Tradimento

Per Doom

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    Più tentava di dimenarsi, più il dolore cresceva e la presa si serrava. Come se il solo negare quel dolore significasse PROVARE dolore, c'era solo un modo per Lucia di risolvere quella sventurata esperienza: accettarlo e lasciarsi andare. Per quanto fosse doloroso doveva accettarlo. Per quanto fosse letale doveva accettarlo. Per quanto ogni singolo organo al suo interno le diceva di no, doveva accettarlo. Non esisteva nulla a quel mondo per una come Lucia che non fosse l'accettazione, e fino a che non riuscì a capirlo il processo si avviò solo in parte, lentamente, in maniera efficiente. Ma quando decise di prendere parte a quel gioco, tutto cambiò. Il dolore che le provocava quella penetrazione lasciò spazio al piacere dirompente che Thresh era solito darle, qualcosa di irresistibile e delizioso. I suoi organi si spostavano lentamente al loro posto, come se sapessero benissimo quale strada percorrere. Il sangue smise di scendere, prima a piccoli fiotti, poi a gocce, fino a che non diede colore al corpo di Lucia. Infine quel cazzo non si muoveva più come una lama folle che tentava di ucciderla, ma percorreva un percorso chiaro, piacevole, ben definito, come se fosse stato sempre lì. Lucia si stava rigenerando, ma non nella sua tipica forma, in forma di donna.
    Ecco, ora sei pronta... a questo mondo la cosa più importante non è la forza... ma la fede. Non la fede in qualcosa di più grande, ma la fede in qualcosa che può succedere. E tutto, amore mio, a questo mondo può succedere...
    Il suo volto tornò "amorevole", o per meglio dire "Normale", non c'era niente di amorevole nel suo viso, in quel ghigno malefico sporco di sangue, in quegli occhi abbagliati dalla luce tetra, in quei muscoli tesi per il piacere. Non c'era nulla di amorevole. Il processo si stava oramai ultimando e più questo andava avanti, più Lucia sentiva piacere, perché la sua intimità stava prendendo forma di donna, e perfino il contenuto misterioso del suo stomaco si era spostato in una sede "corretta", vale a dire il suo utero, quindi potevano continuare a condividere il piacere esattamente come stavano facendo prima. L'intimità di Lucia sembrava fatta appositamente per il cazzo di Thresh, non per questo non la gonfiava terribilmente, tuttavia non le dava nulla al di fuori del piacere, come se il dolore avesse perso semplicemente di senso.
    Ed eccoti in tutta la tua bellezza, finalmente nella forma di cui entrambi abbiamo bisogno... finalmente sei davvero la mia donna, e sei immacolata perché nessuno ha mai rubato la tua verginità. Se tu la sacra vergine del nostro mondo che porterà su questa terra la mia prima pietra di carne, sangue e piacere. Vieni insieme a me Lucia, insieme!
    A quel punto le avrebbe concesso un affondo più forte, molto più potente ed intenso che avrebbe violato il suo utero, iniziando a venire copiosamente al suo interno. Il seme di Thresh avrebbe contaminato completamente il contenuto del corpo di Lucia, corrompendolo con la sua essenza e la sua energia. Lucia avrebbe messo al mondo la sua prima creatura, e non vedeva l'ora di poterla osservare. Ma prima di tutto: il piacere.
     
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    Invece che svenire, chiudendo gli occhi e "arrendendosi" non fece altro che amplificare ogni cosa. Inizialmente fu il dolore, che le strappò finalmente un grido poiché si era fatto meno intenso, restituendole la parola e un minimo di pensiero coerente. Il resto fu graduale, il dolore andò scemando poco a poco per lasciare spazio a ben altro tipo di sensazioni. E mano a mano che quel cambiamento andava avanti l'espressione tesa di Lucia si rilassò. Quando finalmente la trasformazione fu completa, abbastanza da poter sentire la verga del non-morto riempirla, i suoi occhioni tornarono a sgranarsi. E stavolta non erano affatto disperati. Non chiedevano pietà né un perché. La testa saettò in avanti e i suoi occhi si puntarono sui bacini congiunti, come se volesse accertarsi che fosse davvero il suo corpo a farla sentire così bene e non qualche incantesimo d'illusione. Cominciò ad ansimare a bocca aperta come di rado l'era capitato, sembrava avere problemi a mantenere funzionanti polmoni, cuore o muscoli, come se ogni energia volesse concentrarsi solamente sul godimento. Significava quello essere donna? Un piacere così intenso? Impossibile. Non aveva mai provato niente del genere e il bello era che non aveva ancora visto niente, dal momento che i punti sensibili si erano moltiplicati. Vedendo i suo nuovi attributi, in particolare il clitoride gonfio tra la congiunzione delle labbra che sembrava quasi invocare le sue dita, per la prima volta in vita sua desiderò toccarsi. Voleva esplorare quel corpo, voleva conoscere tutte le sensazioni che poteva darle. Essere riempita in ogni anfratto, essere toccata in ogni zona erogena, continuando al tempo stesso a essere violata nei seni e nell'intimità. Chissà come avrebbe fatto a tornare alla realtà ora che l'aveva catapultata in quel mondo. Aveva pensato davvero non ne valesse la pena? Altri dieci o cento dolori paragonabili a quello provato solo pochi istanti prima, improvvisamente non le sembravano abbastanza per ripagare quel dono, per quanto fugace potesse rivelarsi. Avrebbe voluto scusarsi con lui. Trovare parole sufficienti a fargli sapere che era stata una compagna crudele, che per un momento aveva perso la fede e che era pronta a essere punita. Voleva anche fargli sapere che quello era il regalo più bello che avesse mai ricevuto, per quanto triste fosse ammetterlo. Ma siccome non aveva certo fiato sufficiente a pronunciare un discorso simile, non le restò che limitarsi a comunicarlo con l'espressione, le lacrime d'orrore mutate in gioia e l'unica parola che le sembrava opportuna: G-grazie...
    Il tono era amorevole, sincero, nonostante fossero entrambi lordi di sangue e avesse appena subito un trattamento da incubo. Il problema quando si trattava di Thresh era proprio quello: poteva essere crudele, spaventoso, poteva farle le peggiori cose e trascinarla nelle situazione più orrende... eppure sempre, sempre, riusciva a riaccendere la fiamma che ardeva per lui in quel tenero cuoricino. Non era mai stata una "strega", neppure si era avvicinata... era lui il vero stregone. Prese ad accarezzare i muscoli che tanto la attraevano con i palmi delle morbide mani, scorrendo sui pettorali, al centro, su ogni bitorzolo d'acciaio, sospirando di piacere. Lo venerava, con gli occhi, con le mani, con la vulva fradicia. Senza rendersene conto in men che non si dica era già tornata ad agitare i fianchi per intensificare la penetrazione. L'imene non aveva praticamente fatto in tempo a formarsi che già si era infranto contro i nervi del cazzo che la violava, lubrificandolo con il suo sangue virginale. Il bello era che non le importava del mancato romanticismo. Desiderava di più, ogni cosa. Persino essere sfondata fin dentro l'utero le sembrava il Paradiso... o forse l'Inferno. Dove Thresh era il suo Dio, il suo Demonio, la luce e l'oscurità che l'avrebbero guidata verso un'esistenza migliore. Era perduta, e perdersi le piaceva troppo per potersi fermare.
    Oddio, oddio. S-s-sto morendo! S-sto- Mmmmmh.
    Se le macchine dello zombie non lo avessero impedito, l'avrebbe stretto al collo soffocando i propri gemiti contro la sua spalla, posandovi sopra labbra e sospiri. Al contempo gli avrebbe graffiato la schiena con passione senza smettere un solo istante di agitare i fianchi e pulsare da dentro, desiderosa di spremere la sua verga fino all'ultima goccia. Le gambe avrebbero addirittura cercato di contrastare i tubi che le sorreggevano per legarsi alle sue reni. Ogni anfratto cominciò a pulsare: dai seni, al sesso fino al buchino ampiamente abusato in precedenza. Anche la pancia prese ad agitarsi con maggiore insistenza, sotto la pelle poteva distinguersi l'energia del non morto corrompere la creatura al suo interno, tanto da farla crescere di dimensioni. Il tutto mentre lei continuava a godere, tremare e perdere umori. Era come se aumentasse d'intensità a ogni orgasmo.
    Oh Satana... s-sta continuando. N-non riesco a smettere! V-vi prego... NNNH!
    Non sapeva neppure lei per cosa pregare: implorarlo di fermarsi perché il piacere era troppo intenso e non sembrava propenso a cessare, o al contrario supplicarlo di proseguire in eterno finanche a ucciderla. Realizzò che non sarebbe bastato. Che quello di cui aveva bisogno era imparare a essere migliore, sempre degna di trattamenti del genere, sempre degna di lui. Sentiva il profondo bisogno di compiacerlo, di renderlo orgoglioso, per una volta non come mero istinto di sottomissione dovuto dal suo carattere servile ma per sincero amore, a senso unico o meno che fosse. Farneticò contro la sua pelle.
    V-vi amo! V-voglio essere degna di voi. V-voglio diventare perfetta per la vostra carne, per il vostro diletto. Insegnatemi come servirvi sempre, vi prego...
     
