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    Si ! Era così che le piaceva, venire sfondata con violenza e da più parti, incollata, appiccicosa, impotente, umiliata a gesti e parole. Sentire quasi la vita sfuggirle. Era una sensazione nostalgica per Amerika, le ricordava i suoi primi tempi con Alastor. I suoi mugugni si sarebbero fatti più consistenti e mischiati col dolore, così come la verga dell' amichetto di Rengoku che le avrebbe dolorosamente strappato la sua Spada, provocando un fiotto di fluidi rossastri, come sangue annaquato, che le colava tra le gambe rendendo estremamente più facile la penetrazione successiva, senza lasciarle neanche un attimo di tregua. Inizialmente non sembrava granchè, ma quella verga avrebbe iniziato a crescerle dentro rapidamente, riempiendo completamente il suo buco e sfregandovi dentro con sempre più vigore e riverberando contro le sue carni, i suoi organi, quasi stesse arrivando a fotterla sin dentro al cervello. Sentiva il suo ventre tendersi sin quasi al punto di scoppiare, il culo martoriato e persino schiaffeggiato più e più volte sino a sentire la pelle bruciare, causandole un estasi che ad ogni schiaffo, ad ogni affondo, la sua figa avrebbe avuto uno spasmo di desiderio violento seguito da molte gocce di liquido chiaro ed appicicoso che diveniva rosato mischiandosi al sangue . Andando avanti gli occhi le si sarebbero ribaltati mostrando il bianco, i suoi lunghi capelli ad ogni affondo sbattevano contro il petto di Rengoku come se stesse pogando ad una delle canzoni metal che le piacevano tanto, le sue labbra non cantavano ma risucchiavano ogni centimetro della sua pelle stupenda. Già Rengoku. Lo sentiva più distante, non era totalmente concentrato su di lei, non si stava divertendo come avrebbe dovuto. Ormai aveva dei progetti per lui, Amerika sentiva di aver scovato una gemma grezza che poteva crescere come un virgulto, coltivandola pazientemente sino ad instradarla sulla strada della perversione. Un assedio costante alla sua moralità ed inesperienza, da cui avrebbe tratto tantissimo piacere. Sovereign le stava rovinando i piani futuri ed era una cosa che non le piaceva, non era forte. Inoltre l' aveva separata da Alastor e già quello le avrebbe impedito di perdersi totalmente nel piacere e nel dolore come avrebbe voluto. Non poteva, non doveva stare separata dal suo Compagno, la sua sfortuna diventava molto più subdola e contagiosa quando non era in contatto con lui. Neanche all' arma piaceva, infatti il suo squarcio si sarebbe improvvisamente acceso, illuminandosi di un energia incredibilmente maligna, che sembrava diffondersi come un miasma per tutto quel piccolo magazzino. Era come fuoco, ma non sembrava bruciare o consumare, però tutto ciò che entrava in contatto con il varco della lama, compreso quello strano pavimento appicicoso, sembrava svanire come se precipitasse in un abisso oscuro e senza fine. Era un ultimo, disperato tentativo di Alastor per liberarsi e richiamare l' attenzione della sua padrona, ma Amerika non poteva fare nulla in quella situazione, soltanto subire, soffrire e godere.
    Aveva ancora una certa libertà di movimento però, il corpo di Rengoku le aveva impedito di appiccicarsi al pavimento oltre le ginocchia, le sue mani si sarebbero mosse quasi automaticamente, seguendo il bacino del ragazzo che ancora non la tradiva del tutto, continuando a pompare dentro di lei raggiungendo nuovamente il limite. Amerika ormai aveva imparato a riconoscere gli orgasmi del ragazzo, quando stava per venire sembrava che tutta la sua energia si concentrasse in un unico punto dei suoi lombi, per poi esplodere come una fiamma che finalmente guadagnava ossigeno. Voleva prenderselo tutto per sè anche stavolta, voleva che riversasse tutto il suo seme dentro la sua gola, riempiendola come Sovereign stava facendo con le sue parti basse, voleva che fosse persino più abbondante delle volte precedenti sin quasi a farla affogare. Il sedere di Rengoku non era affondato del tutto, le dita di Amerika si sarebbero insinuate nello spacco tra le natiche e quando il ragazzo stava raggiungendo il climax, il suo indice le sarebbe improvvisamente affondato in profondità nell' ano, arrivando a stimolare persino la sua prostata in modo che l' orgasmo del ragazzo fosse più intenso dei precedenti e lo spremesse sino all' ultima goccia. Non lo avrebbe fatto per senso di rivalsa o per cercare di far capire a Rengoku una piccola parte di quel che stava provando. Non lo avrebbe fatto per riguadagnare la sua attenzione o tirarlo su di morale. Era semplicemente l' espressione della sua volontà più perversa.
