sembra assurdo questo rovescio della medaglia. L'istinto mi dice che c'è qualcosa sotto... qualcosa che riguarda questa notte.
    Stando con Elise, Berith aveva iniziato ad utilizzare la sua esperienza e il suo ingegno in maniera analitica, come farebbe un detective, quindi riusciva a vedere un quadro molto più ampio, per quanto offuscato fosse. Forse potevano scoprire cos'era successo ma non era del tutto certo che conoscere fosse una buona idea in quel contesto. I caschi rossi, come li chiamava Bogo, sembravano impazienti di una buona scusa per far suonare le loro armi. Quando finalmente giunsero nel settore dello Sprawl che li interessava, Berith finse di nascondersi sotto le coperte, intenzionato ad uscire dall'auto appena Elise sarebbe stata abbastanza lontana. La donna avrebbe trovato il suo contatto dentro l'edificio nella quale si incontravano di solito, circondato da qualche sgherro mentre tutti se ne stavano riuniti intorno ad un paio di barili aperti e improvvisati come fuochi da campo sulla quale stavano cuocendo del pesce infilzato dall'aspetto molto poco invitante ed estremamente radioattivo. Il contatto di Elise aveva un grosso paio di occhiali col vetro riflettente che nascondeva quasi del tutto il volto dal grosso naso all'insù, indossava un cappotto molto più grosso del necessario e dalla quale faceva capolino un braccio meccanico di vecchia generazione, non proprio l'ultimo modello tanto che somigliava più ad una gru che ad un arto prostetico.
    Di te mi piace che non mi fai aspettare sbirra. Sei anche in tempo per la cena se vuoi.
    Commentò rivelando un sorriso tempestato di denti d'oro, indicando quei paletti piegati verso le fiamme dei barili e dalla quale usciva un odore nauseabondo. La mano buona, di un colore decisamente abbronzato, era infilata dentro una tasca nella quale sembrava nascondere qualcosa di prezioso. Forse il motivo per cui Elise si trovava lì.
  2. .
    Un buon capitano avrebbe dovuto rimproverare il temperamento irascibile di Elise, ma anche Bogo era frustrato quanto lei e non se la sentì di dire niente, lasciandola andare senza aggiungere altro. Quando la vide uscire, Berith sgattaiolò via dallo spazio nel controsoffitto con grande attenzione e agilità, per poi uscire dall'edificio passando inosservato. Stava iniziando ad abituarsi a restare in quella forma contenuta, per quanto strano fosse. Senza dare nell'occhio, corse verso l'auto della donna facendosi strada nel parcheggio pressoché isolato a quell'ora, sfruttando i punti morti delle telecamere per poi ricongiungersi con la sua partner. La lunga coda chiuse la porta alle sue spalle, mentre lui si nascondeva dietro i sedili posteriori, allungando il muso verso di lei per ascoltare ciò che aveva da dire. Elise era chiaramente frustrata e il Kaiju non poteva di certo biasimarla.
    Protegge il suo branco, la sua famiglia, non puoi biasimarlo. Il tuo capo è spaventato, e forse sperava di spaventare anche te così che non ti mettessi in pericolo. Riesco a comprenderlo, ma noi abbiamo intenzione di combattere anche di fronte a simili imprevisti.
    Gli occhi bioluminescenti di Berith si riflettevano sul parabrezza di Elise, fissandola negli occhi come se uno specchio stesse cercando di attirare la sua attenzione.
    Quando i miei sensi non bastano, osservo le altre creature per ottenere informazioni. Alcuni hanno sensi che io non possiedo, e occhi che non vedono come i miei. Forse possiamo raccogliere informazioni parlando con chi, in città, ha un punto di vista diverso dal nostro.
    Berith stava suggerendo di provare a interrogare chi quell'esperienza l'aveva vissuta in modo diverso. Loro avevano osservato tutto con gli occhi di agenti di Polizia che dovevano mantenere la calma e seguire gli ordini, ma sicuramente le persone spaventate, i draghi discriminati e i piccoli criminali di New Vegas avevano qualcosa di diverso da dire. Elise era certamente uno degli agenti più attivi sul territorio di New Vegas e aveva i suoi agganci, forse non erano del tutto sprovvisti di una pista.
  3. .
    Incrociando lo sguardo con Elise, il capitano Bogo cercò di mantenere la sua tempra e la sua faccia adirata, ma sapeva molto bene che quella donna era il più feroce e determinato dei suoi agenti, non l'avrebbe scoraggiata semplicemente alzando la voce.
    I caschi rossi ci dicono poco, e quel poco che ci dicono sono probabilmente cazzate. Il punto è che qualche dragonico ha fatto il passo più lungo della gamba e stavolta ha fatto incazzare davvero i piani alti. Il perché non lo sappiamo. Ma sappiamo che non dobbiamo perdere la calma.
    Fece un lungo sospiro, cercando le parole giuste, assumendo perfino un tono più pacato anche senza perdere la sua voce autoritaria. Berith, che guardava tutto dall'alto, non poteva fare a meno di ragionare su quanto fosse strano quel susseguirsi di eventi. Non era di certo la prima volta che i draghi facevano quel tipo di confusione a New Vegas, pareva quasi che l'Authority stesse cercando soltanto un pretesto per muoversi con tante veemenza. Non poteva essere un caso.
    Sentite, non vi sto dicendo che non potremo fare il nostro lavoro, visto dicendo che da oggi in poi lo faremo con molta più attenzione, perché i caschi rossi hanno il grilletto facile e se i piani alti stanno cercando qualcosa faranno terra bruciata pur di trovarla. L'unica cosa che possiamo augurarci è che lo trovino in fretta e si tolgano dalle palle il prima possibile. E soprattutto con il minor danno possibile. Sono stato chiaro?
