Posts written by BOLSHAK VS DOOM

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    Nel sentirla lamentarsi ancora per il cubo, Thresh alzò gli occhi al cielo facendogli compiere una mezza rotazione quasi completa. Aveva smesso di contare le volte in cui aveva cercato di spiegarle come funzionava quell'affare, ma non poteva prendersela troppo: in fondo nessuno aveva idea di come Marchand avesse creato quei giocattoli, quindi anche per chi conosceva profondamente il Labirinto e i suoi meccanismi il cubo era un mistero. Ma ripeterle per l'ennesima volta che doveva interpretare, e non capire, era uno sforzo inutile, quindi tacque per non iniziare male quella conversazione. Fu molto più interessante però apprendere del suo "piccolo" intermezzo notturno, che ascoltò con la massima attenzione.
    Ah.
    Alzò di nuovo lo sguardo verso l'alto, stavolta con fare riflessivo. La svolta era sorprendente quanto prevedibile, e dava anche un senso a come si era trasformato il cubo in quel contesto. Ma perché toglierle la gioia di scoprire da sé con chi aveva a che fare? No, Thresh non aveva intenzione di influenzare il fato di quell'incontro fortuito, anche perché aveva chiarissima un'idea di cosa si fosse detta con "il ragazzo col ciuffetto bianco in mezzo ai capelli rossi".
    Preparati perché di queste visite ne avrai parecchie. Devi vederla un pò come se fossi "nel giro" oramai. C'è chi potrebbe chiedere il tuo aiuto, chi invece lo pretenderà, gioca bene le tue carte, ti darò consiglio se vorrai.
    Decise di concludere in maniera amichevole, seppur enigmatica. Non voleva di certo privarla del suo aiuto, stava solo cercando di non farle capire che in realtà tra lui e il suo visitatore c'era un legame e anche molto importante. Assicuratosi che Sae aveva fatto i suoi compiti, Thresh lasciò tutti i documenti sul tavolo, iniziando finalmente a parlare delle loro prossime mosse.
    Bene, sono contento di sapere che Marcus si unirà a noi. Ci sarà utile. Detto questo, ecco come ci muoveremo: tempo che l'intera operazione venga approvata e ci metteremo su due autobus in viaggio per il nostro "ritiro sportivo". L'intera squadra si dividerà sulle due vetture, su una ci saremo io e te, sull'altra Renekton. Sul nostro autobus ci saranno i ragazzi che sappiamo essere dalla nostra parte e che vogliono partecipare all'operazione, dall'altra il resto della squadra che fungerà da "diversivo". A un certo punto del viaggio le nostre strade si divideranno e quello sarà un primo punto di svolta. In quel momento capiremo se qualcuno ci segue, e se navighiamo in acque pericolose. Noi raggiungeremo la destinazione per primi, il resto del gruppo ci raggiungerà in un secondo momento. Quando saremo lì, passeremo all'allenamento.
    E come a voler mettere in chiaro le cose, sollevò il palmo della mano destra e la usò per piantare la sua inquietante lanterna sul tavolo. Sembrava calma, eppure anche nella sua più tenue lucentezza appariva inquietante e pericolosa.
    Utilizzerò i miei poteri per accrescere la forza dei ragazzi. Voglio potenziare le loro abilità, e farò lo stesso anche con te. E quando sarete tutti nutriti del potere della Lanterna... inizierete a scambiarvelo. Farai con gli altri quello che hai fatto anche con Mike, li aiuterai a diventare più forti, e loro faranno lo stesso con te.
    Poteva suonare strano ma... in realtà, era colpa di Sae. Thresh non sapeva del rapporto intimo che aveva con Mike, dal suo punto di vista il potere di Mike si era risvegliato ed era diventato più potente perché aveva interagito con Sae ed era perfino finito esorcizzato dentro il suo materasso. Ovviamente considerava la possibilità del sesso come un'opzione, ma non lo dava per scontato. Per Sae invece, la visione sarebbe stata del tutto diversa. C'era la possibilità che Thresh e gli altri capissero cosa bolliva in pentola tra Sae e Mike, e oltre ai problemi scontati che potevano uscire fuori, poteva anche crearsi una situazione non dissimile da quella di Lancillotto, ma su vasta scala. Il piano prometteva guai per Sae.
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    Quando Thresh alzò lo sguardo verso Sae, notò subito la faccia tormentata e le occhiaie che non rendevano giustizia al suo bel faccino. Gli venne spontaneo allargare un malefico sorrisetto, pieno di significati ma il più evidente era chiaramente lo scherno.
    Ah... notti insonni. Che nostalgia...
    Commentò mentre allungava la mano verso il cubo, avvicinandolo a sé con aria curiosa. Inizialmente si limitò ad avvicinarlo, poi fu curioso di osservarlo da più vicino e, stringendolo dentro una mano, si rese conto che non era immobile. Guardò per un secondo Sae, quasi sorpreso, dopodiché lo lasciò sopra alla scrivania, iniziando a ordinare i fogli che aveva davanti con meticolosa attenzione.
    "Non te ne sei accorta" è un tantino riduttivo. Diciamo piuttosto che "non lo hai fatto tu".
    Forse la stanchezza di Sae non le avrebbe permesso di capire subito cosa Thresh voleva dirle, ma il silenzio che seguì le diede modo di elaborare. Se non era stata lei... allora chi? Collegandolo al discorso fatto da Alberto, la soluzione era ovvia: le forze che prima si stavano semplicemente limitando a chiamarla, adesso stavano attivamente lavorando per avvicinarsi a lei. Difficile dire se fosse merito del suo "misterioso amico in nero", se fosse stato Alberto oppure la colpa fosse di chissà quale altra entità misteriosa, ma chiaramente era troppo tardi per tornare indietro se quell'affare funzionava in entrambe le direzioni.
    Non darti pena, capita a fagiolo in realtà. Dato che presto non dovrai startene sola soletta a subire questi eventi avremo tutto il tempo per tenerli sotto controllo e amplificare le tue abilità, sarai pronta te lo garantisco.
    Le stava parlando come se fosse una delle sue studentesse. La considerava un'adepta oramai, o qualcosa del genere, quindi non era preoccupato dei risultati, quanto più dell'importanza dell'allenamento, dello studio e ciò che comprendeva. Senza escludere l'indagine, ovviamente, dato che di questo principalmente si parlava. Quando i documenti furono ordinati, li chiuse tutti all'interno di un fascicolo nero e alzò di nuovo lo sguardo verso di lei.
    Pensiamo a cose più importanti... io ho organizzato tutto quello che dovevo, tu hai fatto altrettanto?