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    Priva di ogni dubbio, Lucia si stava inchinando al piacere mostrandosi perversa proprio come piaceva a Thresh, al punto giusto, senza nessuna esitazione, senza nessuna paura. Né il dolore né la sfiducia avrebbero più minato quel rapporto, oramai la sua mente era stata fatta in mille pezzi e ricostruita come Thresh desiderava. Molte altre volte era successo qualcosa del genere, ma mai Thresh aveva provato tale ispirazione in un'opera simile. Sarebbe stato altrettanto soddisfatto con Mistral? Chi lo sa, proprio questo faceva parte del gioco: scoprire, comprendere, assaporare, restare delusi ed entusiasmarsi di nuovo. La vita era molto più eccezionale di quello che appariva e Lucia ne era la dimostrazione pratica: ogni suo sogno si era concretizzato, finalmente era giunta fin dove doveva arrivare dal principio. Ben distante dalla sua vita passata, aveva finalmente raggiunto la perfezione e ora la stava assaporando con la verga possente del suo sopraffino amante spinta direttamente fin dentro il suo utero, con forza crescente. Più Lucia si avvicinava a lui, abbracciandolo e serrandosi contro il suo corpo, più Thresh spingeva forte, intensamente e veloce dentro di lei, lasciando che quelle carni mettessero rumori perversi, deformando quell'intimità appena nata con la sua mole. Ogni singola vena gonfia di quel cazzo spaventoso pulsava e tirava la carne di Lucia come se potesse davvero stringerla, ed infatti quando usciva da dentro di lei un fitto grumo di carne appartenente a quell'intimità soggiogata dal piacere seguiva la mazza del non morto, come se non volesse separarsene più, proprio come aveva fatto il suo ano pochi istanti prima.
    Non essere mai sazia, il piacere non è fatto per essere misurato o contenuto. Non è come l'energia, non è come il denaro, non è come la carne, è superiore, è sublime, come la paura e il dolore, ma in una forma perfetta ed esaltata. Non chiedere basta, non chiederne di più, pretendi semplicemente tutto il piacere che puoi ottenere e non essere mai sazia. Chi non può soddisfarti non merita la tua pazienza...
    Inconsciamente, Thresh la stava indottrinando. Da quella volta Lucia forse non avrebbe acquisito sicurezza in sé o magari la forza per opporsi, tuttavia avrebbe iniziato ad assaporare il piacere in una chiave completamente diversa, dopo aver provato Thresh nessuno che non fosse degno della sua maestria sarebbe riuscito a soddisfarla, facendo sviluppare in lei un piacere ben più selettivo, qualcosa che non poteva darle chiunque potesse riempirle il culo di carne. Questo significava che Lucia avrebbe sviluppato una certa gelosia nei confronti di chi poteva davvero darle piacere, e forse quella richiesta di insegnarle a servirlo si sarebbe avverata in automatico. Lucia non stava solo soddisfacendo Thresh, si stava trasformando, stava crescendo. E presto... presto sarebbe diventata unica. Thresh la strinse ancora a sé, scopandola violentemente anche dopo l'orgasmo, non si fermò un solo istante stringendola a sé per le natiche, spingendola con ogni singolo muscolo del corpo, lasciando che ne assaporasse la fattura. Era pronta oramai, la sentiva contorcersi dal piacere, non avevano più motivo di trattenersi e dato che il suo ventre oramai annegava in quel seme bollente, Thresh decise di passare finalmente alla scena madre.
    Donami la tua carne ora, è giunto il momento mia amata... porta alla luce la quintessenza del piacere, la creazione della vita... non esiste nulla a questo mondo di più piacevole.
    Parlò direttamente nel suo cervello, oramai trasformatosi nel parco giochi di Thresh. Il non morto la sollevò e nuovamente la rigirò, in modo che la schiena della dolce Lucia si trovasse sul suo petto. Mentre la girava, non smise di penetrarla ovviamente,questo le avrebbe fatto provare sensazioni nuove e mai assaporate, così intense che perfino la macchina che le pompava quel liquido verde nel seno sembrò eccitarsi, riprendendo il suo dovere in maniera molto più intensa: quei cazzi artificiali si gonfiavano ritmicamente, stimolandole i capezzoli come mai prima. Thresh continuò a scoparla con forza, muovendo il bacino energicamente e lasciandosi sfuggire più di un ghigno malefico e soddisfatto. Le dita le carezzarono le cosce fino a toccarle il clitoride, torturandolo in più modi, dalla semplice stimolazione fino a tirarlo con le dita quando fu duro e ampio a sufficienza. L'avrebbe fatta venire, più di una volta, scopandola duramente per mescolare quel caldo e densissimo sperma dentro di lei, deformando ancora di più il suo stomaco. Quando l'avrebbe sentita totalmente in estasi, Thresh l'avrebbe sollevata un ultima volta, facendola scendere nel suo buchino posteriore, impalandola di nuovo nel culo così da poter lasciare la sua intimità aperta e libera. Era giunto il momento.
    Sfoga la tua nuova natura Lucia, è il tuo destino. Lascialo venire alla luce, io continuerò a darti piacere. Non mi fermerò mai, ma tu ora spingi... spingi! Dammi tutto il tuo amore e portalo alla luce!
    Avrebbe continuato a scoparla duramente nel culo, assaporando tutti gli spasmi del suo corpo mentre finalmente quella creatura attraversava il suo corpo per venire al mondo. Che conclusione meravigliosa...
     
