Il detenuto

x Hadler e Hyperion

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    Il complimento di Kaguya sembrò venire apprezzato e non poco dal Nephilim, e la sua reazione spontanea, quasi infantile, strappò un sorrisetto divertito alla vampira, ben nascosto dal suo alto colletto ma difficile da mal interpretare oltre quelle sottili iridi che lo fissavano con la coda dell'occhio. Una cosa che apprezzava di lui era quanto sapesse essere spontaneo. Perfino Hachi, come Kaguya, prestò silenzio e attenzione alla risposta del Nephilim, nonostante si fosse tenuta a debita distanza fino a quel momento, dato che comunque quel genere di argomento era il fulcro principale degli studenti e dei professori della Gakuen, la loro ragione per trovarsi lì senza se e senza ma. Kaguya scelse il silenzio anche dopo che Sabik ebbe dato la sua spiegazione, senza perdersi troppo nei dettagli visto che la domanda di Rengoku era piuttosto generica, come aveva detto anche lui. Ma questo era un bene. A nessuno di loro interessava una risposta troppo dettagliata, erano ragazzi che sognavano di diventare Akira, una promessa per il futuro, indipendentemente da chi o cosa l'avrebbe incarnata, non c'era spazio per concetti complicati. Socchiuse gli occhi, assaporando il silenzio che quella risposta avrebbe scaturito, soffermando la sua attenzione verso Hachi che, da canto suo, sembrava quasi annuire col caso, soddisfatta. Non era tanto la risposta in sé a compiacerla, quanto più il fatto che Sabik l'avesse trovata senza lasciarsi influenzare da niente e da nessuno. Il prossimo Akira doveva credere prima di ogni altra cosa in sé stesso, e solo dopo nel suo sogno.
    Sei soddisfatto della risposta, Rengoku?
    Inutile dire che Kaguya prese la palla al balzo per tirare di nuovo in ballo anche l'ex detenuto: non si sarebbe accontentata di un mugugno o di uno sbuffo da parte sua, né di un mero gesto di assenso. La visione di Sabik era così assoluta e illuminata che certamente lasciava pensare, e se non fosse riuscita a strappare almeno un commento da Rengoku di sicuro ne sarebbe rimasta delusa. Inutile sottolineare ulteriormente quanto le orecchie di Hachi fossero ancora puntate su di loro, pur fingendo di stare su tutt'altro piano di attenzione.
     
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    Fu particolare vederlo passare dal candore di un complimento ben assestato alla serietà di una risposta completa. Rengoku gli prestò il massimo dell'attenzione prima ancora che il discorso iniziasse, forse perché aveva iniziato a capire come ragionasse il suo compagno Sabik, oppure più banalmente stava iniziando a capire che prima di dare una risposta avventata, quel nephilim sapeva misurare molto bene le sue parole, e rendersi quindi interessante. Non che fosse difficile tenere in silenzio due "chiacchieroni" come lui e Kaguya, ma di certo Sabik aveva talento in quel contesto. Lo sguardo dapprima solo incuriosito di Rengoku si fece molto più attento proprio mentre si stiracchiava e portava le mani dietro la nuca, osservando quel candido e angelico volto rivelare la sua visione come se stesse spalancando le porte del paradiso. Per un istante Rengoku sentì la testa leggera ed ebbe la sensazione di cadere dalle nuvole. Ok, ci sapeva davvero fare a parole.
    Uh... individualismo assoluto quindi... la versione filosofica della legge della giungla...
    Commentò, quasi sovrappensiero, senza un vero giudizio in bocca per la verità, limitandosi a guardare negli occhi quel mezzo angelo come se stesse cercando un'incrinatura, per capire se lo pensasse davvero o se stava soltanto facendo un bel discorso pratico. E non trovò traccia di esitazione. Si concesse una risatina divertita, allargando un sorrisetto compiaciuto.
    Suona bene, mi piace.
    Riprese la sua naturale sicurezza, lasciandosi incalzare da Kaguya e spostando lo sguardo si di lei, che evidentemente si aspettava una risposta più completa da parte sua. Alzò lo sguardo al cielo riflettendoci su ma senza perdere troppo tempo a mugugnare.
    Sono impressionato, lo ammetto ma... non soddisfatto. Questo no. Ho la sensazione che diventare Akira significa avere un obbiettivo chiaro in mente... e se non è un obbiettivo, almeno qualcosa a cui mirare. Un obbiettivo da distruggere, anche se è qualcosa di generico...
    Fece una piccola pausa, assumendo un'aria leggermente più seria. Ma non per sembrare chissà quanto più maturo, anzi tutto l'opposto, pronunciò le seguenti frasi come se fossero un peso sulla schiena, qualcosa che faceva parte della sua personalità e che non voleva né poteva lasciare andare.
    Il potere di distruggere il male a modo proprio... ma questo non tutti possono condividerlo. Ed è proprio questo il punto. Diventare Akira vuol dire essere così forte e determinato che il tuo sogno diventa anche quello degli altri, e sicuramente quello che mi ha detto Sabik ci va molto vicino...
    Con quella sentenza voleva fargli capire che erano diversi, ma che rispettava il suo punto. Di sicuro sarebbe stato molto più interessante vedere il loro confronto rispetto a Sagara che promuoveva la sua elezione ad Akira come se fosse una campagna politica. Povera ragazza... così promettente e così bistrattata da chiunque avesse un minimo di sale in zucca. Stavano facendo dei grandi discorsi filosofici, ma in realtà quella era solo una forbita ciarlata tra ragazzi che sparlavano della loro compagna. Alla maniera della Gakuen.
     