    Bogo era un capitano forte e determinato, era un giusto e sapeva di certo come far rispettare la legge a New Vegas. Ma in quel momento era intimorito. Aveva paura: glielo si leggeva negli occhi. Faceva di tutto per non ammetterlo, ma per una bestia come Berith e un'agente esperta come Elise, la cosa sarebbe stata fin troppo chiara. Bogo sperava nel profondo del suo cuore che la questione si risolvesse il prima possibile, perché aveva paura delle conseguenze che potevano nascere mettendosi contro l'Authority, ed era certo che più quella storia si allungava, più la tensione si sarebbe fatta insopportabile per tutti. Per questo stava cercando di convincere i suoi agenti a mantenere un profilo basso e di fare il loro lavoro col timore di una mano rossa sulla spalla sempre pronta a prendere il sopravvento. Se volevano andare in fondo a quella storia, non potevano contare su qualcuno che aveva paura.
  4. .
    Non riuscì a trattenere una risatina di sdegno nel sentirla parlare come Iceringer, non poteva farci niente: il suo orgoglio di guerriero gli impediva di dare ragione al suo vecchio rivale. Anche se era così maledettamente evidente. Questo non gli impedì di godersi le coccole di Niniel, assaporando quel momento di relax mentre si rialzava e gradualmente tornava alla consapevolezza che quella battaglia non era finita. E da un certo punto di vista era sollevato. Non riusciva a vedere la fine di un conflitto del genere, soprattutto adesso che aveva capito che non si trattava semplicemente di "conquistare" l'inferno, la Umbrella o chissà quale mondo. Quella era una battaglia che non lo avrebbe mai abbandonato, e lui sarebbe stato fiero di combattere fino alla fine. Finché aveva Niniel al suo fianco, non c'era ragione di dubitare. E poi la pensione non era decisamente la prospettiva più interessante per lui.
    E' ora. Devo andare.
    Disse lapidario, dandole un ultimo bacio sulle labbra per poi allontanarsi da lei, ben consapevole che se fossero rimasti ancora attaccati di sicuro non si sarebbero lasciati più. Le aveva dato tutto ciò di cui aveva bisogno, e le aveva detto ogni cosa.
    Ci rivedremo presto. Non sono disposto a starti lontano per troppo tempo un'altra volta. Cerca di capire come funziona quell'arnese... e staremo insieme ogni volta che vorremo.
    Di sicuro non sarebbe stato così semplice, ma in fondo Niniel era riuscita a cambiare il suo cuore di demone. Tutto era possibile con quella ragazza.
    Mentre Niniel ed Alexander si salutavano, la situazione in città era solo all'apparenza sotto controllo. Anche se gli allarmi non riempivano più le strade, le corazze rosse dei soldati dell'Authority le tingevano con una sfumatura inquietante, costringendo i cittadini più timorosi e incerti a starsene barricati in casa. Solo i più audaci, i criminali e i giornalisti a caccia di una notizia succosa sgattaiolavano sotto i lampioni a quell'ora tarda. Uno scenario decisamente poco incoraggiante, soprattutto per quei pochi che la giustizia ci tenevano a farla rispettare: con lo sguardo pieno di rabbia, il capitano Bogo sbuffava rumorosamente da quel grosso naso da bufalo antropomorfo mentre le dita allargavano lo spazio tra le tapparelle della finestra che si affacciava sulla strada. Con l'altr amano, teneva la cornetta del telefono stretta vicino all'orecchio, mantenendo un religioso quanto nervoso silenzio. Tutti gli altri agenti all'interno della sala riunioni emettevano a malapena suoni, fissando il capitano in attesa che ci fossero novità. Tutti gli agenti del quartiere centrale di New Vegas erano stati richiamati in quel grosso ufficio appena scattato il lockdown dell'Authority, e da quel momento stavano aspettando nuove direttive. Elise era stata costretta ad interrompere bruscamente la caccia agli indizi iniziata con Berith, che ora se ne stava a vegliare su di lei nascosto nel controsoffitto dell'ufficio, mantenendo un grande equilibrio e un enorme silenzio per non farsi notare. Non era la prima volta che faceva una cosa del genere e fortunatamente la griglia di metallo che sosteneva il contro-soffitto era perfetta per tenere la sua stazza quando era influenzato dalle pillole. Quando la cornetta del telefono sbatté violentemente sulla sua base, fu come se si fosse improvvisamente spezzato un incantesimo del silenzio, e tutti gli agenti iniziarono ad interrogare il capitano con tante domande diverse. C'era chi voleva sapere cosa fare, chi non sapeva come approcciarsi con l'Authority, e chi invece banalmente voleva approfittare della situazione per prendersi qualche giorno libero. L'uomo bufalo avanzò verso il centro della stanza con passo spedito, sfoggiando la sua stazza impressionante per non farsi ostacolare da nessuno, per poi richiamare tutti all'ordine con un pestone a terra che per un attimo fece tremare il povero Berith che si sforzò di mantenere l'equilibrio nel contro-soffitto.

    Datevi una calmata, adesso. So che questa situazione non piace a nessuno, e che sappiamo tutti benissimo che i ladruncoli di New Vegas non stanno di certo rimanendo chiusi in casa come ci consigliano i grandi capi, mentre noi siamo costretti a starcene in disparte, ma non dobbiamo perdere la calma. Se facciamo di testa nostra, la situazione ci sfuggirà di mano, e la violenza riempirà le strade di questa città. E lo sapete tutti quanto la gente ami la violenza. Cerchiamo di fare le cose con calma.
    Si passò una mano sulle corna al centro della testa, sospirando per pensare lucidamente alla prossima frase da dire.
