Effetti Collaterali

x Hyperion

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    Qualcuno aveva diffuso nel clan dei draghi il nome della Luxengy come principale nemico che aveva dato via a tutti i loro guai. Fu davvero difficile per Vulom ed i draghi alla guida del clan far calmare i bollenti spiriti, ed alla fine si era discusso di preparare dei piani di attacco contro le basi della Luxengy in modo da indebolirla, così da poter poi attaccare il cuore di essa e rivendicare la loro giustizia. Vulom era riuscito a raggruppare una razza di viverne in particolare, che chiamavano Bazelgeuse. Erano draghi in grado di rendere le loro scaglie esplosive, e con esse volevano danneggiare le varie basi che avevano adocchiato della Luxengy. Inizialmente anche a Sarsha era sembrato un buon piano, poi però scambiando qualche opinione con Shagaru, si rese conto che quei attacchi sarebbero stati molto fraintesi dal resto della città, non potevano attaccare tutti insieme, avrebbero praticamente scatenato una guerra contro New Vegas in quel modo. Già Sarsha se li vedeva i giornalisti che scrivevano di attacchi terroristici, che avevano ragione a dire che i Draghi fossero delle fecce disumane. Vulom aveva protestato, dicendole che non gli importava di cosa avrebbero pensato a New Vegas, ma riuscì a farlo ragionare, e fargli capire che non si sarebbero poi trovato solo la Luxengy come nemico, ma anche i gladiatori, gli eserciti e chiunque avrebbe avuto smanie di accumulare potere politico. Era sì un bel piano indebolire la Luxengy, ma se attaccavano tutti insieme in pompa magna, quella sarebbe stata una vera e propria dichiarazione di guerra. Così Sarsha e Shagaru iniziarono a volare con tutte le loro forze, per raggiungere quanti più compagni possibili e fermarli da quella follia. Erano davvero tanti, perché tutti volevano avere giustizia, anche chi non combatteva mai, anche chi era troppo giovane per capire cosa stava succedendo. Dovette chiamare rinforzi, e chiamarono i compagni più fidati: Bolshak, Maverick, Kulvia. Li pregò di fermarne quanti più compagni possibili, di dire loro che il piano era diverso che dovevano fermarsi. Non sarebbe stato facile ma dovevano farlo!
    Sarsha si era fermata su una alta rupe, nella sua forma ferale, con le ali spalancate ruggì con tutto il fiato in corpo, espandendo il suo magnetismo, elettrificando quanti più compagni per fermarli. Ci riuscì, si erano fermati, guardandola tutti stupiti, mentre altri tremavano ancora a terra per via delle convulsioni. Aveva provato ad urlare a chiamarli ma quello era stato l'unico modo per attirare la loro attenzione. Calò un silenzio inquietante, e Sarsha sentì tutti i loro sguardi puntati addosso.

    Per quanto tempo ancora dobbiamo subire i loro soprusi? Dobbiamo ricordare loro che i draghi vanno temuti!
    Una voce interruppe il silenzio, gridando tutto il suo dolore, tutta la sua frustrazione ed impazienza. Era stata la voce di una madre a cui avevano strappato i suoi eredi, era piena di dolore e di sete di vendetta. Sarsha si guardò attorno, capì che non potevano più perdere tempo, che non poteva più negare loro la volontà di agire.

    Lo faremo! Li faremo tremare, li faremo pentire ed alla fine banchetteremo sui loro cadaveri! Ma non così! Se volete vincere dovete seguire i miei ordini!
    Ruggì ancora quasi a sgolarsi, sentendo una ansia che mai aveva provato in vita sua. Li guardava tutti e per un solo attimo se li immaginò esanime e quel pensiero la addolorò profondamente. Lei che era stata così egoista si ritrovò a pensare che loro erano il suo tesoro, che quella valle era ciò per cui valeva la pena combattere e soffrire, non poteva darli in pasto ai nemici!

    Ho un piano! Sarà diverso dalle solite battaglie, ma sono sicura che sarà efficace! Ne usciremo vincitori e tutti quei bastardi di New Vegas verranno ad inginocchiarsi a noi, chiedendo la nostra grazia, proprio come accadeva in antichità!
    Li sentiva ringhiare e mormorare, non sembravano fidarsi del tutto, allora Sarsha sprigionò altra elettricità facendola allargare al massimo rivestendo il cielo di saette, per mostrare loro che era forte, che era potente, che era sicura di ciò che diceva. I suoi fulmini si sarebbero visti anche a grandi distanze, crepitarono e viaggiarono in un lungo e largo per la valle.

    Vi giuro che avremo la nostra vendetta! Che avremo ciò che ci spetta! Adesso però dovete fermarvi!
    Un ultimo ruggito ed i suoi compagni decisero di fidarsi, di darle la possibilità, avevano atteso a lungo, non sarebbe cambiato qualche giorno in più, ma dai loro sguardi capì che se li avessero delusi non si sarebbero fermati una seconda volta. Tirò un sospiro di sollievo, mentre tutti si ritiravano, lei tornò alla forma umana per poter chiamare i suoi compagni e assicurarsi che avessero avuto successo.

    Shagaru, com'è andata? Serve una mano? Spiccò il volo, per poter sorvolare le varie postazioni da cui stavano partendo i draghi ed assicurarsi che tutto era andato bene, ma non tutto era proprio andato bene...

    Edited by Hina-Poppezinga - 30/3/2023, 14:10
     
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    Scusa l'attesa, ho avuto un periodo molto pieno, adesso dovrei tornare più attivo.

