Un gelato per riparare il mondo

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  1. Gisnni
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    Toushiro afferrò il cuscino che Cia gli tirava d'istinto, rimanendo fisso a guardarla.
    A volte, ci si trova in situazioni che sembrano senza uscita, ci si fa un sacco di domande, ci si dibatte tra dubbi, dolore e preoccupazioni. E, ironicamente, lo si fa mentre la risposta a tutto è chiara e semplice, ci brilla di fronte come un faro. Solo, semplicemente non si vuole vederla, ci si rifiuta che esisti, che sia cosi semplice, molto spesso per la paura che le conseguenze di essa suscitano.
    Cosi era per Toushiro, che semplicemente aveva avuto paura di accettare di essere davvero entrato in un altro mondo, grande, sconosciuto e pericoloso, e aveva continuato a nascondersi e a mentire a sè stesso, nella speranza di poter tornare a ciò che conosceva, come se niente fosse successo.
    Le parole di Cia avevano distrutto tutte le sue illusioni, lasciandolo spaesato, il suo secondo discorso di rimproveri distrusse anche la sua confusione, mostrandogli che difatto la soluzione l'aveva sempre saputa. Accettare che tutto era cambiato e che non sarebbe mai più tornato ad essere ciò che era, che il suo mondo era diventato dieci, cento volte più grande e che non c'era altro che potesse fare che guardare avanti e incamminarsi in esso.
    Toushiro si strinse il cuscino al petto in un gesto che avrebbe fatto un bambino in cerca di protezione.
    Io... ci proverò. disse, poi, cercando di tenere a freno il nodo che sentiva nello stomaco, sorrise. I-immagino che tutto questo... i miei circuiti danneggiati... sia il modo del mondo di svegliarmi. S-sei sicura che voi streghe non facciate come le maghe delle favole? C-che guidano chi si perde nelle foreste?
    Avvilito, cercò di si scherzare, ma sotto sotto avrebbe anche potuto crederci se Cia avesse detto che era cosi.
    Si sentiva appena appena meno alla deriva, perlomeno adesso aveva una direzione chiara verso cui andare, ma nè i suoi milioni di dubbi o il suo senso di colpa sarebbe sparito cosi facilmente. Avrebbe avuto bisogno di tempo per quello.
    Non... non posso dimenticare tutto quello che ho combinato, cosi, ecco. Non posso davvero, ma... ci proverò. Cercherò di evitare che accada di nuovo disse, e una scintilla di determinazione gli brillò negli occhi, niente di che, ma un inizio.
    Q-quindi... riprese dopo un po'. Come funziona? Nel senso, come dovrei r-ricaricare le mie batterie?
    Quella domanda era il suo primo gesto di buona volontà, che era deciso a seguire davvero ciò che aveva promesso. Ad ogni modo, gli suonò davvero strano parlare di "batterie" per sè. Lo faceva sentire un burattino da caricare. Non la migliore delle sensazioni e non gli piaceva granchè.
     
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    Cia incrociò le braccia al petto quando finalmente il ragazzo iniziò a ragionare e a smettere di fare la vittima. Le disse che avrebbe provato, che avrebbe iniziato a fare qualcosa di utile per se stesso. Facendole anche una domanda strana a cui Cia non seppe come rispondere poiché non ne capì il significato. Lo avrebbe afferrato per le spalle per scuoterlo con violenza se non avesse visto un pochino più di decisione nei suoi occhi. Sembrava ancora parecchio incerto, sicuramente aveva paura. Cia sospirò esausta, molti ragazzi al suo posto sarebbero stati decisamente più convinti, decisi, o al contrario avrebbero frignato e sarebbero scappati pur di non accettare la realtà. Toushiro invece sembrava quasi che subisse i cambiamenti e provava ad adattarsi senza alcuno sforzo.
    E' questo il punto. Non devi dimenticare, anzi devi ricordarti più chiaramente, devi capire cosa è andato storto e porvi rimedio con le tue sole forze. Nessuno potrà aiutarti in questo. Sei tu che devi essere deciso a migliorarti sei tu che devi essere fermamente convinto che afferrerai il potere fra le tue mani e lo controllerai alla perfezione. Così che non accadrà mai più niente di male. Così che non soffrirai più. Capisci cosa sto cercando di dirti? gli chiese sciogliendo di poco le braccia e guardandolo dritto negli occhi seria. Quasi stentava a credere che stava dando lezioni di vita ad uno giovane quasi quanto lei. Avers aveva ragione nel dire che gli uomini erano esseri inferiori.
    "Caricare la batteria" si intende che dovrai entrare in contatto con la magia di umbra, o con qualcuna di noi che facciamo parte del clan. Possiamo ricaricarti di energia magica semplicemente infondendo in te energia tramite l'imposizione delle mani. Oppure facendoti un incantesimo, i tuoi circuiti magici assorbiranno l'energia dell'incantesimo, anche se purtroppo gli effetti dell'incantesimo non svaniranno. Gioisci perché con i nuovi circuiti magici avrai sicuramente un controllo maggiore sulla tua energia. Perché non fai una prova? Così capirai da te stesso cosa è cambiato nel tuo corpo. fece spiegando nel modo più semplice che poteva. Sciolse le braccia e si posizionò di fronte a Toushiro poggiando le mani contro i fanchi.
    In via del tutto eccezionale ti farò da cavia, così vedremo anche quanta energia magica puoi usare prima di aver bisogno della ricarica. fece con cipiglio orgoglioso, con il tono di chi stava concedendo qualcosa di raro e prezioso, e non era poi così lontano dalla realtà.
     
