Resta sempre uguale a come sei

Per Demi

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  1. †_†yun yun †_†
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    Daniel aveva avuto una reazione molto umana alle sue parole. In quel momento sembrava sempre più un piccolo cucciolotto da coccolare. Si rendeva conto di non essere più normale. Si rendeva conto di quanto il suo amante l'avesse lentamente plagiata. Tuttavia vedersi una reazione di ribrezzo in prima linea, fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Eppure non sapeva cosa dirgli per rimetterlo a proprio agio. Lei aveva detto la pura verità, tralasciando anche alcune delle indicibili torture cui aveva assistito. Per un attimo le sembrò che i ruoli si fossero invertiti: lei era Thresh in quel momento, e il ragazzo al suo fianco si stava comportando come lei mesi prima. Un sorriso nostalgico le dipinse il volto. "Io non posso dire di aver fatto bene. Ho solo fatto quello che ritenevo giusto in quel momento. L'amore molto spesso è più forte della ragione. E il mio cuore appartiene a lui." Ovviamente tralasciò il fatto che il suo amante fosse uno zombie. Chissà cosa avrebbe pensato! I non morti si nutrono principalmente di carne umana, carne viva e sebbene si fidasse del professore, certamente Daniel avrebbe portato avanti numero obiezioni sulla sua sicurezza.
    Si lasciò scompigliare i capelli dalla brezza marina, assaporando quel momento e cercando la propria pace interiore. Si accarezzò distrattamente la pancia, come se volesse far sentire al piccolo Loki quella bellissima sensazione. Come se volesse trasmettergli il rumore del mare attraverso la placenta. "No, non sono una maga, ma una semplice umana." Tante volte avrebbe voluto essere qualcosa in più, giusto per avere la meglio sulle "scaramucce coniugali", ma purtroppo raramente era riuscita a spuntarla. Notò che Daniel sembrava piuttosto provato e adesso si trovava di fronte ad un bivio: dirgli tutta la verità. andando fino in fondo, oppure tacere certe cose, in modo da poter finire in tranquillità la serata? Ci pensò su qualche secondo, lasciando che la sua mente traesse le giuste conclusioni. Poi capì che era stanca di mentire e che almeno oggi, voleva poter dire la verità. "Il mio potere è come quello del mio compagno. Me lo ha donato lui. Siamo collegati tra di noi. Lui evoca la sua Lanterna, mentre la mia è tatuata e molto meno potente. Però mi permette di dare forma a determinati oggetti che mi possono servire." Camminò quasi in cerchio fino a portarsi davanti al suo viso. Sapeva che stava per lanciare una bomba in mezzo a loro e voleva vedere le reazioni del ragazzo, voleva leggergli negli occhi. In fondo lei si era fidata: stava portando uno conosciuto da poche ore sulla sua barca. Soli, in mezzo al mare. Se lui avesse voluto farle del male, lei non avrebbe avuto nessuno a difenderla e contro di lui, già lo sapeva, non aveva speranze. I suoi occhi nocciola lo fissarono apprensivi prima di riprendere:"Il mio potere mi permette di infliggere lo stesso dolore, le stesse torture, di quelle che può fare la lanterna originale. E poi ne raccolgo le anime." Lo disse tutto d'un fiato, trattenendo il respiro alla fine. Non sapendo come avrebbe reagito, rimaneva ben in guardia e attenta di fronte a lui, la bocca secca, come se non bevesse da giorni. Avrebbe ascoltato la sua risposta, il suo sfogo magari. Se avesse voluto andarsene, gli avrebbe dato la scialuppa di salvataggio, gli avrebbe indicato la via e si sarebbero separati così. Se fosse rimasto magari avrebbe risposto alle sue eventuali domande, provando a spiegargli come si sentiva, cosa provava. E se invece, ma nutriva forti dubbi circa quest'eventualità, avrebbe preso le sue parole con un sorriso gli avrebbe proposto di fare un bel bagno in mare aperto. O magari di pescare.
     
