L'incubo del grano rosso

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  1. Hina-Poppezinga
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    Maledizione, era convinta di aver colpito un punto dolente di Thresh, ed invece era tornato a sorridere sornione al suo imbarazzo. Aumentandolo ancora quando le chiese perché mai non doveva parlare di Artù, dichiarandole che non aveva intenzione di rubarla a lui, quasi come se fosse stata una specie di proprietà. Non era affatto così semplice e Thresh sembrò capirlo.
    No scemo, non voglio pensare a lui! Gli rispose di nuovo di getto, smorzando la voce con un piccolo gemito alla fine quando lo sentì pulsare più forte contro le sue carni. Riprese a masturbarsi contro di lui, mentre lui ancora una volta dava voce a quei pensieri che Nefertiti non osava ammettere ad alta voce. Era vero, lo voleva tutto per sé, per una notte per sentirlo davvero suo, anche se era per poche ore. Se glielo aveva chiesto era perché infondo al suo cuore sapeva che era una richiesta importante. Poiché lei stessa non aveva mai dormito davvero vicino a qualcuno. Anche Artù la lasciava andare la notte, perché Nefertiti era sempre stata come un animale selvatico che aveva bisogno di sentirsi sola ed al sicuro per poter riposare. Quelle volte che era stata con Artù e lui si era addormentato sul suo letto, lo aveva vegliato la notte, facendo piccoli pisolini, e svegliandosi continuamente per un istinto di "pericolo" che in realtà non c'era. Aveva provato sentimenti profondi quella volta. Ma Thresh, lui non aveva mai avuto nemmeno l'onore di svenire al suo fianco su un letto. Inconsciamente, sperava di poter suscitare in lui gli stessi sentimenti che aveva provato lei quando aveva passato la notte con Artù.
    E' vero, ti voglio tutto per me, quindi non parlare di nessuno. Voglio che pensi solo a me, ed io penserò solo a te. Questa notte voglio te, e te soltanto anche nella mia mente. Ancora un'altra egoistica ma romantica richiesta. Nefertiti non si fece tentare a lungo dal viso vicino del suo adorato professore. Azzerò le distanze e lo baciò con passione trascinante, mentre con il bacino aumentò il ritmo e la forza con cui si muoveva contro di lui. Non lo aveva dentro, ma era quasi come scopare, la sua clitoride veniva continuamente torturata da quelle forme oscene. I suoi fluidi femminili lo inzuppavano, e rendeva ogni movimento sempre più piacevole. Le sue labbra vaginali erano dilatate dalla voglia, la cappella di Thresh si strizzava fra le sue natiche ad ogni movimento. Mugugnava eccitata, sempre più preda del piacere, non si era mai masturbata in quel modo osceno con nessuno, e adesso lo faceva con lui. Un piccolo intermezzo fra una sessione di sesso selvaggio e l'altro che non le dispiaceva affatto. Thresh avrebbe capito che si stava avvicinando ad un orgasmo poiché la presa sulle spalle del professore si fece più forte, e la pressione delle sue labbra vaginali così forti che poteva sentire chiaramente la clitoride pulsare contro di lui. Sembrava quasi che volesse farsi penetrare andando contro le leggi della fisica. Quello era meglio di qualsiasi cuscino, meglio di qualsiasi vibratore avesse mai provato. Gemeva nella bocca di Thresh senza ritegno e poi si lasciò andare ad un delizioso orgasmo.
     
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