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    Forse Lucia non comprese appieno le parole di Faust, non in quel momento perlomeno. Di una cosa tuttavia era certa: dopo quell'esperienza non avrebbe più goduto con chiunque. Probabilmente avrebbe continuato a eccitarsi per ogni sospiro, ancora con più facilità avrebbe desiderato essere presa in momenti inopportuni, ma la sua ipersensibilità e l'orgasmo facile sarebbero diventati cosa rara. Avrebbe dovuto seriamente preoccuparsi, perché rischiava di finire ad aggirarsi per la scuola con camminata claudicante negli orari più improbabili, ogni volta che avesse sentito il bisogno di essere presa da Thresh. O ancora peggio, se non l'avesse voluta o non fosse stato disponibile, avrebbe dovuto supplicare Sol, Leben... o Gil. Rabbrividì al pensiero. Lui mai. Mai più. Scosse la testa come per scacciare immagini terribili, tuttavia il pensiero bastò a farla pulsare. Essere girata mentre ancora veniva scopata fu la goccia che fece traboccare il vaso per l'ennesima volta, più precisamente la sua vulva grondante. Umori su umori continuavano a schizzare senza fermarsi. Le attenzioni al suo clitoride poi... la mandarono in paradiso costringendola a muovere il bacino come un'ossessa.
    Oddio oddio oddio ...
    Non sembrava capace di altre parole. Quella piccola ciliegina di carne continuava a contrarsi, facendo di rimando stringere ogni singolo muscolo dei suoi anfratti, capezzoli compresi. Produsse davvero tantissimo latte, talmente tanto che traboccò nonostante i dildi che la violavano. La sua espressione come al solito era delle migliori: una maschera di lacrime, muco, saliva e stavolta anche sangue. Avrebbe voluto ricevere il seme di Thresh anche in faccia ma per quel giorno sembrava doverci rinunciare. Si leccò le labbra inconsciamente. Riusciva solo a pensare a scene erotiche ed estremamente spinte, unite allo spettacolo del suo nuovo corpo fottuto in modo brutale. Solo dopo parecchi orgasmi ricordò un "piccolo" dettaglio passato in secondo piano in mezzo a tutto il piacere: stava per partorire. Grazie all'energia di Thresh era pronta. Cosa aspettarsi? Nonostante il piacere immenso, abbassando lo sguardo le si affacciarono alla mente immagini dell'esperienza con Gil e di ciò che era successo a Momo e Nana. Un barlume di timore si fece strada nel suo stomaco pronto a farlo stringere, ma ecco che il suo Maestro la incoraggiò come solo lui poteva fare: riempendo senza premura il suo culo. Gridò e a quel punto non poté assolutamente fermare la spinta interna che le spalancò la cervice attraversando poi l'intero canale centimetro dopo centimetro. La verga dello zombie aveva funzionato come una sorta di tappo e ora che non c'era più, spingendo addirittura dal suo retto, non c'era alcuna possibilità di tenere a bada gli spasmi del contenuto della sua pancia. Sgranò gli occhi, gridò e cominciò a respirare d'istinto come dovrebbe fare qualsiasi donna durante il parto. Respiri profondi seguiti da brevi espirazioni multiple. Gli occhi che via via si deformarono insieme alla faccia erano uno spettacolo degno di essere filmato e riguardato più volte, ma lei non se ne rese quasi conto. Come non fu affatto cosciente di star emettendo suoni incredibili. Si inarcò così tanto all'indietro che probabilmente, se non fosse stato per il petto di Thresh, si sarebbe spezzata. I suoi capelli si appiccicarono alla sua carne e le mani gli strinsero le braccia, nel vano tentativo di sfogare quella sensazione. Il gridò finale fu il migliore, seguito dallo spettacolo della sua intimità spalancata e della creaturina che venne fuori con un forte vagito. Non si sarebbe mai aspettata di poter fare qualcosa di talmente osceno e inaccettabile ma piuttosto che provare dolore... le piacque. La testolina del piccolo toccò qualcosa di nuovo durante il tragitto, qualcosa che venne stimolato un po' troppo e che la fece esplodere in una fontana a metà tra gli umori e la pioggia dorata. Non aveva mai avuto una simile esperienza per ovvie ragioni fisiche e di certo non se l'era mai fatta sotto davanti a nessuno. Si sarebbe sentita malissimo una volta ripresa ma fino ad allora la sua faccia, le sue grida e soprattutto gli spasmi della sua fichetta nuova furono semplicemente indescrivibili. Non sapeva neppure il significato di "eiaculazione femminile" e per un attimo pensò di star per morire in preda alle convulsioni più piacevoli di sempre. Come se non bastasse fu costretta a continuare perché il primo piccolo fu subito seguito da un gemello che le strappò nuovi orgasmi. Gli occhi rossi si ribaltarono totalmente, tanto che solamente un'insignificante porzione di iride continuò a tremolare sotto le palpebre superiori. Poi ecco subentrare l'unica cosa in grado di farla riprendere dal piacere, l'unico pensiero coerente in una simile situazione: l'istinto materno. Si rese conto che non c'era niente a proteggere la caduta dei suoi bambini e gridò allarmata. Quando abbassò lo sguardo tuttavia, stavano comodamente adagiati su quella strana massa informa e oscura che aveva accompagnato quel parto fino alla fine. Era una sostanza densa e compatta che sembrava viva e stava sorreggendo i due piccoli come una grossa mano amorevole. Le creaturine avevano un aspetto decisamente inumano. Sembravano due piccoli orchi, avevano la pelle verdastra e due luminosi occhi bianchi privi di iridi o pupille. La cosa più terribile era che Lucia li aveva sporcati con i suoi umori e questi avevano subito smesso di piangere aprendo la bocca e ingoiando i suoi fluidi. Temette di vomitare.
    Oh no! M-mi dispiace! N-non volevo! I-io non so cosa... Oh cielo, Faust f-fermatevi, vi prego! D-devo pulirli! D-dobbiamo toglierli da lì!
    Si coprì il viso con le mani, iniziando a piangere disperata e solo per questo il primo a notare la stranezza di quei due mostriciattoli sarebbe stato Thresh: non sembravano affatto neonati, soprattutto perché due vistosissime erezioni grandi almeno quanto i loro corpicini e forse anche di più cominciarono a farsi estremamente evidenti e puntare dritti verso la loro mamma. Entrambi i """bambini""" agitarono le manine come se avessero già ben più di qualche secondo e si trovassero davanti a un giocattolo divertente o all'espressione buffa di qualcuno. L'amara verità era un'altra: stavano fissando i buchi della loro madre e soprattutto l'affare del papà che martellava con insistenza dentro uno di essi e agitavano le braccia come se stessero incitandoli. Sui loro visetti privi di lineamenti si allargò un ghigno oscuro, accompagnato da brevi risatine, poi la massa informe intorno a loro cominciò ad allungarsi in alcune diramazioni che si muovevano come tentacoli. Senza troppi complimenti, quelle protuberanze sarebbero andare a spalancare nuovamente l'intimità di Lucia, facendo deformare al sua espressione e impedendole di coprirsi ancora poiché le mani andarono a cercare di fermare quell'atto semplicemente abominevole. Al tempo stesso quelli che sarebbero dovuti essere cordoni ombelicali cominciarono a gonfiarsi e muoversi sempre nel medesimo buco, spalancandole nuovamente l'utero e facendola schizzare. Il tutto in mezzo agli inquietantissimi versi divertiti delle due creature. Qualunque cosa fossero, non erano affatto bambini. Sembravano aver preso tutto dai loro papà...
    Cos- Ahh...
     
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    Fu un'esperienza indescrivibile, perfino per lui era qualcosa di nuovo, qualcosa che andava assolutamente provato... e sicuramente rifatto. Li sentì scivolare fuori dal corpo di Lucia, in una maniera perversa e immensamente piacevole. Andò anche meglio del previsto: erano due. Thresh continuava a scoparle il culo malignamente, prendendola con tutta la sua lunghezza in modo che Lucia non si perdesse neanche un istante di quel momento magico e finalmente potesse assaporare i piaceri di ciò che significava diventare una madre. Li vide cadere ai loro piedi, accompagnati da quella massa oscura che sembrava promettere molto bene, il tutto mentre lui veniva copiosamente nell'intestino di Lucia, riempiendo il vuoto che i due gemelli avevano lasciati. E mentre dava libero sfogo a quel lento e lungo orgasmo, Thresh avrebbe portato le mani sulle tempie di Lucia, accarezzandola e invitandola a guardare cosa avevano creato.
    Guardali amore mio... ammira, non sono meravigliosi? Sono decisamente uno spettacolo per essere un primo tentativo. Sono molto soddisfatto... guardali, sono già pronti per fare la loro prima esperienza, e noi in quanto genitori abbiamo il dovere di guidarli...
    Ridacchiò malefico, era sorprendente: quegli esseri non avevano nemmeno un secondo di vita e potevano già destreggiarsi alla perfezione. Ogni singolo elemento di quell'esperimento era andato al suo posto, il risultato non era semplicemente soddisfacente, era PERFETTO. Adesso sapeva benissimo che quante altre volte ci avrebbe provato, sarebbe sempre riuscito nel suo intento, non restava che testare quell'esperimento su altre cavie. Ma per il momento la scena era tutta per Lucia, e di sicuro non l'avrebbe privata di concedere ai suoi cuccioli di fare il primo passo in questo perverso mondo. Anzi, letteralmente dentro questo perverso mondo. Senza smettere un solo istante di fotterle il culo con forza ed eccitazione crescente, Thresh portò gli indici verso l'intimità di Lucia, infilandoli al suo interno e spalancandola molto meglio di qualsiasi altra fonte in quel preciso momento, in modo che le due creature potessero osservare perfettamente ciò che si trovava all'interno dell'intimità della loro mamma.
    Venite miei adorati, la vostra mamma vi aspetta... non vede l'ora di concedervi la vostra prima esperienza appena nati. E voi mi raccomando, lasciate che anche la mamma si diverta... fate come faccio io: tutto dentro, e tutta l'energia che avete in corpo per farla goder.e.. è facile, non esitate...
    Uno spettacolo così perverso da essere quasi macabro, a quelli in fondo non erano neonati, erano mostri a tutti gli effetti, il frutto della fusione tra una macchina della tortura e la carne di un donna fertile. Altre congetture erano semplicemente futili.
     