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  2. QuerulousDemi
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    Il ribrezzo stava facendo lentamente spazio alla rabbia, mentre nella sua mente continuavano a ripetersi le immagini di violenza e tortura che Misaki gli aveva descritto. Se prima appariva disgustato, ora la sua faccia era tornata ad un'espressione neutra, ma questo solo perché la bocca non era aperta: digrignava i denti, stridendoli fra di loro. Il solo pensiero era abbastanza da farlo imbestialire. Il mal di testa lentamente se ne andò così com'era arrivato, improvvisamente, e non avendone più bisogno, Dan fece tornare la mano che reggeva il capo sul timone, riprendendo ad ascoltare le parole della ragazza. Non poteva dire di aver fatto bene? Certo che no! Stava affermando l'ovvio. Si era innamorata di un uomo che la torturava, cos'è, aveva la sindrome di Stoccolma? Era masochista? Magari entrambi. Fissava con occhi confusi la sua interlocutrice, che stavano ancora tentando di comprendere appieno la situazione. Proprio mentre la guardava ed ella spiegava, la ragazza se ne uscì con una seconda bomba. Il suo potere gli era stato donato dal compagno, e le permetteva... di torturare, infliggere dolore, e prendere le anime delle sue vittime. Dan rimase a bocca aperta. Lei, una ragazza come LEI, assorbiva anime? Dopo una buona manciata di secondi spesi in perfetto silenzio, stupito, chiuse gli occhi, questa volta senza scostare lo sguardo. La sua testa stava cercando di processare tutte le informazioni che gli aveva appena rivelato. Perché gli stava rivelando tutto ciò? Si era forse stancata di mentire? O forse voleva collezionare anche l'anima del Reyes? Il pensiero lo divertì, per quanto macabro potesse essere: era una sfida? Aprì gli occhi, sorridente, mentre Misaki si era spostata direttamente davanti al suo volto. Tolse una mano dal timone per andare a porla, delicatamente, sopra la testa della ragazza.
    "Perché improvvisamente mi stai dicendo tutto questo? Vuoi ottenere anche la mia, preziosa, succulenta anima?"
    Già, un'idea buffa. Ridacchiò, mentre ricambiava lo sguardo della ragazza, che sembrava studiarlo a fondo. Non era più timido, anzi: la conversazione lo intrigava. Come avrebbe risposto?
    "Non sarò di certo io a dirti cosa farne della tua vita. Prima di tutti posso comprendere cosa si provi a sentirsi rinchiusi in una gabbia, però lascia che ti avverta: ad ogni azione corrispondono delle conseguenze."
    Non aggiunse altro, era curioso riguardo le reazioni che avrebbe avuto la sua amica e potenziale Caronte. Chissà come ci si sentiva ad avere la propria anima strappata dal corpo? Un'esperienza unica, non c'è che dire. Pensò, ed effettivamente lo era: quante volte sarebbe potuto capitare a qualcuno di perdere la propria anima? Era stranamente non disturbato dai poteri di Misaki. Ormai era chiaro che anche lui aveva qualcosa da nascondere, oppure era semplicemente pazzo. Chi poteva saperlo? Lui, sicuramente.
     
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  3. †_†yun yun †_†
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    Il fatto che fosse ancora lì la stupiva. Daniel rimase davanti a lei, muovendo appena alcune parti del corpo. Eppure non era scappato a gambe levate. Né l'aveva in qualche modo immobilizzata, in modo da sentirsi al sicuro. Ma il suo sguardo e le sue parole le fecero male. Credeva forse che lo aveva portato lontano dalla terraferma per nutrirsi di lui e sbarazzarsi del cadavere? Credeva che volesse farlo divertiti un'ultima volta prima di farlo scendere nei lamenti eterni. Due enormi lacrime cariche di risentimento si formarono ai lati degli occhi. Strinse le labbra e aggrottò la fronte. Non voleva mettersi a piangere così, di fronte ad uno più piccolo che le faceva la morale. Cercò di rallentare i respiri frenetici. Ma quella mano poggiata casualmente sulla sua testa fu troppo. Non appena il biondino ebbe finito di parlare, le due lacrime le rigarono silenziosamente il volto. Ma nei suoi occhi vi si poteva leggere solo risentimento. "Credi che sia così io? Credi che mi sia proposta di farti venire qui solo per vederti godere del dolore? Solo per osservare la bellezza del tuo viso mentre si trasforma in una maschera di terrore? Eh? Credi che io mirassi solo alla tua anima?" Ecco, era esplosa. I pugni serrati la mascella contratta e il petto che si alzava vistosamente sotto i respiri brevi e forti. La ginecologa le aveva detto di stare calma in gravidanza, altrimenti il bambino ne avrebbe sofferto. Beh era sicura che Loki era più forte e che potesse farcela. Qualcuno l'avrebbe giudicata indegna, ma lei ora si sentiva ribollire di rabbia. Avrebbe difeso se stessa fino alla fine. "Quello che ho fatto potrà esse giudicato abominevole da altri. Ma non mi importa. Se anche Thresh mi stesse solo usando per la sua di gloria o per avere un erede, non mi importerebbe. La mia anima è libera e decido io della mia vita." Sragionava quasi. Non avrebbe mai voluto perdere le staffe, ma tutta la situazione stava ormai fuggendo via dal suo controllo. Eppure lei voleva solo passare qualche ora in tranquillità, a godere del sole, del mare e di qualche chiacchera in compagnia. Ormai anche questo le era precluso? Quanto ancora di se stessa doveva sacrificare per un amore?
    Si allontanò da Daniel, come per fare chiarezza nella propria mente. Prese a respirare in maniera irregolare mentre si asciugava le lacrime con i polsi, visto che non aveva niente con cui farlo. Il suo petto venne scosso dai singhiozzi. Non appena fu lucida si diresse di nuovo al timone, fermò la sua adorata Josephine e gettò l'ancora in mare. Poi decise di affrontarlo, era inutile tergiversare. "Se vuoi andartene sei libero di farlo. Se resti, sappi che non ho intenzione di nutrirmi. Può sembrarti strano ma ho una mia morale. Ma se decidi di rimanere, vorrei che tu non mi giudicassi. Per me non è facile." Ovviamente si riferiva alla sua condizione psicologica. L'amore per il carceriere le faceva fare e dire delle cose, la faceva assomigliare a lui, rendendola una compagna adatta sotto molti punti di vista. Ma nella vita di tutti i giorni, lei si comportava per la maggior parte come una persona comune. E questo le causava spesso gravi crisi di identità. In fondo, lei chi era veramente?
     