    Finché l'Authority è per le strade di New Vegas, noi siamo dei vassalli: se ci danno degli ordini li eseguiamo, quindi vi consiglio di non portarvi dietro le pistole per un pò, a meno che non vogliate che qualche agente vi costringa a fare un'esecuzione per strada tanto per ridere. Da un certo punto di vista sarà un bene perché con i ferri di quei buffoni in rosso possiamo eliminare i cyberpsicopatici che creano catastrofi in giro, ma se non volete giocarvi qualche informatore vi sconsiglio di usarli per stanare qualche ratto dalla tana. D'altro canto non possono impedirci di fare il nostro lavoro... quindi quando l'emergenza sarà passata, potrete tornare alle vostre mansioni. Cercate soltanto di non ficcarvi nei guai e di mantenere un profilo basso.
    A quel punto prese una bottiglietta d'acqua lì vicina e la svuotò come se fosse un bicchiere microscopico, per poi tornare a fissare i suoi agenti deciso a rispondere alle domande dei presenti in caso si fossero presentate.
  5. .
    Gin sentiva il bisogno di Gabriel di essere abbracciata e consolata, e lui stesso esitava con le labbra serrate, perché l'istinto paterno che provava nei confronti dei suoi studenti lo avrebbe volentieri portato ad una dimostrazione d'affetto, ma NO! Lui doveva essere serio, impassibile, distaccato e glaciale, quindi anche se il suo cuore soffriva rimase immobile, annuendo incerto di fronte alla risolutezza della ragazza, fiero ma frustrato all'idea di non potersi scomporre. Finalmente riconosceva in lei lo spirito di un vero combattente, degno di diventare il prossimo Akira. Appena Gabriel fu pronta, il professore annuì risoluto, per poi utilizzare la sua mano diabolica per spostare rapidamente tutti gli ostacoli e lasciare quanto più spazio libero all'interno di quel piccolo spazio. Non era una sala d'allenamento, ma sarebbe bastato. Gin evocò un paio di spade di legno e ne consegnò una a Gabriel per poter iniziare a simulare un combattimento. Aveva intenzione di allenarla con la pratica, facendole vedere tutti i movimenti necessari. Gin non era esperto solo di Katane, ma anche di moltissimi altri tipi di armi corpo a corpo, e con l'ausilio di quella di legno le mostrò i punti di forza e le debolezze di ogni tipo di arma. Le si avvicinò molto per farlo, aiutandola ad assumere ogni volta la posizione migliore per poter utilizzare un'arma e contrastare l'altra, ma non allungò mai le mani. Semmai, e forse ancora più imbarazzante, le spinse il petto sul corpo, facendole sentire il battito del proprio cuore. Il glaciale Gin si infiammava quando doveva insegnare ai suoi studenti: manteneva l'aria distaccata e seria, severo come un blocco di ghiaccio, ma dentro ardeva di passione non semplicemente per l'arte del combattimento, ma all'idea di trasmettere le sue conoscenze agli altri. Quello, dopotutto, era il modo con cui conviveva con il suo passato. Se da tanto sangue e sofferenza poteva germogliare qualcosa di positivo per il futuro, allora avrebbe puntato tutto sui suoi studenti. La natura angelica di Gabriel avrebbe fatto il resto: sfiancandola ma senza mai farla crollare. Quel primo allenamento fu degno di questo nome, e al termine Gin e Gabriel dovettero fasciarsi le dita delle mani, a causa delle numerose percosse che si erano date. Forse quello non era il più romantico degli istanti per lei, ma avevano condiviso un momento molto speciale, dove il loro legame era cresciuto tantissimo anche se Gin l'avrebbe negato fino alla morte. Quando le prime luci dell'alba spezzarono le tenebre che entravano dalla finestra, Gin si concesse un lungo sospiro, facendo sparire le spade di legno.
    Questa è stata solo un'infarinatura... riprenderemo molto presto, ma se continuiamo così inizierò a insegnare ad un manichino addormentato. Se ti riposerai sarai più produttiva.
  6. .
    Forse quei sentimenti per Niniel erano scontati, ma per un demone nato e cresciuto all'inferno non lo era affatto. Alexander era cresciuto imparando unicamente l'importanza della forza, era diventato adulto e forte prosciugando i sentimenti e la forza vitale degli altri, era stato egoista, mostruoso e aveva perfino imparato a godere della sua stessa malvagità. Non era mai stato messo di fronte ad una scelta, alla possibilità di cambiare, e anche quando aveva valutato quella chance non vedeva spazio per la redenzione. Niniel invece era riuscita a dare fiducia perfino ad un mostro come lui, aveva difeso sua madre e adesso faceva lo stesso perfino con Jack. Non considerava Ultron uno strumento ma un essere vivente, e quei concetti per Alexander erano completamente fuori dai radar. Era come un bambino cresciuto in guerra che non conosceva altro che morte e distruzione, ma Niniel invece di giudicarlo e allontanarlo aveva cercato in tutti i modi di aprirgli il suo cuore, fino a che Alexander non aveva fatto lo stesso. Il fatto che un mostro come lui fosse arrivato a quel punto era la dimostrazione pratica che lei e la sua buona volontà avevano sempre avuto ragione. Cos'era dunque se non un miracolo? Dispiaciuta, la ragazza si gettò tra le sue braccia per consolarlo, ma il cuore del demone non batteva per il dolore o la disperazione, ma unicamente per amore. Sua madre era già morta da tempo, loro avevano ingannato la morte e l'avevano egoisticamente riportata da quel lato della vita, ma non era quello il senso dell'esistenza. Alexander non era triste, perché sua madre aveva trovato un senso alla sua morte, più che ad un'infinita ed egoistica esistenza. Qualcosa per cui aveva imparato a rispettarla ancora di più. Non si aspettò però di essere trascinato verso il suo seno: la differenza di stazza era consistente ma Niniel riuscì comunque a tirarlo verso di sé spingendolo ad inginocchiarsi, in un primo momento il demone rimase sorpreso di quanto forte fosse diventata Niniel in quel periodo, poi però si accorse che non sentiva il bisogno di allontanarsi, e si lasciò crogiolare in quell'abbraccio malizioso ma puro.