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  3. Gisnni
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    Più facile a dirsi che a farsi, pensò Toushiro.
    Per quanto capisse fosse chiaro e semplice, aveva passato troppi mesi legato a paura e senso di colpa per poter pensare di potersene liberare semplicemente con la determinazione e il duro lavoro. Gli ci sarebbe voluto un po' di tempo per convincersi che tutti gli ostacoli che aveva messo e metteva di fronte a sè erano solo i frutti dei suoi dubbi.
    In quel momento, sapere che esisteva una strada, una strada chiara che poteva seguire senza timore, gli bastava e lo faceva sentire leggero rispetto a come si sentiva prima.
    Annuì alla domanda di Cia, mostrandosi più deciso. Si, era quella la risposta giusta, e se non l'aveva capito prima era solo colpa sua. Doveva davvero molto a quella ragazza e ai suoi modi spicci.
    Decise di tenere per sè quella valutazione.
    I pensieri finalmente in ordine, notò una strana asprezza nello sguardo di Cia. Per un attimo, il tempo di un pensiero, gli sembrò che lei lo guardasse con disdegno.
    Pensò che fosse delusa da tutti i suoi tentennamenti e se ne dispiacque. Per rimediare, cercò di mostrarsi deciso e attento mentre lei rispondeva alla sua domanda sulla ricarica dei circuiti magici.
    Con sua sorpresa, sembrava tutto molto semplice, quanto fare una visita dal medico ogni po' di tempo. Sentir parlare tranquillamente di incantesimi ed effetti continuati gli fecero girare la testa e insieme gli diedero presentimenti non proprio buoi, ma decise di accantonare la cosa, per non sembrare troppo difficile.
    Stava quasi per commentare allegro, quando Cia parlò di prova. Poi lei si propose come cavia, una cavia che dava i suoi servigi come un re permetteva a qualcuno di mettersi le scarpe, ma sempre una cavia, e per di più per i suoi poteri, i suoi imprevedibili poteri.
    Il tempo di realizzare le conseguenze e Toushiro sgranò gli occhi.
    D'accordo... si sorprese a dire. La cosa più normale per lui sarebbe stata di rifiutarsi decisamente, accampare scuse su pericolosità e cose del genere, ma il discorso di Cia aveva attecchito e, per quanto sentisse un groppo alla gola, la consapevolezza che era un passo necessario superò la paura. E poi, non voleva nemmeno deludere quella ragazza che adesso andava a fare da cavia per lui. Quella preoccupazione gli allargava il cuore e lo faceva colpevole assieme, come se fosse colpa sua.
    Io... grazie disse semplicemente, arrossendo e distogliendo lo sguardo, non sapendo in che altro modo dire ciò che provava.
    Si alzò in pedi e prese un ampio respiro.
    Farò del mio meglio.
    Il cuore gli batteva nel petto come un tamburo.
    Si impose la concentrazione e, raggiunta un minimo di calma, iniziò a cercare dentro di sè la fonte di tutti i suoi problemi. Con sua meraviglia, la nuvola si estese da lui con la tranquillità di un cavallo docile. Qualunque cosa gli avesse fatto l'altra strega aveva già i suoi risultati.
    Con un po' di esitazione, spinse l'aura verso Cia. Appena la sfiorò, sentì una strana sensazione di somiglianza, come se l'aura della ragazza fosse una versione più concentrata e densa della propria, fatta della stessa luce. Lo mise un po' a disagio; gli pareva che lei fosse una batteria di cui lui fosse un estensione.
    Si costrinse a ignorare quel pensiero: aveva un compito da fare adesso.
    La nuvola aveva avvolto Cia e lui, con estrema attenzione, iniziò a inviare i suoi influssi empatici, ciascuno uno stato d'animo con cui Cia avrebbe dovuto vederlo. Grigio: noncuranza. Rosso chiaro: irritazione. Bianco: mancanza di percezione. Arancione: divertimento. Nero schiarito: lieve timore. Rosa: tenerezza. Azzurro: tranquillità.
    Per dieci minuti, senza fermarsi, Toushiro continuò a passare da un colore e da uno stato d'animo all'altro. Si mantenne con attenzione alla larga dalle emozioni più estreme e da tutto ciò che toccasse la sfera sessuale.
    Man mano che procedeva senza intoppi, prese confidenza. Si ritrovò anche a sorridere, la prima volta mentre usava quel suo potere.
    Un pensiero lo sfiorò: gli sarebbe piaciuto se anche Cia fosse stato contenta di lui.
    Fu un errore.
    La nuvola lo afferrò con la stessa prontezza di un predatore in agguato. Oro: orgoglio.
    Imbarazzato, Toushiro realizzò il suo errore e cominciò a ritrarre la sua aura. Temeva di perderne il controllo, specie perchè sentiva di starsi avvicinando al suo limite.
    La nuvola si impennò come un cavallo che non vuole tornare nella stalla. A Toushiro ricordò i momenti in cui l'aveva tradito, gettandolo nei suoi errori più grossi. Un emozione forte, limpida e spietata gli traversò la mente come un'onda.
    La nuvola fiammeggiò di un nero abissale. Odio, desiderio di colpir e distruggere.
    Rimase cosi per un attimo, una macchia scura gettata nella stanza. Poi sparì.
    Toushiro rimase ad ansimare, esausto. Il suo potere era sparito. L'aveva utilizzato tutto. Si sentiva debole e vuoto.
    Sollevò lo sguardo verso Cia, ansioso di vedere se quell'ultima influenza l'avesse toccata. Essendo l'aura sparita, non poteva aver messo radici, ma Toushiro temeva gli effetti rimanenti. Quelli toccati dal suo potere ci mettevano sempre un po' a ritornare al loro normale stato d'animo.
     
