L'incubo del grano rosso

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    Nefertiti non aveva raggiunto semplicemente l'orgasmo, ma aveva anche fatto un passo in più per comprendere la natura del suo professore, il suo modo di pensare e come agiva per procurare a sé e alle sue amanti un piacere estremo. Non era ancora abbastanza matura per prendere il controllo e godersi una rivalsa su di lui, men che meno trovare la forza per contrastare il suo potere, ma andava bene così. Assaporarono quel bacio assieme e si fissarono negli occhi mentre i loro sessi erano ancora connessi, e quel cazzo impaziente riversava gli ultimi fiotti di piacere dentro di lei. Quella ragazza era davvero preziosa, la presa di Thresh sui suoi seni poteva apparire perfino violenta vista da fuori, ma era un sintomo di quanto in realtà fosse legato a lei, e gli risultasse impensabile allontanarsi più di così.
    Prima ti limitavi a rigenerarti e basta... ora stai diventando anche resistente... sono molto fiero di te, Nefertiti.
    Thresh espresse tutto quel sentimento di orgoglio e spirito possessivo continuando a stringerla e carezzarla, passandole le labbra prima sulla guancia e poi sul collo, baciandola, leccando quella pelle color cioccolata e mordendola perfino, mentre le mani si separavano da quelle morbide montagne di piacere per gustarsi anche il resto del corpo. Una in particolare si piazzò sul suo ventre, ancora gonfio per colpa dell'orgasmo intenso e per la presenza della sua verga che fino a quel momento non aveva fatto un solo passo indietro. Anzi, era marmorea e pulsava come se fosse impaziente di continuare. Per resistere a quella tentazione, però, e anche per non cedere troppo ai propri istinti, Thresh iniziò finalmente a lasciarla andare allontanandosi da lei gradualmente. Per farle capire però che non avevano finito, il suo maestro si assicurò di rendere anche quel gesto maledettamente erotico e stimolante: non si limitò a sfilare il suo cazzo in una volta sola, anche perché sarebbe stato semplicemente impossibile. Era allargato dall'eccitazione e quelle escrescenze carnose avrebbero reso tutto molto più difficile. Thresh scivolava lentamente da dentro la carne di Nefertiti, pulsando intensamente ad ogni passo. La cappella si soffermò dispettosamente all'entrata del suo utero, massaggiandola con movimenti lentissimi e decisi. Quando scivolò fuori, una grande quantità di Seme iniziò ad avvolgere quella carne maschile intensa, accompagnando i suoi movimenti e rendendo la stimolazione più calda. La punta di Thresh picchiettava sulle pareti sensibili di Nefertiti, e le escrescenze vibravano per darle ulteriori stimoli. Era un giocattolo erotico perfetto, col calore di un essere umano e lo stimolo di una macchina perversa, solo che invece di entrare stava uscendo, lasciandole un vuoto graduale. Man mano che questo succedeva, le dita del non morto scivolavano sulla carne della sua allieva, fino a circondare le grandi labbra, vistosamente spalancate, andando a stuzzicare le grandi labbra e la clitoride. Visto che le mani di Thresh erano ancora corrotte dal suo potere, quei tocchi non erano solo intensi e ponderati, ma anche saturi di quell'oscuro potere che il professore l'aveva costretta ad assaporare fino a renderla assuefatta. Ben presto, nonostante le dimensioni, quella grossa mazza di carne bollente si ritrovò a pulsare direttamente di fronte alle sue grandi labbra, fino a liberarla del tutto. Per non recidere l'abbraccio, Thresh si piantò contro di lei, facendo scivolare la sua verga tra le morbide natiche di Nefertiti, appoggiandosi su di essa fino a toccarle la schiena. Da quel contatto, la ragazza avrebbe potuto meravigliarsi delle dimensioni raggiunte dal suo professore che di sicuro avevano messo in difficoltà la loro differenza di stazza, ma nella maniera più piacevole possibile. Strette in una morsa oscena, le grandi labbra della ragazza sarebbero state da una parte stuzzicate dalle dita del professore, e dall'altra dai durissimi testicoli oramai chiusi in una sacca di carne così turgida da poter fare invidia anche al più vigoroso dei membri maschili. Continuò a respirarle addosso per tutto il tempo, senza nascondere il desiderio che mai si era affievolito nei suoi confronti. Se la ragazza faceva progressi significava che non doveva lasciarla andare così facilmente.
    Voglio premiare la tua dedizione... puoi farmi qualsiasi richiesta, ma scegli bene le parole che userai... perché stavolta utilizzerò i miei poteri. Quindi soddisferò qualsiasi tuo desiderio... ma a modo mio...
    Poteva quasi suonare una minaccia dal suo tono di voce, ma era così sensuale, basso e seducente che era evidente stesse stuzzicando la complicità di Nefertiti. Voleva spingerla a fare una richiesta di cui si sarebbe pentita, senza anticiparle nulla. Voleva scoprire quanto audace e folle la sua allieva fosse, così che scoprisse quanto oscuro poteva diventare il suo maestro se stuzzicato nel giusto modo.
     
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    Nefertiti continuò a tremare di piacere fino all'ultimo fiotto di seme che le dava brividi caldi e piacevoli in tutto il corpo. Ansimava per via del suo fisico sotto sforzo, ma grazie alle sue abilità rigenerative, poteva andare avanti all'infinito dandole le giuste pause da una sessione all'altra. Non si aspettò di sentirsi complimentare per qualcosa che esulava dalla sfera sessuale, quasi Thresh fosse tornato nel suo ruolo di insegnante per un momento. Gli rispose con un verso provato che sembrava esprimere un dubbio, come se stesse dicendo che non ci aveva fatto molto caso prima. In quel momento non le importava stare a discutere dei suoi progressi, le interessava unicamente godersi le carezze possessive del professore, sentirlo ancora colmo di desiderio dentro di lei. Lo sentì scivolare gradualmente fuori dalle sue carni, e per lei fu come continuare in modo dolcissimo. Era come se i brividi di piacere la cullassero invece di assalirla prepotentemente, era un piacere diverso ma incredibilmente appagante. Pensò ingenuamente che avrebbero fatto una pausa, ma le dita del non morto furono di nuovo contro le sue carni femminili, strappandole un sussulto accompagnato da un piccolo gemito espirato. Era sensibilissima per via del orgasmo appena avuto. Quasi le dispiaceva sentire la carne del suo amante abbandonarla, pensò che la stava per lasciare andare via, così da augurarle una buona notte, invece la strinse in un abbraccio caldissimo, facendole sentore la verga ancora marmorea, ed enorme poggiata contro le natiche e la schiena. Riuscì a percepire che era più grosso del solito, che aveva anche una forma diversa da quella normale che sfoggiava quando era "calmo". Da un lato le venne l'istinto di rimproverarlo del fatto che era un pervertito inguaribile, ma allo stesso tempo ricordò quanto fosse stato piacevole sentirlo dentro di lei in quel modo, quanto fosse stato piacevole sentirlo scivolare fuori lentamente con quelle escrescenze che segnavano le pieghe delle sue carni. Così decise di non rimproverarlo e di accettare che il suo adorato professore aveva una fame insaziabile da quel punto di vista, e probabilmente nessuna donna al mondo era in grado di soddisfarlo davvero al cento per cento. Ebbe l'impressione che volesse tentarla ancora, con le sue carezze sulle parti intime, con la pressione dei suoi testicoli contro le labbra vaginali. Sembrava quasi una richiesta, una supplica ad assecondare ancora il desiderio che bruciava dentro di loro. Difatti poi Thresh svelò le carte di quella piccola strategia, dicendole che avrebbe esaudito un suo desiderio. Chissà magari con quei gesti dolci e perversi sperava che gli chiedesse qualcosa di molto perverso? Così che poi l'avrebbe potuta stupire con le sue abilità di corruttore sessuale seriale di donne? Esitò un momento poiché non le veniva in mente una richiesta perversa da fargli. Infondo Nefertiti era in una fase della vita sessuale in cui si stava divertendo, in cui si godeva i momenti, non era ancora sazia di esperienze da voler chiedere qualcosa di diverso perché non aveva ancora la sua routine. Anche Artù era molto creativo a letto grazie alle sue facoltà, quindi per lei ogni volta era come aprire un pacco regalo con una sorpresa molto gradita, sia con lui che con Thresh. Quindi cosa voleva davvero? Prese un gran respiro, e decise di essere molto sincera. Si voltò con la testa verso di lui per poterlo guardare negli occhi.
    Dormi con me stanotte. Non era una richiesta perversa, era una richiesta molto personale, intima che aveva a che fare con la sfera emotiva, affettiva. Era una richiesta che Nefertiti non poteva nemmeno capire poiché non aveva avuto una infanzia serena, ma era lo stesso desiderio che coglieva un bambino che voleva dormire nel lettone dei genitori, per sentirli vicini, per sentirsi al sicuro, a casa. Certo in quel momento non pensò al fatto che Thresh fisicamente non poteva farlo, o forse lo sapeva benissimo in quel momento e ciò che chiedeva a lui era di concederle qualcosa che effettivamente non faceva mai. Dopotutto anche quelle volte che avevano fatto sesso fino a farla svenire, lui l'aveva poggiata sul letto e se ne era andato via. Probabilmente lui poteva considerarlo del tempo perso, o chissà un uomo che poteva vivere in eterno forse aveva una concezione del tempo molto diversa. Ciò che Nefertiti gli stava chiedendo forse era molto più impegnativo del doversi impegnare creativamente su qualcosa di perverso. Nefertiti voleva sentirlo come parte del suo nucleo famigliare, o personale.
    Vorrei sentirti vicino mentre dormo, e trovarti lì quando apro gli occhi al mattino. Distolse poco dopo lo sguardo per farlo vagare in un punto vuoto del posto, pensando che forse aveva fatto la richiesta più stupida del mondo. Dopotutto le aveva detto che avrebbe usato i suoi poteri per realizzarlo, ma in effetti ciò che voleva non aveva bisogno di fantastici poteri cosmici, ma solo volontà.
     
