Il detenuto

x Hadler e Hyperion

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    Quell'idillio adolescenziale era al suo apice oramai, un passo in più e non sarebbero più riusciti a tornare indietro, restando chiusi in quello spazio angusto per tutto il tempo che serviva a sfogare i loro più bassi e infantili istinti. E Kaguya sentiva chiaramente di non trovarci nulla di male, anzi era quello che voleva, combattuta anche dal desiderio di morderli entrambi per aggiungere al sesso anche alla sete e godersi il quadro completo. Era seria, taciturna, distaccata, il suo potere era il metallo, ma lei non era finta né tanto meno fatta di ferro. Era una ragazza e quel bisogno che cresceva lo sentiva davvero. Lo sentì fino al culmine, fino a che Sabik non li supplicò con i gemiti di andare fino in fondo, fino a che Rengoku con i sospiri non chiese di averle entrambe. E poi, il brusco risveglio.
    Hey... spero che lì dentro non stia succedendo niente che valga la pena scrivere sui vostri curriculum...
    La voce di Hachi ovattata dal portone che fungeva da anticamera per l'uscita dalla detenzione tuonò, forse pacata in effetti, ma spezzò completamente quel sogno perverso a tre che aveva corrotto gradualmente i ragazzi fino a fargli perdere di vista la situazione. Kaguya si ritrovò in un istante, come se fosse stata una molla fino a quel momento, in piedi e ordinata, con una mano stampata sulla faccia per ripulirsi come meglio poteva e al tempo stesso trovare un modo per poter nascondere la sua espressione del tutto alienata. Con un rapido movimento, una delle sue code metalliche si era piazzata ai lati del suo cappotto bianco e lo aveva "ricucito" in malo modo con una serie di grosse graffette metalliche, non era bello da vedere ma se non altro avrebbe nascosto le sue vergogne. Colpa del fatto che in quel posto non potevano evocare vestiti a causa del blocco magico che inibiva incantesimi di trasferimento come il Ninjutsu. In piedi e forzatamente "rimessa in ordine", Kaguya non incrociò mai lo sguardo con gli altri, non per vergogna quanto più... imbarazzo? Difficile capire quale fosse il sentimento che la animava in quel momento. si sentiva come se avesse fatto qualcosa di sbagliato ma non riusciva a capire esattamente cosa. Ecco un'altra complessa domanda da porsi a tempo debito. La maniglia della porta iniziò a muoversi, segno che Hachi stava per entrare a mettere fine a tutto. Come si sarebbero fatti trovare gli altri?
     
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    Rengoku aveva passato la sua infanzia tra prigionieri, cadaveri e persone torturate. Aveva visto molta sofferenza e poca intimità. Poter stare vicino a qualcuno in quel modo, in maniera così intima, non solo perversa ma anche... calda, dall'umano tepore, era davvero un bel modo per superare i suoi traumi. Non si sentiva schifato né percepiva il bisogno di allontanarsi. Anzi, di solito era lui che teneva le distanze solo per non spaventare o disgustare gli altri. Però ne sentiva il bisogno, o meglio gli piaceva. Non si era mai reso conto di quanto gli mancasse il contatto fisico con qualcuno e quell'assaggio era stato inebriante. Non voleva sottrarsene, non poteva più farlo, chiederlo direttamente o ammettere a sé stesso che ne aveva bisogno sarebbero state entrambe cose troppo imbarazzanti, quindi doveva prenderselo ora e basta. Per questo si stringeva a loro, quasi disperato, come poteva, bisognoso di quelle attenzioni più dell'atto stesso. Il respiro divenne così instabile e profondo che quando sentì la voce dell'insegnante oltre la porta perse completamente la capacità di respirare. Gli occhi si sgranarono e il corpo si immobilizzò di colpo, incapace di mettere anche il più flebile dei suoni. Il cuore iniziò a battere fortissimo, un forte senso di disperazione lo colse. Da una parte non voleva fermarsi, perché era tutto troppo bello, dall'altra però c'era la consapevolezza che quello spettacolo poteva costagli qualche altro giorno in quel luogo infernale e cazzo non voleva neanche pensare a quella possibilità. A differenza di Kaguya lui non era affatto imbarazzato, quanto più preoccupato dalle conseguenze. La sua testa si era riempita di domande e considerazioni, non voleva tornare in detenzione e non voleva rinunciare a quel momento. Sentiva la mancanza della sua libertà e del contatto fisico con qualcuno. Avrebbe dato qualsiasi cosa per uscire di lì abbracciato ad una persona che lo ricambiasse anche solo per mero scambio di calore tra corpi, ma doveva rassegnarsi che, a quel punto, il fato aveva già emesso la sua sentenza. Improvvisamente il corpo si sciolse, perse la sua rigidità. Divenne quasi molle ma gli permise comunque di rimettersi in piedi. Fece comunque in modo di farlo gradualmente, offrendo la mano a Sabik con aria vagamente galante, per quanto arresa, nella speranza di aiutarlo quanto mento a rimettersi in piedi a sua volta. Quello fu l'unico riguardo che gli concesse, non perché voleva essere sgarbato ma perché, come già detto, qualsiasi altro segno di disponibilità lo avrebbe messo fin troppo in difficoltà, o in imbarazzo, o in uno strato di frustrazione. Chi poteva capire i sentimenti di un adolescente in quelle condizioni? Nessuno, men che meno l'adolescente stesso. Quindi il suo piano fu semplice: aiutare Sabik a rimettersi in piedi e piazzarsi di fianco a Kaguya a sua volta, senza preoccuparsi troppo del vestiario.
    Dovevo restituirlo.
    Questo era quello che avrebbe detto, dando un calcio all'armadietto con dentro il "cadavere" del suo pigiama così da nasconderlo, in caso Hachi avesse fatto domande o considerazioni sulla sua nudità. Non se ne vergognava dopotutto, non più del resto del corpo in fondo, e poi una volta fuori avrebbe potuto richiamare una delle sue giacche e coprirsi, quindi era più una questione di affrontare la professoressa. La sua espressione sarebbe stata comunque neutrale e insofferente, troppo impegnato a disperarsi per l'occasione che aveva perso più che della figuraccia in sé.
     