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    Cia attese in silenzio che il ragazzo si decidesse e iniziasse a provare i suoi poteri con i suoi circuiti nuovi. Venne travolta da numerose sensazioni. In un primo momento Cia pensò di provare quelle sensazione davvero che non dipendesse dal suo potere. Ma si sorprese nel constatare sulla propria pelle che non riusciva assolutamente a capire che era un fattore esterno a influenzarla. Era come se fosse lei stessa a provare quelle sensazioni quelle emozioni. Avrebbe potuto fare grandi cose se solo lo avesse voluto, eppure continuava ad avere paura di un potere del genere. Lo invidiò, poi però venne influenzata da un sentimento negativo. Sentì una gran rabbia montarle in corpo, qualcosa di così oscuro che Cia difficilmente riuscì a domare. I tatuaggi sulla coscia di Cia si illuminarono di una luce violacea, le sue iridi vibrarono di luce magica. Cia fissò con profondo odio Toushiro. Non capiva perché lo stesse odiando in quel modo. Sentiva solo una gran voglia di massacrarlo, di ucciderlo. La sua pelle mutò, si inspessì formando scaglie viola scuro, le sue dita si irrobustirono e si affilarono diventando molto più mostruose e pericolose. Le braccia si ricoprirono di scaglie spesse dragoniche. Cia si lasciò completamente contagiare da quel sentimento oscuro e scattò verso Toushiro, gli si lanciò addosso afferrandolo per la gola. Ci mise talmente tanto impeto che finirono per cadere a terra. Cia a cavalcioni su di lui che tentava di strangolarlo con entrambe le mani e lo fissava con un odio immenso. Se non avesse fatto qualcosa per Toushiro poteva finire molto male. Era giunto il momento di riprendere il controllo sul proprio potere.
    Sei uno di quei bastardi del Lumen non è così? sbraitò con rabbia.
    Questa volta non ti permetterò di farmi del male, ne a me ne alle altre! continuò stringendo con forza le dita attorno al collo di Toushiro.
     
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    Aveva una paura tremenda di quale potesse essere la reazione di Cia, ma quello che successe andava oltre tutti i suoi incubi peggiori. Cia si trasformò: la ragazza amichevole e gentile divenne una draconica coperta di scaglie, armata di zanne, scaglie e un odio cosi forte negli occhi che Toushiro rimase a guardarla come un coniglio di fronte a un serpente.
    Aveva la testa vuota, tanto che ritornò in sè solo quando Cia gli balzò addosso. Ebbe appena il tempo di lanciare un grido strozzato che era steso sul letto, Cia che gli stava sopra a cavalcioni e stava cercando di strangolarlo.
    La sentì gridare qualcosa, con rabbia, su qualcosa chiamato Lumen e che non gli avrebbe permesso di far loro del male. Non capì cosa intendesse, sapeva solo che aveva fatto di nuovo un casino e stavolta le conseguenze gli erano piombate addosso nel modo più terribile possibile.
    Sentì l'aria venirgli a mancare, mentre le dita di Cia gli affondavano nel collo. Fu preso da un terrore assoluto e inconsulto, e prese ad agitarsi per scrollarsela di dosso. Inutile. Qualsiasi cosa avesse fatto a sè stessa, Cia adesso aveva una forza incredibile. Le braccia bloccate sotto le ginocchia della ragazza, non poteva nemmeno cercarle di spintonarla via. Cercò di parlare, ma le parole si rifiutarono di uscire. Era completamente bloccato.
    Boccheggiò, cercando disperatamente di riempirsi i polmoni che sentiva iniziare a bruciargli.
    In quel momento una miriade di pensieri gli passarono nella testa. Il primo, spaventoso, era che stava per morire. Il secondo era che a causare la sua morte sarebbe stata proprio la ragazza che voleva aiutarlo. Il terzo, che lei sarebbe diventata un'assassina per colpa sua. E quarto, quanto tutto quello era sbagliato sotto tutti i punti di vista possibili e immaginabili.
    La nuvola venne fuori in un lampo, spinta fuori da una scintilla di rabbia furiosa che ridusse tutti i suoi recalcitrii ai belati di una pecora.
    Toushiro si sentiva oscillare sull'orlo dello svinimento. Raccolse tutte le sue forze e mandò un unico, fortissimo impulso empatico. Verde: tranquillità, è tutto a posto.
    Era il suo ultimo colpo. Appena inviatolo, sarebbe caduto in una semincoscienza da mancanza di ossigeno.
     
