Segreti inconfessabili

per Amy

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Il Vaticano è da sempre impegnato in iniziative importanti e meritorie, che spaziano dagli aiuti umanitari per le popolazioni in difficoltà alle missioni diplomatiche per appianare le controversie tra i governanti, senza dimenticare le imprese di promozione e tutela artistica, passando inevitabilmente per le discussioni teologiche che interessano la religiosità di milioni di persone nel mondo; eppure, anche in luogo simile vige la vecchia regola di tutte le istituzioni: scartoffie, scartoffie e ancora scartoffie! Sono molti gli uffici che riempiono il Vaticano e, fortunatamente, l'illuminata guida della Papessa ha raggiunto anche chi vi lavora, poiché vi sono un gran numero di sale relax accoglienti, piene di tutto quello che un lavoratore affaticato può desiderare per ristorarsi prima di riprendere le fatiche del giorno. Quella mattina, in una di queste piacevoli salette, si stava svolgendo una conversazione alquanto particolare. - Quel criminale! Quel birbante! Ma come si permette quell'ingrato? Ma con quale coraggio mi chiedo? - Evan e Adam, entrambi con un bicchierino di caffè fumante in mano, guardavano con aria assorta e irritata la macchinetta che lo aveva appena erogato, senza apparentemente curarsi della presenza dell'altro, trattando i suoi commenti come se fossero la prosecuzione dei loro pensieri ad alta voce in merito alla faccenda (e alla persona) che tanto li aveva fatti infuriare.
    Poiché, però, non era loro intenzione ignorarsi, dopo qualche attimo spalancarono gli occhi e si voltarono a guardarsi tutti sorpresi: Ma parli di Bowen, Evan? Altroché se parlo di quel perfido nanerottolo! Guarda un po' come mi ha conciato! - disse colmo di indignazione alla tiranide, indicandosi col l'indice il volto e aspettandosi di scorgere nel suo interlocutore lo stesso sentimento. Non lo trovò ma, fortunatamente, Adam fu molto abile a trattenere la risata che rischiava di coglierlo a un primo acchito: il leader dei Cavalieri, infatti, aveva il viso tutto disegnato! Nello specifico, il demonietto si era divertito a disegnargli dei grossi baffi a manubrio, un pizzetto decisamente antiquato e, ciliegina sulla torta, un monocolo all'occhio sinistro. - Oh... cielo. E' terribile! - riuscì a commentare la tiranide, cercando di reprimere la risatina che minacciava di prorompere da un momento all'altro. - Puoi ben dirlo! Ieri, dopo pranzo, sono andato a schiacciare un pisolino... ma non eri di turno, ieri? - qui il cavaliere si schiarì la gola come se avesse pronunciato male una parola e, con un certo invidiabile contegno, continuò il suo racconto. - Dicevo, ieri ho riposato gli occhi per qualche istante qui in sala relax e quel dannato ha pensato di fare il grande artista! Beh, devo ammettere che le linee sono piuttosto dritte e senza incertezze, inoltre... Non è questo il punto, Adam!!! - già, non lo era affatto e la tiranide, dispiaciuta di aver fatto un commento inopportuno, decise di mostrare la sua solidarietà all'uomo raccontandogli il dispetto che Bowen gli aveva fatto. - Guarda che ti capisco benissimo, quel discolo ha fatto impazzire anche a me! Sai che cos'ho trovato stamani, sulla mia scrivania? Delle mutandine! Delle mutandine femminili, per giunta! - specificò, come se quel dettaglio rendesse ancora più disdicevole lo scherzo del demonietto. - E cosa c'era sopra le mutandine? Un biglietto in cui mi dileggiava e mi informava che erano di... R-raiko! - Adam era stato bravo a non scendere nei dettagli, in realtà il testo del biglietto diceva questo "Visto che l'ultima volta ti è andata male con Raiko, ho pensato di darti un premio di consolazione, Insetto Stecco! Ps. Hai tre occhi ma se ci dai troppo dentro diventi lo stesso cieco, occhio!" con tanto di faccina stilizzata che gli strizzava l'occhio complice. - Cioè, capisci? Come si può essere così spudorati e sconsiderati? Io sono pure imp... Un attimo, fammi capire, ti ha dato le mutandine di Raiko? - l'espressione di Evan si era fatta improvvisamente concentrata e molto, molto seria. E, visto il modo in cui era conciato, risultava oltremodo buffo! - Beh, s-sì, io volevo riportargliele... però, insomma, non vorrei che si sapesse, sai la mia ra... Ma non puoi darle a me? - Adam era già rosso nell'ammettere di avere dell'intimo femminile in tasca, quella richiesta semplicemente lo fece diventare paonazzo e strabuzzare gli occhi. - Ma non pensare male, eh! Semplicemente io e Raiko abbiamo una certa confidenza - il Cavaliere sottolineò l'ultima parola con un sorriso tale, da farlo davvero assomigliare a un bellimbusto sciupafemmine di qualche secolo prima. - ...e quindi gliele potrei riportare senza imbarazzarla troppo. - concluse, con un'espressione assai più sobria e quasi grave, com'era richiesto dal mentore dei Cavalieri: di sicuro non poteva certo pensare di usare quella scusa per sedurre nuovamente Raiko, no? - Sono di pizzo, vero? Raiko è tipa da pizzo, ne sono certo... - beh, forse proprio perché era stato lui il mentore dei Cavalieri, Bowen aveva certi comportamenti!

    ****


    Quale sia stato il destino delle mutandine in questione (e di quei due), l'autore di quello scherzo si trovava in camera sua e, stranamente, il suo atteggiamento non mostrava il compiacimento del diavoletto che attende l'esito delle sue trame: Bowen, infatti, se ne stava sdraiato a letto, col viso fin troppo serio e giochicchiava con una pallina di gomma colorata, che lanciava contro il soffitto e riprendeva al volo, al primo rimbalzo, senza mostrare grande coinvolgimento. Eppure avrebbe avuto di che sghignazzare: ieri aveva dato espressione alle sue velleità artistiche su Evan (tra l'altro col pennarello indelebile) e quella mattina aveva "consolato" a modo suo il povero Insetto Stecco, tanto che soltanto a immaginare quanto avrebbe tartagliato davanti a Raiko avrebbe dovuto farlo sbellicare dalle risate da lì a una settimana buona.
    Invece, il volto del demonietto rimaneva serio e, per certi versi, grave come se una preoccupazione di fondo occupasse i suoi pensieri... e apparentemente così non era, perché stava proprio pensando alla bella Raiko. Le sue mutandine, però, non c'entravano proprio un bel nulla: ripensava alla conversazione che avevano avuto qualche giorno prima, quando lo aveva guardato con quegli splendidi occhi viola colmi di apprensione e gli avesse chiesto come andasse. Purtroppo rispondere col consueto sorriso sbruffone non era servito a niente, la donna era fin troppo intuitiva e dolce, tanto che il demonietto non era più riuscito a sopportare quello sguardo pieno d'affetto ed era corso via come un ragazzino offeso. Era per via di quel piccolo evento che aveva deciso di fare quello scherzo ad Adam e di rubare proprio le sue mutandine, neanche la stessa punendo per essersi preoccupata per lui.
    In effetti era da qualche tempo che il demonietto si comportava in maniera bizzarra: apparentemente continuava a essere il solito birbante caustico, in realtà stava molto per conto suo e non era difficile incontrarlo col volto rabbuiato. All'inizio Evan e Adam avevano provato a chiedergli come stesse ma, dopo averli rassicurati, aveva preso a riempirli di innocui ma fastidiosi dispetti, distraendoli dal fatto che gli avesse raccontato un'evidente bugia: non stava affatto bene. E di questo Raiko se n'era accorta, per questo aveva tentato con molta delicatezza e tatto di scoprire cos'avesse e dargli il suo sostegno. Sostegno che il demonietto aveva rifiutato... non senza molte incertezze: la verità era che aveva bisogno di parlare, di affrontare insieme a qualcuno i pensieri che tanto lo ferivano e lo intristivano. Ma con chi poteva parlare? Dio, aveva incontrato Evelynn e non aveva detto niente a nessuno! L'aveva pure scopata! No, non l'aveva scopata, era stato scopato come la peggiore delle puttanelle e trattato come un oggetto senza valore. La sua dignità, i suoi sentimenti erano stati calpestati e il suo corpo abusato senza ritegno... eppure l'amava ancora! Eppure ne voleva ancora. Voleva stringerla di nuovo, voleva scoparla ancora come una bestia senza controllo, voleva baciarla ancora e ancora finché non gli avrebbe dato il bacio romantico che tanto bramava. Si odiava per essere così debole, odiava questo lato di sé così libidinoso e i sentimenti che lo portavano a struggersi per lei quando il desiderio di vendetta e la voglia di fotterla a sangue veniva meno.
    Forse avrebbe potuto dirlo a Krolia, alla sua amata, adorata... cos'era per lui? Un'amica, forse? L'aveva sempre vista così, quasi una sorella, ma l'incontro con Evelynn aveva distrutto anche questa certezza: lei aveva battuto e ribattuto sul fatto che lui avrebbe dovuto amarla e che, malgrado questo, amava lo stesso lei. Ma perché gli aveva detto così? Era soltanto un altro modo per prendersi gioco di lui o c'era qualcosa di vero? Krolia era una presenza di cui aveva bisogno, che forse aveva dato per scontata perché era sempre stata vicina a lui... ma dalla faccenda del Nilo Dorato, la sua adorata amica era stata molto meno in Vaticano ed era uscita da sola molto spesso. Apparentemente era molto più sicura di sé e lui ne era felice, era persino fiero dei suoi successi... ma la distanza che sembrava essersi aperta tra di loro lo riempiva di un'autentica disperazione. Inoltre, anche se in maniera ovattata, aveva percepito che Krolia avesse avuto un incontro molto intimo e piacevole e tale consapevolezza lo aveva riempito di disagio: avrebbe dovuto esserne felice, dato il trauma che lui le aveva aiutato a superare... o avrebbe dovuto esserne geloso? Inoltre, lei che cosa aveva percepito del suo incontro con Evelynn? Cosa aveva capito? Anche per questo motivo aveva evitato la sua compagna e ciò aveva contribuito a peggiorare ulteriormente il suo umore.
    Lanciava la pallina sempre più forte verso il soffitto, sempre più travolto da quelle emozioni tanto sgradevoli: era stato abusato e strangolato fin quasi a morire! Lei lo aveva umiliato in ogni modo possibile, il suo cazzo era tornato al suo solito aspetto soltanto ore dopo... ed gli era rimasta un'erezione per giorni! E che dire del suo collo? Aveva dovuto usare maglioncini a collo alto per settimane, perché c'era il segno livido delle sue maledette code! Era stata un'autentica stronza, un maledettissimo mostro proprio come gli avevano detto... però continuava ad amarla! Continuava a sentirsi in colpa per quella dannata notte, quando lei era ancora la sua Evelynn... e adesso si sentiva in colpa coi suoi compagni: perché non gli raccontava tutto? Magari avrebbe dato degli elementi utili per catturarla o, semplicemente, li avrebbe messi in guardia, dopotutto come aveva avvicinato lui poteva farlo con Evan o con Krolia. L'idea lo gettò nel più totale sconforto e gli fece scorrere un brivido lungo la schiena: doveva parlare, doveva dire tutto e supplicarli per il loro perdono, per la sua debolezza!
    Poteva essere una risoluzione seria, dopotutto un conto erano le sue emozioni, un conto l'incolumità di chi amava... ma di nuovo, gli ritornò in mente il volto della sua Evelynn, quando ancora non era stata corrotta, quando ancora era con loro... e lui non l'aveva privata della sua virtù. - STRONZA!! - urlò, digrignando i denti e tirando quell'innocente pallina verso la porta, infuriato in primis con se stesso e poi con lei e quella situazione assurda. Il volto del demonietto, tra il dolore e la rabbia, risultava ancora più infantile e carino di quanto già non fosse... e quegli occhioni apparivano davvero tanto, troppo lucidi. Ma, per fortuna, nessuno poteva vederlo in quel momento di vulnerabilità. O forse no?
     
