Abitazione di Henry Jekyll

Grande abitazione

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    Nimue si sentì sempre più agitata mentre slacciava la cintura del suo cappotto. Notò subito lo sguardo di Henry che andò a finire sul suo pancione, e tutti i pensieri che potessero attraversargli la mente. Nonostante aver visto la pancia le disse di entrare in casa e poi la invitò a sedersi sul divano. Nimue accettò il suo invito e andò a sedersi sul divano preparandosi al lungo discorso che aveva preparato mentalmente. Iniziò a giocare nervosamente con le dita sul lembo della sua gonna, fissando le dita pur di non incrociare lo sguardo di Henry.
    Perdonami se mi presento in questo stato senza averti mai accennato nulla. Ma questi sono argomenti delicati che non mi piace discutere per telefono. Devo spiegarti un paio di cose. Ti prego di ascoltarmi... disse passandosi poi una mano sul volto alla ricerca di quel briciolo di coraggio che non arrivava. Pensava di mentirgli di sfruttare l'anomalia della sua pancia per ingannare i tempi. Anche se non pensava potesse ingannarlo dato che l'ultima volta che avevano giaciuto insieme non aveva nessn accenno di pancia. I tempo di gestazione non potevano corrispondere ai calcoli.
    Prima di incontrarti per la prima volta, io ho conosciuto un ragazzo. Si chiama Gil, ci siamo trovati bene e siamo finiti per andare a letto. Doveva essere solo una piccola avventura per svagarmi, era stato solo sesso. Poi però l'ho rivisto ancora, aveva bisogno di un aiuto per alcuni studi che stava facendo sulle streghe di umbra. Dovevo capire se era solo un argomento di studio per lui o se ci stesse cercando. Durante questo studio abbiamo scoperto qualcosa di particolare, qualcosa che ha fatto entrare in risonanza le nostre energie. Questo fenomeno ci ha travolti e insomma ci sono andata a letto di nuovo. le sue dita si agitavano sempre più nervosamente attorno al lembo di stoffa.
    Quella volta, io pensavo che tu non volessi avere niente a che fare con me, che volevi allontanarmi, così mi sono lasciata sedurre da Gil, e mi sono avvicinata a lui che invece sembrava così dolce e desiderava starmi vicino. Poi però ti ho rivisto e abbiamo aperto i nostri cuori, e volevo davvero iniziare un rapporto sano con te. Avevo pensato di parlare con Gil e dirgli che non potevo continuare a vederlo, così da dedicarmi totalmente a te, ma ho scoperto di portare in grembo suo figlio. aveva un magone nella gola che le stava stringendo la voce, i suoi occhi divennero lucidi, ma cercò di farsi forza. Gli stava mentendo perché infondo la scoperta della sua gravidanza non corrispondeva esattamente con la sua decisione, e che quando aveva deciso di dire a Gil che era meglio non vedersi più, si era lasciata di nuovo sedurre da lui finendo per avvicinarsi di più. Ma non poteva dirglielo, lo avrebbe sicuramente ferito. Deglutì a vuoto per poter calmare quella orribile sensazione di voler piangere. Le dispiaceva tantissimo dover dire una cosa del genere ad Henry che aveva faticato molto ad aprire il suo cuore a lei. Anche se avevano appena iniziato, Nimue comunque si sentiva in colpa verso di lui. Sospirò mortificata nascondendo il viso fra le sue mani.
    Sono una donna orribile... disse mordendosi il labbro inferiore, per poi poggiare le mani di nuovo sulla gonna, chiusi a pugno.
    Sono venuta per dirti che ho deciso di scegliere Gil. Ho deciso di stare con lui così da poter crescere insieme nostro figlio. disse tutto in un fiato come se avesse temuto di non riuscire a finire la frase se prendeva il respiro fra una parola e l'altra.
    Mi dispiace.... disse in un sussurro stringendo le mani attorno alla stoffa del suo vestito. Attese in silenzio che Henry parlasse che le dicesse qualcosa, era pronta a tutto, anche ad essere insultata, odiata.
     
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    Henry si abbandonò letteralmente sul divano, facendosi inghiottire dalla pregevole stoffa finemente lavorata. Tentando di dare al proprio volto l'espressione più monotona possibile nel tentativo di voler celare ciò che realmente stava succedendo alle proprie membra, che in quello stesso istante si stavano contorcendo più che mai. Mentre il cuore palpitava regolarmente ma pompando con una forza mai provata prima, tanto da costringere il dottore a tenere la bocca ben serrata nella paura di poterlo vomitare da un momento all'altro. Mise un braccio sulla sponda alta del divano appoggiando su una tempia il pugno per tenere sollevata la testa e ascoltò senza fiatare. Seguì un interminabile momento di silenzio, nel quale Henry non si mosse di un millimetro, davvero non si poteva capire per quanto tempo rimase in silenzio a fissarla. Nimue avrebbe vissuto una strana sensazione, come se quegli occhi fissi su di lei in realtà non la stessero guardando e in quel momento il dottore si sentì pervadere dalla rabbia, senza però mostrarne la minima traccia esterna. Iniziò un monologo interiore di autocompiacimento, chiedendosi quante possibilità ci fossero dopo anni in cui aveva chiuso il suo cuore, di riaprirlo ad una donna che oltre a lui frequentava anche un altro individuo. Se solo non avesse provato quell'affetto per lei l'avrebbe pensata come una puttana, eppure anche solo il pensare a quell'epiteto gli faceva male, non riusciva ad offenderla nemmeno nel proprio pensiero. Forse era proprio quello il suo problema e allo stesso tempo la forza inarrestabile che riusciva a dar vita ad Hyde. Anche in un momento come questo riusciva a trattenere un fuoco che avrebbe arso il mondo, tenendolo dentro di se per soffrire in silenzio. Sinceramente Nimue gli sembrò una bambina non in grado di gestire i propri sentimenti, non vide cattiveria o malizia nel suo gesto, ma solo una ragazza confusa vittima di un sentimento che provava per due uomini, senza essere in grado di poter scegliere. Se non solo dopo un passaggio che in qualche modo la obbligò a scegliere forzatamente Gil. E questa forse fu la cosa che gli fece più male. Si sistemò gli occhiali e affondò con la schiena nel divano, aumentando di poco le distanze. Gli occhi non erano lucidi, eppure vibravano come a voler mostrare una grande sofferenza.
    Non so Nimue... Cosa vuoi che ti dica?
    Si accarezzò nervosamente la barba, per prendere tempo ed evitare di far sentire la propria voce incerta, stava soffrendo, stava davvero male. Sapeva che non tutte le donne erano così e che questa era una storia al limite, ma si sentì molto sfortunato, giurando a se stesso che avrebbe nuovamente alzato quel muro e quella solitudine che anche se non l'avevano reso felice, l'avevano reso sereno.
    Vieni qui, a dirmi che avresti rinunciato ad un uomo per me, che però hai scelto perchè ti ha ingravidato... davvero io non , io non capisco... Vuoi che ti dica che sei una donna orribile? Ti farebbe star bene? Credi che... Non lo so, cerchi del perdono? Va bene! Lo farò! Potevi smettere di scrivermi, potevi dirmi che non volevi più frequentarmi, perchè mostrarmi tutto ciò? La nostra era una relazione appena iniziata, non capisco davvero io... Dovrei esser felice perchè volevi dedicarti interamente a me? Ma lo hai scelto solo perchè porti in grembo suo figlio?
    Non riusciva nemmeno a fissarla, non riusciva nemmeno ad assemblare dei pensieri, in quel momento davvero faticava a capire il suo ruolo. Cosa si aspettava Nimue da lui? Una sfuriata? Della comprensione? Del perdono? Forse il fatto d'aver scelto Gil quando voleva lui era la sua punizione, ma non riusciva a trarne godimento nemmeno da quello.
     