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    La richiesta di Nefertiti lo colse totalmente alla sprovvista: certo che si aspettava una richiesta perversa, e certo che quella avanzata da Nefertiti fosse qualcosa di estremamente... impossibile. Ma la sorpresa di Thresh non era qualcosa di negativo, anzi... lo trovò sublime. Se il suo sguardo sembrava confuso, la sua verga lo tradì completamente perché sussultò di eccitazione. Nefertiti sapeva che lui non poteva dormire, non ne era più in grado, e vagava durante la notte per continuare le sue macchinazioni, per generare nuovi oscuri piani, per studiare altre tenebrose verità. Passare la notte con lei non era banalmente una perdita di tempo, era uno strano modo di impiegare quel vuoto. Era per lui... una tortura, a tutti gli effetti. Una tortura mossa unicamente dalla voglia di Nefertiti di averlo tutto per sé. Il risultato di un amore distorto, egoista. Una richiesta semplicemente... sublime. Se non fosse stato così eccitato, Thresh sarebbe perfino riuscito a commuoversi per quello che Nefertiti gli aveva appena chiesto. Quindi quando la commozione perse, prese il sopravvento la gioia. Allargò un sorriso estremamente soddisfatto, di quelli mostruosi che scoprivano le guance aperte che non nascondeva più davanti alla sua allieva. Gli occhi del non morto si macchiarono gradualmente di una luce oscura, così spenta da somigliare ad una melma nera che si impossessava del suo sguardo, rendendolo mostruoso.
    Non ti basta più solo la mia carne... il mio potere... la mia mente... vuoi anche la mia notte, ora, Nefertiti...? Sei semplicemente insaziabile...
    Con la mano ancora sporca degli umori che si erano scambiati, le afferrò il mento e le guance, tirandola verso di sé in modo che non potesse distogliere lo sguardo da lui. Leccò le sue labbra, avidamente, partendo da quella inferiore e passando verso quella superiore. Fu una leccata lentissima, sembrava quasi che Thresh non si stesse neanche gustando semplicemente la sua carne, ma le stesse leccando via l'oscurità egoista che trasudava dalla sua anima in quel momento. Un sapore delizioso.
    Molto bene... ma come ho promesso: lo faremo a modo io.
    A quel punto la sua lanterna prese vita, accendendosi in maniera vistosa, generando ai loro piedi un cerchio di energia verde e nera, una forte oscurità che li avvolse completamente, trascinandoli via da quel cosmo oscuro e riportandoli alla realtà. Nefertiti si ritrovò sopra al suo professore, inginocchiata sul letto e seduta sul ventre di Thresh. Si trovavano in una stanza che somigliava a molte altre della scuola, ma appariva estremamente inquietante. Simile all'ufficio di Thresh dato che somigliava ad un Dungeon pieno di macchine misteriose e decorazioni grottesche in metallo nero, ma quella stanza Nefertiti non l'aveva mai vista: era più grande, spaziosa, accogliente in un certo senso, e aveva un grosso letto fuori misura che sembrava fatta per un mostro della stazza di Thresh. Il letto ovviamente, pur avendo un materasso normale, era circondato da un baldacchino dall'aspetto terrificante: somigliava ad un altare da sacrificio avvolto da una gigantesca mano artigliata circondata da tentacoli dall'aspetto mostruoso, avevano delle fattezze rigide e il loro colore le faceva somigliare a delle strutture in metallo inanimato, eppure avevano una strana pulsione che le avrebbe ricordato tantissimo le macchine della tortura del professore. Intorno a loro, altre macchine dalle forme mostruose e vagamente umanoidi se ne stavano immobili come terrificanti guardiani immersi nella penombra. La fiamma verde che di solito caratterizzava la lanterna del suo professore avvolgeva completamente il baldacchino su cui si trovavano, come se si fosse trasformata essa stessa nel loro letto. Quella era la stanza da letto del professore? A giudicare dal fatto che Nefertiti riusciva a percepire solo ed esclusivamente il potere del suo maestro, era sintomo che in quella stanza non ci aveva mai messo piede nessuno. Probabilmente nemmeno Dalamadur visto che di solito almeno quella era la traccia energetica che seguiva Thresh praticamente ovunque. Mentre Nefertiti si guardava attorno, Thresh le afferrò i polsi delle mani, tirandola a sé come se volesse darle un bacio, prima di questo però la obbligò a portare le sue dita sul possente collo del maestro e stringerlo più forte che poteva. In quel modo, proprio dove c'era la vistosa cicatrice intorno al collo di Thresh, si formò un altro di quei solchi oscuri che Nefertiti gli aveva provocato sul ventre l'altra volta, anche se in quel caso sembrava decisamente meno permanente. Il potere della ragazza avrebbe iniziato a risuonare con quello del professore, dando forma ai loro desideri. Generarono assieme una sorta di collare fatto di un materiale nero, lucido e cristallino, a metà tra una macchina della tortura e uno di quei spuntoni di Nefertiti che serviva ad assorbire potere. Il collare era borchiato, e dalle gocce di sangue nero che scivolavano dal collo del professore poteva capire che le punte si estendevano sia all'esterno che all'interno, infilzandolo in maniera dolorosa e... possessiva. Il dolore del professore rese durissimo il suo membro che tornò a picchiettare sulla schiena di Nefertiti, impaziente. Quando il collare fu pronto, una lunga catena spettrale ancorò il non morto al baldacchino intorno al letto, imprigionandolo. C'era molto spazio di manovra ma non sarebbe mai riuscito ad uscire dalla stanza con il poco gioco che concedeva la catena. Anche se Nefertiti non la stringeva fisicamente, la sentiva chiaramente legata a sé, come se potesse "tirarla" in qualsiasi momento.
    Se mi staccassi da questa catena, anche se tu dormissi, lo sentiresti chiaramente. Quindi non posso sgattaiolare via mentre dormi. Fino a domani mattina sarò solo tuo...
    Quella frase iniziò quasi romanticamente con una carezza sulla guancia della ragazza. Poi però Il pollice di Thresh si infilò prepotentemente tra le sue labbra, alla ricerca di quella morbida e insaziabile lingua, come se volesse invitarla a succhiargli e leccargli le dita.
    Tuttavia... dato che io non posso dormire... farò di tutto per strapparti ogni singola goccia di energia... andrò avanti fino a che non sarai al limite... quindi se vorrai sopravvivere dovrai assicurarti di essere tu a prosciugare me. Non deludere le mie aspettative... mia adorata Nefertiti...
    La ragazza aveva fatto una richiesta audace, ma come promesso Thresh aveva deciso di assecondarla a modo suo. Se avesse guardato bene le pareti della stanza, Nefertiti avrebbe potuto notare che non c'erano porte né finestre. Erano entrati lì partendo dal labirinto e probabilmente un passaggio del genere era l'unico modo per uscire. Era intrappolata lì dentro assieme a lui, una gabbia d'amore... e di folle passione. Dato che aveva espresso il desiderio di stare con lui per tutta la notte, Thresh le aveva garantito una lunghissima nottata, fino a che la stanchezza non si sarebbe impossessata di lei nella forma più violenta e perversa possibile. Thresh aveva legato a lei il suo collo ma nient'altro... il che significava che avrebbe potuto farle di tutto.
     