    Ma aveva fatto male i calcoli, non aveva fatto i conti con la sua sfortuna. Sovereign continuava a pomparla con vigore incredibile, sfondandola e dilatandola al punto che il suo corpo sembrava per spaccarsi in due. Ogni affondo la faceva guaire di dolore e la sua bocca si spalancava, al momento decisivo Sovereign l' avrebbe penetrata con talmente tanta forza che il suo intero corpo si sarebbe contorto e la sua bocca aperta così tanto che quasi si sarebbe lussata, ma purtroppo ciò le avrebbe fatto sfuggire la verga di Rengoku che con un suono viscido si sarebbe liberata della stretta delle sue labbra, liberando tutto il suo orgasmo sull' uomo mascherato dietro di lei e non dentro la sua gola. Maledetta sfortuna.

    Cough ! Rengoku Ah♥! Sarà meno bravo di te Ah♥! Ma almeno brucia di passione Ah♥!
    Tra un gemito e l' altro, la voce di Amerika era a malapena un sussurro ma vi si poteva cogliere una traccia di disappunto inusuale nella sua solita neutralità, come se fosse invidiosa della fortuna appena ricevuta da Sovereign, altrimenti non si sarebbe mai intromessa in quel litigio tra amichetti.
    E se vuoi divertirti con Noi Ah♥! Devi essere pronto a sporcarti un po' AaaaaaaH♥!
    Le sue urla si sarebbero fatte sempre più forti, la sua mente avrebbe iniziato a vacillare ed il suo ano a sanguinare sempre più copiosamente, eppure Amerika aveva trovato la forza di schierarsi in quella contesa. Era una grande rottura, ma in quel "Noi" vi aveva incluso Rengoku.
     
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    Ce la stava mettendo davvero tutta a restare credibile ed aggressivo nei confronti di Sovereign ma non era affatto semplice con quei presupposti: l'aggressore non stava neanche tenendo in considerazione l'idea di attaccarli e basta, sedotto probabilmente da quella situazione, e Amerika gli dava pure retta! L'unico ad aver mantenuto un minimo di senno in quel caso era lui, e forse anche Alastor per quanto una spada potesse farsi coinvolgere dalla situazione... era strano in ogni caso pensare di avere più cose in comune con un pezzo di metallo posseduto che non altre due persone proprio lì davanti a lui. E forse, in fondo, neanche poteva permettersi di fare tanto il santarellino, perché se restava lì imbambolato a denti stretti e gambe tremanti non era solo perché Sovereign gli aveva bloccato metà del corpo, ma anche perché non riusciva a staccarsi dalla bocca di Amerika che, mossa da una foga anche superiore a prima, gli stava letteralmente succhiando via l'anima nel senso più positivo del termine. Avrebbe voluto dirle di smetterla e di aiutarlo ad opporsi a quel bastardo mascherato ma Amerika ci stava trovando gusto tanto quanto lui e piuttosto si impegnò per rendere l'esperienza piacevole anche per Rengoku. E come non avrebbe potuto? Quella gola lo stava facendo impazzire, era anche più impaziente e vogliosa di prima, Sovereign invece di scoraggiarla ed umiliarla forse era caduto nello stesso gioco di Amerika facendola godere e basta come se quella fosse diventata un a threesome a sorpresa. Troppi pensieri, troppa confusione, era impossibile mettere assieme un discorso coerente né dal vivo e né nella sua testa. Rengoku si ritrovò a sospirare frustrato, incapace anche sol o di produrre una minaccia mentre quel bastardo praticamente abusava di entrambi restando impunito, o almeno questo avrebbe pensato Rengoku fino al sopraggiungi mento del suo orgasmo. Amerika riuscì a goderselo fino alla fine, assaporando quella verga impaziente e vigorosa che pulsava dentro di lei e la supplicava di farsi donare l'ennesima scarica di sperma solamente per lei, il seme delizioso che aveva fatto godere entrambi era pronto, a differenza del ragazzo, a fare la sua parte. L'irruenza però impedì ad Amerika di godersi il suo delizioso pasto e, lasciando scivolare quella grossa verga dalla sua gola, il nuovo bersaglio divenne Sovereign. Doveva ammettere che, per quanto grottesco fosse lo spettacolo, non gli dispiaceva concludere in quel modo, tanto che sul volto di Rengoku si stampò un sorriso soddisfatto, stanco ma maligno, tipico di chi è riuscito a fare una mossa anche nell'avversità più completa. Ed era tutto grazie ad Amerika che, fino alla fine, non si era arresa ma anzi aveva preso tutto come un gioco dalla quale poteva tirare fuori qualcosa.