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    Era ben consapevole del dolore che avrebbe dato all'uomo. Sopratutto se pensava a quanta fatica avesse fatto per avvicinarsi a lui e poi scoprire che non potevano far evolvere ciò che avevano raggiunto insieme. Anche se non lo guardava direttamente riuscì a percepire perfettamente il dolore che avrebbe attanagliato l'uomo. Sembrò confuso inizialmente chiedendole cosa volesse che le dicesse. Ebbe la sensazione che stava di nuovo ergendo un muro per difendersi dai sentimenti, facendole presente che infondo non avevano legato poi così tanto, che erano solo agli inizi di una relazione, come se volesse rassicurarla in qualche modo, oppure volesse alleggerire la delusione convincendo se stesso. Ancora una volta stava cercando di tenersi tutto dentro. Il guaio era che Nimue riusciva a capire anche perfettamente i motivi per cui lo faceva.
    Mi dispiace Henry, non devi dire niente se non vuoi. Mi sembrava giusto spiegarti la situazione. Non volevo sparire così su due piedi facendoti credere che magari eri tu quello che non andava. Non volevo dirti al telefono che era meglio non vederci più senza spiegarti i motivi, sopratutto dopo che siamo stati così bene insieme. sospirò cercando di ritrovare il giusto respiro per non far trasparire quanto in realtà si sentisse a disagio. Trovò strano in effetti che lui non aveva fatto caso alla grandezza della sua pancia. Tutti quelli che l'avevano vista si erano allarmati moltissimo poiché quella pancia era una crescita smisurata in così poco tempo. Nemmeno con un paio di gemelli in grembo avrebbe dovuto essere così gonfia. E se Henry ripensava all'ultima volta che si erano visti, poteva essere sicuro che non era passato così tanto tempo per essere già in quello stato.
    Se ho scelto Gil però non è solo per via del bambino. Gli voglio bene, ma non potevo continuare a frequentare entrambi. Volevo prendere una decisione ancora prima di scoprire di essere gravida. So che per te è stato difficile lasciarti andare di nuovo, e se adesso non vuoi più vedermi per nessuna ragione al mondo posso capirti. Chiederti di rimanere amici è troppo immagino. si alzò lenamente dal divano iniziando a sentirsi di troppo in quella casa. Probabilmente Henry avrebbe voluto rimanere solo e riflettere, e anche lei voleva andare via per non dover guardare il dolore e la delusioni nei suoi occhi.
    Forse è il caso che io torni a casa, non voglio dare disturbo. affermò muovendo alcuni passi per dirigersi verso il suo cappotto, raccogliendolo per poterlo indossare di nuovo.
    Ti ringrazio per i bei momenti passati insieme Henry, sono sicura che presto troverai una donna migliore di me che possa renderti felice. disse tristemente, cercando di non pensare al fatto che aveva desiderato essere lei quella donna, che voleva conoscere di più il cuore di Henry, ma ormai il destino aveva scelto per lei. Aveva Gil, ed era fortunata che la amasse e fosse perfino una lanterna. Non c'era miglior compagno per lei che era una strega. Doveva dirgli addio, ma le sembrò incredibilmente difficile.
     
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    Henry ascoltò pacatamente e senza interrompere la ragazza, anche in questo continuò a dimostrarsi un gentiluomo. Quanti in una situazione del genere avrebbero alzato la voce, iniziando ad imprecare contro la causa del loro dolore, mentre Henry che in quel momento provava un forte senso di nausea e una stretta terribile al cuore restava vigile velando la sua tristezza con un ombra di malinconia nei suoi occhi. Faticava ancora a capire il motivo per cui si era presentata in casa sua, non percepiva il fatto di esser stati bene un motivo valido per presentarsi e non sparire o più semplicemente non lo voleva concepire, perchè lo sforzo per rimanere lucido e non crollare era estremamente difficoltoso. Egoisticamente stava pensando a cosa fosse stato meglio per lui e su tutti i fronti vinceva la voglia di non dover vivere quel momento avendola a così pochi centimetri da lei, così pochi da poter percepire il calore del suo corpo e quell'energia che tanto l'aveva fatto star bene. Eppure aveva l'impressione che anche allungando la mano verso di lei non sarebbe mai riuscito ad avvicinarla. Così come non avrebbe mai potuto continuare ad essere suo amico, perchè semplicemente quello che c'era stato tra loro non era del semplice sesso ma qualcosa di molto più viscerale. Riuscì a guardarla solo nel momento in cui si girò per andare verso il portone d'uscita, stringendo i pugni fino a farsi male e digrignando i denti fino a che la sensazione di dolore non si fece più forte della nausea.
    E quindi è così che finisce?
    Disse con il suo solito tono caldo e pacato di voce, questa volta però non nascose un filo di rabbia nella sua voce, Nimue avrebbe facilmente capito che la rabbia non era rivolta verso di lei ma al fato che aveva scelto per loro. Allora alzò i quasi due metri della propria figura dal divano, ergendosi come la statua di un dio greco, sperando che Nimue rinunciasse ad uscire dalla villa.
    Davvero la fai così facile? Esci da quella porta e fine? Ci sarà un motivo per cui sei venuta fin qua, o è solo perchè siamo stati bene assieme? Cos'è successo? Non c'è altro che vuoi dirmi?
    Henry aveva percepito la tristezza nell'ultima frase di Nimue, intuendo che anche per lei quel distacco era motivo di sofferenza, però la domanda aveva un duplice significato e solo a Nimue stava di capirlo. Quella domanda poteva benissimo essere rivolta a quella gravidanza, così gonfia rispetto al tempo trascorso. Dando quindi la possibilità a Nimue di esser più chiara parlando dei suoi sentimenti, oppure di potersi sfogare nel caso ci fosse un progetto più grande dietro a quella pancia così innaturalmente gonfia. Normalmente Henry non avrebbe forzato la situazione, ma l'avrebbe fatta uscire, ma con Nimue era diverso, con lei poteva anche in queste circostanze essere se stesso, e se per lui era di vitale importanza trattenerla, la'vrebbe fatto, anche se questo l'avesse tenuta a se anche un solo secondo in più.
     
