Posts written by Hyperion Arcade

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    Ben conscio che quel comportamento avrebbe potuto spaventare o quantomeno sorprendere Elise, Berith rimase in silenzio, fermo sul letto, intento ad osservarla mentre si avvicinava al suo ritmo, senza forzarla o metterle fretta. Lo sguardo del Kaiju però non era rivolto a nulla che non fosse lei, donandole la sua massima attenzione. Anche il resto del corpo era fermo, calmo: stando con lui forse Elise aveva notato come spesso le sue propaggini, al sua coda o altri organi fossero sempre all'erta dedicandosi ai più svariati elementi che li circondavano al fine di mantenere uno stato di allerta, ma in quel momento tutti i suoi sensi erano unicamente dedicati a lei.
    Non mi sento così bene da molto, molto tempo.
    Rispose con un tono profondo, ma basso e pacato, sembrava voler mantenere la voce non troppo alta così da non disturbare la bambina e soprattutto non intimorire lei. Quando si sentì toccare, le propaggini di Berith si allungarono verso Elise per cingerle i fianchi, avvicinandola a sé come se volesse abbracciarla. Il muso del Kaiju si rivolse verso quello della donna, respirandole addosso. Il suo fiato era bollente, ma non così tanto da darle fastidio. Somigliava a duna di quelle tiepide stufe alla quale era impossibile stare troppo lontani per via del piacevole tepore che portano sulla pelle.
    Non è la prima volta che stiamo così vicini, anzi... siamo stati anche più intimi. Forse in quelle occasioni ti ho messa a disagio, magari sarai anche spaventata dopo che mi hai rivisto nelle mie dimensioni reali. Ma sappi che non ho intenzione di farti del male, anzi... vorrei l'esatto opposto. Più che una semplice valvola di sfogo... vorrei mostrarti come posso darti piacere. Se me lo permetterai.
    Perfino per un mostro come lui, allo spettro opposto dell'umanità e della coscienza, il consenso era qualcosa di fondamentale, alla base del rispetto anche tra specie, quindi inalienabile di fronte a qualcuno che si considera il proprio partner. Forse quello era un modo molto strano e romantico per dirle che voleva farla godere sul serio, ma Berith stava procedendo a tentoni, cercando di aprirsi a lei nella maniera più spontanea quanto più rispettosa possibile. Non c'erano più dubbi sulle sue intenzioni, ma sembrava aspettare una risposta, come se il modo di fare di Elise fino a quel momento non avesse fatto altro che assecondarlo per tenerlo buono. Non poteva bastare per un essere come lui, se davvero doveva farlo allora lo avrebbero fatto assieme.
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    La dichiarazione di Berith sembrava aver messo in difficoltà Elise, una reazione abbastanza inaspettata da parte del Kaiju che fino a quel momento l'aveva vista agire come una vera e propria leonessa, capace tanto di gestire i suoi guai e i suoi problemi, quanto dedicarsi alla sua famiglia e alle cose importanti. In via del tutto curiosa e che non riusciva ancora a comprendere bene, il Kaiju si sentiva in un certo senso soddisfatto nell'essere riuscito a farla cedere, un pò come se solo lui conoscesse quel "punto debole" di Elise, qualcosa che avrebbe custodito e che di certo non avrebbe usato mai contro di lei. Almeno, così si ripromise, ben conscio che in quel momento non poteva più permettersi di tirarsi indietro o usare mezzi termini. Quelli come lui non si rimangiavano di certo le parole. Mantenne un tono serio e non smise mai di fissarla, anzi le placche intorno al suo collo si aprirono ancora di più, brillando più forte ed emettendo un calore sempre più intenso, sembrava quasi che volesse attirarla a sé con quel suo modo di fare tanto mostruoso quanto affascinante. Nonostante all'occhio poteva sembrare una centrale nucleare pronta ad esplodere, l'istinto e gli altri sensi lo facevano sembrare estremamente calmo, privo di aggressività. Non c'era nessun pericolo in quella stanza con lei, solo un mostro passionale che arrossiva in modo molto diverso da lei.
    Non riesco ancora a capire del tutto cosa sia un "casino" per voi esseri umani... ma credo che per una donna "incasinata" come te non serva un compagno normale. Tra tutti quelli che hai, lascia che io diventi il "tuo" casino, e affrontiamo gli altri assieme.
    Berith era sempre riuscito a comunicare con lei, nel bene e nel male, ma per la prima volta non si stava limitando a parlare "la sua lingua", sembrava proprio che stesse cercando di parlare come lei, come un essere umano, comunicando come farebbe un suo simile. Stava cercando di avvicinarsi. Impacciato da parte di un Kaiju, ma non se ne vergognò minimamente, quelle parole venivano dal suo cuore quindi sapeva che non aveva davvero importanza se avevano senso o meno. L'importante era che le arrivassero i suoi sentimenti.
    Non posso più tornare sui miei passi, quindi se le parole non bastano, lascia che te lo mostri.
    Un modo per dirle che in quella situazione non sentiva il bisogno di spiegare. Iniziò ad abbassare gradualmente la sua temperatura, senza mai farla sparire del tutto, così come la sua bioluminescenza. Poi prese a camminare lentamente fuori dal bagno, dirigendosi verso la camera di Elise. Teneva lo sguardo in avanti, mentre le propaggini ai lati del suo corpo oscillavano e vibravano all'indietro verso la donna, come se stessero formando un percorso luminoso da farle percorrere. Chiunque, ogni singolo essere umano sulla faccia della terra, a vedere quello spettacolo avrebbe potuto capire una cosa sola: un mostro terrificante l'aveva ingannata o la stava ipnotizzando per trascinarla verso la sua tana per poterla divorare... o peggio. Ma Elise non avrebbe percepito da lui né malvagità, né istinto omicida. L'unica cosa di cui avrebbe dovuto avere paura a quel punto era di non essere in grado di tornare indietro dopo qualcosa del genere... ma questo spettava a lei decidere se lo voleva. Berith, completamente asciutto per via del suo calore, salì sul letto di Elise trasformando la sua stanza in un incubo di luci che rimbalzavano sulle pareti, sembrava un sogno febbrile al buio, anche più di quanto non lo era stato in bagno, forse era in quel modo che i Kaiju della sua specie seducevano le femmine: usando i colori sulle pareti per attirare l'attenzione che poi venivano riflessi sulla sua carapace nera, cambiando del tutto il suo aspetto e facendolo apparire più variopinto che mai. Il mostro assunse una posizione simile a quella di una sfinge, ma invece di starsene dritto davanti a lei, era piuttosto acciambellato sulla parte superiore del letto, offrendole il fianco ed invitandola a raggiungerlo.
