Sanssouci

appartamento di Adam Qadmon.

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  1. EllariaSand
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    Gli occhi della russa non si staccavano dall'uomo, continuando a tenerlo silenziosamente sotto controllo e valutandone allo stesso tempo le reazioni ... reazioni che, a dire il vero, finirono ben presto col sorprenderla non poco. Certo ... quando aveva visto la reazione iniziale dell'uomo, nel trovarsi di fronte la propria amata ridotta in così tristi condizioni, era stata portata subito a pensare che fosse un debole: un maschio, ovviamente, ma tutt'altro che capace di gestire situazioni tanto sconvolgenti e inattese, e per tanto totalmente inadatto a vivere al fianco di quella che, a tutti gli effetti, poteva facilmente essere definita come un adorabile angioletto dalle fattezze apesche.
    Tuttavia ora che lo osservava, con lo sguardo cupo d'ira e la mascella contratta dalla rabbia, non poteva che sorprendersi. Forse, aveva giudicato quell'esemplare di maschio troppo in fretta. Presa com'era dalla preoccupazione per quella dolce, innocente nonché dannatamente sexy esemplare di apetta aveva deciso, forse inconsciamente, che nessuno avrebbe potuto meritarla a proteggerla meglio di lei ... forse arrivando persino a colpevolizzare il suo compagno per l'accaduto, in quanto assente nel momento del bisogno.
    Quelle riflessioni presero totalmente in contropiede la russa, che si ritrovò a osservare la devota fedeltà di lei e i modi amorevolmente apprensivi di lui quasi con una nota di gelosia per ciò che, probabilmente, una creatura come lei non avrebbe mai potuto pretendere di ottenere. Non era mai stata, né si era ritenuta, una persona particolarmente propensa all'invidia ... tuttavia doveva ammettere che, forse, avrebbe voluto poter essere lei a prendersi cura del corpo della giovane con quella sciolta intimità che invece il suo compagno era libero di permettersi.
    Furono le parole di lui a riscuoterla dalle proprie riflessioni, spingendola ad alzare il capo e osservarlo silenziosamente negli occhi. Sorvolando con aria di tranquilla a gelida indifferenza sull'ironia iniziale (che tuttavia non le era certo sfuggita), si limitò e regalargli un silenzioso quanto stentatamente sincero sorriso, rispondendo: "Non sono nulla di così particolare, Signor Kadmon. Essendo cresciuta in un posto molto freddo e inospitale, in cui le leggi degli uomini hanno ben poco valore, saper combattere è importante tanto quanto l'apprendere nozioni mediche.", disse, accarezzando assorta il capo dell'apetta che, incerta, faceva scorrere lo sguardo tra i due cercando di comprendere come mai, esattamente, la sua salvatrice sembrasse così poco propensa a riconoscere il suo Re come suo compagno, "Comunque, mi chiamo Selenya ... Selenya Von Sokolov. Sono originaria della Russia Settentrionale, ma attualmente vivo a Roma.", spiegò brevemente, per poi dilatare le narici, sorpresa.
    Voltò il capo verso la piccola tiranide che, finalmente in pace tra le braccia del proprio amato, si lasciava cullare dalle sue attenzioni mentre quello si curava di lavarla per bene in modo da ripulirla adeguatamente dagli ultimi residui di quella terribile violenza. La giovane apetta, in seguito agli innumerevoli orgasmi che era stata costretta a subire e a quel parto non ancora terminato, si sentiva ormai totalmente priva di forze: silenziosamente accoccolata nel caldo tepore della vasca da bagno, quando sentì le mani gentili del proprio amato sul seno non ebbe nemmeno la forza di trattenere il proprio corpo che, bisognoso di attenzioni, si ritrovò a rilasciare una massiccia dose di feromoni. Dopotutto, aveva ancora parecchie uova da espellere e di conseguenza la sua sessualità era ancora fin troppo sensibile e recettiva a certi stimoli ... e se in condizioni normali, di fronte a una sconosciuta, avrebbe anche cercato di trattenersi in quel contesto era fin troppo stanca per pensare a quel genere di cose.
    Voleva solo abbandonarsi al caldo abbraccio del proprio amore, senza pensare ad altro.
    E ovviamente, alla mannara non poté certo sfuggire quel a dir poco consistente scambio di feromoni tra i due: certo, non era una tiranide, ma il suo fiuto sopraffino la rendeva fin troppo recettiva verso quel genere di stimoli al punto che alla fin fine volente o nolente si ritrovò a propria volta accaldata.
    Si morse il labbro, socchiudendo gli occhi: "Maledizione ... dimmi te se questi due dovevano mettersi a flertare in questo modo proprio sotto il mio naso! Già soccorrerla senza perdere il controllo è stato uno sforzo immenso, se continueranno così finirò con l'impazzire.", pensò, le gote leggermente arrossate una scarica di adrenalina allo stato puro le percorreva le membra accumulandosi in modo decisamente allarmante sul suo bassoventre. Sentì la propria parte maschile sussultare, mentre cercava di scuotere il capo e osservava ora irata il maschio: insomma, la piccoletta era sfiancata e non poteva certo dirle nulla ... ma almeno lui avrebbe potuto contenersi.
    Si stava ancora torturando il labbro inferiore, mordicchiandolo nervosa quanto le parole di lui la riscossero. Osservò Queenie che, sorridendo debolmente, annuì appena alle parole del proprio amato: "V-va bene. Però facciamo in fretta perché ... ecco ...", arrossì leggermente, sentendo il proprio ventre apesco iniziare a contrarsi, segno del parto imminente, "... c-credo di essere pronta per ... per ..."
    Fortunatamente, la russa parve afferrare al volo il concetto, facendosi avanti per aiutare quindi la giovane a uscire dalla vasca: "Tranquilla, va bene. Ora ti asciugheremo un po' e poi ... direi di accompagnarti in camera da letto, li sarebbe più comodo.", disse, osservando in cerca di approvazione il giovane: dopotutto la casa era pur sempre sua, e stava a lui decidere se accogliere una sconosciuta in un luogo altrimenti molto riservato. Iniziò quindi ad asciugarla, permettendole di accomodarsi sulle proprie ginocchia e iniziando a prendersi cura della pelliccia apesca, più difficile da asciugare: "Signor Kadmon, sarà meglio fare in fretta. Le contrazioni stanno aumentando, se io mi occupo della pelliccia e lei del resto dovremmo fare in tempo.", disse, sussultando appena nel sentire il capo della giovane posarsi sulla propria spalla.
    Ormai la stanza era letteralmente impregnata di feromoni, e la mannara dovette ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non perdere la testa ... anche se ciò non le permise di trattenersi dall'emettere, quasi spontaneamente, il suo odore a sua volta. Un odore diverso dagli altri, in grado di attrarre sia maschi che femmine indistintamente ma dall'accento meno violento e più subdolo dei feromoni emessi dai due ... per un estraneo, sarebbe apparso come un semplice e delizioso profumo, ma comunque in grado di stimolare i desideri inconsci di ogni specie.
    E se la piccola apetta si limitò, nella sua innocenza, a pensare che il profumo della russa era veramente buono (dove lo aveva comprato?) cosa avrebbe pensato il ben meno ingenuo compagno di vita?
     
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24 replies since 4/11/2018, 16:53   491 views
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