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    La voce della professoressa era il migliore degli allarmi che potesse rimettere tutti in riga, senza dubbio. Anche Sabik ebbe un tremito che gli pervase il corpo a partire del cervello come una scossa elettrica dritta dentro le membra, accentuando quella perdita di forza progressiva dovuta al piacere che fino a quel momento aveva provato, e soprattutto al sentirsi "vuoto" fisicamente siccome sia Kaguya che Rengoku non stavano piú insidiando le sue intimitá. Trovandosi in ginocchio e praticamente con la faccia sul pavimento, la testa girava come se fosse sceso da una giostra, le anche avevano dei piccoli tremiti che gli impedivano di rimettersi subito dritto, e il volto rosso e affannato misto al sudore della pelle testimoniava quanto era stato provato dalla situazione precedente e come l'adrenalina provocata dall'ormai prossima intrusione di Hachi aveva dato una sorta di effetto sessuale di esibizionismo a cui il Nephilim era assolutamente nuovo e a quanto pare debole. Essere messo allo scoperto ed essere interrotto a quella maniera aveva accesso qualcosa di personalmente profondo, un misto di rabbia ma anche di novitá che si annodava nel suo ventre e nel diaframma. Se la Vampira e il Detenuto avevano dei piani B per risolvere l'increscioso incidente, il Sabik era fuori da ogni binario plausibile di giustificazione che potesse essere raggiunto solo a parole o con spiegazioni vaghe. Cosa fare? Kaguya forse aveva cominciato ad abituarsi alle stravaganze del Nephilim, come anche la sua fine capacitá di mettere il dito in opzioni fuori da quelle a disposizione, e forse avrebbe potuto intendere almeno la radice di quello che avrebbe tentato il suo compagno per creare la giusta situazione per avere a che fare con la Professoressa: usare la veritá. O meglio, la parte che intenzionalmente era alla base dei buoni propositi delle due carceriere ma che poi si era evoluta nel disastro attuale. Sabik per prima cosa avrebbe allungato una mano verso il proprio bastone, impugnandolo e facendovi scorrere energia abbastanza da risuonare col proprio corpo e ottenere stabilitá emotiva, poi i capelli rosso vermiglio si sarebbero colorati di un blu intenso e brillante, pieno di riflessi azzurri ed energetici mentre le sue fattezze andavano a mutare in quelle personali maschili, un aiuto fisico di rivoluzione del proprio organismo in modo da filtrare tutta la spinta erotica accumulata nella versione femminile, uno stratagemma che gli avrebbe permesso di riprendere controllo e avere la maggior parte dei riflessi sessuali concentrati solo nel proprio ano, dato che la sua sessualitá maschile non aveva potuto godere di nessuna attenzione. Rimanendo in ginocchio sul pavimento ma dritto con la schiena, mentre ormai probabilmente Hachi faceva il proprio ingresso, Sabik tremolante appena sembró cominciare a respirare in maniera profonda ma non regolare, anzi molto singhiozzata e con espirazioni che sembravano sibilate. La professoressa sarebbe stata perfettamente in direzione di Sabik per capire al volo cosa gli stava accadendo: stava piangendo. Quei versi sibilati e lunghi anche se singhiozzanti erano proprio dovuto al fatto che essendo muto, per quanto si sforzasse di lasciar uscire qualsiasi emozione gli stesse provocando quel pianto, la sua bocca aperta poteva solo sibilare fuori aria, uno sforzo della gola che in commiato con gli occhi strizzati e chiusi come porte di sicurezza ma ricolmi di lacrime lo rendevano una figura ancora piú triste e debole. Ad aiutare il giusto sapore dell'atmosfera era perfetto il gesto di Rengoku di tentare di aiutarlo, e i tentativi di Sabik di fare gesti con la mano tipici di chi chiede solo un minuto per se stesso e non un rifiuto categorico. La Professoressa Hachi di sicuro sarebbe stata confusa da tutta la scena, ma il Nephilim avrebbe cercato in tutti i modi di attirarne l'attenzione con il proprio linguaggio di segni, chiamando a sé Kaguya per aiutarlo ad esprimersi e fargli da traduttore eventuale. La Vampira a questo punto sarebbe stata a suo agio, siccome facendo da traduzione a Sabik poteva essere resa partecipe di quello che voleva fare con quella sorta di messa in scena senza bisogno di spiegare nulla, bastava concentrarsi sul far parlare il Nephilim e poi supportare la sua versione. I segni che il povero ed emozionato Sabik conveiva erano piú o meno parole volutamente confuse e difficili da starci dietro, ma una buona base per far concentrare Hachi su di lui.
    Professoressa... Aiuto... Mi dispiace... Non so come fare... Volevo aiutare ma ho solo fatto un casino...
    In caso Hachi fosse stata almeno incuriosita dalla situazione, Sabik le si sarebbe lanciato contro per abbracciarla e continuare a piangere addosso a lei con la faccia nel grembo data la sua altezza, strofinandosi e chiedendole un attimo di pazienza per calmarsi.
     