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    Nimue si mise il cappotto molto lentamente, sembrava quasi che non avesse alcuna voglia di andarsene, ma la sua testa era pesante, piena di pensieri che non riusciva a mettere in ordine nella sua testa. Si ritrovò a pensare che probabilmente, se non fosse rimasta incinta avrebbe tenuto una relazione con entrambi rimandando continuamente la propria scelta, crogiolandosi nella sua egoistica felicità. Forse a loro non sarebbe andato per niente bene, forse lei avrebbe giustificato tutto dicendo che essendo strega avrebbe potuto farlo. Scuse su scuse, ma ormai il danno era stato fatto e non poteva nascondere la sua condizione a lungo. Mosse i primi passi verso l'uscita e la voce di Henry la bloccò sul posto. Si voltò lentamente verso di lui, fermò i suoi passi e lo guardò mentre si alzava dal divano con l'aria arrabbiata. Non lo biasimava, anzi la meravigliava la sua calma nell'affrontare il discorso ed il fatto che non si fosse lasciato influenzare dalla sua seconda personalità. Nimue capì che ciò che gli aveva detto evidentemente non gli bastava affatto, non riusciva ad aiutarlo a mettersi il cuore in pace, lo faceva sentire come se gli mancassero molti tasselli. Nimue abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore, forse sarebbe stato molto più facile se continuava a tenersi tutto dentro, se la lasciava andare. Avrebbero sofferto per un poco di tempo, e poi tutto sarebbe sfumato in lontani ricordi piacevoli. Invece Henry non voleva chiudere quella faccenda come se fosse stata una cottarella fra adolescenti. Voleva capire, voleva sapere tutto ciò che vi era dietro e probabilmente ne aveva pienamente diritto.
    Henry, io... non so cosa dirti. Sono venuta qui per poterti spiegare, per dirti che Gil non è solo il padre del mio bambino. fece una piccola pausa, sollevando lo sguardo verso di lui sentendosi anche un poco in colpa verso le sue consorelle. Non poteva dirgli i loro segreti e divenne tanto difficile riuscire a dirgli qualcosa inerenti ai loro affari interni.
    Gil ha deciso di servire dentro al clan di cui faccio parte. Diventerà parte del nostro clan, sarà mio servitore, mio compagno e mio difensore. provò a spiegare per non dilungarsi troppo in racconti o discorsi complicati sulla loro cultura e su ciò che facevano. Dopotutto Henry ormai sapeva che lei era una strega e che faceva parte di un clan segreto, che tutti pensavano ormai defunto.
    Gil ha capacità sorprendenti ed insieme abbiamo scoperto di poter fare molto, anche questo... affermò accarezzandosi la pancia con le mani per fargli capire che parlava della gravidanza.
    ... questo è un dono che mi ha concesso la nostra dea. Questo bambino è molto potente, lo riesco a sentire, potrebbe diventare una strega molto potente. Ha bisogno di me e di suo padre. fece un'altra piccola pausa, avvicinandosi ad Henry per potergli posare una mano sulla guancia e carezzarlo con il pollice.
    Volevo solo che tu capissi che è la scelta giusta da fare. Forse sarò molto egoista a chiedertelo, ma spero davvero che possiamo restare amici, anche se non abbiamo potuto costruire un futuro insieme, magari potremmo considerarci buoni amici? allontanò la mano dal volto di Henry riportando la mano sul proprio pancione, ed attese con pazienza che dicesse qualcosa.
     