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    A rendere oscuri i pensieri di Bowen, era il fatto che dietro ogni riflesso riusciva ad intravedere lo sguardo malizioso di Evelynn che lo fissava, che lo giudicava, e spariva in un'istante come se fosse uno spettro maligno che lo perseguitava. Ghignava appena, maliziosa, mostrandogli i suoi occhi luminosi e malevoli che sussurravano parole nelle sue orecchie. "la perderai". Gli diceva. "prendila, non lasciare che qualcuno te la porti via". Stuzzicava la sua gelosia, e muoveva i suoi sentimenti più istintivi, quelli meno razionali e che potevano portarlo agli sbagli più grandi. "se tornassi e non ci fossero i miei amici, cosa sarei?". Colpiva molto, molto in basso, e forse Bowen non poteva neanche prendersela con lei: era sicuramente il frutto della sua mente, no? Era troppo insistente per essere solo un'apparizione. Inutile dire che il loro ultimo incontro lo aveva segnato in maniera profonda, Evelynn aveva mantenuto fede alla parola data: niente sarebbe stato più uguale a prima. Perfino gli insulti di Bowen non erano più volgari frecciatine che lanciava ai suoi amici, ma piuttosto delle stoccate piene di rabbia che difficilmente passavano inosservate. Quella pallina si infranse sul petto di Raiko assieme a quel "stronza" che la fece sobbalzare, come se lo stesse rivolgendo direttamente a lei. La donna se ne stava davanti alla porta dischiusa di Bowen, aperta per sbaglio mentre provava a bussare. La pallina non le fece male ma colpì proprio il suo capezzolo facendole chiudere un occhio, e le sfuggì un gemito di dolore decisamente troppo armonioso per sembrare infastidito. Forse una come lei non era capace di far sentire gli altri in colpa anche quando le facevano male.
    Bowen... scusa... pensavo di aver bussato.
    No, non fraintese: sapeva che quell'offesa non era rivolta a lei, ma ad abbassare il suo tono di voce rendendola quasi mortificata era la frustrazione e la rabbia del ragazzo che sapeva di non essere riuscita ad alleviare e forse non ne sarebbe mai stata in grado. Dopotutto si erano conosciuti da poco e gli sforzi per legare si erano rivelati piacevoli ma decisamente poco profondi. Raiko non biasimava i cavalieri: avevano decisamente di meglio a cui pensare e lei non voleva niente in cambio, solo dare loro tutto il sostegno di cui avevano bisogno e aiutare Veronica come poteva. Ma sentirsi così impotenti non è una bella sensazione, nemmeno per una come lei. Si sforzò di ritrovare subito il sorriso e portandosi le mani al petto e intrecciando le dita in una posizione di preghiera o quasi, evitò di balbettare e passò subito al dunque.
    Uhm... non vorrei disturbarti ma forse hai bisogno di parlare con qualcuno... so che i ragazzi quando fanno dispetti è per attirare l'attenzione! Lascia che ti aiuti, in cambio vorrei solo indietro le mutandine che hai preso...
    Lo sapeva? Raiko non era tonta come sembrava e dietro la sua gentile offerta di aiuto si celava anche una richiesta piuttosto chiara, sembrava quasi volesse solo dargli retta per un pò e riavere indietro il suo intimo. Quello che Bowen non poteva sapere era che c'era una buona ragione dietro la fretta di quella richiesta...
     
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    Bowen era di malumore, teso e dormiva davvero male: tutti fattori che, oltre ad autoalimentarsi, lo rendevano vulnerabile ai brutti scherzi giocati dalla sua mente affaticata. Non poteva dire di essersi abituato al riflesso di Evelynn che lo guardava maligno o a quelle provocazioni che sembravano pronunciate da labbra fantasma, ma almeno aveva stabilito che erano dovute alla fatica e non a qualcosa di peggio. La verità era che aveva bisogno di sfogarsi un po', di tirare fuori tutta la frustrazione che gli contraeva i muscoli e gli irritava i nervi: avrebbe dovuto allenarsi, combattere un po' ma non ne aveva voglia. O meglio, non ne aveva voglia perché ne aveva paura: da quando Evelynn gli aveva rubato il potere, per poi restituirglielo incontrollabile (ma era il suo potere a esserlo o lui?), non aveva osato attivarlo nel timore di poter percepire qualcosa che non andava; lo stesso Artiglio era riposto in un cassetto della sua scrivania neppure fosse una pistola da tenere nella cassetta di sicurezza, troppo a disagio persino all'idea di tenerlo in tasca. Sapeva che non poteva continuare a tergiversare a lungo e ciò lo irritava profondamente con se stesso, poiché non si era mai ritenuto un codardo e quel suo scappare dall'ombra (letteralmente!) di Evelynn gli diceva tutt'altro.
    Fu anche per questo che la sua frustrazione eruppe e gli fece lanciare quella pallina con tanta foga, soltanto che la porta si spalancò all'improvviso e quella che venne colpita, sia dal suo lancio che da quell'insulto urlato, fu una dolce e bellissima Raiko. - No, oddio! Non volevo colpirti! Ti ho fatto male? - il demonietto era molte cose (irritante, indisponente, birbante, ecc) ma non era un bruto insensibile: non avrebbe mai voluto lanciare alcunché alla povera donna e saltò immediatamente dal letto per correre a soccorrerla. - Scusami, non ti ho sentita bussare, ero sovrappensiero... stai bene? - si assicurò mostrando, per una volta, un delizioso visetto pieno di costernazione e premura. All'impiedi, vestito con quella magliettina nera e quei pantaloncini del medesimo colore, coi graziosi piedini nudi, Bowen dimostrava anchemeno anni del solito: appariva davvero come un bel ragazzino che, tornato da scuola, si stava rilassando in camera sua. Forse Raiko avrebbe potuto trovare interessante (ri)osservare quelle cosce quasi completamente nude dall'aspetto morbido e sodo insieme, dalla pelle tanto particolare e screziata tra il rosso, il nero e una più generale tinta arancione ma, in ogni caso, in un attimo il suo sguardo sarebbe stato riempito da quel faccino sinceramente preoccupato per lei. Naturalmente parte di quella sollecitudine era dovuta al suo stato di agitazione emotiva, oltre che ai sensi di colpa ma, in ogni caso, si sarebbe preoccupato per la guerriera e quel piccolo incidente.
    Fortunatamente Raiko sembrò stare bene e gli spiegò il motivo della sua visita: malgrado il comportamento del demonietto, voleva nuovamente offrirgli il suo aiuto... e, allo stesso tempo, voleva recuperare le sue mutandine. Era stato scoperto all'istante e, per un breve attimo, Raiko poté godersi uno spettacolo davvero, davvero raro: cioè il volto di Bowen diventare rosso e assumere un'espressione lievemente ma indiscutibilmente imbarazzata. Era assurdo, quel piccoletto aveva una faccia di bronzo unica ma, a parte il fatto che non pensava di essere beccato così facilmente, la dolcezza di Raiko fu tale da soverchiare persino la sua sfrontatezza e farlo vergognare per aver giocato un simile scherzetto a una persona simile. Purtroppo per la guerriera spettacoli tanto rari sono anche molto brevi, dato che un attimo dopo il demonietto si riprese e tornò a mostrare la consueta espressione birbante. - Tesoro, tu non mi disturbi mai! E, se rubarti le mutandine ti porta nella mia stanza, mi sa che potrei prendere una gran brutta abitudine... - constatò, con un luccichio da vero monello negli occhioni assurdamente colorati, mentre scopriva in un sorrisetto malizioso le sue piccole zanne appuntite. Purtroppo per lui, malgrado la presenza di Raiko fosse di per sé un magnifico stimolante per la sua monelleria (e la sua malizia), non era davvero in vena di fare il birbante e non calcò la mano come avrebbe fatto in situazioni più normali. - Però ti sbagli, non ho bisogno di aiuto... perché sto benissimo! Quelle mutandine erano soltanto uno scherzetto innocente. Beh, più o meno. - aggiunse con una risatina davvero birbante e, sebbene il piccoletto fosse un bravo attore, a una persona sensibile come Raiko non sarebbe sfuggita l'ombra scura che offuscò i suoi occhi quando le disse che andava tutto bene. - E comunque non le ho qui, le messe in un luogo... molto sicuro. - in realtà si maledisse per averle lasciate a quel pasticcione di Adam: a quell'ora probabilmente la stava cercando per restituirgliele tutto rosso o, più probabilmente, era nel panico e non sapeva cosa fare. L'immagine dell'Insetto Stecco e dalla sua goffaggine lo riempì di sincero divertimento, ma gli dispiaceva davvero non poter esaudire immediatamente la sua richiesta. - Te le vado a prendere subito, ci vorrà un attimo, non preoccuparti! - assicurò e si diresse verso la porta, prima di cambiare idea e voltarsi con l'aria furbetta di chi ha ideato una nuova marachella. - ...solo che così rimarrò senza un ricordo di te. - la vocina si era fatta un po' più bassa e dolce, colmando la distanza che li separava prima di sollevarsi sulle punte dei piedi per avvicinarsi al suo viso. - Ti andrebbe di lasciarmi un tuo nuovo ricordo, Raiko? - le soffiò sensuale, con quella vocina fin troppo calda direttamente sulle labbra, prima di cingerle in fianchi con le manine e precipitare lentamente verso la sua bocca. Non voleva altro che rubarle un piccolo bacio a stampo, nient'altro, poi le avrebbe fatto un complimento per cui sarebbe arrossita e sarebbe corso a rintracciare Adam per restituire quelle mutandine alla loro legittima proprietaria. Se Raiko avesse voluto sottrarsi avrebbe potuto farlo in qualunque momento, poiché le cingeva i fianchi con molta delicatezza: anche se avevano condiviso ben altro, il demonietto non voleva pretendere nulla né farla sentire costretta. Semplicemente, dopo tanti tristi pensieri aveva proprio bisogno di un po' di zucchero... ed era certo che la guerriera glielo avrebbe donato con gioia. Forse il non più candido degli atteggiamenti... ma rispetto al solito, le intenzioni del demonietto erano praticamente angeliche.
     
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    Raiko non era a disagio con la distanza ristretta che Bowen stava accorciando tra di loro, né si oppose alle sue attenzioni, non rifiutò i suoi sguardi, il suo abbraccio e di sicuro non fece nulla per sottrarsi a quel bacio, ma sembrava distratta, tanto che non si piegò nemmeno un pò verso di lui, impedendogli di arrivare alla sua bocca messa un pò troppo in alto per la sua figura minuta.
    Ecco veramente...
    Ammiccò un sorrisetto finto e un tantino imbarazzato, iniziando a grattarsi una guancia mentre stringeva le braccia al petto e distoglieva lo sguardo da lui. Le cosce si iniziarono a sfregare tra di loro per una strana emozione, forse si vergognava di ammettere qualcosa, e al tempo stesso aveva paura di rivelare un segreto alquanto problematico per l'ignaro Bowen. Mentre il piccoletto cercava di baciarla infatti, la dolce Raiko fece un piccolo sospiro portandosi le mani di fronte alla bocca, rossa come un peperone perché non sapeva come confessare la cosa.
    Vedi... vorrei aiutarti anche subito perché mi piace la tua compagnia ma... le mutandine sono davvero più urgenti perché... uhm... non erano le mie.
    Con il volto paonazzo e il pugno stretto davanti alle labbra, Raiko stava mascherando un sorriso timidissimo perché rievocava il ricordo di quando quelle mutandine erano rimaste nella sua stanza, e Bowen dall'alto della sua malizia poteva leggere in quelle gote rosse quanto la ragazza davanti a lui avesse gridato di pura estasi per colpa della vera proprietaria di quelle mutandine di pizzo nere come la notte e con solo un fiocco rosso all'altezza del pube sull'elastico. Decisamente troppo volgari e trasparenti per una come Raiko. A chi potevano appartenere?
    Dovrei riportargliele prima che scopra che qualcuno me le ha rubate... non perché sono preoccupata per me ma ho timore di scoprire cosa farebbe a qualcuno che le ha prese anche solo per gioco... capisci?
    Il timore di Raiko poteva essere giustificato da una sola consapevolezza: in quel momento, per i corridoi del vaticano, c'era una popputa bomba ad orologeria armata di spada gigante che avrebbe presto assaggiato il sangue di qualsiasi malcapitato avesse avuto l'ardire di rubarle l'intimo. Bowen aveva due scelte: provare a salvare il povero Adam e anche sé stesso, oppure accettare il suo fato insistendo per cercare la compagnia di Raiko che, di sicuro, non si stava sottraendo a lui, anzi... dopo essere stata abbracciata, si era fatta più vicina.
     
