The Golden Tower

x Hyperion

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    New Vegas è la città che non riposa mai, il luogo dove ogni opportunità deve essere colta al volo senza esitazione, perchè chi si ferma è perduto o, peggio ancora, viene superato da qualcun'altro più audace. E qui tutti sanno che il più audace di tutti è Jack il Bello, tanto da aver costruito un nuovo palazzo dedicato completamente al gioco d'azzardo ed alle scommesse sugli scontri di debutto di nuovi aspiranti Gladiatori. Era inoltre impossibile vedere nitidamente la struttura del palazzo, dato che tutta la sua superficie risultava essere un enorme schermo dove poter trasmettere gli scontri efferati che avvenivano al suo interno Il nuovo grattacielo si ergeva su svariati piani, dalle porte dell'ingresso era praticamente impossibile vederne la vetta ed anche per una ragazza come Samantha, per quanto odiasse quei luoghi, era una visione da lasciare senza parole. La giovincella dai capelli smeraldini si era truccata appositamente per poter passare inosservata e mimetizzarsi al meglio all'interno di quell'ambiente a lei così poco congeniale. Aveva legato i capelli con due nastri neri, formando delle treccine che le cadevano sulle spalle, in modo fluente e leggero. Indossava un tutù in pelle nera, con delle calze a rete larga ed paio di stivali pesanti sempre dello stesso colore. Completava il look una borsetta che conteneva giusto qualche spiccio, ma riportava il marchio di una casa di moda prestigiosa, ovviamente falsificato, ma sufficiente a permetterle di superare la soglia d'ingresso dopo una audace perquisizione visiva da parte delle guardie all'ingresso. L'interno di quella struttura sarebbe risultato ancora più impressionante dell'esterno: una enorme scalinata dorata circondava il centro del palazzo, rappresentato da un ring circolare che aveva la caratteristica di muoversi costantemente dall'alto verso il basso, così da rendere gli scontri visibili in ogni piano in modo periodico. Ad ogni piano vi erano poi enormi saloni con slot machine, roulette e tavoli da poker, che, contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare, faticavano a gestire l'afflusso continuo di gente che tentava la fortuna in quella macchina che era nata solo ed esclusivamente per raccimolare soldi. All'apice di quell'enorme lingotto d'oro vi erano gli uffici che gestivano la sicurezza e la suite imperiale di Jack, anche se nessuno aveva idea di come fosse fatta. Appena varcata la soglia, Samantha avrebbe però potuto vedere l'enorme volto di Jack su tutti gli schermi di tutti i piani, probabilmente intenzionato a presentare l'inizio del prossimo scontro, così da attirare più attenzione e scommettitori possibili. La ragazza, colta anch'essa dalla curiosità, si sarebbe affacciata al centro, dopo aver salito le scale ed aver raggiunto il quinto piano. In realtà non era lì per guardare degli stupidi Gladiatori che si prendevano a pugni, ma la cosa poteva tornarle utile col piano che aveva in mente, rendendo tutto molto più interessante e divertente. Voleva manomettere tutta la strumentazione elettronica del posto, utilizzando il suo cellulare e l'applicazione che aveva sviluppato a casa, riprendendo intanto l'accaduto, per poi pubblicarlo nel proprio blog così da umiliare e beffeggiare ancora di più la struttura malsana su cui New vegas si basava. Un piano audace e pericoloso, dato che mai si era esposta così tanto in campo nemico sino a quel momento. Ma si sentiva fiduciosa e nulla la avrebbe fermata.
     
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    La fortuna era dalla parte di Samatha: oltre al caos immane provocato dall'affluenza di persone, motivate dall'inaugurazione di quella nuova struttura di intrattenimento, l'uomo del main event non era ancora arrivato e questo aveva messo in subbuglio tutto quanto. Mentre gli schermi mandavano in loop un messaggio registrato di Jack Il Bello in persona che invitava tutti a "prepararsi all'evento principale", Samantha riuscì quindi ad infiltrarsi molto facilmente eludendo la sicurezza troppo impegnata a dedicarsi ai subbugli che si verificavano tra i piani dove la gente impaziente dava via a sporadiche risse e disordini. Quando arrivò dentro non le fu difficile individuare e iniziare a interagire col mainframe e i dispositivi tecnologici di quel luogo, ma avrebbe dovuto capire essendo una tipa sveglia che quel sistema non lo aveva organizzato uno sprovveduto. Somigliava ad un lavoro perfetto, compiuto però in maniera svogliatissima, priva di stimoli, un pò come se avesse provato a costruire qualcosa di interessante ma resosi conto che nessuno poteva tenergli testa lo avesse lasciato a metà. Chiaramente un peccato di boria da parte del programmatore. Mentre si divertiva ad hackerare il sistema, Samantha avrebbe potuto assistere alla società di New Vegas al massimo della sua espressione: un sacco di americani gonfi di ego e di patriottismo impazienti di trangugiare birra e cibo di poco valore spacciandolo per nettare divino, impazienti di un intrattenimento violento e gratuito, circondati da un lusso che non gli apparteneva in realtà, ma che faceva parte della loro cultura e che quindi valeva la pena difendere. Ogni tanto le passava di fianco qualche ragazza vestita da coniglietta che le lanciava occhiatacce sospette, ma nulla che potesse impensierire Samantha. Dato il malcontento crescente del pubblico, gli organizzatori decisero di mandare in scena i gladiatori con largo anticipo, che subito catalizzarono l'attenzione del pubblico: circondati da luci e telecamere, sarebbero stati facili prede degli scherzi di Samantha. Da un lato ci sarebbe stato una presenza ricorrente nelle scene dei Gladiatori recenti, il famoso "Dino Boy" che con la sua montagna di muscoli e il corpo da dinosauro stava facendo manbassa della concorrenza di bassa lega. Anche se aveva chiaramente una testa da dinosauro, portava comunque una maschera da wrestler messicano per celare la sua identità. Dall'altro c'era un tizio che si faceva chiamare semplicemente "Circus" e indossava un ampio costume da clown che gli dava un'aria goffa e in sovrappeso, ma a rendere inquietante la sua figura c'era un cappuccio da boia a coprirgli il volto tenuto ancorato alla gola da un cappio da patibolo spezzato. Adesso lo spettacolo di Samantha poteva iniziare, perché di Jack Il Bello non c'era ancora nessuna traccia.
     