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    Nimue sembrava decisa nella sua scelta, eppure Henry non riusciva a farla andar via così, sentiva qualcosa di sbagliato forse conscio del fatto che senza la gravidanza la loro storia sarebbe continuata, magari anche con Gil, accettando tutto questo. Spesso ci meravigliamo di fronte a certe decisioni, guardando un uomo tanto maturo negli occhi, dimenticando la parte più esuberante di Henry. Perchè se Hyde adorava circondarsi di belle donne lo faceva solo perchè questo era anche desiderio del dottore. Perchè (specificando una volta tolti tutti i filtri morali) Henry avrebbe potuto convivere con la donna amata più altre concubine delle quali potesse apprezzare certi aspetti, sia fisici, che mentali. Allora riconoscendo questo pensiero il dottore era perfettamente in grado di concepire e comprendere il comportamento di Nimue. Questo pensiero riusciva anche a tenere a bada Hide, visto che in qualche modo dava una flebile speranza di continuazione del loro rapporto. Eppure bastò il tocco di Nimue per rendere l'uomo estremamente geloso di Gil, quella carezza sul viso portò a galla la malattia sociale più diffusa: l'ipocrisia. Perchè in qualche modo Henry smise di pensare che Nimue potesse avere più uomini, come d'altronde faceva lui ogni volta che osservava da spettatore/factotum di Hyde. Voleva quel tocco, quel calore tutto per se, iniziando a sentirsi in subbuglio e sforzandosi di non saltargli addosso. Capendo quanto quella storia non potesse finire li, perchè con Henry avrebbe potuto chiudere, ma non con Hyde, fino a che ci sarebbe stato un sentimento così forte ancora vivo. Il tocco scatenç nell'uomo un improvvisa carica erotica, sentendolo Nimue avrebbe percepito il bollore della sua pelle e quella nuova energia risvegliatasi in lui folgorarla come una scarica elettrica, tanto era la sublimazione di tutta quell'energia statica per così tanto tempo.
    Fatico a riconoscerti Nimue, tu conosci la mia storia, quella di Hyde. un individuo del quale ho cercato di liberarmi a causa della vergogna provata per tale parte così esuberante presente in me. Eppure una volta conosciuta la libertà ho faticato a trattenerla, sarebbe stato tutto più facile se fossi stato in grado di abbracciarla al posto di sopprimerla, alle leggi di questa società. Ed ora tu parli come me, Sembra che tutto questo ti sia imposto dall'alto, come se fossi costretta a farlo per una Dea o per delle leggi antiche quanto il mondo, leggi che non prendono atto dei tuoi sentimenti. Davvero non provi più nulla per me? E' bastato scegliere Gil per farti passare tutto ciò che hai provato per me nel tempo di un secondo? Come puoi volermi amico se non siamo mai riusciti a resistere ai piaceri della carne?
    Detto ciò l'afferrò per le braccia con fare molto vigoroso, le poderose mani del dottore riuscivano a cingerla perfettamente e sembravano così grosse in relazione ai suoi arti e la presa così stretta e calda, eppure anche dolce, in grado di sostenerla. Avrebbe intuito subito che non gli avrebbe fatto del male, che quella era solo la trasposizione dei suoi sentimenti e che sarebbe bastato un singolo gesto per liberarsi. Ma quella presa l'avrebbe costretta irrimediabilmente a pensare al loro passato e a ciò che di dolce c'era stato tra loro.
    Riusciresti a vedermi come amico? A resistere alla tentazione? Perchè io no, sei sempre bella come allora, sempre intelligente e premurosa com'è il tuo animo... Non è cambiato nulla se non quella.
    Disse osservando la pancia e avvicinandosi anche col corpo a lei.
    Io non posso mentire e non posso essere semplicemente un amico, tu riusciresti?
    Lo sguardo fiero dell'uomo intrappolò i suoi occhi costringendoli a se. Le parti tra i due si invertirono rispetto al loro primo incontro, con un gesto davvero inconsueto per il dottore ma spinto dalla parte più vera di se. Ancora una volta Nimue era riuscita a tirar fuori il vero carattere di Henry, quello che se fosse sempre stato presente avrebbe irrimediabilmente sconfitto Hyde. Che ora osservava da spettatore quella scena attraverso gli occhi paglierini del dottore una risposta od un cenno di Nimue. Speranzoso che quelle parole o quel tocco potessero far capire a Nimje che non basta una scelta per dimenticare un sentimento forte come il loro.
     
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    Nimue osservò Henry cercando di intuire cosa gli stesse passando per la testa, sembrava che la sua mente fosse in subbuglio per quel motivo non gli mise fretta, lasciandogli raccogliere le idee e ciò che voleva dirle. Lo lasciò parlare, mentre si accorgeva che Henry aveva fatto delle conclusioni un pochino affrettate. Era come se fosse convinto che la scelta di Nimue si fosse basata unicamente sul fatto che era rimasta gravida del ragazzo. In realtà in ballo c'era molto di più, ed era sicura di provare dei sentimenti forti per Gil. Dopotutto erano accadute molte cose con lui che li avevano avvicinati. Per quel motivo guardò inizialmente perplessa l'uomo, già pronta a spiegargli, ma le sue domande la costrinsero ad abbassare lo sguardo. No, ovviamente non poteva pensare che le fosse passato tutto quanto dopo aver scelto Gil, non aveva cancellato ciò che provava per lui, ma dopotutto era una donna adulta e doveva prendere delle decisioni per non far soffrire nessuno. Doveva scegliere per il bene del bambino, per il bene di Gil e di Henry stesso. Prese un profondo respiro, pronta a rispondergli ma lui la afferrò con vigore sulle braccia, costringendo Nimue ad alzare di nuovo gli occhi su di lui. L'avrebbe trovata con uno sguardo dispiaciuto, affranto, sembrava volerlo pregare di capirla. Non si ritirò da quella presa, non percepiva in lui intenti malevoli, tutt'altro. Si sorprese nel sentire un brivido percorrerle il corpo, nel sentire il suo calore anche attraverso la stoffa. Le sue mani erano grandi e forti. Il suo profumo era così buono, ed il suo petto ampio continuava a farle venire voglia di poggiarsi contro di lui.
    No, ovvio che non ho dimenticato tutto nel giro di due secondi. iniziò cercando di non rispondere alla domanda più importante: "riuscirebbe a rimanergli amica"? Non ne aveva idea, non lo sapeva, o meglio sapeva che se non c'era la stessa intenzione da entrambe le parti non sarebbero mai riusciti a rimanere amici. Se Nimue innalzava continuamente un muro chiamato amicizia fra loro due e lui continuava ad abbatterlo con i suoi pugni, con la sua voglia di avere di più sarebbe stato tutto molto più difficile, più complicato. A quel punto dovette tirarsi indietro e allontanarsi dalle mani di Henry.
    Cosa stai dicendo Henry? Vuoi diventare una specie di amante? Vederci di nascosto, fare l'amore come ladri mentre il mio bambino piange nella culla? Qui non centra nulla il voler reprimere i propri sentimenti e le proprie pulsioni. Henry io amo Gil, altrimenti non avrei tenuto questo bambino, non avrei permesso a Gil di diventare il mio protettore nel clan. Sto cercando di farti capire che le cose non sono andate come volevamo, che sono entrate in ballo molte cose che mi hanno portata a scegliere. si rese conto di aver detto ad alta voce a qualcun'altro che amava quel ragazzo, probabilmente per lui sarebbe stato come un pugno in pieno stomaco, ma doveva fargli capire che non era una decisione campata per aria, per giustificarsi con la società.
    Se non puoi più essermi nemmeno amico, temo che non dovremo vederci mai più. Non voglio ferire Gil e non voglio nemmeno ferire te. So che ad un certo punto non ti basterebbero più degli incontri fugaci, rimarresti sempre al secondo posto e non voglio che vivi una situazione del genere dopo tutta la fatica che hai fatto per scrollarti di dosso quel muro di diffidenza. Non posso nemmeno chiederti di diventare un mio subordinato nel clan. Servirmi come se fossi la tua padrona assieme a Gil e proteggermi. Siete due capoccioni orgogliosi non accettereste mai un compromesso simile. disse tutto in un fiato. Ci aveva pensato eccome alla possibilità di avere entrambi sotto la propria ala di comando, due forti uomini tutti per lei, averli nel proprio letto senza dover scegliere. Un sogno erotico che purtroppo le sembrava irrealizabile. Per non parlare del suo orgoglio di strega per essere riuscita a conquistarsi ben due schiavetti nel clan che la servivano e la amavano. Un sogno che sarebbe rimasto tale per sempre. Nimue abbassò gli occhi passandosi una mano sul volto espirando un pochino scossa e dispiaciuta.
    Mi dispiace Henry, io non riesco a vedere alternative, o amici o pensiamo a noi come un bel ricordo.
     