    Di fronte alla prospettiva di una simile guerra, perfino il drago bianco aveva tremato. Di rado Shagaru chiedeva i suoi servizi con tanta insistenza, ma nemmeno un Magala vola abbastanza veloce da poter fermare una simile follia. Shagaru comprendeva il dolore e la frustrazione di Sarsha e dei suoi compagni, ma la storia di New Vegas non era fatta dai vincitori. L'avevano costruita i cospiratori, i soprusi e gli inganni, e quello per loro poteva essere il passo falso che simili vermi aspettavano impazientemente, così da avere tutti dalla loro parte, e un intero schieramento contro i draghi della valle. Quanto li avrebbe protetti quella valle incantata se veniva attaccata da una nazione intera? No, nemmeno creature possenti come i draghi avevano una possibilità contro tante forze congiunte. Avrebbero dovuto appellarsi alla ragione e alla forza di volontà, non alla mera forza bruta. Usando quelle parole convinse i suoi alleati ad aiutarlo, e pur di non starsene con le mani in mano anche Shagaru si lanciò all'inseguimento di uno di quei gruppi che guidavano i Bazelgeuse. Avrebbe preferito non ruggire contro i suoi fratelli, ma se fosse stato necessario, avrebbe combattuto. Era intervenuto di fretta, tanto che non aveva neanche informato Juri di cosa stesse accadendo, e neanche si era liberato dei suoi vestiti. Intervenne dunque nella periferia di New Vegas, fuori dallo Sprawl nella zona est dei laghi, nella speranza di fermare l'ennesimo attacco congiunto. Quando giunse lì, però, si rese conto di aver commesso un grave errore.
    Ti abbiamo visto, Magala... aiutare gli umani, vestirti come loro, sottostare alle loro regole fino a spezzare le tue stesse zanne pur di perseguire la giustizia a modo loro. Sapevamo che la tua razza fosse folle, ma non fino a questo punto! Tu ci tradisci, non ci fermeremo!
    Il più aggressivo dei Bazelgeuse si rifiutò di sentire ragioni, e scoraggiato dall'abbigliamento di Shagaru decise di portare avanti l'attacco senza pensarci due volte. Colto dalla furia e dalla frustrazione, il Magala si avventò su di lui con violenza, deciso a metterlo fuori gioco pur di impedirgli di attaccare, ma venne placcato dai suoi compagni che tennero occupato Shagaru, lasciando che il leader si lanciasse in aria frettolosamente, portando a termine il suo attacco in maniera frettolosa, approssimativa. La base della Luxengy venne attaccata e distrutta, ma il caos generato in prossimità della zona est di New Vegas fu immane, tanto che le esplosioni raggiunsero anche le mura della città, le riserve vicine e molto, molto altro. Da parte di Shagaru, fu un totale fallimento, e quando le cose si calmarono per poter sentire Sarsha, il drago non rispose entusiasta.
    Ho fallito... uno degli attacchi è stato lanciato Sarsha. Dobbiamo prepararci ad affrontare le conseguenze...
    L'ultima cosa che Sarsha avrebbe sentito furono i ruggiti dei loro fratelli che ripartivano all'attacco di Shagaru, decisi a sistemare anche quell'ultimo problema, così da considerare quella missione un vero successo. Una volta giunta lì, Sarsha avrebbe trovato tutti i loro fratelli stesi a terra, feriti e malconci ma nessuno privo di vita. Alcuni erano fuggiti via, mentre il Bazelgeuse più grosso ansimava affaticato davanti a Shagaru. Il Magala aveva perso completamente i suoi vestiti, e se ne stava a sei zampe nella sua forma di drago con entrambe le corna sollevate, saturo di energia viola e di una rabbia galoppante. Quelli che si sentivano non erano respiri profondi dovuti alla stanchezza, ma ruggiti trattenuti per cercare di contenersi. A giudicare dallo sguardo del Bazelgeuse, sembrava chiaramente intimorito, come se si stesse domandando perché ancora non lo aveva fatto a pezzi.
    Porta via gli altri! Non devono trovarvi qui!
    Ruggì il Magala in maniera aggressiva, minacciandolo a fauci spianate per fargli capire che non avrebbe accettato una risposta a quella richiesta. Il Bazelgeuse avrebbe quindi eseguito l'ordine, e grazie alla sua enorme mole riuscì facilmente a togliere di mezzo tutti i feriti e quelli che avevano perso i sensi. Solo a quel punto Shagaru riuscì a calmarsi quel poco che gli bastava per abbassare le corna, e sfogare la frustrazione con un violento pugno sul terreno.

    Edited by Hyperion Arcade - 4/4/2023, 10:47
     
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    Sarsha stava già volando a tutta velocità per controllare i vari gruppi che si erano sparpagliati, ma quando ricevette la risposta di Shagaru che le disse che aveva fallito, ebbe un tuffo nel cuore. Sentì ruggiti aggressivi dal telefono e capì che le cose erano precipitate.
    Merda! Merda!
    Esclamò frustrata, accelerando ancora di più il volo, aiutandosi con il magnetismo per diminuire la frizione dell'aria. Quando arrivò sulla zona dove si trovava Shagaru e notò il fuoco che ancora bruciava in lontananza, capì che molte cose erano andate storte. Atterrò poco più distante da Shagaru, era in velocità e per frenarsi dovette usare un boato magnetico che si propagò verso l'esterno spingendo via i bazelgeuse più testardi, e probabilmente anche Shagaru stesso se non avesse messo forza sulle zampe per tenersi fermo. Si guardò attorno notando che non c'erano solo tracce di esplosioni, ma anche di lotte fra draghi. Capì che Shagaru aveva dovuto affrontare una mole di problemi non indifferenti. Anche lei sentì l'ordine di Shagaru ai suoi fratelli di portare tutti via da lì. Per dargli manforte, Sarsha ruggì con le fauci verso l'alto usando un timbro ed un richiamo tipico di drago che serviva a dare il segnale di ritirata, così che anche i fratelli più lontani avessero capito. Sarsha dopo corse verso Shagaru che intanto sfogava la sua frustrazione con un pugno sul terreno.