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    Lucia era sconvolta. Aveva gli occhi sgranati mentre Thresh la costringeva ad osservare l'orrore che stava accadendo in quel preciso istante. Ne aveva visto di tutti i colori nell'arco della sua esistenza ma mai si sarebbe immaginata di arrivare un giorno a partorire e, come se non bastasse, produrre una prole il cui primo pensiero sarebbe stato scoparla. Era anche quello un frutto della maledizione di sventura eterna che l'era stata promessa? O semplicemente era una calamita per quel tipo di perversione? Se solo il suo corpicino fosse andato d'accordo con i suoi pensieri, allora si sarebbe potuta redimere. Ma in realtà era tutto così piacevole...
    P-p-per favore, no! Faust... n-non fatemi questo! Non posso farlo!
    Eppure quei due piccoli abomini lo stavano già facendo, controllando quella massa oscura con la magia. Perché sì, lei percepiva distintamente il fatto che entrambe le creature stessero usando la magia. Una magia diversa da quelle delle streghe, priva di incantesimi espressi a voce, qualcosa di molto più naturale e istintivo. Quella massa che li aveva tenuti al caldo e li aveva aiutati a crescere anche dentro un intestino piuttosto che un utero sicuramente presentava ancora l'energia di Gil e poco prima aveva assorbito persino quella di Thresh. L'aura che emanava era dunque incredibile ed estremamente inquietante, tanto che la povera neomamma cominciò a tremare per motivi diversi dal cazzo che le sfondava il culo con tanta foga.
    Sentendo l'invito del loro papà, i piccoli demoni sorrisero malefici e mossero nuovamente le braccia con i pugnetti chiusi, stavolta però seguendo i movimenti della massa che stavano muovendo. I tentacoli neri come il peccato (era proprio il caso di dirlo) si aprirono come le acqua di Mosé, spalancando insieme alle dita di Faust la povera vulva di Lucia che in risposta gridò e cominciò a pulsare appena. Non era venuta, ma quasi. I due cordoni ombelicali si comportarono diversamente: sembrarono agire come enormi cannucce che si occuparono di risucchiare i residui energetici all'interno del corpo di Lucia, dopodiché vennero riassorbiti dai pancini dei due mostriciattoli lasciando l'anfratto spalancato e vuoto. Dopo quel "pasto" i corpicini dei gemelli si gonfiarono leggermente, la muscolatura divenne evidente nonostante le dimensioni minute e gli spessi membri si ricoprirono di venature luminescenti assomigliando sempre più a quelli dei loro padri. Avevano dei simboli magici all'altezza degli occhi che non promettevano nulla di buono. La densa sostanza nera si allungò continuando a sorreggerli, fino ad avvolgergli la schiena, le gambe e le braccia come esoscheletri in miniatura, su misura per loro. In questo modo i due poterono alzarsi in piedi su quella stranissima piattaforma e arrivare proprio all'altezza giusto per sorreggersi sulle cosce spalancate della mamma.
    C-cosah fanno!? NO! Basta! Dovete smetter-NGH?! Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
    Lucia provò a serrare le gambe, si sforzò di gridare e dimenarsi, ma niente avrebbe impedito a quei grossi falli di penetrare centimetro dopo centimetro dentro la sua vagina stretta, come se i "piccolini" volessero tornare nel suo utero. Erano semplicemente enormi per dei corpi tanto minuti e l'unica reale differenza che presentavano rispetto a quello di Thresh (a parte qualche centimetro in meno di lunghezza) erano delle sorta di grosse verruche che ne ricoprivano in parte la superficie intorno alla corona e all'asta. Dopo il primo affondo, vedendo che le pareti della mamma si adattavano fin troppo bene alla penetrazione, ancora dilatate dal parto, i loro occhietti inespressivi si fecero imbronciati e dopo essersi scambiati uno sguardo che parve comunicare qualcosa, uno dei due uscì d'improvviso dalla sua postazione per dirigersi più in basso, in particolare là dove si trovava anche l'erezione del papà. Inutile dire che dimostrando un perverso sadismo degno di Thresh e Gil messi insieme, quel gemello avrebbe penetrato il buchino già violato unendosi nell'impresa del non-morto, strappando a Lucia un verso strozzato a metà tra il gemito e il conato, nonché un orgasmo senza precedenti che la spinse a farsela sotto, senza che i gemelli facessero caso alcuno allo zampillo dorato che seguì. Anzi, quello che si stava occupando della sua vulva guidò alcuni tentacoli più sottili a violare persino l'uretra dello spettro, bloccando il flusso e trasformandola piano piano in un terzo anfratto perfettamente scopabile. Per compensare invece lo spazio dentro la vulva, usò un numero considerevole di tentacoli che divennero perfettamente visibili attraverso la pancia deformata della poverina.
    Il quadro grottesco si concluse con entrambe le testoline inarcate all'indietro e spalancate, come a cercare di cogliere le gocce di latte che ogni tanto schizzavano dai seni di Lucia verso il basso, guardando molto male gli strani strumenti che le violavano i capezzoli come se volessero mandare al padre un messaggio molto chiaro: quel latte era loro e lo volevano subito. Quelli non erano solo due mostri, erano due piccole reincarnazioni dell'unione della malvagità di due delle creature più perverse al mondo. Fin dove potevano arrivare due esseri del genere?
     
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    Tanto era estasiato e divertito da quello spettacolo che Thresh quasi si dimenticò che aveva un dovere nei confronti del culo di Lucia, restando per il grosso del tempo ad osservare quelle piccole creature rivendicare il loro posto nel mondo, o meglio dentro Lucia in quel caso. Ridacchiava divertito e quasi intenerito dalla spontaneità della loro perversione, e quando uno dei due gemelli si unì al padre per la penetrazione anale, il non morto si sentì quasi sfidato, allargando un sorriso malevolo che lo portò ad ingrossare il suo enorme cazzo, spingendo quello della creatura contro la parete e riprendendo a muoversi con decisione, spalancando ancora una volta la tenera carne della ragazzina tra le sue braccia. Le impediva qualsiasi via di fuga o mossa evasiva tenendola per le gambe, lasciandole spalancate e facendo in modo che non si sottraesse nemmeno per un istante a tutto questo, indipendentemente dalla vergogna che provava.
    Molto bravi, sono più che compiaciuto di voi due, siete indubbiamente un prototipo interessante, state rendendo fiero vostro padre... non fermatevi, scopate vostra madre e fatele sentire quanto siete grati a lei per il dono glorioso della vita che vi ha regalato!
    Iniziò a ridere compiaciuto, sollevando il capo verso l'alto mentre le penetrazioni si facevano sempre più energiche ed insistenti, sicuramente entrambi gli Orchi avrebbero sentito il pene del padre diventare una presenza quasi invivibile vicino cui stare, ma molto probabilmente non era quello il loro obbiettivo ultimo, anzi guardavano il seno della dolce Lucia come un piatto prelibato ed unico, sicuramente era ciò a cui stavano puntando fin dal principio. E come dare loro torto? Dopotutto erano dei neonati. Così, continuando a ridere compiaciuto, Thresh decise di offrire loro una possibilità, fermando la vibrazione dei suoi membri artificiali per poter liberare finalmente i capezzoli di Lucia, liberando un densissimo fiotto di latte e liquido verdastro luminoso da entrambi i seni in una volta sola.
    Volete il vostro latte? Solo perché siete venuti al mondo non significa che avete diritto a vivere piccoli miei... non siete forti abbastanza da rubarlo, quindi dovrete guadagnarvelo... il seno di vostra madre va stimolato a dovere prima di eruttare visto che non è qualcosa di naturale. Scopatela qui, se volete che il suo amore per voi vi doni nutrimento...
    Con un ampio ghigno malefico, Thresh avrebbe lasciato a loro la possibilità di andare avanti, continuando a scopare Lucia sempre più forte dentro il suo stretto culo, in modo da toglierle qualsiasi genere di forza. Voleva vedere fin dove la perversione e la fama degli orchetti potesse spingersi e per tenere a bada la neo-mamma le avrebbe provate tutte. Ma proprio tutte, quindi Lucia aveva appena iniziato a sentire cose dentro di sé. Gil gli aveva dato più che una buona idea con le sue malefatte...
     