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    Allontanandosi da lui fu facile intuire l'epilogo di quella conversazione, scostandosi sembrò quasi che Henry per un istante infinitesimale volesse usare violenza per tenerla a se. Come se questo potesse bastare a rendere nuovamente suo il cuore della ragazza che aveva calpestato il suo. E' fin stupido dire che il professore in quel momento stava male, sentirsi dire che amava Gil gli spezzò direttamente il cuore. Come poteva essere così? Frequentava i due e in minor tempo riuscì ad innamorarsi di Gil e non di lui? Iniziò a chiedersi dove avesse sbagliato, arrivando alla conclusione che fosse lui quello sbagliato. Istintivamente il professore non cercò altre spiegazioni, rifugiandosi nella prima che gli venne in mente, sicuramente era anche la più comoda, quella che gli permise di buttarsi a capofitto in un vortice di autocompiacimento. Dal quale avrebbe facilmente gettato le basi per costruire un muro di ostilità per rifugiarsi nuovamente nella propria solitudine fatta di gente non più in grado di amarlo, come Trisha e i suoi figli, morti per un banale scherzo del destino, o come Nimue, che a lui aveva scelto un altro uomo. Sospirò carico di risentimento.
    Se non volevi ferirmi avresti dovuto comportarti in altro modo, Non avresti dovuto gettarmi in una relazione senza futuro, io non te l'avevo chiesta e non l'avevo nemmeno cercata...
    Le sue parole si fecero sempre più cariche di rabbia, dando la colpa a Nimue per aver voluto cercare l'intimità con lui quando già frequentava Gil. Andando a gettare una maledizione su tutte le donne. Era inevitabile arrivare a questo punto, ed era chiaro che Henry era troppo legato a lei per poter diventare amici e sperare in un suo futuro felice senza di lui. Sciocca era anche la donna nel proporre un alternativa del genere visto che dal suo discorso si capiva che sapeva perfettamente che lui avrebbe voluto sempre qualcosa di più. Henry afferrò la maniglia del grosso portone spalancandolo, fissandola con sguardo severo e occhi vibranti. Nel suo sguardo un giuramento a se stesso: "Che non avrebbe mai più aperto il suo cuore ad una donna."
    Per il professore diventò facile anche prevedere che da li a qualche ora Hyde se la sarebbe spassata alla grande, lasciando Henry a segarsi osservando con gli stessi occhi di quel corpo un tempo rachitico, ma ora reso più forte e immondo grazie a situazioni come quella, mentre Hyde avrebbe alleviato i problemi di cuore del professore fottendosi quante più puttane possibili.
    Credo che noi due non abbiamo più niente da dirci...
    Tanto più una relazione incide nel profondo, tanto maggiore sarà il rancore alla sua fine, e questo momento era arrivato per Henry e Nimue.
     
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    Nimue non sapeva cosa altro dire, più parlava più aveva la sensazione di pugnalarlo al cuore. Le dispiaceva tantissimo quella situazione, le dispiaceva vederlo così scosso e triste. Non era riuscita a gestire la relazione che aveva avuto con Gil e con Henry. Dopotutto non avevano mai ufficializzato niente con nessuno dei due fin quando non si era decisa di seguire Gil, fin quando non si era accorta di volergli bene. Era stata avida, prendendo da loro due ciò che voleva. Sperava che Henry capisse, dopotutto avevano appena iniziato a frequentarsi, ma dopo ciò che gli disse lo vide cambiato, vide nei suoi occhi una determinazione funesta e la rabbia che lo invase. Alle sue parole si sentì ferita, abbassò lo sguardo senza rispondergli. Aveva ragione, non avrebbe dovuto lottare per arrivare al suo cuore. Alle prime avvisaglie avrebbe dovuto fuggire via, lasciarlo perdere, invece si era intestardita perché aveva visto in lui un interesse che continuava a reprimere. Non ebbe la forza di dirgli altro, parlare ancora non avrebbe fatto altro che farlo infuriare di più e non voleva. Così a passo lento si incamminò verso l'uscita, varcò la soglia di casa sul pianerottolo e si voltò verso di lui. Gli occhi erano lucidi, era profondamente dispiaciuta e triste.
    E' stato bello conoscerti Henry, è stato bello stare insieme a te. Ti ringrazio per esserti fidato di me. la sua voce iniziò a tremare, sembrava sul punto di piangere ma continuò a trattenersi.
    Mi dispiace davvero tanto, non hai idea. disse per poi iniziare a dirigersi verso l'uscita della villa. Se non l'avesse fermata Nimue sarebbe uscita dalla villa e dalla sua vita per sempre. Avrebbe evitato in tutti i modi di contattarlo ancora, voleva concentrarsi unicamente sulla sua gravidanza ed il suo futuro all'interno del clan.
     