    Il sospetto era legittimo, dopotutto l'insonnia di Sae non doveva essere necessariamente sintomo di stacanovismo, anzi. Se la immaginava seduta storta sul divano a pensare a nuovi modi per urlargli contro senza pensare a quanto sarebbe stato tutto molto più facile se avesse seguito i suoi consigli fin dall'inizio invece di provare ad adattarli alla sua limitatissima visione dell'universo. Ma non c'era spazio per il disprezzo, Thresh aveva tirato fuori il suo lato più pragmatico per organizzare qualcosa di così importante, quindi il sopracciglio sollevato che le lanciò contro sembrava volerle dire che non si aspettava risposte acide o retoriche, ma fatti chiari e un sunto completo della loro situazione. Poi avrebbe spiegato il piano.
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    Quella si prospettava una notte davvero interminabile per Sae, la parte peggiore fu proprio rimanere da sola con i suoi stessi pensieri, con così tanto su cui pensare. Doveva valutare attentamente l'offerta di quel misterioso ragazzo dal Labirinto, visto che dopotutto non si parlava solo della sua sicurezza: contando su una simile entità, forse Sae sarebbe stata capace di tenere tutti al sicuro, senza bisogno di mettere a rischio la sicurezza di Mike e degli altri, magari senza neanche dover contare sull'aiuto di Thresh o di Tarabas. Ma poteva davvero fidarsi? E se avesse finito col liberare un male ancora più grande? Non aveva abbastanza alleati per gestirlo, visto che Tarabas si era rivelato fin troppo ambiguo e suo figlio non dava 'idea di comprendere perfettamente la situazione. Banner era un'alleato affidabile, ma aveva molti limiti: non era né potente né sapiente come gli altri, poteva darle un mano a fare passi avanti sulle ricerche nei campi che lo riguardavano, ma se si trattava di piani spirituali o viaggi nel Labirinto ne sapeva anche meno di lei. I ragazzi erano preziosi: né intrinsecamente buoni né malvagi, Lancillotto e Mike ne erano la dimostrazione pratica. Sae voleva proteggerli, e loro volevano proteggere la scuola, e per estensione anche lei. Tuttavia erano anche giovani ed inesperti, mettere a repentaglio la loro vita nullificava qualsiasi sforzo stessero facendo. Tutti con le loro ragioni e motivazioni, ma nessuno che comprendeva davvero cosa stava cercando Sae: un modo per salvare suo marito, e un mezzo per comunicare finalmente col misterioso "angelo caduto con 6 dita", il suo assurdo "amico" che non sembrava in grado di raggiungerla. Come erano collegate le due cose? Infine, c'era lui, la figura più enigmatica di tutte, quella che non sembrava seguire nessuna regola, nessuno script, nessun senso logico: Thresh. Lui sembrava tanto disinteressato quanto coinvolto nella situazione, l'aveva a cuore eppure non esitava ad umiliarla. Era al tempo stesso rassicurante e spaventoso, un nemico e un alleato. Cosa voleva davvero Faust Carnovash da lei? Cosa sarebbe arrivato alla fine di tutta quella strada? Impossibile capirlo o provare a immaginarlo. Era la sfinge suprema, un profeta incapace di formulare qualsiasi verità. Per scoprire la verità, Sae non poteva fare altro che andare avanti. Le prime luci dell'alba arrivarono prima del previsto, mentre quei pensieri erano ancora freschi nella mente della donna. Capì che si stava facendo giorno non perché il sole sorgeva, ma perché Dalamadur smise di farsi sentire, probabilmente ritirandosi a scuola. Solo a quel punto Sae si sarebbe resa conto che sebbene fosse tornata la corrente, i suoi messaggi a Thresh non erano mai stati inviati, e lo realizzò perché proprio sotto alla notifica del fallimento dell'invio del file, c'era un nuovo messaggio tutt'altro che inatteso.

    T9yO0YP
    Carnovash
    I preparativi sono ultimati.
    vieni a scuola il prima possibile, ne parleremo con calma.


    Quello era il segnale d'inizio, da quel punto in poi non c'era più modo di tornare indietro. Sae stava per diventare a tutti gli effetti parte integrante di una battaglia che non riusciva neanche a immaginare nella sua testa, e che rischiava seriamente di sconvolgere tutto ciò in cui credeva. Se avesse seguito il consiglio di Thresh, arrivando alla Sapienza prematuramente, avrebbe notato come quel luogo fosse silenzioso e quasi spettrale in certi orari, quando non c'era il traffico di giovani e neanche il corpo docenti si faceva vedere in giro. L'unico che avrebbe notato sarebbe stato Dalamadur, fermo davanti all'entrata della scuola che muoveva quell'enorme coda a destra e a manca, sfiorando il pavimento con aria nervosa. La fissava, come se la stesse aspettando, guardiano di quel covo oscuro dove la attendeva Thresh. Avrebbe trovato il non morto dentro il suo ufficio, intento a compilare dei documenti riguardanti i ragazzi che sarebbero stati coinvolti in quella loro piccola "operazione": erano un numero ristretto e ben selezionato, Thresh non aveva intenzione di portarsi dietro metà della scuola. gli unici professori sarebbero stati loro due, la destinazione era una sorta di vecchio edificio al confine tra Roma e i territori del sud, a metà tra una chiesa e un palazzo. I fogli che riguardavano il luogo però non si vedevano chiaramente, perché sotto a una delle possenti braccia del non morto intento a sbrigare la burocrazia noiosa.
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    La risposta di Sae spezzò completamente l'entusiasmo del ragazzo, che pur cercando di mantenere una certa serietà e quel sorriso stampato sulla faccia, era ovvio che qualcosa si stava lentamente incrinando. Man mano che Sae faceva valere le sue ragioni, lui scuoteva il capo in maniera sempre più decisa, fino a che non iniziò a mugugnare una lunga serie di "no". Sembrava impaziente di dirle in cosa stava sbagliando, cosa non stava capendo ma era certo che vomitarle addosso i suoi pensieri non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, quindi si sforzò di essere quanto più lucido possibile.
    No... tu non capisci. La felicità di uno vale la sofferenza di un altro da quelle parti? Allora non è tanto diverso da qui, è questo che vuoi farmi credere? Non ho diritto ad una possibilità?! Per odio o per amore, sono destinato a non nascere nemmeno?? E' davvero questa la tua sentenza???
    Si stava alternando, lo capì subito ed si fermò prima di alzare troppo la voce, riprendendo fiato con le mani alzate per farle capire che, implicitamente, voleva scusarsi e non accusarla di niente.