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    I due gemelli non sembravano realmente capire le parole di Thresh, ma non era come se fossero incapaci d'intendere, era più l'espressione di chi semplicemente parla un'altra lingua, letteralmente. Tuttavia osservavano attentamente i movimenti dei loro genitori con quegli occhietti bianchi e inquietanti. Il latte che venne liberato e schizzò dal seno di Lucia contornato dalla sua espressione persa in un godimento malato venne accolto dalle loro piccole bocche come se si trovassero sotto una fonte d'acqua inestinguibile. Quando il getto finì esaurendosi in poche gocce, entrambi gli "orchetti" chiusero le labbra, ingoiarono sonoramente e le leccarono con gusto, tornando a guardare la fonte più affamati di prima. I corpicini iniziarono a muoversi per il loro forte ansimare, poi con due flebili ringhi entrambi cominciarono a venire copiosamente all'interno della loro adorata creatrice. A quanto pareva non sapevano ancora controllare il piacere, ma non c'era da preoccuparsi più di tanto perché perdere l'erezione non sembrava rientrare nei loro problemi. Lucia sembrò apprezzare più del dovuto il loro orgasmo, evidentemente afrodisiaco come pareva essere il resto di loro. L'utero si gonfiò di nuovo, la sua intimità straboccò e persino il pertugio strettissimo violato in precedenza iniziò a schizzare. A quel punto la poverina stava raggiungendo il suo limite, i suoi buchi si stringevano ritmicamente e la sua espressione era totalmente deformata dal godimento. In un certo senso sembrava così intensa da poter essere scambiata facilmente per dolorante, viste le lacrime che le rigavano le guance. Ma finché riusciva a venire e schizzare fluidi i due demoni non parevano propensi a fermarsi, anzi, non sarebbe parsa una sorpresa scoprire che traessero forza da quegli stessi liquidi ricolmi di energia e piacere. Dopo il pasto e i rispettivi orgasmi, i due si sfilarono dall'intimità della madre e i membri si piegarono perversamente in basso il tempo di lasciar scorrere un po' di sperma a terra. Rispetto al seme comune il loro aveva riflessi energetici luminescenti che risultavano alquanto affascinanti da vedere. Le erezioni sembravano fuori gioco, ma la situazione durò il tempo di arrampicarsi lungo il busto di Lucia come se stessero scalando una qualsiasi parete, poi una volta trovatasi davanti ai capezzoli spalancati eccoli tornare eccitati più che mai. Entrambe le loro lingue si concessero un assaggio direttamente dalla fonte, ed era davvero inquietante quanto queste fossero enormi e spaventose, decisamente lunghe e ricoperte di bitorzoli inquietanti proprio come le loro erezioni. Nel sentirle l'espressione e i versi di Lucia migliorarono ancora, il suo corpo sembrava essere totalmente in tilt tanta era la goduria. Dopo quel preliminare, ecco giungere l'apice della splendida scena: le erezioni rinvigorite dei due giovani penetrarono le carni della ragazza e il suo sesso tornò a schizzare, stavolta però totalmente impossibilitato dai tentacoli della massa stregata che era subito andata a bloccare l'entrata dell'anfratto come a impedire alla poverina di espellere una sola goccia del prezioso seme donatagli.
    Lah... miah... teshta. S-stoh perdendo... la teshta...
    Era finita? Era tutto lì il potenziale del seme di quegli orchetti?
    A-ancorah. Per favoreh... Ancorah!
    Probabilmente no.
     
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    Il momento stava raggiungendo oramai la perfezione, no anzi, l'aveva già superata e non poteva che agguantare un nuovo livello di perversione, qualcosa che Lucia non aveva sicuramente mai toccato. Thresh ghignava compiaciuto, aumentando il ritmo delle sue penetrazioni quando sentì gli orchetti giungere al culmine, così da non lasciare a Lucia neanche un attimo di tregua. La mente della ragazza era oramai a pezzi, non restava che darle il colpo di grazia e spingerla nel baratro del piacere. Thresh iniziò a venire copiosamente in lei, dando il via a quello che sarebbe stato un gigantesco rigonfiamento del suo stomaco, privo di qualsivoglia pietà. Il non morto avrebbe assaporato il piacere continuando a scoparla energicamente, ridacchiando fino a che le braccia non rimasero agganciate alle gambe di Lucia, mentre le mani arrivarono sui suoi seni, come a volerli offrire ai loro piccoli in tributo.
    Cibatevi della sua perversione... nutriscili amore mio, è giunto il momento di diventare una cosa sola.
    Lucia poteva anche essere appagata, ma il suo compito era appena iniziato. Approfittando del fatto che fosse oramai persa nel piacere, Thresh l'avrebbe trasformata in una fonte di nutrimento per gli Orchetti. Presto l'avrebbe liberata, ma per il momento ne aveva bisogno in tutt'altra foggia. Dalla sua sedia iniziarono ad allungarsi delle protuberanze simili a delle fasce di lattice nere aggrovigliate in modo da somigliare a delle spirali. Si avvicinarono al corpo di Lucia oramai deformato dal piacere, iniziando ad avvolgerla. Thresh invece si ricoprì di energia spettrale verde, diventando immateriale e uscendo da dentro di lei, spostandosi alle spalle della sedia mentre dalle fondamenta di queste fuoriuscivano altri membri artificiali verde brillante, pieni dello stesso liquido di prima. Lo stesso avvenne dal soffitto, ma uno soltanto di essi, che si dirigeva verso la bocca di Lucia. I nastri avrebbero iniziato ad avvolgerla, i membri artificiali invece avrebbero preso tutti e tre i suoi orifizi vuoti, penetrandola fino in fondo, il più possibile. Il suo stomaco si sarebbe enormemente ingigantito per via dei fluidiche Thresh e le sue macchine le stavano lasciando dentro, mentre il corpo di Lucia si trasformava in una bambola di lattice nero senza il minimo spiraglio per poter respirare o guardare il mondo esterno. I suoi sensi sarebbero stati totalmente spalancati verso il piacere quindi, amplificati a tal punto da farle perdere i sensi, o meglio, privarla di qualsiasi senso al di fuori del piacere. In questo modo sarebbe servita da dispensa per sostanze nutritive per gli orchetti, e anche fonte principale di divertimento per quella loro "prima fase" di crescita. Thresh sarebbe tornato fisico, sistemandosi il cappotto nero con un ghigno malefico stampato sul volto, estremamente compiaciuto. Avrebbe accarezzato il capo della sua creatura, volgendo lo sguardo in direzione degli Orchi.
    Fai bene il tuo lavoro... nutri i miei figli e sarai ricompensata...
    Avrebbe voluto rimanere per continuare ad osservare, ma purtroppo aveva un impegno molto più impellente: a quell'ora oramai, l'anima di Leben doveva essersi completamente legata al suo nuovo corpo. E non era un appuntamento che Thresh voleva mancare. Per l'occasione avrebbe portato con sé anche il loro nuovo cagnolino, il fedele Cheren che non vedeva l'ora che la sua padrona si svegliasse...
     
