Sulla traccia di una colpa

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  1. Il Capitolo Hadler
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    La Legge

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    Ira rimase leggermente bloccato di fronte al filo logico del discorso di Karla. La risata lo aveva messo in imbarazzo e lo aveva spaesato, ma poi quella pratica concettualità di non pensare che le cose fossero finite là ma che avrebbero proseguito in una direzione e verso un futuro che avrebbe davvero sancito se quello fosse stato un fallimento. Imbarazzato poi da quel contatatto diretto faccia a faccia, non potè far a meno di essere investito dalla ragionevolezza e sicurezza che voleva esprimere la donna e trasmettere con il suo argomentare. L'omone si sentì spaesato, mentalmente confuso, ma il suo corpo fui il primo a reagire ritrovando rinnovata resistenza e quasi forza per mettersi ben eretto con la schiena e istintivamente far capire alla donna che le sue parole non erano volate nel vento.
    Io... Io penso di aver capito cosa intendi...
    Ira si sarebbe schiarito la voce socchiudendo gli occhi, per poi inspirare profondamente. Avrebbe usato la mano libera per mettersi apposto i capelli, tirandosi meglio la manica con i denti mettendola più verso la mano, così da sfruttare il polsino per potersi asciugare il sudore e darsi un contegno e cura personale. Si sarebbe scrollato di dosso la polvere che ancora non si era tolto per girarsi verso la via del tunnel di fronte a loro. Dall'oscurità si percepiva silenzio, un leggero vento fresco che ora vagava libero senza il condizionamento dei sistemi di aereazione o la potenza meccanica dei vagoni. Non c'era altro. Non solo oggettivamente, ma non c'era più nulla nemmeno per Ira. Era tutto finito, almeno quel preciso capitolo che lo aveva visto protagonista di una atrocità. Non si sarebbe nemmeno chiesto se avesse rischiato di incapparci in futuro, siccome la risposta apparve subito scontata. Quello che davvero era da tenere a bada era l'insicurezza: sarebbe stato pronto? Sarebbe stato adatto? Sarebbe stato differente? Domande pericolose di un abisso composto da indulgenza, passività e negligenza. La valutazione non era ciò che doveva scandire la sua vita, ma il diretto e concreto impegno ad agire ed essere aderente al presente. E al momento era in un tunnel buio di Roma, coperto di ferite e accompagnato da una donna che lo stava accudendo.
    ... Di me, eh? Davanti a un gelato... Potrei anche cedere.
    Ira si sarebbe girato mostrando il proprio sorriso a Karla, con un volto sereno, provato ma sicuramente non finto o di circostanza. Le sue parole avevano raggiunto il giusto nodo e lo avevano sciolto dal cuore di quell'uomo. Ci sarebbe voluto tempo epr rimettersi pienamente su ambo i piedi con sicurezza, ma l'atmosfera intorno a Ira già stava cambiando, perdendo quel colore cupo e pesante, per diventare qualcosa di più simile a un vento caldo e lento, a qualcosa di sereno e avvolgente. Ira quindi avrebbe dato le spalle al resto del tunnel, guardandosi intorno per trovare un'apertura adatta per uscire da quel luogo, a meno che Karla non avesse già una idea di come uscire più velocemente.
    Il quartiere è ancora demolito e spento... Se vogliamo trovare un luogo di ristoro ci conviene dirigerci un pò più verso il fuori città, nei quartieri meno politici e commerciali. Tra i vari abitati ci sono punti di qualità... Sono abbastanza goloso e questi posti me li tengo sempre a mente quando ho tempo libero per andarci!
    Ira si sarebbe fatto sfuggire una risata leggera e contenuta, mentre proseguiva ad avanzare fuori.
     
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