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    Quel delicato bacio fu una sorta di consenso per entrambi, e così come le loro labbra anche i corpi si scioglievano, entrando sempre più in contatto. Rengoku strinse il capo di Gabriel per tenerla vicino a sé, continuando a baciarla senza vergogna, per poi tornare a scendere sul suo corpo. Le carezzò la pelle morbida, le spalle, il ventre, era una novità completa per lui che mai aveva avuto modo di gustarsi con tanta tranquillità il corpo di una ragazza. Gli altri incontri erano stati fortuiti e fin troppo frettolosi, ora finalmente aveva il tempo per assaporare una femminilità. Non solo i suoi versi, i suoi baci, la tenerezza della sua carne, ma anche degli odori dolci e piacevoli che si facevano sempre più forti man mano che la ragazza si lasciava andare. Quando gli chiese di toccarla, Rengoku passò subito la mano sul suo petto, risalendole il ventre delicatamente per poterle sfiorare i seni, massaggiandoli eccitato all'idea di poter toccare con mano una parte così intima della ragazza. Ma sapeva anche che Gabriel non gli stava solo chiedendo di esplorare il suo corpo, voleva sentirsi sua, voleva farsi toccare in maniera intima, quindi il ragazzo pensò bene di tirare fuori un pò di iniziativa. Dopo aver assaporato la morbidezza del su osceno, la mano di Rengoku scese verso le gambe della ragazza, senza fretta, cercò con le dita lo spazio sul suo ventre e dopo aver attraversato quel pube totalmente glabro e privo di peluria, finalmente raggiunse l'intimità della ragazza. Un lungo sospirò scivolò dalle labbra di Rengoku mentre le dita sprofondavano verso di lei come se fossero state risucchiate da una calda marea. Era un movimento spontaneo perché la dolcezza di quel sesso lo attirava più di ogni altra cosa, e dopo averla massaggiata un pochino i suoi umori lo guidarono dentro. Rengoku si lasciò sfuggire un gemito di piacere mentre la sua verga diventava più dura che mai, iniziando a punzecchiare il ventre di Gabriel all'altezza dell'ombelico.
    Mi dispiace, ma... ah... sei così morbida...
    Irresistibile, accettò quel richiamo e spinse il medio dentro di lei mentre col corpo si faceva più avanti. La cappella bollente di Rengoku iniziò a premere su di lei, bisognosa di attenzioni, mentre quell'affondo curioso si trasformava gradualmente in un massaggio lento e meticoloso. Anche le dita di Rengoku erano spesse e ruvide, ma soprattutto in quel momento erano bollenti. Gabriel poteva sentirle che si piegavano e scivolavano su di lei come se stessero cercando un modo per stimolare ogni angolo di quell'intimità: il medio scivolava dentro e fuori, usando i polpastrelli per arrivare fino alla clitoride con i suoi movimenti, mentre indice e anulare circondavano le sue grandi labbra, massaggiandole, schiacciandole come se fossero un succoso frutto da spremere. Sentì di volerne di più, e per sedare quel desiderio cercò ancora le labbra di Gabriel, baciandola di nuovo ma stavolta con più foga, più desiderio, proprio come quando si erano baciati davanti a quegli armadietti.
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    Rimase completamente imbambolato a fissarla mentre si spogliava, Rengoku si ripeteva che stava solo cercando di lasciarle spazio, di non saltarle addosso, di non essere frettoloso, ma la verità era che non poteva distogliere lo sguardo, rendendosi conto di quanto fosse perfetto quel corpo davanti a lui. Gabriel era davvero una bellissima ragazza, l'opposto di lui per certi versi dato che sembravano uno il negativo dell'altra in ogni aspetto. Prese un profondo respiro, non voleva fare la statua di sale e sapeva che rimanendo lì immobile quegli spasmi che gli arrivavano dal bassoventre si sarebbero presto trasformati in una volgare erezione che avrebbe sbattuto letteralmente in faccia a Gabriel, e questo non era molto galante.
    Ad essere sincero... non lo so neanche io. Mi sento un pò stupido...
    Commentò con una punta di autoironia, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa, mentre decideva finalmente di lasciarsi andare, sdraiandosi di fianco a lei sul letto tenendosi girato verso Gabriel, si ritrovarono quindi faccia a faccia, stesi su un fianco, nudi sul letto mentre cercavano di capire cosa fare. Gabriel gli chiese di andare con calma e lui sentì di non avere nessuna fretta in quel momento, eccezione fatta per una cosa: allungò le mani verso di lei, afferrandola per i fianchi, tirandosi verso il corpo di Gabriel ma senza esagerare, non la strinse a sé, semplicemente fece in modo che i loro corpi fossero vicinissimi, così come i loro volti.
    Forse non dobbiamo fare niente... magari dobbiamo riprendere esattamente da dove ci siamo fermati, come dici tu. Ma stavolta... senza fretta e senza ansia, ok?
    mentre parlava, le mani di Rengoku le risalirono il corpo, scivolandole dietro le spalle per poterle carezzare la nuca e i capelli. Le sue dita erano forti, si stringevano su di lei in maniera possessiva e impaziente, ma senza violenza. La fissava dritta negli occhi deciso a non perdere più il coraggio e, gradualmente, si fece avanti con la bocca, aprendola leggermente per avvicinarsi a lei. Voleva baciarla, con la stessa passione con cui l'aveva presa per i corridoi della scuola, ma senza la foga di uno che ha paura di essere colto alla sprovvista. Da lì, avrebbe assecondato ogni suo gesto, senza tirarsi indietro. Era il loro momento quello.