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    Bowen voleva rubare un bacio a quelle dolci labbra solo che, come per la volpe e l'uva della celeberrima favola, queste ultime erano decisamente troppo, troppo in alto per poter essere raggiunte. Ma perché tutte le donne che gli piacevano erano così assurdamente alte?? Sebbene si fosse alzato sulle punte dei piedi, annaspava troppo in basso e, senza l'aiuto di Raiko, non sarebbe mai riuscito nel suo scopo. Fortunatamente, a differenza della volpe già succitata, il demonietto non aveva alcuna intenzione di mollare e raccontarsi delle frottole: lui quel bacio lo voleva e se lo sarebbe preso a costo di "issarsi" su di lei, abbracciandola come un demoniaco (e libidinoso) koala! Non riuscì a mettere in atto il suo piano perché Raiko gli spiegò il motivo della sua poca partecipazione... non prima di essersi esibita in una manifestazione di imbarazzo a dir poco deliziosa. Bowen non ci poteva fare nulla, in tal senso era un demone fatto e finito, quando percepiva dell'imbarazzo, della vergogna dettata dal candore, gli veniva l'acquolina in bocca e una voglia matta di tormentare il suo interlocutore; gli occhioni già fissi sulla guerriera si colmarono di una luce birbante, mentre nella sua boccuccia s'aprì un sorrisetto che snudò lievemente quelle zannette candide ma appuntite. Sì, decisamente l'idea di andare a recuperare le mutandine stava passando in secondo piano.
    Ah-ah! Ma non mi dire... Raiko, ho una sfidante, quindi? O stai cercando di ingelosirmi? - la punzecchiò, beandosi di quel bel viso tutto arrossato dalla vergogna... e dal piacere che certi ricordi, evidentemente, le suscitavano. - Ma Raiko, dolcezza, io non sono affatto geloso. Anzi, per me possiamo anche chiamarla e restituirle tutto di persona... - quel sorrisetto divenne un autentico ghigno e quel faccino, innegabilmente grazioso, divenne proprio quello di un predatore, mentre si stringeva a lei in maniera fin troppo calda e affettuosa. Forse Raiko era troppo distratta da altro per accorgersi del corpicino di Bowen, ma questo era sempre innaturalmente morbido e caldo come sempre, indubbiamente molto minuto ma comunque capacissimo di dare abbracci molto intensi e piacevoli... proprio come quello che le stava donando. Le manine del demonietto presero a carezzare leggere la schiena della donna e sembrava proprio che la malizia avesse messo le tende in quel visetto, visto che la sua espressione continuava a diventare più birbante a ogni istante trascorso, almeno finché un dubbio terribile non lo fulminò lasciandolo con gli occhi sgranati e impietrito per qualche attimo: - ...non stiamo parlando di Domino, vero? - certo che stavano parlando di quella macchina di morte ambulate! La consapevolezza lo assalì come un malintenzionato dietro a un vicolo buio: aveva rubato le mutandine di Domino! Dio, anche a nascondersi sotto il letto di Veronica, quella pazza lo avrebbe scovato e polverizzato a colpi di spadone! Era difficile vedere Bowen preoccupato, soprattutto di un suo scherzo, ma quella volta il pericolo di quella vicenda travolse anche la sua proverbiale sconsideratezza: doveva trovare Adam, prendere quelle dannate mutandine e darle a Raiko prima di subito. Se il Cielo fosse stato misericordioso, forse tutto si sarebbe risolto prima che la spadaccina scoprisse il misfatto.
    Un piano ineccepibile, soltanto che Raiko era una compagnia dannatamente piacevole e il piccoletto, anche in quel momento di panico, non si era minimamente staccato da lei, anzi si era fatto ancora più stretto a quelle forme meravigliose, fin troppo invitanti. Lo sguardo del demonietto divenne per qualche attimo distante, come se stesse soppesando e valutando tutte le azioni possibili e le loro conseguenze. Non che, a stringere un po', fossero poi molte: o rimaneva lì e cedeva alla tentazione rappresentata da Raiko o risolveva il guaio con Domino. E, insomma, per quanto il buonsenso fosse abbastanza chiaro nel delineare le priorità, Raiko era davvero... tanto, molto, troppo piacevole. Le graziose orecchie da cerbiatto di Bowen fremettero e lui si morse il labbro inferiore, pieno e morbido come sempre, mentre immaginava di trovare in giro la testa di Adam e il suo corpo poco più distante: - Dannato Insetto Stecco, questa me la paghi! - pensò in maniera decisamente illogica (e ingiusta), mentre si staccava suo malgrado dalla splendida, procace guerriera. - Raiko, potrei averti detto una piccola inesattezza: le mutande di Domino ce le ha Adam, è una storia lunga, cerchiamolo prima che lo trovi lei! - decise e, se la guerriera fosse stata d'accordo, lo avrebbero cercato insieme oppure si sarebbero divisi per risultare più efficienti nella ricerca: l'importante era trovarlo e trovarlo prima di Domino!

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    Intanto, l'Insetto Stecco per cui si addensavano tante nubi all'orizzonte stava procedendo ignaro di tutto verso il suo destino: aveva rifiutato gentilmente la proposta di Evan, spiegandogli che non se la sentiva di cedere quell'indumento a qualcun altro e che riteneva fosse suo deciso dovere restituirlo personalmente alla sua proprietaria. Il Cavaliere, degno di tale titolo, non aveva insistito oltre e dopo qualche altra chiacchiera, Adam lo aveva salutato per ottemperare al suo compito. D'altronde cosa poteva succedere di male? Sarebbe stato un po' imbarazzante, è vero, ma Raiko era un tenero fiorellino di dolcezza e comprensione, era certo che sarebbe graziosamente arrossita per poi ringraziarlo dolcemente, mentre lo invitava a continuare la conversazione in camera sua... qui, gli altrimenti irreprensibili pensieri della tiranide, sbandarono e finirono in un terreno molto, molto accidentato. Un terreno che, probabilmente, Hilda non avrebbe gradito, perciò si riscosse scuotendo il capo e assumendo un'espressione un po' severa, come se bastasse questo per evitare di pensare alla dolcezza di Raiko e alla... bontà delle sue grazie.
    Ad ogni modo, la tiranide aveva già raggiunto la stanza della guerriera e vi bussò educatamente. - Raiko? Ho bisogno di parlarti, c'è una cosa che ti devo dare! - disse, tirando fuori dalla tasca interna della giacca il maltolto: era sicuro che avrebbe riscosso reazioni dolcissime e lodi, tanto che sebbene avesse bandito pensieri impropri, il bel viso della sua forma umana assunse un aspetto sorridente, quasi sognante, decisamente buffo... e mal interpretabile da qualcuno un po' su di giri, dato che poteva essere scambiato per un'espressione lasciva o comunque ambigua.
    La tiranide aveva bussato al suo Fato: questi come avrebbe risposto?
     
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    Il rapido cambiamento di atteggiamento da parte di Bowen non fu inatteso, e per quanto Raiko avrebbe volentieri preso il suo morbido e grazioso corpicino tra le braccia per stringerselo tra i seni mentre si scambiavano un libidinoso bacio, sapeva anche per certo che se non lo avvertiva prontamente quello forse sarebbe stato il loro ultimo scambio di effusioni. Suo malgrado, lasciò che il demonietto si allontanasse mantenendo lo sguardo preoccupato su di lui, che divenne ancora più sorpreso nel sentire che a possedere quelle famose mutandine adesso era il povero Adam, vittima ignara di un destino davvero troppo crudele.
    Oh no, se nemmeno lui sa niente sarà un pasticcio! Dobbiamo trovarlo!
    Avrebbe quindi seguito Bowen per poter correre in soccorso della malaugurata tiranide, il primo pensiero fu ovviamente alla sua incolumità, ma mentre correva con passo aggraziato dietro Bowen senza preoccuparsi del morbido seno che oscillava a destra e a manca in maniera vistosa, venne colta da un discreto rossore sul volto mentre l'ennesimo dubbio si faceva strada nella sua mente.
    Uhm... Bowen ma... perché Adam ha le mutandine che hai preso dalla mia camera? Non sarai il tipo di cavaliere che si vanta delle sue conquiste come se fossero demoni esorcizzati...?
    C'era un pochino di delusione nella sua voce spezzata, Raiko era una ragazza dolce e sensibile, sicuramente molto aperta sessualmente ma che apprezzava la gentilezza. Sentirsi vittima di un dongiovanni che sbandierava ben volentieri le grazie delle sue amanti di fronte agli amici del bar la metteva a disagio...
    E mentre i due improbabili salvatori si lanciavano verso la stanza di Raiko, Adam l'aveva già raggiunta piuttosto facilmente bussando educatamente a quella soglia pronto a restituire la refurtiva con le migliori intenzioni. Mentre cercava di attirare l'attenzione della dolce padrona di casa, però, avrebbe chiaramente sentito qualcuno iniziare ad avvicinarsi alle sue spalle. Il rumore dei tacchi alti e del metallo che decorava i suoi stivali era inconfondibile, e da quando i gemelli le avevano regalato il nuovo outfit non si muoveva più come una vagabonda che si vergognava di indossare stracci, ma camminava a passo spedito e fiero tenendo le braccia nascoste nel lungo mantello nero e la spada posizionata dietro la schiena. La sua fidata compagna di battaglia era tanto uno strumento eccellente quanto una maledizione, non era una buona idea lasciarla incustodita. Appena vide Adam davanti alla porta di Raiko, subito si domandò cosa stesse cercando da lei, non del tutto gelosa visto che conosceva lo spirito libertino della sua amica, ma preoccupata perché sapeva che Adam sapeva essere un gran pasticcione. Ma in fondo era uno di loro, quindi non lo accolse con freddezza.

    Hey Adam! Guarda che se cerchi Raiko non è in camera sua, credo sia andata a cercare i cavalieri... puoi chiedere a me se ti serve qual...cosa?
    Il suo tono amichevole si incrinò rumorosamente appena notò cosa Adam stava stringendo tra le mani: esattamente ciò che LEI era andata a recuperare. Vedere le sue mutandine di pizzo ancora leggermente umide per via dell'ottimo lavoro di Raiko, strette tra le dita di Adam, la fecero arrossire vistosamente di un mix tra imbarazzo e rabbia dove la seconda stava gradualmente avendo la meglio. La rabbia montò così tanto che una grossa vene si gonfiò sulla sua fronte accendendole gli occhi di rosso, e lo stesso successe alla guardia della sua spada, come se anche quella fosse una fronte rabbiosa piena di vene sature di istinto omicida.
    Adam... potresti di grazia spiegarmi perché le MIE mutandine sono strette tra le tue zampacce...?
    Il suono che seguì fu quello inconfondibile di una mano che afferra con forza l'impugnatura di un pesante spadone, mentre la pressione energetica di Domino diventava così forte da togliere il fiato. Non sapeva neanche da dove iniziare ad arrabbiarsi, quindi lasciò che fosse Adam a darle l'ultimo buon motivo che le serviva per schiacciarlo contro la porta di Raiko e lasciarlo lì come un monito per i posteri.
     