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    Mentre Cia era sotto l'influsso malefico dell'odio, le tornarono alla mente orrendi ricordi di quel saggio del lumen che l'aveva terrorizzata e torturata. Le aveva fatto qualcosa che le aveva impedito di usare la magia, diventando una normalissima ed inerme donna. Non c'era niente di più terrificante per una strega che perdere i propri poteri. Aveva pianto così tanto, lo aveva supplicato di ridarle la sua magia. Non le importava nemmeno delle ferite che aveva sul corpo, si era perfino offerta sessualmente pur di riavere il suo potere, umiliandosi. Lo aveva odiato così tanto quell'uomo. Lo aveva disprezzato come non aveva mai fatto in vita sua e quei sentimenti adesso la animavano moltiplicati per cento, mentre fra e dita stringeva la gola del ragazzo. Lo sentì sempre più debole e iniziò a gioirsi di vederlo soccombere ma prima che potesse fare l'irreparabile ecco che l'odio che l'aveva divorata per quei minuti, che sembrarono infiniti, svanì completamente. Gli occhi pieni di rabbia di Cia si addolcirono, divennero sorpresi, poi amareggiati. Lasciò la presa sul collo di Toushiro con uno scatto come se fosse stato bollente. Si guardò le mani tremando spaventata. Lo stava per ammazzare... stava per uccidere qualcuno per la prima volta ed era una sensazione terribile. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
    T-Toushiro? lo chiamò preoccupata e profondamente dispiaciuta. Vide che era semicosciente, lo afferrò per le spalle scuotendolo spaventata.
    Toushiro! iniziò a chiamarlo sempre più preoccupata, lo schiaffeggiò perfino pur di fargli riprendere conoscenza.
    Toushiro rispondimi! strillò mentre le lacrime che aveva trattenuto rigarono il suo viso.
     
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    Morire era stranamente confortevole. Toushiro aveva la sensazione di galleggiare al di sotto del mare. Sopra, da qualche parte oltre la superficie dell'acqua, ombre e rumori si agitavano, ma erano lontani ovattati, assieme a tutti i problemi.
    Toushiro si sentiva a casa.
    Poi, una voce più forte incrinò la sua pace. Fece una smorfia. Chi è che lo chiamava? Perchè non lo lasciavano in pace? Non vedevano come stesse bene?
    La voce continuò insistente, rafforzata da qualcosa che lo stringeva per le spalle. Avrebbe voluto muoversi per spingere via chiunque o stesse disturbando, dirgli di lasciarlo in pace, ma non ricordava come si faceva.
    Un colpo lo raggiunse; un bruciore gli esplose sulla guancia e la sua traballante incoscienza si spezzò del tutto. Toushiro ebbe l'impressione di riemergere dall'acqua e di tornare giù da distanze lontanissime nello stesso momento. Si lamentò, sgranò gli occhi e li richiuse subito dopo quando il giramento di testa lo travolse. Il mondo sembrava aggredirlo con una raffica di suoni violenti, qualcuno lo scuoteva, gridando, gli faceva male la faccia, il collo e si sentiva i polmoni in fiamme.
    Per qualche attimo, la sua mente saltò nel disordine, cercando di capire cosa stesse succedendo. Poi, riconobbe la voce e la debolezza e i ricordi tornarono in un torrente e il ragazzo riuscì a capire.
    Ahio si lamentò. Se continui a sballottarmi cosi, muoio sul serio disse.
    Aprì gli occhi e, come si aspettava, a dargli il bentornato c'era il volto di Cia. La ragazza sembrava sconvolta, aveva le guance rigate di lacrime.
    Toushiro sentì stringerglisi il cuore.
    Beh, come sono andato? chiese con un vago sorriso che cercava di nascondere ciò che provava davvero. Fece per ridacchiare, ma si interruppe in una serie di colpi di tosse. Gli bruciava la gola.
    Forse è meglio evitare altre prove per oggi disse, poi abbassò gli occhi. Scusa.
    Aveva appena rischiato di finire strozzato, ma non pensò per un attimo di dare la colpa a Cia. Se non altro, era colpa sua.
     
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    Quando finalmente aprì gli occhi e tossì, Cia si sentì così sollevata che si ritrovò a sorridere nonostante le lacrime che le rigavano il viso. Tornò al suo aspetto normale, facendo sparire scaglie e artigli. Si fiondò su di lui abbracciandolo sollevata.
    Meno male, meno male... fece sfogando i suoi ultimi singhiozzi, per poi lasciarlo andare. Si asciugò le lacrime sentendosi ancora un pochino scossa, e quando lui chiese come fosse andato le scappò una piccola risatina nervosa.
    Scemo! fece stringendo i pugni come se volesse iniziare a picchiarlo. Come poteva chiedere una cosa del genere dopo che aveva rischiato la vita? Perché si scusava? Lo aveva detto che non era bravo a controllare i suoi poteri. Gli diede un buffetto nervoso sul naso. Rimase sempre seduta a cavalcioni su di lui, non si era spostata, poiché troppo presa da ciò che era successo da accorgersi in che razza di posizione stava.
    E' stato terribile! Non avrei mai immaginato che potesse essere così potente. Non riuscivo a controllarmi, non volevo controllarmi era come se mi trovassi davanti un nemico. Non mi ero mai sentita così. E' stato terribile. E' questo quello che ti è successo? E' per questo che sei venuto qui a Roma? E' questo quello di cui parlavi quando dicevi che era successa una cosa terribile? fece ancora un pochino scossa. Anche se lo immaginava, anche se prima gli aveva fatto la paternale, provarlo sulla propria pelle era stato terribile. Non era stata plagiata come in un incantesimo, era lei che aveva provato quel profondo odio e le rimase impresso addosso e nei ricordi in profondità. Non aveva mai conosciuto un sentimento così grande e negativo prima di allora. Era come se avesse vissuto qualcosa di importante e fosse passato tutto troppo in fretta, ma per lo meno adesso aveva la sensazione di avere di nuovo il controllo di se stessa.
    Devi allenarti di più, devi controllare più velocemente i tuoi poteri. Se non fossi stata io probabilmente saresti già morto. prese un profondo respiro poi posò di nuovo le mani contro le sue spalle per attirare la sua attenzione.
    Come ti senti? Pensi di poter ancora usare energia o ti senti già svuotato e stanco? chiese diretta e decisa. Non era una premura ma doveva sapere quanto poteva durare nell'uso della magia. In base a quello avrebbe potuto dargli qualche consiglio in caso di fosse trovato nei guai.
     