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    Ogni movimento di Gabriel metteva inevitabilmente in evidenza ogni curva del suo corpo, dai fianchi fino al seno, per questo Rengoku si muoveva lento e incerto, aveva sicuramente paura di perdersi qualcosa. Non era mancanza di rispetto per lei, anzi forse tutto l'opposto, ma era la prima volta che si ritrovava davanti a una ragazza che si era messa in accappatoio solo per lui e stava aspettando il momento giusto per toglierselo. Senza contare che Gabriel aveva senz'altro qualcosa di diverso rispetto alle altre ragazze. Era davvero di una bellezza incredibile, forse per via della sua natura ma in quel momento Rengoku stava pensando a tutto meno che a razze e poteri. Sentendosi rimproverato da lei, Rengoku rialzò lo sguardo verso gli occhi della sua partner, assumendo un'aria più seria mentre si schiariva la voce e cercava di ricomporre quel poco che restava della sua lucidità.
    Non... mi manca il coraggio. Volevo solo dirti cosa stavo stavo pensando...
    Occupava la bocca nella speranza di sbloccare la testa, credeva che farlo con premeditazione e la giusta dose di attenzione sarebbe stato diverso dal semplice saltarsi addosso a scuola col rischio che tutti li avrebbero visti, ma la cosa non aveva fatto altro che complicarsi. Anche solo a parlare in quel modo senza dire nulla si sentiva maledettamente stupido, e non voleva che la loro prima volta andasse così. Non che si aspettasse qualcosa di magico o incantato ma... insomma, perché doveva rovinare tutto proprio adesso? Si lasciò trascinare verso il letto da Gabriel ma non si fiondò su di esso con lei, restandole in piedi, davanti agli occhi, intento a guardarsi attorno. La ragazza aveva già esplorato il luogo, trovando tutto quello che aveva potuto, addirittura tirando fuori i preservativi che molto probabilmente non sarebbero stati molto utili. Rengoku aveva problemi anche solo a tenersi strette le mutande quando le emozioni diventavano forti, figurarsi i preservativi. Non per cose lascive e assurde, dannazione! Semplicemente il suo potere era dannatamente bravo a fare a brandelli qualsiasi cosa si trovasse intorno a lui. Ma adesso non poteva pensarci, o rischiava davvero di mandare tutto a monte. Si passò una mano sulla bocca, fingendo di pensare ma soltanto per nascondere la sua indecisione.
    Ecco, direi... forse dovrei iniziare semplicemente spogliandomi anche io...?
    Si, forse era la scelta migliore, quella più semplice, dopotutto quella era l'unica cosa con cui era veramente a suo agio: aveva passato tutta la sua breve vita a convivere con gli sguardi di coloro che disprezzavano quel corpo mostruoso, oramai non ci faceva più caso e per questo si sarebbe spogliato senza problemi. Tolse prima la camicia, restando a petto nudo, scoprendo il fisico estremamente allenato, tanto da sembrare più maturo rispetto alla sua giovane età. Nonostante quei muscoli fossero scanditi da una pelle mostruosa e maledetta, risultavano definiti e tonici, sembrava quasi un'armatura di carne. Lanciò via le scarpe con un movimento delle gambe mentre si abbassava i pantaloni e si rese conto solo a quel punto di non aver messo l'intimo ma quella non era una novità per lui e, come già pensato, non rappresentava motivo di vergogna. Anche la parte inferiore del suo corpo era allenata, sembrava uno di quei manichini anatomici anneriti e maledetti, con quella virilità che finalmente poteva svettare verso l'alto, metà turgida e metà no, che si piazzava davanti allo sguardo di Gabriel con aria minacciosa. Il sesso di Rengoku non era strano solo nell'aspetto, ma anche nella consistenza: la pelle risultava spessa, le dimensioni gonfie, solo la punta era leggermente bagnata mentre il resto sembrava quasi un manicotto di gomma, ma senza le fattezze inquietanti di uno strumento da lavoro bensì con l'aspetto armonioso di un organo umano. Anche da nudo, non si nascose né prese ad agitarsi come se fosse imbarazzato, esitava solo perché si aspettava un commento da parte di Gabriel.
    Mi fai vedere...? Voglio vederti anche io. Senza veli.
    Stava prendendo sicurezza, la sua voce era più profonda, senza troppe esitazioni, si stava preparando a fare il prossimo passo e non voleva più tornare indietro.