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    Nefertiti non aveva idea del processo mentale che aveva appena avuto Thresh dopo la sua richiesta, ma dal fatto che aveva esitato un momento sorpreso, le fece capire che stava pensando a qualcosa. La ragazza nella sua ingenuità pensò che forse era una scemenza, che probabilmente non aveva capito che in realtà Thresh voleva una risposta erotica, così da continuare a fare sesso. Stava per dirgli di lasciar perdere, che era un desiderio infantile, ma venne frenata da una pulsazione del membro contro le sue natiche. Notò che poi sorrise, nel suo solito modo inquietante, ma sembrava soddisfatto, come se la sua richiesta infantile avesse acceso qualcosa in quel cervello contorto e folle. Pensava che fosse una cosa molto molto semplice da chiedere, al punto che aveva avuto paura di vederlo ridere di lei, invece a quanto pare la vide in modo del tutto diverso e che Nefertiti non realizzò subito. Chiedergli la notte era davvero così tanto? Battè le palpebre perplessa, ed ogni sua rimostranza venne messa a tacere dalla lingua del non morto che le passò sulle labbra, accendendo la voglia di baci. Alla fine però accettò e le disse che lo avrebbero fatto a modo suo. Inizialmente lo guardò un pizzico preoccupata, mica voleva dormire su un letto di spine vero? Non finì manco di pensarlo che ai loro piedi si formò un cerchio di energia che poco dopo li avvolse nell'oscurità e li trascinò verso una nuova stanza. Si ritrovò in ginocchio su un letto gigantesco e sotto di lei giaceva Thresh, si guardò attorno non riconoscendo il posto, ma l'istinto le suggeriva che quella stanza da letto aveva a che fare con Thresh, non riusciva a percepire nient'altro oltre a lui. Anche l'arredamento le ricordava molto i gusti fuori dal comune del non morto. Alcune di quelle cose che erano presenti le ricordavano in un certo senso le macchine della tortura che aveva usato durante le sue battaglie.
    Dove siamo? Chiese incuriosita, poiché non riusciva a capire se fossero nel labirinto o se invece erano ancora da qualche parte nella scuola. Non ricevette subito una risposta, piuttosto Thresh attirò di nuovo la sua attenzione guidando le mani attorno al suo collo, lo guardò smarrita, poiché non capiva costa stesse facendo, fin quando non le spinse le dita con forza contro il suo stesso collo, invitandola a strozzarlo. Lo assecondò, notando che qualcosa stava reagendo che i loro poteri si intrecciarono e diedero forma a quello che sembrava un collare. Il problema era che le borchie non erano solo rivolte da un lato, ma si infilavano nel collo muscoloso del professore facendolo sanguinare. La ragazza rimase confusa da quella visione, chiedendosi cosa diamine stesse facendo, perché mai si era fatto mettere un collare usando i poteri di Nefertiti? Se non avesse sentito di nuovo la verga di Thresh picchiettarle sulla schiena ancora più duro di prima, si sarebbe preoccupata. Non riuscì a dire nulla perché riuscì a capire istintivamente che la catena che stringeva il collare era collegata a lei, alla sua volontà, eppure non aveva fatto nessun gesto per crearla. Possibile che fosse quel posto ad averla spinta a farlo inconsciamente? Thresh le spiegò con poche parole che quella catena e quel guinzaglio erano ciò che aveva chiesto, che le avrebbe permesso di sincerarsi che lui sarebbe rimasto con lei anche mentre dormiva. L'invasione del dito nella sua bocca venne accolto di nuovo con un morso dispettoso, mentre lui le palesava le sue intenzioni. Nefertiti aggrottò la fronte leggermente nervosa, e tirò fuori dalla sua bocca il dito di Thresh per poter parlare.
    Vedi di non esagerare, potrei anche ucciderti se non sto attenta! Lo guardò negli occhi seria mentre lo diceva, voleva passare una bellissima nottata, non aveva intenzione di vivere un trauma. Anche se Thresh era uno zombie, i suoi poteri le avevano mostrato che avrebbe potuto danneggiarlo molto seriamente, arrivando perfino ad ucciderlo davvero. Anche se faceva la gradassa non era ancora così brava ad usare i suoi poteri, e lei stessa non conosceva i suoi limiti. Si sollevò con i fianchi, così da far scivolare il membro di Thresh contro il suo stesso ventre, così da sedersi sopra di esso, e usarlo come un perverso sellino. Era davvero parecchio eccitato, era così duro da sembrare marmo, e le escrescenze erano rimaste. Iniziò a sfregarsi contro di essa, sussultando ogni volta che la clitoride si "incastrava" su uno di quei piccoli bozzi facendola rabbrividire di piacere.
    Sono solo poche ore, non fare il melodrammatico. Affermò ghignando divertita, prima di abbassarsi anche con tutto il busto, poggiandogli i seni contro il petto e cercare un nuovo ed intenso bacio, senza mai smettere di sfregarsi contro l'erezione, divertendosi a sentire quei rumori umidicci che producevano per via di tutti i loro fluidi corporei di cui erano intrisi.
     
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    Nefertiti non gli diede l'idea di aver capito esattamente cosa Thresh le aveva concesso, ma neanche lo aveva disprezzato. Il non morto doveva rassegnarsi al fatto che aveva ancora a che fare con un'adolescente ma confidava che, col tempo, la sua diletta avrebbe imparato ad apprezzare quei gesti enigmatici che il suo maestro le donava sporadicamente. Le sorrise, complice, appena si mise in posizioni più comode per permettere ai loro sessi di incrociarsi meglio, sfregandosi mentre i corpi si avvicinavano sempre di più, togliendosi dalla testa promesse e patti per tornare a quello che volevano entrambi fin dall'inizio.
    Che richiesta irragionevole... sai quanto amo il dramma.
    Replicò dispettoso, prima di avvicinarsi alle labbra di Nefertiti per poterle baciare di nuovo. Le punte intorno al suo collo erano così lunghe e irte che sfioravano la pelle bruna della ragazza ad ogni tentativo di approccio. Molti le avrebbero considerate un disturbo ma quello non era di certo un rapporto normale. Per assecondare le voglie di Nefertiti e farle capire che non doveva fare altro se non disporre di lui, iniziò a muovere il bacino molto più forte e velocemente rispetto a prima, così che quelle escrescenze carnose arrivarono quasi a grattare sull'intimità della ragazza. Con i movimenti profondi e ampi del bacino, poi, Nefertiti avrebbe sentito anche i grossi e duri testicoli del suo maestro, quasi come se stessero già scopando in maniera selvaggia, che si abbattevano sulle sue carni impazienti, neanche fossero il crudele mazzafrusto di uno spietato cavaliere sanguinario. Se poi quei gesti fisici e diretti non le bastavano, avrebbe distillato la passione del non morto direttamente dalla sua bocca: la lingua di quel non morto era davvero impaziente, una vipera predatrice che cercava in ogni modo di strapparle quanti più mugugni possibile. Col capo si spingeva verso di lei, e con le mani ancorate ai glutei della ragazza le avrebbe impedito di farsi troppo indietro, sarebbe stato come farsi divorare ancora e ancora, mentre quelle labbra si scioglievano come se volessero diventare una cosa sola. Il contatto con le natiche di Nefertiti non fu pacato né modesto, iniziò subito con uno schiaffo vigoroso di entrambe le mani, contemporaneamente, e le dita avrebbero iniziato a stringerle le carni come se fosse la morbida massa del pane migliore del mondo. Se non fosse stata allenata a dovere, quelle grosse falangi avrebbero sicuramente fatto a pezzi quella deliziosa carne, limitandosi in questo caso a lasciarle solo qualche vistoso segno dato che avevano ancora una forma alterata dai poteri di Thresh, presentandosi artigliate. Quel bacio colmo di lussuria però non sarebbe durato in eterno, perché non aveva la minima intenzione di spegnersi ad un mero approccio fisico. Si sarebbero confrontati finché la mente della ragazza avrebbe tenuto.
    Ma devo ammettere che la tua richiesta mi ha sorpreso... sapevo che eri una piccola masochista, ma vederti sbavare in quel modo mentre ti strozzavo e ti tenevo per la gola con la cinta... sei proprio una piccola pervertita. E' questo che ti ha fatto avanzare una richiesta tanto ardita? Vuoi farti prendere di nuovo...? Magari stavolta per i capelli...
    Nefertiti fino ad ora si era confrontata unicamente con l'amante, con la guida e al massimo con la figura affettiva che quell'uomo poteva conferirle. Quindi forse non immaginava che Thresh potesse diventare anche un rivale, per certi versi, e spronarla a tirare fuori quei lati di sé stessa che ancora non aveva esplorato. Nonostante il suo tono non fosse umiliante né accusatorio, era ovvio che la voleva punzecchiare.
     