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    Con la sua frase ad effetto la professoressa voleva assicurarsi di lanciare un monito chiaro ai ragazzi, non di certo maturare una visione a dir poco preciso di cosa aspettava lei invece. I suoi occhi si sgranarono pieni di confusione ritrovandosi davanti due ragazzi nudi, uno più in imbarazzo dell'altro, mentre Kaguya se ne stava sulle sue con un vestito rattoppato come se fosse una tortilla strappata durante una cena frettolosa. La situazione era troppo vaga e assurda per darle qualche indizio e la sigaretta che teneva distrattamente tra le labbra si consumò rapidamente diventando per la maggior parte cenere tenuta assieme solo dalla forza di inerzia.
    Ma che è successo qui...?
    Kaguya era molto brava a rimanere distaccata ed evasiva, la sua solita faccia neutrale che facilmente si nascondeva dietro il colletto la aiutava molto a restare imparziale, ma di fronte allo sguardo inquisitorio di Hachi si spostò lateralmente a grandi falcate per raggiungere Sabik, nella speranza che il Nephilim avesse trovato una buona scusa da giocarsi. Kaguya era restia ad aprire ancora la bocca perché i suoi canini aguzzi non erano ancora scomparsi per colpa dell'eccitazione che le increspava ancora la pelle, e di sicuro un'attenta insegnante come la donna dai capelli blu non si sarebbe lasciata sfuggire un simile dettaglio. Quindi limitava i movimenti, tenendo la bocca nascosta dal colletto mentre rivolgeva la sua attenzione a Sabik, cercando di capire cosa avesse in mente. Per assecondarlo, diede una risposta lapidaria alla prof.
    Lo chieda a lui.
    Avrebbe quindi affiancato Sabik, offrendogli anche la sua spalla per potersi rialzare, pronta a fare da interprete. Imparare il linguaggio dei segni si era rivelato molto utile: non sapeva neanche lei perché aveva iniziato a farlo, forse l'idea di creare un legame particolare con il Nephilim la divertiva, oppure semplicemente era un'altra delle sue sfide. Difficile trovare la giusta via di mezzo in quella ragazzina tanto complicata.
     
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    Rengoku non era del tutto certo di cosa stava per succedere. Di sicuro la reazione del Nephilim lo colse del tutto alla sprovvista, facendo tentennare la sua aria neutrale e distaccata, dandogli piuttosto l'espressione di uno che stava solo facendo finta di essere estraneo ai fatti. Le palpebre tremavano infatti e quel poco di pelle che aveva sulla faccia che potesse cambiare divenne paonazza. Un pò anche i sensi di colpa si accesero, perché iniziò a pensare che forse quella non era una sceneggiata ma anche colpa sua. Magari aveva esagerato troppo, dopotutto quella era la sua prima esperienza, come poteva sapere come muoversi? Ecco, adesso che sudava gli veniva spontaneo intrecciarsi le dita davanti al ventre, come se stesse provando a nascondersi anche se prima si era comportato come se la nudità non rappresentasse il minimo problema per lui! Davvero sospetto, lo capiva perfino lui. Rengoku aveva passato la sua vita in solitudine e nel disprezzo verso la sua condizione, il distacco non era mai stato un problema, ma erano bastati un paio di compagni di scuola con gli ormoni scatenati a farlo uscire maledettamente dalla sua comfort zone. Si sentiva a disagio e non sapeva cosa fare. Da una parte era terrorizzato all'idea di provocare una reazione che potesse confinarlo di nuovo tra quelle noiose mura, ma d'altro canto sentiva in cuor suo che non poteva abbandonare i suoi "nuovi amici", o qualsiasi cosa si fosse creata tra di loro in quei pochi minuti di perversa detenzione. Quindi decise di prendere un bel respiro, far tornare il sangue a circolare nella maniera corretta e fiancheggiarli, assecondando qualsiasi idea avesse avuto Sabik in quel momento e cercando di ignorare l'immagine mentale della professoressa dal lungo collo che si avventava su di loro come un anaconda gigante confinandoli nella prigione della noia nel suo stomaco.
     