    Capisco... capisco tutto. Come potresti fidarti di un mostriciattolo a forma di persona che ti chiama dall'altro mondo solo per farti scopare da un bastardo? Assurdo, me ne rendo conto anche io... però ti invito a riflettere su questa cosa: se è vero che il legame che ti sto chiedendo è così forte e importante, allora sai anche tu che non posso semplicemente ingannarti. Pensi che io ti veda come una porta? Vale lo stesso per me... la mia anima sarà vincolata a te per il resto della mia esistenza, non è qualcosa che potrò né vorrò ignorare. Sono solo al limite, disposto a tutto pur di mettere fine a questa prigionia, a questa non-esistenza, ma non per questo sono solo l'ennesimo dannato mostro di questo posto. Io sono diverso, ho solo bisogno di una possibilità... o meglio, di qualcuno che me la dia.
    Era davvero motivato, inutile cercare di fargli distogliere lo sguardo dal suo obbiettivo. Era difficile comprendersi per entrambi, anche se in questo caso parlavano la stessa lingua. Forse con un piccolo sforzo Sae poteva capire che se quel ragazzo stava chiedendo una cosa simile era perché non aveva nessun'altra scelta. Sbuffò, abbassando ancora di più il tono della voce, cercando di trovare le parole giuste.
    D'accordo... questa non è un ultimatum, come ti ho già detto... non vado proprio da nessuna parte, quindi non devi rispondermi subito. Ma sappi che ora che il cubo è in quello stato, "messaggi" come questo saranno molto più frequenti, e non saranno tutti amichevoli come il mio. Ti darò tutto il tempo che ti serve per pensarci... mi troverai qui, Scorn ci farà da tramite.
    Fece come per allontanarsi dallo schermo. Aveva capito che Sae non si sarebbe convinta facilmente, e lui poteva soltanto alterarsi se quella conversazione non andava nella giusta direzione. Era meglio finirla nel modo giusto.
    Non ti dirò il mio nome... me lo darai tu quando ci incontreremo.
    Sentenziato questo, mentre la fissava negli occhi mortalmente serio, il ragazzo spezzò la comunicazione e i dispositivi elettronici di Sae tornarono improvvisamente a funzionare. Avrebbe sentito la presenza di Dalamadur estremamente vicina, quasi come se le stesse respirando addosso. Evidentemente aveva percepito il pericolo e si stava preparando ad intervenire, ma adesso che il legame si era spezzato stava tornando placido e distante. Quel guardiano era davvero molto efficiente, inutile negarlo.
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    Nel sentirsi accusare con quel "eri tu!", il ragazzo rimase di sasso tenendo le palpebre semichiuse e la bocca quasi spalancata, guardandosi attorno con aria confusa. Sae sembrava aver capito qualcosa ma per lui non c'era proprio niente da capire: non aveva idea di cosa stessero parlando in quel momento, visto che era riuscito a mettersi in contatto con lei solo ora grazie al cubo. Dal modo in cui gli occhi si stavano muovendo sempre più frenetici era ovvio che stava per andare nel panico: Sae aveva frainteso e quella situazione stava per volgere a suo sfavore. Sembrò pronto a risponderle frettolosamente per non farle interrompere la comunicazione, ma rimase sorpreso nel constatare che Sae stava affrontando la questione in maniera lucida, valutando seriamente la sua proposta. Chinò il capo, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo e anche un moto che somigliava ad un cenno di vittoria, evidentemente per lui anche solo una vaga speranza era meglio di niente. Alzò lo sguardo solo quando Sae completò quello che voleva dirgli, e la risposta che arrivò fu mortalmente seria.
    E io ho tutta l'intenzione di onorare questo legame... avrai fatto per me molto più di chiunque altro in questo buco di merda, o dei miei reali genitori. Sarai la madre che non ho mai avuto, e io un figlio di cui andare fiera. Adesso ti spiegherò come fare...
    Pronunciò quelle parole con così tanto ardore che il marchio a forma di croce sul suo cuore sembrò quasi andare a fuoco. Voleva farle capire che non aveva nessun interesse ad ingannarla perché quella, per lui, era l'occasione migliore che avesse mai assaporato in tutta la sua esistenza. Deciso a non perdere tempo, staccò le mani dai contorni della "finestra", cercando di ricomporsi così da spiegare il tuo piano.
    Normalmente non sarebbe così semplice, ma nel nostro caso abbiamo molti fattori a nostro favore. Prima di tutto io non sono un "Nobile" come gli altri: ho una volontà mia, sono più forte e più influente, inoltre tecnicamente sono già uscito dal Guf quindi i miei ricordi e la mia mente non saranno influenzati dall'incarnazione, ho già abbastanza potere per mantenere la mia volontà. La chiave della nostra operazione la possiedi già: la Necromachia che ti porti dietro, quella specie di rosario che ti porti dietro.
    Indicò verso di lei come se lo stesse cercando con lo sguardo. Forse si aspettava che Sae lo portasse sempre con lei, idea tutt'altro che bizzarra considerando quanto si era rivelato utile.
    E' un manufatto speciale... ne esistono pochissimi! Fatto con cadaveri persi nel tempo e nello spazio... può schermarti dall'influenza del Labirinto, renderti addirittura immune all'invasione del Guf... ma se seguirai le mie istruzioni, possiamo ribaltare il suo scopo e collegarlo spiritualmente a me, in modo da garantire il mio passaggio. Dopo che lo avremo alterato, ti basterà usarlo durante un rapporto con una Lanterna, o se non ci tieni ad essere la mia mammina puoi farlo fare a qualcun altro, non mi importa onererò comunque il nostro patto! Sarà molto semplice... probabilmente all'inizio sarò confuso e non avrò il massimo dei miei poteri, ma il risultato è garantito!
    Ritrovò rapidamente quel sorrisetto malefico e furbetto che lo aveva contraddistinto dall'inizio della loro conversazione. Anche se era un prigioniero disperato, sembrava molto sicuro di sé, delle sue idee e delle sue capacità. Aveva un piano elaborato, sicuro e studiato, era stato metodico, l'unica cosa di cui aveva bisogno era un'occasione, e di qualcuno disposto a dargli una possibilità.
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    Lo so, lo so, me ne rendo conto, desolato. Ma devo assicurarmi che tu non mi "riattacchi" in faccia. Sarebbe molto umiliante ma... puoi farlo, e questo ti fa capire quanto sei al sicuro e in vantaggio in questo momento.
    Esordì frettoloso, facendole capire che con la forza di volontà poteva tranquillamente scacciarlo. Dopotutto, semplicemente perché aveva desiderato di vederlo meglio, era riuscita quasi a "scattargli una foto" da un'altra dimensione, non esattamente poco. Queste erano il genere di cose che Thresh considerava incredibili, ma che Sae faceva senza rendersene conto, senza dargli importanza. Quando Sae disse al ragazzo che lo ascoltava, il suo sorrisetto si fece più sottile e affilato, meno ampio e in una certa misura più "serio". Sentiva qualcosa fremere in lui, e non dovette aspettare molto per sentirlo.