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    Samantha si sarebbe guardata un po' attorno,così da essere sicura di non ricevere attenzioni indesiderate e, a parte per quelle donne ridicole vestite da conigliette, che sembravano più che altro invidiose del fatto che lei si potesse vestire normalmente, libera da quel sistema perverso, nessun sembrava interessato a lei. In mezzo a quella folla, inoltre, non era che un ago in pagliaio, quindi non le sarebbe stato difficile operare in tutta tranquillità. Avrebbe portato la mano dentro la borsetta, estraendo un paio di occhiali leggermente oscurati. Avrebbe poi mosso qualche opzione sul suo cellulare, attivando quelli che altro non erano che degli occhiali a visione digitale, che le permettevano di vedere il codice informatico della struttura in cui si trovava, come se fosse stata davanti ad un computer. Avrebbe analizzato il codice senza apportare modifiche, inizialmente, cercando di trovare un valido punto di accesso senza dare troppo nell'occhio e, ciò di cui si sarebbe stupita sarebbe stato il fatto che quel codice sembrava sviluppato da un sempliciotto qualsiasi. Persino lei sarebbe stata in grado di fare di meglio, con molte probabilità, anzi...sicuramente! Presa forse dalla boria del momento e dalla preda facile che aveva davanti, Samantha non avrebbe nemmeno preso in considerazione il fatto che quella potesse essere una trappola ideata da qualcuno ben più abile di quanto potesse sembrare. Avrebbe iniziato a a muovere le dita sul palmare, in modo frenetico e quasi impossibile da decifrare, mentre lo sguardo si allungava sul ring di quei due Gladiatori intenti a dare inizio al loro spettacolo. Samantha si era un po' informate sulle regole di quegli incontri e sapeva bene dove puntare per rovinare il tutto ed infatti avrebbe agito prontamente. Sopra il ring svolazzavano alcune telecamere, che consentivano di proiettare lo scontro in tutto l'edificio ed all'esterno. La ragazzina avrebbe hackerato i controlli di una delle telecamera, che, come da regolamento, non dovevano essere distrutte durante i combattimenti, pena severe punizioni o perdite di punti. Questa sarebbe quindi diventata l'arma di Samantha, la quale, nei momenti meno opportuni per i due contendenti, la avrebbe fatta svolazzare contro di loro, facendoli sbattere uno contro l'altro, o magari inciampare sui loro stessi passi, o creando una confusione tale da creare delle vere e proprie scene comiche. E se una telecamera non era sufficiente ne avrebbe hackerata un'altra ed un'altra ancora, rendendo sempre più complesso il tutto, trasformando il ring in un incontro di dodgeball più che in un vero e proprio combattimento.
    Per non farsi individuare facilmente, Samantha, con intervalli di 15 minuti, si sarebbe spostata da un piano all'altro dell'edificio, così da non dare ulteriori sospetti, visto anche che quella confusione avrebbe sicuramente attirato l'attenzione di qualcuno, prima o poi. Il piano della ragazza non era però concluso. Vista la semplicità del codice di quel l'enorme edifico. Samantha avrebbe osato ulteriormente, prendendo di mira anche le marie macchinette presenti nelle aree del gioco d'azzardo. Piano dopo piano, infatti, molti dei giocatori avrebbe iniziato a vincere, prima con premi bassi per poi salire e salire, con il reale rischio di creare una perdita consistente a quel sistema basatosi sulle perdite altrui. Samantha era emozionatissima, quando aveva messo in piedi il suo piano, ideato già nel momento in cui era stata dichiarata la costruzione di quell'edificio, non si sarebbe mai aspettata di poter ottenere un effetto simile. Era spensierata e sorrideva allegra, come se si fosse trovata ad un lunapark, ed a poco a poco il suo basso profilo si stava facendo sempre più evidente.
     