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    Nella sua ingenuità, Nefertiti non credeva di aver fatto una richiesta così importante. L'aveva valutata principalmente sul valore affettivo, lei non aveva mai avuto modo di andare di notte nella stanza da letto dei genitori e chiedere loro se potesse dormire insieme a loro perché aveva avuto un incubo. Neanche sapeva che fosse una abitudine comune, vederli nei film era quasi scontato, ma quando lo sentì raccontare quasi per caso anche da Artù, le era venuta la curiosità. Aveva già provato a dormire con Artù, ma ciò che provava standogli vicina era quella di sentirsi una sorta di Chioccia, che voleva proteggerlo e tenerselo al petto al sicuro. Con Thresh invece cosa avrebbe provato? Ne era mortalmente curiosa. Ridacchiò divertita quando lui si oppose dicendole che era una richiesta irragionevole, dato che a lui piaceva molto il dramma. Sentì le punte del collare di Thresh pungolarle la gola quando lo baciava, e sebbene un normale pensiero doveva essere che servivano a tenerla lontana, lei pensò invece che erano quasi una sfida al suo amore, alla sua voglia di sentire la sua bocca contro la sua, e non si sarebbe spaventata nel sentirsi pungere. Intanto la verga del professore aumentò la velocità con cui si sfregava contro di lei, riaccendendola di un piacere crescente. Quasi non le sarebbe dispiaciuto masturbarsi in quel modo ancora un poco. Strillò con la bocca piena alle pacche sul sedere, la pelle le bruciava, e anche se sapeva che non lo faceva con estrema violenza, aveva comunque la mano pesante. Quando le loro labbra si separarono, Nefertiti era già languida, ed i suoi occhi mostravano il piacere che provava per quello sfregamento osceno fra le loro carni. Ciò che le disse la colse di sorpresa, facendole aggrottare la fronte perplessa: no, non le piaceva farsi trattare male.
    No, in realtà mi fai incazzare. Non sono una di quelle pervertite che pensi tu. Protestò, quasi avesse avuto fretta di fargli capire che non era la sua sgualdrinella, ma in effetti si ritrovò a pensarci: l'aveva eccitata sentirsi soffocare? Non riusciva a capirlo del tutto, l'orgasmo era stato intenso, ma non era sicura che gli avrebbe chiesto di farlo di nuovo. C'era troppo in ballo che ancora non capiva bene.
    Però mi è piaciuto vederti scioglierti quando ti ho stuzzicato in punti poco virili. Ghignò divertita, ma fu sincera. Era stato una scoperta per lei, e pensare che magari le altre non glielo facevano mai la eccitava, perché le faceva credere che fosse una cosa speciale, che si era presa. Ovvio sapeva che sicuramente aveva già provato quel tipo di cose, altrimenti avrebbe avuto una reazione molto diversa. Però era stato molto appagante vederlo sforzarsi con tutto se stesso per non mostrarle quanto stava godendo in realtà. Probabilmente erano molto più simili di quanto non si fosse mai aspettata.
     
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    La risposta di Nefertiti divertì il non morto, e in senso molto positivo dato che riuscì a distrarlo dal sapore delle sue labbra, strappandogli una risatina compiaciuta proprio mentre si stava gustando il sapore della saliva della sua allieva con tanto diletto, leccandosi avidamente la bocca con gesti lentissimi di quella lungo muscolo pallido. Le replicò come al solito col suo fare ispirato e deciso, ma stavolta non utilizzò quel tono da paternale che spesso serbava per i suoi studenti. Non le stava facendo una lezioncina, piuttosto voleva condividere con lei la sua filosofia.
    Perché, pensi che a me piaccia giocare alla sonda aliena con i tuoi cristalli curiosi? No... a me piacciono le ragazze, mi piacciono i corpi morbidi che si sciolgono sotto il mio tocco, mi piace sentire le vostre viscere intorno al mio cazzo che non riuscite più a trattenerlo neanche serrando ogni muscolo dello stomaco... mi piace vedere il volto contorto dal piacere, perso nella passione, nella lussuria... ma non è così che funziona una sfida mia cara.
    Forse Nefertiti lo aveva sempre visto come un pazzo maniaco che non disdegnava nulla, che non gli faceva schifo niente e che avrebbe assaporato ogni genere di pratica con entusiasmo perché banalmente qualcosa nel suo cervello si era rotta o non funzionava più, ma questa era una semplificazione a dir poco sconcertante e tutt'altro che la verità. Thresh non abusava degli uomini per una latente pansessualità, non apriva le pance delle persone perché aveva un fetish morboso nei confronti delle interiora e delle fasce di muscoli usate come preservativi, non ingravidava le donne per puro piacere nel vederle con il pancione saturo tutto per merito di chissà quale virilità tossica e imperativa. No, la sua mentalità non era niente di così semplice. Si trattava del suo personalissimo modo di combattere gli altri, un confronto faccia a faccia senza esclusione di colpi, dove non era la mania e la follia a guidarlo ma la curiosità e l'incoscienza. Cose molto diverse, dal suo punto di vista.
    Se fosse solo una questione di ciò che voglio io, passerei il tempo a sfregarmi il cazzo tra le dita... ma noi siamo combattenti, non ci basta il monologo. Quello che vogliamo è un passo a due, a tre, un coro intero di contrapposizioni. Ciò che ci piace non è la mano stretta intorno al collo... ma la sensazione che ci dà lo sguardo della persona che abbiamo davanti mentre preme con forza. Non è perché vuoi sentirti umiliata che ti fai strozzare da me... è perché vuoi testare i tuoi limiti, vuoi vedere nella mia faccia la scintilla possessiva di chi ci gode a tenerti in quello stato... e vuoi che la tua rivincita abbia un sapore dolcissimo, che non avrebbe senso senza quel segno delle dita intorno alla gola.
    Mentre condivideva con lei quei pensieri, non solo la sua verga pulsava e si sfregava contro quelle carni più forte, segno che anche lui si stava godendo quel contatto anche senza penetrazione, come se stessero condividendo una masturbazione nello stesso momento, senza bisogno di esagerare o spingersi oltre, godendosi l'intimità in maniera perversa. Inoltre, i suoi occhi brillavano di un bagliore tetro unico, che Nefertiti non aveva mai visto prima. Evidentemente per lui non era possibile aprirsi in quel modo con tutti, anzi sicuramente Nefertiti era una delle pochissime persone che lo aveva sentito mentre condivideva in quel modo i suoi pensieri, la sua filosofia, e non lo faceva per giustificarsi né per impartire una banalissima lezione. Era come se le stesse donando una parte di sé, e sperava che Nefertiti ne avrebbe fatto tesoro, comprendendo meglio cosa significava per Thresh essere una potente Lanterna. Per evitare che il discorso diventasse troppo serio o filosofico, però, Thresh tornò a fissarla con un ghignetto malefico sul volto, e con fare dispettoso mosse il bacino in modo che la sua cappella si incastrasse tra le natiche di Nefertiti, come se dovesse penetrarla all'improvviso e senza la giusta preparazione, ma facendola scivolare via di scatto senza darle soddisfazione. Voleva provocarla. Dopotutto dovevano passare la notte assieme, e non significava che dovevano farlo solo scopando... o almeno, non nel senso stretto del termine. Adorava giocare con lei.
    Ma secondo me sai benissimo di cosa sto parlando... ti piace trasformare i ragazzi nelle tue troiette, non è così? Scommetto che non vedi l'ora di scoparti il culo di Artù come hai fatto con me... dici che non sei una pervertita, ma sono sicuro che inizieresti a sbavare nel vedere Artù che ti danza addosso supplicandogli di dargliene ancora, con quel petto muscoloso all'infuori e i capezzoli dritti come spilli, eccitati perché la sua padrona lo sta facendo godere come un pulcino...
    Scandì le parole molto lentamente, con voce profonda, assicurandosi che ogni singola sillaba riuscisse ad evocare quelle immagini oscene nella mente di Nefertiti. C'era comunque sangue di Umbra nelle sue vene, e anche se Nefertiti non lo aveva conosciuto a fondo Thresh sapeva che se lo stuzzicava allora qualcosa di perverso poteva uscire eccome.
     