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    Dato che Rengoku ci teneva tanto ad avere le braccia così lontano dal proprio corpo, quell'attimo di sospensione che avvenne poco dopo la sua di esplicazione diede spazio al Nephilim per tentare di avvicinarsi a lui, portando un braccio intorno alla sua vita in modo che la mano finisse al fianco opposto e il proprio petto a contatto col lato del pettorale di lui praticamente con la spalla sotto l'ascella, con la pinea volontà di essere invasivo e appiccicoso in un certo senso, ma Rengoku poteva facilmente osservare come la mano di Sabik che si sarebbe poggiata al suo fianco avrebbe a malapena tenuto il contatto col dorso dal lato del mignolo in modo che la bocca sul palmo fosse diretta verso l'alto, quindi più una sorta di strana maniera di "circondarlo" di attenzioni. Con la mano opposta e libera invece avrebbe portato tutta la folta chioma azzurra oltre la spalla così da offrire il collo al compagno. Il volto del Nephilim non si sarebbe fatto ne vicino ne lontano, quella giusta misura solo per sfruttare il fatto che fosse comodamente più basso e snello per fissare negli occhi Rengoku, scrutandolo oltre le varie linee rattoppate sul suo volto e offrirgli una espressione serena e che trasudava puro interesse.
    Gli obbiettivi chiari e definiti sono i più potenti. Disarmano ogni opinione o raziocinio e chiamano ogni opposto a una prova pratica di misura...
    La mano libera avrebbe simulato con le dita una sorta di zampettio veloce ma incerto sul petto del ragazzo, chiudendo tutte le dita a cuneo per picchiettare la zona del cuore in maniera leggera ma indicativa.
    Ma rendono debole il cuore. O meglio, lo espongono molto facilmente e chi è avezzo a toccare le corde motrici di ognuno di noi. C'è chi scalpita dalla voglia di essere denudato o denudare... Soprattutto chi non può resistere al richiamo dell'adrenalina al prezzo di perdere di vista i propri principi. Tu sei materiale raro in questo senso, pregiato, e a naso direi molto forte... Saprai attirare le attenzioni di Kaguya con facilità in breve tempo... Eheh...
    Sabik avrebbe sorriso rendendo fini gli occhi e posando la nuca sul pettorale di Rengoku curioso delle reazioni di Kaguya sia per le dichiarazioni del compagno che le sue. Lo aveva detto a modo suo, certo, ma difficilmente la Vampira non avrebbe condiviso quelle osservazioni data la sua capacità di essere pratica e soppesare forza e debolezza di una posizione grazie alle sue doti predatorie. Il nuovo acquisto della scuola non era un cieco affermatore di un ideale superiore, aveva le mani ben allenate a torcere la carne dei sui nemici e di sicuro non prometteva idilliaci paradisi aperti a tutti, ma una solida legge unilaterale volta alla sconfitta di nemici definiti.
     
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    Non sarebbe mai stata capace di dirglielo in faccia, e potendo non gli avrebbe concesso una simile soddisfazione, ma la risposta di Rengoku le parve chiara e decisa almeno tanto quanto quella di Sabik. forse erano troppo giovani per pensare in maniera troppo lungimirante, ma Kurayami aveva bisogno di un sogno che fosse anche questo: infantile, impulsivo, maledettamente personale e soggettivo. Quindi anche Rengoku le aveva dato la giusta risposta, in un certo senso. Ma sempre in virtù della sua proverbiale freddezza, Kaguya si limitò a socchiudere gli occhi, cercando di non far trasparire nessuna emozione mentre nascondeva quel mezzo sorriso enigmatico dietro il colletto. A differenza sua però, Sabik non temeva né il contatto fisico né tanto meno la risposta tagliente, un bel paradosso per un ragazzo che in realtà doveva essere muto. Kaguya fu costretta ad alzare di nuovo lo sguardo appena vide il Nephilim sciogliersi sul detenuto quasi come fosse un gatto coccolone alla ricerca delle attenzioni di un passante troppo curioso. In un certo senso era divertente vederlo provocare Rengoku in quella maniera, ma ogni volta che faceva così pareva voler a tutti i costi spostare l'attenzione su di lei. Chiuse definitivamente le palpebre indurendo un tantino lo sguardo, meno di quanto avrebbe voluto in realtà, e accavallò le gambe un pò come a volersi chiudere metaforicamente in sé stessa.
    Dal modo in cui cerchi di spingere ragazzi verso di me direi che sei impaziente di vedere una carneficina, Sabik. Rengoku ha ancora parecchia strada da fare se vuole un confronto diretto...
    Concluse, aprendo un solo occhio rivolto verso il detenuto. C'era un pericoloso paradosso in quello sguardo: dimezzato in effetti ma raddoppiato in quanto a pericolosità. Non era un semplice guanto di sfida lanciato a terra, era piuttosto uno schiaffo ammonitore che serviva a ricordargli che erano lì anche e soprattutto per un confronto diretto, e che il suo fascino da cavaliere dannato non avrebbe avuto effetto su di lei quando avrebbero deciso di fare sul serio. Al tempo stesso, sembrava anche volerlo ammonire nel non allungare troppo le mani verso Sabik in quel contesto. Una parte di lei era molto gelosa del nephilim, difficile dire se in ambito sentimentale, se temesse che qualcuno potesse fargli del male prima di un vero confronto, o qualcosa di ancora più complicato. Fingendo di non aver visto né sentito niente, la loro insegnante alzò il tono di voce, iniziando a separarsi dal gruppo ma senza voltarsi, lanciando lei stavolta un monito assai più chiaro e diretto di quello di tutti i ragazzi messi assieme.
    Portate Rengoku alla nuova stanza del dormitorio e non bighellonate in giro. Mi sto fidando del vostro buonsenso... non fatemi pentire di non aver fatto il cane da guardia.
    L'invito di Hachi era chiarissimo e riuscì a distrarre Kaguya dal suo sguardo assassino. Niente combattimenti, niente allenamenti vistosi, niente scorrazzate in giro per la scuola a cercare di fare i bulletti del quartiere. Rengoku aveva sicuramente molto da fare adesso che era tornato tra le mura della scuola e Hachi avrebbe dovuto assicurarsi che non perdesse tempo. Ma per quella volta decise di affidarsi ai suoi ragazzi che forse non avrebbero trovato spiacevole l'idea di trovarsi una camera piuttosto che giocare ancora male le loro carte in uno spogliatoio detentivo. Kaguya non disse niente, si limitò a guardare i due come se stesse chiedendo loro di prendere l'iniziativa, e probabilmente sarebbe toccato a Rengoku decidere cosa fare a quel punto.
     