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    Samantha fu abile, non solo a violare il sistema ma anche a gestire bene le distrazioni. Non solo si preoccupò di spostarsi ad intervalli regolari, ma ebbe la saggia idea di interagire anche con le macchine all'interno della struttura e non solo sui gladiatori. In questo modo, mentre quei due combattevano in maniera goffa e caotica compromettendo lo spettacolo, il pubblico non faceva niente per aiutarli o preoccuparsi di cercare un'eventuale intrusa che poteva creare dei problemi: erano troppo impegnati a vincere e il caso che generavano quelle vittorie cospicue finiva inevitabilmente per distrarre i responsabili con segnalazioni continue di problemi. In pochi minuti l'intera struttura venne gettata nella confusione più totale, alimentata anche dai gladiatori coinvolti che, frustrati, iniziarono a prendersela con le telecamere stesse.
    Americani! Finalmente è arrivato il vostro signore delle cerimonie!
    Fu a quel punto che fece la sua trionfale entrata in scena Jack Il Bello in persona, spalancando le porte dell'entrata principale aspettandosi un'accoglienza infiammata e un grido di assoluto giubilo. Era perfino tutto in tiro: aveva imitato l'abbigliamento di un vecchio campione indossando un completo bianco, una camicia azzurra e una cravatta rossa, accompagnato dalle sue distintive maniche alzate fino a sotto il gomito per farsi vedere come uomo del popolo, pronto a rimboccarsi le maniche quando serve. Ma il suo pomposo gioco di presentazioni subì una brusca frenata d'arresto quando si rese conto che nessuno gli stava dando la minima attenzione, e tutti erano troppo impegnati a mescolarsi in quel caos informe in cui si era trasformato il suo edificio. Con le mani ancorate al petto del suo completo, Jack fissò stupefatto quello spettacolo con gli occhi sgranati, e la rabbia che lentamente stava montando. Dovette sforzarsi non poco per non rendere palese quanto il suo sguardo stesse per esplodere e l'unica cosa che gli permise di non gridare come un'animale era la volontà di riportare l'ordine nel suo regno. Avvicinò l'orologio da polso che aveva sulla destra ala bocca e con un'aria mortalmente seria prese la situazione in mano.
    Ultron... scansione completa del nuovo edificio.
    Il sistema è stato manomesso da un agente esterno, ha agito molto velocemente.
    E questo è successo sotto il tuo CAZZO di naso?
    Gli ordini erano di monitorare l'esterno, avevi detto che il software era inattaccabile, anche se non ci hai dedicato molta attenzione. Ti ho anche detto che potevo controllarlo per essere sicuro ma non hai voluto, e Niniel ti ha anche detto che non dovevi dare ascolto al tuo ego...
    Cosa cazzo sei un guardiano o il fottuto grillo parlante??? Trovalo! Trova l'intruso maledizione!
    Ha già escluso intrusioni esterne dal suo gioco, se forzassi la mano potrebbero trapelare informazioni su di me...
    Dopo un lungo sospiro durante la quale Jack si passò entrambe le mani prima sul volto e poi sui capelli alla ricerca della calma, l'uomo prese l'iniziativa.
    D'accordo... lo farò io.
    Nonostante il suo temperamento e la sua personalità, Jack Atlas rimaneva un genio che di sicuro non poteva raggiungere il suo status solo con la fortuna e l'inganno. Jack aveva sottovalutato la situazione e commesso un errore, ma non significava che non poteva risolverlo. Liberatosi della giacca frettolosamente, Jack si sfilò la camicia dai pantaloni e raggiunse rapidamente uno dei mainframe distribuiti in tutto l'edificio, necessari in numero maggiore per gestire la sicurezza alla perfezione. Sganciò un paio di schermi e qualche altro pezzo dai computer vicini per costruirsi un palmare veloce e utilizzò le connessioni del suo orologio per scaricare i dati necessari e connetterlo alla rete. In pochi secondi la faccia di Jack rifletteva già tutte le informazioni che si erano accumulate fino a quel momento, dandogli un quadro della situazione.
    Se hai almeno accesso alle telecamere mandami le registrazioni di queste coordinate a questi orari. Veloce.
    Prima ancora di risolvere il problema avrebbe capito con chi aveva a che fare. La ragazza poteva passare indisturbata agli occhi di chi non la conosceva, ma Jack che la considerava un nemico pubblico seppe subito cosa cercare. L'unica persona che non si amalgamava alla massa era il suo obbiettivo. Una volta individuato il problema, Jack mandò dei virus nel suo stesso sistema per infettare quello della ragazza così che presto o tardi avrebbe dovuto fermarsi comunque, e non sarebbe più riuscita a muoversi liberamente. Fatto ciò, ricostruì i suoi movimenti e capì che si stava mettendo in trappola da sola: spostandosi ogni 15 minuti era salita sempre di più, e ben presto sarebbe arrivata in cima al palazzo. L'unica spiegazione logica era dedurre che sulla sommità di quel posto avesse predisposto un piano di fuga... e quello sarebbe stato la sua fine.
    Non entrare nel sistema, mi serve un'operazione esterna. Mi raccomando: discrezione. Un paio di droni basteranno. Ecco cosa devi fare...
    Il piano di Jack era semplice: far credere alla sua preda di avere una possibilità di fuga, spingerla verso la sua unica possibilità e intrappolarla in cima al tetto dove i droni di Ultron avrebbero sabotato eventuali vie di fuga e l'avrebbero accerchiata. Jack si sarebbe limitato ad assecondare il suo programma, seguendola lentamente facendole pensare che l'idea di cambiare postazione ogni 15 minuti fosse sufficiente a tenersi in sicurezza, così l'avrebbe colta di sorpresa. Non gli importava di risolvere il problema velocemente, né di recuperare lo spettacolo di quella sera. Voleva sconfiggere quella ragazza e umiliarla al suo stesso gioco, solo così sarebbe stato soddisfatto. Cambiarle i piani, inviarle virus nei suoi sistemi e toglierle ogni via di fuga erano le mosse perfette per metterla sotto scacco. Se tutto fosse andato secondo i piani, lei e Jack si sarebbero ritrovati sul tetto bloccati in uno stallo alla messicana che purtroppo la ragazza aveva già perso.
     
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    Era chiaro come tutto quel caos non sarebbe potuto passare inosservato, o almeno non all'infinito, tanto più che ormai quel luogo era diventato un vero e proprio marasma di persone intente ad arraffare più denaro possibile tramite i bug che apparentemente stavano colpendo le varie macchinette da gioco. La sicurezza del posto era già abbastanza impegnata a tenere a bada quella folla impazzita, figurarsi se avrebbero badato ad una ragazzina con il cellulare che passava da un paio all'altro dell'edificio in apparente tranquillità. L'attenzione con cui si stava però dedicando al suo lavoro fece sì che Samantha non si sarebbe nemmeno accorta dell'arrivo del personaggio principe di quel luogo, Jack il Bello. Volendo avrebbe potuto godersi la sua faccia guardandolo da una delle telecamere, ma non le passò minimamente per la testa, continuando invece a creare scompiglio e mandando in fumo anche quell'incontro tra Gladiatori, che apparentemente non avevano nemmeno loro più voglia di combattere. Piano dopo piano la ragazza si sarebbe avvicinata all'attico, ove avrebbe dato sfoggio delle sue abilità per tentare la fuga, planando semplicemente nel palazzo più vicino grazia al suo controllo del vento, che ancora non le permetteva di volare, ma di attutire una caduta sì. Sembrava ormai inevitabile la sua fuga, quando ad un tratto il codice avrebbe iniziato a cambiare sotto i suoi occhi, riportandola per un istante nel mondo reale. Si sarebbe fermata, vedendo subito come qualcuno si era finalmente degnato di sfidarla sul campo informatico, attaccandola con virus e sabotaggi degni di un esperto. Non sarebbe stato affatto semplice per Samantha tenere testa a quello sconosciuto, anzi, riusciva a stargli dietro appena a sufficienza per mantenere sicuro il proprio sistema, impegnandola ancora più del dovuto e facendola concentrare completamente sul suo scopo, rendendo l'ambiente attorno a lei completamente inesistente. Dopo alcuni minuti il sorriso di Samantha si sarebbe trasformato in un volto serio e pensieroso, per poi incupirsi definitivamente quando l'avversario avrebbe iniziato a colpirla più duramente, mettendo in risalto la loro differenza in termini informatici. A quel punto, innervosita, avrebbe chiuso completamente il palmare, togliendosi gli occhiali e riponendo il tutto nella propria borsetta. Dopotutto era ormai arrivata all'ultimo piano, non aveva altro da fare che togliere le tende ormai. L'unica cosa che la separava dall'esterno era una scala a chiocciola, che la avrebbe portata sul tetto a cielo aperto, luogo ove probabilmente la vista sarebbe stata eccezionale e sbalorditiva. Certo, sempre che non vi fosse stato qualcuno o qualcosa a rovinare quell'esperienza.
     