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    Nefertiti non si aspettò di vedere Thresh ridere, gli aveva detto quella frase per provocarlo e lui invece si era divertito. Provò comunque a giustificarsi, facendo sorgere un ghigno malefico sul volto di Nefertiti. Quindi in un certo senso ci teneva alla sua figura virile. Lo lasciò parlare mentre le diceva cosa gli piaceva davvero, ovvero dare piacere e vedere le reazioni della sua amante.
    Ti preoccupa cosa penso? Credevo fossi a posto con la tua sessualità. Affermò dispettosamente, ma molto divertita. Certo sapeva benissimo che provocarlo poteva farla pentire, Thresh non ci andava mai piano con lei, ma allo stesso tempo il senso di pericolo la eccitava. Probabilmente non sarebbe stata capace di farlo con qualcun altro, perché di lui si fidava ciecamente. Ovviamente Nefertiti intuiva che Thresh avesse un modo tutto suo di vedere le cose, e che infondo per lui il concetto di piacere non era affatto semplice. Probabilmente non si masturbava mai perché lo trovava insoddisfacente, riusciva a immaginarselo che si masturbava solo in un contesto in cui sapeva di essere guardato. Cosa che le confermò anche lui con le sue parole. Aveva idee e supposizioni, ma la verità era che Nefertiti non lo conosceva ancora così bene e probabilmente era consapevole del fatto che quell'uomo era un mistero troppo profondo per poterlo svelare con poco. Lo stesso però valeva al contrario poiché Nefertiti stessa ancora non conosceva così bene se stessa, dato che era comunque giovane.
    Il sorriso smargiasso di Nefertiti iniziò a scemare sempre di più in un espressione imbarazzata, man mano che Thresh le spiegava cosa in realtà piaceva, anche a lei. E capì che era vero, che ciò che le piaceva quando Thresh la "torturava" durante il sesso, era capire dove arrivavano i suoi limiti, ecco perché non gli aveva mai detto di fermarsi. Non volle però mostrarsi vulnerabile, per via di quella testardaggine a voler competere con lui. Fingendo che non avesse indovinato del tutto la situazione.

    F-forse... Si rese conto subito che aveva avuto un minimo di incertezza nella sua voce e serrò le labbra, abbassando lo sguardo, ammirando il fisico del suo adorato professore che si muoveva sotto di lei. Non aveva mai smesso di provare piacere e di muoversi su di lui. Le piaceva chiacchierare e nel frattempo dedicarsi uno all'altro in modo molto fisico. Ansava, le sue carni diventavano sempre più fradice, producendo suoni osceni ad ogni movimento del loro bacino. Era come quando si masturbava con un cuscino, ma farlo contro il cazzo di Thresh era cento volte più piacevole. Il discorso di Thresh prese una piega del tutto diversa quando iniziò a dirle che aveva capito che a lei piaceva trasformare i ragazzi nelle sue troiette. Venne presa alla sprovvista perché in realtà Nefertiti non aveva avuto altri uomini all'infuori di Thresh e Artù, quindi inizialmente lo guardò negli occhi, sostenendo quella provocazione, poi però il suo volto esplose di imbarazzo, arrossendo fin dietro le orecchie. Non riuscì a fare a meno di immaginarsi Artù nudo che si muoveva su di lei, che le chiedeva di più. Bellissimo come sapeva essere lui, in modo molto diverso da Thresh, ma che comunque eccitava tantissimo la ragazza. Uno spasmo delle sue carni le fece pulsare la clitoride più forte contro il ventre del professore. Erano a strettissimo contatto, e quella verga enorme le faceva praticamente da perverso sellino. Arrossì tantissimo perché era vero che le piaceva tantissimo vedere Artù che godeva, che le chiedeva di più.
    Che idiozie dici? Non ho nessun interesse a peggare il mio ragazzo con un dildo! Disse in un impulso che non riuscì a frenare. Si imbarazzò ancora di più e non seppe che altro aggiungere ed ancora una volta impulsivamente lo rimproverò:
    Smettila di parlare di Artù quando siamo soli! Anche se Nefertiti provava sentimenti complicatissimi per Thresh, si sentiva comunque in colpa per Artù, lui probabilmente avrebbe capito, ma alla fine dei conti stava passando la notte con Thresh e non con lui.
     
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    Se non fosse stato per la sua ingenuità e l'inesperienza, Nefertiti sarebbe stata capace di rispondere colpo su colpo, stoccata dopo stoccata a tutte le affilate nefandezze e parole di Thresh, dandogli esattamente quel perverso confronto che Thresh cercava con i suoi studenti, ma risultava fin troppo facile metterla all'angolo non solo con il corpo ma anche con la mente. La sua dolce Nefertiti aveva ancora molto da imparare ma adorava vederla crescere in quel senso. D'altro canto però, quei momenti di imbarazzo che uscivano fuori quando la corazza di malizia e prepotenza veniva incrinata, erano preziosi quanto il più dolce degli orgasmi di Nefertiti, e altrettanto piacevoli. Sentì il suo corpo contorcersi mentre le carni femminili si indurivano, pulsando, forse impazienti di provare piacere, forse vogliosi di zittirlo una volta per tutte. In un certo senso ci riuscì, perché la risatina del non morto si ammorbidì in un gemito di piacere decisamente profondo e incontrollato mentre sentiva la clitoride della sua diletta pungerlo con tanto insistentemente. Gli disse di mettere fine a quel discorso, ma con che coraggio poteva rinunciare a quell'espressione arrossita? Dopotutto, sulla sua pelle d'ebano, quel rossore era ancora più bello.
    Oh, e perché mai? Ti senti in colpa? Non dovresti... non è una gara mia cara, non sto di certo cercando di portarti via da lui... o forse senti di averlo tradito? Unirci nella carne è normale quanto banchettare insieme per noi lanterne, non sarai mica ancora legata a concetti così vetusti? No... ovvio che no...
    Usò un tono di voce molto basso, e parlò lentamente, scandendo ogni singola sillaba in modo che l'attenzione di Nefertiti fosse tutta per lui. Adorava giocare in quel modo e anche se non stavano scopando direttamente, quella stimolazione era meravigliosa. Voleva continuare a masturbarsi con lei, condividere quel momento senza spingersi oltre, magari anche venire assieme, non tanto perché i loro corpi si erano uniti, ma perché stavano scambiando tra di loro qualcosa di molto più profondo, intimo e osceno. Nefertiti poteva sentire quella verga pulsare distintamente ogni volta che si sfregavano più forte, come quando il professore si avvicinava ad un orgasmo. Glielo stava praticamente chiedendo, per questo se fosse stato necessario aumentare il ritmo per raggiungere quell'obbiettivo, Thresh l'avrebbe assecondata immediatamente, aggiungendo ai movimenti anche lunghi sospiri di eccitata passione.
    Ti senti in colpa per quello che mi hai chiesto... perché hai deciso di passare la notte con me, e non con lui. Non è così? Fino ad ora erano state solo sveltine, sentimenti confusi per il tuo maestro, magari una valvola di sfogo con l'uomo che ti ha aiutata... ma questo. Questo non è niente del genere. Questa è stata una richiesta egoista, puramente tua, solo per te... e hai deciso di avermi solo per te, per una notte intera. Qualcosa che non hai mai chiesto a nessuno... e che non avresti chiesto a nessuno che non fossi io. E te ne rendi conto solo ora... sei deliziosa.
    Mentre si masturbava assieme a lei, Nefertiti lo vide chiaramente leccarsi le labbra, ma non lo fece in maniera rapida e vistosa come quando cercava di inquietare e spaventare gli altri. Fu un gesto quasi spontaneo, naturale, probabilmente lui stesso neanche se ne rese conto. Era abbagliato dal desiderio possessivo di Nefertiti e se ne sentì avido da morire. Nei suoi occhi si poteva leggere distintamente la voglia di sentirne ancora, di evocare altri desideri e pensieri egoisti dentro di lei, ma doveva trattenersi perché... anche lui aveva dei limiti, da un certo punto di vista. Si avvicinò rapidamente, ma non di scatto, al suo volto. Sembrava volesse darle un bacio ma in realtà si avvicinò al suo orecchio, parlando così piano che somigliò più ad un fischio che ad una frase. No... forse non era un fischio. Forse è il suono che il metallo affilato fa quando lacera la carne. Un suono terrificante e doloroso, ma maledettamente eccitante. Nessuno poteva sentirli in quel posto, ma Thresh lo sussurrò comunque perché doveva appartenere unicamente a loro. Neanche le pareti dovevano sentirlo.
    Non avere paura... sarà il nostro segreto.
    A quel punto aprì la bocca, lentamente, allungando la lingua verso di lei. Voleva un bacio, e che fosse il più osceno e passionale possibile, perché doveva portarli entrambi al loro segreto e oscuro orgasmo. Thresh non avrebbe eseguito moine o trucchi mostruosi, niente di speciale, si sarebbe semplicemente sfregato con lei fino alla fine, fino a che non avrebbero raggiunto assieme l'apice, schizzando quel densissimo seme bollente sul ventre della sua diletta, come la saliva che resta tra le labbra di due amanti al termine di un bacio goloso. Un orgasmo tiepido, tutt'altro che esagerato, ma puro, possente, accompagnato ad ogni spinta da un respiro più intenso dell'altro.
     