    Sto bene, se n'è andata in pace. Mi dispiace soltanto che tu non abbia potuto darle un ultimo saluto. So che saresti stata fiera anche di lei.
    Sospirò, ricambiando il suo abbraccio e cingendole la vita, lasciandosi andare sul petto della ragazza che amava.
    Vuoi sapere che è successo in questo periodo? Ho pensato fino ad ora di essere l'unico ad avere fatto qualcosa di meritevole... credevo di averti salvato io, di aver salvato io mia madre, di aver distrutto io la Umbrella, di dover conquistare io l'inferno. Ma non era così stupidamente infantile: tu hai teso la mano a me, e io l'ho tesa a te. Ci siamo salvati a vicenda. L'Umbrella non è caduta con un colpo di spada, ma con lo sforzo di molti. E le conseguenze delle mie azioni, anche le più atroci, hanno portato alla salvezza di molte persone. Mi sono sforzato così tanto di essere spietato e risoluto, ma è bastato così poco per iniziare ad essere migliore. E' quasi... stupido.
    Forse per un demone come lui era impossibile stringersi un nodo intorno alla gola e confessare piangendo i suoi peccati. Niniel non sentiva infatti senso di colpa nel suo cuore e nella sua voce, ma solo una risoluta volontà di cambiare.
    Quelli come me non sono fatti per chiedere perdono Niniel... a posti invertiti io non lo farei, dopotutto. Ma posso sfruttare al meglio ciò che ho imparato, e se posso farlo assieme a te allora so di poter essere felice.
    Quella era la sua ricompensa, e non chiedeva altro. Avrebbe espiato i suoi peccati cercando di aiutare il prossimo, indipendentemente da ciò che avrebbero sancito gli altri. L'unica cosa che importava era stare al fianco di chi gli aveva dato così tanto mentre aveva così poco.
  7. .
    Nonostante quello che Niniel potesse aspettarsi, Alexander annuì con determinazione quando la ragazza dichiarò di voler liberare Ultron. Il demone era piuttosto refrattario alla scienza e di sicuro non gli andava a genio un supercomputer programmato appositamente per poterlo uccidere, ma oramai riusciva a condividere gli ideali di Niniel e sapeva che la prigionia imposta a quella creatura, per quanto incomprensibile, era sbagliata. Senza contare poi l'uso sbagliatissimo che l'Authority poteva farne. Quindi era d'accordo con lei e avrebbe fatto il possibile per aiutarla in quell'impresa. Quello che spuntò sulla bocca della creatura insettoide al termine del discorso fu la cosa più vicina ad un mezzo sorriso, sincero e compiaciuto, che Alexander avesse mai mostrato a qualcuno. Lui per primo sapeva che né Eloy né gli altri Watchmen lo avrebbero visto di buon occhio, e neanche li biasimava per questo, ma sapere di poter contare su vecchi avversari degni di questo nome per un simile compito era il meglio che potesse chiedere. Sarebbe stato ben disposto a prendersi qualche pugno in faccia in nome dei bei vecchi tempi andati, ma adesso avevano cose più importanti di cui occuparsi. Allungò una mano verso quella di Niniel, afferrandole le dita delicatamente, cercando di distrarla da tutto il resto, per il momento.
    Sono passato dal volerti sfruttare al volerti proteggere. Credevo di dover bruciare il mondo intero per aprirmi la strada verso l'inferno, ma ho capito che ciò che desideravo non era un posto, ma una persona.
    Si riferiva a lei, e la fissava negli occhi con uno sguardo nuovo, che non aveva paura di dimostrare i suoi sentimenti, che non si vergognava di ciò che aveva capito.
    Lo hai fatto capire perfino a mia madre, sai? Ha passato anni ad aspettare che io la tirassi fuori dalla prigione in cui si trovava, ma dopo averti conosciuta è cambiata. Ha preferito sacrificare il dono infernale che le avevo fatto per aiutare qualcuno che ne aveva bisogno. Non ho sentito rimpianto mentre spariva, né sete di vendetta. Era in pace. Era libera. E lo sarò anche io, se seguirò ciò che hai mostrato in fondo al mio cuore.
    Le disse cos'era successo a sua madre senza scendere troppo nei dettagli: si era sacrificata per salvare qualcuno, un estraneo probabilmente, un gesto eroico che a detta di Alexander era nato proprio grazie a Niniel. Forse quella ragazza poteva pensare di essere entrata nei Watchmen solo per trasformarsi in una bambolina da tenere al sicuro, ma non era così. Lei era un'eroina proprio come tutti i suoi compagni, e aveva salvato molte più vite di quanto non riuscisse ad immaginare. Alexander, oltre a riconciliarsi con lei e dimostrare i suoi sentimenti, voleva farle capire anche e soprattutto questo.
  8. .
    Niniel accettò con entusiasmo quel "dono", non tenendo conto che probabilmente quella sarebbe diventata anche una sua responsabilità o parte della missione scoprire come funzionava e cosa farci, ma magari Alexander stava semplicemente sottovalutando quanto in realtà quel genere di cose potessero divertire ed entusiasmare Niniel. La ragazza sembrava ancora confusa sulle intenzioni di Jack e anche dal punto di vista di Alexander quel dubbio era più che comprensibile. Forse non aveva ancora capito l'entità della questione e volle spiegargli a parole cosa in realtà rappresentava la Gakuen.
