Un gelato per riparare il mondo

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  1. Gisnni
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    La spiegazione di Nimue lo colpì come una martellata. Rimase lì a guardarla, pietrificato, con la mente che girava attorno al significato di quelle parole, senza riuscire ad inquadrarlo.
    Annuì assente quando la ragazza disse che non c'era altro che potesse fare e, quando se ne andò, quasi non se ne rese conto.
    A risvegliarlo fu la voce titubante di Cia, che gli faceva le sue scure. Toushiro la guardò smarrito, senza dire niente. Ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che gli era appena stato detto.
    Cia scherzò e, involontariamente, un sorriso affiorò sulle labbra di Toushiro, ma era qualcosa di istintivo, senza calore nè sentimento. Non la interruppe mentre si apprestava, titubante, a rivelargli che, a giudicare solo dalla sua reticenza, doveva essere qualcosa di estremamente importante per lei, non la sollecitò quando esitò e non fece commenti su quella che per lui era un'ulteriore scossa al suo mondo tranquillo.
    Streghe... ripetè meccanicamente.
    Se l'avesse sentito mentre era in uno stato normale, la prima cosa a venirgli in mente sarebbero state immagini di donne dagli sguardi malefici e i cappelli a punta che mischiavano robe arcane in pentoloni, imprigionavano principesse nelle torri e trasformavano in rospi cavalieri e viandanti. Per come si trovava, invece, accettò tutto senza battere ciglia, come un secchio vuoto e aperto per chiunque volesse buttarci dentro qualcosa.
    Solo quando Cia ebbe finito, gli ingranaggi della sua mente ripresero lentamente a funzionare, anche se non prima che rimanesse a fissarla come un bambolotto per qualche secondo. Ritornò in sè lentamente, tutte le parole che gli erano state dette che prendevano il loro peso e portavano con loro tutte le implicazioni che ne venivano. Con sua sorpresa, Toushiro non si sentì travolto come pensava. La parola "cagionevole" per un ragazzo della sua età significava tutto e niente e non gli dava il peso che si meritava. Ciò che gli importava era una cosa: il suo potere, quel potere che gli aveva dato cosi tanti problemi e preoccupazioni, che spesso l'aveva tenuto a sudare per la tensione al pensiero che potesse sfuggirgli dalle redini e spingerlo a fare altre stupidaggini, che lo aveva disgustato e spaventato con quella capacità di intrufolarsi nei pensieri della gente. Quel potere era svanito, o perlomeno lo avrebbe fatto col tempo.
    Toushiro sollevò una mano e la guardò. La aprì, la richiuse, la aprì di nuovo. Il pensiero che fosse di nuovo sua, che tutto fosse di nuovo suo, non più soggetto alle bizzarrie di un potere che poteva sfuggirgli in qualsiasi momento, lo riempì di un sollievo profondissimo. Sorrise, mentre un peso gli si scioglieva dal petto.
    Forse... disse. Forse è meglio cosi... Guardò Cia, c'era un'aria di scusa nei suoi occhi, come se volesse scusarsi di ciò che stava per dire ad una persona che ora sapeva tenere tantissimo ai propri poteri. Per me... per me tutto questo, questo potere, è stato solo una fonte di problemi... se dovesse sparire, io, io ne sarei felice... Parlava un po' titubante, ma c'era decisione nel suo sguardo. Era convinto di ciò che diceva.
    Tu volevi aiutarmi e, beh, mi hai aiutato, ancora di più di quanto pensassi. Grazie. Era ancora fermamente convinto, nella sua testolina da eterno verginello testardo, che tutta la spiacevole faccenda delle due ragazze fosse stata davvero un brutto sogno e che fosse successo tutt'altro a farlo finire su quel letto. Per questo, verso Cia in quel momento nutriva solo una gran gratitudine. Lo stesso, però, distolse lo sguardo nel dirle quello, perchè sapeva che non l'avrebbe presa bene, lei, una strega, o perlomeno qualcuno che dava enorme valore ai suoi poteri.
    Io... è che io sono solo uno studente e... e questo non è il mio mondo. Non lo è mai stato. disse, quasi a scusarsi. Penso ancora che sia tutto fantastico, cioè, streghe! Sono cose che credevo esistessero solo nelle favole! E di sicuro farete magie, incantesimi, farete cose eccezionali e vorrei vederle tutte e... mentre parlava lo aveva preso un entusiasmo crescente. Gli brillavano gli occhi, sembrava un bambino a cui è appena stato detto che c'è un intero magazzino di giocattoli che lo aspetta. Ma il suo entusiasmo si spense in un sorriso a metà triste a metà colpevole. ...e mi piacerebbe moltissimo saperne di più su di voi continuò ma... io, io sono solo un ragazzino. Voi siete eccezionali e io, beh, sono solo io.
    Il topo di campagna aveva paura di entrare nella casa dl topo di città, un po' per umiltà, un po' per paura di cosa avrebbe trovato, un po' per paura di cosa sarebbe cambiato di sè stesso.
     
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79 replies since 21/4/2016, 23:10   597 views
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