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    Maledizione, era convinta di aver colpito un punto dolente di Thresh, ed invece era tornato a sorridere sornione al suo imbarazzo. Aumentandolo ancora quando le chiese perché mai non doveva parlare di Artù, dichiarandole che non aveva intenzione di rubarla a lui, quasi come se fosse stata una specie di proprietà. Non era affatto così semplice e Thresh sembrò capirlo.
    No scemo, non voglio pensare a lui! Gli rispose di nuovo di getto, smorzando la voce con un piccolo gemito alla fine quando lo sentì pulsare più forte contro le sue carni. Riprese a masturbarsi contro di lui, mentre lui ancora una volta dava voce a quei pensieri che Nefertiti non osava ammettere ad alta voce. Era vero, lo voleva tutto per sé, per una notte per sentirlo davvero suo, anche se era per poche ore. Se glielo aveva chiesto era perché infondo al suo cuore sapeva che era una richiesta importante. Poiché lei stessa non aveva mai dormito davvero vicino a qualcuno. Anche Artù la lasciava andare la notte, perché Nefertiti era sempre stata come un animale selvatico che aveva bisogno di sentirsi sola ed al sicuro per poter riposare. Quelle volte che era stata con Artù e lui si era addormentato sul suo letto, lo aveva vegliato la notte, facendo piccoli pisolini, e svegliandosi continuamente per un istinto di "pericolo" che in realtà non c'era. Aveva provato sentimenti profondi quella volta. Ma Thresh, lui non aveva mai avuto nemmeno l'onore di svenire al suo fianco su un letto. Inconsciamente, sperava di poter suscitare in lui gli stessi sentimenti che aveva provato lei quando aveva passato la notte con Artù.
    E' vero, ti voglio tutto per me, quindi non parlare di nessuno. Voglio che pensi solo a me, ed io penserò solo a te. Questa notte voglio te, e te soltanto anche nella mia mente. Ancora un'altra egoistica ma romantica richiesta. Nefertiti non si fece tentare a lungo dal viso vicino del suo adorato professore. Azzerò le distanze e lo baciò con passione trascinante, mentre con il bacino aumentò il ritmo e la forza con cui si muoveva contro di lui. Non lo aveva dentro, ma era quasi come scopare, la sua clitoride veniva continuamente torturata da quelle forme oscene. I suoi fluidi femminili lo inzuppavano, e rendeva ogni movimento sempre più piacevole. Le sue labbra vaginali erano dilatate dalla voglia, la cappella di Thresh si strizzava fra le sue natiche ad ogni movimento. Mugugnava eccitata, sempre più preda del piacere, non si era mai masturbata in quel modo osceno con nessuno, e adesso lo faceva con lui. Un piccolo intermezzo fra una sessione di sesso selvaggio e l'altro che non le dispiaceva affatto. Thresh avrebbe capito che si stava avvicinando ad un orgasmo poiché la presa sulle spalle del professore si fece più forte, e la pressione delle sue labbra vaginali così forti che poteva sentire chiaramente la clitoride pulsare contro di lui. Sembrava quasi che volesse farsi penetrare andando contro le leggi della fisica. Quello era meglio di qualsiasi cuscino, meglio di qualsiasi vibratore avesse mai provato. Gemeva nella bocca di Thresh senza ritegno e poi si lasciò andare ad un delizioso orgasmo.
     
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    Difficile capire cosa fosse meglio in quel momento, se i suoni osceni provocati dai loro sessi, se il piacere scatenato dal loro comune orgasmo, se i versi strozzati di Nefertiti tra le labbra del suo professore. In realtà non c'era una risposta giusta, anche solo parlare di quei perversi sentimenti che li animavano non aveva senso perché faceva tutto parte di quella blasfema ricetta a base di egoismo, perversione e provocazioni che avevano realizzato gettandosi in un mare di pura lussuria. Solo loro due, proprio come voleva lei. E Thresh sentì il dovere di assecondarla i questo, anche più di quanto normalmente non le desse corda. vennero assieme, mentre si baciavano, lo fecero semplicemente masturbandosi e di sicuro per Nefertiti quella sarebbe stata una grande vittoria, una conquista unica tanto quanto la richiesta di passare la notte con lui, vista la fama e la resistenza che Thresh aveva maturato col tempo, diventando un amante insaziabile. Non che questo lo avesse appagato, ovviamente, ma comunque un risultato notevole. Assaporò il momento assieme a lei, baciandola avidamente mentre assecondando quei movimenti la carezzava sulle cosce e suoi fianchi. Le mani tremavano come se fossero impazienti di afferrarla e possederla violentemente, un desiderio trattenuto appena. Quando finalmente l'orgasmo si esaurì, le loro bocche si separarono e una lunga riga di saliva densissima vibrò nel vento scossa dai loro gemiti eccitati. Thresh, nonostante fosse venuto solo un momento prima e così abbondantemente, non diede neanche un cenno di essere stanco o sazio, tanto che la sua verga riprese a pulsare sulla carne della sua diletta. Non le rispose stavolta, non sentì il bisogno di provocarla ancora, era più che soddisfatto da quella risposta e voleva farglielo capire. Così senza darle il tempo di far circolare ossigeno al cervello, prese l'iniziativa. La tirò a sé in modo da poterla manipolare, il corpo possente del non morto stava esercitando tutta la sua forza, non si controllava minimamente e Nefertiti poté sentirsi fragile e minuta sotto la spinta di quelle mani. Si ritrovò sdraiata sul letto, pancia in sotto, con la schiena rivolta verso il petto di Thresh che aveva sostanzialmente ribaltato la situazione. Il non morto piantò la sua verga tra le morbide natiche di Nefertiti, riprendendo l'oscena danza di poco prima facendo in modo che stavolta fossero i suoi grossi e turgidissimi testicoli ad abbattersi sull'intimità della ragazza, non più semplicemente la sua asta di carne. Mentre se ne stava sopra di lei, non cercò distanze: lo spazio tra i loro corpi restò infimo mentre con un abile movimento della mano usava la catena attaccata al suo collare per legare la gola di Nefertiti, stavolta nessuna stretta da perverso gioco di soffocamento, solo un modo per costringere entrambi a stare quanto più vicini possibile. Da quella posizione sembrava pronto a scoparla da dietro in qualsiasi momento, ed aveva tutta l'intenzione di farlo, non prima però di aver giocato ancora un pò alle provocazioni, mentre con entusiasmo usava una di quelle grosse mani per raccogliere tutta al carne del seno sinistro di Nefertiti, massaggiandola e torturandole il capezzolo con forza, torcendo il piercing così che qualche stilla di sangue le scivolasse sulla pelle bruna.
    Allora ti tratterò come se fossi solo tuo... ti darò ogni cosa che mi chiederai... e ti sfiderò ogni volta che vorrò, consapevole che saprai superare ogni mia aspettativa...
    L'altra mano, nel mentre, afferrò la base del suo turgido affare, talmente grosso e duro in quel momento che sembrava quasi stesse torturando Nefertiti con una vera e propria arma sulla sua pelle, che scivolava dalla base della schiena al centro delle natiche, per poi infrangersi tra le grandi labbra e il buchino posteriore oramai completamente inzuppati di seme e umori. Le labbra perverse e vogliose del non morto si avvicinarono di nuovo alle orecchie di Nefertiti, tornando a pronunciare quelle parole con un tono profondo e malefico.
    Vuoi sentirtelo dire? Vuoi che pronunci quelle parole per te? Vuoi fremere come una delle poche... no anzi, come la prima dopo tanto tempo che mi fa pronunciare qualcosa di così vero per me...?
    La provocava, domandandole se volesse sentirsi dire "ti amo" in maniera vera e sincera, mentre quel cazzo impaziente grondava di umori maschili, reduce da un orgasmo abbondante e ancora carico di seme, dedito ad una lussuriosa conta per decidere quale pertugio conquistare per primo, magari aspettandosi proprio che fosse lei a prendersi quello che aveva tanto disperatamente chiesto al suo maestro.
     