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    Appena arrivò sul tetto dopo quella scomoda scala a chiocciola, Samantha sentì immediatamente l'odore della libertà, reso forse umidiccio dall'imminente pioggia in arrivo ma il suo piano sembrava destinato a completarsi senza intoppi. Prima che potesse lanciarsi però, la ragazza venne completamente circondata da una moltitudine di droni metallici che le puntarono addosso delle luci estremamente intense, abbastanza luminose da destabilizzare anche i sensi di un combattente. Iniziarono ad emettere un suono molto fastidioso che aveva lo stesso scopo della luce, ovvero confonderle i sensi e farla sentire completamente all'angolo. L'unica cosa che poteva sentire chiaramente era l'incedere lento di un paio di scarpe rese rumorose dalle placche metalliche decorative che le impreziosivano e le rendevano decisamente pacchiane. Una persona sola era al suo inseguimento ma sarebbe bastata a farla tremare, poco ma sicuro. Illuminato da quei fari intensi, sarebbe sbucato dalla stessa scalinata presa da Samantha proprio Jack Il Bello. Non poteva vederlo chiaramente in faccia inizialmente a causa delle luci, e in quel momento con la pioggia che iniziava a cadere e il rumore dei pericolosi droni a circondarla somigliava quasi ad un oscuro inquisitore giunto fin lì a giudicarla. Si muoveva perfino lentamente come se volesse instillare in lei il terrore di una punizione lenta e dolorosa. Ma appena furono a pochi metri di distanza, Samantha lo vide piegarsi in avanti, afferrando le sue stesse ginocchia con le mani ed iniziando a respirare affannosamente spezzando tutto l'incanto del momento.
    Uff... uff!!! Porca puttana quante scale! Ma brutta troia come ti è venuto in mente di scappare fino a qui?! La milza cazzo... sono fuori allenamento...
    Tenendosi il fianco dolorosamente, Jack si rimise in piedi, trasformando quell'espressione dolente in una rabbiosa, puntandola dritta negli occhi di Samanta deciso a farle capire che non era lì per scherzare.
    Hai fatto un bel pò di danni stasera ragazzina... come hai intenzione di ripagare? La Atlas Game non è famosa per i suoi sconti...
    Al fine di rendere chiaro che non era nella posizione di scappare, i droni eseguirono il classico rumore che fanno delle armi di grosso calibro quando vengono caricate all'unisono, e iniziarono a puntare i loro laser verso la testa e le gambe di Samantha. Se Jack non era riuscita ad intimorirla, forse questo avrebbe funzionato.
     
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    La pioggia non era stata prevista da Samantha, ma finchè era così leggera non avrebbe creato troppi problemi, anzi, la avrebbe forse aiutata a coprire la sua imminente fuga dalla scena del crimine, dato che quasi nessuno la avrebbe cercata all'esterno, con il maltempo. Il problema di quel ragionamento semplice e linerare, però, stava appunto nel "quasi", dato che poco prima di prepararsi per il balzo fal grattacielo dei droni sarebbero apaprsi dal nulla, accecandole la vista e confondendola con quei rumori infernali. Istintivamente avrebbe portato le mani alle orecchie, socchiudendo gli occhi mentre cercava di rimettere a fuoco l'immagine, fintanto che, dallo stupore, cadeva a terra con il sedere e le gambe incrociate. Era chiaro che era stata scoperta, ma se lì ad attenderl vi erano dei droni allora significava che poteva ancora farcela, poteva fuggire. Ma utilizzare le proprie capacità in quelle condizioni le sarebbe stato impossibile. Avrebbe cercato di rialzarsi, tenendo le mani sulle orecchie, mentre ora intravedeva una figura che si avvicinava, in modo calmo e deciso. Chi era? Sicuramente nessuno che Samantha avrebbe avuto piacere di conoscere. Qualcuno della sicurezza probabilmente o, peggio ancora, una Gladiatore. Ma tutte quelle supposizioni si sarebbero rivelate errate quando davanti a lei sarebbe apparsa la sua peggiore nemesi, l'uomo che odiava più di ogni altra cosa al mondo, colui che voleva distruggere e portare nello stesso baratro in cui aveva gettato sua madre. La smorfia di paura che aveva sul volto sarebbe presto mutata in rabbia pronta a ribattere alle parole che, in modo confuso, Samantha era stata in grado di comprendere. Peccato che la sua impulsività venne bloccata dal rumore delle armi cariche di quei droni, pronti a riempirla di buchi se solo si azzardava a fare un passo falso. Se fossero stati da soli avreebbe potuto cercare di gettarlo giù dal palazzo che una corrente d'aria potente, ma non avrebbe potuto fare nulla del genere in quel momento.
    Sei tu che devi ripagarmi per ciò che hai fatto a mia madre ed alla mia vita! Questo non è nulla, bastardo! Tu ed i tuoi Gladiatori, ve la farò pagare in tutti i modi possibili! AAAAAAHHHHHH!
    Con quell'urlo finale Samantha avrebbe distaccato le mani dalle orecchie, cercando di correre contro Jack per cingerlo con le braccia, così da ancorarsi a lui e rendere i droni inoffensivi, visto che sparare alla ragazza avrebbe voluto dire sparare anche al loro capo. Avrebbe quindi cercato di concentrare tutte le proprie capacità su di loro, così da tentare di sollevarli da terra per potersi librare in aria ed avvicinarsi così al bordo del palazzo. Purtroppo, però, quello non era un film a lieto fine o con un colpo di scena. Per quanto stesse urlando e tentando in tutti i modi di attivare le proprie capacità oltre i propri limiti, la ragazzina non riusciva a fare nulla, ottenendo solamente il risultato di far scendere una leggra goccia di sangue dal naso. E ben presto la bresa attorno a Jack si sarebbe fatta meno salda, anche se probabilmente non sarebbe comunque riuscita a bloccarlo in ogni caso.
     
