Sweet cruelty

[X Hyperion]

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  1. Hyperion Arcade
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    Sona non disse nulla in un primo momento, ma il suo corpo parlò per lei, anzi, nello specifico i suoi capezzoli: si fecero turgidi, e il corpo iniziò a tremare, il suo volto a vacillare. Anche se la sua ingenuità la proteggeva dalla perversione di Gil, il ragazzo sapeva di aver attecchito sulla sua mente in qualche modo, e non restava quindi che continuare su quella strada. Sona cercò di voltarsi, assumendo un'aria ed un tono di voce dolce e rassicurante. Probabilmente grazie ai suoi poteri riuscì a sfiorare l'animo di Gil, ma il ragazzo non riuscì assolutamente ad apprezzare quel gesto e ancora una volta la afferrò, per le spalle stavolta, impedendole quindi di girarsi e costringendola a fissarlo solo attraverso lo specchio davanti a loro. Per spiegarle le regole del gioco, le servivano le sue spalle, e attraverso il riflesso dello specchio Sona avrebbe potuto vedere l'espressione di Gil diventare più maliziosa. Presto avrebbe capito perché doveva essere nuda.
    E' un gioco molto interessante, ma devi essere nuda altrimenti non funziona. Adesso ti spiego le regole... presta molta attenzione, perché non lo farò una seconda volta, e se perderai sarà solo colpa tua...
    La voce diventava sempre più profonda e perversa, ammaliante, come se cercasse di plagiare la mente della ragazza portandola all'imbarazzo e all'impotenza. Mentre parlava, con una mano avrebbe afferrato una lunga bandana nera che faceva capolino da uno dei costumi di scena, iniziando a piegarla davanti agli occhi di Sona per poterle dare la forma di una benda.
    Devo coprirti gli occhi, e ti farò sedere su una sedia... tu dovrai tenere le mani ancorate sui braccioli di quella sedia e non muovere la testa... se muovi la testa, se stacchi le mani o se si muove per qualche assurdo motivo la bandana, hai perso...
    A meno che la ragazza non si fosse tirata indietro proprio a quel punto, Gil avrebbe portato avanti il suo piano, continuando a parlare per metterle la bandana sugli occhi, attento a tenere i capelli fuori dal laccio, così da privarla del senso della vista. Poi avrebbe avvicinato una di quelle sedie con le ruote sotto il supporto, molto comode, morbide e riscaldate, ergonomiche e in grado di piegarsi all'indietro anche di molto, che avrebbe posizionato vicino a Sona.
    Non c'è bisogno di corde, solo di regole. Non è una tortura questa, ma un gioco. Quando tutto sarà pronto, io farò sentire su punti del tuo corpo degli oggetti particolari a mia scelta. Se riesci ad indovinarne molti, allora ti farò rivestire, ma se infrangi le regole o sbagli la risposta partirà la penitenza. Allora... vuoi giocare con me... Sona?
    L'ultimo sussurro fu più intenso degli altri, anzi quando pronunciò il nome di Sona era così vicino da poterla quasi mordere e strapparle via ogni forza, e per poco non lo fece, in realtà ciò che provò a fare fu fiaccare la sua resistenza per togliersi di colpo da dietro di lei, facendola cadere inevitabilmente sopra alla poltroncina che aveva posizionato lì appositamente, costringendola volente o nolente ad accettare le regole del gioco. ovviamente Sona poteva rifiutarsi e togliersi da lì quando voleva, Gil le aveva assicurato che non ci sarebbero state corde o catene. Ma la domanda era... voleva davvero togliersi di lì?
     
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64 replies since 19/11/2016, 16:21   893 views
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