Sanssouci

appartamento di Adam Qadmon.

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  1. Kira dietro lo specchio.
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Finalmente il gelo che c'era tra lui e Selenya aveva iniziato a sciogliersi e, benché non potesse nemmeno sfiorare il pensiero di quanto fosse accaduto alla sua Queenie che già veniva attraversato da violente ondate di rifiuto e rabbia, l'idea che tra lui e quella donna potesse instaurarsi un rapporto di reciproco rispetto e, perché no, di stima lo faceva sentire più sereno, quasi sollevato. Peccato che tale serenità durò poco e, mentre aveva le labbra della sua Regina sulle sue, non poté fare a meno di notare tutto il disagio che aveva provocato nella sua ospite e fu anche questo che gli permise di trovare il coraggio per strapparsi da quel bacio semplicemente delizioso.
    Purtroppo, allontanarsi dalle labbra di Queenie non attenuò minimamente l'intenso desiderio che provava verso di lei, l'ardente malia che gli consumava le carni ma, anzi, per lunghi secondi continuò a percepire il sapore dolce della sua bocca, la consistenza morbidissima delle sue labbra, l'eco voluttuosa dei suoi gemiti e ciò, semplicemente, lo straziava nel profondo poiché non desiderava far altro che baciarla ancora e abbandonarsi alla passione ma era perfettamente consapevole che non lo poteva fare ed era una tentazione troppo bella e intensa perché potesse sottrarvisi senza sofferenza o tentennamenti di sorta. Fortunatamente riuscì a mantenersi saldo nei suoi propositi anche quando, sollevando lo sguardo verso Selenya, si accorse che la giovane, più che indignata o disgustata, era eccitata quasi quanto lui e ciò, benché lo sollevasse non poco, non gli rendeva più facile trattenersi. Riuscì a ritrovare un controllo più saldo del suo corpo quando Queenie, confusa da quanto stava accadendo, nascose il visetto tra le mani pigolando qualche scusa ormai prossima alle lacrime: immediatamente annullò ogni distanza per abbracciarla dolcemente e baciarla più volte sul dorso delle mani con cui nascondeva il volto, proprio come si sarebbe fatto per una bambina in lacrime.
    Ehi, piccina... non c'è nulla di cui scusarsi, non hai fatto niente di male: non è qualcosa che puoi controllare, non è colpa tua. Ma noi possiamo controllarci, non temere: vero, Selenya? - la rassicurò con dolcezza, chiedendo anche la conferma della sua ospite, sia per tranquillizzare la sua piccina che, soprattutto, per riscuotere l'altra che sembrava essere decisamente in difficoltà. Fu in quel momento che proprio Selenya li avvertì dell'imminenza del parto imminente e lo invitò a fare strada: - Sì, hai ragione, seguimi! - esclamò quasi sorpreso, dato che il pensiero di quel parto (Così delle sue uova, dei suoi figli) era stato scalzato via da tutte le violente sensazioni che aveva appena finito di provare e, di colpo, ridivenne quello principe della sua mente; immediatamente, dunque, si diresse verso la stanza da letto, anch'essa arredata con gusto e attenzione per i dettagli, dove Queenie e Selenya avrebbero trovato ad aspettarle un letto comodo e spazioso, abbastanza grande ad accogliere tutti e tre abbastanza comodamente. Invitò Selenya con un cenno a deporre la piccina e si mise a disposizione: - So che sto ricalcando un po' uno stereotipo ma... non ho idea di cosa fare e sono abbastanza teso. Però voglio rendermi utile: dimmi cosa fare e lo farò. - disse, rivolgendo alla sua ospite un sorriso gentile e anche un po' complice, mentre provava a stemperare l'inevitabile tensione con una battuta: tutta l'agitazione per quel patto, infatti, aveva calmato in parte i suoi bollenti spiriti e se poteva parlarle con una certa naturalezza lo doveva al fatto che la sua erezione si era un po' ridimensionata, benché risultasse comunque abbastanza visibile.
