L'incubo del grano rosso

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  1. Hina-Poppezinga
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    Sentirlo venire assieme a lei, per Nefertiti fu ancora più erotico e coinvolgente. Alle pulsazioni della sua clitoride, si aggiunsero anche quelli del suo amante che la portarono ad ansimare in modo stridulo tutto il suo piacere. Non si aspettava effettivamente di sentirlo venire con lei in quel modo, le aveva mostrato più volte che servivano stimolazioni molto profonde, spesso dolorose per farlo venire, ma a quanto pare non disdegnava il piacere "normale". Fu quasi rilassante per certi punti di vista, ma non per questo meno gradite. Nemmeno Nefertiti si sentiva appagata o stanca, avevano tutta la notte a loro disposizione e la ragazza non ci avrebbe rinunciato. Così il bacio divenne sempre meno coinvolto fino ad un piccolo bacio prima di separarsi e guardarsi negli occhi, con la saliva che univa ancora le loro bocche. Non ebbe nemmeno il tempo di riprendere un momento le facoltà mentali, sentiva ancora la vagina urlarle nel cervello le sensazioni fisiche, e subito dopo si sentì sballottata in aria nemmeno fosse senza peso. Riprese un minimo di senno quando il suo volto fu premuto contro il materasso, e si chiese come ci fosse finita in quella posizione in così poco tempo. Espirò pesantemente quando percepì di nuovo la verga del professore poggiarsi fra le sue natiche, sentiva di aver bisogno di nuovo di una penetrazione, era stato bello prima, ma il suo corpo stava chiedendo di più. Si allarmò un momento quando sentì di nuovo una catena avvolgersi attorno alla sua gola. Portò la mano su di essa, pronta ad allargarla perché non voleva di nuovo strozzarsi mentre scopava, si accorse però che non stava stringendo, e che l'unica cosa che stava facendo era impedirle di allontanarsi troppo da lui. La mano di Thresh le sembrò enorme in quel momento, le afferrò un seno quasi fosse stato un piccolo frutto per lui. Gemette quando le strizzò i capezzoli con forza, facendoglieli sanguinare. Il suo bacino si sollevò leggermente, per sentire con più decisione il cazzo del professore contro di lei. Si lasciò sedurre dalle sue parole. Era troppo ubriaca di piacere e di voglia per poter continuare a mostrarsi aggressiva, ma questo non significava che si era totalmente sciolta fra le sue mani. Tremava ogni volta che la punta si poggiava contro le sue burrose carni vaginali, e lei in risposta si sollevava un altro pochino come se volesse agevolare la penetrazione.
    Perché? Lo dici anche quando non lo pensi davvero? Gli rispose ansante, anche un pizzico contrariata, che significava che era una delle poche? Quante erano queste "poche" a cui aveva detto quelle belle parole? Anche se Thresh aveva detto "la prima dopo tanto tempo", la gelosia non gliele fece soppesare nel modo giusto quelle parole. Oltretutto lei glielo aveva già detto una volta, ma lui mai. Sì forse desiderava sentirselo dire, ma in quel momento, le sembrò quasi falso, le sembrò forzato.
    No, se è così, quelle parole non hanno valore mentre scopi. Devi essere tu a volermele dire, non io a chiedertelo. Non è così che funziona! Se c'era una cosa su cui Nefertiti non scherzava mai erano i sentimenti. Non avrebbe mai chiesto di dirglielo, perché sarebbero suonate false, perché avrebbero avuto un valore del tutto diverso e quindi perdevano l'intensità di un tale gesto. Non avrebbe mai pregato per una cosa del genere, con nessuno. Perché sapeva che non poteva chiederlo, che non poteva prenderselo con la forza. Doveva lasciare che crescesse. Nefertiti allungò una mano sotto di sé e quando lui puntò di nuovo il suo membro contro le sue labbra vaginali, lei gli afferrò l'erezione per impedirgli di sgusciare di nuovo via, e si spinse contro di lui, iniziando a farsi penetrare.
     
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