Sanssouci

appartamento di Adam Qadmon.

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  1. Kira dietro lo specchio.
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    La salvatrice della sua adorata Queenie aveva di certo molte qualità ma, indubbiamente, il tatto non figurava tra queste e, benché il suo comportamento con la già citata apetta sembrava suggerire il contrario, non doveva farne parte neppure l'empatia: la donna, infatti, non ebbe alcuna remora a sottolineare il suo disprezzo verso la reazione fortemente emotiva di Adam e non mancò di commentarla in maniera fin troppo sferzante. Per sua fortuna, impantanato com'era nei suoi sensi di colpa, l'ex homunculus non diede peso alle sue parole e si concentrò completamente sulla sua povera "compagna", assistendo con strazio al terrore che la colse non appena espresse la furia che gli si agitava nel cuore. Intuì subito che quel terrore era legato alle minacce che l'uomo le aveva certamente rivolto ed era decisamente troppo presto perché potesse essere convinta di essere al sicuro, protetta dalle grinfie del suo aguzzino una volta per tutte. Inoltre Adam sapeva di non essere un assassino e che quello non era il cammino che aveva deciso di intraprendere, quindi nei confronti di quel proposito di vendetta nutriva emozioni contrastanti, benché di una cosa fosse certo: non poteva permettere che quell'uomo rimanesse impunito e facesse del male ad altre povere ragazze, era suo dovere impedirlo.
    Per un attimo rischiò che la furia, calmata dal terrore di Queenie, ritornasse a ruggire alimentata da quei tristi pensieri ma riuscì a dominarsi e a concentrarsi su Queenie, perché era lei che in quel momento necessitava delle sue cure e prima di pensare a far giustizia (O ad adoperare la legge del taglione) doveva pensare ad asciugare le sue lacrime e a lenire il suo dolore. Fu anche per questo che lasciò correre la villania della sconosciuta e le si rivolse con cortese serietà, chiedendo innanzitutto la sua collaborazione: fortunatamente la donna si rivelò povera di gentilezza ma non di buon senso, poiché dopo aver cercato di adoperare una cortesia decisamente goffa e grossolana, gli concesse il suo supporto. Adam la guidò, dunque, nel bagno e mentre preparava la vasca per donare un po' di ristoro alla sua Regina, la sconosciuta la teneva in braccio con insospettabile dolcezza.
    La profondità e vastità delle sue risorse mi sorprende sempre di più, signora... a proposito, temo che non abbia detto il suo nome: vorrei conoscerlo per poterlo ricordare con gratitudine, non immagina neanche quale debito io abbia contratto, oggi, nei suoi confronti. - commentò nel sentire l'affermazione della donna e se, all'inizio delle sue parole, vi si poteva leggere una punta appena di sarcasmo (Il suo orgoglio sapeva quand'era il momento di mettersi da parte ma di certo non dimenticava), le successive furono assolutamente sincere e serissime, lo sguardo stesso che le rivolse traboccava di gratitudine e dell'inteso desiderio di ringraziarla. Nel frattempo, non appena al vasca fu colma d'acqua calda, vi disciolse dei sali da bagno profumati e, prendendo nuovamente in braccio la sua adorata Queenie, ve la depose con delicatezza prima di prendere una morbida spugna e, con dolcezza, iniziare a sfregare quel corpicino segnato e lordato da quell'infame violenza. Il tocco di Adam era delicato e alternava la spugna alle mani nude, massaggiando e non solo pulendo la pelle nivea dell'apetta, partendo dal collo e dalla schiena, per poi spostarsi verso l'addome e il ventre apesco, sempre con movimenti ampi e delicati, poiché voleva prima di tutto che la sua piccina si lasciasse andare al tepore dell'acqua, al profumo dei sali e del bagnoschiuma che vi aveva disciolto e alle carezze che le stava dispensando, deciso a farla rilassare e farle dimenticare, sia pure per pochi minuti, l'orrore che quell'abietto individuo l'aveva costretta a subire. Cercava spesso un contatto visivo con lei, affinché potesse vedere il suo volto sorridente, vedere l'espressione tenera, devota che illuminava i suoi lineamenti perfetti ma quando questo si interrompeva Sele avrebbe potuto notare come il suo viso si facesse duro, le mascelle si serrassero con durezza e gli occhi venissero illuminati da una luce fosca e furente: l'uomo colto di sorpresa e schiacciato dal dolore aveva lasciato il posto a una fiera rancorosa e affamata di vendetta.
    Una belva, però, che era perfettamente conscia di quanto questo desiderio di distruzione non poteva avere un posto in quella notte poiché era il tempo di lenire e curare le ferite dell'animo e del corpo, non certo di usare il fuoco per distruggere un'infezione, per cauterizzare una piaga. Aveva, dunque, bisogno di distarsi e fu per questo che tornò a rivolgersi alla donna: - Vuole darmi una mano? Sono certo che Queenie l'apprezzerebbe molto, vero piccina? - chiese sorridendo alla sua adorata Regina, porgendo una spugna a quella bizzarra sconosciuta; aveva chiesto il parere della piccina con l'idea di far vincere le reticenze della donna ad accettare un compito decisamente intimo come lavare e coccolare una completa estranea ma, subito dopo, ricordo con quale naturalezza l'albina avesse guardato il corpo nudo di Queenie e l'avesse dolcemente tenuta in braccio o carezzato. Per qualche motivo la donna sembrava a suo agio in quella che, a conti fatti, era una situazione semplicemente assurda e Adam non poté evitare di chiedersi se tale nonchalance non fosse figlia del pachidermico orgoglio di cui aveva fatto mostra fin dal primo momento, pensiero che lo fece sorridere e rasserenò per qualche attimo il suo volto teso. Cercò di calmarsi e si concentrò nel continuare a massaggiare e a coccolare quel corpicino finalmente pulito, sfiorando delicatamente i seni con carezze leggere, persino un po' pudiche poiché non voleva mettere in difficoltà la sua piccina dopo una così tremenda esperienza o metterla in imbarazzo di fronte a una sconosciuta. Ciò che non poteva sapere era che l'apetta, ancora gravida e con un "travaglio" in corso, emettesse una gran quantità di ferormoni che servivano a spingere il maschio ad aiutarla a partorire e che, di certo, se si fosse trovato nella sua forma da tiranide lo avrebbero eccitato terribilmente ma, fortunatamente, nella sua forma umana gli causavano soltanto un lieve aumento della temperatura che poteva attribuire a tutto il vapore prodotto dalla vasca... sebbene, se la quantità fosse aumentata notevolmente, non erano da escludere effetti ben più intensi. C'era da chiedersi, dunque, se il fiuto dei licantropi fosse abbastanza per percepire questi ferormoni e, se sì, quali effetti avrebbero potuto avere sul loro corpo.
     
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