    Cosa diamine è successo? Forza togliamoci dai piedi anche noi!
    Si guardava attorno per cercare di capire perché non avessero dato retta a Shagaru, eppure lui era una delle guide più fidate del clan. Erano quindi giunti ad un punto di non ritorno? Era salito così tanto il malcontento dei fratelli? Come avrebbe fatto a tenerli calmi da lì in avanti? Sarsha era preoccupata, Shagaru le avrebbe visto in faccia un espressione che non aveva mai visto prima di allora. Era sparita del tutto la vecchia egoista Sarsha di un tempo.
     
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    L'arrivo di Sarsha costrinse Shagaru ad ancorarsi a terra con le zampe. La sua forza era cresciuta assieme alla sua determinazione, il drago rosso si era trasformata in un leader col tempo, e Shagaru non poté che invidiare la sua fermezza, laddove lui aveva invece fallito. Con un verso di sdegno e vergogna, il Magala seguì Sarsha nella ritirata, limitandosi a correre in velocità per non destare sospetti spiccando un volo troppo frettoloso. Le guardie di New Vegas amavano sparare al volo ai loro bersagli, meglio non offrirgli una preda facile.
    I draghi della valle sono stanchi, Sarsha. Conoscono la storia degli umani, sanno cosa succede ad una razza quando viene confinata in una riserva detta "sicura".
    La storia di quelle creature era costellata di discriminazioni, razzie e pulizie etniche, nulla impediva al tanto famoso "progresso" di trascinarsi avanti a discapito di quanta terra bruciasse e popolazioni distruggesse. I draghi lo avevano capito, e non erano di certo di indole arrendevole.
    Come se non bastasse, piuttosto che dare l'esempio, siamo stati pazienti. O io per lo meno mi sono sforzato di lottare sul loro stesso terreno. Ho abbandonato il mio nido per evitare la violenza insensata, mi rifiuto di cedere al richiamo del sangue. Pensi che io abbia commesso un errore, Sarsha?
    Non si stava confidando perché pensava di essere stupido o inappropriato. La sua non era incertezza, no somigliava di certo ad un adolescente in piena crisi esistenziale. No, il suo tono era quello di un generale fedele che si confidava col suo leader. Voleva sentire cosa Sarsha avesse da dire, se anche lei era preda della furia oppure se stava combattendo con la mente lucida, decisa a fare una mossa ma che fosse quella giusta, non dettata dalla mera rabbia. Aveva bisogno di sapere che in quella battaglia non era solo. Mentre scappavano, Shagaru avrebbe percorso la strada verso i laghi, dove formazioni naturali cavernose avrebbero offerto loro rifugio dalle forze dell'ordine di New Vegas.
     
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    Sarsha seguì l'esempio di Shagaru, nemmeno lei voleva essere un facile bersaglio in caso li avessero già raggiunti. Durante la loro ritirata il drago nero le fece presente che i draghi, i loro fratelli erano stanchi e che non potevano continuare a considerarli degli ingenui pargoli da proteggere, loro sapevano benissimo cosa sarebbe successo e non volevano starsene con le mani in mano.
    Lo so...
    Gli rispose con rammarico, non potevano più tergiversare, non potevano più permettersi di chiedere loro di aspettare, dovevano agire in qualche modo, ma non voleva gettarli in pasto al nemico. Shagaru continuò, confidandosi con lei, mettendo in dubbio le sue scelte, e dal tono che aveva usato, sembrava perfino ponderare se facesse bene a nutrire fiducia in lei. Sospirò sbuffando dalle narici un pochino del nervosismo che aveva accumulato.

    Quando ho scelto di farti diventare un nostro fratello è proprio perché tu più di tutti noi conosci il cuore degli umani. Sai come ragionano e ti sembrerà assurdo, ma nonostante il tuo "sangue" chiede violenza, sei quello che ha più forza di volontà di chiunque io conosca. Non hai commesso nessun errore, loro sono molti più di noi hanno dominato il mondo, è normale volerli conoscere ed imparare i loro costumi. Ci ho provato anche io, ma alla fine ho trovato solo disprezzo nel mio cuore. Sei un prezioso compagno perché tu conosci il nemico, tu puoi guidarci e portarci alla vittoria.
    Shagaru avrebbe capito che Sarsha era lucida, che non aveva ceduto al suo odio, ed era successo solo grazie ad un nuovo e prezioso sentimento che aveva sviluppato, ovvero l'amore verso i fratelli della valle.

    Io voglio combattere, voglio fare a pezzi tutti i nostri nemici, ma non sono così scema da consegnarci su un piatto d'argento a loro. Dobbiamo essere astuti, dobbiamo usare le loro stesse mosse contro di loro, so che non è facile, ma voglio distruggere la Luxengy e far capire agli umani che se le leggende parlano della nostra razza c'è un buonissimo motivo. Un giorno dovranno tutti tornare a chinarsi davanti a noi con devozione e rispetto. E soprattutto non voglio più perdere nessuno dei nostri. Nessuno!
    Dopo quelle parole accelerò la corsa fin quando non giunsero in una zona sicura dove assunse il suo aspetto umano, per essere più facile nascondersi. Solo allora si voltò verso Shagaru con espressione seria ma paziente.

    Tu che vuoi fare Shagaru? Pensi di aver sbagliato a unirti alla valle?
     