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    A quel punto, il rumore assordante dei droni iniziava a dare fastidio anche a Jack, tanto che le parole di Samantha non arrivarono proprio chiarissime alle orecchie dell'inventore che tra la pioggia e lo stupore aveva iniziato a fissarla con sguardo confuso e palpebre semichiuse nella speranza di metterla a fuoco. La conosceva? Le aveva rubato qualche idea? Aveva venduto i suoi familiari a qualche signore della guerra nella wasteland? Non se lo ricordava proprio...
    Non so neanche chi cazzo sei tuuuu???
    Commentò spazientito, per poi vederla avvicinarsi repentinamente a lui per evitare il fuoco dei droni. Jack alzò subito le braccia per far capire alle macchine che non era il caso di sparare, anche perché la ragazzina sembrava disarmata e forse non poteva fare granché contro di lui. Appena iniziò a spingerlo con scarsi risultati, l'inventore si rese conto di quanto fosse assurda quella situazione, rimanendo perfino un pò deluso. Quello era sicuramente il peggior attacco alla sua persona che avessero mai portato avanti.
    Wow... è stato noiosamente troppo facile...
    Commentò, e mentre Samantha cercava di respingerlo, lui allungò una mano dietro la sua schiena, sganciando un piccolo congegno dalla cintura che fino a quel momento era rimasto camuffato tra i suoi vestiti come un oggetto qualsiasi, ma si rivelò in realtà essere uno dei suoi preziosissimi BWD, l'unico strumento su cui si potesse davvero affidare. Appena le braccia della ragazza iniziarono a cedere, lui le afferrò la testa per i capelli con la mancina, una presa salda e brutale che non si sarebbe preoccupato di certo di farle male mentre la strattonava all'indietro per costringerla a piegarsi con la schiena. Si concesse solo un istante per guardarla bene in faccia e cercare di capire chi fosse, ma realizzato che c'era molto poco a cui pensare, Jack le piantò il congegno a forma di aracnide metallico sul petto, così che potesse infilzarle la parte superiore della cassa toracica e connettersi direttamente col suo cuore e i suoi circuiti energetici. Samantha avrebbe sentito la sua pelle bruciare e la sua energia andare in tilt.
    Di solito è indolore e silenzioso, ma visto che mi hai fatto incazzare ho deciso che non ti concederò neanche il minimo riguardo... stronzetta.
    Fatto questo l'avrebbe lasciata andare, solo per piantarle il piede sul petto e spingerla via con forza, conficcando ancora più violentemente il BWD nella sua carne e facendola strisciare sul terreno bagnato di qualche metro. Fatto ciò, avrebbe accennato con le mani un segnale alle macchine così che smettessero di fare rumore e abbassassero le armi. Infine, evocò tra le mani una pistola di grosso calibro, caricandola con la dovuta perizia per poi lanciarla verso la ragazza.
    Avanti! Hai messo in piedi questo teatrino! Volevi dare spettacolo, non è così? Avanti, mostramelo! Intrattienimi! Fammi vedere di cosa sei capace!
    Allargò le braccia, non prima di aver sbattuto le mani sul petto e aver fatto saltare il primo bottone della sua camicia allargandolo, così da mettere in mostra la sua stessa pelle, dandole un bersaglio da colpire. Samantha aveva la pistola e aveva il suo bersaglio... ma si sarebbe ben presto resa conto che non poteva farlo. La sua mente, per quanto forte, glielo impediva. Qualcosa la stava controllando sotto lo sguardo divertito e soddisfatto di Jack.
     
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    Non era pronta, Samantha sapeva benissimo che nel suo stato attuale non poteva fare nulla di concreto per fermare Jack da sola, visto che altrimenti, a quest'ora, ci avrebbe già pensato qualcun'altro prima di lei, ad eliminarlo. Ma la foga del momento, la rabbia, l'inattesa possibilità di porre fine all'angoscia che la tormentava da uqnado sua madre aveva subito quell'incidente avrebbero avuto la meglio, portandola a compiere l'azione più stupida che poteva compiere, ovvero cercare di attaccarlo. Ma era troppo debole ed il rumore di quelle macchine la aveva destabilizzata a sufficienza da non permetterle di sfruttare adeguatamente le proprie capacità. Avrebbe urlato leggermente dolorante quando l'uomo le avreebbe tirato indietro la testa tirandola per i capelli, ma quello sarebbe stato nulla in confronto al dolore che avrebbe provato al suo petto quando quello strano marchingegno si sarebbe conficcato nella sua carne. Subito la presa attorno alla cinta di Jack sarebbe venuta a mancare, con entrambe le mani che si stringevano sul petto. Il calcio subito, però, non avrebbe fatto altro che far affondare quella macchina ancora più a fondo, rendendola praticamente irremovibile, se non probabilmente strappandosi proprio la carne di dosso. Samantha sarebbe cadutta a terra, vevendo spinta verso il bordo del tetto, oltre il quale non vi era altro che il nulla, con il tempo che non accennava a migliorare. Avrebbe ascoltato le parole di Jack, confusa, impaurita e sempre con le mani al petto, notando il suo solito fare plateale mentre le lanciava contro una pistola, sfidandola. Samantha non aveva mai ucciso, non sapeva nemmeno cosa si potesse provare a compiere una azione efferata come togliere la vita a qualcuno. Nonostante quello, la mano destra si sarebbe avvicinata all'arma da fuoco, mentre tentava di sedersi a terra, tenendo l'altra mano sul petto. La pistola era pesantissima, più pesante di qualunque altro oggetto la ragazza avesse probabilmente mai provato ad alzare, o almeno questo era quello che stava provando ora. Era puntata dritta contro il petto di Jack, sarebbe stato impossibile mancarlo, persino per una come lei. Eppure, per quanto si stesse sforzando, non riusciva a premere il grilletto, come se una qualche strana forza le stesse bloccando il dito. E più si sforzava di farlo, più quell'affare impiantato sulla sua carne sembrava imporsi su di lei, attanagliandole il cuore ed il resto del corpo.
    Ch-che cosa mi hai fatto?! COSA MI HAI FATTO MALEDETTO?!
    Con rabbia e disperazione avrebbe gettato via la pistola, liberandosene, mentre la mano liberare si portava tra i capelli ed i suoi occhi iniziavano a sporcarsi di lacrime, le quali, lentamente, si sarebbero mescolate alle goccie di pioggia. Non sapeva che fare, era terrorizzata, ma non voleva demordere e forse proprio per quei sentimenti contrastanti e tipici di chi richiama in sè i più profondi istinti di sopravvivenza, Samantha avrebbe tentato ancora una vorta di richiamare a sè le proprie capacità, spalancando le braccia in direzione dei droni con l'intento di generare delle correnti d'aria utili a spazzarli via e farli schiantare sul pavimento del tetto su cui si trovavano. Si sarebbe opposta con ogni forza alla macchina che le aveva impiantato nel petto Jack, lottando contro di essa, urlando disperatamente di dolore, ma cercando di dimostrare a quell'uomo che non aveva davanti a sè una semplice ragazzina qualunque e che doveva stare attento. Se fosse riuscita nel suo intento si sarebbe probabilmente sentita prosciugata, ma avrebbe lanciato a Jack uno sguardo rabbioso, mentre ancora una volta si sarebbe rivolto a lui, abbozzando poi un leggero ghigno. Se non poteva attaccarlo per qualche motivo poteva sempre farlo innervorsire.
    Quanti milioni hai perso questa sera, li hai già contati!
     
