Un incubo decisamente TROPPO realistico

Per Exo e il suo cavallo selvaggio

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  1. MidoriNoBakeneko
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    Quando Gabriel ebbe finito la propria sfuriata, si sentiva svuotato. Svuotato dallo shock che l'aveva colto nello scoprire che Hecarim esisteva davvero, svuotato dello stress accumulato in quel periodo e, per assurdo, libero persino dall'opprimente furia che aveva provato nel realizzare la verità. Ciò che però aveva dimenticato per via di quella sensazione simile alla soddisfazione che lo colse una volta finito, era che l'Hecarim dei suoi incubi era esattamente il tipo di personalità che non avrebbe MAI accettato bonariamente il suo sfogo e quell'Hecarim... era proprio davanti a lui in carne e ossa. Quindi sussultò ancor prima di venir afferrato, ma i suoi riflessi provati non gli permisero di scostarsi per tempo, finendo inevitabilmente bloccato in quella morsa micidiale. L'unica cosa che poté fare fu afferrare la mano enorme che lo stringeva per tentare, con ogni forza, di staccarla dalla sua faccia... con scarsi risultati. Il centauro era gigantesco anche nella sua forma umana e il fatto che Gabriel fosse di suo un ragazzo minuto che raggiungeva a malapena il metro e settanta, non lo aiutava di sicuro a imporsi su una figura tanto maestosa. Il rosso digrignò i denti, non riuscendo neppure a parlare tanto le guance gli dolevano e fu costretto a mettersi in punta di piedi per seguire la stretta dell'uomo. Se fino a quel momento era stato solo irritante vedere il suo sguardo arrogante squadrarlo da capo a piedi con quel ghigno soddisfatto, nel leggere l'ira dentro le sue pupille Gabriel iniziò ad avere paura. I ricordi del loro incontro erano fin troppo vividi nella sua mente, dopo averli sognati e risognati per mesi gli si erano stampati a fuoco nel cervello, e non voleva assolutamente ripetere simili esperienze. Lui... ne era convinto. Stessa cosa non si poteva dire tuttavia del suo corpo, che sentendo l'erezione di Hecarim premere contro di lui rispose inarcandosi immediatamente verso quella frizione. I pettorali erano gonfi sotto la camicia dell'uniforme scolastica, i capezzoli turgidi e bisognosi d'attenzioni; ogni muscolo era teso e la pelle ricoperta di brividi visibili mentre l'unica parte di lui che mai avrebbe voluto mostrare a quel bruto in un simile momento pulsava praticamente dalla voglia, tanto che una macchia di "umori" bagnava già i suoi boxer e minacciava di fare altrettanto con i sottili pantaloni eleganti che indossava. Le sue parole lo investirono come un treno a piena velocità. Durante tutto il discorso ebbe più di un sussulto, un po' come una stupida ragazzina innamorata... e purtroppo il femminile non era tanto per dire. Davanti a quella mole di parole ogni ricordo della loro notte gli passava davanti come un memento e mano mano che succedeva, si sentiva sempre meno virile nonostante quel giorno avesse fatto di tutto per apparire come un ragazzo qualunque che voleva solo uscire con la ragazza carina che gli piaceva. Allora perché... perché maledizione, si ritrovava invece incastrato nella presa salda di un UOMO, molto più grande di lui, sia in termini di età effettiva che di dimensioni? Ma soprattutto... perché le sue parole lo calmarono, quasi? Se dapprima si sentì infuriato e rischiò di spezzarsi i denti a furia di digrignarli, tanto che un ringhio gli uscì dalla gola per quegli ordini che non aveva alcuna intenzione di ascoltare e ancora, le sue mani continuavano a muoversi smaniosamente per poterlo liberare dalla presa, quando Hecarim iniziò a spiegare le proprie ragioni il suo viso andò via via a stendersi: le sopracciglia aggrottate si tesero verso le tempie, gli occhioni si sgranarono leggermente, anche quello coperto dalla benda, mentre i denti serrati si rilassavano e le labbra si schiudevano in un moto di sorpresa. Le mani ri fermarono lungo il suo braccio, per un istante rilassate, basite quanto lui. Nei giorni passati insieme si era detto più volte che ciò che aveva provato era frutto di una Sindrome di Stoccolma, e il modo in cui il suo corpo iniziò a rilassarsi alla spiegazione del centauro gli diede la prova che aveva assolutamente ragione. Era ancora infuriato e del tutto deciso a respingerlo, certo, ma allora perché... riusciva anche a giustificarlo? Una stupida parte di sé sentiva addirittura di doverlo ringraziare per averlo