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    Elise non rifiutò il suo gesto, anzi lo ricambiò, dimostrandogli che anche lei, potendo scegliere, avrebbe fatto di tutto per rimanere assieme a lui. Era strano il legame che si era creato tra di lor, ma faceva bene ad entrambi. Ad Elise conferiva forza, sicurezza, ma soprattutto un amico prezioso e leale. Berith invece riusciva a combattere quell'indecisione e quell'inerzia che da sempre avevano caratterizzato la sua vita, illudendosi di essere destinato a rimanere solo, perché unico. Ma forse era proprio questo il punto: ogni essere vivente è unico a modo suo, anche gli esseri umani che si somigliano tra di loro, ma esistono quelli capaci di rendersi speciali. Elise non era come tutti gli altri, forse era più simile a lui rispetto a tutti gli altri membri della sua razza. Quindi che male c'era a scegliere di restare con lei? Di fronte a quella realizzazione, proprio mentre le loro bocche erano così vicine, Berith venne colto da un'epifania: forse quello che voleva davvero era farla sua, assicurandosi una volta per tutte che non vedesse più in lui soltanto lo strumento della sua vendetta o un ideale alleato, ma un vero e proprio compagno. Forse, in realtà, lei lo vedeva già così, e semplicemente Berith ci aveva messo troppo a capirlo. Ma la differenza di comunicazione era un baluardo assai difficile da ignorare. Le carapaci sul suo corpo si sollevarono, sembrò ingrossarsi come se stesse prendendo un profondo respiro, era pronto a ricambiare a modo suo quel "bacio" ma si rese conto che avevano già ceduto alla carne in quel modo. Il sentimento che stava muovendo Berith in quel momento era molto, molto diverso. Non poteva limitarsi a saltarle addosso. Cercò di darsi un contegno, respirando normalmente mentre la sua lunga e massiccia lingua avvolgeva quella di Elise, baciandola in maniera più pacata, per quanto a un mostro del genere gli fosse concesso. Cercò di non esagerare offrendole il sapore del suo corpo, acceso da una bioluminescenza tanto tenue quanto decisa, tipica di quando provava emozioni forti. Poi però la lasciò andare, tirandosi indietro sulla vasca, prima senza opprimerla col suo peso, poi uscendo fuori oramai pulito a dovere. Sembrava quasi che la stesse rifiutando ma, in realtà, adesso che aveva messo le distanze tra di loro, Berith aveva assunto una posizione quasi solenne, sembrava quasi una mitologica bestia che si prepara a fare la dovuta presentazione al campione che l'ha finalmente trovata. A causa del suo metabolismo in funzione, Berith fece perdere alle pillole che lo tenevano minuto una punta della loro efficienza: non tornò alle sue dimensioni naturali ma crebbe di qualche stazza, diventando più grosso del normale. Le propaggini che prima avevano abbracciato Elise gli scivolarono ai lati assumendo un movimento simile a delle piccole onde, come se il vento le stesse trascinando via, mentre lo sguardo diventava brillante come la bioluminescenza che si accendeva dalle corazze intorno al collo. Dava davvero l'idea di voler fare un discorso solenne.
    Stanotte stipuliamo un nuovo contratto, Elise. Non voterò più solo la mia forza e la mia mente alla tua missione, ma anche la mia carne. Se tu farai lo stesso con me. Ti desidero... come femmina.
    Mentre pronunciava quelle parole, la bocca si muoveva a stento, sembrava più un sussurro che una vera dichiarazione. La luminescenza di Berith si fece più intensa, stava cercando di attirare l'attenzione, e alzava il suo calore così come la sua pressione energetica. Ma non come si fa contro un nemico: non la schiacciava né le toglieva il fiato, condivideva piuttosto la sua forza e il suo calore, invitandola non solo con la vista ma anche con tutti gli altri sensi. Quello era... un rito di corteggiamento?
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    Forse stava commettendo un errore. Forse si stava semplicemente lasciando trascinare dagli ormoni e dalla novità. Dopotutto da quando era uscito dalla detenzione scolastica aveva visto un sacco di persone strane, tutte con un modo a dir poco pittoresco di avvicinarsi al suo aspetto mostruoso, non aveva idea se fosse la nuova ondata di studenti ad essere strana anche lui o se il mondo si stava semplicemente abituando a creature come lui, ma non cancellava quello che aveva passato negli anni. Anche se Kurayami era popolata da ogni genere di creatura, di razze e fattezze uniche, non tutte sono il risultato di un rituale mostruoso a base di sacrifici di esseri viventi trapiantati direttamente sulla pelle. Mentre si guardava allo specchio dopo aver scelto gli abiti meno lacerati e consunti che aveva, Rengoku non poteva fare a meno di pensare che probabilmente, in cuor suo, sapeva che si stava semplicemente approfittando dell'ingenuità e della bontà d'animo di quella ragazza. Forse aveva semplicemente fatto tombola e chiunque al posto suo si sarebbe chiuso in quella camera di albero da solo con lei fino al mattino del giorno seguente, senza farsi troppe domande, ma lui no. Lui sapeva cosa significava fidarsi di qualcuno e venirne tradito, e non voleva che Gabriel subisse lo stesso destino. Dopotutto, in un certo senso, era già finita male per colpa sua. Si passò sulla faccia le mani piene di acqua fredda, più volte, ed iniziò a stringersi i connotati mentre si fissava nello specchio attraverso le dita, non senza disprezzo. Si sentì stupido: sapeva essere spietato contro i criminali, ma il suo cuore diventava fin troppo tenero quando aveva a che fare con gli innocenti. Era ancora maledettamente immaturo e per questo si disprezzava. Chiuse gli occhi e sospirò, sapeva che stava facendo un errore, quindi iniziò subito a sbottonarsi la camicia, deciso ad abbandonare. Forse si sarebbe scusato, o magari Gabriel l'avrebbe odiato e basta, così si sarebbe allontanata da lui una volta per tutte e sarebbero stati capaci di metterci una pietra sopra.
    Ah...
    Ebbe un sussulto quando la porta si aprì e se la ritrovò davanti. Aveva immaginato ogni possibile scenario: vestita con la divisa, con la tuta da combattimento, il più normale possibile, ma quando la vide con addosso solo l'accappatoio come se lo stesse aspettando fu... strano. Il cuore di Rengoku iniziò a battere forte, il suo sguardo sorpreso era impossibile da non notare. Alla fine quella camicia scura l'aveva tenuta, e oltre a quella solo un paio di pantaloni e le sue scarpe meno rovinate, nient'altro. Avrebbe dovuto entrare per non farsi notare ma era fermo sulla porta, immobile, tento a fissarla. Si maledì di nuovo perché non avrebbe dovuto guardarla in quel modo, e soprattutto non avrebbe dovuto soffermarsi né sul suo petto né suoi suoi fianchi, ma era davvero una novità per lui e non riusciva in nessun modo a controllarsi. Quando finalmente il sangue riprese a fluire nel corpo. chiuse gli occhi e si fece avanti, richiudendosi la porta alle spalle e riprendendo a respirare normalmente.