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    La vide fallire con soddisfazione, e quando la disperazione prese il sopravvento lei gettò via la pistola e Jack si infilò le mani nelle tasche, senza perdere quel ghigno soddisfatto sul volto. Iniziò poi a camminare lentamente verso di lei, con passi pesanti sul pavimento coperto di pioggia. Vide Samantha tentare di usare delle misteriose abilità a base di vento per deviare i suoi droni e provare a colpirlo con essi, ma Jack veniva a malapena sfiorato e non smetteva mai di camminare con la stessa incedente cadenza, come se ciò che gli succedesse attorno non rappresentasse nulla per lui, come se avesse già calcolato tutto. Povera stupida... come poteva opporsi al BWD? La sua mente era già nel palmo della mano di Jack, e poteva disporne come voleva. Quando Samanta però riprese a parlare dei soldi, il sorrisetto compiaciuto sulla faccia di Jack scomparve, lasciando spazio ad un'espressione di disprezzo e rabbia che non sarebbe mai riuscito a nascondere. Per farle capire con cosa aveva a che fare, si fermò davanti a lei mantenendo una distanza di qualche metro, poi le puntò l'indice contro e le fece irrigidire la schiena, poi con un gesto fluido della mano verso l'alto la costrinse a rimettersi in piedi. La stava controllando come una bambolina, come un burattinaio fa con la sua marionetta.
    Lo vuoi sapere? Sì, li ho già contati... e li sto ancora contando adesso... perché i danni che hai fatto non sono istantanei, si protrarranno nel tempo e probabilmente peggioreranno anche. Puoi goderti quel sorrisetto soddisfatto se vuoi, perché hai fatto danno puoi scommetterci.
    Mentre le rispondeva con la bocca piena di disprezzo, Jack la costrinse a camminare fino al limite del tetto, dove Samanta si sarebbe ritrovata davanti ad un grande vuoto. Neanche un corpo ben allenato poteva sopravvivere ad una caduta del genere e Samantha poteva sentire le braccia morbide, quindi non sarebbe neanche riuscita ad irrigidire il corpo per limitare i danni. Se Jack la obbligava a cadere sarebbe morta e sarebbe perfino sembrato un suicidio, quindi nessuno lo avrebbe accusato. Lui si affiancò a lei, se qualcuno lo avesse ripreso da lontano sarebbe sembrato che Jack stesse cercando di convincerla a buttarsi, mentre le sue parole invece dicevano tutt'altro.
    Potrei vendicarmi facendoti buttare da qui... passerei per il filantropo che ha provato a salvare il criminale che lo ha truffato, forse non sarebbe una grande compensazione ma di sicuro qualche libro potrei scriverlo... e poi la tua faccia spappolata a terra mi sarebbe una grande soddisfazione...
    Il pavimento era bagnato, il cornicione del tetto stretto, Samantha avrebbe avuto la sensazione costante di poter cadere da un momento all'altro. La sua vita era nelle mani di Jack.
    Avanti... pisciati addosso per me. Lo so che te la stai facendo sotto.
     
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    I colpi di Samantha sarebbero andati a vuoto, esattamente come ogni altro tentativo nel cercare di muovere il proprio corpo a dovere, così da permetterle di fare qualcosa per potersi liberare di quella opprimente sensazione di oppressione che aveva nel corpo. La ragazza avrebbe solamente potuto compiacersi qualche secondo della faccia infuriata di Jack, dato che quest'ultima la avrebbe poi mossa come un burattinaio verso il cornicione del tetto, mentre invano lei tentava di frenare i propri passi. Non soffriva di vertigini, non era una fobia che la attanagliava, ma la vista di quel precipizio davanti a sè le ricordava quella volta che aveva tentato di suicidarsi, salvandosi per un pelo. Sapeva bene cosa voleva dire provare la sensazione di vuoto, il lasciarsi completamente andare. Ma questa volta non aveva alcuna intenzione di accettare la sua fine, non ci stava, aveva ancora molto da far pagare a Jack per la sua vita rovinata, non poteva finire, così. Aveva paura, terrore, non riusciva a smuoversi da quella posizione, mentre sentiva le braccia morbide ed incapaci di dimenarsi o di permetterle di utilizzare il suo potere adeguatamente. Era confusa e non sapeva nemmeno lei cosa fare e la prospettiva descritta da Jack non era certo delle migliori, dato che, conoscendo New Vegas, sarebbe potuta decisamente finire come stava raccontando. Le gambe si sarebbero serrate all'altezza delle ginocchia, mentre iniziavano leggermente a tremare, con lo sguardo della ragazza che non riusciva a staccarsi dal baratro che aveva ad un passo da lei. La voce spezzata di Samantha sarebbe stata in estremo constrasto con quella di poco prima che mirava a deridere ed umiliare il suo carnefice. Balbettava, non sapeva come controbattere ed in aggiunta, quelle ultime parole di Jack le avrebbero fatto capire ulteriormente come quel corpo non le apparteneva più in modo completo. A poco a poco, infatti, le mutandine di Samantha si sarebbero inumidite, creando in pochi attimi dei rivoli che si sarebbero allungati lungo le sui coscie, per poi distaccarsi dalla sua pelle all'altezza delle ginocchia incrociata, andando pian piano a generare una pozzanghera proprio sotto i suoi piedi, mista alla pioggia che stava scendendo sopra di loro. La ragazza dai capelli verdi non se ne sarebbe quasi accorta, ma appena avrebbe osservato le proprie gambe si sarebbe resa conto che non poteva fare nulla. Ma non voleva morire, non così.
    N-Non...NON VOGLIO MORIRE! TI PREGO!
    Un urlo disperato avrebbe abbandonato le sue labbra, mentre il suo intimo si bagnava sempre di più, in modo incontrollato e privo di alcun pudore. La mente di Samantha continuava a sussurrarle di cedere, di lasciarsi andare e lasciare il controllo a Jack, ma non si sarebbe arresa così facilmente. Anche se lo stava suppliccando di lasciarla vivere, se voleva trasformare quella nuova preda in un altro strumento a suo favore il filantropo avrebbe dovuto utilizzare altri mezzi, sporcandosi probabilmente un po' le mani...o facendole sporcare a qualcun'altro. Ma nemmeno davanti al vuoto che la separava dalla vita alla morte avrebbe pronunciato le fatidiche parole "farò quello che vuoi", sempre se questo era quello che Jack voleva sentirsi dire da una apparentemente sconosciuta che era riuscita ad hackerare il suo sistema, seppure codificato in fretta e furia.
     