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    Sabik non era tipo da dire bugie ai professori, non si era di sicuro trattenuto nel suo esame iniziale dopo l'incontro col probabile ladro di maschere, e non lo avrebbe fatto nemmeno ora. Quello che la sua intelligenza dettava era di mettere a fuoco le intenzioni e non la praticità di quello che era successo. Per prima cosa avrebbe preso profondi respiri cercando di calmarsi al meglio e asciugandosi le lacrime come poteva, poi si sarebbe pizzicato le guance, e trovata la giusta postura e tranquillità avrebbe cominciato a gesticolare in maniera chiara e scandita, vocalizzando come suo solito dalle mani che aveva sui palmi.
    Quando abbiamo aiutato Rengoku a cambiarsi per uscire, abbiamo visto lo stato del suo corpo. L'atmosfera si è fatta cupa e abbiamo notato che la cosa lo toccava personalmente. In un gesto per tranquillizzarlo gli abbiamo fatto vedere che anche i nostri corpi sono particolari...
    Sabik si sarebbe indicato, dopotutto era tutto a vista, e la particolare fisionomia della sua pelle lucida e scura, insieme anche a delle striature azzurre pulsanti che ne attraversavano le linee anatomiche creavano uno strano binomio con la grottesca pelle di Rengoku, dimostrando che non era l'unico ad avere un corpo particolare anche se magari in una direzione più curiosa. Il Nephilim col suo corpo magari era meno "viscerale" come aspetto, ma dava l'impressione di essere "artificiale", come una testa attaccata ad un corpo improprio. In questo senso il sentimento era sincero oltre ogni ragionevole dubbio, ma Sabik non si sarebbe fermato nelle spiegazioni.
    ... E probabilmente lo abbiamo offeso facendo così... Abbiamo cominciato a discutere ed è salita in noi un pò troppa competizione, e la voglia di stuzzicarlo e coinvolgerlo allo stesso spirito con cui affrontiamo la scuola... E ora... Ho paura che siamo stati troppo invadenti e ho rovinato tutto... Snif...
    Gli occhi del Nephilim si sarebbero di nuovo riempiti di lacrime, ricominciando ad espirare in quella maniera triste e impotente mentre con le mani si cercava il viso per coprirselo, mentre si lasciava andare verso il pavimento in ginocchio. Senza nessun aiuto da parte di qualcuno questa volta avrebbe continuato a piangere senza possibilità di fermarsi, anche grazie all'enorme costrizione che sentiva nel ventre e nel petto proprio per colpa dell'interruzione della professoressa: non avendo mai avuto esperienze con altri non sapeva come gestire tutte quelle emozioni che stava provando e a questo punto il pianto era la cosa migliore, uno sfogo naturale che poteva lasciar andare senza dover forzare nulla o dissimulare quanto dispiacere gli aveva provocato essere "abbandonato" con tanta velocità mentre erano tutti e tre insieme collegati pochi secondi prima. Con intelligenza ci arrivava al perchè si erano interrotti, ma a livello di sfera emozionale non poteva digerirla, era una cosa che stava desiderando e gli stava piacendo, una vicinanza con Kaguya e con Rengoku che difficilmente avrebbe potuto naturalmente riconquistare in una maniera così spontanea. Era qualcosa di prezioso che era stato rotto per sempre da un punto di vista di sensazioni.
     
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    Tolti tutti i meriti alla recitazione di Sabik, quel piano riuscì a cogliere di sorpresa tanto la professoressa alla quale mancava del tutto il contesto, tanto quanto Kaguya che si aspettava un uscita completamente diversa. Come al solito Sabik si riconfermava un valido punto di distacco da lei, affini sotto molti punti di vista ma maledettamente diversi. Non che lei preferisse una comoda menzogna alla verità, ma banalmente non sarebbe mai scesa nei dettagli soprattutto se la cosa poteva diventare troppo imbarazzante. Sabik invece decise di raccontare una versione da buona novella della loro esperienza, che poco si distaccava dalla realtà ma ometteva volutamente qualche particolare che una mente esterna avrebbe certamente giudicato di troppo. La professoressa dopotutto sembrava piuttosto convinta di ciò che stava sentendo: fissava i tre molto rapidamente per cercare di cogliere spunti o facce strane che potessero suggerirle qualcosa, una mezza verità o una sciocca menzogna, ma il punto era proprio che Sabik la stava ingannando con i fatti e non c'era molto da fraintendere se non una malizia di fondo che Hachi di certo non aveva. Come al solito, Kaguya lasciò parlare il suo silenzio, limitandosi a chiudere gli occhi e nascondere metà della sua faccia dentro l'ampio colletto, abbassandosi il cappello con la mano destra in un movimento fin troppo netto, come se fosse frettolosa di distogliere lo sguardo. Non che avesse qualcosa da nascondere ma non ci teneva a far leggere la sua faccia in maniera troppo palese, soprattutto ai due ragazzi che stavano con lei che avrebbero di certo notato una punta di spontaneo divertimento su di lei. Anche se era stata interrotta sul più bello quell'esperienza si era rivelata decisamente interessante sotto tutti i punti di vista. Hachi invece, incapace di elaborare un'opinione severa sull'accaduto, sospirò rumorosamente portando le braccia in posizione conserte, e dopo aver scosso il capo decise di fare la cosa più adulta che poteva: si voltò verso Rengoku che, a differenza di Sabik, sembrava decisamente meno sconvolto, e gli chiese se era tutto vero.
    E' così, Rengoku? Per caso ti hanno fatto sentire offeso, inadeguato oppure semplicemente ti hanno messo a disagio?
    Disagio non era decisamente la parola che avrebbe utilizzato lei per descrivere quella situazione. Un gruppetto di ragazzi mezzi nudi in una stanza isolata agiva in maniera circospetta, imbarazzata e con una vaga punta di pentimento e dispiacere. Era stata giovane anche lei dopotutto...
     