    Non è solo armagus, non si tratta di magia applicata alla tecnologia, non è una questione di imitare. La Gakuen sembra... "viva". E' difficile da spiegare, possiamo quasi definirlo un luogo che è anche un essere vivente. Il paragone più simile che posso farti è quello di un'intelligenza artificiale che controlla tutto il luogo ma... non è così semplice. E' molto, molto di più, e credo che Jack se ne sia interessato quando ha realizzato che con Ultron poteva fare qualcosa del genere. Dopotutto neanche lui è un semplice robot, non è così?
    Alexander non misurò le parole: non stava nascondendo informazioni né si limitava a spiegare pragmaticamente cosa avevano tra le mani. Voleva aprirsi a lei, dimostrarle che si fidava condividendo le sue emozioni mentre le dava quella spiegazione. Niniel avrebbe dovuto notare come Alexander apparisse estremamente ispirato mentre parlava di quell'argomento: era come se la Gakuen rappresentasse una nuova forma d'arte, la creazione di un nuovo mondo, e il demone era entusiasta di poter assistere e partecipare. Di sicuro non lo aveva mai visto parlare in quel modo. Alexander percepì apprensione nelle parole di Niniel, era preoccupata per Jack ma questo non le avrebbe impedito di fare la cosa giusta. Il demone annuì nel ricevere il compito di cercare alleati nella polizia, ed era certo di poterci riuscire, ma si fece curioso quando la vide trasformare pandora in un computer: quell'arnese era davvero senza limiti. Si alzò e la raggiunse da dietro per poter vedere cosa stava combinando, ma molto prevedibilmente non c'era modo di aprire i file per scavare più a fondo di quanto non fosse già andato Alexander: la cifratura era estremamente elaborata, Niniel poteva considerarla a tutti gli effetti una sfida con Jack che non avrebbe vinto di certo in una notte.
    I poliziotti di New Vegas potrebbero voler fare la cosa giusta, ma avere paura delle conseguenze. Penso saprai che non sono il migliore a rassicurare la gente, forse però possiamo contare sui tuoi amici?
    Una richiesta insolita da parte di Alexander, quella, ma molto saggia: se davvero c'erano guai in vista per New Vegas, forse c'era bisogno di un aiuto in più anche per loro. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno Alexander sarebbe arrivato al punto di invocare l'aiuto di Watchmen?
  9. .
    Rimase stretto a lei fino a che Niniel non gli ricordò che avevano cose serie da organizzare. Non era mai rimasto avvinghiato a qualcuno per puro affatto dopo l'amplesso, e finalmente si sentiva appagato. Qualcosa che era sempre mancato da tempo ora lo rendeva completo. Niniel lo aveva reso completo. Non tornò alla sua forma umanoide, perché dopotutto quello non era il suo vero aspetto. E dato che Niniel lo aveva accettato anche in quella forma, rimase in quello stato mentre le dava gli ultimi baci prima di separarsi da lei.
    Ho preparato qualcosa, sono certo che tu riuscirai a capire subito come funziona. Guarda.
    Alexander non utilizzò nessuna tecnica di trasferimento, forse perché dava per scontato che i sensori di Jack l'avrebbero rilevata facilmente. Piuttosto sollevò una delle grosse placche di carapace all'altezza del suo petto, dalla quale sfilò una sorta di disco acceso da una flebile energia. Il disco aveva una forma piatta, diviso in due parti: un cerchio più ampio decorato con 3 forme triangolari con la punta rivolta verso il centro, e la parte centrale quasi trasparente, tutto colorato di un blu ceruleo spento. Aveva la consistenza del metallo ma pesava anche meno di una pietra.
    E' stato creato con gli stessi materiali che compongono la Justice Gakuen, ha al suo interno l'energia che permette ai ragazzi di spostarsi al suo interno come se fosse un gigantesco teletrasporto. Così lontano dalla scuola è limitato: se lo applichi su uno specchio ti permetterà di comunicare con me, ma se riesci a capire come funziona potresti anche essere in grado di aprire un passaggio sicuro per poterci incontrare di nuovo lontana dagli occhi di Jack.
    Alexander nutriva la massima fiducia in lei, non solo perché le stava affidando qualcosa di importante, ma perché era certo che grazie a Pandora e alla sua intelligenza sarebbe facilmente riuscita a capire come funzionava. E non si sbagliava: quello strumento era fatto di super Tetranite Armagus, proprio come Pandora, imparare ad utilizzarlo le sarebbe venuto spontaneo come respirare. Forse poteva usarlo anche per uscire dalla Altas Game senza che Jack potesse rendersene conto.
    Come ti ho detto, Jack vuole scoprire i segreti della Gakuen: se scoprirà come funziona questo strumento, sapremo per certo che siamo nei guai. Sarà anche una sorta di allarme, se vuoi vederla in questo modo.
    Alexander era molto previdente, aveva pensato a molteplici scenari, e la sua pianificazione non si fermava solamente a Niniel. Rimanendo serio, riprese subito il discorso.
    So che l'Authority collabora con la Atlas Game, ma le loro forze agiscono più come unità militari, quello che voglio dire è che sono slegati dalla polizia locale e anche New Vegas ha un corpo di polizia tutto suo. Adesso che Ultron è fuori gioco, molto probabilmente la polizia sarà libera di fare la sua parte, ma non sappiamo di chi possiamo fidarci. Dovremmo fare delle ricerche per scoprire se c'è almeno qualche agente disposto a fare il suo lavoro per mettere in sicurezza la città lontana dalle grinfie della Altas Game e della Black Lagoon.