    Mettimi al mondo.
    Seguì un silenzio inquietante e irreale, spezzato da un frastuono disumano creatosi nella mente di Sae. Sembrava quasi che una libreria piena di informazioni e tomi le fosse crollata addosso. Collegò immediatamente cosa le aveva detto Thresh tempo prima: farsi mettere incinta da una lanterna era un metodo estremamente rapido ed efficace per "evocare qualcosa" di abbastanza potente da aiutarla a risolvere tutti i suoi problemi. E le cose erano fin troppo assonanti, impossibile non metterle una di fianco all'altra. Il ragazzo iniziò a ridacchiare, la sua risata aveva un che di nervoso e di nuovo sembrava frettoloso di chiarire.
    Perdonami... troppo frettoloso? Non volevo girarci troppo attorno, lasciami spiegare...
    Prese un lungo respiro mentre cercava di chiarirsi, sistemandosi un attimo la giacca, tirandosi indietro i capelli e schiarendosi la voce. Poi piantò entrambe le mani ai "lati" della finestra dalla quale stava parlando a Sae e, leggermente più serio rispetto a prima.
    Certo non sei obbligata a farlo tu ma ho dato per scontato che fossi una brava persona e che non inganneresti mai qualcun altro per avere una gravidanza indesiderata e farmi passare dall'altra parte, ma sono aperto a proposte ovviamente. Il problema è che questo è l'unico maledetto modo per uscire da questo posto di merda...
    Anche se non poteva vederle, Sae sentì le punte artigliate dei guanti del ragazzo stridere sulla parete che li separava, cercava di mantenere la calma e il sorriso, ma il suo volto aveva una crescente frustrazione che montava. Stava facendo di tutto per nasconderla ma era pressoché impossibile: una rabbia recondita dentro di lui gli impediva di mascherare quel sentimento, era come un libro aperto a differenza di Thresh. L'opposto di un enigma impossibile. Quel ragazzo desiderava davvero, davvero, davvero fuggire dalla sua prigione, più di ogni altra cosa.
    Voglio andarmene da qui... questa è una prigione per me. Non conosco altro che questa dimensione oscura dove i miei poteri non vengono né visti né apprezzati. Tutto quello che vedo sono anime in pena che intrattengono divinità annoiate e smorte, vecchi pazzi che non fanno altro se non contemplare, e ognuno con un diverso modo di annoiarsi. Questo non è il mio posto, non è il mio destino! Tu sei l'unica essere umana che è stata capace di avvicinarsi così tanto a "noi" senza farsi corrompere o smarrire la strada di casa. Se non rispondi a questa chiamata rimarrò qui per sempre!
    Non era disperazione la sua, era rabbia. Non poteva accettare il suo destino, forse crudele, ma chiaramente quella non era una pacata richiesta d'aiuto. O meglio, lo era, ma Sae non poteva essere certa della purezza dei suoi intenti. Rendendosi conto che stava esagerando col tono e con lo stridio, il ragazzo prese un lungo respiro e si sistemò di nuovo giacca e capelli, assumendo un tono più tranquillo.
    Facile non fidarsi, lo capisco... ma io credo nel legame di sangue, e non mi dimentico dei debiti. Se ti lascerai chiamare mammina, proteggerò te e chiunque vorrai, sarò il tuo ANGELO custode, qualsiasi cosa tu voglia fare con il cubo, il labirinto o il mondo intero mi va benissimo, sarò il tuo ponte, la tua spada e qualsiasi altra cazzo di cosa tu abbia bisogno. Voglio solo uscire da qui. Ne ho bisogno. Ho bisogno della mia possibilità.
    Strinse i pugni con tutta la forza che aveva in corpo. Era evidente lo sforzo che stava facendo per trattenersi. L'orrida richiesta e le conseguenze di una simile scelta erano così schifosamente chiare che soltanto un pazzo avrebbe accettato. Tuttavia, adesso quella prospettiva aveva un volto. Aveva una voce. E somigliava fin troppo a uno dei suoi ragazzi. Sae l'avrebbe davvero ignorato?
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    Per qualche assurda ragione, la volontà di Sae riuscì a raggiungere l'altra parte dello schermo, e come se fosse partito un flash riuscì a scorgere meglio parte della figura con cui stava parlando: capelli e occhi rossi, un ciuffo bianco sulla fronte, aveva un incarnato insolitamente provato, sembrava quasi che si fosse appena ripreso da una brutta ustione che aveva riguardato buona parte del suo corpo, ma questo era evidente solo sulla guancia e sul collo, visto che il resto del corpo era coperto da un vestito scarlatto. Era chiaramente una persona, molto giovane, forse poteva essere uno dei suoi studenti, ma quel sorrisetto malefico lo rendeva molto più simile ad un pazzoide.
    Hey hey calma! Sono sensibile! Ha fatto male...
    Il flash durò solo un istante e il misterioso interlocutore si ritrovò a stropicciarsi gli occhi, rendendoli ancora più luminosi dopo averli aperti.
    Puoi stare tranquilla: anche se fossi pericoloso in questo momento sono come un detenuto intrappolato dentro una gabbia di vetro spessa mezzo metro e lontana da te un milione di anni luce... sono inoffensivo per te, non era mia intenzione spaventarti ma adoro le entrate in scena ad effetto...
    Le parlava come se fossero già amici, sembrava stesse cercando di metterla a proprio agio. Dalla posizione delle braccia del suo interlocutore, sembrava che stesse parlando a una finestra, con le mani piazzate ai lati di quest'ultima, intento a fissare Sae. Riusciva a vederla, perché i loro occhi si incrociavano facilmente e lui la seguiva con lo sguardo.
    Infatti per quanto assurdo ti possa sembrare, non sono qui per offrire aiuto a te... anzi, sono qui perché ho un DISPERATO aiuto da parte tua.
    Enfatizzò molto la parola "disperato", stava cercando di chiarire subito la sua situazione, così da non lasciare spazio a fraintendimenti. Si portò la mano destra sul petto, come se stesse facendo un giuramento solenne. La mano era coperta da un guanto nero con delle punte che sembravano degli artigli di metallo.
    Oh non temere! Non ho intenzione di avanzare pretese! Anzi se chiedo aiuto a te è perché so che hai bisogno di un punto di riferimento, di una spalla seria! Ed eccomi qui, possiamo aiutarci a vicenda! Andiamo, non farmi supplicare. Ti garantisco che sono affidabile, se non ti dico il mio nome o non mi faccio vedere è solo perché conosco qualcuno che potrebbe mettere una brutta parola sul mio conto e voglio essere sicuro che non ci siano barriere di fiducia nei nostri confronti, capisci? Solo io e te, una conversazione amichevole e un patto tra persone mature.