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  9. Gisnni
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    Ancora scosso com'era, vedere Cia cosi preoccupata per lui, in pratica in lacrime, gli diede una specie di rassicurazione colpevole. Il buffetto che lei gli diede era un gesto più per scaricare nervosismo che altro, ma fu un bene per il suo, di nervosismo. La Cia-mostro che lo aveva aggredito era ritornata al suo sè gentile e ciò gli faceva immensamente piacere, complice anche il fatto che lei non avrebbe tentato di strangolarlo. Qualcun altro sarebbe stato ancora terrorizzato, ma Toushiro era cosi convinto da essere dalla parte del torto che il suo stato d'animo era quello di chi ha rischiato di cadere dal balcone per sbadataggine. Non dava nessuna colpa a Cia e andava già calmandosi un po'.
    Si sentiva comunque stanco e svuotato, un po' per tutte quelle emozioni violente un po' perchè il suo potere, dopo quel ultimo sussulto, era sparito del tutto.
    Avrebbe potuto esserne contento, se solo non si fosse sentito come un uovo sbattuto contro un muro.
    Fece un sorriso rassegnato alle parole di Cia, del tipo "Eh, lo so". Gli faceva piacere che adesso capisse come si era sentito lui, che qualcuno capisse, ma sentirsi dire gli effetti scoprì ferite in lui che avrebbe preferito tenere nascoste. Per un attimo, fu tentato di confidarsi con lei. Il pensiero che lei potesse capirlo e dirgli che non era colpa sua, contro tutto ciò che credeva, gli parve impossibilmente allettante, ma poi pensò al contrario, che Cia lo condannasse.
    Gli bastò pensare a quella prospettiva per scartare ogni possibilità di parlargliene.
    Io... disse, distogliendo lo sguardo. Preferirei non parlarne.
    La fermezza che sentì nel modo con cui lo spingeva a imparare a controllare i suoi poteri, lo spinse a guardarla di nuovo con occhi seri. Aveva paura di lui? Paura di finire di nuovo a fare cose su cui non aveva controllo? Poteva capirlo.
    La seconda considerazione di Cia lo strappò a quei pensieri. Sgranò gli occhi. Se non fosse stata lei, sarebbe già morto?
    C-cioè... disse. Sei diventata un drago, cioè, tipo un drago, una ragazza-drago si arrabattò un po', cercando di non essere scortese. E c'è chi può fare di peggio? Cioè, non che fosse brutto, nel senso...
    Si azzittì di botto quando lei gli posò le mani sulle spalle. Toushiro deglutì, incollato al suo sguardo serio. Non si era conto di quanto fossero vicini. Era lui o di colpo l'aria si era fatta più calda?
    L-la seconda rispose. Si sentiva, per tutto quello che era successo nei precedenti quindici secondi, cosi stanco che dubitava avrebbe potuto fare qualche passo prima di collassare.
    Aveva ancora forze sufficienti per arrossire però.
    Ehm... fece. P-potresti alzarti?
     
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    Toushiro non volle rivelarle cosa era successo. Nonostante ormai avesse capito come funzionavano i suoi poteri, e che non ne aveva un completo controllo. Dopotutto non poteva mica incolparlo su cose di cui non aveva il pieno controllo. Poteva comprendere meglio i dubbi e la paura di Toushiro. Tuttavia un pochino la indispettì: lei aveva rivelato a Toushiro un segreto importante, ovvero l'esistenza del clan. Gli aveva detto che era una strega, ma lei di lui non sapeva effettivamente niente, e non sembrava intenzionato a dirle niente. Rimase un attimo in silenzio, guardandolo con un pizzico di rabbia, ma che non volle ostentare. Se era un ragazzo malvagio se ne sarebbe accorta sicuramente. Sperava per lui che non volesse trarle in inganno, o avrebbe subito la sua vendetta. Stava già per pensare a come fargli altre domande, ma lui le chiese se poteva alzarsi. Cia sembrò accorgersi in quel momento della posizione, fece spallucce e si tolse di dosso a Toushiro. Se fosse stata più in vene avrebbe scherzato con un piccolo "ops", ma le rodeva ancora il fatto che non poteva dire niente alle sue consorelle di chi fosse il ragazzo che aveva portato al dormitorio. Quindi sospirò rassegnata, pensando che avrebbe scoperto di più su di lui in un altro modo.
    Giusto per la cronaca non sono un dragonico. Quello che hai visto erano i miei poteri. E sì, c'è gente molto più terrificante al mondo, capaci di sollevare automobili con una mano sola, di incenerirti solo guardandoti. Il mondo è un posto spaventoso, ed è ora che tu te ne accorga. fece alzandosi in piedi. Si avvicinò alla porta posando una mano sul pomello e si voltò verso di lui.
    Visto che hai consumato quasi tutta la tua energia magica ti lascio riposare. Puoi usare questa stanza, ma guai a te se esci senza essere accompagnato da una di noi. fece gesticolando nervosamente. Avrebbe atteso una sua risposta poi sarebbe uscita dalla stanza.
     