    A quel punto aprì un'altra placca di carapace, dalla quale sfilò una pennetta USB.
    Questa è la nostra prima pista: il progetto Jade Road. La maggior parte dei file che ho rubato sono criptati, ma da quel poco che abbiamo sappiamo che Jack sta preparando una sorta di esercito personale, una schiera di supersoldati che possano superare l'Authority in forza bellica, ma non sono riuscito a trovare il laboratorio. A meno che non sia finito in qualche modo sott'acqua, non credo sia la posizione giusta, quindi dobbiamo indagare. E non possiamo farlo da soli.
    Alexander e Niniel potevano fare squadra, ma non sarebbero mai stati abbastanza. Servivano occhi e orecchie anche fuori dalla Atlas Game, per questo aveva pensato alla polizia: il nuovo Alexander era abbastanza positivo da pensare che non solo lui, non solo Niniel e non solo quel dannato ragazzino pazzo col cuore puro potevano rivelarsi brave persone.
  10. .
    Il nuovo stimolo eccitò ancora di più Niniel, non venne scoraggiata dalla perversione mostruosa del suo amante e anzi, si lasciò coinvolgere da lui gettandosi tra le braccia del mostro di cui si era perdutamente innamorata. E Alexander fece lo stesso, tirandola verso di sé, serrandola in una morsa colma di passione mentre riprendevano ad unirsi più forte, più a fondo, con le labbra serrate e strette in un bacio così intenso da spezzare il fiato ad entrambi. Non ci volle molto prima che iniziasse a venire anche il nuovo membro dentro di lei, non era come un orgasmo umano dove il culmine coincideva con l'eiaculazione, era un crescendo perverso e abbondante durante la quale Alexander riempì le sue intimità con tutto quel succo denso e bollente fino a farle traboccare. La schiacciò prima solo contro di sé, poi anche contro il muro, danzando con quelle bocche affamate mentre sfogavano ogni goccia della loro passione. Poi accecato dai fumi dell'eccitazione crollò a terra: non fu lui a finirle addosso ma bensì Niniel che lo spinse involontariamente a terra, ma anche in quel caso Alexander non smise di spingere verso di lei, di possederla vigorosamente mentre si avvicinava al culmine. Avrebbe seguito quella lunga serie di orgasmi con uno più intenso, bollente e colmo di energia degli altri. Il suo cuore prese a battere fortissimo, Niniel sentì chiaramente tutta l'energia del demone accumularsi nel suo ventre come se stesse per lanciare un attacco micidiale. Ma non c'era niente di pericoloso né di aggressivo, era solo la passione che provava per lei a trovare sfogo come non mai. Si staccò dal suo bacio solo per poter gridare, un ruggito mostruoso di pura passione mentre spingeva quelle verghe bestiali dentro di lei, affondando il più possibile dentro quei buchi spalancati e accendendo un torrente di piacere nelle intimità di Niniel che occuparono tutto lo spazio. Non riuscirono a traboccare subito e le gonfiarono il ventre con un'abbondanza selvaggia, facendola sentire come se mille altri amanti l'avessero portata all'orgasmo nello stesso identico istante. Poi esplosero, facendo traboccare quegli orifizi oramai pieni fino all'orlo. Non era la prima volta che faceva una cosa del genere, anche con lei, eppure non aveva mai goduto così tanto in vita sua... un piacere così intenso e puro, che divorare quelle emozioni fu esattamente come gustare la più dolce delle vittorie. Niniel aveva senza ombra di dubbio fatto breccia nel cuore del demone in un modo che neanche Alexander riusciva a spiegare. Sfogata quell'eccitazione, il demone le portò una mano tra i capelli, carezzandola come se la stesse pettinando dal basso verso l'alto, un movimento lento e delicato ma anche dannatamente possessivo.
    Resterei qui per sempre...
  11. .
    Alexander riusciva a percepire il desiderio perverso di Niniel, se ne nutriva e lo assaporava come se fosse un frutto raro ed esotico, alla quale non poteva resistere. Nemmeno lui era mai stato legato a qualcuno in una maniera tanto profonda, mai aveva desiderato portare il rapporto ad un livello più intenso e profondo, soprattutto con un essere umana che in passato avrebbe disprezzato e trattato meramente come carne da macello. Niniel però aveva cambiato tutto, e lo dimostrava il modo in cui Alexander spingeva dentro di lei, quasi disperato, donandole tutta la sua essenza mentre gemeva e sibilava, leccando le sue labbra e cedendo alla tentazione di morderla. Le azzannò il collo come un vampiro avrebbe fatto con la sua amante diletta, un morso sanguinolento ma privo di violenza o di crudeltà, era un morso passionale vigoroso quanto quelle perverse spinte, un morso che sembrava volerle dire che ora apparteneva a lui. Mordendola, respirandole addosso, spingendosi verso la sua carne, Alexander sollevò anche le mani verso il suo petto, afferrandola con forza per quel seno morbido e abbondante che fino a quel momento aveva lasciato danzare indisturbato, ma che avrebbe guidato lui stesso. La strinse per mettere in evidenza i capezzoli, punzecchiandoli con gli indici acuminati come se volesse bucarla, aggiungendo sempre più stimoli a quell'amplesso già capace di mandarli entrambi fuori di testa. L'abbondanza della sua virilità si stava gradualmente esaurendo, eppure non smetteva di violarla con vigore, come se anche quelle preziose ultime gocce dovessero finire necessariamente dentro di lei. Ma Niniel non sarebbe rimasta insoddisfatta, non quella sera, e dimostrandole che aveva ragione quando gli diceva che di sicuro non era umano, Alexander liberò una delle sue zampe da quel perverso abbraccio, utilizzando la sua nuova natura per influenzarla e modificarla. Sciolse il carapace e ammorbidì le articolazioni, facendola diventare simile ad un sottile tentacolo. Poi lo ingrossò di colpo, concentrando sangue ed energia al suo interno, fino a che un sottile buco non comparve sulla sua punta, facendogli assumere la forma affusolata del suo stesso, mostruoso membro. A quel punto Alexander fece scivolare quell'appendice tra le sue gambe, in modo da utilizzare il lago di umori che lui e Niniel si stavano scambiando per infilarsi dentro lo stretto buchino della ragazza, anch'esso oramai ampiamente violato dalla sua virilità e per questo pronto ad accoglierne un'altra. In un breve istante Niniel avrebbe sentito due grossi cazzi farsi strada nei suoi orifizi contemporaneamente, e anche se il momento della penetrazione era stato più lento e intenso degli altri, il ritmo che assunsero divenne ben presto unisono, e riprese come se non ci fossero state pause.