    Sbuffò, riprendendo fiato, forse aspettandosi una risposta da parte di Sae. Sorrideva, e dava l'idea di essere davvero impaziente. Non mentiva quando diceva di aspettare quell'occasione con trepidazione.
    Non voglio niente da te, niente di tuo o di permanente. Voglio solo che mi aiuti per UNA singola piccolissima cosina... dopodiché sarò a tua completa disposizione.
    Con quegli artigli metallici sulla punta delle dita segnò il suo elegante vestito rosso con una croce sul cuore, simbolo di una promessa che non aveva intenzione di infrangere.
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    Mentre se ne stava davanti al computer, Sae decise di fare una foto al cubo per inviarla a Thresh. Inizialmente sembrò una buona idea, ma mentre il telefono stava caricando l'immagine da inviare, si sarebbe resa subito conto che qualcosa non andava. Il messaggio non stava venendo inviato, e mentre lo schermo del telefono sfarfallava come se fosse prossimo a spegnersi, avrebbe potuto notare che l'immagine scattata era sfocata, distorta, come se la telecamera non fosse riuscita a prendere la forma a dovere. Poi arrivò la notifica che il messaggio non era stato inviato, e la batteria del telefono si sarebbe scaricata molto velocemente. La corrente nella casa si abbassò drasticamente fino a che il computer e il monitor non si spensero del tutto, davanti alla faccia di Sae rimase solo la luce intermittente del telefono, oramai prossimo a spegnersi.
    Il cubo si trasforma per "configurarsi", evolve, proprio come fanno i tuoi poteri... è come una chiave che spezza sigilli sempre più profondi nel labirinto. E più sigilli si spezzano, più è facile vedere nell'abisso...
    Una voce distorta, ma giovane, chiaramente umana stava uscendo dai dispositivi di Sae. Dal telefono, dal monitor, dal televisore, ma a farci bene caso stava succedendo la stessa cosa anche dai piccoli specchi in casa, e anche dai vetri che riflettevano meglio. La voce era in qualche modo intensa, ma non occupava tutta la casa. Sae ebbe la netta sensazione di essere l'unica a poterla sentire. Poi si spense anche lo schermo del telefono, e proprio come se avesse avviato una videochiamata, davanti al sullo specchio nero comparve un volto in penombra, leggermente illuminato solo da un paio di occhi rossi iniettati di sangue.
    ...ma anche l'abisso può vederti meglio.
    C'era un che di familiare in quell'inquietante sorriso che si stava stampando sotto lo sguardo vermiglio che aveva davanti. Ma prima che Sae potesse scorgerlo meglio, il punto di vista che stava osservando dall'altra parte divenne più chiaro. Sembrava che chiunque si fosse messo in contatto con lei si trovasse in una sorta di galleria poco illuminata anche quella vagamente familiare. Le pareti erano coperte di sangue, e avevano dei segni vistosi come se qualcosa di pesante ci fosse finito addosso, lacerandole.
    Finalmente! Un vero colpo di fortuna che io sia arrivato prima di chiunque altro! Ho aspettato così tanto per mettermi in contatto con te ma... fino ad ora non potevo credere che esistesse qualcuno di davvero così connesso al Labirinto. Sono proprio felice di poterti guardare in faccia, finalmente.
    Nonostante l'assurdità della situazione, e sebbene quelle voci stereofoniche rendessero tutto molto inquietante, Sae non aveva la sensazione di star parlando con qualche terrificante entità, men che meno con qualcuno di impossibile da comprendere. Era umano, senza ombra di dubbio.
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    Mike e Aurora accolsero con entusiasmo Sae di ritorno a casa. Il ragazzo era ancora maledettamente stanco, aveva l'aria parzialmente assente ma si gustò con piacere le coccole della sua maestra, ricambiando quegli abbracci e quei baci stringendola a sé per farle capire che era felice di essersi reso utile, e di aver fatto la cosa giusta. In quell'occasione però, accolse di buon grado l'idea di riposarsi, ben conscio che da quel giorno in avanti le cose si sarebbero complicate. Non aveva idea di quale fosse il piano di Thresh ma era esausto e non poteva permettersi una decente lucidità per capire tutti i cambiamenti che stavano per arrivare. Il giorno seguente avrebbero fatto tesoro del ristoro e del tempo a disposizione. Osservando il cubo trasformato, Sae sentì chiaramente un richiamo provenire dal labirinto. Somigliava quasi ad un latrato mostruoso, quando animali feroci vogliono attirare l'attenzione in qualche modo. Non si sentì direttamente minacciata, ma neanche incoraggiata da quelle sensazioni. Che qualcuno la stesse chiamando? Poteva essere Scorn che voleva portarle consiglio, ma anche Fortinbras impaziente di saldare i conti con lei. Una cosa era certa però, in quell'occasione Sae aveva la capacità e la forza d'animo per non lasciarsi trasportare: visto che Mike aveva preso il suo posto non era stanca e poteva permettersi il lusso di non andare a dormire quella notte senza conseguenze l'indomani, consapevole che un sogno incontrollato poteva trascinarla in altre dimensioni e farle rischiare grosso. Scegliendo di restare vigile avrebbe sentito di nuovo la presenza di Dalamadur circondare casa sua, forse rischioso adesso che c'erano dei segugi sulle sue tracce, ma probabilmente era meglio così. Impossibile prevedere le mosse dei "Lupi", quindi una difesa d'emergenza sarebbe stata preziosa in qualsiasi situazione. Sae era anche vagamente colta da quel perverso appetito, non una fame insaziabile come le era successo altre volte, ma senz'altro presente. Purtroppo però Mike stavolta non le sarebbe stato di grande aiuto, e sprecare quella pozione misteriosa datale da Thresh per un simile scopo era sicuramente uno spreco. Magari poteva conviverci, tenere buone quelle sensazioni e sfogarsi solo a tempo debito. Sae aveva l'intera notte davanti per prepararsi a ciò che sarebbe successo dopo, e poteva soltanto scegliere se affrontare i suoi demoni oppure rimanere in pace con sé stessa ancora per un pò.
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    Le rassicurazioni di Sae furono sufficienti e non insistette oltre sull'argomento. Dopotutto lui stesso aveva più volte affrontare a viso aperto le sue battaglie, rischiando pur di vincere, probabilmente Sae stava facendo lo stesso. E sembrava sapere cosa stava facendo. Prima di salutarsi, però, la donna gli mostrò quello strano simbolo che Marcus aveva disegnato per lei, simile ad un occhio. A giudicare dall'espressione del professore, niente di quello che aveva detto il ragazzo sembrava avere senso e anzi, al culmine del racconto di Sae Banner aveva una mano sulla fronte con l'aria di chi ha un forte mal di testa in corso.