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    Tanto era preso da quei discorsi che si rese conto solo all'ultimo che Sabik lo aveva circondato in quel modo. Rengoku ricordava molto bene le caratteristiche uniche del corpo del Nephilim e rimase piuttosto sorpreso nel vedere che la bocca sul suo palmo era rimasta distaccata dal corpo, un pò come se volesse abbracciarlo ma rispettosamente, senza essere invasivo. Non c'era da sorprendersi per il tanto stupore: Rengoku non era di certo abituata a simili riguardi, men che meno contatti fisici. Se il suo scopo era quello di zittirlo e attirare la sua attenzione, c'era riuscito benissimo. Non riuscì a dire niente, e tra ciò che sancì il Nephilim e lo sguardo omicida di Kaguya il ragazzo si sentì per la prima volta incastrato. un brivido gli risalì il ventre, accendendo la sua eccitazione di fronte ad un contatto tanto diretto, ma riuscì a controllarlo proprio per il monito di Kaguya. La vampira e il Nephilim sapevano senz'altro come farsi valere, Rengoku non aveva mai incontrato persone capaci di zittirlo contro la sua volontà e si stavano rivelando molto più interessanti di due carceriere pervertite. Avrebbe voluto ringraziare Sabik per le sue parole sincere, ma il contatto diretto lo aveva stranito, lo sguardo di Kaguya paralizzato e l'uscita repentina della professoressa gli tolse del tutto la volontà di rispondere, gettandolo ancora una volta nei suoi pensieri. Si, forse andare in camera a quel punto era la scelta più giusta, il problema era che lui non sapeva quale stanza gli avessero affidato, il che significava che Kaguya e Sabik dovevano accompagnarlo anche lì. Una volta davanti alla porta sarebbe riuscito a staccarsi da loro senza rimpianti? Attese che la professoressa andasse via prima di dire la sua, dopodiché fece un lungo respiro e senza fare nulla per interrompere il contatto con Sabik, e anzi portandogli una mano sulla spalla come a voler "completare" quella specie di abbraccio, tornò ad assumere un'aria più tranquilla e prendere l'iniziativa.
    Sentito la prof? Mi fate strada o devo cercarla da solo? La Gakuen è un labirinto per chi non la conosce... non facciamo indispettire i professori, ok?
    Un modo un tantino sporadico, ma non aveva intenzione di farsi paralizzare dall'indecisione o l'inesperienza. Che aveva da perdere dopotutto? Quella era semplicemente una nuova battaglia, solo diversa dal solito: non doveva strappare in due nessuno. Forse...?
     
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    Scusate il ritardo nella risposta ma non sono stato al computer abbastanza per poter scrivere questi giorni.