    Ehehehe... scusa, mi sa che ho frainteso... pensavo di non piacerti ma è evidente che cercavi altro da me... bastava dirlo comunque, Sovereign...
    Grazie ad Amerika era riuscito a prendersi la sua piccola rivincita, ma non aveva realmente idea di quanto sarebbe durato quel senso di vittoria che stava assaporando, conscio che erano comunque in una situazione di svantaggio.
     
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    Amerika avrebbe sentito chiaramente la verga di Sovereign pulsare sempre più forte dentro di lei, aumentando in foga e vigore, eccitato dai suoi gridi di piacere e dall'odore del sangue che stava iniziando ad impregnare l'aria. Non era disturbato dal suo entusiasmo, anzi lo vedeva come una dimostrazione di sottomissione, come un modo per accettare la supremazia di Sovereign. Non erano le lacrime che cercava, dopotutto, non solo quelle almeno. Lui era il prossimo Akira, quindi avrebbe accettato anche i kink dei suoi futuri servitori. Quello che gli impedì di raggiungere il culmine però, fu l'intervento inatteso della sfortuna che spinse Amerika via dal l'orgasmo di Rengoku che finì invece sopra il suo casco. La maschera di Sovereign lo proteggeva da quel liquido ma restava comunque il fatto che la sua figura maestosa e terrificante era stata imbrattata come le pagine di una rivista porno nel bagno dei ragazzi. Sovereign si bloccò di colpo, frenando la sua foga e portandosi una mano sulla macchia di sperma per afferrarne una parte e mettersela davanti agli occhi. Senza la possibilità di vedere la sua faccia o percepire alterazioni del suo respiro, era molto difficile capire cosa gli stesse passando per la testa... era furioso? Era contrariato? Era allibito? Illeggibile, ma tutt'altro che sconfitto. Prese il grosso del seme dal casco e con l'ultimo schiaffo sulle natiche di Amerika glielo regalò nella maniera più violenta possibile per poi rimettersi in piede e chiudere la patta dei pantaloni, nascondendo il suo membro.
    Pffff... unirmi a voi? Non essere stupida, non ho abbastanza braccia per riempire quel culo slabbrato...
    Mentre si rialzava e ripuliva, il pavimento liberò i suoi prigionieri, lasciandoli andare. Lui non scappò né si preoccupò di difendersi, forse perché pensava di aver già fatto a pezzi la loro volontà, o sapeva per certo che non lo avrebbero attaccato, dato che sarebbe stato sicuramente inutile. Prese un fazzoletto ed iniziò a pulirsi il casco senza toglierlo.
    Adesso però facciamo un passo indietro: lui è il fenomeno da baraccone che ha deciso di mettere in dubbio la mia autorità... ma tu, col culo sfondato, chi dovresti essere? Non sei Giapponese, non ti ho mai visto da queste parti. Se qui per diventare Akira?
    Si voltò verso Amerika, anche senza vederlo negli occhi era evidente che si aspettasse una risposta esaustiva e non l'ennesima frecciatina.