    Si dedicò, dunque, a carezzare dolcemente la sua piccola Regina per tranquillizzarla e, per quanto possibile, aiutarla a rilassarsi, ignaro però di come stare così vicino a quel corpicino che emetteva senza sosta ferormoni fosse deleterio per la sua ritrovata concentrazione: all'inizio, infatti, si era dedicato semplicemente a carezzarle l'addome apesco e i capelli, poi, inesorabilmente le sue mani avevano preso a scendere, a gustare il contatto con quella serica e perfetta, ad agognare le forme che si limitava a sfiorare. In un attimo i suoi pensieri presero a deviare, a ripensare al loro incontro, alle loro molteplici unioni, al piacere intenso che avevano condiviso... e si fermò di colpo, irrigidendosi e allontanando le mani neanche se si fosse scottato: da quando era diventato così lascivo? Certo, Queenie stava emanando ferormoni sufficienti per eccitare uno sciame di tiranidi ma davvero era soltanto a causa di questo o era il comodo paravento che la sua lussuria poteva utilizzare per evitargli gli altrimenti inevitabili sensi di colpa? Da quando, infatti, aveva incontrato Hilda il suo rapporto col sesso era cambiato e da pulsione disprezzata e, talvolta, appagata in maniera vergognosa, sbrigativa era diventata una parte importante di sé, un desiderio intenso che poteva e voleva soddisfare, basti pensare Blume e Queenie stessa. Ma, se in ciò non ci vedeva nulla di male, dopotutto riappacificarsi con la sua natura umana significava anche accettarne le sue pulsioni, il desiderio che stava provando in quel momento non gli appariva sano, dopotutto Queenie stava per partorire e c'era una sconosciuta con loro, come poteva cedere in quel modo? Neanche a farlo apposta, la sua mano era scivolata vicino al seno di Queenie, con le dita a sfiorarlo e immediatamente i suoi occhi si persero a osservarne la forma perfetta e prosperosa, pensanti per tutto quel miele che traluceva invitante dalle punte dei capezzoli; non pensò, non decise alcunché, semplicemente le sue dita si allungarono a sfiorarlo e quella lievissima pressione fu sufficiente per far partire uno zampillo di miele che gli imbrattò la mano e si arrestò sul ventre della piccina: Adam sbarrò gli occhi, sorpreso, guardando quei seni meravigliosi, così tremendamente gonfi che sembravano pregarlo di dar loro un po' di sollievo... e, in un attimo, si gettò sulla sua adorata Regina, afferrando quei seni a piene mani, facendo zampillare il miele direttamente sulla sua bocca prima prendere a succhiare, mordere quei deliziosi seni, mentre le sue mani la palpavano con desiderio, strizzandone le natiche sode mentre strusciava impaziente e ferino la sua virilità, completamente induritasi di colpo, su quella completamente esposta della sua piccina.
    Tutta la sua fame, tutto il suo desiderio erano esplosi, potenti e inarrestabili, per travolgere la piccola Queenie, vittima di quella furia bollente e piacevole: Adam teneva gli occhi chiusi, infatti, come se volesse concentrarsi unicamente sulle sensazioni che quelle carni gli donavano, su quel calore, quella morbidezza di cui si sentiva terribilmente ingordo. Spalancò gli occhi di colpo nell'accorgersi di quanto aveva appena fatto ma non si staccò ancora, continuò a saziarsi del suo miele e delle sue carni (O, quantomeno, a tentare di saziarsi) prima di sollevarsi con le braccia, confuso, affamato e incapace di abbandonarsi del tutto... così come di riprendere il controllo. - Selenya... aiutaci... - dalle sue labbra uscì un tono roco, basso, sensuale e ferino come lo sguardo che rivolse alla donna: il suo corpo statuario si stagliava imponente davanti a lei, i muscoli così gonfi e contratti da minacciare, con ogni respiro, di strappare quella maglietta ormai divenuta un'aderentissima seconda pelle a causa del sudore, mentre l'enorme verga che Selenya aveva soltanto intravisto non solo era completamente eretta ma, a causa dei movimenti scomposti a cui si era lasciato andare, ormai si era quasi completamente liberata dalla costrizione dei pantaloni, con la grossa cappella rosea che poggiava sui suoi pettorali scolpiti, addirittura sormontata da una goccia di liquido preseminale a causa della violentissima eccitazione che l'attraversava. La richiesta che le aveva rivolto era piuttosto ambigua, le aveva forse chiesto di aiutarli a controllarsi? E se sì, perché, subito dopo averle detto ciò, mentre continuava a guardarla intensamente, si era lentamente leccato le labbra ancora sporche di miele? A Selenya l'onere di trovare la risposta esatta.
     
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24 replies since 4/11/2018, 16:53   491 views
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