    Scusa, io... ti ho fatta spettare...
    Avrebbe voluto dirle altre mille cose, confessarle tutte le sue incertezze e i suoi dubbi ma seppe per certo che non avevano alcun senso in quel momento, visto che l'unica cosa che riusciva a vedere era quella ragazza, immersa nel silenzio e nel vuoto, sola lì per lui e nessun altro. Stavano davvero per farlo.
    Sei... molto bella.
    Non riuscì a dirlo in maniera più matura di così, ma adesso che glielo aveva detto si sentiva molto, molto meno stupido. Sollevò le mani come se volesse afferrarla immediatamente e tirarla verso di sé, ma adesso che era nuda con quell'accappatoio molto più grande della sua misura sembrava una ragazzina innocente, non era come quando si erano saltati addosso dentro la palestra. Per questo esitò, ma il suo desiderio era difficile da trattenere, e il gonfiore nei suoi pantaloni evidente come non mai ne sarebbe stato la testimonianza. No, dei preservativi M non sarebbero mai bastati.
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    Berith rimuginò in silenzio sulle sue parole: "vedere attraverso gli occhi di un altro". Era qualcosa a cui non aveva mai pensato, e che cambiava molto il punto di vista di una creatura. Non si era pentito neanche un istante di aver stretto un patto con lei, aveva imparato più in quel breve periodo assieme ad Elise che in tutta la sua lunga esistenza, e si sentiva appagato. Mentre il Kaiju si rilassava, Elise iniziò a mettersi a confronto con lui, buttandosi giù in un certo senso sentendosi piccola e inutile a confronto. Berith sollevò il capo verso di lei con aria stupita e a giudicare dalla sua espressione, anche un pò indispettita. Quel giorno l'aveva vista sfoggiare le sue doti, e nei giorni passati aveva sfruttato tutte le sue conoscenze per tenere al sicuro un segreto importante come un pericoloso Kaiju in casa sua. Senza contare che, prima ancora del loro incontro, aveva tenuto al sicuro sua figlia in una città pericolosa come New Vegas. Per Berith, quella donna era una vera e propria leonessa, il suo ragionamento non aveva senso.
    Se giudichi un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l'intera vita a credersi stupido...
    Avrebbe voluto argomentare, ma evidentemente i pensieri di Elise stavano avendo la meglio sulla sua razionalità. Non riuscì a capire cosa la spaventava o la rattristava, ma era evidente da come si stesse chiudendo in sé stessa che qualcosa la turbava. Berith si rifiutò di accettare un saluto del genere, non l'avrebbe lasciata da sola a rimuginare per tutta la notte, quindi mentre lei si ripuliva velocemente per congedare quel discorso, lui si fece avanti, piantandosi a due zampe sul bordo della vasca, circondandola con le sue enormi zampe e portandole il muso addosso. Per un essere della sua forma quella era la cosa più vicina ad un abbraccio che poteva concederle, e forse per certi versi sarebbe stato anche meglio visto che Elise avrebbe potuto sentire il respiro caldo, profondo e caldissimo di quell'essere che cercava di riconsolarla.
    Abbiamo un patto, ma ho ancora molto da imparare da te. Abbattere le case, schiacciare gli esseri viventi, è una dimostrazione di violenza, non di forza. proteggere le proprie cose, costruire un futuro, questo è essere forti, me lo stai insegnando tu poco a poco. E io voglio continuare ad imparare. In tanti anni io non ho fatto altro che occupare una caverna che pian piano è diventata sempre più stretta, adesso che sono a misura d'uomo non mi sono mai sentito più grande. Lascia che io resti con te. Insegnami ancora.
    Man mano che parlava, spingeva il proprio corpo verso di lei, cercando di sollevarsi per avvicinare il muso il più possibile ad Elise, cercando il suo sguardo. La donna non aveva abbastanza occhi per riflettersi in tutti quelli di Berith, ma poteva vedere chiaramente che quella creatura li aveva dedicati tutti a lei, e non si era concentrato su altro. La sua coda si muoveva lentamente, in maniera armoniosa, senza fretta, era come se volesse dimostrarle che era tanto calmo quanto emozionato. Voleva stringere più forte possibile quel legame per farle capire che non aveva intenzione di lasciarla andare. Si ricordò allora di come altre creature esprimevano la loro volontà di mantenere il legame saldo, di come si legavano tanto nello spirito quanto nella carne: per lui concetti come matrimonio e famiglia erano difficili da comprendere, ma poteva iniziare a imparare. Le propaggini che si allungavano come braccia dal suo corpo si allungarono verso Elise, risalendole il ventre e circondandole tutto il busto, avvolgendola in un abbraccio mostruoso ma stretto, possessivo, arrivarono fino ai suoi seni, la tirò a sé stringendola in quel modo, cercando di stimolarla come aveva fatto in passato sul suo letto.
    Forse anche io posso insegnarti qualcosa, se avrò modo di imparare da te.Voglio che il nostro patto diventi... più profondo.
    Aprì leggermente le fauci, spingendosi verso di lei, se Elise non aveva fatto nulla fino a quel momento per opporsi, si sarebbe praticamente ritrovata messa all'angolo, circondata da quelle avvolgenti e possessive propaggini col corpo di quella creatura completamente addosso che sembrava quasi volerla abbracciare, con le fauci rivolte verso il suo muso e la lingua che faceva capolino da quella mostruosa caverna come se stesse cercando di sedurla. Un tentativo un pò maldestro, forse, ma sentito. Per farle capire quanto a lungo intendesse mantenere il loro patto, Berith decise di mostrarle qualcosa di sé che non aveva ancora conosciuto.