    La ricettività di Rengoku fu molto apprezzata dal Nephilim, e nonostante il come stesse vivendo quella tenaglia di approcci, lo stesso fatto che ne fosse sensibile e fosse aperto al mondo e alle persone che lo circondavano erano sicuramente punti a suo favore. Kaguya era il piccolo spettacolo che rubava la scena, siccome quel suo chiudersi e imporre la sua presenza era un bel seguito alle dichiarazioni di Sabik precedenti, e volendo al mettere in chiaro che qualsiasi momento passato precedentemente poteva svanire in un soffio proprio perchè la Gakuen non era un luogo per chi si faceva distrarre facilmente dalle priorità del luogo stesso. Il Nephilim apprezzò anche come lo studente prese l'occasione per prenderselo sottobraccio, siccome era un buon segno che il canale comunicativo era aperto e si poteva valutare una comunione di informazioni e opinioni maggiore. Una nota triste ci fu quando la Professoressa Hachi avrebbe deciso di andarsene, siccome tra tutte le figure il corpo dei docenti rimaneva una curiosità personale di Sabik da approfondire, ma mancavano molti step prima di poterci avere a che fare più personalmente ed efficacemente.
    Oh, è vero, la strada per la tua camera! Kaguya mi ha accolto il primo giorno quando sono arrivato, dandomi supporto in un piccolo diverbio scaturito per caso con una studentessa e poi scortandomi alla mia stanza. Non ho ancora preso i miei riferimenti per navigare la scuola e i vari corridoi, mi sa che li ho attraversati tra muro e muro più che camminati placidamente...
    Sabik si sarebbe portato la mano libera alla testa, socchiudendo gli occhi e tirando fuori la punta della lingua come a voler dare una espressione al significato dio sbadataggine, nascondendo un pò il piccolo suggerimento di come i combattimenti potessero accadere improvvisamente, poi avrebbe guardato Kaguya e avrebbe stretto leggermente il fianco di Rengoku per fargli cenno di incamminarsi seguendo la compagna.
     
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    Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco sul fatto che Rengoku potesse affezionarsi a quella insolita compagnia, forse aveva giudicato troppo frettolosamente il suo aspetto da lupo solitario. Kaguya lo fissò con un solo occhio, tenendo l'altro chiuso, cercando di non lasciar trasparire troppo il fatto che fosse indecisa. Avrebbe preferito di gran lunga tornare agli allenamenti ma non poteva negare che la situazione si era fatta in più occasioni interessanti. Certo era che non poteva lasciarli andare in giro da soli dopo la dichiarazione di Sabik... quindi era quello il suo punto debole? Scarsa capacità di orientamento? Non facile da sfruttare in battaglia e per certi versi anche comodo... comico da associare a qualcuno che sapeva volare. Il fatto che poi Sabik si mise a stringere in quel modo Rengoku stuzzicò qualcosa nella mente della vampira, non avrebbe detto che si trattasse di gelosia, quanto più un istinto infantile, tipico di chi non vuole abbandonare una festa per paura di perdersi qualcosa di importante. Chiuse entrambi gli occhi, sospirando e dissimulando molto bene il fatto di essere scocciata dalla situazione.
    Guardatevi le spalle il giorno in cui vi perderete... perché ve le starò rosicchiando.
    Detto questo diede loro le spalle ed iniziò ad incamminarsi a passo spedito verso la camera di Rengoku. Gli insegnanti si affidavano a Kaguya per quel genere di cose e la vampira aveva una buona memoria per la disposizione delle stanze. Non un caso, ovviamente, dato che poteva sempre tornarle comodo in caso avesse bisogno di combattere con qualcuno. Non si voltò verso gli altri due, ma non si allontanò mai troppo, limitandosi a fare strada senza perdere velocità.
    Le cose che avevi nella vecchia stanza dopo l'iscrizione sono state trasferite tutte qui. Ma dubito che nessuno le abbia toccate... ricordi come funzionano le serrature da queste parti, vero Rengoku?
    Era certa che il ragazzo non avesse dimenticato i metodi spartani della Gakuen: se voleva proteggere la sua stanza doveva farlo da solo, cosa piuttosto difficile da fare in detenzione. Se aveva pestato i piedi a qualcuno durante la sua permanenza alla Gakuen, di sicuro gliela avevano fatta pagare mentre non c'era. Oppure era riuscito ad intimorire tutti così tanto che nessuno osò fare la minima mossa, ma questa era l'opzione meno probabile. E se uno o più studenti si era dato da fare con le sue cose, Kaguya non voleva perderselo per nessuna ragione. Lo portò quindi fino alla sua nuova stanza, piazzandosi di fianco alla porta ed iniziando a fissare l'ex detenuto, aspettando che fosse lui a fare il primo passo. Invitò con lo sguardo Sabik a fare attenzione, forse avrebbero trovato qualcosa di interessante lì dentro.
     