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    Nimue non sentì nessuna risposta da parte di Henry, ma solo il tonfo del pesante portone della villa. Nimue non poteva immaginare quanto Henry si sentisse un verme a trattarla in quel modo, ma l'unica cosa di cui necessitava l'uomo era quella di un taglio netto. Specie dopo le sue ultime parole, che risuonarono nella mente dell'uomo come una terribile verità. Era stato davvero bello conoscerla, ed ora che tutto era finito per un motivo che mai avrebbe potuto immaginare faceva ancora più male. Con un macigno sul possente petto s'avvicinò al pianoforte sedendosi e battendo le dita su qualche tasto intonando una melodia sconosciuta. Guardando il proprio riflesso nel nero lucido dello strumento e provando un profondo senso di pena verso la propria persona. Nemmeno una lacrima solcò il viso maturo dell'uomo, nessuna goccia d'acqua sulla pelle arida di un uomo troppo maturo per certe storielle adolescenziali. L'unica cosa versata era il brandy ambrato nel bicchiere, uno, due, tre, quattro sorsi, ormai aveva perso sapore e gusto nel berlo. Lo faceva per odiarsi, per rendersi ancora più patetico di quello che già era, suonando dapprima una dolce melodia che bicchiere dopo bicchiere diventava sempre più avida, frenetica come se uscisse direttamente dalla propria anima, spinta dall'alcool suo unico grande amico. L'armonia proseguiva sempre più incontenibile, velocissima, impaziente, delirante! Fino al raggiungimento di toni dissonanti, arrivando infine a stonare. Allora apparvero riflessi sul nero pece dello strumento due terribili occhietti rossi, ed un sorriso avorio scintillante. Da li solo frammenti:
    Patetico...
    Due occhi ora lo stavano fissando, occhi verdi, eccitati, si sentiva mordere il collo, un capezzolo...
    Dio sii! Continuate, continuate!
    Sentì letteralmente il proprio cazzo risucchiato e due occhi roteati all'indietro nel piacere di succhiare una mazza tanto turgida e affamata. I capelli che stringeva in mano avevano la consistenza del velluto e la sensazione nello spingere una donna fino al soffocamento, inducendola ad avere dei conati soffocati dalla propria cappella era una sensazione che se la giocava con quella data dall'inebriamento del vino italiano che bagnava le sue labbra e sputava su dei seni sodi che gli rimbalzavano davanti.
    Avanti, ce nè per tutte!
    I suoni degli orgasmi delle donne riempivano le orecchie in un concerto degno della miglior compagnia filarmonica. I propri fluidi mischiati agli umori femminili e le carni che si contorcevano come vermi ammassati in un barattolo, grida, versi ed ogni oscenità. Gli occhi solcati da due profonde occhiaie viaggiavano perdendosi tra tutti quei capezzoli.
    Avanti, puttane! Fatemi godere!
    Un corpo prosciugato da ripetuti orgasmi ed altri pieni di sperma legati a lui fino a che, uno per uno, non rimanevano spossati e privi di forza...
    Ahhh.... Sapevo che avrei dovuto portarmene un altro paio...
    Ed una sigaretta spenta addosso ad una donna troppo drogata per rendersi conto del dolore provocato. Così quel piccolo ometto terminò la serata portando con se e in se, quei ricordi vaghi a causa degli eccessi della serata, e con lui o meglio attraverso i suoi occhi, un uomo dalla morale rispettabile aveva osservato tutto, accondiscendendo quei desideri carnali nel quali rifugiarsi per trovare finalmente pace da un mondo non adatto a lui. Tornato alla villa, Hyde s'accasciò drogato ed ubriaco sul divano cadendo in un sonno profondo, un sonno senza sogni, dato che ad un uomo senza speranza non è concesso sognare.
     
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    Da quando Nimue aveva confessato il suo stato gravido a Nariko le due donne si erano avvicinate di nuovo. Pian piano ripresero a parlare fra di loro, a fare qualche commissione insieme. Erano diventate amiche e Nariko si trovava bene in sua compagnia. Le ricordava molto la donna che le aveva insegnato a stare al mondo, che le aveva insegnato cosa fosse "la dominazione" Sentiva lo stesso feeling che non si sapeva assolutamente spiegare ma che in realtà era nascosto da una crudele verità. Erano già state così amiche in passato solo che Nariko non poteva saperlo e Nimue non poteva dirglielo. Non poteva confessarle che in realtà quella donna che aveva conosciuto era stata lei sotto un incantesimo sofisticato che le nascondeva le sembianze e che aveva inscenato la sua morte per potersi vendicare, per farla soffrire. Nariko infatti ne aveva sofferto molto e sentiva la sua mancanza ogni giorno e forse per quel motivo si sentì invogliata a cercarla spesso, anche se Nimue l'aveva sempre bullizzata quando erano ragazzine immature. Iniziava anche a capire i suoi stati d'animo semplicemente guardandola, e successe anche quella volta. Si incontrarono nei bagni della scuola, quella dedicata ai professori. Nimue era ferma davanti al lavadino con lo sguardo basso che fissava un punto vuoto dentro al lavello, passò una mano sotto i suoi occhi, soffocò un singhiozzo pensando di essere sola. Poi trasalì quando sentì il suono dei tacchi di Nariko che si avvicinavano a lei. Si affrettò ad asciugarsi il volto, aprendo il rubinetto per sciaquarsi la faccia.
    Ehi Nariko, ciao. fece con un gran sorriso dopo che si era asciugata il volto. Sforzandosi di sembrare allegra e gioviale. Nariko la guardò scettica ed incrociò le braccia al petto.
    Ciao. Stai bene? le chiese un pizzico in apprensione. Nimue annuì continuando a sorriderle, ma Nariko riuscì a notare le sue occhiaie e gli occhi ancora arrossati per via di un pianto appena sfogato. Sbuffò incrociando le braccia al petto.
    Fammi indovinare sei riuscita a parlare con quello vero? Non si merita le tue lacrime, nessun uomo al mondo merita le tue lacrime. fece severa, quasi come se la volesse rimproverare. Nimue si portò una mano sulla nuca un pochino imbarazzata.
    Non ti si può nascondere nulla eh? fece cercando di rimanere gioviale e nascondere i suoi veri sentimenti sotto chiacchiere e battutine. Alla fine però le raccontò come si erano svolti i fatti con Henry e dopo un cappuccino e consigli ognuno andò per la propria strada a fare il proprio lavoro.
    Nariko non si sentiva affatto soddisfatta, le aveva detto che ormai i suoi rapporti con Henry erano del tutto chiusi. Nariko però sapeva che in verità nel cuore di Nimue la faccenda non era del tutto chiusa, ma che avrebbe pian piano lasciato scorrere via il dolore per potersi dedicare totalmente a Gil. Cosa che non voleva permettere. Se si dedicava totalmente a lui il loro legame sarebbe stato molto più profondo e chissà che avrebbe combinato quel bastardo. No, una speranza era che Henry portasse via Gil da Nimue, e anche se sapeva benissimo di non doversi impicciare nei loro affari, era un modo per poter allontanare Gil dal clan. Se Nimue e Gil si lasciavano perché lo tradiva con Henry poteva risolversi qualcosa. Anche se era difficile doveva provarci, per il suo bene, il bene di Syndra ed il proprio bene. Così cercò i suoi dati e si recò alla sua abitazione. Suonò al campanello dell'abitazione di Henry senza alcuna esitazione.
     