     
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    Purtroppo per Amerika, Sovereign non avrebbe reagito come sperato a quell' affronto, cioè aumentando la violenza di quell' amplesso, anzi sembrava entrato in blocco come se stesse ancora elaborando quel che era appena successo. La sua maledetta sfortuna non sapeva proprio quando farsi da parte e senza la spada ad assorbirle la negatività in eccesso poteva finire fuori controllo, infatti stava iniziando a subirne le conseguenze. Non solo si era persa l' orgasmo di Rengoku ed il suo prezioso seme, ma anche Sovereign avrebbe smesso di penetrarla togliendo fuori la verga dalle sue chiappe e limitandosi a darle un ultimo, violento schiaffo d' addio, facendo vibrare le sue natiche e gocciolare tutto quello sperma sprecato.
    Noooooo perchéééééé ?
    La vocina di Amerika avrebbe assunto un tono deluso ed abbandonato, Sovereign l' aveva mollata con le chiappe al vento e le gambe tremanti di un cerbiatto appena nato, senza concludere l' opera di sottomissione. Alastor non lo avrebbe mai fatto. Dato che i loro volti erano vicini, Rengoku poteva osservare l' espressione di Amerika farsi frustrata e vagamente arrabbiata, qualcosa di solitamente inedito per la sua aria neutra ed inespressiva. Per la ragazza, un coito interrotto sembrava un offesa ben più grave di semplici insulti verbali.
    Sovereign li avrebbe improvvisamente liberati dalla morsa del pavimento, sembrava avesse intenzione di parlare e non di combattere, naturalmente la prima cosa che fece Amerika fu di stringere nuovamente la mano sull' elsa di Alastor, ricomponendo la loro unione e sentendosi immediatamente più a suo agio e sicura. L' impugnatura era calda e viscida dei suoi fluidi, ma non avrebbe nuovamente perso la presa. Nonostante l' accenno di rabbia non aveva intenzione di attaccare l' uomo mascherato, non tanto perché temesse il suo potere, quanto perché un morto poteva soddisfare i suoi bisogni solo per poco tempo, il rigor mortis variava da razza a razza e non era affatto affidabile quanto a durata. Una volta liberato, Rengoku avrebbe con ogni probabilità voluto saltare addosso al suo nemico giurato, aveva percepito l' odio del ragazzo e forse poteva in parte capirlo, ma non era ancora il momento di menare le mani, aveva delle domande a cui rispondere. Perciò si sarebbe immediatamente alzata in piedi frapponendosi tra Sovereign e Rengoku, dando le spalle a quest' ultimo e quasi sbattendogli in faccia il suo culetto lucido di umori ed arrossato dalla violenza ricevuta. Avrebbe leggermente divaricato le gambe ancora tremanti e piantato la spada in terra in mezza ad esse, posando entrambe le mani sull' elsa mentre fronteggiava direttamente Sovereign. Nonostante fosse nuda ed avesse un aria fragile come cristallo, il suo corpo incorniciato dalla cascata di capelli e la sua espressione avevano l' aria quasi solenne di un cavaliere giurato, sicuramente decisa e priva di paura mentre piantava gli occhi sul volto mascherato.

    Io sono Amerika Folkenfanel, la nuova studentessa appena trasferita in questa scuola Disse accompagnando la pronuncia del suo nome ad un lieve cenno della testa, simile ad un saluto, per poi proseguire. E sono quì perché devo diventare il nuovo Akira
    Non un forse, non un se, non un spero, semplicemente un "devo". Dal tono e dall' espressione della ragazza si capiva che non c' erano dubbi o tentennamenti nella sua decisione, non era una questione di "posso" ma di "quando". E quel "devo" sottintendeva che diventare Akira non era un punto di arrivo, ma bensì un mezzo per ottenere ciò che desiderava. Le pupille di Amerika si erano fatte più sottili e concentrate, come quelle di un predatore che puntano una possibile vittima.
    Non mi interessa interferire con la tua autorità. Ma se è di ostacolo al mio obbiettivo dovrò schiacciarla insieme a te.