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    La risposta di Elise lo colse alla sprovvista: dunque era una sorta di rituale di accoppiamento quello? Non si sentiva a disagio, era solo preoccupato per la stanchezza della donna in realtà, ma magari la situazione adrenalinica che avevano affrontato con quel criminale le aveva tolto la stanchezza? Decise di non giungere a conclusioni affrettate e restare calmo, cosa che gli venne piuttosto facile visto che quella situazione lo rilassava moltissimo. Ciò che gli chiese Elise lasciò intendere al Kaiju che probabilmente voleva conoscerlo meglio, e lui stesso si meravigliò di quanto effettivamente la donna sapesse molto poco di lui, pur essendosi affidata ad una simile creatura senza pensarci troppo. Scavò nei suoi ricordi, essendo fatti di molti anni di esperienza, trovando ben poco.
    Non ho memoria di una "madre", né di miei simili, non ho mai visto altri Kaiju come me, se creature molto vicine. Ma non ho mai sentito "solitudine" da quel punto di vista, forse per gli umani è diverso ma per me l'istinto è stato un buon genitore. Non saprei come spiegarlo in modo comprensibili, è come se i miei antenati vivessero all'interno di quello che io chiamo "istinto", la loro esperienza scorre nelle mie vene come un organo concettuale, mi trasmettono la essenza non attraverso i gesti o i ricordi ma con il prodotto che sono diventato. Non ho mai visto i loro volti né ascoltato la loro voce ma fanno parte di me.
    Elise avrebbe dovuto percepire che nelle parole di Berith non c'era tristezza ma anzi, una sorta di orgoglio. Non era preoccupato né nostalgico, e forse anche questo faceva parte di quella volontà di aiutarla: forse ciò che gli mancava non era tanto una famiglia o un luogo a cui appartenere, quanto più uno scopo, un'avventura da vivere e da aggiungere a quell'esperienza fatta di un mosaico di vite vissute e che ora non solo incarnava, ma aveva anche il compito di arricchire. Quel Kaiju non era un mostro, ma il prodotto di una lunga esistenza, di una grande volontà.
    Penserai che siamo molto diversi, ma per me non è un male. Anche se sono una bestia enorme, questo mondo è abbastanza grande per entrambi. Possiamo aiutarci a vicenda.
    A quel punto si staccò dalle sue gambe, sollevando il muso verso di lei. Quella chiacchierata era stata molto stimolante, si sentiva più vicino a lei ed era più risoluto che mai. Le propaggini che facevano da tentacoli ai lati del suo corpo si allungarono verso i fianchi di Elise, circondandola come poteva, cercando di simulare un abbraccio o la cosa più simile che potesse fare lui in quelle condizioni.
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    Il commento della ragazza gli impedì di rispondere in maniera lucida, anzi lo fece proprio d'istinto, dimenticandosi quasi totalmente cosa stavano programmando di fare.
    Non ho intenzione di farti del mal... oh.
    Realizzò, finalmente, portandosi un pugno chiuso sopra alle labbra, abbassando il capo per nascondere dietro una falsa meditazione un leggero imbarazzo. Programmare una cosa del genere era decisamente molto, molto più difficile. Non aggiunse altro, si limitò ad annuire per farle capire che le avrebbe presto mandato il codice, si separarono in un imbarazzato silenzio probabilmente entrambi immersi nei pensieri. Avevano deciso di farlo in maniera consapevole, tutt'altro che istintiva, e sebbene non ci fosse traccia di rimpianto nella mente e nel cuore di Rengoku, non poteva fare a meno di rimuginarci sopra, nel bene e nel male. Si chiedeva se fosse all'altezza, se fosse quello giusto, se doveva andare fino in fondo o se fosse stato peggio se non l'avesse fatto. Dannazione, troppi pensieri, doveva raffreddare la testa sotto il getto d'acqua. Decise di farsi anche lui una doccia ma prima di ogni altra cosa concretizzò la prenotazione, confermando l'indirizzo a Gabriel e mandandole il codice di accesso per la stanza. Quando si rese conto che nemmeno sotto la doccia la sua erezione trovò calma, perse molto più tempo di quanto avrebbe voluto a lavarsi, perdendo la cognizione del tempo. Questo lasciò a Gabriel diverso tempo per raggiungere l'hotel prima di lui e accedere alla stanza, piuttosto spartana ma piena di accessori, per potersi preparare. I sensi di colpa crebbero nel capire che la stava facendo aspettare, quindi decise di non perdere troppo tempo, vestendosi come al suo solito limitandosi a prendere la roba più "nuova" e meno usurata, non era esattamente un tipo alla moda Rengoku. L'hotel si presentò pressoché vuoto e silenzioso, nessuna reception, solo il codice messo a disposizione dal sito, come preventivato. Qualche tempo dopo essere arrivata, Gabriel avrebbe sentito bussare alla porta.
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    Lo voleva, lo voleva eccome. Non solo perché quel posto gli risultava squallido, ma anche perché sentiva che se qualcuno fosse arrivato fin lì per interromperli di sicuro sarebbe impazzito. Non poteva controllare quella parte di sé, se ne rendeva conto, e Gabriel meritava una prima volta dignitosa tanto quanto lui. Ma erano a corto di possibilità, se non infilarsi dentro una delle rispettive stanze nella speranza che nessuno venisse a sfidarli proprio in quel momento. Serviva un posto sicuro, un posto decente, e forse Rengoku aveva trovato una buona idea, anche se significava mettere da parte i bollenti spiriti per il momento. Le diede un rapido bacio sulle labbra, dopodiché si staccò gradualmente da lei, non senza una punta di dispiacere.
    Ho un'idea... ma dovrai essere paziente...
    Forse lo stava dicendo più a sé stesso che a lei. Attese un cenno di assenso, dopodiché tirò fuori il suo smartphone armeggiando rapidamente su di esso, per poi mostrarle lo schermo: Gabriel avrebbe visto una pagina per prenotare un hotel ad ore senza reception, completamente online. Affittando quella camera nessuno li avrebbe visti, doveva solo pagare attraverso il telefono e poi avrebbero ricevuto il codice di accesso. La stanza non era neanche in centro quindi non avrebbero dato nell'occhio, e distava dalla scuola pochi minuti. Sarebbero stati soli, al sicuro, lontani da altri problemi e senza che nessuno sapesse niente, per quanto tempo volevano, dovevano solo trattenere i bollenti spiriti.
