Sweet cruelty

[X Hyperion]

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  1. Hyperion Arcade
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    Una cosa che non sopportava, era quando il professore lo faceva partecipare alle attività scolastiche degli inconsapevoli solo per il gusto di vederlo distratto. Avevano ben altro a cui pensare, lui in particolare aveva tanto da fare, persone da vedere... streghe da cacciare! Eppure era rilegato in quel teatro, a fare la tipica attività extracurricolare che i studenti più forti possono sfruttare per sfoggiare le loro doti di "guardiani" per riportare all'ordine il teatro in caso fosse stato necessario. Lui quindi se ne stava dietro le quinte, ma dato che non c'erano molte possibilità che succedesse qualche guaio, era più un assistente che una guardi del corpo. Come se non bastasse, l'avevano assegnato ad una ragazza che non lo aveva degnato neanche di uno sguardo, si era dedicata unicamente alla preparazione dello spettacolo ed era salita sul palcoscenico con la sua operetta già pronta, incantando il pubblico ma mettendo a dura prova la pazienza di Gil. La sua canzone sembrava ispirare pace e tranquillità negli animi di tutti, ma per il cuore in tumulto di Gil non c'era spazio per una simile assurdità, la canzone di Sona non riusciva ad attecchire nel suo animo, come bloccata da tutta la paura, la sofferenza e il terrore che alimentavano quel non morto. Il suo potere non poteva attecchire su di lui, non fin quando era esteso ad una sala intera. Forse poteva riuscirci concentrandosi solo su di lui, ma questa era un'altra storia. Gil se ne stava dietro le quinte ad aspettare che Sona finisse la sua esibizione, gli avevano detto che era davvero molto popolare tra gli studenti più giovani della sapienza, pertanto avrebbe dovuto fare in modo che non la assalissero una volta fuori dal palco. Lui lo avrebbe fatto: mai gli sarebbe venuto in mente di disubbidire ad un ordine del suo maestro, quindi anche se quella serata non lo entusiasmava, mai avrebbe portato a termine il suo compito fino alla fine. Gil quella sera indossava un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia e circondati da catene intorno alla vita, scarpe dello stesso colore con i lacci bianchi, sportive, mentre dalla vita in su a coprirlo c'era solo una sottile maglietta di stoffa nera a mezze maniche con sopra scritto "staff" e sul retro l'emblema della sapienza, per far capire che era uno dei ragazzi addetti all'evento. Rimase quindi inattesa, a braccia conserte dietro il palco, aspettando che Sona finisse. L'unico spettacolo che poteva godersi era la sua bellezza incontestabile, infilata in un vestito che non la valorizzava abbastanza. Se fosse stata tra le sue grinfie avrebbe avuto un vestiario più interessante che facesse davvero al caso suo, e tutto un altro modo di porsi, ma lei era una studentessa della sua stessa scuola, Thresh gli aveva insegnato l'importanza di distinguere compagni da nemici e giocattoli, quindi non si sarebbe interessato a lei in nessun modo. Tutto ciò che voleva era finire quella serata il prima possibile, poiché la sua paura stava diventando sempre più affamata. Una come Sona che aveva un simile potere, poteva percepire la sua sofferenza e il suo tumulto chiaramente, e soprattutto percepire che la canzone che aveva incantato tutti gli altri, su lui non aveva attecchito a dovere. Quanto ancora avrebbe dovuto aspettarla?
     
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64 replies since 19/11/2016, 16:21   893 views
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