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    Non fu strano sentire la versione corretta di quella vicenda, piuttosto fu strano rendersi conto di cosa aveva davvero passato fino a quel momento. Certo forse Sabik l'aveva resa più romantica del necessario ma senz'altro quella era la verità. Anche senza dirlo apertamente, Kaguya e Sabik lo avevano messo in una condizione dove il suo corpo non solo non era pregiudicato, ma addirittura venerato da una curiosità spontanea che non riguardava il mero intuito scientifico ma piuttosto la banale ingenuità di un ragazzo suo coetaneo. Kaguya e Sabik non avevano semplicemente ceduto a qualche basso istinto insieme a lui, avevano condiviso qualcosa. Solo adesso Rengoku si rendeva conto che anche loro, proprio come lui, avevano dovuto affrontare delle sfide probabilmente. Imparare la lingua dei segni, scoprire come comunicare, convivere con una doppia identità che fosse un vampiro assetato di sangue o il proprio sesso opposto. Rengoku non era di certo speciale rispetto al oro, né maledetto, e lo avevano aiutato a capirlo. Fu strano, ma allo stesso tempo fu come togliersi un grosso peso dallo stomaco. Certo forse non gli avrebbe permesso di vivere una vita normale ma aiutava comunque non poco, tanto che Rengoku iniziò a chiedersi come potesse ringraziare. Non era nel suo stile essere troppo diretto e quella situazione era già fin troppo imbarazzante, ma forse valeva la pena sforzarsi a costo di uscire dal suo personaggio pur di fare un passo avanti. Quando la professoressa richiamò la sua attenzione, Rengoku tornò con lo sguardo su di lei, e mostrandole un sorrisetto amareggiato, chinò il capo in cenno di resa, accettando la sua ingenuità.
    No, anzi... tutto il contrario. Mi hanno aiutato a capire che ciò che mi rende diverso non è come appaio ma come mi comporto, e questo a differenza della mia condizione è qualcosa su cui posso lavorarci sopra.
    Si voltò verso Sabik, allungandogli la mano in un gesto di pura amicizia, non tanto per aiutarlo a stare in piedi più per fargli sentire che lo voleva vicino. Lanciò un occhiata alle bocche sulle mani per fargli capire che non le aveva dimenticate, e infatti la sua stretta non sarebbe stata decisa, quanto più delicata possibile, perché una stretta troppo forte sarebbe stato come stringergli una mano in gola, mentre invece lui voleva semplicemente tenerselo vicino. E così come fece con Sabik, afferrò anche Kaguya, in modo da averli entrambi di fianco a sé, circondandoli infine con le braccia intorno alle spalle, come pronto a fare una foto commemorativa dell'evento. O meglio, anche no... non erano nelle condizioni di essere immortalati.
    Quindi no, professoressa. Qui non è successo niente di sconveniente, anzi ho trovato dei rivali che non posso battere a modo mio. Non sono ancora uscito da questo posto e mi sento già stimolato... lunga vita alla Gakuen.
    L'ultima frase aveva una punta di provocazione, un pò come se stesse cercando di lanciare una frecciatina anche alla sua stessa prof. Ma dopotutto anche quello faceva parte del loro percorso, no? Che a quei due potesse piacere o no, si sarebbero comunque beccati uno dei rarissimi abbracci di Rengoku.
     
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    Quando la Professoressa Hachi si sarebbe protratta verso Rengoku per chiarire cosa provasse al riguardo della situazione, Sabik avrebbe fatto lunghi sospiri per darsi un contegno, aspettando la risposta del compagno con una certa ansia personale e curiosità su cosa avrebbe risposto. Vedere che la persona appena conosciuta aveva trovato una sua maniera di leggere il comportamento del Nephilim, e conseguentemente anche quello che era successo pocanzi con Kaguya, di fatto avrebbe riempito il petto di una felicità sincera e interesse spontaneo. Appoggiandosi alla mano di Rengoku, Sabik venne colto da un certo imbarazzo nell'essere abbracciato a quella maniera così semplice ma comunque calda e coinvolgente, sentire poi quelle parole così piene di energia e di sfida gli diedero quello che bastava a riprendersi totalmente e sorridere caldamente, sottolineato di più dal suo mutismo ma che comunque faceva trasparire una sorta di "eheh" di soddisfazione per il risultato raggiunto. Era catturato anche dalle eventuali reazioni di Kaguya, che a modo suo ed essendo sincera con i suoi tipici comportamenti misteriosi e dal fascino dello spazio privato aveva gestito la situazione danzando senza problemi a un ritmo improvviso, un punto a favore che al Nephilim stimolava un senso di sfida votato a coinvolgerla in più occasioni fuori dal prevedibile. Ora però bisognava sentire cosa aveva da dire la Professoressa Hachi e come aveva intenzione di far proseguire i ragazzi presenti di fronte a lei. Sabik si fece venire il pensiero su cosa sarebbe potuto accadere se per caso ci fosse stato bisogno di una punizione, e stranamente la figura di fronte a lui gli ispirava una sorta di disciplina ferrea e anche pesante, ma un istinto educativo materno e una sensibilità forse uniche di Hachi. Per dirla meglio, confrontandola con la Signora Onibi, la Professoressa Hachi gli dava l'impressione di avere lo stesso polso fermo, ma una natura più dolce ed empatica, vagamente imbarazzata dal dover tenere il ruolo di punto di riferimento ma inamovibile sulla propria convinzioni di far rispettare le regole ed essere un punto di riferimento. Forse proprio questo aspetto aveva reso quella esposizione dei fatti un pelino disarmante oltre i palesi dubbi che potevano sorgere.
     