    Usciamo da scuola separati, così da non dare nell'occhio, e vediamoci direttamente nella stanza. Il primo che arriva inserisce il codice e aspetta l'altro.
    Era un piano da poco, ma aveva un che di... perverso. In quel momento, a farle quella proposta, Rengoku si sentiva molto complice con lei, e non poteva frenare un guizzo di eccitazione più intenso. Un conto era cedere alla tentazione, un conto era programmarla in quel modo. Non poteva negare quanto l'idea lo eccitasse e anche se significava rimandare un pochino quel loro incontro, forse sarebbe stato meglio. In tutti i sensi.
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    Prima ancora della risposta di Gabriel, Rengoku dovette fare i conti con sé stesso: il solo interrompere quel bacio lo aveva fatto mugugnare e sospirare di piacere, di frustrazione, la sola idea di allontanarsi da lei, di smettere di sfregarsi, di interrompere quel bacio, era difficile da sopportare, e a quel punto non poteva più negarlo a sé stesso: lo voleva anche lui, quindi perché tante rimostranze? Gabriel stessa gli disse che si stava trattenendo pur di non cedere ai suoi appetiti, voleva molto più che baciarlo e sfregarsi su di lui, e non le importava né del suo aspetto né di quel carattere terribile che aveva. Istintivamente cedette alla passione, come se volesse ringraziarla per ciò che aveva detto, fiondandosi sulla sua gola per poterla baciare in modo più passionale. Leccò quella pelle morbida e perfetta, ricambiando il suo gesto, lasciandole un delicatissimo morso proprio tra capo e collo, leccandola come se dovesse abbeverarsi alla sua purezza mentre col bacino si spingeva ancora più forte verso di lei. Sembrava che con una spinta più vigorosa avrebbero potuto strapparsi i vestiti ed iniziare finalmente a scopare come degli animali, ma nonostante ciò che diceva a sé stesso Rengoku aveva davvero dei riguardi speciali per le persone come Gabriel, quindi per l'ennesima volta cercò di controllarsi, ma stavolta senza mentire a sé stesso: Sollevò lo sguardo, baciandole prima il collo, poi il mento e infine rimanendo vicinissimo alle sue labbra, la guardò dritta negli occhi respirandole addosso, impaziente ma deciso.
    Allora... smetterò di fare domande stupide... ma lascia che ti chieda almeno questo: sei sicura di volerlo fare qui?
    Gabriel era stata sincera, e voleva esserlo anche lui. Quindi abbassò lo sguardo come a voler nascondere una punta di timidezza, ma per farle capire che non esitava in quel senso, strinse più forte le sue natiche per tirarla a sé, facendole percepire quanto in realtà il suo desiderio fosse impaziente e vigoroso.
    Anche per me è la prima volta...
    Non continuò, gli sembrava stupido dirle che forse avevano bisogno di un posto speciale, ma la verità era che banalmente forse non era il caso di lasciarsi andare ai loro istinti in un luogo così patetico e accessibile a tutti. Forse potevano controllare i loro bollori ancora per un pò, e incontrarsi dove nessuno li avrebbe disturbati. Per dimostrarle che non era solo una scusa per temporeggiare, Rengoku riprese a sfregare la sua verga contro di lei, mentre con la lingua le carezzava il mento e le labbra, impaziente di assaggiare ancora i suoi baci.
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    Il getto d'acqua sul muso fece sollevare di colpo la carapace intorno al suo collo, e gli artigli delle zampe si fecero rigidi ed estesi come se si stesse preparando ad attaccare. Un modo tutto suo per "rizzare il pelo", che non aveva ma che poteva sicuramente esprimere le sue emozioni usando i lunghi tentacoli ai lati del suo corpo come delle lunghe code tese che presero ad agitarsi nervose. Ma al di fuori della sua reazione animalesca, Elise riuscì sicuramente a smorzare la tensione che si era formata in quel momento, alleggerendo di molto il loro discorso. Ma soprattutto lo zittì, così che ebbe modo di condividere il suo punto di vista senza che gli strani pensieri di quel mostro lo contaminassero troppo. Berith la fissò sorpreso: Elise non era come gli altri esseri umani. Aveva un buon cuore ma sapeva anche ascoltare quello degli altri. Anche se Berith avesse compiuto qualche atto che non riusciva a spiegare o a comprendere, gli avrebbe dato modo di capirsi, e di confrontarsi. E quel Kaiju non chiedeva nient'altro. Si ammutolì infine, abbassando completamente la guardi e abbandonandosi completamente alle sue attenzioni, lasciandosi coccolare quasi come un animale domestico. un altro segno della sua fiducia nei confronti di quella donna. Non evitò più l'invito e con un movimento agile e tutt'altro che sgraziato, entrò nella vasca senza schizzare acqua in giro, volgendo sempre il muso verso Elise così da non allontanarsi da lei. Si abbandonò alle sue cure e fu molto strano lasciarsi pulire da qualcun altro. Di norma, il calore e il freddo non riuscivano ad oltrepassare le sue scaglie, ma il tocco gentile di Elise riusciva a percepirlo anche attraverso a quella spessa corazza naturale. La sua coda iniziò a muoversi lentamente da un lato all'altro, gioiosa, mentre le scaglie si sollevavano lentamente, rendendo il suo respiro estremamente lento.
    No, anzi... è così strano. Non ho mai sentito un acqua così... piacevole. E' difficile da descrivere, sembra quasi che abbia ammorbidito il mio corpo. Sento meglio anche le tue dita... il tuo calore...