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    Il fare scontroso di Kaguya cozzava fermamente con il suo atteggiamento da guardiano che controlla tutto e tutti, sicuramente anche lei sapeva che le cose di Rengoku erano rimaste incustodite fino a quel momento e poteva scommetterci che non si sarebbe persa lo spettacolo di una stanza incustodita per nessuna ragione al mondo. Ma il ragazzo non aveva di certo paura di qualche possibile monito o atto vandalico, non aveva cose di valore, né nella sua stanza né tanto meno fuori da essa, quindi si trattava semplicemente di una buona occasione per definire i prossimi obbiettivi imminenti. E poi anche se avesse trovato qualcosa di scandaloso, aveva il suo mezzo-angelo come supporto emotivo da stringere, non aveva motivo per preoccuparsi. Quindi senza fare nulla per invogliare Sabik a staccarsi, seguì Kaguya a passo spedito limitandosi a guardarsi intorno alla ricerca di occhi sospetti.
    Me lo ricordo molto bene... e il sussidio per gli studenti non è così corposo da potersi permettere chissà quale sistema di sicurezza comprato di tasca propria. Chi ha un potere che gli permette di piazzare trappole non ha di che preoccuparsi, lo stesso vale per chi viene da una famiglia ricca. Ma tipi come noi possono affidarsi solamente alla paura che instillano negli altri, giusto? Credo di essere in vantaggio da quel punto di vista...
    Lasciò quella frase sfumata, senza bisogno di ricordare quanto fosse mostruoso l'aspetto che sbandierava in giro. Sabik era l'unico che fino a quel momento lo aveva abbracciato in quel modo senza farsi troppe domande e lasciarsi cogliere da qualche ripensamento, forse anche per questo lo aveva preso in simpatia. Quando giunsero davanti alla sua porta, Kaguya si posizionò come se volesse gustarsi lo spettacolo. Rengoku la fissò con aria diffidente, forse più per paura di deluderla che non di trovare qualcosa di scabroso lì dentro. Si voltò un ultima volta verso Sabik, non tanto per cercare coraggio quanto più invitarlo a staccarsi, non perché volesse scacciarlo ma semplicemente perché gli serviva spazio per entrare per primo nella sua stanza. Senza aggiungere troppo a quel silenzio conciliante, il ragazzo allungò una mano verso la porta e gli bastò davvero solo il contatto per farla cadere in avanti come un corpo senza vita. Appena la luce del corridoio filtrò all'interno della stanza fu subito chiaro che qualcuno ci aveva messo mano, perché pezzi di lenzuola, cuscini e mobilio erano sparsi un pochino ovunque. Un forte odore di uova e altri cibi andati a male permeava la stanza, e praticamente nessun mobile era rimasto in piedi o intoccato, lasciando spazio al caos più totale. Le pareti erano imbrattate di scritte secche lasciate con spray di vari colori che inneggiavano complimenti poco lusinghieri sulla sua pelle e sul suo aspetto in generale, oltre al fatto che sarebbe presto finito in prigione intercorrendo rapporti sessuali non consenzienti con altri galeotti dello stesso sesso. L'unico pezzo della stanza ancora "integro", per così dire, era il materasso: steso a terra senza nessun sostegno, spiegazzato e sporco di vernice ai lati. Al centro c'era il cadavere di un coniglio nero con una grossa ferita da taglio intorno al collo. Con parte del suo sangue era stata lasciata una scritta sul muro proprio in prossimità di quello spettacolo, che recitava "bentornato all'inferno", seguito da una grossa manata che sembrava il guanto artigliato di una Kamen, la forma risultava inconfondibile. Dopo aver passato qualche istante ad osservare lo spettacolo, Rengoku avrebbe recuperato la porta lasciando che chi volesse entrare potesse farlo, per poi piazzarla di nuovo al suo posto, spingendola con un calcio ben assestato in modo che risultasse incastrata e non si muovesse più di lì. La sua faccia aveva perso l'entusiasmo e la serenità, ma non sembrava né sorpreso né adirato.
     
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    Sabik non sarebbe stato di intralcio ai movimenti di Rengoku, sarebbe scivolato via come l'acqua appena avesse ricevuto cenno lasciando al ragazzo il palcoscenico per lo spettacolo che avrebbero trovato nella sua camera. Aspettando il proprio turno per avere modo di entrare, la devastazione interna della stanza era sicuramente pittoresca, pratica e non troppo mediocre come ci si poteva aspettare da gesti giovanili e dettati dalla frustrazione. Diciamo la verità sul fatto che vi erano elementi per ognuno su cui elaborare i propri personali sentimenti, ed era innegabile che Rengoku era abituato a quel tipo di trattamento: colpire la persona dove non può fisicamente fare nulla per intervenire è il contrappasso per chi come lui ha un forte senso di giustizia e azione, dopotutto non abbiamo il dono dell'obiquità o una soluzione pratica per rispondere a un gesto fuori dal nostro limitato raggio di azione. In più è una maniera facile di dare un senso di isolamento alla vittima, il fatto che non può legarsi a nulla perchè qualcuno farà in modo e maniera di rovinarlo alla prima finestra di occasione utile. Un copione che forse molti ritengono tipico, ma che in realtà rappresenta un teorema esistenziale che ancora nessuno ha propriamente risolto, ma solo attraversato con diverse sfumature di difficoltà e trasformazione. Le migliori strategie dovrebbero prevedere una sorta di mascheramento in questi casi, non far trapelare nulla di come queste tipologie di stimolazioni possano intervenire sul proprio giudizio o stabilità, ma se Kaguya apprezzava qualcosa in particolare del Nephilim era la sua sincerità sia nell'agire che nel rendere chiare le sue emozioni. Infatti Sabik avrebbe agito, lasciando spazio a Rengoku per sistemare la porta e facendosi avanti per raccogliere tra le proprie braccia il piccolo corpicino del coniglio, mentre i suoi capelli si facevano rosso vermiglio e le sue forme femminili. Portato al petto il piccolino, le ali si sarebbero chiuse sul corpo in modo che quella sinistra abbracciasse la zona del busto coprendo il seno e quella destra sulle parti intime fino a girare dietro al sedere, creando un gonna membranosa. Non era importante il sangue o il resto della sporcizia intorno, che si sporcasse o meno o che colasse qualcosa, ma la sua massima attenzione era rivolta al mantenere la massima delicatezza nel trattare la salma del coniglietto che si era portato al petto, trattandolo come un cucciolo infreddolito. Si sarebbe avvicinato alla finestra della stanza guardando distrattamente di fuori il resto del complesso della scuola, puntando gli occhi ora di colore oro in giro senza un filo conduttore. Dalla mano libera la voce più decisa della sua forma demoniaca avrebbe comunque espresso la propria opinione tenendo un contegno posato e sotto controllo, suggerendo come probabilmente il chiarissimo fastidio creato dal coinvolgimento di quella piccola creatura avrebbe comunque tenuto di conto le eventuali opinioni e reazioni dei presenti, Rengoku soprattutto.
    Per lasciare una firma deve essere una figura che conosci bene, o con cui hai avuto a che fare. Sarei interessato a saperne di più...
    Il fatto che Sabik volesse colpire subito il punto e ottenere contesto di ciò di cui era al momento testimone contrastava con la "loquacità" con cui si era espresso fino a quel momento, ma di sicuro era enorme ed inconfondibile il senso di responsabilità di come avrebbe filtrato quelle affermazioni che il suo sguardo trasmetteva a Rengoku a cui stava donando la massima attenzione. Era rabbia? Sconcerto? Empatia? Diniego o un senso di stomaco rivoltato? In questo senso il Nephilim non stava di certo nascondendo il fastidio che gli stava provocando quella scena, ma ancora sembrava che il padrone della stanza fosse l'unica persona importante che poteva tranquillamente decidere come e quanta empatia potesse chiedere a Sabik. Non stava offrendo aiuto o disponibilità, ma letteralmente puro e pratico interesse ai dettagli e rispetto per il filtro che Rengoku avrebbe sancito con le sue risposte e reazioni.
     