    Quel ragazzo è davvero enigmatico... io non ho onestamente idea di cosa lui stia parlando. Ovviamente esistono molti modi di comunicare basati sul suono e anche se sappiamo molto della razza angelica, non è da escludere che ne esistano delle categorie misteriose e particolari che magari hanno suscitato il suo interesso, o che banalmente sono affini alle sue sensibilità.
    Gesticolava con aria confusa, afferrando il fazzoletto per avvicinarlo a sé, nella speranza che magari gli venisse in mente qualcosa, ma nulla. Quell'argomento, per quanto studiato, era davvero misterioso per lui.
    Non so spiegare tutto questo, ma proverò a mettere assieme i pezzi. Mentre sei in trasferta, approfitterò del tempo che passerò a sorvegliare tua figlia per studiare in maniera approfondita tutto quello che abbiamo al momento. Non posso prometterti nulla ma... farò del mio meglio.
    A quel punto fu lui a posare la mano sulla spalla della donna, cercando di consolarla e al tempo stesso anche incoraggiarla. Non era il momento per perdersi d'animo.
    Adesso torna a casa, è inutile tormentarci ancora, e tu hai bisogno di stare con la tua famiglia prima di partire. Ti darà la forza, e ti servirà.
    Il sorriso gioioso della sua bambina e lo sguardo premuroso di Mike le avrebbero sicuramente dato la carica per i giorni che la aspettavano. Si stava per mettere in un serio pericolo, circondata da nemici e con poche persone fidate al suo fianco. Probabilmente Sae non si era fatta assumere alla Sapienza partendo da quel presupposto. Una volta a casa, sistemando le sue cose, si sarebbe resa conto che il cubo aveva cambiato forma di nuovo, assumendo un aspetto diverso rispetto a prima, e che era caratterizzato da alcuni movimenti appena percettibili. Era come se fosse composto da due parti incastrate tra di loro, e quelle due parti si aprivano e si chiudevano di pochissimo in maniera ritmica. Dava l'idea che stesse... cercando qualcosa.
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    Mentre Sae diceva che quelle sue visioni non potevano essere un caso, Banner si lasciò rapire da un forte brivido sulla schiena, perché sapeva che aveva ragione. La sua mente razionale stava cercando di rassicurarlo, ma era ovvio che non poteva esserci nulla di così semplice. Lo rincuorò però sapere che nonostante tutto la professoressa non aveva perso i suoi ideali e non si era lasciata sopraffare dalla paura: credeva ancora che quei ragazzi meritassero una gioventù felice e spensierata, lasciando a dopo i traumi della vita e le difficoltà di una battaglia. E su questo erano più che d'accordo. Era pronto a lasciare che quel discorso prendesse una piega più leggera, ma Sae iniziò a spiegargli il piano che Thresh stava architettando, e da come stava iniziando a guidare Banner fu evidente che stava diventando nervoso. Prima che potesse dire la sua, però, Sae cercò di spiegargli la situazione e in che modo aveva bisogno di lui. Per un istante venne completamente assorbito dagli occhi supplichevoli di Sae e dovette sforzarsi di fissare la strada per non farsi influenzare. Poi però, cedendo a quella stretta intorno al cuore, alla gola e allo stomaco, sospirò rumorosamente.
    Oramai ti conosco, non lasceresti correre come niente... né posso convincerti a fare diversamente. Questa idea è davvero pessima, Sae... i ragazzi sarebbero al sicuro anche stando a scuola, anzi in questo modo non farete altro che esporvi di più. Senza contare che l'idea di lasciarti in balia di Carnovash...
    Scosse il capo, frustrato ma praticamente arreso.
    E mi rendo conto che preoccuparti per tua figlia renderebbe solo le cose più difficili. D'accordo Sae, mi prenderò cura di lei: finché non sarai tornata mi assicurerò che non le succeda niente. Però tu devi promettermi che starai attenta e non prenderai decisioni affrettate, d'accordo?
    Solo a quel punto si voltò verso di lei, e le puntò l'indice contro il volto per assicurarsi di essere stato chiaro.
    Devi prometterlo.
    Si era arreso, ma nel suo sguardo c'era una profonda preoccupazione. Potendo obbligarla, di sicuro le avrebbe impedito con tutte le forse di prendere quella direzione, ma Sae era determinata ad andare fino in fondo. Che fosse per vendetta, per la necessità di tenere tutti al sicuro o quantomeno trovare delle risposte, Sae non si sarebbe tirata indietro e questo il professore lo capiva fin troppo bene. Era solo frustrato all'idea di non poterla aiutare, e peggio ancora stava lasciando che finisse tra le grinfie di Thresh. Uno scenario peggiore era difficile da immaginare, ma Sae era degna della sua fiducia e non l'avrebbe privata del suo aiuto. Inoltre, in un certo senso, sapere che quantomeno poteva contare su Marcus e Tarabas lo rincuorava, forse non era esattamente da sola in quella selva oscura. In assenza di altre richieste o argomenti da trattare, Banner si sarebbe limitato a riportarla a casa, così che potesse godersi un meritato riposo.
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    Sae si stava prendendo cura dei suoi studenti, e anche se il cambiamento non sembrava particolarmente evidente, le conseguenze delle sue azioni si sarebbero presto sentite. Dopotutto anche Marcus era cambiato molto in poco tempo, ed era disposto ad aiutarla. Finite le scartoffie da sistemare, Banner si ritrovò di fianco a Sae con entrambe le mani piantate sulla base della propria schiena, intento a stiracchiarsi facendo scricchiolare rumorosamente le vertebre.
    Che giornata... dai, ti riporto a casa. E prometto di guidare piano, stavolta.
    Commentò per sdrammatizzare, anche se il sorrisetto sotto quel paio di spessi occhiali aveva un che di amaro. Quando furono da soli in macchina, Banner accese quella piccola utilitaria per farla scaldare un pò, rivolgendo lo sguardo verso Sae con aria tanto preoccupata quanto curiosa.
    Voglio essere onesto con te, Sae... la situazione non mi sorprende più di tanto. Anzi a dirla tutta mi aspettavo che questo genere di faide capitassero molto più spesso. Purtroppo non è inusuale... tra dissidenti, nemici dell'impero o banale rivalità tra scuole, questi casi sono molto più comuni di quanto si potrebbe pensare. Se poi parliamo di accademie che formano combattenti... non dico che è la normalità, ma non è un risultato inatteso. Quello che mi preoccupa semmai, è che orbiti stranamente tutto intorno a te...