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    Anche se non era esattamente abituata e a suo agio con simili dimostrazioni di affetto o anche solo cameratismo, Kaguya non si oppose (non con troppa forza) all'abbraccio di Rengoku, distogliendo piuttosto lo sguardo e allontanandolo il più possibile da lui cambiando proprio direzione alla testa, ma senza scacciarlo con violenti e potenzialmente letali tagli. Dopotutto fino a un attimo prima stavano facendo cose anche più intime e non le era dispiaciuto, Kaguya era tutto meno che incoerente. La situazione era comunque decisamente assurda e per quanto strano fosse quel quadretto, Hachi non poteva fare molto se non fissarli con aria circospetta nella speranza di notare un fattore chiave che la aiutasse a sbrogliare i nodi della matassa. Ma lei non era una detective e quel genere di attività la annoiavano molto velocemente, quindi sollevò lo sguardo al cielo mentre lanciava un lungo sospiro e portava le braccia in posizione conserte sotto il suo abbondante seno.
    E va bene, io qui dentro non posso fumare quindi per stavolta lascerò correre. Andiamo, vi riporto alla Gakuen. Ho come la sensazione che voialtri farete volentieri un gran casino se non vi tengo sott'occhio...
    Commentò diffidente, facendo cenno con la mano di seguirla, e anche in fretta. Non era preoccupata delle condizioni in cui vertevano i loro vestiti: aveva un'idea dei studenti che stavano davanti a lei, non avrebbero avuto difficoltà a risolvere il problema con le loro abilità. Quindi a passo spedito e accendendosi una lunga sigaretta, Hachi avrebbe fatto strada verso il vagone che li avrebbe riportati senza ulteriori indugi verso la Justice Gakuen. Curiosamente fu proprio Kaguya a spezzare il silenzio che si creò subito dopo l'uscita dall'area di detenzione, mantenendo un tono di voce basso non per bisbigliare alle spalle di Hachi quanto più per dimostrare di aver riacquistato la sua proverbiale calma.
    Esclusa l'ultima parte, sarà interessante vederti raccontare agli altri la tua esperienza qui, Rengoku. Potresti scoraggiare moltissimi studenti dal comportarsi male...
    Mentre commentava, avrebbe utilizzato la tecnica del richiamo di armi per sfilarsi rapidamente la sua giacca e rievocarne una nuova nello stesso istante, così che il residuo magico della prima sparizione coprisse le sue vergogne mentre eseguiva uno dei trucchi più semplici e importanti che veniva loro insegnato alla Gakuen. Per quanto progressiva fosse, era comunque una scuola Giapponese e il pudore non andava di certo sottovalutato.
     
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    Per loro fortuna, la professoressa Hachi non dava l'idea di essere una tipa troppo stretta sui dettagli e anzi, probabilmente era una donna molto più pratica di quello che sembrasse. Alla fine aveva davanti un gruppetto mal assortito di ragazzi che si stavano abbracciando, quanto male poteva pensare? Sancita la normalità di quella situazione, si offrì di accompagnare tutti alla Gakuen e quella fu letteralmente musica per le orecchie di uno che aveva passato fin troppo tempo in quel posto maledetto. Appena furono fuori, Rengoku si premurò di utilizzare il ninjutsu per mettersi addosso qualcosa: un paio di pantaloni neri e larghi, un grosso cappotto nero poco curato e un paio di scarponi sempre scuri allacciati male, e soprattutto non messi ai suoi piedi: Rengoku era portato per la magia, ma non così esperto. Far comparire le scarpe direttamente ai piedi era molto, molto difficile per lui, quindi aveva imparato a legarle in modo che diventassero una collana da evocare intorno al collo per poi indossarle comodamente quando poteva. Non smise di seguire il gruppetto comunque, infilandosi le scarpe frettolosamente zompettando in avanti su una gamba sola, uno spettacolo poco elegante ma sicuramente funzionale.
    Oh si, mi ci vedo proprio: seduto davanti a un fuoco pronto a spegnersi con una torcia puntata sotto la faccia a rendermi ancora più brutto di quanto non sono, intento a raccontare di quella volta in cui per ammazzare la noia abbiamo iniziato a contare le luci simil-neon sul soffitto e qualcuno ci è rimasto cieco. Potrò dire di essere sopravvissuto...
    Ci ironizzò su senza scomporsi troppo, concedendosi giusto un mezzo sorrisetto mentre si dirigeva verso il vagone impaziente come non mai di tornare alla civiltà. Non si era mai sentito così entusiasta di tornare a scuola e studiare, chiaramente quel postaccio aveva compiuto il miracolo... e un pò di merito andava anche ai suoi nuovi amici. Quando entrambe le scarpe furono al loro posto e Rengoku poté tornare a camminare tranquillamente, con aria distratta e lo sguardo rivolto verso l'alto prese di nuovo parola, deciso ad avanzare una proposta.
    Sentite, visto che siete ancora i miei carcerieri e io manco da un bel pò... avreste voglia di farmi vedere che state studiando in questo periodo? Non vorrei rimanere troppo indietro, e so che ultimamente ci sono state novità interessanti... magari qualche brutto ceffo da cui tenermi alla larga?
    Suonava come una scusa per non restare da solo dopo quel breve primo incontro e a dirla tutta dal suo tono non si era impegnato minimamente a nascondere la cosa. Rengoku era un lupo solitario, questo era vero, ma rimettere piede a scuola da solo gli metteva una discreta tristezza e dato che aveva appena stretto una nuova amicizia si ripromise che forse valeva la pena coltivarla.
     