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    Bowen correva a piedi nudi sul pregiato marmo del Vaticano: per quanto non fosse mai stato troppo attento alla forma, essere uscito in quelle condizioni gli dispiaceva un po' (in più, se Evan l'avesse visto, gli avrebbe fatto una ramanzina interminabile sul "decoro" che un bravo cavaliere avrebbe dovuto mantenere) ma per riuscire a salvare la vita ad Adam non c'era un secondo da perdere! Inoltre, più dei piedi nudi o dei pantaloncini gli dispiaceva non aver potuto dare un bacio a Raiko, tanto che mentre correva non poteva fare a meno di leccarsi le labbra con un'aria tra il frustrato e l'amareggiato. Fortunata che c'era sempre la visione della guerriera, poco dietro di lui, ad allietargli l'animo e gli occhi: certo, sempre con una punta di amarezza perché, a quell'ora, in mezzo a quelle tette meravigliose ci poteva esserci la sua faccia... ma Bowen cerca di pensare in maniera positiva.
    Purtroppo per lui, non durò molto: Raiko si pose una domanda tanto lecita quanto inevitabile e il demonietto si ritrovò a voltarsi con gli occhi sgranati, prima di maledirsi per le sue stupide trovate. - No! Ma che dici?! - esclamò con un tono decisamente pieno di panico, prima di fermarsi e invitarla a fare lo stesso. La vita di Adam poteva anche essere appesa a un filo, ma il demonietto non intendeva mettere in pericolo il suo rapporto con Raiko per NULLA al mondo. - Raiko, so che può sembrare diversamente, ma ti giuro che non mi sono mai vantato di te con nessuno! Il mio era uno scherzo, volevo soltanto far andare nel panico Adam: sai quanto è facile farlo agitare: io lo trovo... molto buffo quando fa così, tutto qui. - spiegò e, per quanto quel monello non fosse tipo da mostrare imbarazzo o pentimento per i suoi dispetti, si mostrò sinceramente dispiaciuto: al di là del fatto (molto, molto importante) che Raiko fosse bellissima e, se fosse stato per lui, avrebbe spostato la propria residenza nel suo seno, teneva sinceramente alla guerriera e la riteneva una persona dolce e buona. Non si sarebbe perdonato di averla ferita o di aver tradito in qualche modo la sua fiducia, per questo decise di spiegarla la faccenda in maniera più completa e seria. Le prese le mani tra le sue, più piccole, guardandole un'espressione seria e un po' contrita che, in un visetto come il suo, era davvero carinissima, soprattutto se considerate le morbide orecchie da cerbiatto abbassate e quegli occhioni pentiti: sarebbe assomigliato davvero a uno di quei dolci, timidi fanciulli che la giovane pareva davvero adorare... e per una volta non stava fingendo, sebbene il suo aspetto lo aiutasse a far risaltare le sue emozioni. - Scusami se ho esagerato, non volevo. - non è facile per nessuno scusarsi, ma per Bowen era particolarmente difficile: lo fece soltanto perché teneva alla stima che Raiko nutriva per lui... soprattutto in un momento in cui non poteva di dire di nutrirne per sé. - E adesso, andiamo a prendere l'Insetto Stecco! - affermò quasi bruscamente, lasciando le mani di Raiko e tornado a correre: possibile che fosse un po' imbarazzato da una situazione per lui nuova? - Se lo trovo prima di Domino giuro che lo ammazzo io!! - pensò, sfogando la sua irritazione sull'ignaro Adam, ormai decisamente in pericolo. E non certo per Bowen!
    Quest'ultimo, infatti, stava bussando alla porta di Raiko con animo decisamente lieto malgrado un imbarazzo latente e, quando sentì un rumore metallico alle sue spalle, si voltò prima ancora di ricevere il gentile saluto di Domino. Ora, la guardia del corpo della Papessa gli incuteva sempre un certo timore, ma Adam aveva una certa confidenza con lei e non avrebbe mai dimenticato il loro primo incontro o, ancora più pregnante, quando lo spronò a credere, ad affrontare la vita con coraggio e speranza: nutriva una profonda ammirazione verso di lei, mista a una sincera gratitudine, quindi quando la vide fu lieto di poterla salutare. Certo, era decisamente imbarazzante farsi trovare con le mutandine di Raiko in mano ma, a parte il fatto che erano entrambi adulti e vaccinati, gli sarebbe bastato spiegarle dello scherzo di Bowen per stemperare la tensione e magari chiederle aiuto per contenere il demonietto. - Buongiorno, Domino! Che bello vederti: non ci incontriamo da un po', dal nostro... corso avanzato! Come stai? Io ho davvero molte cose da raccontarti, sai mi sono f-eh? - il desiderio di Adam di socializzare era evidente, magari un po' goffo ma autentico, per questo scosse il capo un po' incredulo quando vide l'espressione di Domino mutare di colpo, prima travolta dall'imbarazzo e poi dalla rabbia. Immediatamente la tiranide si agitò e mentre si chiedeva cosa avesse sbagliato, Domino gli rivolse una domanda che, semplicemente, lo allibì: - Quali... che... m-mutandin... tue??!!! - Adam guardò le mutandine in questione come se vedesse per la prima volta loro e pure la sua stessa mano che le teneva, mentre un panico evidente s'impossessava di lui. Non ci voleva un genio per capire che Domino fosse furiosa e, quando percepì la pressione energetica della donna aumentare di colpo, la sua confusione fu totale. - I-io, i-io, i-i-i... - la lingua gli si era inceppata, ormai gli tremavano le ginocchia e, nella sua mente sopraffatta dal terrore, un unico pensiero emerse con forza: - Sono spacciato. - la sua Hilda sarebbe diventata vedova (la paura lo aveva fatto diventare drammatico) prima ancora che i suoi amici la conoscessero, anzi prima ancora che riuscisse a informarli che stavano insieme! Quando la vide metter mano all'impugnatura di quella terribile spada, raccolse tutto il suo coraggio e fece l'unica cosa possibile: - Ti prego, è... è tutto un qui pro quo!!!! - supplicò, gettandosi in ginocchio e pregandola con le mani giunte, agitando senza volere quelle mutandine come se fossero il fazzoletto pieno di lacrime di un questuante... e in effetti erano ancora belle bagnate. Difficilmente quel gesto avrebbe potuto aiutarlo a tenergli la testa attaccata al collo, ma anche le tiranidi pasticcione possono avere un colpo di fortuna.
    FERMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! - gridò Bowen, trovandosi dinnanzi al secondo scenario peggiore possibile (il primo lo si può facilmente indovinare): immediatamente il demonietto si frappose tra la tiranide e Domino, allargando le braccia si per trattenerla che per proteggere Adam. Quest'ultimo, terrorizzato, lo afferrò in un convulso abbraccio da dietro e cercò di nascondersi dietro la sua schiena, generando un involontario gesto comico per due ragioni: la prima che, in ginocchio, era alto quanto il demonietto alzato, la seconda che le braccia con cui lo stringeva erano larghe quasi quanto il suo torso. Ad ogni modo, per quanto quella del demonietto fosse stata un'entrata in scena e decisamente coraggiosa, Domino infuriata era uno spettacolo spaventoso anche per lui, tanto che ci mise qualche attimo a esordire con un discorso improvvisato, anche perché Adam lo stringeva tanto forte da togliergli il respiro. - Domino, capisco perfettamente che vorresti potare di qualche decina di centimetri l'Insetto Stecco ma... ti devo proprio raccontare una storia davvero, davvero divertente. Il tipo di storia che ti farà sbellicare dalle risate, eheh! - si sforzò di ridacchiare, ma non fu un risultato particolarmente notevole e, d'altronde, malgrado il demonietto mostrasse una parodia del suo consueto sorrisetto strafottente, bastava guardare le goccioline di sudore sulla sua fronte per capire quanto fosse nervoso.
    Tipo, se ti dicessi che qualcuno ha preso le tue mutandine senza sapere che fossero le tue e le ha messe sulla scrivania di Adam per fargli uno scherzetto innocente... tu non lo troveresti buffo? - le chiese, allargando quel rachitico sorriso quanto più che poteva, mentre Adam arrischiava ad alzare la testa dalla spalla di Bowen e ad annuire con forza. - E'-è a-andata propri così, l-lo g-giuro! - aggiunse un Adam ancora terrorizzato ma, quantomeno, con un cuore che riprendeva a battere.
    Eheheh, che razza di storia, vero? Ma adesso lui ti restituisce le mutandine e, come dicono le fiabe, vissero tutti felici e contenti, giusto? Ah ah ah ah! - arrischiò una sorta di risata forzatissima, mentre un Adam desideroso di sbarazzarsene letteralmente gli metteva in mano quelle dannate mutandine e lo costringeva a porgergliele lui alla terribile spadaccina. - Pensa un po', Domino, che storia avremo da raccontare ai nostri nipoti... ma tutto è bene quel che finisce bene, no? No? - chiese, totalmente madido di sudore freddo, mentre si rivolgeva con gli occhi a Raiko, per chiedergli manforte in quella situazione delicatissima. Sarebbe bastato? E, soprattutto, Bowen avrebbe avuto modo di farli quei nipoti a cui avrebbe tanto volentieri raccontato quella storia? La risposta era nelle mani di Domino... e una era già occupata!
     
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    Bowen rallentò e lei fu costretta a fermarsi, timorosa che potesse darle una risposta un pò brusca si portò di nuovo le mani unite al petto un pò come se stesse pregando che in realtà fosse tutto un malinteso. Bowen spiegò le sue ragioni e quel suo modo di fare spontaneo portò facilmente Raiko a guardare solo il lato positivo della faccenda, e anche se un tantino imbarazzata all'idea di ridere per un simile scherzo ai danni del povero Adam, si portò comunque le dita davanti alla bocca, arrossendo e distogliendo lo sguardo mentre pensava alla possibile reazione della Tiranide.
    Ehehe... è vero, è molto buffo...
    Non si aspettò però che Bowen la incalzasse in quel modo, portandosi davanti a lei e afferrandole le mani come se volesse farle una confessione direttamente dal cuore, strappandole del tutto l'attenzione e facendola arrossire ancora di più. Le dita morbide di Raiko si incrociarono a quelle delicate di Bowen, un pò come se si stessero scambiando un timido abbraccio. Nel sentire le sue scuse sincere, Raiko allargò un sorriso ampio e materno, abbandonando un pò il rossore che si era accumulato fino a quel momento sulle sue gote per poi tranquillizzarlo una volta per tutte.
    Dai... adesso non serve mortificarsi così. Dopo mi chiederai scusa come si deve...
    E con quella frase sperava di avergli fatto capire che non c'erano rancori e tanto meno l'aveva offesa, e anzi se ci teneva proprio a dimostrarle il suo pentimento allora lo avrebbe manifestato in maniera più diretta e piacevole, ma solo dopo aver salvato il povero Adam da un destino a dir poco funesto!
    Mentre l'insetto sfoggiava il suo latino per tentare di spiegarsi, Domino stava invece imprecando a denti stretti in rumeno, con quella voce forse troppo femminile che aveva facendola sembrare un'inquietante litania più che uno sfogo volgare e poco decoroso. Ma il suono della sua voce furibonda era niente in confronto al sinistro sibilo che produceva la sua enorme spada nera mentre scansava l'aria con tutto il fodero, improvvisata a mazza da baseball che prometteva di lanciare Adam sulla luna per spiaccicarglielo sopra. O sul sole, non aveva importanza: il programma spaziale di Domino non era molto preciso.Al contrario però, la sua tecnica di spada era maledettamente perfetta e quando lo spadone fu in alto, anche l'altra mano afferrò l'impugnatura sollevandosi assieme ai lembi del cappotto e dei lunghi capelli chiari che la circondavano, segno evidente che quel colpo sarebbe stato fatale, o quantomeno terrificante. Proprio in quel momento però si fece avanti Bowen che, piazzandosi davanti al bersaglio della sua ira, attirò immediatamente lo sguardo iniettato di sangue di Domino, che anche senza bisogno di parole esteuropee per ammonirlo riuscì certamente a farlo sentire minuscolo. Non sentì quasi nulla di quello che le stava dicendo, interpretandolo come un vago "uccidi anche me se devi uccidere lui", cosa che Domino in quel momento avrebbe fatto senza pensarci due volte. Per loro fortuna però, anche Raiko era giunta e seppur più distante, continuò a correre cercando di spiegare con parole semplici cosa stava cercando di dirle Bowen.