    Iniziò a guidare placidamente, prendendosi tutto il tempo per chiacchierare con Sae mentre la riaccompagnava a casa. Ricordava dove l'abitazione si trovava, ma non disse nulla per rimanere genuinamente discreto. Dal modo in cui guidava si percepiva una calma irreale, tipica di quei combattenti che sono abituati ad affrontare situazioni di stress. Sae aveva molto da imparare sul sangue freddo dei guerrieri, inutile trascurare un dettaglio del genere. Da come parlava, Banner sembrava concorde con il punto di vista di Sae: lei non era particolarmente speciale, c'erano molti altri come lei, forse Sae aveva a disposizione un tipo particolare di percezione ma non la credeva una specie di predestinata come Thresh, o una chiave di volta come Tarabas. Per questo era confuso dalla facilità con cui Sae aveva attirato quella serie di eventi a catena.
    Tu che ne pensi? So che non è il tuo campo ma... per te tutto questo ha senso? Dal mio punto di vista è così normale da risultare assurdo, per questo mi sta venendo il dubbio che forse c'è qualcosa di completamente fuori dalla nostra portata...
    Banner era chiaramente quello meno preparato sulla situazione, e soprattutto non aveva idea di quale fosse il piano di Carnovash. Quella era l'occasione giusta per chiedergli aiuto. Inoltre, Sae sapeva molto bene che Banner era un'alchimista, le aveva regalato uno strumento prezioso per conservare e recuperare ricordi, forse poteva darle altri tipi di supporti pur non trovandosi fisicamente al suo fianco.
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    Era chiaramente pronto ad andare via, oramai rassegnato all'idea che Sae avesse deciso come dovevano svolgersi le cose, ma il suo richiamo lo bloccò sul posto forse perché in quel "aspetta" c'era una disperata richiesta di aiuto. Si voltò verso di lei, chiaramente sorpreso, e aspettò di sentire la sua richiesta. Era chiaramente inattesa e quando si sentì chiamare "angelo custode" ebbe un sussulto. Forse stava aspettando qualcosa del genere? Aveva la faccia di uno che aveva avuto un deja vu o qualcosa del genere. Alzò lo sguardo verso l'alto, come se stesse cercando un modo per rifiutare, ma nel vedere Sae che lo stava letteralmente supplicando, esitò di nuovo. Storse il naso, evidentemente aveva ancora qualche perplessità ma non sembrava deciso a rifiutare.
    Io faccio ciò che penso sia giusto. Voglio aiutare mio padre perché ritengo Carnovash un malvagio. L'idea di chiudermi dentro un luogo isolato dove lui avrà il controllo è una follia, ma lo è anche lasciarlo fare indisturbato. Mio padre non mi lascerà andare serenamente, ma se gli farò credere che è l'unico modo che ha per restare a contatto con te allora forse me lo permetterà.
    La fissò in maniera più decisa, sembrava quasi che stesse per rimproverarla.
    Ma io non amo mentire. Quindi sarà bene che il tuo disprezzo verso mio padre e la richiesta d'aiuto nei miei confronti sia sincera.
    Quindi anche lui, se voleva, poteva piegare le regole a suo favore. Annuì col capo, per farle capire che voleva salutarla visto che non avevano più altro da dirsi. Era molto strano per Sae non riuscire a cogliere nulla da quel simbolo disegnato, di solito anche le più scarse tracce di occulto avevano una traccia spirituale vaga. Sae fissandolo avrebbe avuto la sensazione che ci fosse qualcosa che le sfuggiva, un pò come se il suo stesso cervello le stesse mettendo un blocco o qualcosa del genere. Nel bene o nel male, Marcus aveva accettato e se Sae aveva imparato a conoscerlo, di sicuro quella risposta significava che stava dalla sua parte, ma continuare a interrogarlo come se fosse un fiume di parole come Thresh era completamente inutile. Marcus era comunque uno studente, alla fine della fiera. Cosa sperava di estorcergli? A quel punto era rimasta di nuovo da sola, aveva poco tempo per i preparativi del caso: Thresh le aveva detto che già il giorno seguente sarebbe stato tutto pronto. Il cubo nella borsa di Sae vibrò per qualche istante, rimanendo silenzioso, sembrava quasi volesse darle un suggerimento come a dirle che non doveva organizzare solo i suoi affari nel mondo reale, ma anche nel Labirinto. Se andavano ad un ritiro sportivo, per qualche tempo sarebbe stata completamente alla mercé di Thresh, con come unico scudo la ragionevole presenza dei ragazzi e magari l'aiuto di Marcus. Cosa ne sarebbe stato di lei?
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    Sae vide benissimo il modo in cui Marcus si irrigidì, prima ancora di allontanarsi, di fronte al gesto di quella mano che provava a toccarlo. Aveva una strana avversione, assai diversa dalla banale fobia, ma era impossibile interpretare la cosa. Non sembrava un trauma, né una repulsione istintiva. Forse, banalmente, non sapeva come reagire a simili dimostrazioni e la cosa lo metteva in difficoltà. Non la ammonì in malo modo, né le lanciò strani sguardi, si limitò ad osservare il fatto che Sae si fosse ritratta di sua spontanea iniziativa, e tanto bastò per tenerlo calmo. Continuò a fissarla con aria vacua ma attenta mentre Sae cercava di spiegarsi e condivideva con lui i suoi pensieri. Non sembrava comprendere perfettamente cosa Sae stava cercando di dirgli, ma capì che cercava in lui delle spiegazioni che, in ogni caso, Marcus non poteva darle. Quando poi gli toccò la mano, il ragazzo abbassò lo sguardo, ammonendola senza però cambiare tono.
    Mi stai toccando.
    Non cambiò respiro, non cambiò espressione, né il battito del cuore aumentò, eppure c'era qualcosa di strano nella repulsione del giovane nei confronti del tocco. Riprese il discorso solo una volta che Sae si fosse scusata e allontanata da lui, mantenendo lo sguardo fisso e serio nei suoi confronti.
    Ho idea che stai cercando in me delle risposte che non sono in grado di darti. Quello che capisco, però, è che ti fidi di più di Carnovash e dei mostri del Labirinto che non di coloro che vogliono aiutarti. Preferisci chi non ti fa capire di essere una pedina, rispetto a coloro che non possono fare a meno di dirti in che posizione sei. Allora è la verità che ti spaventa? Sappi che non provo disprezzo, solo una profonda tristezza.
    Chiuse gli occhi, per un istante Sae percepì in lui un forte senso di colpa. Forse perché l'aveva giudicata come avevano fatto gli altri, riconoscendola come sciocca e ingenua. Si stava punendo per essere stato così spietato, probabilmente, e lo testimoniava il fatto che quando riaprì gli occhi il tono era rimasto lo stesso, ed ero tornato a parlare più paziente verso di lei. Voleva darle quantomeno speranza, anche se a modo suo. Afferrò un pacco di fazzoletti lasciato vicino a loro, sfilandone uno e portandoselo su una coscia come se fosse un foglio bianco. Con un pennarello rosso lasciato lì da qualche bambino annoiato, tornò a disegnare quel misterioso occhio che le aveva mandato la mattina di quell'interminabile giornata.