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    Le parole di Sarsha riuscirono a colpirlo. Il talento di un Leader richiedeva anche saper guardare oltre ciò che gli altri riuscivano a vedere, e Sarsha sapeva farlo anche meglio di Shagaru. Aveva ragione: anche se gli altri non capivano, conoscere gli esseri umani e avere terreno per patteggiare faceva parte della battaglia, non potevano limitarsi a distruggere tutto sperando di essere abbastanza forti per riuscirci. Quando Sarsha assunse le sue fattezze umanoidi, Shagaru fece lo stesso: cambiò molto poco, in effetti, almeno fino a che non portò le zampe superiori sulle spalle, posizionandole così che le sue ali diventassero un nero mantello, assottigliando per quanto possibile la sua figura. Quando gli chiese se pensava di aver sbagliato ad unirsi alla valle, le corna di Shagaru si sollevarono per un istante, assumendo sfumature viola.
    No, mai... non mi pentirei mai di questo.
    Scosse il capo, calmandosi e tornando in uno stato di quiete, mentre si avvicinava lentamente a lei, non solo per guardarla meglio ma anche per tenere un tono di voce basso e non farsi sentire da lontano.
    Ho giurato a me stesso che avrei aiutato gli altri, tutti. I miei fratelli non fanno eccezione e la valle mi ha fatto capire che c'è molto di più della sofferenza che puoi trovare ai margini di una strada. Forse possiamo cambiare davvero le cose, e per me è un privilegio farlo al fianco dei miei fratelli. Mi domando solo se non sono un pessimo esempio da seguire. E' difficile cancellare la paura negli occhi di chi ti guarda.
    La voce del Magala non era addolorata: non soffriva di certo perché si sentiva diverso, spaventoso o semplicemente discriminato. Era qualcosa con cui aveva imparato a convivere e che in realtà non lo aveva mai turbato più di tanto. La sua era preoccupazione: che quella diffidenza rischiasse di diventare un ostacolo alla sua missione, se non addirittura una lama a doppio taglio. Quando fu vicino, la lunga e massiccia coda del drago nero circondò le sue gambe, e la punta si rivolse verso Sarsha senza però avvicinarsi troppo.
    E poi io non ho intenzione di diventare un martire Sarsha. La valle è il mio futuro, lo sono i miei fratelli... e lo sei anche tu. Non vi abbandonerò mai.
    Sapeva che Sarsha aveva bisogno di poter contare su qualcuno, e voleva farle capire che per lei il suo aiuto non sarebbe mai mancato.
     
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    Sarsha aveva affinato tutti i sensi su Shagaru quando gli pose la domanda se si fosse pentito di aver aiutato la valle. Se lui avesse esitato, se avesse visto della tristezza in lui, le avrebbe fatto malissimo. Invece vedere la sua reazione spontanea che gli fece sollevare le corna la rassicurò, le fece tirare un metaforico sospiro di sollievo. Non doveva essere stato facile per lui, lo capiva benissimo, non lo era stato nemmeno per lei, ma adesso Shagaru sembrava non riuscisse più a vedere il suo ruolo, o a capirlo. Doveva essere una guida ma gli si erano rivoltati contro, rischiando di fargli perdere il controllo. Si ritrovò a riflettere sulla sua natura e sul suo mestiere in città.
    Gli umani hanno paura di te perché ti vedono grosso, pericoloso per via delle tue zanne, del tuo corpo vigoroso, perché sei un drago. Mentre i nostri fratelli temono il fatto che cerchi di somigliare a loro, hanno paura della tua parte più umana. Non sono le tue zanne e la tua forza di cui hanno paura, ma del fatto che li stai limando per gli umani.
    Le scappò una piccola amara risatina di frustrazione.
    Non lo trovi buffo? E' proprio per questo che tu sei il miglior esempio per entrambe le parti. Fai capire agli umani che non siamo solo delle belve senza cervello assetate di sangue e ricchezza, e fai capire a noi che gli umani non sono tutte delle fecce immonde che meritano di soffrire.
    Sarsha sospirò e abbassò lo sguardo verso il terreno, stringendo i pugni lunghi i fianchi, mentre la punta della sua coda frustò debolmente il terreno nervosamente. In realtà non la pensava affatto così, per lei meritavano eccome di soffrire.

    Io ci provo, ci ho provato, vedendo te e Bolshak, ma non ci riesco. Mi chiedo cosa ci trovate in loro, cosa c'è di buono e prezioso nella società umana? Vale davvero la pena cercare di convivere in pace? Io non ho mai conosciuto qualcuno in città che fosse buono, onesto, o che fosse abbastanza interessante da farmi dire che vale la pena dargli la mia benevolenza. Il mio vero ed unico desiderio è quello di prendere tutti i miei fratelli e tenerli al sicuro, lontano da New Vegas, da Roma o da Londra o Kurayami. Far dimenticare loro tutto e vederli felici, in pace. L'unico modo è distruggere la Luxengy e trovare Mhytrill ed i traditori che lo hanno aiutato. Dobbiamo portare un risultato concreto o non riusciremo più a fermare la rabbia ed il dolore dei nostri fratelli. Anche Sarsha era stufa, anche lei voleva arrivare ad una svolta, tutto però sembrava andare per il verso sbagliato, facendola dubitare delle sue scelte, delle sue capacità.
    Di recente ho conosciuto altri compagni esterni, e si pensava di risolvere il problema in modo diverso, di agire con astuzia, di intrufolare delle spie alla Luxengy, così da danneggiarli dall'interno e scoprire quanti più segreti, ma dopo ciò che è successo, temo che diventerà molto più difficile. Dobbiamo trovare i fratelli più bravi che possono assumere un aspetto totalmente umano. Come Bolshak, lui ha già dato il suo consenso e la sua disponibilità per assumersi questo rischio, e noi dovremo dargli tutto il nostro supporto.
    Non aveva ancora dei piani chiari e scritti, ma voleva sapere cosa ne avrebbe pensato lui, così dopo aver detto ciò lo guardò negli occhi, in attesa di una sua reazione.
     