    No Domino! Le mutandine le ha prese Bowen, non Adam! Puoi stare tranquilla!
    Non lo fece con cattiveria, né pensando di peggiorare la situazione, voleva solo scagionare Adam e far vincere la verità, ignorando quanto in realtà quelle parole si limitarono banalmente a spostare la furia di Domino da un ragazzo all'altro, e ora quegli occhi furibondi puntati su Bowen erano ancora più malvagi e assetati di sangue rispetto a prima. Il paragone a quel punto era come se Adam e Bowen si fossero messi in ginocchio di fronte ad un meteorite pronto a schiantarsi con inaudita violenza sulla terra, e solo un miracolo poteva salvarli e di sicuro né la forza inferiore di Raiko né la furia di Domino erano sulla giusta strada per un gesto tanto misericordioso.
    Uh... queste sono le tue?! Avevi detto che erano volgari quando ne avevo viste di simili!
    In maniera del tutto inaspettata, le manine delicate e minute della papessa stavano esaminando con disappunto le mutandine oramai abbandonate da Adam, e se ne stava di fianco a Bowen priva di timore alcuno, rimproverando Domino a voce mentre le esaminava da cima a fondo. Alzò lo sguardo verso la sua guardia del corpo che si pietrificò a metà tra la furia interrotta e un leggero imbarazzo. Veronica le impugnò e le sollevò verso Domino con aria di rimprovero.
    Invece scommetto che sono comodissime, soprattutto per combattere! Lo sai che sto iniziando ad allenarmi, e poi stare seduta a lungo mi da fastidio se ho gli elastici troppo stretti sulla pelle! Mi hai ingannata, non è vero?
    Lo spadone di Domino crollò a terra, ma ai piedi della spadaccina e senza alcun danno, mossa più dal peso che dalla rabbia visto che quest'ultima stava scemando gradualmente.
    Ne abbiamo già parlato! Queste non sono mutandine da bambina! Smettila di insistere!
    Ma cosa vuol dire non sono da bambina! Chi dovrebbe mai mettersi a guardarmi le mutandine?! Potrei anche non indossare niente ma i pesanti paramenti che indosso sono come una camera blindata!
    E i mutandoni della nonna sono la camera stagna di emergenza! Discorso chiuso signorinella!
    Domino ci mise un bel punto alla fine piazzandole l'indice sul naso, cosa che fece gonfiare le guance a Veronica che abbassò lo sguardo mettendo le braccia in posizione conserte. Non amava essere trattata da bambina in quel modo, soprattutto visto il ruolo che ricopriva. Ma soprattutto sapeva che con quella scenata aveva spostato tutta l'attenzione di Domino su di sé, e approfittando dello sguardo gonfio scansato dalla faccia di Domino, rivolse un furbesco occhiolino verso Bowen e Adam, facendo capire loro che li avrebbe salvati. Raiko rallentò una volta arrivata vicino a loro, sorridendo rasserenata all'idea che fosse giunta l'unica persona capace di placare l'ira irrefrenabile di Domino.
    Magari potrei prestarle un paio delle mie per fargliele provare?
    Non dire sciocchezze, hai i fianchi troppo grandi in confronto a Veronica, non le andrebbero mai bene!
    Raiko abbassò lo sguardo iniziando a far toccare a intermittenza le punte dei suoi indici, ripensando colpevole alle ultime settimane dove aveva chiaramente esagerato con i dolci. La tensione si era stemperata e non di poco...
     
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    Bowen non amava scusarsi e non lo faceva spesso (tendenzialmente non lo faceva mai), eppure la reazione di Raiko fu così deliziosa e invitante che il demonietto si trovò a considerare che, alla fin fine, chiedere scusa poteva avere dei lati positivi che non aveva preso in considerazione fino ad allora. Ci sarebbe da fare qualche riflessione sull'approccio pedagogico migliore per correggere quel piccolo discolo, ma quest'ultimo ebbe una gran fretta di trovare Adam e mostrare, così, alla guerriera tutto il suo pentimento in una comoda, appartata stanza da letto. - Forse non lo ammazzo più... - rifletté, mentre un bel ghignetto malizioso si apriva su quel viso fin troppo carino.
    Nel frattempo, Adam si trovava in una di quelle situazioni in cui il suo lato buffo brillava di più: a parte, infatti, un poco efficiente tentativo di spiegarsi, il solo sibilo dello spadone che fendé l'aria gli fece accapponare la pelle e gli annodò la lingua, del tutto incapace di produrre dei suoi intellegibili tranne che per dei balbettii ben poco convincenti. Per un attimo considerò la possibilità di trasformarsi e pregare che il suo carapace potesse non sbriciolarsi come un cracker all'impatto ma, fortunatamente, l'arrivo di Bowen riaccese in lui la speranza di una soluzione pacifica, tanto che abbracciò (e, al contempo, lo usò come scudo umano) colui che era causa di tutto quel tutto quel pasticcio. Non che la povera tiranide ne avesse contezza, in quel momento: avrebbe abbracciato un criminale evaso da prigione purché creasse un minimo di ostacolo tra lui e la spada di Domino!
    Di "ostacolo" Bowen ne creava ben poco, purtroppo per entrambi, ma il demonietto aveva una certa fiducia nelle sue capacità oratorie e, ringalluzzito com'era dalla proposta di Raiko, era certo che sarebbe riuscito quantomeno a fermare quel primo fendete. Si accorse ben presto che si sbagliava TOTALMENTE, tanto che quando Domino continuò a imprecare nella sua oscura lingua (quantomeno per lui) e a mulinare la spada come se non le avesse detto alcunché... Bowen iniziò a tempestare di pugni le braccia di Adam, perché lo lasciasse andare e gli permettesse di scappare via: va bene il coraggio, va bene prendersi le proprie responsabilità, ma una spadata di Domino per Adam non se la sarebbe mai presa! Tali tentativi di scappare via ignominiosamente da quella situazione divennero ancora più convulsi quando Raiko, nell'ingenuo tentativo di placare l'amica, diede tutte le responsabilità (com'era giusto che fosse) a Bowen che, oltre a sgranare e a imprecare in una maniera che sarebbe poco fine riportare, iniziò letteralmente a prendere a morsi le mani di Adam. - Mollami, bastardo!!! - ringhiò, mentre inesorabile si avvicinava il momento in cui tutti e due sarebbero volati verso la stratosfera... tutti e due o soltanto le loro teste, in base a dove avrebbe mirato la spadaccina.
    La fine, ormai imminente, venne placata da una vocetta che entrambi conoscevano e apprezzavano ma che, in quel momento, apparve ancora più angelica del solito: era Veronica, in piedi accanto a loro, salvifica quanto l'angelo che trattenne la spada di Abramo. Entrambi la guardarono colmi di una gratitudine immensa, prima di portare entrambi gli sguardi su cosa teneva in mano e, semplicemente, agghiacciare: la Papessa aveva visto le mutandine di Domino, le oscene mutandine di Domino! A causa loro, insomma, erano accadute due cose che istintivamente sapevano essere pericolosissime: la prima mettere in imbarazzo Domino davanti la sua protetta, la seconda (e ben più grave) far entrare in contatto quest'ultima con una seppur vaga forma di sessualità. La disperazione stritolò a entrambi il cuore e, mentre Adam mollava Bowen per mettersi pancia a terra, con le mani incrociate dietro la nuca neanche fosse uno studentello alla simulazione di una emergenza, Bowen strizzò gli occhi in una smorfia di dolore, immaginando già l'impatto mostruoso. - Ave o Maria, piena di grazia... Cazzocazzocazzocazzocazzo! - entrambi si prepararono alla distruzione nel modo che gli era più congeniale, finché dopo un numero incalcolabile di istanti, poiché non arrivava il fendente massacratore, arrischiarono ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno: Veronica chiacchierava amabilmente con Domino che, improvvisamente, appariva pacificata. Se mai fedeli hanno provato ammirazione e gratitudine verso una loro guida spirituale, Adam e Bowen letteralmente guardarono in lacrime di gioia la Papessa, finendo persino con l'abbracciarsi con quello spirito di fratellanza che sempre genera una grande, improvvisa gioia.
    Dopo quest'esplosione di felicità, in cui Adam avrebbe voluto gettarsi alle ginocchia della fanciulla e proclamarle la sua eterna gratitudine e Bowen abbracciarla stretta stretta e saltellare con lei festoso, entrambi si interessarono alla piccola diatriba che intercorreva tra le due: nulla di strano, una semplice controversia sui capi di vestiario tra una giovane adolescente e la sua premurosa tutrice. Una scena così dolce che la tiranide si sentì sciogliere dalla tenerezza, mentre il demonietto ridacchiò divertito ma tutt'altro che beffardo; entrambi avrebbero voluto appianare quella piccola divergenza, anche per mostrare la loro gratitudine alla piccola, ma Domino aveva ancora la spada sguainata e volevano evitare di farla nuovamente arrabbiare. Però indubbiamente parteggiavano per lei, anche perché non appena lei gli rivolse quell'occhiolino complice mentre aveva quell'espressione tanto tenera, Adam semplicemente arrossì e sgranò gli occhi letteralmente travolto dalla tenerezza, mentre Bowen ridacchiò ancora, deliziato dalla dolcezza di quella piccina.
    I cuori dei demonietti, però, sono inclini ad altre emozioni oltre che a una divertita dolcezza, quindi alla menzione dei fianchi di Raiko non solo Bowen alzò le morbide orecchie da cerbiatto, ma allargò persino un gran sorriso birbante. - Raiko, i tuoi fianchi non hanno nulla che non va: sono bellissimi, proprio come te! - trillò allegro come solo chi è scampato alla morte un attimo prima può esserlo, mentre bel bello si avvicinava alla guerriera e le prendeva a braccetto. - Ragazze, vorrei proprio rimanere un altro po' ma io e Raiko abbiamo un importantissimo impegno, quindi dobbiamo proprio andare. Sapete, le collezioni di farfalle non si ammirano da sole... - ridacchiò, troppo felice per poter trattenere la sua linguaccia, dato che una battutina simile avrebbe potuto indisporre la spadaccina.
    E non solo, lei, visto quanto accadde un attimo dopo: - ...oh no, tu non vai da nessuna parte. - affermò Adam per una volta con un tono di voce deciso, che non ammetteva repliche, mentre lo afferrava per una spalla e lo costringeva a voltarsi verso di lui. La tenerezza che Veronica gli aveva instillato nel cuore era scomparsa dinnanzi al comportamento sfrontato del suo amico, che gli ricordò tutto quello che aveva passato a causa sua quella mattina e gli suscitò un'ira così intensa da fargli dimenticare la sua timidezza e la sua spontanea inclinazione alla gentilezza, a tal punto che Bowen si spaventò. O meglio, più che per il tono di voce, si spaventò per la sua faccia: l'altrimenti perfetto viso della tiranide, infatti, era solcato da inquietanti vene nere, pulsanti i suoi occhi erano diventati rossi, dalle pupille rette, proprio come il terzo che gli era comparso in mezzo alla fronte. Era evidente che Adam fosse semplicemente infuriato e facesse addirittura fatica a contenere il suo vero aspetto, tanto che il demonietto temette che lo avrebbe preso a botte. Invece, le intenzioni della tiranide erano addirittura peggiori: - Non prima di aver aiutato la Papessa, quantomeno. Non hai sentito? Ha iniziato ad allenarsi e manca degli adeguati capi di abbigliamento: perché non le dai una mano? - propose con un tono semplicemente innocente, sebbene il sorriso malefico che gli curvò le belle labbra svelava platealmente le sue intenzioni: accompagnare la Papessa a fare compere sui vestiti, significava passare quantomeno un pomeriggio con una Domino pronta a sguainare la spada per ogni abito che lasciava scoperte anche soltanto le caviglie! Insomma, il modo migliore per dare una lezione a quel birbante di Bowen e insegnargli a non fare più certi scherzi, quantomeno non a lui.
    La sorpresa che riempì il faccino del demonietto fu assolutamente comica, poiché non si sarebbe mai aspettato dal suo amico un comportamento tanto subdolo... ma lo stupore durò poco, subito sostituito da una sfrontata aria di sfida: Adam non aveva ancora capito contro chi si era messo! - Certo che vorrei aiutarla, ma tu sei molto più adatto di me: una papessa deve anche essere elegante e di classe, tutta roba di cui tu sei esperto! - ribatté allargando un sorrisetto tagliente, mentre indicava il completo formale che la tiranide indossava, con tanto di doppiopetto coordinato ai pantaloni. - E' vero, ma è anche una giovinetta e tu sei molto più esperto di me riguardo le mode giovanili! - purtroppo per il, demonietto, Adam non aveva alcuna intenzione di mollare l'osso e, nell'ira, trovò una valida alleata per resistere alla sua naturale tendenza all'imbarazzo e all'insicurezza.
    Non posso uscire, sono addirittura scalzo! E io sono vestito per l'ufficio, la metterei in imbarazzo! Non importa, il migliore sei tu! No, sei molto più adatto tu! No, tu!! Tu!!! - alla fine, presi dalla foga di quello scambio "apparentemente" lusinghiero, i Due erano finiti letteralmente col fronteggiarsi, dato che iniziarono a premersi fronte contro fronte neppure volessero vincere quella diatriba verbale spingendo via il proprio interlocutore. Purtroppo, a causa della loro abissale differenza di altezza, la scena apparve particolarmente buffa perché se Bowen era letteralmente in punta di piedi, con le manine strette in pugni irritati ma, inevitabilmente, molto dolci, Adam era letteralmente costretto a piegarsi con la schiena quasi a novanta gradi e, benché avesse le braccia conserte per mostrare assertività, la posizione in cui si trovava lo rendeva tutt'altro che serio.
    A dimostrazione, però, che tra i due la situazione era diventata esplosiva c'erano le zannette di Bowen snudate quasi in un ringhio muto, mentre le vene nere di Adam aumentavano a vista d'occhio, coi suoi muscoli scolpiti così gonfi da sembrare di essere sul punto di fargli esplodere i vestiti: quei due andavano appacificati e alla svelta!
    Soprattutto prima che decidesse di intervenire Domino, tagliando la testa al toro... e non solo a lui.
     