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    Superata la singolare parte di convincimento della professoressa, Sabik fu l'unico dei tre a non avere propriamente pronta una soluzione alla sua mancanza di vestiario. Si stava facendo due calcoli su cosa avesse di pulito disponibile in camera sua o a casa, e la lista era purtroppo vuota di opzioni valide. Come fosse finito il suo precedente vestito era un pó un dispiacere contando la sua idea ricercata dello stile e degli accostamenti, e trovare un adeguata sostituzione sembró di fatto impossibile, quindi la soluzione piú pratica, contando anche le sue attuali sembianze maschili, fu quella di usare le ali per abbracciare la propria vita, risultando in un gonnellino molto semplice quanto efficace. Il resto del corpo dopotutto aveva un colorito lucido nero che lo faceva sembrare una tuta tecnologica o comunque organica attraversata da energia, non lo spettacolo piú originale o unico della scuola. Il primo pensiero che gli venne dopo essersi messo in quella maniera riguardó effettivamente il significato di nuditá all'interno della scuola: una Kamen era giá uno spettacolo di suo, contando anche la particolaritá della sua fattura e manifestazione, ma era possibile che alcune Kamen invece di vestire spogliassero di piú? Magari, come la fiabe del vestito del Re, delle Kamen erano letteralmente una maniera intelligente di qualcuno per fare l'esibizionista senza che nessuno potesse effettivamente contraddirlo... Le possibilitá dell'argomento erano interessanti, ma Rengoku sembró subito interessato alle notizie importanti della scuola tra le quali gli individui che al momento si distinguevano tra gli studenti, non troppo dissimilmente da come Sabik si era lanciato su Kaguya sin dal loro primo incontro per ritrovarsi subito al centro degli eventi.
    Kaguya ha un rapporto molto particolare con una studentessa di nome Sagara. Sembra che alcuni studenti abbiano optato per creare delle fazioni numerose sotto l'egida della loro visione futura al comando del paese, e Sagara é quella che ci sta riuscendo meglio. Il loro team lo puoi riconoscere facilmente per delle fasce con varie stelle che vestono al braccio...
    Sabik si sarebbe fermato lí ad esporre la lista dei nomi, era piú interessato a dare l'abbrivio a Kaguya per qualsiasi considerazione, curioso anche se fosse cambiato qualcosa negli ultimi tempi tra le due, poi c'era anche Hachi insieme a loro che magari avrebbe potuto dare considerazione a nuove leve che non avevano avuto ancora occasione di conoscere o a nomi passati in sordina. La scuola era grande e individui importanti potevano essere considerati tali in base a differenti punti di vista.
     
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    Sicuramente sfoggiare la propria Kamen era un modo per fare esibizionismo: molti andavano in giro con tutine in spandex molto vistose che lasciavano poco spazio all'immaginazione. Ma era ben diverso dal presentarsi nudi a vagare per i corridoi di una scuola satura di ragazzi in piena tempesta ormonale. Perfino i professori sanno che dei limiti vanno mantenuti per non gettare tutto nel caos. E Poi a Kaguya non andava proprio a genio che degli sconosciuti che non avevano passato lunghi minuti di tensione sessuale in detenzione con lei potessero vederla nuda. Rengoku spezzò il ghiaccio riportando l'argomento proprio sulla scuola, in un primo momento Kaguya non disse nulla limitandosi a pensare che forse era meglio se scopriva da solo quali fossero le novità tra le aule della Gakuen, ma Sabik volle subito assecondarlo mettendo la ragazza al centro della discussione, e per quanto potesse nascondersi dietro il suo alto colletto e l'espressione di sufficienza non sarebbe rimasta in silenzio.
    Non esageriamo... semplicemente mi ha chiesto di unirmi al suo club, ma ho rifiutato. E se posso invito anche gli altri a rifiutare. La visione di Sagara è ingenuamente politica, mentre la Justice Gakuen ha bisogno di eleggere un nuovo Akira.
    Kaguya era sempre pronta a rimarcare quella filosofia fondamentale della loro scuola, e non avrebbe mai nascosto il suo disappunto nei confronti degli ideali di Sagara. Per certi versi, Tsareena e il suo modo di fare invasivo simile ad una pianta infestatrice era decisamente più calzante per quel ruolo, altro che fare propaganda con fasce e club. Decisa a distogliere l'attenzione da quell'argomento, però, volle andare contro la sua natura silenziosa incalzando il discorso su tutt'altra direzione.
    Se vuoi saperlo, ci sono parecchi nuovi studenti interessanti. Hanno totalizzato punteggi elevati alle esercitazioni e la facilità con cui sono stati inseriti nel corpo studenti lascia intendere che la scuola li consideri degni. Sabik è uno di questi.
    Inutile sottolineare quanto facilmente il discorso puntava spesso verso il loro compagno Nephilim: Kaguya non aveva di certo paura di riconoscere i meriti a qualcuno e visto che non aveva nessuna intenzione di puntare il dito verso gli altri pensò bene di parlare di un possibile diretto interessato, senza mai rallentare il passo o cambiare direzione.
     
