Un gelato per riparare il mondo

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  1. Gisnni
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    Immerso in un sonno tormentato, Toushiro si sentiva come una marionetta con i fili tagliati. Si era rotto qualcosa dentro di lui, qualcosa di importante, ma non sapeva cosa. La sua mente era confusa.
    Sentì vagamente che qualcuno lo stava trasportando, poi che veniva appoggiato su una superficie morbida. Era confortevole e avrebbe voluto sospirare di apprezzamento, ma si sentiva la bocca inchiodata in una morsa. Rimase cosi per un tempo indefinibile, saltando da un frammento di pensiero all'altro, incapace di focalizzarsi su qualcosa di concreto. L'unica cosa che era certa era quel senso di rottura che lo faceva sentire pesante e inutile. Avrebbe potuto piangerne se non fosse stato immerso in quel dormiveglia tormentato.
    Dei rumori ovattati in lontananza attirarono vacuamente la sua attenzione. Voci, due gli parve. Non seppe dire chi erano, solo che gli parevano entrambe femminili. Era arrivato qualcuno? Come avrebbe fatto a capirlo, a parlare, se era rotto?
    Poi, una presenza, preoccupato e impalpabile. La sentì muoversi con delicatezza dentro di lui e trovare ciò che era rotto. Lo tolse, e Toushiro avrebbe voluto protestare, il senso di perdita che si era accentuato. Anche i pezzi gli toglievano adesso?
    Ma poi la presenza tornò, con più forza stavolta, carica di energia, e mise qualcosa di nuovo dentro di lui, qualcosa ce Toushiro non riconobbe, ma che lo fece sentire di nuovo intero. Tutta la sua contrarietà svanì assieme alla rottura e ne fu contento che, se avesse potuto, si sarebbe messo a saltare ringraziando la presenza.
    Quei pensieri svanirono assieme al dormiveglia, che si tese come un velo e poi si strappò. Toushiro aprì lentamente gli occhi, richiudendoli subito dopo per ripararsi dalla luce. Fece per alzarsi, ma ricadde subito con un gemito quando tutti i suoi muscoli gridarono in protesta. Si sentiva ridotto in gelatina. Non riusciva a muovere un dito.
    Ouch si lamentò. Meno male. Era solo un sogno. Quelle pazze che li inseguivano, il casino che ne era uscito... doveva essere svenuto dopo la visita alla gelateria e aver sognato tutta quella storia. Sorrise sollevato.
    Pian piano si abituò abbastanza alla luce da tenere gli occhi aperti, e la prima cosa che vide fu Cia che piangeva come una bambina. Uno spettacolo che gli fece stringere il cuore dal dispiacere.
    Ehi, non sono morto disse, cercando di non mostrare quanto si sentiva debole. Cioè, mi sento come se un pasticciere gigante mi avesse passato sotto il mattarello e impastato da capo in un pasticcino, però non sono morto. Fece una comica smorfia che voleva esprimere dolore estremo e rinascita, poi sorrise. A proposito, esistono anche i giganti? Non vorrei che fosse successo sul serio. scherzò.
    Si accorse che c'era un'altra persona al suo capezzale, qualcuno che, nella posizione immobile in cui era bloccato, gli apparve solo come una ragazza molto alta e dalla pelle scura, oltre che molto bella. Perlomeno riusciva a muovere il colo altrimenti non l'avrebbe proprio vista.
    Sei un'amica di Cia? chiese, immaginando che la ragazza, trovandosi una persona svenuta tra le mani, sarebbe corsa da qualcuno che conosceva. Io... mi dispiace, non so cosa mi sia successo. Non avrei voluto farvi preoccupare cosi.
    Credeva sinceramente di essere svenuto per qualche motivo normale, come il cambio di fuso orario, il nervosismo dei giorni passati o qualcosa del genere, e gli dispiaceva di aver causato tanta preoccupazione.
    Non aveva la minima idea di cosa fosse davvero successo.
     
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79 replies since 21/4/2016, 23:10   597 views
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