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    Per quanto la situazione si fosse grossomodo calmata, portando Raiko a tirare un sospiro di sollievo e lasciare Veronica soddisfatta, Domino si ritrovò ad assistere con discreto malcontento al battibecco tra Bowen ed Adam che sembravano decisi a litigarsi il fardello di stare in compagnia della papessa per potersi dedicare alle proprie attività, e dato che si trattava di Raiko, oltre alla rabbia prese il sopravvento anche la gelosia. Con meno istinto omicida rispetto a prima, ma comunque una forte pressione energetica, Domino sbatté la punta della spada rinfoderata a terra, come un pericoloso bastone utilizzato per attirare l'attenzione dei chiacchieroni.
    Chiudete quelle boccacce, adesso!
    Tuonò, per poi sollevare di nuovo la spada e piazzarla in orizzontale davanti alle loro facce. Era inquietante la facilità con cui una ragazza tutto sommato non troppo massiccia come Domino, riuscisse a manipolare quell'immane spadone con tutto il pesante fodero con una mano sola senza sforzo apparente. Ed era altrettanto inquietante constatare che, nonostante la spada fosse rinfoderata e quindi non affilata, quella posizione era comunque abbastanza minacciosa da far sentire a entrambi un distinto pericolo di morte.
    Il giorno in cui lascerò voi due combinaguai da soli con Veronica mi darò alla necromanzia perché anche da morta verrò a cercarvi ancora dentro alla bara se serve, quindi toglietevelo dalla testa.
    Non esagerare, sono dei pasticcioni ma sono nostri amici.
    Veronica aveva già ridimensionato i veri sentimenti di Domino, e stava guardando oltre le minacce esagerate della sua iperprotettiva guardiana. Lo fece iniziando a giocare con l'elastico delle mutandine, un modo chiaramente provocatorio per attirare l'attenzione di Domino che fu costretta a distogliere lo sguardo da Bowen ed Adam per fissare quel giochino così innocente e così sbagliato allo stesso tempo. A un certo punto iniziò a tentare di afferrare le mutandine ma Veronica spostava le mani abbastanza velocemente da impedirglielo. Uno strano rossore si accese sul volto della spadaccina, non sembrava arrabbiata quanto più a disagio all'idea che Veronica stesse giocando con il suo intimo provocante.
    Hai intenzione di farmi arrabbiare anche tu?
    A quel punto Veronica si fermò e allungò le mutandine a Domino, ma prima che questa potesse afferrarle la papessa la ammonì con una sorta di rimprovero.
    Però non dovresti sfogare la tua rabbia con la spada, lo sai vero? Avresti potuto fargli del male.
    Lo sguardo di rimprovero della piccola era tanto credibile quanto dolce, Raiko si portò entrambe le mani sulle guance, rossa in volto, pronta a sciogliersi in qualsiasi momento, e perfino lo sguardo truce di Domino stava chiaramente morendo dalla tenerezza diventando di molti tipi di paonazzo diverso. Sbuffò nascondendo i suoi occhi inteneriti dietro il cappello, poi riprese fiato.
    Dai... non li avrei mai colpiti, volevo solo spaventarli un pò in modo che imparassero la lezione. Ma l'hanno imparata... giusto?
    E solo per un istante le fulminò di nuovo con lo sguardo, minacciandoli di rispondere in maniera poco approssimativa a quella domanda.
     
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    Nessuno dei due aveva intenzione di cedere dinnanzi alla richiesta dell'amico: Adam era davvero infuriato e ciò lo aiutava a tenere sotto controllo la sua cronica insicurezza, mentre l'orgoglio di Bowen gli impediva di cadere in un tranello tanto evidente. Insomma, si stavano comportando come due galletti e probabilmente avrebbero continuato a battibeccare ancora a lungo, se un tonfo violento non li avesse fatti sobbalzare spaventati e stringersi l'uno con l'altro istintivamente: se, infatti, la felicità è capace di unire (come dimostrato dall'intervento salvifico di Veronica), altrettanto può fare la paura... e, a Neovenezia (ma più probabilmente in tutto il mondo) non c'era nulla di più spaventoso di una Domino irritata! Poi, che Domino fosse sempre irritata, questo era un altro paio di maniche.
    Come suggeritogli dal loro istinto di conservazione, chiusero immediatamente le "boccacce" e osservarono con sincera preoccupazione quell'assurda, terribile spada ancora rinfoderata e già spaventosa: certo, avrebbero potuto ricordare alla spadaccina più dark del Vaticano che, per essere una Portatrice di Luce, minacciava fin troppo spesso di utilizzare la violenza... ma nessuno dei due aveva fretta di correre verso il martirio, quindi stettero zitti sperando che non perdesse nuovamente la pazienza. Per loro fortuna era lì presente la Papessa che, dolcemente, le ricordò che erano alleati. - Ehi, io non sono un pastmhhh!! - Bowen era grato alla piccola e la trovava tenerissima, ma non poteva accettare di venir assimilato a un impiastro come Adam, quindi provò a far valere le sue ragioni; peccato che Adam, con una mossa rapidissima e decisa, gli tappò la bocca con una di quelle sue mani enormi, al punto da coprire mezza faccia al povero demonietto, mentre la tiranide sorrideva a pieni denti e annuiva come a dire sì, erano dei notori pasticcioni e andava benissimo così. A rabbonire completamente la spadaccina, però, ci pensò il tenero gioco che la Papessa cominciò con quelle imbarazzanti mutandine, neppure fossero un elastico per capelli bizzarramente colorato: una vista che fece ridacchiare il demonietto e che imbarazzò appena Adam, sebbene in lui la tenerezza fosse decisamente più ampia della vergogna.
    A, però, sciogliere il cuore di entrambi ci pensò il piccolo, dolce rimprovero che la piccina rivolse alla sua guerriera, che arrossì travolta dalla dolcezza e trovò più consono nascondere gli occhi sotto l'immancabile cappello: - Oh, Veronica...! - esclamò un Adam con gli occhi brillanti di dolcezza, reprimendo appena il desiderio di abbracciare la Papessa e tempestarla di bacetti sulle gote paffute, mentre Bowen si limitò a sorridere intenerito e a scuotere appena il capo, come se al contempo volesse scrollarsi di dosso quell'emozione così d'impaccio per la sua natura da birbante. Ad ogni modo, Domino non avrebbe tenuto fede alla sua nomea di inflessibile darkettona guerriera, se avesse mostrato troppa dolcezza, indi nel rassicurare la piccola sulle sue intenzioni non realmente violente, minacciò nuovamente i due poveretti, con Adam che si ritrovò di nuovo a sobbalzare sotto quello sguardo fin troppo duro. - M-ma certo, a-assolutamente! - balbettò, sebbene in realtà non avesse nulla... o meglio, sentì di non aver gestito al meglio lo scherzo del demonietto e questo era più che sufficiente per farlo sentire in difetto.
    Per Bowen, invece, le cose stavano molto, molto diversamente: - Certo che ho imparato! Ho imparato a rubare le mutandine giust... Bowen! - s'inserì un allarmato Adam, timoroso che il demonietto riuscisse davvero a farsi sparare per la ionosfera. - Uff, va bene, va bene! Ho imparato che non si devono rubare le mutandine. Non lo farò più. - si arrese, incrociando le braccia al petto e volgendo lo sguardo altrove, come se fosse scocciato o comunque quella fosse una concessione che faceva di malavoglia. Il che era verissimo, ma c'era anche dell'altro: quello scherzo, in effetti, aveva avuto più conseguenze del previsto e, soprattutto, il motivo per cui lo aveva fatto lo agitava, lo faceva sentire in colpa malgrado il gesto in sé non lo considerasse davvero grave. - Ecco, bravo. Anche perché sei più dispettoso del solito e ci manca soltanto che ti metta a rubare la biancheria della gente. - sentenziò la tiranide, per una volta muovendo un rimprovero senza alcun timore. - Quante storie per uno scherzo innocente! Non so com'era nel tuo albero, Insetto Stecco, ma dalle mie parti ci piace ridere. - il demonietto sbuffò e rivolse uno sguardo divertito sul povero Adam, come se lo avesse puntato per qualche battuta tagliante o qualche frecciatina un po' troppo caustica. - Evan non ride affatto, lo tormenti da giorni! - purtroppo per il demonietto, la tiranide mantenne la sua fermezza e non si fece intimorire da quegli occhioni fastidiosamente furbetti. - Eeeeh, che parolona: "tormenti"! Che avrò fatto mai? Gli hai messo una puntina da disegno sul suo posto, in mensa. Gli hai sostituito l'ammorbidente con l'inchiostro... e gli hai mandato la commissione del Museo di Storia Naturale di Neovenezia assicurandogli che avrebbero trovato un fossile antichissimo! - sciorinò, mentre il demonietto allargava gli occhi e... beh, ridacchiava fin troppo soddisfatto: soprattutto la storia del Museo era una genialata! Aveva pure girato un video per immortalare un Evan in vestaglia che si trovava davanti la porta tutta quella gente impaludata che gli chiedeva del fossile, uno spasso! Però il sorriso gli morì quasi subito e, stringendosi sulle spalle, si mostrò indifferente a quel piccolo ma pregnante elenco. - Non ti sei mai comportato così, prima d'ora... possiamo fare qualcosa per te? - il bel volto di Adam distese l'espressione seccata in una apprensiva, mentre lanciava uno sguardo eloquente alle Papessa e alle due guerriere: teneva davvero al suo piccolo amico e intuiva che qualcosa non andasse ma, da solo, non sarebbe mai riuscito a superare il muro di monelleria e silenzio che Bowen sembrava volergli mettere davanti. Le ragazze avrebbero potuto dargli una mano? E, soprattutto, Domino sarebbe stata in grado di farlo senza minacciare nessuno?
     