    Dimmi che ne vuoi ancora... ti darò ogni parte di me...
    La spingeva con quella voce perversa e sensuale, verso la lussuria più totale. Non voleva limitarsi ad appagarla e sfiancarla, voleva diventare complice di quell'intimità che oramai non potevano più rinnegare, e che stavano consumando con così tanto osceno trasporto.
  12. .
    Sentiva di poter andare avanti all'infinito, perché i gemiti e la carne di Niniel lo stavano stimolando a fare del suo meglio per farla godere, e lui aveva tutta l'intenzione di soddisfare quel desiderio. La strinse a sé più forte, e ogni affondo era sempre più potente dell'altro, canto che non riusciva più a trattenere gli spasmi, a metà tra grida di piacere e sibili tanto inquietanti quanto passionali che Niniel riscopriva in quella mostruosa natura. Non erano minacciosi, non l'avrebbero fatta sentire in pericolo perché non erano suoni prodotti da un mostro pericoloso, ma dal suo amante che non desiderava altro se non farla godere. Voleva continuare così senza fermarsi mai, ma appena Niniel gli fece quella richiesta, il suo corpo agì d'istinto come se fosse stato lei a controllarlo: le numerose zampe che circondavano la cinta di Alexander si sollevarono verso di lei, afferrandola per aggiungere altre braccia a quella stretta, essendo fatte delle armi distruttive di Alexander quell'abbraccio sarebbe stato intenso ma non pericoloso: oltre al sentimento e al vigore del demone, Niniel avrebbe potuto percepire anche il massimo della sua energia, come se volesse darle tutto di sé, anche l'ultima goccia della sua essenza. Spinse più forte, deciso, cercando le sue labbra per poterla baciare mentre si abbandonava all'orgasmo che Niniel aveva così appassionatamente richiesto. Ogni fiotto di seme bollente spingeva il demone in avanti, lo faceva pulsare forte dentro di lei mentre quasi crollava verso la scrivania che oramai somigliava più al banco di una macelleria. La carne di Niniel traboccò immediatamente di quel fluido densissimo colmo di energia, anche se il grosso finì dentro di lei gonfiandole leggermente il ventre. Niniel sentì gli spasmi e i gemiti del suo amante mentre li soffocava sulle sue labbra e veniva senza vergogna, crollando sulla scrivania ed iniziando a respirare pesantemente, senza smettere di donarle quell'orgasmo sentito e passionale. Quando si rese conto di come era crollato su di lei, Alexander allargò le zampe più piccole sollevandosi col ventre mentre un lungo rigolo di saliva teneva attaccate le loro labbra: sdraiata sulla scrivania, col ventre gonfio di seme che ancora imperterrito pompava dentro di lei, Niniel poté ammirare il mostro che aveva reso un guerriero dalla parte del bene mentre ansimava voglioso di lei.
    Non credo di essere più un demone... qualcosa dentro di me è cambiato... forse sono stati gli esperimenti... forse sei stata tu... ma so che questo è per te... Niniel...
    La voce deformata dall'eccitazione e dalla passione, Alexander non aspettò che lo invitasse ancora e afferrandola per le caviglie tirò versò l'alto le gambe di Niniel per riprendere la penetrazione, sbattendola sulla scrivania senza arrestare un solo istante quell'orgasmo mostruoso, facendo traboccare e fiottare vistosamente tutti i fluidi che si annidavano dentro di lei ad ogni affondo. Un rapporto bestiale, mostruoso e osceno, che però con le loro forme e quella ritrovata passione potevano sostenere.
  13. .
    Gin riusciva a comprendere la frustrazione di quella ragazza, ma nonostante il suo cuore fosse nel posto giusto, lo stesso non si poteva dire della sua mente, troppo scossa per ragionare in maniera lucida. I suoi intenti erano nobili ma non si poteva dire lo stesso delle sue preoccupazioni.
    Non sei lucida, respira a fondo...
    Avrebbe voluto dirglielo con un tono più severo, ma nonostante stesse cercando di mantenere lo sguardo duro e serio, gli risultava impassibile non creare empatia con lei, con la sua rabbia e la sua tristezza. Sentiva troppo vicini i suoi studenti, anche quelli più instabili come Gabriel, non poteva accettare che subissero traumi del genere. La vecchia generazione, la sua generazione, non aveva il compito di prepararli a simili orrori, ma impegnarsi al massimo per poterli evitare. Quello era anche un suo fallimento. Gabriel però sembrò trovare la forza per reagire, scegliendo di aggrapparsi anche a quella poca speranza che il cacciatore aveva tentato di portarle via. Il petto di Gin si riempì di orgoglio paterno, ma stavolta fu bravo a non darlo troppo a vedere. Finalmente gli chiese di allenarla, ma non lo fece come se fosse una gita scolastica, un momento di ricreazione o qualcosa di scontato. Stava trovando la sua ragione per combattere e Gin non poteva chiedere di meglio. L'uomo annuì, e dopo aver portato le mani in una posizione unita come se stesse pregando, concentrò energia per materializzare tra le sue mani un kit da combattimento di emergenza, con tanto di tuta attillata odiatissima da Gabriel che di sicuro stavolta non avrebbe disprezzato.