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    Non poteva biasimare Sarsha, quella era sicuramente la più dura delle battaglie che avevano deciso di affrontare, sia loro due che tutti gli altri fratelli draghi che si erano uniti a loro. Quella tristezza contagiosa però non doveva scoraggiarli, né farli dubitare, e pur abbassando lo sguardo Shagaru non evitò di risponderle, chiarendo una volta per tutte il suo punto di vista, probabilmente non molto diverso da quello di Bolshak.
    Non ci trovo proprio niente di speciale né di meritevole negli umani... è che per me non ha senso parlare di razza. Nel mio ufficio sono venute davvero tante persone Sarsha... creature di ogni specie, colore o origine. E come loro, io so per certo che quando tocchi il fondo non ha importanza se hai scaglie, zanne, denti o branchie. L'unica distinzione che vale la pena fare a questo mondo sono le persone e i mostri. E i mostri non si eliminano con altri mostri.
    Non per preservare chissà quale posizione filosofica o fare un discorso di specismo. Shagaru semplicemente non era disposto a diventare "come loro" solo per batterli, anche perché lui aveva visto davvero troppi mostri nascere, e venivano creati tutti allo stesso identico modo: consumati da altri mostri, dall'odio, dalla rabbia e dalla sete di sangue. Non avrebbe esitato, quello mai, ma non avrebbe combattuto una battaglia inutile che non avrebbe fatto altro che generare altra sofferenza. C'è differenza tra uccidere il tuo nemico e vincere. E forse anche Sarsha lo aveva capito questo, visto che nei suoi piani c'era non tanto l'idea di attaccare a testa bassa i loro nemici e fargli terra bruciata intorno, quanto più il raccogliere informazioni e provare a distruggerli dall'interno. Shagaru divenne molto più attento a quel punto, chiaramente quel piano lo entusiasmava di più di quello che avevano provato a perpetrare quella dannata sera.
    Il mio è un volto noto, sarebbe un supporto controproducente, ma farò quello che posso per supportare questo piano.
    No, forse quella tiepida risposta non era ciò di cui lei aveva bisogno, e forse neanche lui. Si fece avanti, allungando una delle sue possenti braccia verso di lei, afferrandola per un braccio, poco sotto la spalla, facendole sentire la vigorosa stretta di un drago che non ha intenzione di lasciare andare il suo clan, ma voleva stringerlo e proteggerlo proprio come stava facendo ora con lei.
    Forse non siamo le giuste guide per questo clan, ma possiamo diventarlo. Dobbiamo diventarlo. So che è quello che voglio. E sento che quella stessa volontà è anche in te. Dobbiamo farci forza, anche in momenti come questo, quindi dammi il prossimo ordine, Sarsha.
    La possente coda del Magala schioccò con decisione a terra, il drago nero fremeva, tremava e non più di esitazione o di timore, ma di impazienza. Quel contrattempo poteva essere pericoloso, un vero danno per la loro posizione, ma loro sarebbero stati forti, anche per tutti gli altri fratelli della valle.
     
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    Forse Sarsha aveva una visione del mondo molto diversa da quella di Bolshak e di Shagaru, ma non poteva fare altrimenti, la valle era stato l'unico luogo in cui aveva trovato benevolenza, in cui aveva trovato onestà, ed i valori che non credeva esistessero davvero. In città invece aveva solo conosciuto persone egoiste, meschine e bugiarde. Ai suoi occhi era come se mettesse in confronto un pezzo di sterco con un diamante. Ovviamente lei non parlava unicamente di "umani" ma di società umana, ovvero quella che vive in città e segue una legge molto diversa dalla loro. Le parole di Shagaru però la fecero riflettere, forse erano tutti così egoisti e meschini perché erano circondati da mostri, e non potevano far altro che pensare alla propria sopravvivenza. Dopotutto anche lei per un lungo periodo aveva pensato solo a se stessa, tenendo tutti lontani da sé.
    Shagaru sembrò entusiasta dell'idea che avevano avuto, e forse quel metodo non proprio lusinghiero per delle creature fiere come i draghi, poteva fare la differenza, le avrebbe permesso di proteggerli tutti ed ottenere la vittoria senza troppi spargimenti di sangue. Non si tirò indietro quando Shagaru posò la mano sul suo braccio, si fidava di lui, non era più diffidente come i loro primi incontri. Infatti Sarsha sollevò quello stesso braccio per posare a sua volta la mano sul bicipite del compagno.

    Bolshak è perfetto, lui riesce ad assumere un aspetto totalmente umano, e non è impulsivo come me. Sono sicura che porterà buoni risultati, ma servono altre persone fidate, che magari potrebbero dargli un supporto esterno. Tu conosci molte persone, e sono sicura che avrai qualcuno che ti deve un favore. Sfruttali, prova ad indagare su Jack Atlas, cerca di capire se è in combutta con la Luxengy. Se non lo è studia i suoi canali bancari, quelli che sfrutta la Luxengy per capire cosa acquista e dove acquista. Chiedi al tuo amico Solkhan informazioni che riguardano Syrax. Impariamo a conoscere il nemico e poi noi stessi così li batteremo.
    Dopo avergli suggeriti i vari compiti che doveva assumersi, Sarsha si voltò verso l'ingresso della caverna in cui si erano rifugiati, cercò di ascoltare i rumori esterni per assicurarsi che ormai il trambusto fosse passato. Si allontanò da Shagaru e si avvicinò all'uscita dove però vide delle persone che si aggiravano per i boschi adiacenti, in cerca di indizi e tracce. Fece cenno a Shagaru di stare in silenzio, poi si appiattì contro la parete abbassandosi dietro ad una curvatura della caverna che nascondeva la sua figura. Quelli che si aggiravano nei dintorni non somigliavano per niente al personale della Luxengy, anche il loro odore era molto diverso. Sarsha si voltò verso Shagaru con il volto perplesso e preoccupato: chi diamine erano quei tizi?
     