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    Sentirlo venire assieme a lei, per Nefertiti fu ancora più erotico e coinvolgente. Alle pulsazioni della sua clitoride, si aggiunsero anche quelli del suo amante che la portarono ad ansimare in modo stridulo tutto il suo piacere. Non si aspettava effettivamente di sentirlo venire con lei in quel modo, le aveva mostrato più volte che servivano stimolazioni molto profonde, spesso dolorose per farlo venire, ma a quanto pare non disdegnava il piacere "normale". Fu quasi rilassante per certi punti di vista, ma non per questo meno gradite. Nemmeno Nefertiti si sentiva appagata o stanca, avevano tutta la notte a loro disposizione e la ragazza non ci avrebbe rinunciato. Così il bacio divenne sempre meno coinvolto fino ad un piccolo bacio prima di separarsi e guardarsi negli occhi, con la saliva che univa ancora le loro bocche. Non ebbe nemmeno il tempo di riprendere un momento le facoltà mentali, sentiva ancora la vagina urlarle nel cervello le sensazioni fisiche, e subito dopo si sentì sballottata in aria nemmeno fosse senza peso. Riprese un minimo di senno quando il suo volto fu premuto contro il materasso, e si chiese come ci fosse finita in quella posizione in così poco tempo. Espirò pesantemente quando percepì di nuovo la verga del professore poggiarsi fra le sue natiche, sentiva di aver bisogno di nuovo di una penetrazione, era stato bello prima, ma il suo corpo stava chiedendo di più. Si allarmò un momento quando sentì di nuovo una catena avvolgersi attorno alla sua gola. Portò la mano su di essa, pronta ad allargarla perché non voleva di nuovo strozzarsi mentre scopava, si accorse però che non stava stringendo, e che l'unica cosa che stava facendo era impedirle di allontanarsi troppo da lui. La mano di Thresh le sembrò enorme in quel momento, le afferrò un seno quasi fosse stato un piccolo frutto per lui. Gemette quando le strizzò i capezzoli con forza, facendoglieli sanguinare. Il suo bacino si sollevò leggermente, per sentire con più decisione il cazzo del professore contro di lei. Si lasciò sedurre dalle sue parole. Era troppo ubriaca di piacere e di voglia per poter continuare a mostrarsi aggressiva, ma questo non significava che si era totalmente sciolta fra le sue mani. Tremava ogni volta che la punta si poggiava contro le sue burrose carni vaginali, e lei in risposta si sollevava un altro pochino come se volesse agevolare la penetrazione.
    Perché? Lo dici anche quando non lo pensi davvero? Gli rispose ansante, anche un pizzico contrariata, che significava che era una delle poche? Quante erano queste "poche" a cui aveva detto quelle belle parole? Anche se Thresh aveva detto "la prima dopo tanto tempo", la gelosia non gliele fece soppesare nel modo giusto quelle parole. Oltretutto lei glielo aveva già detto una volta, ma lui mai. Sì forse desiderava sentirselo dire, ma in quel momento, le sembrò quasi falso, le sembrò forzato.
    No, se è così, quelle parole non hanno valore mentre scopi. Devi essere tu a volermele dire, non io a chiedertelo. Non è così che funziona! Se c'era una cosa su cui Nefertiti non scherzava mai erano i sentimenti. Non avrebbe mai chiesto di dirglielo, perché sarebbero suonate false, perché avrebbero avuto un valore del tutto diverso e quindi perdevano l'intensità di un tale gesto. Non avrebbe mai pregato per una cosa del genere, con nessuno. Perché sapeva che non poteva chiederlo, che non poteva prenderselo con la forza. Doveva lasciare che crescesse. Nefertiti allungò una mano sotto di sé e quando lui puntò di nuovo il suo membro contro le sue labbra vaginali, lei gli afferrò l'erezione per impedirgli di sgusciare di nuovo via, e si spinse contro di lui, iniziando a farsi penetrare.
     
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    Ovvio che sarebbe stato falso, forzato, strappato, Nefertiti lo capì subito e non ci pensò due volte ad ammonire il suo professore che in tutta risposta si lasciò sfuggire una delle sue malefiche risatine compiaciute. Stavolta però, era distorta da lunghi e profondi sospiri di piacere, decisamente meno inquietante e convincente del solito, ma ugualmente appagata. Thresh si aspettava quel genere di risposte da lei, non poteva chiedere di meglio.
    Vero? Cosa c'è di vero? Come posso sapere se quello che provo è vero.. quando la mia mente e il mio cuore sono condizionati da quello che sto provando ora? Questa pelle... questa carne... questo odore... queste parole...
    Scandiva ogni sillaba sfregandosi lentamente su di lei, con la verga, con il corpo, con la voce, le spargeva il fiato bollente sul collo e le spalle come se potesse azzannarla o leccarla da un momento all'altro, facendola sentire più che desiderata. La sua verga tremava impaziente e non ci volle molto prima che Nefertiti cedesse al medesimo richiamo, costringendolo a stare fermo mentre si lasciava penetrare.
    Ah... ma certo. Proprio come questo piacere, una volta sola non basta... una volta sola sarebbe priva di senso. Allora lo dirò tante volte, più e più volte... tante parole prive di significato che assieme forse acquisteranno valore. Lo dirò ancora e ancora, fino a che non sarai soddisfatta... o avrà perso qualsiasi senso.
    Vigoroso, mentre pronunciava quelle parole, Thresh spinse con ogni grammo di forza che aveva in corpo verso di lei, penetrandola in maniera intensa, quasi violenta. Era troppo lubrificata e pronta per poterle fare male, ma l'unione si rivelò comunque intensa, tanto da far schioccare i loro corpi mentre il letto sotto di loro tremava. Thresh si spinse non solo col bacino ma con tutto il corpo in avanti, schiacciandola contro il materasso, l'unica cosa che Nefertiti sarebbe riuscita a sollevare erano la testa e il bacino per rendere più profonde le penetrazioni, per il resto il suo amante l'aveva coperta e soverchiata del tutto, come se volesse tenerla bloccata sotto di sé. E proprio mentre quella verga impaziente pulsava eccitata e vigorosa come non mai, una mano di Thresh scivolò sotto il mento della ragazza, tirandola verso di sé, accarezzandole il collo in modo da averlo a portata della lingua. E dopo una possessiva e lasciva lappata su quella pelle di cioccolata, il non morto le sussurrò all'orecchio la prima di una fiumana di parole appassionate.
    Ti amo...
    Scivolò fuori da lei, solo di qualche centimetro, quanto bastava per farle riprendere fiato. Poi spinse più forte di prima, deciso a placcare l'entrata del suo utero con quella cappella durissima. Le arrivò dentro come un pugno, mentre la voce del professore somigliò invece a una carezza.
    Ti amo...
    Più forte di prima, passionale, con un tono diverso, rapito. Lo disse ancora, accompagnando i suoi movimenti senza scandire nessun ritmo. Non era una macchina perfetta, non stava misurando niente, si stava semplicemente abbandonando alla passione, solo che invece dei versi animaleschi che si erano scambiati fino ad un momento prima, adesso stava parlando per dirle esattamente cosa desiderava comunicarle. La voce profonda di Thresh era oscura, perfino quelle parole così dolci sembravano oscure tra le labbra di un essere come lui, eppure erano talmente sincere ed intense che Nefertiti avrebbe colto chiaramente l'importanza di quel momento. Forse non era la prima volta che le pronunciava, ma era la prima volta in cui si sforzava di dare loro un vero significato. Per lei... solo per lei.
     