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    oh cazzo!
    Non era certo da lui il risvegliarsi imprecando, ma d'altronde era solo e con i postumi di una sbronza colossale causati dalla sua simpatica parte esuberante. Gli occhi si aprirono lentamente per potersi abituare alla luce. Un contorno nerastro faceva da cornice agli oggetti della sala che da sfocati prendevano via via forme ben più definite e conosciute. La testa era molto pesante e le tempie pulsavano maledettamente.
    devo smetterla con queste serate...
    borbottò tra se durante un lungo sospiro per aiutarlo a rialzarsi, una di quelle promesse adolescenziali fatte il giorno dopo una serata in discoteca. La realtà era che non poteva fermare Hyde e gli toccava sorbirsi tutti i postumi. Eppure non si biasimava visto che accondiscendeva la maggior parte delle azioni di quel suo alter ego. Una volta sollevato dal divano un forte giramento lo fece capitolare nuovamente.
    Maledetto lui e le sue droghe!
    Questa volta s'appoggiò alla spallina per sollevarsi più lentamente, nel farlo sentì i pantaloni tirare e anche la giacca dietro la schiena fece un rumore poco rassicurante come se stesse per cedere da un momento all'altro. Solo allora notò con sconcerto che indossava ancora gli abiti di Hyde, che era un po più piccolo di lui e soprattutto pesava una decina di chili in meno. Questo faceva si che i vestiti tirassero in maniera vistosa ma non abbastanza da farlo sembrare un tipo troppo eccentrico, se non fosse per il petto villoso completamente allo scoperto, lasciando una camicia ormai priva di bottoni totalmente aperta. Questo problema lo portò a porsi una domanda fondamentale, cioè chi potesse essere alla sua porta? Dato che non aspettava alcuna visita ed era molto strano che qualcuno venisse a trovarlo senza preavviso. Questo portò ad un ulteriore problema riguardante l'accoglienza di questo personaggio misterioso dato il suo abbigliamento poco consono, ma ormai aveva esitato fin troppo perciò optò per la soluzione più semplice...
    Chi è alla porta?
    Disse con tono particolarmente rude, visto che via via nel riprendere conoscenza tornava il nodo alla gola per quanto accaduto con Nimue. Ancora qualche passo e si sarebbe avvicinato alla porta, questo sarebbe bastato per sentire la risposta del disturbatore e per osservare l'aspetto di quest'ultimo.
     
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    Nariko indossava un lungo cappotto nero di panno, e sotto di esso portava la sua solita tuta aderente in pelle, mentre i suoi capelli neri e lunghi erano sciolti dietro le sue spalle. Attese pazientemente alla porta che le aprissero, ma inizialmente sentì solo la voce lontana di un uomo che chiedeva chi fosse. Nariko girò gli occhi verso l'alto spazientita: perché diamine non andava ad aprire quella dannata porta per poter interagire con lei? Odiava dover gridare, così riposizionò il dito contro il campanello suonando di nuovo impaziente.
    Non mi conosce, sono Nariko Kyosei la preside della Oxford. Henry Jekyll? Cercavo il signor Henry Jekyll! fece ad alta voce, già pensando ad un modo per vendicarsi di quel momento irritante con una piccola ed innocua maledizione che gli avrebbe fatto passare qualche oretta in bagno con delle coliche passeggere. Se Henry si fosse finalmente deciso ad aprire quella dannata porta, avrebbe trovato una donna alta e slanciata, molto più di Nimue con alti tacchi che lo guardava dall'alto in basso con un pizzico di disprezzo che le arricciava la narice. Osservò l'uomo ed i suoi vestiti striminziti che misero in risalto il suo fisico ben piazzato. Si ritrovò a pensare che capisse perfettamente perché Nimue si era sentita così indecisa di fronte ad Henry e Gil: erano due persone totalmente diverse una dall'altra. Da un lato c'era un ragazzino viziato e giovane, non tanto alto con quella tipica aria da bambino che lo faceva sembrare sempre più piccolo della sua reale età. E dall'altro c'era un marcantonio alto, muscoloso e dall'aria matura e probabilmente colta, anche se in quel momento a Nariko sembrò pittosto sciatto. In passato lo avrebbe sicuramente trovato un uomo attraente e molto probabilmente avrebbe perfino flirtato un poco con lui. Ma ormai quella Nariko non esisteva più, sostiuita da una glaciale donna che non riusciva in alcun modo a farsi piacere il prossimo sopratutto quando erano uomini. L'unico al mondo che riusciva a farla scogliere era Iceringer, e quel piccoletto tenero che aveva conosciuto in missione che glielo ricordava tantissimo.
    Buongiorno signor Jekyll, spero di non disturbare, ma ho bisogno di parlare con lei. Mi chiamo Nariko Kyosei, sono la preside della Oxford, nonché datore di lavoro della signorina Nimue Angus. So che probabilmente non ne vuole sentire parlare, ma è importante. Posso entrare? Oppure preferisce andare in un bar a parlarne? Nariko cercò di essere sbrigativa, odiava avere a che fare con altri uomini quando si trovava da sola. Si sentiva indifesa, e sopratutto sperava di non venire influenzata dal suo odio viscerale che aveva per gli uomini dopo i fatti accaduti con Gil. Se diventava troppo arrogante con lui o troppo altezzosa rischiava di non riuscire ad ottenere nulla tranne che un maleducatissimo rifiuto da parte sua. Si sforzò con tutta se stessa quindi di essere per lo meno educata e a modo, sebbene non sorridente o cordiale.
     