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    Jack non aveva bisogno di sentirle dire che avrebbe fatto tutto ciò che voleva... Samantha aveva già perso il libero arbitrio oramai, era sua e non poteva farci niente, almeno finché il BWD rimaneva sul suo corpo. Ma fu comunque una soddisfazione immane vederla mentre perdeva il controllo della vescica per il terrore e l'oppressione che il suo nuovo aguzzino riusciva ad esercitare. Non era un modo per riparare ai danni che aveva provocato, ma ci andava decisamente vicino. In quegli istanti, Jack chiudeva gli occhi ed inspirava a pieni polmoni. Non era un vero e proprio feticcio, niente di così banale. Semplicemente serviva a staccarsi da quella torre di avorio e cemento che lo circondava, facendolo tornare a quando doveva sopravvivere per le strade di New Vegas, quando era solo un ragazzino con buone idee e pessime intenzioni, ma tanta voglia di sopravvivere. L'odore di sporco e di umiliazione mentre le nocche ti dolgono e l'altro bastardo se ne sta per terra a supplicarti di fermarsi... quella era una sensazione che nessun tesoro può darti. Jack riaprì gli occhi e con un movimento che ricordava quello di un gatto dispettoso, spinse con un dito Samanta premendo sulla testa, ma solo momentaneamente avrebbe dato l'idea che la stesse spingendo di sotto: la spinse piuttosto verso l'interno, facendola cadere si rovinosamente ma solo sul tetto, così che leggermente intontita potesse farsi un bagno nelle sue stesse lacrime. Quando fu a terra, Jack si piegò sulle ginocchia sopra di lei, come se volesse sedersi addosso a quella ragazzina, fissandola dritta negli occhi con l'aria di chi non è ancora del tutto soddisfatto, ma ha un piano.
    Oggi mi hai fatto perdere dei soldi, ma ti ricorderai questo giorno come quello in cui hai supplicato Jack Il Bello di salvarti la vita. Non dimenticartelo mai.
    Mentre parlava, i due energumeni che fino a poco prima se le stavano dando di santa ragione al centro dello stadio si affiancarono a lui: Dino Boy e Circus avevano raggiunto il loro capo e aspettavano istruzioni per sapere cosa dovevano fare. Jack si rialzò e sfilò dalla giacca un grosso sigaro che, per quanto bagnato, si sarebbe acceso comunque.
    Portatela alla Atlas Game, qui ci penso io...
    E mostrandole la suola di un grosso stivaletto nero in stile anfibio, Circus piantò un pestone sulla faccia di Samantha per privarla dei sensi, così che sarebbe stato più facile trasportarla senza guai. La ragazza si sarebbe risvegliata all'interno di una stanza misteriosa, a lei del tutto sconosciuta, ma che somigliava decisamente ad uno dei privè della Atlas Game: una grossa poltrona le faceva da giaciglio, in pelle e ben tenuta ma resa zuppa dal corpo della poveretta che era stata praticamente rapita. Intorno a lei quattro pareti tappezzate di un verde quasi ipnotico, illuminazione a soffitto elegante e preziosa, quasi fastidiosa per via della sua intensità. Una sola porta di uscita, ma era piuttosto palese che non poteva andarsene visto che quel grosso energumeno di Circus se ne stava proprio davanti alla porta con le braccia incrociate. Altri due dipendenti vestiti con abiti eleganti stavano montando un grosso telelvisore connesso alla rete davanti a Samantha, abbastanza vicino da darle ulteriormente fastidio agli occhi. Come se non bastasse i vestiti zuppi e il rivolo di sangue che si era solidificato dal suo naso. Appena sveglia, se avesse fatto una qualsiasi mossa, Samantha avrebbe sentito le possenti mani di Dino Boy afferrarle le spalle e costringerla a restare sul divano. Non le sarebbe stato possibile rispondergli con molta forza, perché Il BWD sul suo petto pulsava ancora e bruciava come l'inferno.
     
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    Alla spinta di Jack, la ragazza avrebbe socchiuso gli occhi, sentendo tutta la propria muscolatura venire meno, ma fortunatamente la caduta sarebbe durata solo qualche attimo, visto che il corpo si sarebbe sdraiato sul pavimento del tetto, bagnando completamente la schiena e la parte inferiore del corpo di Samantha. Riaprendo gli occhi, ansimando dalla paura e dall'agitazione, avrebbe visto Jack avvicinarsi sedendosi sopra di lei, dandole un messaggio decisamente chiaro, mentre facevano la comparsa altri due figure, ben note alla poveretta. Si trattava infatti dei due Gladiatori a cui aveva rovinato lo spettacolo. Le prospettive potevano essere molte, ben peggiori di quello che Samantha aveva prospettato per la conclusione della sua serata di vendetta. Non avrebbe pronunciato parola, troppo confusa ed impaurita. Avrebbe semplicemente visto la suola della scarpa che si avvicinava al suo volto, per poi vedere tutto buio e perdere completamente i sensi.
    Si sarebbe risvegliata in una stanza non ben identificata, un luogo a lei sconosciuto, seppure i pochi volti lì presenti, purtroppo per lei, erano ben noti. La vista era ancora annebbiata e avrebbe fatto fatica a mettere i fuoco i vari dettagli lì presenti, vista anche la luce accecante dello schermo che le stavano mettendo davanti. Avrebbe cercato di dimenarsi, ma subito le mani di uno dei Gladiatori la avrebbe fatta tornare a sedere. Oltre a quello lo strano congegno sul petto le avrebbe bruciato le carne ad ogni tentativo di opporsi a quella situazione, tanto che ben presto Samantha non avrebbe fatto altro che accettare la propria condizione e cercare di mantenere la calma. Avrebbe osservato i due energumeni, studiandoli nei loro dettagli e nelle loro particolarità. Dopo Jack i Gladiatori erano ciò che odiava di più al mondo, quindi lo sguardo della ragazza era tutt'altro che gentile nei loro confronti
    Vedo che Jack sa circondarsi di cagnolini fedeli...che schifo...
    Non sapeva che cosa stavano preparando in quella stanza, ne dove fosse finito Jack, che a quanto pare non era lì presente e quella era forse la variabile che più preoccupava Samantha, che istintivamente avrebbe ancora una volta chiuso le coscie delle gambe, ricordando in quell'istante l'umiliazione a cui era stata sottoposta, cercando anche di abbassare la gonna con una delle mani, mentre l'altra si concentrava sul BWD che aveva sul petto, tentando invano di alleviare quel dolore pungente e costante che la tormentava in continuo senza darle alcuna tregua.
     