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    Nonostante lo spettacolo che si ritrovò davanti, Kaguya non fece neanche una piega: quella non era la prima volta che trovava una stanza in condizioni simili, e poteva anche dire con assoluta certezza di aver visto anche di peggio. la sua però non era mancanza di empatia, piuttosto stava pensando che Rengoku non si sarebbe lasciato sopraffare dalle emozioni in quel contesto e di sicuro non lo avrebbe fatto nemmeno lei. Rimase quindi a un lato della stanza, immobile, aspettando che Rengoku rimettesse a posto la porta per guardarsi attorno meglio. Quel modus operandi sembrava fatto apposta per essere riconosciuto, e la scelta dell'animale da offrire come vittima sacrificale per la propria prepotenza non era sicuramente un caso. Lo sguardo della vampira arrivò anche a Sabik che, pur trattenendo le sue emozioni, non agì per fingere di essere indifferente alla situazione. Anzi vederlo accogliere tra le braccia quel povero animaletto finito vittima per caso di quell'orrore le lasciò intendere che il nephilim non aveva intenzione di rimanere impassibile davanti a simili scenari, non tanto per chissà quale senso di giustizia quanto più per dimostrare che gli "altri" non potevano fare quello che volevano sotto il suo sguardo. E probabilmente valeva lo stesso anche per Rengoku.
    Sovereign.
    Rispose secca a Sabik quando chiese di saperne di più, e immediatamente dopo spostò lo sguardo verso Rengoku come se cercasse il permesso di parlare per lui in quel momento, così da spiegare anche al loro compagno quale fosse la situazione, o meglio di CHI si stesse parlando.
    Se c'è qualcuno che ha preso molto sul serio il fatto che la competizione tra studenti venga incoraggiata, quello è Sovereign. Indossa una maschera viola il cui tratto distintivo sono proprio quegli artigli sanguinolenti che lasciano un segno inconfondibile. Dal suo comportamento, più che uno studente intenzionato a diventare Akira, sembra un mietitore che vuole solo distruggere tutti gli altri pretendenti. Dispone di molte abilità misteriose ed anche dai professori è considerato estremamente pericoloso. Tuttavia le regole della scuola impediscono al corpo docenti di dargli la caccia. Se la Justice Gakuen è la savana, allora lui è quel mostro che fa tremare perfino il Leone...
    Un buon riassunto, certo forse troppo allegorico ma che avrebbe ben reso l'idea a Sabik. In fondo che altre informazioni poteva darle? Nessuno lo aveva mai visto combattere seriamente, Sovereign era un vero e proprio mistero, e i segreti legati alla sua figura erano secondi solo alla sua spietatezza.
    Che hai fatto per attirare la sua ira? Se tu ci avessi combattuto penso che si saprebbe...
    Il tassello mancante per Kaguya era quello, e trovava piuttosto curioso che fossero arrivati a quella situazione. Rengoku non doveva sentirsi speciale, quel tipo di avvertimento non era di certo una novità alla Gakuen, ma lui di sicuro era il primo che restava impassibile e non faceva i bagagli il più in fretta possibile dopo averlo ricevuto.
     