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    Sarsha aveva le idee ben chiare su come dovevano muoversi, e anche se di solito Bolshak riusciva ad accendere il suo istinto di maschio Alfa, sentirlo in un contesto dove li avrebbe aiutati nella battaglia aveva tutto un altro effetto su Shagaru. Aveva combattuto al suo fianco in passato, quindi il Magala sapeva di potersi affidare a lui, e se anche Sarsha contava sull'aiuto del Brachydios allora di sicuro avrebbero formato una squadra formidabile.
    Credo proprio che sarà Jack il primo a rispondere alle mie domande...
    commentò con una punta di sdegno, un attimo prima di ammutolirsi e seguire Sarsha con lo sguardo. Aveva sentito qualcosa anche lui, e si era fatto più cauto. Difficile immaginare due draghi come loro cercare di non farsi notare, ma col favore delle tenebre e il trambusto che veniva da fuori, potevano riuscirci. Si fecero avanti fino a che non poterono distinguere meglio le figure che si stavano aggirando per quel luogo. Il primo pensiero di Shagaru andò verso le forze di polizia, ma c'era qualcosa che non andava: nessuna sirena, nessuna radio, perfino i passi erano silenziosi quanto i loro, e se non fosse stato per l'odore di polvere da sparo che avevano addosso, sarebbe stato difficile identificarli. Quando furono sull'uscio della caverna, videro quelle misteriose persone avvicinarsi ai resti dell'attacco che si era appena perpetrato. Stavano raccogliendo dei campioni in capsule sigillate identiche in motivo e colorazione alle loro armature: corazze rosse, sguardi vitrei, corpi possenti di guerrieri perfettamente addestrati. Erano guardie dell'Authority, la forza centrale che controllava tutto il territorio Americano, non solo New Vegas. Sarsha avrebbe visto le corna di Shagaru alzarsi, e le sue scaglie irrigidirsi. Se non iniziò a ringhiare, fu solo per grande autocontrollo. Erano un gruppo di tre, più che sufficienti con i loro armamenti a mettere in pericolo la vita di due draghi esperti come loro, ma non erano da soli. Qualcuno li seguiva, e bastò la sua presenza per riempire l'aria intorno a loro di una pressione energetica fortissima. Un uomo alto, con i lunghissimi capelli biondi, il fisico muscoloso e un misterioso congegno meccanico attaccato al braccio sinistro, alimentato da un'energia molto strana che somigliava ad un mix perverso tra alchimia, arcanismo e tecnologia. il solo sentire l'odore di quell'affare avrebbe dato la nausea ad entrambi i draghi.
    Signore, abbiamo un riscontro: l'attacco ha avuto delle conseguenze. C'è stata una perdita...
    Una delle sentinelle si avvicinò all'uomo alto mostrandogli dei danni, e afferrando con uno sguardo iracondo il piccolo computer che aveva davanti, l'uomo ringhiò sbuffando con una gran voglia di scaraventare via quell'affare e ridurlo in mille pezzi.
    Non ha senso... stupidi mostriciattoli. E' successo per caso? Oppure sapevano cosa cercare... non va bene. Dobbiamo informare il Carisma. Chiamerò a raccolta tutta la Black Lagoon...
    E così com'erano apparsi, quegli uomini misteriosi iniziarono a ritirarsi. La reazione di Shagaru, tanto sorpreso quanto incredulo, fu decisamente ovvia.
    Black... cosa? Chi era quel tizio? E chi è il Carisma? Jack ha davvero un sacco di domande a cui rispondere adesso...
    Quel discorso sapeva di piani alti che non dovevano essere disturbati, e l'unico che poteva informarli sulla questione era proprio il dannato Jack Atlas.
     
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    Shagaru non mostrò obiezioni al suo piano, e le fece capire che il primo compito che avrebbe fatto sarebbe stato affrontare Jack. Intanto però gli uomini che si aggiravano nei boschi non sembravano affatto membri della Luxengy, stavano cercando proprio i suoi compagni e ringraziò il cielo per il fatto che erano tornati alla base in volo, così da non lasciare tracce sul terreno. Sarsha notò un uomo alto, biondo, possedeva un aura energetica davvero forte, facendole capire subito che avevano a che fare con un pezzo grosso, ma chi era? Lo strano congegno sul braccio emanava un odore nauseabondo per lei, le faceva rigirare lo stomaco, e dovette portarsi una mano sul ventre ed uno sulla bocca così da tapparsi il naso. Ascoltò la loro conversazione e la faccenda divenne sempre più strana. Quando finalmente andarono via, Sarsha si ritrovò a fissare un punto vuoto, mentre Shagaru dava voce alle stesse identiche domande che si stava ponendo lei.
    Non erano della Luxengy, ma che diavolo sta succedendo? La base che abbiamo attaccato, pensavamo fosse un covo segreto della Luxengy, dove magari facevano esperimenti, non era la prima volta che ne attaccavamo uno. A chi diavolo abbiamo pestato i piedi?
    Sarsha si grattò la testa frustrata, dando anche un colpo al terreno con la coda per sfogare il nervosismo e l'ansia crescente.

    Ho un pessimo presentimento. Andiamo subito, se Jack diceva che voleva essere nostro alleato e amico, è ora che ci dia qualcosa per cui possiamo fidarci.
    Si diresse verso l'uscita a passo frettoloso, ma una volta giunta allo scoperto, non si fidò a spiccare il volo. Voleva aspettare ancora qualche attimo prima di proseguire, per evitare che potessero vederli in volo mentre anche loro erano in viaggio per tornare in città.
    Aaargh dannazione, non possiamo andare a piedi, ci metteremo una vita per arrivare in città. Merda, merda, merda, in che cazzo di guaio ci siamo andati a ficcare?
    Iniziò a prendere a calci piccoli sassolino, mentre piccole scosse elettriche percorrevano le corna e gli artigli. Si spostava avanti e indietro impaziente, non era proprio lo stato d'animo più adatto per provare con le buone a parlare con Jack, forse essere costretta ad aspettare fu un bene.
     