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    Lucia era davvero affamata e al tempo stesso soddisfatta come non si era mai sentita. Sembrava quasi che la sua bramosia fosse insaziabile eppure, puntualmente, i fluidi e i falli che la violavano riuscivano a placarla. Smettere di agitare i fianchi a quel punto era impossibile, e piantarla di supplicare di averne ancora, chiedendo al contempo perdono a se stessa per la propria ingordigia pareva altrettanto improbabile. Si sentiva male al pensiero che quelle creature fossero in un certo senso carne della sua carne, sebbene frutto di un incantesimo e quindi forse più legati alla sua magia che non a lei come persona. Era innaturale e abominevole che godesse tanto nel farsi scopare dai loro cazzi, ma la cosa ancora peggiore fu la reazione alla perdita della verga di Faust: fece in tempo ad agitarsi abbastanza da guardarlo disperata e implorare di rimetterlo dentro. Sembrava una tossica.
    N-no! Non lasciatemi! Non tiratelo fuori! R-ridatemelo, vi prego! Lo rivogl-OHGGH MMMH-MH!
    Smise di lamentarsi solamente quando costretta con un conato. I membri artificiali non ebbero pietà, e tanto meno ne ebbe il buio che la avvolse. Non pensava di poter arrivare più in alto di così ma si ritrovò ben presto sospesa in un limbo dove l'unica sensazione a regnare era il piacere e gli orgasmi. Dall'esterno, il suo corpo era una visione indecente e grottesca, ma anche estremamente eccitante. I seni spalancati, la gola serrata che cercava disperatamente un po' d'aria, gli spasmi di ogni singolo anfratto spalancato e il ventre deformato e movente. Non c'era niente in quel mondo. Poteva solo godere, godere e godere, sapendo che i due orchetti non sarebbero stati certo più magnanimi del loro papà. Avrebbero continuato a fottere i suoi seni e berne il succo, ancora e ancora finché la fonte non si fosse esaurita, il tutto mentre il suo ano, la sua vagina, la sua uretra e persino narici, bocca e orecchie, venivano violati e fottuti per bene. Nemmeno i tentacoli si contennero, aiutando le macchine nell'ardua impresa di dilatare le sue carni fino a romperle, assorbendo tutti i fluidi che era capace di secernere. Le sue interiora, tra stomaco, intestino e utero, si stavano gonfiando talmente che minacciavano di esplodere, presto o tardi, spingendola a emettere dei lamenti strozzati decisamente piacevoli ed eccitanti che non facevano che rinvigorire i suoi "bambini". Non era mai stata stuprata così profondamente e soprattutto non l'era mai piaciuto tanto, tuttavia non poteva fare a meno di chiedersi se e quando Thresh intendesse tornare a liberarla. L'avrebbe lasciata lì a morire, forse? Sarebbe morta una seconda volta, sempre per il troppo sesso? Probabilmente sì. Prima però avrebbe perso la testa...

    ***


    L'avevamo lasciata così, appena risvegliata in un corpo nuovo, uccisa dal suo primo vero "colpo di fulmine". Leben non si sorprendeva mai di quanto il suo cuore potesse essere capriccioso e volubile, per lei ogni singola volta in cui qualcuno coglieva il suo interesse era un evento unico. Victor, Sousuke, Thresh, Gil... per ognuno di loro provava o aveva provato qualcosa di estremamente diverso dal precedente, un'eccitazione nuova e dal gusto esclusivo. Per il misterioso "drago bianco vendicativo(?)" (che per comodità da ora in poi chiameremo "Babbit", visto che Leben aveva subito associato quei muscoli d'acciaio al metallo bianco che una volta si usava per fare i soldatini di piombo) il suo sentimento era ancora diverso. Sicuramente c'era il desiderio incondizionato di possederlo, ma c'era anche la voglia perversa di vendicarsi, un po' come quella (sotterrata molto in fondo) che una volta aveva provato per Victor. Ohh, com'era stato romantico ricordare simili sensazioni. E come sarebbe stato meraviglioso conoscere quel bel draghetto e diventare degna di lui. In un certo senso dopo quell'esperienza aveva riottenuto un obiettivo che per tanto l'era mancato. Qualcosa di non strettamente necessario, ma sempre molto piacevole, un po' come le sue bamboline e i suoi vari schiavetti: non sono questione di vita e di morte, ma averli è sicuramente più divertente che non. La nota stonata era quel nuovo corpo a cui non sapeva proprio come abituarsi. Era perfetto per lei, davvero. Ogni centimetro, dalla forma alla consistenza, sembrava fatto per la sua natura e per la sua psiche, ma... era comunque di seconda mano. Che tristezza.
    In compenso aveva scoperto di adorare guardarlo mentre veniva fottuto a sangue. Era un po' come osservare una delle sue prede, quelle che più le istigavano odio, venire fottuta da Thresh e la sua belva (No, non si parla di Teemo) o le sue macchine della tortura. In quel momento si trovava a scuola. Lei, Thresh e Cheren si erano ampiamente divertiti e avevano concluso da poco. Lei in particolare ne portava ancora i segni: fauci spalancate in punti specifici a coprire ferite, un occhio assente che nascondeva tenendo la palpebra chiusa in attesa che si rimarginasse. Sembrava fare un perverso occhiolino. Il collo aveva assunta una posizione strana che era stata costretta a sistemare, così come le gambe e le braccia.
    Ohhh, Thresh... sempre così focoso.
    Non era più nuda, si era cambiata e aveva voluto sin da subito valorizzare (e scoprire) il suo nuovo aspetto indossando un vestito molto particolare e aggressivo, per una volta diverso dal suo adorato vestitino di seta. Era in latex, molto attillato ed evidenziava incredibilmente le sue nuove forme prorompenti. Al collo portava una grossa catena tempestata di brillanti che faceva da montatura alla sua lanterna.
    Per quella sera non aveva particolari programmi, a dirla tutta, ma era pronta a chiedere un bis a Thresh o ad andare a fare uno spuntino, per cui voleva essere presentabile. Anche entrambe le cose suonavano bene, a pensarci.
     
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    Thresh si era concesso una pausa. Di solito non lo faceva, ma stavolta l'evento era decisamente importante. Se ne stava di fronte ad un grosso specchio nero fatto di cristalli sconnessi, praticamente nudo se non fosse stato per il cappotto nero aperto al centro che lasciava completamente scoperto il busto per intero fino ai piedi. Sembrava stesse cercando qualcosa dentro sé stesso, forse qualcosa che gli mancava... o forse qualche difetto. Un ampio ghigno si spalancò, mentre alle sue spalle una figura decisamente più minuta ma non meno inquietante faceva la sua comparsa, rumoreggiando sonoramente dentro la corazza che lo proteggeva del tutto.
    Hai sempre avuto una maniera decisamente strana di praticare l'autoerotismo... adesso provi telepaticamente?
    Vidocq si piazzò di fianco a lui, abbassandosi il cappuccio viola e lasciando scivolare a terra la grossa falce che portava dietro la schiena. La corazza iniziò a "modellarsi", come se stesse assumendo delle dimensioni più umane, più come una seconda pelle che un vero e proprio rivestimento. Thresh spalancò un sorriso divertito per poi lasciarsi sfuggire una risata sincera.
    Non sono così bravo a farlo da solo, mi diverto più in compagnia. Finalmente ti sei degnato di venire fratellino... la ritieni dunque degna della tua gratitudine? Grazie a lei potrai giocare ancora un pò a quanto vedo... questo è meglio dell'auto erotismo, no?
    Vidocq si sganciò la maschera, che nel momento in cui abbandonò la faccia si sciolse, entrando a far parte dell'armatura sul braccio, rendendolo leggermente più spesso. La sua chioma vermiglia scivolò sulle spalle come una cascata di fuoco dal bagliore tetro.
    Ha fatto un lavoro sublime, ha recuperato quello che ci serviva e ha portato pure il nemico dalla nostra parte... è ben più che degna della mia gratitudine, non è mai stato questo il problema. Il problema semmai è che io e te dovremmo essere nemici.
    Thresh si voltò verso di lui, quasi sorpreso e beatamente sincero.
    Oh fratellino, ma noi SIAMO nemici, non ricordi? Siamo sempre stati in competizione, e se non ti ho ancora presentato la mia ragazza è perché temo che tu possa portarmela via per puro divertimento...
    Il suo sorriso parve farsi estremamente malizioso, al punto che riuscì a provocare perfino suo fratello, che lo guardò in cagnesco traducendo quel modo di fare in una sfida a tutti gli effetti.
    Avrei anche potuto se solo tu non gli avessi dato quel corpo... sei un bastardo pervertito anche peggio di me. Non riesco a credere che tra di noi tu abbia conosciuto Apocrypha solamente dopo, sembri proprio avere il suo stesso stile...
    Commentò in definitiva, rimettendo la maschera al suo posto, dando infine le spalle a Thresh. Il non morto si voltò curioso verso la schiena del fratello, ammiccando uno sguardo visibilmente confuso.
    Ma come, vuoi fare il timido?
    Non ritengo saggio che una pazza tanto quanto te conosca il mio volto, per qualsiasi motivo. Solo la tua mente è del tutto inaccessibile, quella degli altri non lo è affatto. Non penso le servirà darmi una faccia o un nome per comprendere chi sono.
    A quel punto un trono fatto di cristalli neri dello stesso materiale dello specchio comparve sotto Vidocq, fornendogli un comodo appoggio dove portò il suo sedere a riposare come un vero e proprio sovrano. Thresh alzò le spalle, tutt'altro che impressionato. A Vidocq piaceva sentirsi un sovrano, quindi perché non assecondarlo?
    Molto bene... la chiamerò chiedendole di raggiungerci allora...
    Detto questo, Dal soffitto scese quello che somigliava molto ad un microfono di quelli utilizzati negli incontri di boxe dagli annunciatori. Se lo portò delicatamente vicino alla bocca, per poi iniziare a parlare come se stesse sussurrando direttamente all'orecchio di Leben quelle parole. E alla non morta la sensazione sarebbe stata proprio quella: il seducente e terrificante fiato di Thresh che le sussurrava all'orecchio una semplice tentazione.
    Raggiungimi mia cara... ho intenzione di presentarti una persona. Mi raccomando... non farci aspettare.
    Solo a pronunciare quelle parole Thresh ebbe un'erezione,che Vidocq accolse con un sospiro estremamente scoraggiato.
     