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    Appena Sabik iniziò a parlare di Sagara, pur senza fermarsi e continuando a camminare dritto, Rengoku piantò la coda del suo occhio su Kaguya per cercare di cogliere qualche reazione. Aveva sentito parlare della propaganda di Sagara ed era certo che una come la piccola carceriera avesse da dire la sua. Prevedibilmente però, il commento fu inutilmente pacato e distaccato, disse la sua senza troppe sentenze crudeli mettendo le cose come stavano. Rengoku sollevò le braccia portandosele dietro la schiena, raccogliendo la nuca tra le dita e sollevando lo sguardo, pensieroso. Se Sagara lo chiedeva a lui, cosa avrebbe risposto?
    Un Giappone senza classe politica suona strano in effetti... Akira aveva fatto in modo di tenere tutti buoni sotto il suo controllo, ma forse sarebbe stato ben felice di togliere di mezzo tutti per comandare da solo. Mi sa che gli somigli, Kaguya...
    Una sentenza quasi bisbigliata, ma che non fece nulla per nascondere. Forse voleva lasciarla lì, senza rimuginarci troppo sopra. Kaguya sembrava la tipica guerriera che non lasciava spazio a niente oltre la vittoria, perché dietro di essa c'era un obbiettivo limpido, preciso, che andava perseguito fino alla morte. Chissà, forse una come lei era davvero degna di diventare Akira. Ma questo lo avrebbe scoperto Rengoku battendosi con lei. E proprio mentre quei pensieri lo attraversavano, la piccoletta iniziò a puntare il dito verso degli "astri emergenti" come direbbe qualcuno, che parevano avere il potenziale di fare grandi cose. Tra tutti, anche Sabik rientrava tra questi, il che spiegava perché Kaguya si accompagnasse a lui tanto volentieri. Senza abbassare le braccia, Rengoku si voltò verso il Nephilim, prestando più attenzione alla sua figura cercando di non concentrarsi sulla sfera sessuale che li aveva catturati fino a pochi minuti prima.
    Dice che sei forte, Sabik... detto da lei suona come vero. Ma il tuo è solo talento o vuoi davvero diventare Akira più di tutti gli altri? Anche tu sei come Sagara... o sei come Kaguya?
    Un paragone pungente, volutamente semplicistico pronunciato appositamente per suscitare qualche reazione non solo dal Nephilim, ma anche dalla vampira che stava facendo di tutto per ritagliarsi il suo angolo di silenzio. Lusso che Rengoku non aveva intenzione di concederle.
     
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    Kaguya sapeva molto bene come prendere base da una affermazione per sintetizzare il tiro sulla essenzialità, e c'era piacere nel vedere come non si facesse problemi a giudicare l'operato degli altri non solo dal proprio punto di vista, ma anche da un più adeguatamente super partes concetto di appetibilità di una certa visione. La Vampira in questione non era una bestia che vedeva nella forza l'unico mezzo di vita e controllo, ma di sicuro non poteva apprezzare chi aveva come unica soluzione ai confronti il negarli alla radice, dopotutto gli estremi non servono davvero a nulla. Sabik se sciolse come uno spaghetto nel sentirsi nominato dalla sua compagna portandosi le mani al volto e socchiudendo gli occhi stampandosi un sorrisetto morbido di approvazione, per poi concentrarsi sulla risposta di Rengoku con attenzione. Era interessante come avrebbe inquadrato l'operato dell'Akira originale, del Palazzo usando il corretto nickname che gli era stato dato al tempo, sottolineando come probabilmente una vena di totalitarismo poteva essere nei desideri di forma di comando, ma il Nephilim non poteva essere d'accordo con quella visione siccome Onibi aveva sicuramente fatto intendere come l'Akira che lei conosceva aveva una profondità e visione ben più ampia e, azzardando qualcosa solo sulla base delle reazioni della professoressa e su quel poco che poteva caratterizzarla, una sorta di solitudine esistenziale che aveva gettato l'ombra su un trono non dissimile da una condanna. Ammessa e non concessa questa deduzione così romantica, di fatto Sabik era stato direttamente interpellato sulla sua visione, con l'interessantissima scelta bicefala tra la visione di Sagara e quella di Kaguya, cosa che probabilmente avrebbe interessato Hachi lì presente che a conti fatti si stava godendo i propri studenti in una delle più tipiche attività della Gakuen, ovvero mettersi a confronto.
    Uhm.. Kaguya ha già sentito la mia risposta al riguardo, e se volessi essere sintetico ho innegabilmente accettato il suggerimento di rifiutare Sagara, ma la povera forma della tua domanda mi permette di risponderti in maniera esaustiva trasmettendo qualcosa del mio carattere e delle mie motivazioni per stare in questa scuola: sono "forte" per chiunque sia più debole di me, e "inarrivabile" per chiunque non possa comprendermi, ma la mia volontà è assoluta e definisce la realtà che mi circonda.
    L'atmosfera che circondava Sabik non potè che cambiare, provocando come un senso di presa verso di lui, come se il senso orizzontale del pavimento si fosse piegato con il Nephilim al centro e più in basso; una naturale esposizione della qualità della sua energia scatenata dall'argomento interessante e dalla stimolante compagnia.
    Volontà resa manifesta, questo è ciò in cui credo. Non c'è motivo di considerare il tempo, lo spazio o le persone, se non in funzione di solo ciò che crea un effetto sul mondo e che fa muovere il resto in sua considerazione.
    Sorridendo gentilmente e con trasparente disponibilità avrebbe atteso eventuali reazioni o simili, caso non ce ne fossero state l'atmosfera che lo circondava si sarebbe rarefatta subito mentre avrebbe proseguito il proprio incidere godendosi il secondo viaggio sul trenino della scuola.
     
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88 replies since 19/8/2022, 09:18   1118 views
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