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    Sabik diede nuovamente prova di grande sensibilità. Rengoku non avrebbe mancato di rispetto a quel povero animale ma probabilmente avrebbe preferito di gran lunga dargli una degna sepoltura. Il Nephilim invece preferì "coccolarlo" come se dovesse concedere pace alla sua povera anima strappata in maniera tanto spietata da qualcuno che simili riguardi non li concedeva nemmeno agli animali. Quel gesto riuscì a stimolare la tristezza anche nel cuore di Rengoku, per questo esitò a rispondere in un primo momento, dando il tempo a Kaguya di anticiparlo. Il detenuto si voltò verso di lei, tutt'altro che sorpreso. Sarebbe stato assurdo che proprio lei non sapesse nulla del pericolo numero uno della Gakuen. Annuì col capo, lasciando che fosse lei a spiegare con cosa avevano a che fare. Rengoku non provava la minima simpatia per un tipo che si divertiva a prendersela con i più deboli. Sovereign aveva una strategia chiara: quella del terrore, basarsi semplicemente sulla paura e sulle ostentazioni di forza per scoraggiare qualsiasi tipo di concorrenza e ridurre al minimo i suoi possibili avversari. Che fosse abbastanza forte per perpetrare un simile piano era secondario, non riusciva a sopportare l'idea di un approccio tanto subdolo. Gli altri non avevano forse il diritto di provare a combattere con tutte le loro forze? Rengoku era cinico, ma non al punto da strappare anche le speranze, oltre agli arti di qualcuno. Kaguya si dimostrò interessata ai dettagli e a quel punto fu il ragazzo a riprendere la parola, portando le braccia in posizione conserte, abbassando il capo e socchiudendo gli occhi.
    La storia è molto più noiosa di quello che sembra in realtà. Riguarda proprio le ragioni della mia detenzione: sono stato testimone di una delle sue malefatte. Se non ho frainteso la situazione, aveva promesso a dei malviventi tecnologia Umbrella in cambio di qualche dimostrazione di forza ai danni di alcuni ragazzi della Gakuen, al limite dell'attacco terroristico per così intenderci. Ho affrontato quei malviventi e quando mi hanno detto che li mandava Sovereign, ho spiegato alle loro facce mentre le strappavo in due che poi mi sarei occupato anche di lui. Immagino l'abbia presa sul personale...
    Cercò di ironizzare, prima di lanciare un lungo sbuffo ed iniziare a mettere un pò di ordine in quel posto. La prima cosa fu necessariamente girare il materasso: presto l'avrebbe cambiato ma per il momento gli serviva qualcosa su cui dormire, se ignorava l'odore del sangue poteva andare bene e quella era l'ultima delle cose che gli dava fastidio. Dopodiché salì sul materasso a piedi nudi per arrivare fino alla parete dove c'era il segno della mano di Sovereign. Afferrò una cornice rotta a terra e gliela montò intorno alla buona, come se volesse incorniciare quella bella minaccia, un monito per il suo rientro a tutti gli effetti a scuola e anche un modo per far capire a Sovereign che su di lui la strategia della paura non funzionava.
    Sarò ben felice di farmi qualche altro mese di detenzione solo per strappare in mille pezzi anche lui... che si faccia sotto allora.
    Sembrava si stesse sforzando molto di mantenere il controllo e fingere di essere impassibile, ma nella sua voce c'era una grande rabbia e disprezzo. Rengoku era mosso da un forte senso di giustizia e i prepotenti non riusciva proprio a sopportarli.
     
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    La Legge

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    Sabik avrebbe utilizzato ogni oncia della propria concentrazione per seguire le spiegazioni, quell'argomento lo aveva catturato totalmente per molteplici motivi e non poteva fare a meno di divorare ogni millimetro di informazione. La prima cosa che però cambiò da subito fu l'approccio emozionale: la descrizione migliore che si poteva dare era che l'animosità del momento era scemata in una chiarezza di visione, al pari di acque torbide e turbolente che vengono sanate. Il contesto aveva il suo senso, e siccome Sovereign era un Distruttore, le sue azioni non facevano che sfoggiare la dedizione che aveva allottato a quel ruolo, e per il coniglio c'era poco da fare di fronte all'efferatezza naturale del soggetto. Per il Nephilim esiste una chiara linea divisoria tra un operato errato e uno giusto, mettiamola che il gracile semiangelo o semidemone non giudica le motivazioni ma la coerenza tra obbiettivo ed esecuzione, e Sovereign di sicuro non aveva mancato in nulla. Altre personalità avrebbero dato aria a sentimenti collegati alla propria visione personale della scuola, che condivisibili o meno, erano mediocri in confronto alle reazione di Kaguya e Rengoku: tutti e due erano precisi, chiari, concentrati sul proprio ambito di responsabilità al riguardo della situazione, e ogni tipo di risposta era strumentale al loro essere solidi. La scuola poteva anche non esistere, quei due avrebbero comunque saputo muoversi al meglio delle loro capacità e sarebbe stato tutto collegato alle loro ambizioni, e forse questa è una differenza importante tra gli studenti che hanno ancora bisogno di una struttura a cui appoggiarsi e chi è pronto a costruirla con le proprie mani. Sabik avrebbe sospirato per assicurarsi di essersi spostato totalmente sul nuovo paradigma, per poi allontanarsi dalla finestra e dare indizio che si sarebbe avviato alla porta in caso Rengoku o Kaguya non avessero avuto altro da aggiungere.
    ... La presentazione di Sovereign e la tua decisione di rispondergli a modo chiudono il mio interesse per la parentesi, e segnano definitivamente che ora sei nella tua camera con il tuo piccolo compito pronto a partire. Del coniglio me ne occuperò io, in segno di apertura in futuro se l'argomento dovesse in qualche modo toccarci a fattore comune, per il resto la vita scolastica ha il suo corso, e come tale il fatto che abbiamo avuto modo di conoscerci sotto tanti punti di vista allieta l'attesa delle circostanze che ci rimetteranno gli uni di fronte agli altri...
    Con un sorriso educato, ma anche simpatico a suo modo, Sabik avrebbe fatto per uscire, interagendo con la porta al meglio delle sue capacità per non aggravarne i danni.
    ... E un ultima cosa. Prima o poi si diventa abbastanza grandi da dover prendere posizione sul da farsi con soggetti di questo stampo... La tua Giustizia, Regoku, è e spero sarà in futuro grande fonte di interesse. Ti sembrerà un peccato di superbia da parte mia aver posto la frase in questa maniera, ma non posso esprimere in maniera meno maldestra quanto stia ottenendo da tutto questo... Mi sento come se ne stessi approfittando, quindi concedimi un pizzico di maleducazione così che tu mi possa criticare a piacere...
    Stavolta il sorriso del Nephilim sarebbe stato molto caldo e felice. Forse le circostanze macabre non erano i fiori di una gita nel parco, ma quella situazione così forte per loro che avevano deciso di intraprendere il cammino all'interno della scuola era migliore di qualsiasi possibile gita o lezione. A quel punto se ne sarebbe andato via.
     