     
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    Inutile negarlo: nonostante la situazione, la cosa più assurda per Rengoku non era l'entrata in scena di Sovereign quanto più le reazioni di Amerika a quel trattamento: ogni umiliazione, violenza e disdicevole atto veniva tradotto in lei in maniera completamente diversa da quello che una persona sana di mente si sarebbe aspettato. E mentre fissava quell'espressione delusa per non aver ricevuto il giusto rapporto anale, Rengoku pensava che forse era meglio così, sarebbe stato meno traumatico anche se questo implicava il chiedersi cosa avesse già passato quella povera ragazza per essersi ridotta in quello stato... o magari era semplicemente una masochista che adorava quel genere di cose? Rengoku non avrebbe giudicato di certo lei, e anzi questo non giustificava minimamente Sovereign e le sue azioni disdicevoli. Quindi quando Rengoku fu finalmente libero, dovette trattenere molto i suoi istinti per evitare di attaccarlo con i suoi poteri e mettere prematuramente fine al suo regno del terrore. Prima che potesse alzarsi di scatto però, ci pensò Amerika a fare la prima mossa, frapponendosi tra i due e stordendo Rengoku con il suo culetto sodo davanti alla faccia, lasciandolo di nuovo sorpreso e di stucco. Quella ragazza non si vergognava proprio di niente? Invidiava la sua forza d'animo, e per questo si alzò anche lui per darle manforte, restando dietro di lei ma al suo fianco, così che avrebbe potuto proteggerla in caso Sovereign avesse reagito male alle sue provocazioni. Il tono con cui Amerika dichiarò le sue intenzioni non fu una sorpresa, ma Rengoku rimase comunque in silenzio in un primo momento. Non riuscì ad incrociare il suo sguardo ma provò a fissarla negli occhi per capire cosa provasse davvero in quel momento. Aveva spiegato il suo obbiettivo come se fosse una specie di missione, un compito da assolvere il più presto possibile e senza farsi troppe domande. Forse quella ragazza era molto più complicata di un semplice "masochista perverso". Si voltò di nuovo verso l'intruso a quel punto, guardandolo con sufficienza.
    Sei sorpreso, Sovereign? Che risposta ti aspettavi? Siamo tutti qui per la stessa ragione, anzi se vuoi saperlo io voglio diventare Akira proprio per poter giustiziare senza complimenti i tipi come te... se vuoi te ne do subito un assaggio.
    Allargò il braccio sinistro, tenendolo a circa 40° rispetto al busto, tenendo le dita della mano spalancate colme di una fiamma nera priva di calore alcuno. Una minaccia chiarissima priva di qualsiasi timore nel suo sguardo. Sovereign non aveva davanti un paio di studenti che poteva sottomettere a suo piacimento, non lo avrebbero assecondato e se per farsi valere dovevano combattere, allora lo avrebbero fatto anche subito.
     
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    La risolutezza di quei due fu più che sufficiente a tenere Sovereign in uno stato di totale silenzio, quasi innaturale. A parte piccolo movimenti del corpo, delle dita e del collo, rimase immobile come un'automa, seguendo i loro movimenti con lo sguardo. Li ascoltò attentamente, nonostante quelle movenze, il silenzio e la maschera, non diede mai l'idea di essere assente, anzi li stava davvero affrontando a viso aperto per poter conoscere il loro "cuore". Amerika si dichiarò pronta a diventare Akira, e Rengoku sottoscrisse il concetto arrivando perfino a minacciare la Kamen che fino a quel momento li aveva stretti in pugno. Un sibilo uscì dal casco di quel tipo, trasformandosi lentamente in una sottile risata, non prima di aver fatto scattare il suo collo prima a destra e poi a sinistra, con movimenti piuttosto innaturali. La risata aumentò, ma con essa non allargò nessuna aura energetica, nessuna pressione, nessun istinto omicida. Si stava trattenendo oppure davvero non aveva la minima intenzione di combattere.
    Parlano di diventare Akira come se fosse l'ultima voce sulla loro lista della spesa, o l'unica... che storia...
    Scosse il capo, come se un bambino senza braccia gli avesse detto che da grande voleva fare l'astronauta. fece spallucce e dopo aver sollevato le mani le fece battere rumorosamente davanti alla sua faccia, sedando gradualmente la sua sibilante risata.
    Io adoro fare il guastafeste ma... siete davvero carini insieme, formate proprio un bel quadretto, quindi penso che per stavolta lascerò che siate voi a sbattere quello stupido musetto sulla realtà dei fatti. E ciò che qui c'è posto per un solo Akira, e quello sono io.
    A quel punto sollevò l'indice davanti al volto, come se volesse invitarli al silenzio, così da completare la sua arringa.
    Ma se volete dimostrarmi il contrario, ho una prova per quelli come voi che hanno così tante palle da diventare stupidi, pronti a cascare in una trappola palese solo per dimostrare qualcosa al cattivone di turno.
