L'incubo del grano rosso

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  1. Hina-Poppezinga
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    Nefertiti non riusciva a crederci, le parole di Thresh la eccitavano da impazzire, le davano appagamento, ma allo stesso tempo sconforto, come poteva capire se erano vere? Come poteva essere che lui la amasse? Lei era una mocciosa in confronto a lui, mancava di esperienza anche sentimentalmente, come poteva essersi innamorato di lei? Le sembrava impossibile assurdo. Cosa poteva offrire lei ad un uomo così potente, così enigmatico? Sapeva che aveva avuto mille donne, e non poteva credere che lei fra tutte lo aveva colpito nel cuore. Perché? Perché lei? Perché pensare di essere amata da lui la rendeva così immensamente felice, ma allo stesso tempo ne aveva paura? Il suo cuore batteva all'impazzata, le mancava il respiro per il piacere che divenne via via più intenso. Le chiese se pensasse che fossero false, le chiese di ascoltarlo ancora, e subito dopo sentì la sua lingua bollente contro il suo viso, mentre raccoglieva quella lacrima salmastra che le rigava il viso. La sua voce rotta dal piacere, appassionata la eccitava. Non si scostò da lui, anzi quando lo sentì con la lingua sul viso si premette contro di lui, quasi come un gattino in cerca di coccole. Thresh non le aveva mai mentito, piuttosto era sempre stato così fastidiosamente diretto e crudelmente sincero. Le aveva detto cose che lei non aveva mai osato pensare. Quindi era vero? La amava? Non gli fece nemmeno finire di parlare, che la bocca di Nefertiti si fiondò contro quella di Thresh, infilandogli la lingua in bocca, fin da subito passionale. Ansando e soffocando i gemiti direttamente nella bocca del suo amante. Lo assecondava nei movimenti, spingendosi contro di lui quando spingeva e ritirandosi quando lui si ritirava, così da rendere l'amplesso molto più violento e deciso. Ogni volta che affondava, Nefertiti tremava in tutto il corpo. Si beò di lui, chiuse gli occhi per sentire i suoi gemiti, per percepire il suo corpo di acciaio che la premeva contro il materasso, la lingua che le scivolava in bocca, il suo odore, ed ovviamente il suo enorme cazzo che sembrava volesse impalarla. Non le serviva cercare sensazioni forti che le avrebbe dato il dolore, non le serviva mettere alla prova i suoi limiti. Ciò che voleva in quel momento era solo lui, sentirlo vicino, sentirlo sincero. Di tanto in tanto metteva in tensione i muscoli pelvici, così che oltre alle contrazioni naturali della sua cervice, lo stringeva con più forza, quasi avesse voluto mungerlo dentro di lei. Gli afferrò la mano che prima le stringeva il seno, per invitarlo a massaggiarla, a stuzzicarla ad afferrarla il più possibile. Desiderava che avesse altre braccia con cui afferrarla, altri peni con cui penetrarla e farla sentire totalmente avvolta da lui.
     
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