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    Mentre i due draghi si apprestavano a tornare a New Vegas per raggiungere Jack il Bello, nel cuore pulsante della città il primo uomo della Atlas Game e signore delle cerimonie per i Gladiatori d'acciaio stava affrontando una crisi non di minore entità. L'attacco da parte dei draghi che si era appena consumato non era che la ciliegina sulla torta di una moltitudine di problemi che si erano accumulati tutti assieme, e l'uomo se ne stava dietro la sua scrivania ad elencarli tutti quanti. Lo sfarzo dei mobili dorati e dei grossi ritratti col suo faccione in posa solenne a circondare la stanza, era in netto contrasto col suo sguardo stressato, e la capigliatura smossa dal sudore che oramai gli imperlava tutto il viso. Il rossore dei suoi occhi lasciava intendere che fosse più di qualche giorno che non dormiva oramai, e il modo frenetico con cui sfogliava documenti sui suoi schermi olografici mentre fingeva di ignorare lo squillare dei telefoni a lui vicini era sintomo di grande stress. Cercò di esorcizzare la fatica mentale con un sigaro ma gli veniva così male che si ritrovò a spegnerlo con pura frustrazione di fianco al posacenere, nemmeno al posto giusto, cosa che danneggiò vistosamente la sua scrivania altrimenti perfetta. Laboratori fuori controllo, progetti segreti compromessi, stadio nuovo andato a puttane, altri svariati incidenti, il fiato della Black Lagoon sempre sul collo e i rapporti con i draghi ai ferri corti. Non era più sicuro di niente e il panico che si era generato per le strage di New Vegas era semplicemente la goccia che fa traboccare il vaso.
    Almeno a me dovresti rispondere.
    Il faccione olografico di Ultron che comparve davanti a lui lo fece sobbalzare per un attimo, e senza rendersene conto tornò a mordere il sigaro anche se spento mentre cercava di trovare una soluzione pratica per tutto.
    Non ho tempo per te adesso. Devo pensare!
    Jack... è urgente.
    Levati dal cazzo maledizione!
    Sfogò la sua frustrazione lanciando uno di quei dannati telefoni contro l'ologramma di Ultron, che in tutta risposta sparì, lasciando il telefono cadere rovinosamente a terra e nonostante ciò, continuò a squillare imperterrito gettando nella mente di Jack ancora più sconforto.
     
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    Niniel rilesse ancora una volta la notizia della sparizione della umbrella. Non riusciva a crederci che il tempo aveva praticamente risolto il suo più grande problema. Poteva finalmente tornare libera di vivere la sua vita. Jack la trattava benissimo e si trovava bene sotto la sua ala protettiva, ma sentiva moltissimo la mancanza dei suoi amici, voleva riabbracciare Eloy, soprattutto dopo aver saputo della sparizione della sua ragazza. Voleva aiutarlo a ritrovarla. Ed infine voleva tornare ad indossare la sua maschera da Proxy Danger, ed aiutare Iceringer nella loro missione. Adorava Ultron, ma sentiva che ormai il suo tempo a New Vegas era giunto alla fine. Non voleva abusare ulteriormente dell'ospitalità di Jack, così si era preparata raccogliendo le sue cose, e cercando un volo che la riportasse a Roma. Aveva cercato più volte di incontrare Jack, per dirgli della sua decisione, ma negli ultimi tempi sembrava molto indaffarato nelle sue faccende, e sembrava anche piuttosto in difficoltà. Non aveva osato chiedergli cosa diamine lo stesse stressando così tanto. Notò che era più sciupato del solito, aveva una brutta cera quando lo incrociò nel corridoio antecedente il suo ufficio, non l'aveva manco vista per quanto era immerso nei suoi pensieri. Notò che aveva delle enormi occhiaie, e capì che aveva decisamente bisogno di una pausa. Decise di chiedere aiuto alla campionessa Vanelope per poter entrare in ufficio, nonostante la sua segretaria aveva fatto di tutto per non disturbarlo e non far disturbare nessuno. Vanelope ignorò totalmente la segretaria, spingendola indietro con una mano sulla faccia, per poi aprire la porta dell'ufficio di Jack con un bel calcio.
    Grazie Vanelope.
    Si fece avanti Niniel nel suo aspetto infantile che portava un grosso vassoio con sopra vari piatti coperti ed una tisana, probabilmente rilassante. Indossava un delizioso vestitino dai gusti gotici. Era seguita da Vanelope che invece indossava un paio di shorts, un body sportivo ed una giacchettina di jeans troppo piccola che faceva più da decorazione. Vanelope senza tanti complimenti andò a sedersi sulla scrivania, proprio vicino a Jack, ignorando tutte le sue lamentele, cosa che fece altrettanto Niniel che andò a poggiare il vassoio sulla scrivania. Da esso si sentiva provenire un buonissimo profumo, poteva riconoscere i suoi piatti preferiti anche solo dall'aroma.

    Cazzo Jack, hai una faccia di merda!
    Commentò la campionessa senza tanti giri di parole, mentre Niniel scoperchiò uno dei piatti.

    Lo so che sei molto impegnato, ma devi riposarti e devi mangiare qualcosa. Come fai a far lavorare il cervello se ti privi delle sostanze nutritive di cui ha bisogno? Non lo sai che la mancanza di sonno abbassa il rendimento di ciò che fai di almeno dell'ottanta per cento? Tanto i problemi non scapperanno via, e ti servono energie per affrontarli.
    Prese la forchetta e infilzò il cibo che portò verso la bocca di Jack, voleva imboccarlo, quasi certa che non avrebbe smesso di lavorare a qualsiasi cosa stesse lavorando. Vanelope lì vicino invece si scrocchiò le dita con un ghigno furbetto pronta ad agire se avesse rifiutato il loro gentile invito.
     