    Fece una piccola pausa, dando loro il tempo di rimuginarci sopra il giusto, per poi infilare una mano dentro il collo della sua tuta, estraendo quella che sembrava una collana artigianale fatta di una fibra molto insolita: organica, simile ad una radice, ma lucida e nera, attraversata da striature verdastri quasi fluorescenti. All'estremità di quella collana c'era una pietra appuntita, una sorta di cristallo viola grande poco più di un dado a sei facce, ma impregnata di un potere misterioso e affascinante.
    Se vi troverò al collo con una di queste... allora forse inizierò a considerarvi dei degni avversari... e vi farò fuori con le mie mani, invece che farvi fare a pezzi da qualche altro predatore.
    Una sfida in piena regola, senza indizi né indicazioni. Un obbiettivo chiaro e una promessa: al momento Sovereign li vedeva come dei bambini, gente neanche degna di essere considerata una minaccia o un possibile avversario. Ma se intraprendevano quella prova allora forse avrebbero dimostrato qualcosa, e al tempo stesso avrebbero anche scoperto di cosa si trattava. Non erano un semplice bluff: quella pietra era davvero strana, emanava una forza insolita e misteriosa, e Sovereign la nascose subito dopo averla messa in mostra, quindi evidentemente era preziosa, molto di più di quanto non volesse lasciar intendere.
     
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    Sovereign poteva quasi palpare con mano la risolutezza, o forse era meglio dire testardaggine, dei due studenti. Non avevano la minima paura di lui, soprattutto Amerika che sembrava assolutamente inflessibile, come se avesse già visto e provato cose orribili, cose che gli altri nemmeno avrebbero potuto immaginare. La Kamen poteva sfotterla, ridere di lei o stuprarla quanto voleva, non si sarebbe smossa di un millimetro. Però quando estrasse quella gemma viola, persino l' impassibile ragazza sembrò per un attimo trasalire e fare un passo indietro.
    Rengoku si sarebbe improvvisamente sentito tirare per un braccio, le dita sottili e pallide della ragazza si erano avvolte attorno al suo polso e stringevano con forza. La mano di Amerika tremava in maniera impercettibile, il suo viso non sembrava aver mutato espressione ma gli occhi erano completamente spalancati e fissi su quel ciondolo arcaico, la cui luce viola si rifletteva sulle sue iridi.

    C-che cos'è quella Rengoku ? L' Energia che emana non mi piace, non mi piace per nulla.
    La voce di Amerika si era ridotta ad un sussurro, persino Alastor sembrava aver percepito una minaccia provenire da quell' artefatto e borbottava tra se e se. Quel feticcio emanava un aura particolarmente malvagia persino per i suoi standard, superiore a quella di semplici demoni e che sinora aveva riscontrato in un unico essere vivente : la sua Matrigna.
     
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    Ogni tentativo di Sovereign per provare a metterli all'angolo, umiliarli e scoraggiarli non aveva sortito nessun effetto, ma tutto cambiò quando decise di portare la "sfida" su un altro livello. Fino a quel momento, Rengoku lo aveva considerato solo come un prepotente che un grande potere che voleva imporre le sue regole su tutti gli altri studenti, ma sentirlo parlare come se stesse cercando "qualcosa" fece cambiare gradualmente il punto di vista di Rengoku. Poi, in maniera del tutto inaspettata, sfoggiò una pietra dal misterioso potere che portò il ragazzo a sgranare gli occhi verso la Kamen, mentre istintivamente stringeva la mano di Amerika come in cerca di conforto. Non sapeva cosa stava guardando, non di preciso almeno, ma l'istinto gli suggerì che non poteva più permettersi di sottovalutare la situazione. Lo stesso era successo ad Amerika che, non solo smise di rimanere immobile, ma espresse perfino il suo timore. E non poteva biasimarla: nessuna delle sibilanti provocazioni di Sovereign, né i movimenti inquietanti movimenti del suo capo, avevano sortito l'effetto che quella pietra aveva instillato in loro, mostrata solo per un istante, segno che era davvero qualcosa di prezioso. Quando smise di osservarla, Rengoku rinsavì, come se un pensiero gli fosse balenato in testa.