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  11. Gisnni
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    Toushiro si mosse a disagio. Lo sguardo di Cia era più che eloquente su ciò che la ragazza pensava sulla sua reticenza e non poteva dire non capirla. Insomma, lei e l'altra ragazza l'avevano aiutato, accolto, e lui in cambio non aveva detto una parola sul perchè della sua situazione o su stesso, non aveva risposto praticamente a nessuna delle loro domande.
    Nonostante ciò, Toushiro non disse niente. Gli dispiaceva mostrarsi ingrato, ma non era qualcosa che era disposto a condividere. Forse non ci sarebbe riuscito mai, e forse sarebbe stato meglio cosi.
    Con suo sollievo, Cia pose fine al suo disagio, togliendosi da lui. Toushiro sospirò, contento suo malgrado di essere sfuggito allo sguardo arrabbiato della ragazza e, sopratutto, alla sua vicinanza. Gli sembrava di essersi appena allontanato da una stufa bollente.
    Non provò nemmeno a mettersi seduto per ascoltarla; si sentiva i muscoli di gelatina e capitombolare giù da un letto non sarebbe stato il modo migliore di continuare quella giornata. E poi, sarebbero bastate le parole di Cia a fargli cercare una sedia su cui lasciarsi cadere.
    Annuì stancamente mentre lei gli diceva che l'avrebbe lasciato riposare. Quando la porta si richiuse dietro la ragazza e il suo draghetto, Toushiro si lasciò andare sul letto, cercando di digerire tutto quello che aveva appreso.
    Quella mattina, mentre entrava in uno dei tanti parchi di Roma, si riteneva un ragazzo sfortunato, ok, molto sfortunato, perchè si era ritrovato faccia a faccia con una situazione che non avrebbe immaginato nemmeno nei suoi incubi e ne era uscito con la coscienza macchiata, un senso di colpa pesante come un macigno e un sacco di problemi da risolvere. Credeva di aver toccato il fondo e invece, nel giro di... quanto? Un paio d'ore? Non sapeva nemmeno quanto aveva dormito.
    Comunque, nel giro di qualche ora aveva:
    1) incontrato un drago
    2) incontrato una strega, anzi due streghe, e assistito a ciò che sapevano fare.
    3) era stato aggredito e quasi strangolato da una delle streghe, che si era trasformata in una macchina da guerra draconica per colpa sua e del suo stupido potere.
    4) assistito alla totale e completa distruzione di tutto ciò che riteneva di sapere sul mondo.
    L'incontro con Crow era stato traumatico, ma questo... questo era semplicemente troppo.
    Istintivamente si sfiorò il collo, dove aveva ancora dei segni rossi, e rabbrividì. Aveva ancora in testa la furia di Cia trasformata e probabilmente non se ne sarebbe mai dimenticato. E c'era chi poteva tirare fuori cose ancora più terribili?
    Pensò alla ragazza che lo aveva guarito. All'inizio le era stato immensamente grato, e lo era ancora, ma pensare che potesse semplicemente, cosa aveva fatto, entrare dentro di lui e aggiustarlo?
    Era una reazione da ignorante, lo sapeva, ma si sentì intimorito al pensiero che qualcuno potesse fare cose del genere. E Cia diceva che quello era niente...
    Si portò una mano sulla testa, cercando di arginare il mal di testa. In che accidenti di situazione si era cacciato?
    Stava per lamentarsi, ma poi pensò che non era giusto. Cia l'aveva aiutato, accidenti, e cosi anche la sua amica. Una lo aveva curato e, anche se non riusciva a ripensarci senza un certo disagio, doveva esserle grato, e l'altra gli aveva finalmente fatto capire quale era la strada giusta da seguire. Non scappare, no, mai più, ma andare avanti, avanti e prendere in mano la sua vita e imparare a controllare quello stupito potere che lo aveva colpito.
    Si sollevò una mano di fronte al volto e la guardò per un istante, prima di stringerla. Una nuova determinazione lo riempì. Non poteva dire di non essere intimorito e spaventato dal pensiero di cosa lo attendeva, e chi lo attendeva, ma avrebbe provato ad affrontare tutto con coraggio. Almeno questo poteva dirlo.
    Sospirò. Per ora poteva solo aspettare.
    Rimase fermo per un po' di tempo, lo sguardo che vagava per la stanza. Poi, gli brontolò lo stomaco.
    Non ho fatto colazione... giusto... borbottò. Adesso che ci faceva caso, aveva anche una sete incredibile e la gola gli sembrava essere diventata un deserto.
    Si guardò intorno. Non c'era proprio niente almeno per bere lì? Niente. Le sue speranze si infransero contro le pareti della stanza.
    Si mosse un po' sul letto, indeciso, poi, prese ad alzarsi. Con sua sorpresa, gli riuscì facilmente. Pensava che sarebbe caduto al volo e invece, a parte un po' di vertigini iniziali e l'inevitabile stanchezza, non stava cosi male come credeva.
    Avanzò verso la porta, poi ci ripensò, si guardò intorno di nuovo, tornò a guardare la porta. Cia aveva detto di aspettare... Però, adesso che ci pensava, non aveva nemmeno la minima idea di dove si trovasse. Cia aveva parlato di un culto di streghe e, per quel che lui ne sapeva, avrebbe potuto anche trovarsi in qualche luogo proibito agli estranei o qualcosa del genere. E avrebbero potuto esserci anche streghe non cosi gentili come la ragazza...
    Scosse la testa. Sciocchezze. Cia non l'avrebbe portato in un posto pericoloso, non dopo tutta la pena che si era data per lui. E poi, lui voleva solo dare un'occhiatina, giusto per capire dove era andato a finire. Sarebbe uscito un attimo, avrebbe preso qualche indizio, magari avrebbe anche trovato qualcosa da bere, e sarebbe tornato dentro.
    Rapido e veloce. Nessuna problema.
    Cosi, spinto più da curiosità, fame e sete che altro, Toushiro aprì un po' la porta e sbirciò di fuori. Un corridoio con una fila di porte su entrambi i lati. Più in là, una rampa di scale e un paio di belle finestre che davano su un cielo azzurro e splendente.
    Toushiro sorrise tra sè. Posto pericoloso, come no. Una vocina dentro di lui lo avvertì: "stamattina pensavi che i draghi non esistessero, ricordi?" La zittì con un moto di insofferenza. Solo un'occhiatina.
    Camminò con cautela lungo il corridoio. Voleva arrivare alla scala ed affacciarsi. Quel posto assomigliava un po' a un dormitorio, un hotel o comunque un posto con varie stanze e appartamenti. Magari avrebbe trovato una macchinetta per le merendine o qualcosa del genere. O perlomeno avrebbe capito qualcosa su dove si trovava. Possibilmente, senza attirare troppa attenzione.
    Perlomeno, lo sperava, perchè, nonostante i suoi tentativi di rassicurarsi, le parole di Cia sul fatto che per il mondo girassero persone molto più terribili anche della sua forma drago non lo mollava. Oltre ovviamente a un po' di sano buon senso.
     