    Quello che ti ho mandato non è un occhio, né una visione. E' un "suono".
    Mentre lo disegnava, non si limitava a tracciarne il contorno e stabilirne la forma. Lo faceva con ritmo, come se stesse ripetendo qualcosa dentro la sua mente, una filastrocca o qualcosa del genere. Prima il semicerchio da un lato, calcato al centro delle due estremità, come un suono crescente. Poi anche l'altro semicerchio, a destra stavolta, eseguito con lo stesso identico ritmo, ma con una cadenza opposta. Subito dopo, come un fischio immediato, tracciò la linea al centro, dall'alto verso il basso come se volesse mettere il punto a un'esclamazione. Le altre due parti le aveva tracciate con calma, quella centrale invece era stato un gesto unico, fluido, netto. Quel segno aveva un che di familiare per Sae, non tanto per il simbolo, ma per il modo in cui venne tracciato. Sentiva come se un ricordo, sepolto così a fondo nella memoria da venire dimenticato, stesse cercando di riemergere.
    Gli angeli non usano la lingua degli uomini. Cantano in un modo che solo loro riescono a comprendere. Questo è il suono che sento quando ti vedo. Non riuscivo a tracciarlo fino a che qualcosa in te non è cambiato, poi è diventato chiaro, per questo te l'ho mandato.
    Qualcosa in lei era cambiato? Si riferiva al fatto che aveva potenziato le sue abilità? Oppure non era una coincidenza che quel "suono" fosse diventato più chiaro proprio quando Sae aveva fatto quell'incubo terrificante? Nello sguardo di Marcus mentre le tendeva quel fazzoletto marchiato, non c'era né confusione né pregiudizio. Aveva semplicemente deciso di condividere qualcosa, senza doppi giochi o tenere nascosto niente. A differenza di Tarabas lui era genuino.
    Non mi ha detto mio padre di venirti a cercare, ho pensato che fosse la cosa giusta da fare.
    A quel punto si sarebbe alzato, deciso probabilmente ad andarsene. Se Sae voleva chiedergli di venire con loro al ritiro sportivo, doveva cogliere l'occasione perché Marcus non sembrava qualcuno capace di voltarsi indietro.
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    Marcus si aspettava una risposta, per questo non la interruppe e lasciò che spiegasse. Non sembrava comprendere minimamente il suo punto di vista, forse abituato a pensare che suo padre fosse nel giusto oltre ogni ragionevole dubbio, e che ogni mossa, sacrificio o colpo basso era necessario alla vittoria, che rappresentava un vine superiore in una certa misura. Cercò di spiegarsi facendo un esempio ma parlando di madri Sae non fece altro che confondere il ragazzo. Il suo sguardo si fece assente, come se si fosse ricordato all'improvviso di qualcosa che portò la sua testa su altri lidi. Anche se quell'esempio fosse stato calzante probabilmente non lo avrebbe seguito.
    Il tuo esempio è troppo semplice, donna... non hai tenuto conto della goccia di sangue che potrebbe scenderti dal braccio e annegare le persone sotto di te, o il tuo grido di dolore che potrebbe svegliare gli aguzzini che tormentano quelli sopra di te, o quante persone potrebbero soffrire perché una madre è sopravvissuta, o un figlio no.
    Scosse il capo, come a voler concludere quel discorso prematuramente. Sembrava sapere che parlarne non avrebbe portato a nulla, il suo punto di vista era troppo differente da quello di Sae, chiacchierarne non sarebbe stato fruttuoso. Quella domanda serviva solo per capire esattamente con cosa avesse a che fare, se con un'alleata oppure una nemica, ma Marcus capì che Sae era una vittima in quel contesto, non poteva prendersela né contare troppo su di lei, e questa era una risposta più che sufficiente per il giovane.
    Sei dita? Gli angeli non appaiono come li descrivete, perché non possono essere osservati né compresi da voi umani. Non avrebbe senso descriverne uno.
    Domanda piuttosto ingenua quella di Sae, si aspettava forse di sentire indizi sul suo misterioso "amico" tirati fuori da qualcuno che sembrava lontano dal mondo anche per gli standard del Labirinto? Lo sguardo di Marcus si fece molto più confuso rispetto a prima, realizzò che Sae stava cercando in lui risposte e nozioni che il ragazzo non sapeva darle e che con tutta probabilmente non avrebbe soddisfatto neanche la sua curiosità potendo farlo. La vedeva come un cucciolo smarrito che non aveva idea di cosa stesse succedendo.
    Torniamo al punto, non sono qui per chiacchierare. Voglio chiederti di dare una seconda possibilità a mio padre, se dirlo in questo modo ti fa piacere di più il concetto. Non ha bisogno di te, come non ha bisogno di me, tuttavia nel suo cammino del giusto è assai difficile trovare vittime innocenti che passano dall'essere ostacoli a diventare vittime sacrificali. Per quanto consideri la tua mente limitata, ho visto come hai aiutato gli altri studenti e penso che anche tu sia una persona giusta. Quando non ci sarà più Carnovash, loro avranno bisogno di una guida, e dovendo scegliere penso che saresti quella ideale. Ma ciò non sarà possibile se diventi uno strumento di quel mostro, o molto più probabilmente, una vittima degli eventi che verrà schiacciata o da una parte o dall'altra perché semplicemente non hai trovato il tuo posto. Non ti sto dando un ultimatum, voglio solo fornirti una guida disinteressata. Non verserei lacrime per la dipartita di qualcuno in questa storia, ma nel tuo caso mi dispiacerebbe.
    Anche se nel suo personalissimo, stramboide e distorto modo, Marcus sembrava aver visto qualcosa di positivo in Sae e lo stava esprimendo (più o meno) a modo suo. Era fermamente convinto che suo padre fosse nel giusto, nelle azioni e negli intenti, ma soprattutto era certo della sua riuscita, memore forse di molti altri successi come quello che si apprestava a portare avanti nei confronti di Carnovash. Tuttavia, sapeva anche che per questo genere di successi serviva compiere delle scelte: se nel momento cruciale Thresh avesse deciso di usare Sae come scudo, Tarabas avrebbe compiuto un grande sacrificio pur di vincere, probabilmente conscio che non ci sarebbero state molte occasioni per battere il suo avversario. Marcus le stava chiedendo di schierarsi dalla parte "giusta", anche a costo di venire manipolata, perché significava che nella migliore delle ipotesi, Tarabas avrebbe fatto in modo di coinvolgerla l'indispensabile pur di vincere e tirarla fuori solo al momento opportuno. Se non la controllava però, il risultato restava incerto.
20828 replies since 14/1/2007
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