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    Per quanto Bowen si stesse impegnando il più possibile per far scoppiare quella vena sulla fronte di Domino che si agitava come una palla impazzita, gli sguardi di Veronica e di Raiko la aiutarono a capire che in quel momento c'era qualcosa di più importante da notare, oltre che allo spirito dispettoso di quell0imprevedibile demonietto. Mentre Adam cercava di tenerlo a bada, fu evidente per tutti che Bowen non era semplicemente diventato più maldestro e malefico, piuttosto sembrava cercare un modo per distrarsi, scacciare via i suoi pensieri. Non lo realizzarono assieme come chissà quale mente collettiva, semplicemente le ragazze erano finite spesso in quei problemi in passato: tormentate dai loro pensieri al punto da trascurare ogni altra cosa. Raiko aveva combattuto a lungo per lasciarsi alle spalle il suo passato, non solo col mondo ma anche con sé stessa. Aveva imparato ad amare il prossimo e rispondere con la dolcezza piuttosto che con la forza, e non era stato semplice. Veronica, nonostante la sua giovane età aveva avuto a che fare con problemi enormi e responsabilità colossali per le sue fragili spalle, tante volte si era rifugiata in sé stessa e solamente gli altri col loro aiuto erano riusciti ad alleggerire quel fardello. E lo stesso valeva per Domino, che nel periodo più oscuro pensava di essersi ritrovata da sola, e aveva iniziato ad annegare la sofferenza con la violenza, rendendosi conto che stava solo facendo male a sé stessa e a quelli che gli stavano attorno. Forse, lei più di tutti, poteva comprendere Bowen. Ma di certo non poteva leggergli il pensiero. Sospirò, portandosi la spada dietro la schiena, il tipico gesto che compiva quando oramai non aveva più nessuna intenzione di usarla.
    Guarda che se hai un problema dovresti parlarcene. Ricordati che la nostra è un'alleanza, non un club degli scacchi.
    Nel dirlo, Domino afferrò la manica del braccio sinistro, scoprendola e rivelando i marchi che i portatori di luce mostravano sui loro arti superiori. Marchi di protezione e di aiuto votati verso il prossimo. Lo stesso fece anche Raiko, mostrandoli con un ampio sorriso, e appena i loro iniziarono a brillare di una tenue luce, anche il corpo di Veronica reagì mostrando segni dorati molto più estesi e che rivelavano il suo legame con l'origine del patto: lei incanalava i cuori puri dei portatori di Luce e ne diventava il catalizzatore per eccellenza, la fonte del loro potere e del loro coraggio.
    Ti va di parlarne, Bowen?
    Il sorriso di veronica era dolce, sincero, e nonostante la sua giovane età, quasi materno.
     
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    Quel dannato dispetto, simile alla famigerata farfalla generatrice di tornado, aveva messo in moto una tale quantità di eventi che, a parte averlo quasi portato alla decapitazione, lo stavano spingendo su una strada che non aveva alcuna intenzione di percorrere. Certo, qualcuno di assennato avrebbe potuto ricordargli che non era stato quella singola marachella ad averlo condotto lì, ma la lunga sequela che aveva seminato nella settimana precedente, così come avrebbe potuto svelargli che certi gesti, anche se non ne hanno la forma, sono delle autentiche richieste d'aiuto, pure se riguardano un paio di mutandine da darkettona... purtroppo per il demonietto, lui non era affatto assennato e si ritrovò a masticare tra i denti la sua frustrazione per quella giornata assurda: se non fosse stato uno sciocco, in quel momento sarebbe stato in compagnia di Raiko, sul suo letto e senza trovarsi nel pericolo di dover svelare il suo segreto!
    Così, con la bocca piena di quel sentimento, poté soltanto stringersi sulle spalle e metter su un'espressione indifferente, come se quanto Adam gli diceva non aveva alcuna importanza per lui e stesse, semplicemente, esagerando una situazione a dir poco normalissima. Dopo aver ruminato abbastanza la sua irritazione fu pronto a parlare, peccato che un gesto di Domino lo colse di sorpresa e lo disarmò del consueto commento tagliente: rimise quell'enorme, inquietante spadone sulle spalle e, benché si mostrasse un po' scocciata, era evidente che fosse disposta ad aiutarlo. Un gesto gentile, a suo modo premuroso, che accese l'attenzione del demonietto e che avrebbe portato quel bel visetto ad accendersi di una luce sorpresa, certo, ma non solo: la spadaccina confermò l'intenzione di tutti i presenti di volerlo aiutare e, a dimostrazione del legame che li univa tutti, scoprì il braccio col marchio dei Portatori di Luce. Gli occhioni di Bowen si sgranavano e, oltre alla sorpresa che li colmava, brillò un sentimento più delicato e fragile, un sentimento al limitare tra l'affetto e la commozione. - Siamo qui per te, amico mio. - confermò Adam con un'espressione preoccupata sul volto e che, però, si sciolse in un sorriso gentile, mentre anche lui scopriva il braccio percorso dalla luce del patto.
    Bowen non era un tipo sentimentale, non che fosse particolarmente ruvido o misantropo, semplicemente non credeva che certe manifestazioni di affetto potessero colpirlo chissà quanto... ebbene, in quel momento, vacillò e nel suo visetto si disegnò il trasporto, la gioia che il supporto dei suoi amici, dei suoi compagni gli stavano donando. Anche così, però, poteva resistere, poteva opporre a quelle persone care, animate come lui da uno stesso ideale, la vergogna per quanto era accaduto, il timore di deluderli o di mostrare la sua miseria: la stessa che Evelynn, tanto abilmente, aveva saputo far emergere per condurlo proprio dove voleva lei. Come poteva raccontare quella notte a Raiko o alla Papessa... o a Domino?! Non poteva, semplicemente non poteva: non era semplicemente ammettere una sconfitta o un cedimento, era aprirsi uno squarcio nel cuore e mostrare loro quanto fosse corrotto. Una cosa simile non poteva farla, non poteva rischiare di perdere anche la loro fiducia!
    Eppure, mentre pensava a queste cose, i segni del patto cominciarono a rilucere sulla pelle di Veronica e, per un attimo, fu abbagliato dal sorriso dolce, quasi materno che gli rivolse: un sorriso che gli ricordò di un'altra Papessa e di un altro momento in cui mostrò il suo cuore a qualcun altro, senza timore o paura, semplicemente per mettersi dinnanzi alle sue responsabilità e stringere tra le mani, ancora macchiate di sangue, la speranza di una redenzione. Perse un battito a ricordare quel prezioso, luminoso momento in cui era rinato e un velo di lacrime gli coprì gli occhi, che si scostarono dalla figura di Veronica come se fosse troppo luminosa per sostarvi troppo, prima che un lieve sorriso si disegnasse sulle sue labbra morbide. - Le sdolcinatezze non attaccano con me, lo sapete... - era una semplice battuta, che accentuò un po' di più il suo sorriso prima che la gravità della situazione lo cancellasse. Guardò per qualche istante le ragazze, Adam e fermò il suo sguardo su Veronica: anche se aveva preso una decisione, era difficile trovare il coraggio per seguirla fino in fondo e la sua determinazione vacillò. Per questo guardò la sua mano destra, dove rilucevano i segni dei Portatori e se la portò alle labbra, le stesse che Evelynn si era rifiutate di baciare come voleva lui, le stesse da cui gli aveva rubato il suo potere... le stesse che aveva insozzate con quell'ultima, terribile umiliazione.
    Ho incontrato Evelynn. - disse quasi di colpo, con volto e voce grave, guardando prima Veronica e poi Domino. - E' accaduto poco tempo fa, non l'ho cercata io, mi ha trovato lei. - spiegò quasi in maniera impersonale, mentre inevitabilmente andava con la memoria a quell'incontro inaspettato e così gravido di conseguenze. - So che avrei dovuto dare l'allarme, avvertirvi... ma è Evelynn! Era la mia compagna, la mia amica, la mia... come potevo farlo senza avere risposte? Senza chiederle perché ci avesse traditi, perché ci avesse abbandonati? - le sue parole si fecero più concitate, mentre apriva il suo animo e mostrava i suoi sentimenti, sebbene ancora celasse quello più importante: l'amore che provava nei confronti di quella ladra e assassina. - Non... non ho avuto alcuna risposta da quella stronza. Si è presa gioco di me e mi ha soltanto... umiliato. - il demonietto voleva davvero aprirsi, essere totalmente sincero ma, semplicemente, l'enormità di quella notte glielo impediva: raccontare che Evelynn era riuscita a fargli ammettere qualunque cosa pur di arrivare a sfiorare il suo cuore, di appagare il suo bisogno di amore e... di scoparla ovviamente, era qualcosa che non poteva dire, non davanti a Veronica, non davanti a nessun altro. Così come non poteva ammettere la colpa che gli trafiggeva il cuore, quella con Evelynn aveva sapientemente giocato e che, tutt'ora, lo tormentava senza requie. Tante cose, nella confessione di Bowen, ne celavano altre e che fosse reticente, forse, lo avrebbero notato anche le ragazze... e non solo per via della spiegazione laconica che aveva dato, ma anche per il modo in cui gli occhi del demonietto erano bassi e le sue dita tormentavano la stoffa della maglietta, stropicciandola.
    Adam, intanto, avrebbe voluto intervenire, abbracciare il suo amico ma quanto aveva detto, sia pure molto sintetico, lo aveva allarmato non poco: gli era stato spiegato chi fosse Evelynn, la sua pericolosità e, soprattutto, quale fosse il suo legame coi Cavalieri e Domino. E proprio su questa andò lo sguardo allarmato della tiranide, cercando di scoprire le sue emozioni e come avrebbe reagito a quella confessione.
     
