Abitazione di Henry Jekyll

Grande abitazione

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  1. Yhei
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    io non sono leggenda...sono realtà!

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    Henry si abbandonò letteralmente sul divano, facendosi inghiottire dalla pregevole stoffa finemente lavorata. Tentando di dare al proprio volto l'espressione più monotona possibile nel tentativo di voler celare ciò che realmente stava succedendo alle proprie membra, che in quello stesso istante si stavano contorcendo più che mai. Mentre il cuore palpitava regolarmente ma pompando con una forza mai provata prima, tanto da costringere il dottore a tenere la bocca ben serrata nella paura di poterlo vomitare da un momento all'altro. Mise un braccio sulla sponda alta del divano appoggiando su una tempia il pugno per tenere sollevata la testa e ascoltò senza fiatare. Seguì un interminabile momento di silenzio, nel quale Henry non si mosse di un millimetro, davvero non si poteva capire per quanto tempo rimase in silenzio a fissarla. Nimue avrebbe vissuto una strana sensazione, come se quegli occhi fissi su di lei in realtà non la stessero guardando e in quel momento il dottore si sentì pervadere dalla rabbia, senza però mostrarne la minima traccia esterna. Iniziò un monologo interiore di autocompiacimento, chiedendosi quante possibilità ci fossero dopo anni in cui aveva chiuso il suo cuore, di riaprirlo ad una donna che oltre a lui frequentava anche un altro individuo. Se solo non avesse provato quell'affetto per lei l'avrebbe pensata come una puttana, eppure anche solo il pensare a quell'epiteto gli faceva male, non riusciva ad offenderla nemmeno nel proprio pensiero. Forse era proprio quello il suo problema e allo stesso tempo la forza inarrestabile che riusciva a dar vita ad Hyde. Anche in un momento come questo riusciva a trattenere un fuoco che avrebbe arso il mondo, tenendolo dentro di se per soffrire in silenzio. Sinceramente Nimue gli sembrò una bambina non in grado di gestire i propri sentimenti, non vide cattiveria o malizia nel suo gesto, ma solo una ragazza confusa vittima di un sentimento che provava per due uomini, senza essere in grado di poter scegliere. Se non solo dopo un passaggio che in qualche modo la obbligò a scegliere forzatamente Gil. E questa forse fu la cosa che gli fece più male. Si sistemò gli occhiali e affondò con la schiena nel divano, aumentando di poco le distanze. Gli occhi non erano lucidi, eppure vibravano come a voler mostrare una grande sofferenza.
    Non so Nimue... Cosa vuoi che ti dica?
    Si accarezzò nervosamente la barba, per prendere tempo ed evitare di far sentire la propria voce incerta, stava soffrendo, stava davvero male. Sapeva che non tutte le donne erano così e che questa era una storia al limite, ma si sentì molto sfortunato, giurando a se stesso che avrebbe nuovamente alzato quel muro e quella solitudine che anche se non l'avevano reso felice, l'avevano reso sereno.
    Vieni qui, a dirmi che avresti rinunciato ad un uomo per me, che però hai scelto perchè ti ha ingravidato... davvero io non , io non capisco... Vuoi che ti dica che sei una donna orribile? Ti farebbe star bene? Credi che... Non lo so, cerchi del perdono? Va bene! Lo farò! Potevi smettere di scrivermi, potevi dirmi che non volevi più frequentarmi, perchè mostrarmi tutto ciò? La nostra era una relazione appena iniziata, non capisco davvero io... Dovrei esser felice perchè volevi dedicarti interamente a me? Ma lo hai scelto solo perchè porti in grembo suo figlio?
    Non riusciva nemmeno a fissarla, non riusciva nemmeno ad assemblare dei pensieri, in quel momento davvero faticava a capire il suo ruolo. Cosa si aspettava Nimue da lui? Una sfuriata? Della comprensione? Del perdono? Forse il fatto d'aver scelto Gil quando voleva lui era la sua punizione, ma non riusciva a trarne godimento nemmeno da quello.
     
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108 replies since 16/7/2015, 23:21   944 views
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