    Si stava abbandonando a lei, piantò il muso contro il suo ventre, rilassandosi e iniziando a respirarle addosso, dava quasi l'idea che potesse addormentarsi da un momento all'altro. Apriva delicatamente le fauci per respirare meglio e il suo fiato caldo scivolò sul corpo nudo di Elise, facendole sentire quanto fosse piacevole per lui quella situazione. LA corazza scura immersa nella vasca prese a rifletterei colori della sua bioluminescenza: tutti i piccoli organi che facevano capolino dal suo corpo, di norma tenuti sotto controllo per non attirare l'attenzione, si accesero iniziando a riflettersi sui fumi dell'acqua tiepida e sul suo stesso corpo, dando quasi l'idea che la vasca di Elise si fosse trasformata in un magico calderone pieno di una misteriosa pozione a base di mostro.
    Mi piace questa sensazione. Gli umani si lavano a vicenda anche superata l'età infantile?
    Aveva intuito che Elise stava cercando di dimostrargli affetto con quei gesti, e Berith voleva capire se lo stava trattando come sua figlia... o in maniera diversa.
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    Non era esperto, ma divenne molto facile adattarsi perché sia lui che Gabriel seguivano un ritmo ben definito con le loro lingue, mosso semplicemente dal desiderio di darsi piacere a vicenda e dimostrare cosa stavano provando in quel momento. Non era semplice per Rengoku, non era mai stato così vicino a una ragazza, anzi per essere precisi non lo era mai stato con nessuna persona. Aveva ben poco a che fare con tutte le altre esperienze fisiche che lo avevano coinvolto fino a quel momento e non poteva in nessun modo essere pronto. Ma non aveva intenzione di tirarsi indietro, per questo la teneva per i fianchi, la tirava a sé, si schiacciava contro il suo morbido corpo e scambiava con lei calde effusioni. Smise di pensare e si limitò a seguire il suo istinto, leccandole la lingua, le labbra, succhiandola avidamente, forse non era un bacio maturo e ben ponderato, ma era carico di passione nondimeno. I movimenti della ragazza e il sapore della sua bocca diedero alla testa di Rengoku in pochi istanti, facendogliene desiderare ancora di più. La afferrò con forza per le natiche, stringendole vigorosamente a sé, per poi tirarle come se volesse manipolarla con vigore, spingendola contro il proprio petto così che non ci fosse più nessun pavimento per lei. La prese in braccio e ribaltò la situazione, schiacciandola con la schiena contro il muro, piantandosi contro di lei mentre i loro petti si stringevano senza ulteriori filtri, rimossi da Gabriel stessa che cercava un contatto più intenso. Il suo sapore, la posizione, quel morbido seno schiacciato contro il suo petto, distrusse le ultime resistenze del ragazzo e lui stesso si abbandonò all'eccitazione, piantando quella verga durissima intrappolata nei suoi pantaloni contro il pube della ragazza, così che potesse avere un assaggio di cosa aveva risvegliato. Rendendosi conto di cosa stava facendo, Rengoku tentennò, rallentando il ritmo del bacio, iniziando a respirare più velocemente, alleggerendo la presa di quelle dita sulle morbide forme della ragazza quasi come se volesse fare un passo indietro. Un passo che non riuscì a compiere neanche minimamente.
    Perché vuoi me...? Sono orribile... sia nell'aspetto... che nell'anima...
    La fissava negli occhi, più con desiderio che con senso di colpa, lui stesso esitava a stento ma non poteva farlo a cuor leggero. Non sarebbe stato diverso dai folli che disprezzava, altrimenti.
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    Elise riuscì a riportarlo completamente con le zampe a terra rimproverandolo e impartendogli un comando che il suo istinto di Kaiju non aveva la minima intenzione di eseguire. Ma non ringhiò, né fece ulteriori facce buffe, si limitò a muovere il muso con aria diffidente, camminando verso di lei ma non diretto, verso di lei, sembrava quasi volesse fare un giro più largo o qualcosa del genere.
    Non ti ho solo già vista nuda, ti ho anche quasi mangiata, ricordi?
    Borbottò mentre nella sua mente si manifestavano ben altri tipi di intimità, decisamente più spinti di ciò che avevano messo come argomento corrente, ma evidentemente anche Berith voleva girarci attorno e se ne rese conto subito, stranendosi ulteriormente mentre si affacciava verso la vasca col muso. Era strano immergersi in qualcosa di così piccolo, quando di solito anche gli specchi d'acqua più abbondanti di solito erano a malapena una comoda vasca per lui. Ma non gli dispiaceva fare un bagno, non era quella l'idea che lo turbava.
    Oggi ho conosciuto un nuovo lato di te, mi ha stimolato qualcosa che non saprei spiegare a parole come fate voi umani. E' stato molto strano ma anche... affascinante. Mi sono chiesto allora se anche io non avessi altri lati di me da rivelarti.
    Piantò entrambe le zampe sul limite della vasca, come a volersi mettere "sollevato", rivoltò verso di lei il più vicino possibile alla sua faccia. Anche se era in dimensioni ridottissime, era comunque una bestia enorme rispetto ad una persona normale, ma se Elise si era abituata alla sua stazza e alle sue espressioni non lo avrebbe temuto. Non era né aggressivo né timoroso, sembrava piuttosto impaziente ma da un certo punto di vista, si tratteneva,
    Le nostre razze sono molto diverse... è difficile comunicare anche se parliamo la stessa lingua. Forse ho timore che vedendo i miei lati più mostruosi tu possa fraintendermi. Spero che quando non dovrò più nascondermi, se agirò in maniera inaspettata, mi considererai ancora il tuo alleato. Io non ho intenzione di rimangiarmi la parola data.
    Le parlava in quel modo perché si stava rendendo conto di essere diventato molto più possessivo nei suoi confronti, e anche di Lorie, di sicuro avrebbe agito in maniera aggressiva e spietata se qualcuno si fosse fatto strane idee, non avrebbe permesso a nessuno di far loro del male, ed era certo che in quelle occasioni Elise avrebbe visto il mostro che si era portata in casa, più che l'amico fidato che le faceva da custode. Ecco cosa lo preoccupava davvero.
7127 replies since 6/7/2009
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