Un gelato per riparare il mondo

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  1. Gisnni
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    Toushiro si mosse a disagio. Lo sguardo di Cia era più che eloquente su ciò che la ragazza pensava sulla sua reticenza e non poteva dire non capirla. Insomma, lei e l'altra ragazza l'avevano aiutato, accolto, e lui in cambio non aveva detto una parola sul perchè della sua situazione o su stesso, non aveva risposto praticamente a nessuna delle loro domande.
    Nonostante ciò, Toushiro non disse niente. Gli dispiaceva mostrarsi ingrato, ma non era qualcosa che era disposto a condividere. Forse non ci sarebbe riuscito mai, e forse sarebbe stato meglio cosi.
    Con suo sollievo, Cia pose fine al suo disagio, togliendosi da lui. Toushiro sospirò, contento suo malgrado di essere sfuggito allo sguardo arrabbiato della ragazza e, sopratutto, alla sua vicinanza. Gli sembrava di essersi appena allontanato da una stufa bollente.
    Non provò nemmeno a mettersi seduto per ascoltarla; si sentiva i muscoli di gelatina e capitombolare giù da un letto non sarebbe stato il modo migliore di continuare quella giornata. E poi, sarebbero bastate le parole di Cia a fargli cercare una sedia su cui lasciarsi cadere.
    Annuì stancamente mentre lei gli diceva che l'avrebbe lasciato riposare. Quando la porta si richiuse dietro la ragazza e il suo draghetto, Toushiro si lasciò andare sul letto, cercando di digerire tutto quello che aveva appreso.
    Quella mattina, mentre entrava in uno dei tanti parchi di Roma, si riteneva un ragazzo sfortunato, ok, molto sfortunato, perchè si era ritrovato faccia a faccia con una situazione che non avrebbe immaginato nemmeno nei suoi incubi e ne era uscito con la coscienza macchiata, un senso di colpa pesante come un macigno e un sacco di problemi da risolvere. Credeva di aver toccato il fondo e invece, nel giro di... quanto? Un paio d'ore? Non sapeva nemmeno quanto aveva dormito.
    Comunque, nel giro di qualche ora aveva:
    1) incontrato un drago
    2) incontrato una strega, anzi due streghe, e assistito a ciò che sapevano fare.
    3) era stato aggredito e quasi strangolato da una delle streghe, che si era trasformata in una macchina da guerra draconica per colpa sua e del suo stupido potere.
    4) assistito alla totale e completa distruzione di tutto ciò che riteneva di sapere sul mondo.
    L'incontro con Crow era stato traumatico, ma questo... questo era semplicemente troppo.
    Istintivamente si sfiorò il collo, dove aveva ancora dei segni rossi, e rabbrividì. Aveva ancora in testa la furia di Cia trasformata e probabilmente non se ne sarebbe mai dimenticato. E c'era chi poteva tirare fuori cose ancora più terribili?
    Pensò alla ragazza che lo aveva guarito. All'inizio le era stato immensamente grato, e lo era ancora, ma pensare che potesse semplicemente, cosa aveva fatto, entrare dentro di lui e aggiustarlo?
    Era una reazione da ignorante, lo sapeva, ma si sentì intimorito al pensiero che qualcuno potesse fare cose del genere. E Cia diceva che quello era niente...
    Si portò una mano sulla testa, cercando di arginare il mal di testa. In che accidenti di situazione si era cacciato?
    Stava per lamentarsi, ma poi pensò che non era giusto. Cia l'aveva aiutato, accidenti, e cosi anche la sua amica. Una lo aveva curato e, anche se non riusciva a ripensarci senza un certo disagio, doveva esserle grato, e l'altra gli aveva finalmente fatto capire quale era la strada giusta da seguire. Non scappare, no, mai più, ma andare avanti, avanti e prendere in mano la sua vita e imparare a controllare quello stupito potere che lo aveva colpito.
    Si sollevò una mano di fronte al volto e la guardò per un istante, prima di stringerla. Una nuova determinazione lo riempì. Non poteva dire di non essere intimorito e spaventato dal pensiero di cosa lo attendeva, e chi lo attendeva, ma avrebbe provato ad affrontare tutto con coraggio. Almeno questo poteva dirlo.
    Sospirò. Per ora poteva solo aspettare.
    Rimase fermo per un po' di tempo, lo sguardo che vagava per la stanza. Poi, gli brontolò lo stomaco.
    Non ho fatto colazione... giusto... borbottò. Adesso che ci faceva caso, aveva anche una sete incredibile e la gola gli sembrava essere diventata un deserto.
    Si guardò intorno. Non c'era proprio niente almeno per bere lì? Niente. Le sue speranze si infransero contro le pareti della stanza.
    Si mosse un po' sul letto, indeciso, poi, prese ad alzarsi. Con sua sorpresa, gli riuscì facilmente. Pensava che sarebbe caduto al volo e invece, a parte un po' di vertigini iniziali e l'inevitabile stanchezza, non stava cosi male come credeva.
    Avanzò verso la porta, poi ci ripensò, si guardò intorno di nuovo, tornò a guardare la porta. Cia aveva detto di aspettare... Però, adesso che ci pensava, non aveva nemmeno la minima idea di dove si trovasse. Cia aveva parlato di un culto di streghe e, per quel che lui ne sapeva, avrebbe potuto anche trovarsi in qualche luogo proibito agli estranei o qualcosa del genere. E avrebbero potuto esserci anche streghe non cosi gentili come la ragazza...
    Scosse la testa. Sciocchezze. Cia non l'avrebbe portato in un posto pericoloso, non dopo tutta la pena che si era data per lui. E poi, lui voleva solo dare un'occhiatina, giusto per capire dove era andato a finire. Sarebbe uscito un attimo, avrebbe preso qualche indizio, magari avrebbe anche trovato qualcosa da bere, e sarebbe tornato dentro.
    Rapido e veloce. Nessuna problema.
    Cosi, spinto più da curiosità, fame e sete che altro, Toushiro aprì un po' la porta e sbirciò di fuori. Un corridoio con una fila di porte su entrambi i lati. Più in là, una rampa di scale e un paio di belle finestre che davano su un cielo azzurro e splendente.
    Toushiro sorrise tra sè. Posto pericoloso, come no. Una vocina dentro di lui lo avvertì: "stamattina pensavi che i draghi non esistessero, ricordi?" La zittì con un moto di insofferenza. Solo un'occhiatina.
    Camminò con cautela lungo il corridoio. Voleva arrivare alla scala ed affacciarsi. Quel posto assomigliava un po' a un dormitorio, un hotel o comunque un posto con varie stanze e appartamenti. Magari avrebbe trovato una macchinetta per le merendine o qualcosa del genere. O perlomeno avrebbe capito qualcosa su dove si trovava. Possibilmente, senza attirare troppa attenzione.
    Perlomeno, lo sperava, perchè, nonostante i suoi tentativi di rassicurarsi, le parole di Cia sul fatto che per il mondo girassero persone molto più terribili anche della sua forma drago non lo mollava. Oltre ovviamente a un po' di sano buon senso.
     
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79 replies since 21/4/2016, 23:10   597 views
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