    Allora è vero... il "nucleo" della scuola perde pezzi, ed è possibile ottenerne il potere. Questo è ciò che stai cercando, non è vero? Altri pezzi di quella forza! Rispondimi, di che si tratta? Lo so che lo sai!
    Rengoku si stava appellando unicamente alle voci che aveva sentito, nulla di più, ma il semplice perdersi nell'energia pericolosa di quel frammento era bastato a convincerlo in qualche modo. Era difficile per lui interpretare i suoi stessi sentimenti: non sapeva se temere quel potere e cercare di starne alla larga, oppure se restarne affascinato e cedere davvero alla sfida di Sovereign. Certo, la tentazione di sbattere in faccia uno di quei frammenti al suo avversario per fargli abbassare la cresta era forte ma... non aveva idea neanche di come arrivarci a una cosa del genere! Fino a un istante prima, avrebbe dato per scontato che non erano neanche reali, una mera diceria.
     
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    La reazione dei due riuscì finalmente a dissetare la malizia di Sovereign che smise una volta per tutte di tormentarli, facendo un passo indietro per far capire loro che il tempo delle chiacchiere era finito. Mentre ridacchiava sibilando, sollevò l'indice destro, tenendo la mano ferma davanti alla sua faccia, facendo cenno di "no" prima solo con la falange, e poi anche col capo, cosa che provocò nuovamente un paio di quegli inquietanti spasmi del collo.
    Io sono qui per massacrarvi... non per darvi le risposte. Adesso sapete qual è per me la differenza tra insetti e prede. Vedete di non deludermi.
    Fece qualche altro passo all'indietro, sembrava pronto a sparire, teneva lo sguardo fisso su Rengoku come se volesse sfidarlo apertamente ma in realtà, la sua ultima provocazione sarebbe stata rivolta proprio verso Amerika, che forse più di Rengoku aveva capito di cosa si trattava quel misterioso strumento.
    Dicono che sarà il più forte a diventare Akira, ma io non la penso così. Io credo... che sarà il più disperato a farcela. Quello che non saprà neanche cosa farsene di tutto quel potere, perché si renderà conto di cosa lo aspetta dopo... e di cosa ha dovuto fare per arrivare fin lì. Fammi vedere la tua disperazione, ningyo...
    La chiamò bambolina, come se avesse capito perfettamente che il ruolo di quella ragazza era e sarà sempre quello di una mera marionetta, prima nelle mani della sua spada, poi nelle mani della sua "matrigna", infine... chissà? Il futuro per lei sembrava promettere qualcosa di estremamente oscuro...
     
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    Rengoku ne sapeva sicuramente più di lei dei misteri della scuola, ma la reazione di Sovereign era stata di diniego, come se avesse frainteso la vera natura di quel ciondolo. Mentiva ? Diceva la verità ? Non potevano saperlo senza altri indizi, indizi che quello squilibrato mascherato non aveva alcuna intenzione di fornire. Amerika avrebbe continuato ad osservarlo con attenzione in cerca di qualche dettaglio che le era sfuggito, ma l' unica cosa degna di nota erano gli spasmi inquietanti di quell' essere. In Amerika cresceva sempre più il sospetto che dietro quel casco, si nascondesse una creatura inumana, forse serpentiforme o forse qualcosa di totalmente diverso. Non le sarebbe dispiaciuto, aveva una passione per rettili, rospi ed altre creature viscide, ma rinunciò ad indagare ulteriormente, sarebbe stato più interessante mantenere la sorpresa sino all' ultimo. Ora dovevano concentrarsi sul trovare una pietra simile a quella della Kamen, l' unica maniera per poter attirare la sua attenzione. Sembrava potesse svanire da un momento all' altro, lasciando la coppia di ragazzi con i loro dubbi e le loro domande, ma prima che sparisse anche Amerika voleva rivolgergli l' ultimo saluto.