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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    Cubo di Le Marchand

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    Il coraggio di Rengoku poteva facilmente passare per avventata stupidità dal punto di vista di Kaguya. Era evidente che non aveva mai assaggiato l'ira diretta di Sovereign, ben più spietata di un semplice pestaggio, e forse quel monito lasciato nella sua stanza non era che l'inizio, un mero assaggio. D'altro canto però, Kaguya sapeva che nemmeno Rengoku era un tipo come gli altri, speciale tanto quanto lei e Sabik dal punto di vista del potenziale bellico, e di sicuro aveva la fermezza e la determinazione per fare letteralmente a brandelli Sovereign avendolo davanti. Non poteva dare per scontato che fosse forte abbastanza per batterlo, ma era certo che una simile consapevolezza non gli avrebbe impedito di affrontarlo a viso aperto. E tanto bastava per avere il rispetto della guardiana. D'altro canto però, quella non era di certo una situazione dove festeggiare o far finta di niente, e primo tra tutti se ne rese conto Sabik che, avendo una sensibilità sicuramente più alta dei suoi compagni, decise di dare la sua sentenza prima di uscire di scena. Kaguya concentrò tutta la sua attenzione su di lui e non interruppe mai il discorso del Nephilim, neanche quando fu sulla soglia della porta, segno che non aveva intenzione di fermarlo e anzi, che molto presto anche lei si sarebbe fatta da parte, non prima di lanciare il suo giudizio verso Rengoku.
    Non ti dirò di scegliere bene i tuoi avversari... mi sembra una proposta stupida per uno con un senso di giustizia così limpido. assicurati solo di essere pronto a pagare il prezzo delle tue azioni. Anche la vittoria ha delle conseguenze, Rengoku.
    Detto questo, avrebbe fatto anche lei per andarsene, prendendo però una strada diversa da quella di Sabik. Il loro dovere era compiuto e c'era abbastanza carne sul fuoco per aspettarsi grandi cambiamenti da lì in avanti. Rengoku poteva prendere l'iniziativa, doveva solo decidere come farlo e in che misura. Il resto stava unicamente alle parti che avrebbero partecipato agli eventi. E lei non sarebbe mancata.
     
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    Quando Rengoku capì che entrambi stavano per andarsene, non realizzò subito cosa volessero dirgli. Per un attimo pensò che l'idea di incappare in Sovereign potesse spaventare Sabik e Kaguya, che volessero allontanarlo solo per timore, ma gli bastò pensare a chi aveva davanti per rendersi conto di quanto fosse stato stupido quel pensiero. Abbassò il capo, concedendosi un sorrisetto amareggiato, ma determinato. Potevano non crederci, ma per lui il messaggio era estremamente chiaro, sia quello che volevano mandargli loro, sia quello che voleva recapitare Sovereign a tutti i suoi avversari.
    Capisco... questa non è una mera prova di forza, né di semplice volontà.
    Lentamente si lasciò cadere sul materasso, sedendosi come veniva, piantando le braccia sulle ginocchia sollevate, preoccupandosi poco della comodità. Aveva passato fin troppo tempo in detenzione per preoccuparsi di cose così insignificanti come tenere il culo al morbido, e in effetti Sabik e Kaguya gli avevano fatto un bel favore a lasciarlo solo. In quei momenti non aveva di certo bisogno di un paio di culi su cui consolarsi, ma piuttosto la beata solitudine con cui meditare la prossima avventata e decisiva mossa.
    D'accordo, allora... mi prenderò volentieri un assaggio di tutta la giustizia che vorrà competere con la mia!
    Rengoku era tornato alla Sapienza, e la fiamma della competizione ardeva forte nel suo sguardo.
     
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