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    Nefertiti era stata forse troppo confidente a dirgli che "non funzionava in quel modo", come se avesse già vissuto tante storie d'amore. In realtà ciò che la spinse a dirlo era il ricordo di Torben, il suo falso affetto verso di lei, guidato unicamente dalla sua brama di ottenere il potere di Nefertiti, di ottenere chissà cos'altro da lei. Non poteva sopportare che si ripetesse la stessa storia: parole vuote, false che le avevano detto quanto fosse speciale, quanto fosse unica. L'aveva illusa che la trattava bene perché credeva in lei, perché poteva migliorare il mondo grazie al su potere, ci aveva creduto, poi però il suo cuore venne ferito nel modo più crudele possibile. Anche con Thresh stavano accadendo le stesse, cose, con la differenza che per il momento non le aveva chiesto nulla di lei, se non crescere e diventare forte. La risposta immediata che le diede la fece innervosire, era proprio ciò che aveva cercato di dire lei: come poteva essere sincero se stava scopando, se si stava facendo influenzare dal piacere? Se aveva dei dubbi non doveva dirlo con leggerezza.
    E' quello che ti ho detto, scemo! Rispose di getto, non riuscendo a nascondere quella vena di rabbia nella voce: non voleva sentirselo dire solo perché lo stava facendo godere, perché gli piaceva quello che toccava e le faceva. Digrignò i denti mentre la cappella iniziò a farsi strada in lei, ancora una volta la sua purezza fece da ostacolo. Nefertiti però era troppo eccitata, e non fu difficile accogliere la punta dentro di lei. Espirò pesantemente, mentre lui continuò a penetrarla e le disse quelle parole che le suonarono strane, irritanti.
    Che me ne faccio? Rantolò con la voce distorta dal piacere e dal dolore di quella prima penetrazione che le rubò per l'ennesima volta la verginità. Avrebbe voluto dirgli che tante cose senza valore lo sarebbero rimaste anche se li ammassava insieme. Era proprio il concetto che iniziava con qualcosa senza valore che la irritava, se quelle parole erano false, erano vuote non le voleva. Non riuscì a dirlo, si sentì soverchiare totalmente dal corpo mastodontico del professore. La mente si svuotò per un momento, mentre il piacere le toglieva il respiro. La lingua sul collo le diede ulteriori brividi di piacere, il calore del suo fiato sull'orecchio le ubriacò i sensi. Infine sentì quelle parole, dalla sua voce calda, passionale che le fecero mancare un battito.Thresh riuscì a sentire chiaramente la sua cervice stringersi, contorcersi attorno al suo membro, mentre lei esalava un gemito più stridulo. Fu una bellissima sensazione, ma quando si ricordò che le aveva detto che erano prive di valore, che non sapeva se fossero vere, le fece venire di nuovo una rabbia dirompente in corpo.
    Non farlo! Gemette, poi digrignò i denti mentre sentiva gli occhi pizzicarle e bruciarle, facendosi lucidi, stava per cedere di nuovo ai suoi sentimenti.
    Non le voglio!... non voglio che sia falso... Una di quelle calde lacrime le rigò il viso. Perché si rese conto che desiderava davvero quei sentimenti per lei, ma allo stesso tempo non credeva di esserne all'altezza, non credeva che meritasse tanto, non perché avesse fatto qualcosa di sbagliato, ma semplicemente perché era cresciuta senza, e si convinse che quella fosse la realtà. Ed era buffo perché lei invece sentiva sentimenti forti per lui, per Artù, per i suoi amici.
    Se hai dei dubbi non dirmelo, se sono parole false mi fanno schifo! Non dava per scontato che fossero false, ma continuava a dare il beneficio del dubbio perché ci sperava, perché il suo cuore desiderava che fossero vere ed intense come aveva sempre voluto.
     
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    Anche mentre Nefertiti si ribellava e lo intimava di non dire nulla di vuoto o frettoloso, Thresh continuò a scandire quelle parole senza mai fermarsi, come una cantilena, no anzi... come una preghiera. Non di quelle che ripeti perché sei fiaccamente in processione in attesa che giungano le luci del mattino. Una preghiera sentita, di quelle pronunciate a denti stretti, con le dita rosse e le nocche pallide. Una preghiera che si incrinò soltanto mentre la carne di Nefertiti lo avvolgeva, facendolo tremare di piacere. Riprese a muoversi, più forte, più intenso, voleva farla gemere, zittirla col piacere ma l'aveva addestrata bene e la cosa divenne maledettamente chiara mentre sembrava quasi volersi opporre a lui. Piangeva, ma non scoraggiò Thresh perché il professore sapeva che quelle non erano lacrime di rabbia o di frustrazione, men che meno disperazione. Quelle erano lacrime di gioia, perché voleva esattamente ciò che Thresh le stava dando. Con un affondo più deciso le fece sentire la cappella contro l'entrata dell'utero e prese a spingere gradualmente per poterla penetrare, lento ma inesorabile, mentre i loro corpi si schiacciavano uno contro l'alto. Le dita di Thresh la tenevano ancora col mento sollevato, e lui le respirava addosso impaziente, sentendo l'odore di quelle lacrime salmastre che le rigavano il viso. Forse rovinandolo, per alcuni. Ma per lui... quello era il tocco finale, un dettaglio da artista che non poteva avere né nome né forma. Quell'opera non apparteneva a lui, né a Nefertiti, era qualcosa che avevano creato assieme... e che avrebbero continuato a coltivare assieme.
    Pensi che siano false? Senza significato? Ascoltale di nuovo... ti amo...
    Lo pronunciò più velocemente stavolta, perché cedette come un bimbo impaziente alla tentazione di leccarle via dalla guancia quella grossa lacrima che le solcava il viso. Fu un gesto così possessivo e lussurioso che la ragazza avrebbe sentito chiaramente tutto il desiderio del suo maestro mentre finalmente penetrava la parte più profonda della sua carne e riprendeva a scoparla con vigore, senza riprendendo quella preghiera oscena che sembrava sempre più vera man mano che la pronunciava. Dare senso a quelle parole non era una provocazione, ma un obbiettivo. Non le pronunciava per ingannarla o per tenerla buona, le ripeteva fino allo sfinimento perché Nefertiti capisse che non aveva importanza quante volte le avrebbe pronunciate. Non avrebbero mai avuto il valore che in realtà Thresh voleva darle, neanche tra mille anni, neanche passando tutta la sua immortalità a pronunciarle senza mai smettere. Sapeva che Nefertiti poteva comprenderlo, dopotutto lei stessa gli aveva chiesto di restare tutta la notte con lei. Non sarebbe stato semplicemente il suo premio, né la banale valvola di sfogo per entrambi. Quel momento avrebbe ottenuto valore, sarebbe stato unico, come unico era il loro legame.
    Ma se vuoi zittirmi sul serio... puoi sempre baciarmi, mi adorata Nefertiti...
    Sospese la preghiera solo per mostrarle il suo volto: eccitato, intrigato, affascinato da lei, preso completamente. Non era sconvolto né melenso, era sempre il suo professore, il Thresh che aveva imparato a conoscere e che sarebbe stato sempre al suo fianco. Come guida... e come amante. Voleva il suo bacio, e se Nefertiti glielo avesse concesso si sarebbe bloccata in una danza con la sua lingua e le sue labbra vorticosa, impaziente, carica di desiderio, più emblematica e potente di qualsiasi "ti amo" pronunciata fino a quel momento. Nel mentre, i loro corpi avrebbero ripreso a unirsi con vigore, così forte da far tremare il letto, da far sbattere i muscoli possenti del ventre di Thresh contro le natiche morbide di Nefertiti, creando una fontana di umori e suoni perversi che li avrebbe portati a scopare ancora una volta senza freni. Forse si stavano limitando nell'uso delle loro capacità, ma per il momento Thresh non voleva impressionarla con piaceri fuori dalla sua percezione, voleva dirle esattamente cosa provava in modo che Nefertiti non avesse più dubbi su di lui.
     
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