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    Leben non si aspettava certo di sentire quella voce cavernosa, calda ed eccitante che conosceva tanto bene, penetrarle nell'orecchio proprio mentre si guardava allo specchio per decidere di quali ultimi ritocchi avesse bisogno prima di raggiungere -guarda caso- esattamente Thresh. Rabbrividì di piacere, e sebbene non potesse vedere l'erezione del suo interlocutore la percepì perfettamente, quasi ne avesse sentito l'odore nell'aria, rispecchiandola per altro con umori che cominciarono a inumidirle le labbra (e non quelle della bocca). Si morse con gli incisivi, emettendo una specie di mugolio prima di sussurrare con lo stesso tono: Sarò da voi in un soffio..., pronta a incamminarsi verso la meta. Aprì l'occhio ormai rigenerato e cercò di serrare le fauci rimaste schiuse sulle ferite, in modo che la pelle potesse tornare uniforme. Aveva un'idea di chi volesse presentargli il suo non morto preferito, e siccome fremeva al solo pensiero, non voleva certo sfigurare in qualche modo. Una volta finito, visibili sulla sua pelle rimasero solamente alcuni morsi all'altezza dei seni e, meno in evidenza, altri sull'interno coscia. Incamminandosi, non mancò di ancheggiare un solo istante, lasciandosi guidare dall'istinto senza sapere con precisione dove si trovassero i due fratelli. Fiduciosa, avrebbe scommesso il suo vestito più affezionato che Apocrypha l'avrebbe guidata proprio lì dove doveva essere... e infatti in breve si trovò sul luogo.
    Entrò con la sua camminata felina, salutando i due uomini con un ampio sorriso e subito, senza neppure presentarsi, inspirando profondamente senza nascondere di aver colto un odore nuovo, di cui desiderava conoscere ogni sfumatura. Si concesse un sospiro subito dopo, evidenziando il fatto che aveva gradito e poi i suoi occhi scarlatti volteggiarono dalla figura di Thresh (in particolare sulla sua erezione), fino a quella posta più in alto, sul trono di cristallo su cui sedeva un uomo mascherato dalla chioma ramata e le lanterne viola. Lo squadrò con brama malcelata, ogni centimetro che era concesso allo sguardo. Impossibile non sapere chi fosse dopo aver visto il suo fascicolo ma soprattutto aver sentito parlare così bene di lui. Il sorriso della donna si fece ancora più entusiasta, spalancato sui denti bianchissimi.
    Oh, finalmente ho l'onore di conoscere tuo fratello, Thresh adorato? Che immenso piacere...
    La prego di perdonarmi per la mia maleducazione, vorrei inchinarmi ma... ho qualche problemino alla schiena.

    Non si sforzò neppure di contenere la malizia e l'implicazione delle sue parole, lanciò anzi un'occhiata eloquente al professore, dopodiché fece una piccola riverenza con la testa, decisamente poco sentita. Si leccò le labbra impercettibilmente, cercando di rimanere composta e non saltare addosso a nessuno dei due rovinando il pathos della scena. Un'ardua impresa...

    Edited by Midori (Yeee) - 25/5/2016, 09:30
     
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    Quando Thresh la vide entrare, portò le braccia dietro la schiena con fare solenne, mettendosi come sull'attenti e alzando il mento, in un certo senso la sua grossa mazza fece lo stesso, come se avesse preso vita e volesse a sua volta elogiare l'arrivo della preside. Vidocq invece sembrò quasi paralizzato per un momento, come intimidito da quella presenza che fece stringere le dita sui braccioli del trono. La lieve riverenza di Leben lo fece alzare di scatto e scendere dal suo triclinio, per farlo avanzare verso i due zombie. Thresh si era posizionato al fianco destro di Leben, sfoggiando un sorriso malizioso che sembrava già eloquente così, ma non trattenne i complimenti col suo solito fare adulatorio.
    Quella lanterna ti dona un sacco e sei davvero bellissima con quel vestito... vuoi forse sedurre mio fratello? Mi farai morire di gelosia...
    Ridacchiò malizioso, ritrovandosi ben presto la maschera di Vidocq puntata contro, il fratello più giovane sembrava davvero molto serio a proposito del momento solenne che stavano vivendo. A differenza di prima però, sembrava aver ritrovato una certa compostezza e soprattutto una sorta di normalità: L'armatura aveva assunto fattezze e dimensioni che lo facevano apparire come un essere umano dalla pelle strana e massiccia, quindi non era esagerata. Il mantello viola copriva solamente capo e spalle, prolungandosi un pò dietro la schiena e nulla più. Le lanterne che circondavano la sua vita emanavano un densissima luce viola e specchiandosi sulla sua maschera, Leben avrebbe potuto vedere il suo stesso sguardo incuriosito nei confronti di Vidocq, indubbiamente una personalità unica.
    Non sono necessarie cerimonie né formule di rispetto, non sono un sovrano Leben, e tu hai sicuramente meritato di essere nostra pari agli occhi della benevola dea del piacere e del dolore. Sicuramente saprai qualcosa sul mio conto, ma lascia che mi presenti per chi sono veramente: il mio nome è Vidocq, e sono l'uomo che è stato scelto dalla Dea in questo ciclo come "Giocattolaio", vale a dire colui che tenterà di portare la gloria della dea in questo mondo fino a farla reincarnare.
    Thresh sembrava sul punto di dover trattenere una divertita risata, ma non lo fece. Trovava il fanatismo di suo fratello decisamente... noioso. Vidocq aveva un obbiettivo molto preciso e non vedeva l'ora di portarlo a termine, molto diverso da Thresh invece che voleva semplicemente divertirsi il più possibile mentre mandavano avanti il loro compito. In Leben, Vidocq non avrebbe trovato un alleato più affidabile di Thresh, poco ma sicuro, tuttavia nonostante il suo fare solenne e la maschera sul volto, Vidocq non poteva celare l'interesse che provava in quel momento verso Leben, e se è vero che i fratelli si somigliano la non morta avrebbe potuto sentire chiaramente una seconda erezione "Mostrarsi" in quel luogo. Dopotutto l'armatura di Vidocq ora era estremamente attaccata al suo corpo, come una seconda pelle. Thresh la guardava un pò come se volesse dire "puoi favorire se vuoi", dopotutto non erano lì per medaglie od encomi, e i servi di Apocrypha conoscevano solo un modo DAVVERO efficace per festeggiare.
     