    Alastor
    Separandosi da Rengoku, la ragazza fece un passo avanti, cercando di mantenere la stessa distanza da Sovereign che arretrava. Al suo richiamo, il grosso spadone si era come illuminato, il grosso squarcio sulla sua lama si sarebbe saturato di un energia incredibilmente negativa, oscura e sfortunata quanto lei. In quella pozza di energia, Amerika vi avrebbe infilato senza esitazione il braccio, che sarebbe svanito sino al gomito senza attraversarlo, come divorato da un altra dimensione. Un mondo da cui sembravano provenire urla soffocate, sofferenza ed un pungente odore di fiamme e zolfo. Quando estrasse il braccio, l' arto di Amerika sarebbe apparso completamente mutato, come se non le appartenesse più : estremamente più grosso e muscoloso di prima, privo di pelle e formato da fibre scarlatte che si contraevano come se stesse respirirando autonomamente. La corruzione si sarebbe estesa sino alla spalla ed al petto della ragazza come dei tentacoli dotati di barbigli acuminati ed un grande occhio, simile a quello presente sulla spada, si sarebbe spalancato sopra il suo seno. Entrambi gli occhi avrebbero fissato Sovereign con pupille sottili e cariche di malizia, come se quella presenza demoniaca stesse imprimendo sulle sue retine ogni dettaglio della Kamen mascherata.
    Non hai la minima idea sin dove io sia disposta a spingermi Sovereign. Ma sappi una cosa. Mio marito non si dimenticherà di te. Mai.
    Il braccio corrotto avrebbe avuto uno spasmo ed i suoi muscoli si gonfiarono, la fronte di Amerika era corrugata ed imperlata di sudore, come se stesse facendo una certa fatica a tenerlo a bada. Alastor sapeva essere molto, molto geloso, ma ancora non era tempo per la resa dei conti.
     
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    Sovereign aveva una visione completamente distorta del ruolo di Akira, e di chi avrebbe potuto ottenerlo. Questo spiegava anche come mai si comportasse in quel modo, estremo perfino per una scuola che incentivava la rivalità tra i ragazzi. Non lo condivideva, ovviamente, ma iniziava ad inquadrarlo in un certo senso. Se da una parte il loro grande rivale aveva deciso di uscire di scena in maniera teatrale, dall'altra Amerika prese l'iniziativa per lanciargli una dichiarazione di guerra degna di questo nome, tanto che si guadagnò l'attenzione e il silenzio di Rengoku, che ebbe un assaggio dei suoi poteri. Li aveva solo percepiti mentre si univano nella carne, ma adesso poteva vederli ad occhio nudo, rendendosi conto che quella ragazza celava qualcosa di enormemente potente e pericoloso dentro di lei. Proprio come Sovereign, proprio come Rengoku. La Justice Gakuen sceglieva in maniera interessante i suoi concorrenti. La dimostrazione di forza e determinazione di Amerika ispirò Rengoku, che seppur non intenzionato a fare sfoggio dei suoi poteri, fece qualche passo avanti piantandosi le mani sui fianchi, petto infuori e mento alto, non poteva permettersi di essere da meno.
    Le tue teorie su chi sarà il prossimo Akira non mi interessano... quel ruolo spetta a me. Ma se hai intenzione di darmi il tempo di collezionare pietre prima di prendermi sul serio, allora ne approfitterò per assicurarmi di rispedirti nel buco da cui provieni, e non farti più uscire per il prossimo millennio.
    Solo a quel punto sollevò il braccio destro puntandogli l'indice contro e scurendo in maniera aggressiva lo sguardo. Voleva mostrargli il suo istinto omicida, l'assenza di pietà, quella forza assassina che spesso guidava le sue decisioni. Rengoku esercitava la sua personale giustizia attraverso l'uso della violenza più estrema, e anche se si era ripromesso di non usare abilità vistose, il suo corpo si ricoprì di fiammelle nere molto sottili, simili a ciuffi d'erba che ondeggiavano al ritmo dei suoi battiti cardiaci, sempre più forti e determinati. Quelle fiamme erano una silenziosa firma a quella dichiarazione di guerra, e proprio come gli occhi di Rengoku, anche quei vachi buchi bianchi che fissavano Sovereign avrebbero lanciato verso di lui tutta la voglia di farlo a pezzi che animava quel corpo martoriato. La Kamen si era fatta un paio di nemici potenti, poco ma sicuro. Solo quando il nemico si sarebbe fatto da parte, Rengoku si sarebbe calmato, voltandosi verso Amerika con uno sguardo insolitamente calmo, e per certi versi anche sconfitto.
    Ti senti bene?
    Nonostante tutto, era ancora preoccupato per lei.
     
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