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    Quando Toushiro mise piede fuori dalla stanza riuscì a proseguire tranquillamente fino alle scale ma nel momento in cui si sarebbe affacciato avrebbe potuto sentire una presenza vicina e subito dopo un dolore lancinante all'orecchio. Era Cia che lo aveva afferrato per il lobo dell'orecchio e gli tappò subito la bocca con l'altra mano.
    Porca miseria Toushiro, ti ho chiesto una sola cosa da fare, una sola... fece in un moto di rabbia. In quel momento Toushiro avrebbe potuto notare che Cia era stranamente molto forzuta per essere una ragazza. Lo trascinò senza mollargli l'orecchio di nuovo fino alla stanza. Aprì la porta con scatti nervosi e poi spinse Toushiro dentro la stanza con rudezza. Si richiuse la porta alle spalle e fulminò con lo sguardo il ragazzo.
    Ti stavo portando qualcosa da mangiare e da bere e tu cosa fai? Disubbidisci al mio primo ordine?! fece sempre più furiosa non controllando più il tono della voce.
    Ascoltami bene stupido cagasotto che non sei altro! Qui siamo in una scuola femminile, cosa pensi che succede se ci trovano un maschietto che gironzola nei dormitori eh? fece avvicinandosi a lui e strillandogli addosso senza alcun freno. Si tratteneva solo perché appeso al braccio aveva una busta con del cibo e delle bibite, altrimenti lo avrebbe riempito volentieri di sganassoni.
     
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    Le scale scendevano per qualche rampa, per terminare qualche piano più giù; non sembrava esserci niente di strano e, sopratutto, non c'era nessuno in vista. A quanto pareva aveva avuto ragione a non lasciarsi condizionare dai suoi brutti presentimenti. E lui che si immaginava di trovare chissà cosa.
    Imbandalzito da quella piccola conferma, Toushiro pensò che non ci sarebbe stato niente di male a scendere un po', giusto per capire dove si trovava, magari guardando da una finestra. Comunque, non sembrava un posto pericoloso, anzi, e poi si sarebbe sempre mosso con cautela. Nessun problema.
    Un po' più rilassato, stava contemplando quell'idea, quando arrivò qualcosa di simile alla punizione divina. Toushiro sentì materializzarglisi dietro qualcosa di molto molto molto arrabbiato. In un deja-vù rapidissimo, ripensò a una nuvola temporalesca che gli era sbucata sopra dal nulla una volta che stava tornando a casa.
    Fu un lampo. Poi, una ganascia o qualcosa di altrettanto forte lo prese per un orecchio e una mano gli tappò la bocca, tanto che il suo AAAAH di sorpresa si trasformò in un mmmfffnn accennato. Una voce familiare, la voce di Cia, gli sibilò all'orecchio quella che decisamente non era una dichiarazione di buona condotta e lui capì che forse non era stata una buona idea uscire dopo tutto.
    Si ritrovò trascinato indietro per tutto il corridoio, in testa la stessa vocina di prima che lo prendeva in giro cantilenando un: "Te l'avevo detto, no?" Non ebbe il tempo di formulare un pensiero coerente di risposta che finì rudemente spinto di nuovo dentro la stanza.
    Ahia! si lamentò, contrariato, e stava per aggiungere altro, ma Cia lo aggredì, arrabbiatissima, e lui si azzittì di colpo. Eh? Una scuola femminile? esclamò, impallidendo. Un milione di situazioni inopportune gli passarono per la testa in un nanosecondo, compresa lui che scappava inseguito da un nugolo di agenti della sicurezza. Adesso capiva perchè lei aveva insistito tanto.
    Si fece piccolo piccolo sotto i rimproveri di Cia. Accidenti, era davvero arrabbiata. E chi poteva darle torto? Avrebbe rischiato di finire nei guai anche lei se l'avessero visto.
    E' che... disse, imbarazzato, quando la ragazza si fermò per riprendere fiato. Volevo vedere dove eravamo. Quando mi hai parlato di un culto di streghe... si mise una mano sulla nuca. Ero partito ad immaginarmi di essere in qualche castello solitario su una montagna, quelli con i fulmini che li colpiscono e... si, lo so, suona troppo stupido. Dirlo invece che immaginarlo vagamente lo fece sembrare superstupido anche a lui.
    Scusa fece, afflitto.
    Avrebbe voluto aggiungere qualcosa di significativo, ma la vista di quella che sembrava chiaramente pappatoria tra le mani di Cia gli ricordò di avere una fame da lupo. Il suo stomaco espresse la sua opinione sull'argomento con un borbottio.
    Ehm... Toushiro arrossì come un peperone fino alla punta dei capelli. Che figura!
     