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    Leben non mancò certo di notare l'entusiasmo con cui i due uomini l'accolsero, specie quello di Vidocq che fu preceduto -curiosamente- da una parvenza di titubanza che ella non capì. Si guardò il corpo come a controllare che non ci fosse nulla fuori posto, dubitava che lo spaventassero tutte quelle catene e quei ganci. Fece spallucce, avvinandosi a propria volta verso i due, in particolare sporgendosi e portando le mani a stringere le loro erezioni. Più che stringere, vi posò i palmi tenendo le mani rivolte verso il basso e concedendo a entrambi un'ampia carezza, più di una in verità. Non aveva certo bisogno dell'incoraggiamento di nessuno per farsi avanti con un uomo ma, in quel caso, quello di Thresh fu più che gradito. Non voleva certo rischiare di scontentare Apocrypha proprio ora che aveva ricevuto quella comodissima e interessante lanterna.
    Mmmh... queste sono proprio il tipo di accoglienza che mi piace ricevere. Vi ringrazio...
    Sembrò voler soppesare proprio tutto, dalla consistenza alle dimensioni, indagando probabilmente su chi avesse quella migliore e su quanto si somigliassero l'un l'altra. Alla fine avrebbe salutato Thresh con un bacio sulla bocca dato di lato come un bacetto di saluto sulle guance ma con molta più lingua, voltandosi solo dopo verso Vidocq per osservarlo sulla maschera con intensità inquietante. Sembrava quasi voler vedere oltre la copertura, dritto negli occhi dell'uomo alla ricerca di chissà quale segreto. Il momento passò veloce però, lei stessa spezzò l'incantesimo sussurrando così vicina a lui da appannare la superficie lucida.
    Mh, solitamente mi concedo un bacio come stretta di mano, ma sembra proprio che nel tuo caso sia impossibilitata, Giocattolaio. Lascia che faccia... così.
    Il tutto si sarebbe concluso con una lenta e sensuale lappata dal punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il mento di Vidocq fino al presunto zigomo. Dopodiché, con tutta la grazia del mondo, Leben avrebbe lasciato a entrambi il loro spazio con un noncurante passo indietro, ricongiungendo le mani sul proprio grembo con il fare di una donna composta. Un'apparenza ben lontana dalla realtà.
    Molto bene... Immagino che adesso sia giunto il momento delle lodi nei miei confronti, vero? Iniziate pure...
    Sorriso entusiasta e pregno d'aspettativa, seguito da una risatina. Ovviamente era sottinteso che sarebbe stata pronta ad ascoltare anche eventuali discorsi più seri, com'era chiaro d'altra parte che avrebbe ascoltato solo a metà, dal momento che più di tutto le sarebbe piaciuto conoscere più approfonditamente l'erezione di Vidocq e, al tempo stesso, rimarcare quella con Thresh nel modo più perverso possibile. A pensarci, ricevere entrambi quei grossi falli fin dentro lo stomaco suonava ottimo come "discorso di presentazione" molto, molto serio.
     
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    Thresh oramai la conosceva molto bene, non si scompose né si tirò indietro, lasciandole assaggiare la sua erezione bollente e turgida come sempre, mentre alzava il mento in modo che potesse leccarlo facilmente, arrivando fino all'estremità di quel sorriso malizioso che sembrava voler dire molte cose, ma restò in silenzio. Vidocq non fece una piega quando il suo affare venne sfiorato, anzi sembrava decisamente entusiasta, ma Leben lo vide di nuovo esitare quando si avvicinò così tanto, riuscendo comunque a leccarle la sua maschera e scoprendo che aveva un delizioso sapore di sangue e organi interni, come se qualcuno avesse fuso dei resti umani assieme a del metallo brillante e lucido. Un passio indietro da parte della non morta, seguito dall'invito di tessere le sue lodi. I fratelli si scambiarono uno sguardo che sembrava decisamente complice, Leben avrebbe avuto la fortuna di osservare come lavoravano insieme gli uomini più vicini alla sua dea. Si voltarono entrambi in modo da rivolgere il loro fianco destro verso Leben, continuando a guardarla ma solo con la coda dell'occhio. Vidocq fece il primo passo più lungo, poi anche Thresh iniziò a camminare, lentamente. I due uomini disegnavano un cerchio intorno a Leben con i loro passi, tenendosi a meno di un braccio di distanza da lei, molto vicini, ed espandendo la loro energia. Quella di Thresh le era nota oramai, un bagliore tetro, sinistro, come un sussurro nella notte. Vidocq invece non aveva l'anima spenta di un non morto, anzi era vivo come non mai, la sua fonte energetica era immensa, ma non pressante come quella del professore, sembrava qualcosa di più ampio e ponderato, meno aggressivo ma incredibilmente vasto.
    Apocrypha ti ha accettata, come era prevedibile. I tuoi desideri si sono trasformati anche in quelli della Dea, l'hai compiaciuta, ma più importante lo hai fatto per te stessa, non per un folle credo.
    Thresh sollevò la mano destra verso Leben, portandola all'altezza delle sue spalle, carezzandole il petto, il volto e la schiena con un fare delicato, sembrava quasi il tocco di un pittore che stava dando forma alla sua tela. Vidocq fece altrettanto, ma più basso, delineando la vita della ragazza,abbassandosi sul suo ventre, le sue natiche e le cosce, anche lui intingendo la sua energia dentro di lei. Leben avrebbe sentito la sua lanterna vibrare.
    La lanterna che porti sul petto non è solo un semplice simbolo, è un recipiente che va riempito, colmato fino a farlo traboccare. Riempire non è sufficiente, noi siamo la personificazione dell'esagerazione. Non deve esserci un limite al piacere, deve far tutto parte di un disegno così vasto da non poterne vedere neanche i margini. Solo così si raggiunge la perfezione, per questo i non morti sono i migliori seguaci di Apocrypha...
    Il palmo delle mani si spalancò, e anche le loro lanterne si accesero. Quella di Thresh era una sola, ma grande ed emanava un'energia potente, violenta quasi. Le quattro di Vidocq erano più piccole ma possedevano una quantità di energia superiore. LE loro lanterne entrarono in risonanza con quella di Leben, quasi come se stessero iniziando a violentare direttamente la sua anima. Il contatto con i loro corpi era decisamente più intenso ora, e le mani si avvicinarono lentamente fino a che entrambi non furono vicini alle sue spalle, ed entrambi portarono le mani all'altezza dei seni della donna, stringendoli energicamente.
    Ora il tuo unico compito è riempire quella lanterna, non sarà niente di diverso da prima, la differenza starà solo nel fatto che il tuo divertimento si trasformerà in potere allo stato puro. Potere che potrai utilizzare per cacciare prede sempre più forti, per concederti divertimenti sempre più sfrenati. Non devi più importi nessun limite, perché con Apocrypha... potrai fare qualsiasi cosa. Il Labirinto è una fonte di energia immensa...
    Ma il labirinto non è chiamato così solo per mettere soggezione. Al suo interno le anime e la carne si perdono, diventando una cosa sola. Quando una delle tue vittime lo raggiunge perde ogni potere e può diventare una vittima eterna di questo potere immane. Tu che con le tue abilità hai ottenuto questa forza adesso sei a tutti gli effetti una di noi, pertanto oggi per ricompensarti saremo noi a darti una parte della nostra anima, così da poter iniziare a riempire la lanterna di energia.
    Lentamente, scivolarono come serpi vicini al corpo di Leben. Vidocq portò le braccio destro sul fianco destro di Leben, mentre col sinistro le toccava il seno corrispondente. Lui portò la maschera all'altezza del collo che si deformò, assumendo le fattezze e la consistenza di una vera bocca munita di lingua per poter assaggiare la non morta. Thresh fece lo stesso ,stringendo la presa sul suo seno destro mentre la mancina si abbassava verso le natiche, palpandole e scivolando nello spacco per potersi avvicinare il più possibile ai suoi orifizi. Le labbra di Thresh invece cercarono quelle di Leben, non la sua carne, per poterle strappare un intenso e perverso bacio, di quelli in cui non solo le labbra danzavano, ma la lingua veniva spinta intensamente nella sua gola. Il tutto mentre le lanterne risuonavano tra di loro, e i cazzi turgidi dei due fratelli si sfregavano sui suoi fianchi.
     
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