L'incubo del grano rosso

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  1. Hina-Poppezinga
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    Nefertiti si sentiva immersa in un sogno, quello che stava vivendo era così irreale, ma le sensazioni invece erano così reali. L'odore ed il sapore di quella verga davanti a lei. Le mani e le bocche che si erano accanite sul suo corpo sensibile. Aveva del timore dentro di lei, non era di certo abituata ad amoreggiare con più persone. Si sentiva impacciata, ma bastò quella piccola carezza fra i suoi capelli, percepire il desiderio di lui e poi la gelosia per non farsi assalire dalla paura. Esitò un momento, non aspettandosi di percepire un tale sentimento da parte del professore. Eppure lei sentiva che quei tre esseri che si stavano dedicando a lei erano sempre lui, erano la versione diversa di lui, in un certo senso le ricordò vagamente i videogame che permettevano di cambiare l'aspetto del personaggio usando contesti differenti. Non sapeva esattamente dove mettere le mani per prima, ma in quel frangente non le dispiaceva affatto sentirli totalmente devoti a lei. Era così bello averlo tutto per sé, sentirsi così desiderata da lui. Era troppo eccitata per fare dei ragionamenti sensati, ciò che riuscì a pensare piuttosto fu che aveva tutto quel ben di dio tutto per sé, e non doveva nemmeno avere paura di offendere qualcuno, poiché era sempre lui, e si stavano impegnando tutti per farla godere al meglio. Non si chiese cosa fosse quel fluido verdognolo, sentiva che era irresitibile e lo divorava, leccando quella verga che ,nonostante il colore fosse diverso, conservava tutte le caratteristiche del suo adorato professore. Sentiva provenire da quel cazzo qualcos'altro, molto più flebile dell'energia delle lanterne, qualcosa che però le era molto familiare ma che allo stesso tempo non riusciva a ricordare. Lo sentiva provenire anche dal Thresh "vivo". Solleticava qualcosa nel fondo della sua essenza che la invogliava ad assaporarne di più. Non poteva nemmeno immaginare che la forma dragonica in realtà era frutto di un incantesimo di umbra. Lo leccava avida, lo faceva scivolare in bocca, fino a sentire soffocarsi in profondità nella gola, lo faceva con calma, con perizia, come se si stesse studiando quel fallo magico oltre che goderselo. Il Thresh vivo le regalava brividi profondi, sentiva il suo calore molto più intenso, qualcosa che le faceva capire che era vivo, potente e ironicamente più spaventoso della versione zombie. Continuava a toccarlo, a carezzare la pelle bruna, quasi non riuscisse a credere che fosse così vigoroso. Mentre si gustava la verga del dragonico, sentì i piercing abbandonarla, i capezzoli le sembrarono così leggeri, bruciavano leggermente, e subito dopo una strana sensazione pervase quei punti sensibili, costringendola a fermarsi un momento per vedere che diamine stava succedendo. Fu una sensazione di piacere diversa dal calore della lingua o dai pizzichi delle dita, era molto più intenso, e le scappò un profondo gemito mentre con gli occhi strabuzzati per la sorpresa notò che le dita del professore si erano infilati in quei minuscoli fori, come se fossero stati capaci da sempre di potersi allargare in quel modo osceno e innaturale. Non trovò parole per rimproverarlo o per chiedergli come diamine avesse fatto. Le stille di piacere erano continue e le mandarono presto in tilt il cervello, senza contare che la sua fica era martellata da Thresh e continuava a farla godere da impazzire. Lui le fece presente che non era lui a controllare la volontà di quei "intrusi" che rispondevano unicamente al suo desiderio, come se il suo istinto li portasse a farli agire. Non credeva che fosse del tutto vero, non aveva pensato di volere delle dita dentro i suoi capezzoli, era un idea che nemmeno l'aveva sfiorata, poiché non pensava di poter fare una cosa simile. Come se non bastasse l'ultimo Thresh, quello spettrale le continuava a dare sensazioni impossibili da decifrare con la mente così ubriaca di piacere. I suoi gemiti si fecero sempre più acuti, sentiva che stava di nuovo per arrivare ad un orgasmo. Forse ne aveva avuto già altri più piccoli, non riusciva nemmeno a capirlo perché il piacere era davvero travolgente.
    la voce di Thresh continuava a cullarla a invitarla a rimanere vigile e chiedere.

    Aah sìì, tutto, tutti... di più... Non fu in grado di fare un discorso sensato, ma fece capire con i gesti che li voleva tutti su di sé, dentro di lei. Tornò a succhiare il cazzo del dragonico con parecchia più foga, tirando fuori la lingua come se avesse voluto assaporarlo totalmente con la bocca. Ancheggiava con i fianchi, così da sentire la cappella di Thresh spalmarsi contro il suo utero e darle perfino stille di dolore, raggiunse un orgasmo, tremando e sbavando in preda all'estasi. Eppure non fu appagante, non voleva fermarsi. La mano che palpava il petto del Thresh vivo si spostò sulla sua erezione, lo masturbava senza tanti complimenti, tastando anche i suoi testicoli con le dita di tanto in tanto. Abbandonò la verga del dragonico, annaspando aria, che faceva vibrare un vistoso filo di saliva che li univa ancora.
    Ti voglio, in tutti i miei buchi, scopami nel culo, nella figa, nella bocca, voglio sapere cosa si prova a diventare scema a suon del tuo cazzo. Dopo quelle parole tornò di nuovo a succhiare a masturbare con entrambe le mani con la bocca, con la sua carne. Sembrava un digiuno di mesi su una tavola imbandita di cibo. Non si stava vergognando di mostrarsi così piena di desiderio, così oscena per lui.
     
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