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    Cia lo squadrò con occhi severi e l'espressione di chi non aspettava altro che sbagliasse di nuovo a parlare per fargli l'ennesimo cazziatone.
    Ti risultano per caso posti del genere a Roma? Siamo un clan segreto, non possiamo mica ostentare la nostra presenza in questo modo. E, aproposito... fece posando la busta con cibo e bevande sul tavolino presente nella stanza. Nella busta Toushiro ci avrebbe trovato dei panini farciti con salumi e formaggio e un pacchettino con delle fette di pizza ancora calde e profumate, due bottigliette acqua e una bibita gasata. Gli fece cenno di accomodarsi per mangiare.
    Il tuo è stato uno spiacevole incidente, ma adesso sei a conoscenza di informazioni molto preziose per noi. Se oserai divulgare la nostra esistenza fuori da qui, verrai etichettato come nemico e come tale ti daremo la caccia per poi giustiziarti. Non posso dirti i motivi e nemmeno perché deve rimanere segreto... a meno che tu non decida di entrare a far parte del nostro culto, diventando un membro del clan. Ho dovuto avvisare la preside della scuola, quando avrai finito di mangiare e ti senti pronto te la farò conoscere. Ti farà delle domande a cui dovrai rispondere. Non sappiamo chi sei e se risulti essere una spia o che fai parte del nemico ti ucciderò io stessa con le mie mani. parlò per tutto il tempo seria, con le braccia incrociate sotto al petto. Forse aveva sbagliato a dirgli chi erano ma non poteva di certo tenerglielo segreto a lungo con il suo problema di circuiti magici. Oltretutto rivelando in quel modo la loro esistenza potevano capire prima del dovuto se Toushiro sarebbe stato un nemico o meno.
    Il fatto che ti sei addentrato nella scuola appena sei rimasto da solo ti rende molto sospetto ai miei occhi sappilo. concluse il suo discorso andandosi a sedere sul letto, attendendo con pazienza che finisse la sua cena.
     
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  15. Gisnni
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    Aveva detto una cretinata e Cia non ci mise molto a farglielo notare. Sotto il suo sguardo severo, se possibile, Toushiro arrossì ancora di più.
    Comunque, le parole "culto segreto" non gli sfuggirono, nè gli fecero una buona impressione. In quanto ragazzo normale, che alla normalità era abituato e che era portato ad associare alla normalità tutto quello che veniva fatto alla luce del sole, si chiese che tipo di gruppo avesse bisogno di restare nascosto per sopravvivere.
    Un clan di streghe, l'aveva chiamato Cia... Per l'ennesima volta, si domandò se non fosse andato a cacciarsi in una situazione molto più pericolosa di quanto gli fosse sembrata prima. Non portava rancore a Cia per averlo aggredito, era stata colpa sua se era successo, nè per la questione dei circuiti danneggiati, non ricordava nulla di come fosse successo ed era ancora una cosa troppo astratta perchè potesse afferrarla davvero, ma più cose vedeva di quel posto più si sentiva a disagio. La necessità di segretezza, la rabbia di Cia a vederla minacciata. Potevano anche non significare niente, ma non lo mettevano affatto a suo agio, non dopo che lei era stata cosi gentile con lui in tutto.
    Cibo e bevande lo distrassero momentaneamente da quei pensieri e, con forse un po' troppo entusiasmo, ci rovistò dentro, troppo affamato per fare complimenti. Pizzette, panini, acqua. Rimase contento da ciò che Cia gli aveva portato.
    Scartò un panino e ci aveva appena affondato i denti dentro che gli occhi gli caddero sul cipiglio serio con cui Cia lo guardava. Rimase cosi a guardarla, insicuro, un po' ridicolo.
    Quello che Cia gli disse... Toushiro sussultò e sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Staccò un pezzetto del panino e lo inghiottì faticosamente. Si sentiva la gola serrata in un nodo.
    O-ok... balbettò.
    Cia non era andata tanto per il sottile nello spiegargli quale era la sua posizione, i suoi doveri e come lei sentiva riguardo quel gruppo. Il suo sguardo era più che esplicito sulla serietà di ciò che diceva e Toushiro tremò un po' dentro di sè a ricordare la dragonica che lo aveva aggredito.
    E-e cosa significherebbe fare parte del vostro culto? chiese, cercando di allentare la tensione che si era andata formandosi. Da clan a culto, una parola che nella "normalità", vuoi per discriminazione vuoi per semplice ignoranza, non era mai assegnata a gruppi innocui nè la ferocia con cui Cia lo difendeva era incoraggiante. Si chiedeva di quale "nemico" stesse parlando...
    La direttrice? chiese, ricordando di colpo il punto che alla fine lo preoccupava di più. E' una di voi? Ed è... qualcuno di molto più terrificante di te? chiese, ricordando le parole di prima di Cia. Francamente, se era cosi, non poteva dire di essere ansioso di incontrarla. La sua fantasia volò a immagini di draghi che volavano in cieli tempestosi, scatenando getti di fuoco su edifici in fiamme.
    Ma... ma io non volevo fare niente di male... mormorò al commento di Cia. Ecco fatto, adesso aveva perso anche la sua fiducia. Alla grande.
    Afflitto, rimase a mangiucchiare il suo panino.
    Lo guardò per un attimo. Devo considerarlo il mio ultimo pasto? chiese, con un tono da scherzo nervoso.
     
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