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    La brusca entrata in scena del piede di Vanelope fece sobbalzare Jack sulla sua poltrona. Non che non fosse abituato agli eccentrici modi di fare della sua campionessa, ma in quel momento la sua mente era così concentrata su altro che probabilmente anche una finestra che si apre pacatamente lo avrebbe fatto sobbalzare. Confuso, iniziò a girare con lo sguardo verso le persone che si stavano facendo avanti: c'era anche Niniel che sembrava vestita da cameriera con tanto di vassoio e tisane... Jack era sinceramente confuso perché era assolutamente certo di non averla mai trasformata nella sua maid sessuale usando il BWD, possibile che fosse sfuggito al suo controllo durante quello stressante periodo? Si ritrovò anche ad interrogare Vanelope con lo sguardo nella speranza che la gigantessa potesse dargli qualche spiegazione, ma si limitò a prenderlo in giro mentre si accomodava sulla sua scrivania preoccupandosi molto poco di fornire un contesto allo sciagurato inventore. Non che gli dispiacesse avere il culo della sua gladiatrice numero uno sulla scrivania, però... aveva decisamente poco tempo per distrarsi. Anche se, volendo immaginare che il Dio degli americani volesse premiarlo per il suo operato virtuoso, una gladiatrice tutta muscoli e una carinissima gothic lolita maid suonavano decisamente come un miracolo benevolo per Jack. E quelle tisane avevano proprio l'aroma che doveva avere il paradiso per uno che ha perso giorni di sonno e di relax come Jack. Neanche si rendeva conto di quanto fosse fortunato ad essere circondato da questo genere di ragazze, era evidente.
    Questo cervello ha lavorato benissimo anche se alimentato da suole per le scarpe durante tutta la mia infanzia... e neanche quelle erano un piatto fisso.
    Commentò facendo lo scontroso e l'antipatico mentre Niniel gli offriva il cibo come se fosse un bambino troppo cresciuto, tuttavia appena sentì Vanelope scrocchiarsi le dita per mandargli un chiaro messaggio, Jack sbuffò mentre un brivido di terrore gli attraversava la schiena, e afferrò la forchetta che Niniel gli aveva allungato, iniziando a mandare giù qualche boccone.
    D'accordo, d'accordo, non posso deludere le mie ragazze, ecco qui sto mangiando visto?
    La sua faccia suggeriva che stava continuando a parlare per non lasciarsi sfuggire qualche verso di soddisfazione per via del buon pasto che gli avevano offerto. Senza smettere di mangiare, Jack tornò a guardare prima una e poi l'altra, interrogandole entrambe con la forchetta mezza vuota.
    Si può sapere però che ci fate qui? Non mi dispiace il servizio in camera ma... è insolito. Non è che volete avvelenarmi vero?
    Per un attimo esitò ad aggiungere un altro boccone, ma mentre le fissava con falsa diffidenza continuò a mangiare seppur molto più lentamente.
     
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    Niniel non aveva la più pallida idea dei pensieri osceni che stava facendo Jack vedendola vestita in quel modo. Lei aveva trovato quei vestiti "carinissimi" poiché le ricordavano vagamente una ballerina, ma con un tocco più dark. Ma in generale Niniel non credeva che potesse suscitare qualche strano pensiero in quella sua forma infantile. Era rimasta ancora abbastanza ingenua su quei argomenti. Il commento acido di Jack venne ignorato da Niniel, ma non le sfuggì l'aneddoto della sua infanzia povera. Le venne da pensare che avendo avuto una infanzia così povera, era normale che Jack si era legato particolarmente al lusso e non voleva più rinunciarci per niente al mondo. Nonostante le battute dell'uomo, non servì insistere oltre, dato che Vanelope lo minacciò con un semplice gesto e lo convinse ad obbedire al loro gentile pensiero. Gli lasciò la forchetta mentre Niniel si accomodava sulla sedia di fronte alla scrivania di Jack. Vanelope invece rimase seduta sulla scrivania con le mani poggiate sul mobile ma lo sguardo fisso su di lui. Le sfuggì una smorfia divertita e leggermente indignata alla sua piccola insinuazione.
    Tsè, ma per chi mi hai presa? Non è ovvio? Ho perso una scommessa con la mocciosetta. Rispose Vanelope anche un pochino annoiata, ma curiosa di vedere cosa voleva dire Niniel a Jack, dato che aveva chiesto la sua presenza ed il suo aiuto per accedere nel suo ufficio. Difatti la campionessa si voltò verso Niniel in attesa che parlasse. Lei si schiarì la voce, sentendosi un pizzico intimidita. Dopotutto doveva molto a Jack, e andare via proprio quando sembrava aver bisogno di una mano, poteva risultare scortese. Infondo però, sapeva che se avesse potuto dargli una mano in qualche modo, glielo avrebbe sicuramente chiesto, quindi se non le parlava di ciò che stava facendo, era perché fossero affari suoi personali.
    Ultimamente sei così indaffarato che non sono riuscita a trovare un attimo per parlarti. Volevo semplicemente dirti che volevo tornare a casa, da Eloy, dai miei amici. Ormai la umbrella non è più un problema, non serve che mi proteggi, nessuno mi darà la caccia. Inoltre Eloy ha bisogno di una mano, non volevo andarmene via e farti trovare solo un banale biglietto. Ci tenevo a parlartene.
    Affermò Niniel, giocherellando nervosamente con le mani sui braccioli della sedia. Vanelope invece si mise a braccia conserte, aspettando che finissero le chiacchiere prestissimo.
     
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