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    L'affermazione affilata di Samantha portò i presenti a guardarsi negli occhi con fare vagamente perplesso, e fece scattare una risatina crescente sotto la maschera di Circus, che a giudicare da come si muoveva era semplicemente un modo per nascondere qualcosa sotto la sua faccia. L'uomo infatti respirava in modo strano e chiaramente sotto quel sacco inquietante doveva esserci una mascherina o un respiratore, qualcosa del genere senza ombra di dubbio. Il suo costume era molto ampio per un motivo valido. Dopo quella risata quasi artificiale, l'omaccione fece qualche passo avanti, riferendosi a lei con una voce decisamente più giovanile di quanto avrebbe dovuto lasciar intendere.
    E tu invece, per chi lavori? Vuoi dirmi sul serio che lo fai solo per te stessa? In un mondo dove il pesce grosso mangia quello piccolo, hai preferito ubbidire ai tuoi sentimenti e a un'autodistruttiva sete di vendetta, piuttosto che fare la mossa furba? Puoi darci dei lacché... ma non credere di essere migliore di noi. Tu sei una stupida, te ne rendi conto vero?
    Alla fine del discorso Circus era vicinissimo a lei, e poteva vedere i suoi occhi attraverso i buchi di quell'inquietante sacco. Aveva delle iridi sottilissime, smeraldine, un'aria maledettamente inquietante ma non molto avanti con l'età. Da l' vicino il suo respiro pesante era ancora più opprimente, ma risultava difficile capire cosa ci fosse davvero sotto il sacco. Mentre si avvicinava a lei, come se volesse azzannarla, il ragazzo si bloccò di colpo, dandole una pacca sulla testa decisamente poco amichevole.
    No... tsk, domanda stupida. Avrai molto tempo per capirlo da sola. Vedrai...
    Le scombinò i capelli e usandola come sostegno si spinse verso l'alto per rimettersi eretto e tornare a guardare i galoppini che stavano sistemando la televisione. A quel punto entrò dalla porta che prima sorvegliava Circus anche Jack, che si era cambiato indossando i suoi soliti abiti e adesso si stava rimboccando le maniche.
    Non l'avrete strapazzata troppo, vero? Questa è un'ospite importante...
    Il sorriso malvagio di Jack mentre batteva le mani ed iniziava a lisciarle come la più viscida delle mosche affamata, lasciava intendere che avesse fatto i compiti mentre lei era rimasta lì priva di sensi.
    Samantha Green, o preferisci Volpe di Smeraldo? Credi di essere l'unica a saper mettere due lettere in fila su un computer? Sei una dilettante, una poppante che ha avuto fortuna... troppa fortuna. Oppure troppo poca...
    Una volta davanti a lei, Jack piantò il gomito sul televisore che stava davanti alla ragazza, assumendo una posa spavalda e vittoriosa. Sapeva chi era, e forse Samantha poteva immaginare cosa questo significasse.
    Purtroppo non sono molto bravo a gestire il crescendo della tensione, quindi ti dico subito perché non sei ancora morta: nonostante la patetica esecuzione e la terribile scelta dell'avversario, sicuramente hai talento e dalla tua posizione puoi tornarmi utile. Il problema è che la tua libertà come persona finisce qui e deciderò io quando sarà il caso di liberarti, ammesso che mi venga voglia di farlo.
    A quel punto attese una risposta dalla ragazza, immaginando che probabilmente avrebbe cercato di opporre resistenza, di negoziare o quantomeno di scoraggiarlo. Se aveva capito con chi aveva a che fare, Samantha non era una che si arrendeva facilmente...
     
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  15. Thrasir
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    Samantha avrebbe ascoltato attentamente le parole del Gladiatore, piegando leggermente il volto, così da non guardarlo direttamente negli occhi, che le creavano un certo senso di disagio. Era chiaro orami a tutto il mondo che, tra la mandria di combattenti che partecipavano a quegli scontri vi fossero anche esaltati o psicopatici, e la ragazza non aveva alcuna intenzione di stuzzicarli più del dovuto, con i lrischio di ritrovarsi qualche pugno nello stomaco o peggio. Ai suoi occhi erano a tutti gli effetti degli individui senza scrupoli, dei criminali della peggior razza, ma per quanto potessero sembrare stupidi in quel momento avevano il coltello dalla parte del manico. Avrebbe mugnugnato infastidita mentre le venivano scompigliati i capelli, lanciando uno sguardo glaciale contro Circus, trattenendo l'intento di volergli sputare in faccia. Fortunatamente sarebbe arrivato il re di quei pagliacci poco dopo, ovvero Jack, spavaldo e sicuro di sè come sempre. Purtroppo però le sue parole avrebbe avuto tutto un'altro effetto su Samantha. Era stata scoperta, la sua identità non era più un segreto. Per lei questo non era un problema, essere messa in pubblico sulla piazza non era qualcosa che la preoccupava, il nome di Volpe di Smeraldo era un semplic nick creato al momento. Il sentire le parole del filantropo, però, fece raggelare il volto della ragazza, per un semplice e banale motivo: poteva arrivare a sua madre. Non aveva mai pensato di spostarla di casa o allontanarla dalle proprie cure e questa, per certi versi, era la sua maggior debolezza e solamente ora se ne stava rendendo conto. Avrebbe fissato lo sguardo sullo schermo nero, convinta che alla sua accensione avrebbe visto il corpo di sua madre tenuto lontano da lei chissà dove. Passò qualche attimo prima che il volto della ragazza potesse tornare ad un colorito un po' più roseo, colmo nuovamente di rabbia, ma accompagnato da una voce spezzata e totalmente insicura.
    S-se la tua intenzione è rendermi la tua schiavetta o il giochetto sessuale dei tuoi tirapiedi allora devi esserti fatto una dose bella potente per credere che cederò alle tue minaccie o ai tuoi soprusi! Sai il mio nome, sai chi sono, ma probabilmente non hai la minima idea del perchè io ti odi! Il resto del mondo è popolato da semplici formiche da calpestare per uno come te! N-non hai nulla per o-obbligarmi a obbedirti!
    Avrebbe cercato di dimenarsi con l'intento di volersi alzare dal punto in cui era costretta, ma ogni movimento atto a questo scopo le avrebbe fatto bruciare il petto in una smorfia di dolore, mentre quello strano marchingegno la teneva intrappolata lì, senza alcuno sforzo da parte di nessuno dei presenti. Cos'era quell'affare e come faceva ad essere così potente da ridurla in quello stato? Per caso tutti i Gladiatori erano comandati in quel modo? Avrebbe avuto tutto molto più senso se quello fosse stato il caso. Sta di fatto che Samantha non si sarebbe riuscita a muovere dalla propria sedia e non avrebbe nemmeno cercato di evocare i propri poteri, visto che come aveva già sperimentato non poteva rivolgerli direttamente contro Jack, quindi non sarebbe servito assolutamente a nulla. Avrebbe semplicemente atteso una reazione da parte dei presenti, cercando di mostrare una sicurezza che al momento non le apparteneva. Lo sguardo si sarebbe appoggiato nuovamente sullo schermo nero, mentre implorava dentro di sè che una volta accesso non sarebbe apparsa sua madre. Lo sperava con tutto il cuore.
     
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