    Lo farò, ma ad una condizione: lo faremo adesso. Sei stanca, sei debole, sei traumatizzata, ma non ci sarà un momento migliore per rialzarsi.
    A quel punto allungò la tuta da combattimento verso di lei. Forse era una terapia d'urto eccessiva, ma Gin aveva capito cosa Gabriel voleva fargli capire, e il professore voleva darle la possibilità di dimostrarlo.
  14. .
    Nonostante Gabriel avesse ben poco da dire, Gin non la interruppe in ogni caso, concentrandosi piuttosto sulle fasce adesive che aveva preso per poterle applicare nella maniera corretta sulle sue ferite. La ragazza avrebbe immediatamente percepito sollievo sulle membra ferite, fortunatamente la scuola era attrezzata per danni ben peggiori, quindi risolvere quei tagli sarebbe stato molto semplice e rapido. Una ferita che però non poteva guarire così facilmente, era quella nell'orgoglio della ragazza: si era resa conto di essere fragile e impotente di fronte a certe situazioni, aveva capito che c'erano avversari molto al di sopra delle sue capacità, e che molto difficilmente sarebbe riuscita a raggiungere lo stesso livello per combattere alla pari. Gin non era certo di conoscere le parole utili per consolarla, e forse non era neanche il suo scopo in quel momento, ma sapeva cosa condividere con lei per farle capire che non doveva arrendersi.
    Forse sei debole, sì.
    Esordì, applicando con decisione l'ultima medicazione, lo fece con un pò più di irruenza per strapparle un grido di dolore, non tanto per farle male quanto più per guadagnarsi la sua massima attenzione. Poi si allontanò di qualche passo dal lettino per afferrare un panno da inumidire sotto il getto d'acqua dell'infermeria.
    Ma quella di oggi non era una prova generale, non era un esame, non hai ancora dimostrato né di essere forte, né di essere debole.
    Tornò davanti a lei, guardandola negli occhi senza soffermarsi su nessun'altra parte del corpo, per non farla sentire osservata, mostrandole il panno umido così che potesse darsi una ripulita. Non voleva metterle le mani addosso se non era necessario, né se non era lei a desiderarlo.
    Sarai debole se ti arrenderai, se ti lascerai sconfiggere da questo evento, se deciderai di non rialzarti. Fermarti: ecco cosa ti renderà debole.
    Portò quindi le braccia in posizione conserte, completando la sua arringa con una considerazione personale.
    E non pensare di essere stata semplicemente fortunata: anche lui lo è stato, a trovarti da sola, stanca e fuori allenamento. Anzi, proprio perché se l'è presa con te in queste condizioni, questo non lo rende forte. Pertanto se deciderai di smettere di essere debole, lo supererai.
    Gin probabilmente non era il migliore dei genitori, ma se si trattava di combattere allora poteva dare il consiglio giusto, e in quel momento l'unica cosa che Gabriel doveva sentirsi dire era che non doveva arrendersi.
  15. .
    Come netta risposta agli stimoli di Alexander, Niniel non si limitò a lasciarsi annegare dal piacere ma anzi, lo afferrò in maniera quasi automatica, istintiva, utilizzando il suo potere per resistergli. Sembrava quasi che Pandora... lo stesse imitando? Forse il corpo della ragazza non poteva trasformarsi come il suo diabolico amante, ma di sicuro poteva diventare più forte, più resistente, ricoprendola di quella carapace metallica che invece di disgustarlo o intimorirlo lo fece eccitare ancora di più. Questo perché era Niniel a farlo, e non una qualsiasi altra amante che si affidava alla tecnologia pur di diventare più forte. Era lei a farlo, e lo faceva in un modo che si avvicinava moltissimo a quella corazza che lui sapeva dipingere sulla propria carne. Ne fu talmente estasiato che non riuscì a trattenere l'entusiasmo, afferrandola più forte per tirarla verso di sé e inchiodare quella verga impaziente a fondo nel suo utero, per poi riprendere i movimenti ancora più forte, ancora più intensamente. Iniziò addirittura a mugugnare, come se si stesse sforzando. Niniel poteva sentirlo mentre si agitava sotto di lei, non si limitava a penetrarla ma pulsava anche nello stesso momento come se avesse fretta di farla godere, di renderla felice con il piacere. Si stringeva a lei per sentire il morbido seno sul proprio petto mentre impaziente continuava a cercare la sua lingua, rendendo quella danza oscena sempre più intensa e profonda. Alexander usciva quasi del tutto da dentro di lei ma non la lasciava mai andare, piombando ancora e ancora dentro quel caldo utero impaziente mentre attraversava tutta la sua intimità.
    Hai imparato a usare molto bene il tuo potere... mi piace... sei forte... sei irresistibile...
    Ansimava mentre dichiarava tutto quello che provava, incapace di trattenersi, privo della volontà di nascondere le sue emozioni. Ogni volta che la cappella pulsava in profondità dentro di lei, sembrava pronta a raggiungere un nuovo orgasmo, e rilasciava dentro la carne di Niniel delle gocce di densissimo presperma che avrebbero avuto lo stesso ruolo di un afrodisiaco sparato direttamente dentro di lei. Voleva affamarla, renderla insaziabile, mantenere quella perversa promessa fatta un attimo prima e scopare fino a perdere il senno.
7127 replies since 6/7/2009
.
Top