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    Nonostante cercasse di mostrarsi più distaccato di quanto non apparisse, Bowen non si sforzò di nascondere il fatto che qualcosa lo turbava, e profondamente tra l'altro. Molto probabilmente stava soffrendo, ma per non far preoccupare gli altri o semplicemente dimostrarsi forte, se lo stava tenendo dentro. Quello era esattamente ciò che tipi come loro non dovevano fare, gente che aveva giurato di proteggere e aiutare gli altri, mettersi in gioco fino alla fine, senza scordarsi che anche loro, in quanto fallibili, potevano aver bisogno di una mano. Veronica strinse le mani al petto come in segno di preghiera, lo stava supplicando con lo sguardo di aprirsi a loro, voleva a tutti i costi conoscere la sua sofferenza per poterlo aiutare. Quella bambina era davvero dotata di un cuore enorme, senza pregiudizi né esitazioni quando si trattava di aiutare gli altri. Domino invece, fissandolo negli occhi, ebbe una strana sensazione addosso. Nel suo sguardo non c'era solo vergogna ma... anche senso di colpa. Forse il segreto che celava non era nascosto solo per evitare la vergogna, ma svelava anche un tradimento o qualcosa di simile. Aveva forse commesso un errore madornale e non voleva confessarlo agli altri per paura di un giudizio, o peggio, ancora: richiedeva un sacrificio grande, personale... una sensazione che Domino conosceva fin troppo bene. Poi però, quando parò di Evelynn, un profondo silenzio cadde nella stanza: Veronica si portò le mani sulle labbra con aria preoccupata, mentre Domino sgranò gli occhi lasciando che una vena di rabbia le risalisse il collo fino alla fronte, accendendola come un vulcano dormiente.
    COSA...!?!
    Sembrava pronta ad esplodere ma afferrandole una manica, Veronica la costrinse ad incrociare lo sguardo con lei, fissandola come a volerla supplicare di non cedere alla rabbia. Non dovevano concentrarsi sul problema, perché non erano lì per questo. Erano lì per Bowen, e quel dolce sguardo bastò a zittire la spadaccina in modo che Bowen potesse continuare a parlare. Mentre parlava, la spadaccina dovette portarsi un pollice tra i denti, serrandolo nervosamente per sfogare la sua rabbia almeno sull'unghia altrimenti perfetta, per lei era difficile mantenere la calma in quel momento ma non avrebbe mai ignorato il tacito monito di Veronica. FU quest'ultima a farsi avanti per prima, portando una mano sulla spalla di Bowen offrendogli un sorriso amareggiato ma sincero come rifugio.
    Bowen... non giustificarti. Al posto tuo avrei fatto lo stesso. Tu ci credi, vero? Credi ancora che nel profondo di quel cuore oscuro ci sia la tua amica, per questo non sei pronto ad emettere una sentenza. E questo ti fa tanto onore, non devi vergognartene...
    Ma è stato ingannato... e lui è l'ennesimo! Nessuno incontra Evelynn trovando anche solo una goccia di speranza!
    Ringhiò a denti stretti, ancora una volta riuscì a trattenere la rabbia, sembrava sul punto di gridare ma strinse un pugno di fronte alla sua bocca per darsi un contegno. Raiko la raggiunse, afferrandola per le spalle, portandole la guancia sulla schiena per darle manforte, farle sentire il suo calore. Ancora una volta riuscì a trattenersi e con uno sbuffo deciso abbassò entrambi i pugni, mantenendoli però stretti.
    Dovevi dircelo, però... anche ammettendo di volerla salvare a tutti i costi, se si trova a Neo Venezia è perché sta pianificando qualcosa, e non sarà niente di buono. Forse non vuoi condannarla, e questo mi sta bene, ma non si limiterà a fare del male a te o a noi. Il nostro compito è proteggere gli altri ed Evelynn è un pericolo pubblico, non ho ragione su questo?!
    Si voltò verso Veronica e la piccola, con sguardo severo, annuì con decisione. Che Evelynn andasse salvata o meno, di sicuro non poteva essere lasciata a piede libero.
    Questo è vero, dobbiamo cercare di monitorarla come possiamo, per limitare i danni il più possibile mentre troviamo un modo per metterla all'angolo. Non devi preoccuparti Bowen: anche io voglio aiutarla, ma dobbiamo metterla nelle condizioni di lasciarsi aiutare. E lo stesso vale anche per te.
    A quel punto Veronica allungò le braccia verso di lui e stringendolo con tutta la forza che aveva, lo abbracciò affettuosamente. Veronica non era molto forte ma di sicuro sapeva come dimostrare il suo affatto: quel piccolo corpicino ospitava un cuore grande come una casa, perfettamente in grado di avvolgere anche l'anima più arida.
    Per favore! Aiutaci a salvare Evelynn! E io ti aiuterò come posso, lo giuro! Non lasceremo indietro nessuno, questa è la nostra missione!
    Quell'abbracci affettuoso riuscì a commuovere profondamente Raiko che, con le lacrime agli occhi, si fiondò a sua volta verso il gruppetto a braccia aperte, lanciandosi così frettolosamente che afferrò anche Adam nel processo e accolse tutti sul suo prosperoso seno, iniziando a sfregarsi con la guancia su ogni testa che aveva a disposizione.
    Si! Siamo una squadra! Siamo una famiglia!
    Domino, rimasta l'unica esclusa da quell'abbraccio, si ritrovò a sbuffare mentre piantava i pugni chiusi sui fianchi, scuotendo il capo mentre nascondeva dietro il cappello l'espressione vagamente addolcita dalla visione di quell'abbraccio.
    Ah... certe volte mi sembra di stare dentro a un asilo...
    Ma più che una lamentela, era una consolazione per lei.
     
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    Lo sguardo della spadaccina era assai meno dolce, comprensivo di quello dei presenti ma, stranamente, Bowen non ebbe difficoltà a sostenerlo, quantomeno non in quel momento: sentiva, con una precognizione tutta istintiva, che entrambi avevano condiviso colpe o fardelli simili e, in qualche modo, l'idea che a guardarlo ci fosse qualcuno di simile a lui, con le stesse ferite o quasi gli rendeva più semplice fissarla in quegli splendidi occhi chiari, determinati e taglienti forse quanto l'acciaio della sua spada. Tutto ciò, però, non valeva per Veronica e per quanto quell'incredibile, meravigliosa ragazzina esprimesse soltanto dolcezza e comprensione, per quanto fosse circonfusa da una tenera aura di affetto e premura, il demonietto ebbe difficoltà a sostenere il suo sguardo e accogliere nel suo cuore tanta dolcezza; aveva troppe colpe nel cuore per poter accettare su di sé tanto amore (nella sua accezione più pura) con semplicità, come se non sentisse il rischio di contaminare l'animo candido, delicato che voleva sfiorare il suo. Veronica era come un Sole e lui temeva che le tenebre del suo passato o, peggio ancora, le ombre di quella nottata maledetta, potessero in qualche modo offuscarne la luce. Quell'affetto, però, era una tentazione assai dolce e il grido d'aiuto che il suo animo aveva congelato in un vuoto desiderio di indispettire, iniziò un veloce disgelo: pronunciare le prime parole fu difficile, poi come in una frana o in una valanga, vennero giù tutte le altre e il nome di Evelynn le trascinò verso la luce, verso la verità.
    Raccontò, fu più sintetico e asciutto del tumulto che gli agitava il cuore, ma fu sincero e, sebbene se lo aspettasse, sobbalzò alla reazione infuriata di Domino: l'aveva messa in conto e, per quanto gli apparisse incredibile, non provò la paura che lo prendeva quando l'aveva immaginata, dopotutto se la meritava ed era giusto che la ricevesse. Chinò il capo, implicitamente accogliendo la punizione lo attendeva, fosse uno schiaffo o parole taglienti, ma non avvenne nulla di simile e rialzò gli occhi, stavolta illuminati da una luce sorpresa: Veronica aveva trattenuto l'impeto di Domino e gli rivolse parole tanto dolci, così piene di comprensione da dargli quasi una vertigine. Quegli occhioni così bizzarramente colorati divennero luminosi, pieni di un'intensa tristezza e, allo stesso tempo, di una viscerale commozione: - Sì... lo credo. - sussurrò, annuendo col capo e stringendo forte i piccoli pugni, mentre sul viso di disegnava una smorfia di dolore: lui credeva, sperava che oltre quell'oscena parodia di Evelynn ci fosse ancora la sua amica, la donna che aveva amato... e che amava tuttora, malgrado tutto.
    A quelle parole, l'ira di Domino eruppe per venire ancora una volta contenuta, stavolta dal tenero abbraccio di Raiko: la spadaccina, così calmata, fece un'affermazione che già pesava sul cuore di Bowen da tempo. Doveva avvertirle prima, doveva informarle già la mattina dopo o addirittura la notte stessa! Invece ne aveva avuto paura, vergogna ed era rimasto in un limbo da codardo. Si morse il labbro inferiore con le zannette appuntite, mentre abbassava ancora una volta lo sguardo da una scena troppo dolce per meritarsi i suoi occhi che la fissavano. Fu in quel momento che Adam, rimasto silente fino ad allora, gli mise una mano sulla spalla, facendogli alzare il capo e rivolgendogli un sorriso pregno di comprensione, di affetto. Non credeva che le sue parole potessero apportare un ulteriore valore a quelle già pronunciate da Veronica o Domino, ma intendeva comunque mostrargli la sua vicinanza e il suo affetto. Fu in quel momento che Veronica, con un'espressione incredibilmente seria e decisa per un visetto tanto dolce, rimarcò la necessità di impedire a Evelynn di fare altro male e di metterla nelle condizioni di farsi aiutare... proprio come lui. Bowen sgranò gli occhi, non tanto per le parole ma per il gesto che seguì: la Papessa lo abbracciò con forza, mostrandogli quanto ogni fibra di quel corpicino addirittura più minuto del suo e, soprattutto, di quell'animo luminosissimo volessero accogliere il suo dolore e placarlo, trasformarlo in serenità e consapevolezza. - Veronica... - il demonietto sussurrò il suo nome tra lo stupito e l'intenerito, col visetto che si distendeva finalmente in un sorriso e la stringeva a sua volta, circondando quell'esile vita con le sue braccia, in un abbraccio sentito ma delicato.
    Inutile dire che Adam era incredibilmente intenerito, tanto che si perse a osservare la scena con un sorriso commosso e non vide l'appropinquarsi di Raiko, tanto che si ritrovò in quel morbidissimo abbraccio senza quasi accorgersene, stupefatto e in una prima istanza imbarazzato ma, quando arrivò l'affermazione meravigliosa della guerriera, si sentì sciogliere e le lacrime scintillarono nei suoi occhi azzurri: - Sì, è vero! E' la nostra missione! Non c'è tenebra che la nostra luce non possa spezzare! - proruppe, evidentemente commosso anche lui, stringendo a sua volta Raiko e quindi i due piccini nel mezzo, mentre sull'onda di quell'entusiasmo non riusciva dosare la sua forza e li sollevava tutti e tre, semplicemente felice di trovarsi legato a persone tanto straordinarie come la Papessa e gli altri portatori di luce. - Se Adam non mi mette giù, tra poco ti sembrerà di essere all'ospedale, Domino, perché mi romperà di sicuro qualcosa! - scherzò il demonietto che, grazie a tutta quella dolcezza, aveva ritrovato la voglia di fare battute e, magari, pizzicare il suo maldestro amico che, naturalmente, arrossì e posò immediatamente tutti, profondendosi in mille scuse: non che si fosse fatto male nessuno, Raiko era una guerriera e Veronica si ritrovò tra il corpo a dir poco sofficissimo di quest'ultima e quello innaturalmente elastico e accogliente del demonietto che, pur avendo un'aspetto decisamente tonico, mostrava una consistenza assolutamente piacevolissima, grazie a delle caratteristiche demoniache a dir poco peculiari. - Veronica, se continui così finirò col rammollirmi e diventare come Adam! - affermò, quasi con rimprovero (cosa che, naturalmente, fece assumere un'espressione tra l'imbarazzato e l'interrogativo proprio a quest'ultimo), prima di sciogliere il visetto in un sorriso commosso e darle un lieve, affettuoso buffetto sul nasino col dito. - Grazie di cuore, Papessa. - i suoi occhioni si fecero lucidi e grati: non era tipo da svenevolezze, ma Veronica era molto importante per lui e le era grato non solo per l'affetto che gli aveva dimostrato fino ad allora ma anche, soprattutto, per incarnare col suo animo, con le sue azioni il significato e il senso dei Portatori di Luce.
    E grazie anche a voi, ragazze. Io... avevo dimenticato quanto è forte la luce che portiamo dentro di noi. E quanto facciano bene gli abbracci di Raiko. - soggiunse mostrando per un attimo un'espressione davvero birbante, prima di ritornare serio, deciso a raccontare meglio quanto accaduto. - Evelynn non sembrava interessata a ottenere informazioni su Neo Venezia, voleva soltanto conoscere... i miei sentimenti su di lei. - anche se pacificato, non era comunque facile parlare di quanto era accaduto, scendere nei dettagli e la voce del demonietto si fece incerta, con le sue bizzarre orecchie da cerbiatto che fremettero, come se avessero espresso il brivido che gli corse lungo la schiena. - Quando li ha scoperti, li ha usati contro di me. Io... - era difficile dire che non era stato propriamente stuprato perché l'aveva supplicata fino all'ultimo e che, malgrado questo (anzi, proprio per questo), si sentiva terribilmente violato. - Io non sono fiero di cos'ho fatto mentre ero con lei. Mi sono piegato al suo gioco, mi sono umiliato. E' che... non ho semplicemente la speranza di rivedere l'Evelynn di un tempo, mi sento anche in colpa con lei. Non... - la voce gli si ruppe in un verso di stizza, mentre stringeva i pugnetti fin troppo adirato. Doveva, poteva dir loro di quella notte in cui avevano bevuto molto entrambi? Quella notte che gli appariva ora così bella, ora così sbagliata? Aveva appena ricordato che aprire il proprio cuore ai suoi compagni, ai suoi amici permetteva alla luce di entrare e dissipare le tenebre... ma certe tenebre non si ha il coraggio di mostrarle alla luce del Sole, soprattutto se questo ha gli occhi dolci e puri di Veronica. - Non importa. Non so quali siano i suoi piani, ma sono certo che se la vuole prendere coi suoi vecchi compagni, soprattutto con noi Cavalieri. Dobbiamo avvertire Evan e Krolia e sorvegliare la stanza di Abramo: se siamo bravi, potremmo pure tenderle una trappola! - affermò con decisione ed era sicuramente la verità, oltre che un approccio doveroso, ma non sarebbe sfuggito a nessuno che stava cambiando discorso: era chiaro che c'era un grosso nervo scoperto che il demonietto non voleva toccare. L'avrebbero fatto loro al suo posto?
     
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