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    Al secondo suono del campanello chiuse gli occhi in una smorfia dolorosa, sentì il suono trapanargli il cervello e violarlo in parti dell'anima che mai nessuno era riuscito a toccare. Mai batosta post sbornia era stata così forte, evidentemente servì così tanto alcool e droghe per dimenticare Nimue per via del fortissimo sentimento provato per lei. Ripetendosi che quella sarebbe stata l'ultima volta, esattamente come fece ad ogni apparizione di Hyde. Arrivato alla porta quando ormai Nariko aveva terminato le presentazioni, appoggiò la fronte pesante sulla porta centrando lo spioncino con l'occhio destro per osservare il proprio interlocutore. Si trattava di una donna decisamente bella e dall'aria un po severa, non faticò ad immaginarla come un membro importante del consiglio, se l'abito non fa il monaco beh, lei era l'eccezione che conferma la regola. Dietro lo sguardo altezzoso di una donna dall'aria decisa vi era una pelle pallida a fare da contrasto a tutto ciò, ed un corpo sensuale sorretto da gambe chilometriche, fecero restare Henry senza parole. Nel sentire che si trattava della preside della Oxford, intuì che doveva centrare Nimue o ciò che era accaduto quando si era presentato in quell'università, ma ancor più gli premeva di non doverla far aspettare. Sia mai che un uomo della sua caratura potesse far aspettare nel freddo di un mattina londinese una persona tanto importante come la preside della Oxford. Così spalancò il portone con fretta dimenticando d'indossare gli abiti di Henry, mostrando alla donna una figura massiccia in grado di farsi contenere a malapena da dei vestiti dei quali avrebbe dovuto dare spiegazioni, i capelli biondi completamente sciolti e la barba sfatta, con due grosse occhiaie a rendere ancora più lucenti i propri occhi per via del contrasto così marcato. Come seppe che Nariko era venuta per parlargli di Nimue fu grossa la tentazione di sbattere la porta per sottolineare quanto non volesse parlarne. Ma nel vederla così educata e allo stesso tempo poco cordiale in qualche modo gli ricordò il suo comportamento, deducendo che dovesse trovarsi in quelle circostanze in veste ufficiale, quindi probabilmente non doveva essere un discorso legato alla loro rottura, visto che quello ad esser stato lasciato era stato lui e comunque non l'aveva trattata in modo maleducato per esser stato vittima di un triangolo amoroso. Perciò nascondendo la poca voglia di parlare Nimue, e cercando di essere il più professionale possibile allungò la mano destra presentandosi.
    Buongiorno, Henry Jackyll, prego, si accomodi
    Disse lasciando lo spazio a Nariko per poter entrare.
    Preferisco parlarne in un ambiente tranquillo, si accomodi, io arriverò subito
    Facendo strada verso la sala patronale, una grossa sala con un tavolone in noce al centro di essa, da un lato un grosso camino acceso, e tutt'attorno su due pareti una libreria anch'essa in legno, piena di libri che variavano dai grandi classici della letteratura a libri più complicati riguardanti alchimia e biologia. Nel frattempo Henry corse a cambiarsi, indossando in fretta e furia un vestito più consono, un completo scozzese grigio. Preso dalla vergogna per il suo precedente vestito si creò l'alibi preparando del tè nel tentativo di sembrare almeno cortese.
    Le ho portato un po di tè
    Ogni suo tentativo nel parlare risuonava nella testa a causa del dolore fisico che ancora provava per la nottata brava, ma cercò di nascondere il tutto, in attesa di reidratarsi con la bevanda ambrata.
     
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    L'uomo che le aveva aperto la porta si presentò come Henry Jekyll, il che quindi le diede la conferma di star parlando con la persona giusta. Non era del tutto convinta di entrare in casa sua a dire il vero, anche se Nimue le aveva detto che infondo era un brav'uomo era comunque a casa di uno sconosciuto. Certo grazie agli allenamenti con Syndra, Iceringer e Stige era diventata molto più abile a difendersi e poteva contare sulla magia se quel tizio avesse fatto qualcosa di strano. Non percepiva poi da lui provenire una forza degna di nota, il che le suggerì che era molto più forte di lui in tutto. Così attese che la invitasse ad entrare, passandogli il più lontana possibile. Nariko non si accomodò al tavolino, decidendo invece di rimanere in piedi davanti al camino per scaldarsi con le braci rimaste. Quando Henry tornò e lo vide con abiti diversi lo guardò come se fosse un verme più decente allo sguardo.
    Grazie, ma spero di non dovermi trattenere molto a lungo. iniziò per poi voltarsi totalmente verso di lui, incrociando le braccia al petto come se si stesse preparando a fargli una lunga ramanzina o una paternale infinita.
    Come già detto, sono il datore di lavoro di Nimue, ma siamo anche molto amiche e ci confidiamo spesso. Sono venuta qui per chiederle di non arrendersi. fece diretta senza tanti giri di parole, per poi alzare una mano aperta verso di lui se avesse iniziato a parlare a vanvera per rifiutare il suo invito.
    Mi lasci spiegare e finire il discorso. lo avrebbe ammonito e solo dopo che lo avrebbe visto attento alle proprie parole avrebbe continuato. Se invece Henry avesse iniziato a vomitare parole su parole le avrebbe ignorate tutte totalmente.
    Ha visto il suo pancione dico bene? E mi dica, quand'è stata l'ultima volta che siete stati insieme lei e Nimue? Un mesetto fa? Aveva già qualche centimetro in più di pancia? Oppure ricorda un ventre piatto e normale? gli chiese cercando di farlo ragionare, guardandolo severa mentre pensava che probabilmente come tutti gli uomini al mondo manco ci aveva fatto caso a quanto fosse gonfia la pancia di Nimue, o al fatto che la volta scorsa non ne aveva nemmeno un accenno. Probabilmente si era distratto totalmente con i seni di Nimue e ferito nel suo orgoglio maschile non aveva dato alcun peso a quella crescita esagerata del ventre.
    Non le è sembrato anormale? Come ha fatto in poco più di un mese a raggiungere tali dimensioni? Se lo è chiesto? fece parlandogli quasi come se avesse dato per scontato che lui non ci aveva dato alcun peso, sembrava difatti più un rimprovero.
    La gravidanza che sta portando avanti è anormale, pericolosa per la sua salute. L'unione fra lei e il padre di quel bambino ha scatenato qualcosa di anomalo, al momento sembra stabile ma è evidente che andando avanti le porterà altre complicazioni. So che lei conosce il suo segreto, sa che Nimue è una strega, il padre invece è un non morto dotato di poteri molto particolari. Ho ragione di credere che Nimue si sia messa in testa che quel piccolo che porta in grembo sia speciale, ma io ho paura che invece sia un mostro che la consumerà pian piano fino ad annullarla del tutto. fece una piccola pausa per permettergli di assimilare ciò che gli aveva spiegato.
    Ho notato che più passa il tempo insieme a Gil, più i sintomi peggiorano. Lei è l'unico che può tenere Nimue lontana da Gil. Nimue è ancora presa da lei, se quindi riuscisse in qualche modo a convincerla a scegliere lei invece di Gil, potrebbe salvarle la vita. fu piuttosto diretta e catastrofica in effetti, ma non vedeva alternative per colpire a fondo nel cuore dell'uomo. Forse non rischiava davvero la vita, ma era evidente che c'erano dei problemi gravi visto l'anormalità di quella gravidanza e i problemi di energia oscura che avrebbe afflitto la strega.
     
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