risparmiato ed essersi trattenuto così a lungo, dannazione! Una reazione semplicemente ridicola se si contava che quel bastardo lo considerava palesemente il suo giocattolo e aveva violato la sua privacy spiandolo come uno stalker inquietante... un enorme stalker formato gigante. Come diavolo aveva fatto a nascondersi così a lungo, poi? Tutti quei pensieri cessarono di esistere nel momento in cui arrivò la mano di Hecarim addosso e le sue ultime parole gli raggiunsero le orecchie. Subito le mani scattarono a bloccargli il braccio che si avvicinava pericolosamente al suo sesso ma, chissà come, la sua presa non aveva alcuna forza effettiva, più simile a una carezza e ai graffi di un amante focoso su quell'avambraccio enorme che non a un'effettiva rivolta. A quel tocco, tutto il resto infatti svanì. Gabriel iniziò a concentrarsi sul proprio corpo e sulla sensazione dei muscoli dell'uomo premuti forzatamente contro di lui. Il suo viso era sempre stato così ipnotico? Così virile? Avrebbe voluto essere lui così... e invece era solo un ragazzino senza un solo pelo in viso la cui espressione si stava sciogliendo proprio sotto quello sguardo che ammirava tanto, divenendo languida, disperata, supplicante persino, con le guance arrossate e il sudore che iniziava a imperlarle leggermente la fronte e il collo. Una piccola gocciolina scivolò da esso per sparire tra i pettorali messi in mostra dalla camicia mezza aperta, proprio come se fosse stato il decolté di una donna, solo che al posto di due morbidi seni c'erano due pettorali gonfi per la muscolatura che aveva sviluppato in quei mesi e dai capezzoli altamente sensibili che non ormai premevano contro il sottile tessuto, quasi invocassero le sue attenzioni. Si sentiva ridicolo... ma al suo cazzo non sembrava importare un bel niente. Per questo quando finalmente la mano raggiunse la sua erezione e la strinse, gli occhi di Gabriel si ribaltarono, uno nascosto e uno messo ancora più in risalto dalle folte ciglia. Aveva voglia di gridare, di grugnire anzi, ma per via della presa del centauro finì semplicemente per mugolare come un verginello, quasi perdendo il controllo sulla propria lingua, che sarebbe uscita fuori dalle labbra se solo Hecarim non gliele stesse chiudendo a forza. Ringraziò per la prima volta i modi rozzi di quell'animale, perché non aveva alcuna intenzione di mostrargli la sua espressione da "cucciolo" in calore.
    Non voglio non voglio non voglio... non- NNNmmmh!!! NNNH! GGHHHHNNNNNH!
    Venne in modo osceno e umiliante, esattamente come Hecarim voleva, esattamente come gli era stato ordinato. La sua schiena si inarcò e il bacino scattò verso il suo tocco, strizzando di rimando le natiche sode il cui buchino nascosto pulsò terribilmente ad ogni singolo spasmo, proprio come se percepisse ogni singola scossa e bruciore del marchio che lo ornava. Riversò tutto il suo seme dentro agli stretti boxer, imbrattandoli proprio come il verginello che si sentiva. Ed era furioso, imbarazzato, svilito... ma quanto gli era mancata quella sensazione! Il suo corpo ne aveva bisogno, ne voleva ancora, e proprio come se della sua mente se ne sbattesse altamente, le mani che fino a quel momento avevano provato a liberarsi dalla presa di Hecarim gli finirono invece al petto, aggrappandosi ai suoi pettorali enormi mentre il giovane si sarebbe accasciato contro di lui se non lo avesse tenuto fermo, un po' come una fanciulla d'altri tempi che si appoggiava sul proprio cavaliere per non inciampare... peccato che loro non fossero niente di tutto ciò. Ansimava, mugolava e il bacino continuò a muoversi senza controllo verso la mano dell'uomo, proprio come se continuasse a bramare attenzioni, perché dopo mesi impossibilitato a venire... semplicemente una sola volta non sarebbe bastata. Non poteva.
    Fu solo un momento però, poi Gabriel si rese conto della propria figura e fece per premere su quegli stessi pettorali per rialzarsi o comunque tenersi lontano da lui. Non ci sarebbe voluto molto prima che iniziasse di nuovo a dimenarsi e ribellarsi per scappare da colui che si considerava il suo Padrone... Ma del resto, non era mai stato ubbidiente senza il giusto incoraggiamento, no? E non avrebbe di certo iniziato ora.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 22/4/2023, 14:27
     
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6 replies since 28/3/2023, 11:32   204 views
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