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  4. QuerulousDemi
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    E di nuovo, Misaki lo sorprese. Erano due a zero per lei in materia di colpi di scena, palla al centro. L'aveva... offesa? Rimase senza parole non appena questa si mise a piangere, mentre le lacrime rigavano il suo volto. La sua era un'espressione colma di risentimento. Quella frase, detta così per tentare di alleggerire la situazione, in buona fede, aveva finito per rendere il tutto più drammatico. Maledizione, ormai aveva la conferma, Dan, di non essere abituato ad avere relazioni sociali con gli altri, se i suoi tentativi di rompere il ghiaccio finivano per indurirlo ancora di più. Credeva che lei mirasse solo alla sua anima? Ha! Certo che no. Glie l'aveva detto sin dal principio: a lui, lei appariva come una brava ragazza, e anzi, era stata lei stessa ad avvisarlo di giudicare meglio le persone, e quindi insinuare che lei non fosse come appariva! Il Reyes si portò una mano alla fronte, mentre lei respirava affannosamente. Non ci capiva nulla. Non capiva... non capiva! Pensava, ma il suo cervello non riusciva a collegare le informazioni. Se qualcuno avesse guardato nella sua mente in quel momento probabilmente avrebbe visto un mucchio di omini correre in cerchio mentre tiravano per aria fogli con sopra scritti dati riguardanti la conversazione, completamente in preda al panico. Cosa le aveva fatto pensare che fosse serio?! Fece un respiro profondo, mentre continuava ad ascoltare lo sfogo di Misaki, facendo mente locale, calmandosi. Era colpa sua. Si, probabilmente, a causa di una sua variazione nel timbro vocale o magari una frase poco chiara, la ragazza aveva compreso qualcosa di sbagliato. Doveva fare ammenda, redimersi. Proprio mentre Dan stava per scusarsi, l'amica si allontanò da lui, asciugando le sue lacrime, per poi tornargli davanti, e mollare un'altra bomba. Era libero di andarsene?
    "Tu...!"
    Alzò le braccia, finalmente, rilasciando il timone, ma tanto erano fermi. Alzò le braccia, ma non per farle del male, bensì per abbracciarla. Gli arti del diciottenne avrebbero tentato di avvolgerla, stringendola a sé, premendo la sua testa contro di lui, dolcemente.
    "Andarmene? Scemotta che non sei altro. Ti pare che lascerei una ragazza dolce come questa che mi sta davanti da sola, in mare aperto? Senti; non mi importa cosa sei, chi frequenti o cosa fai. Sei una delle fanciulle più amabili che io abbia incontrato sinora. E, beh, certo, non ne ho incontrate molte, però..."
    A dire il vero non ne aveva incontrate proprio. Un momento... cosa aveva appena detto? Che frase era fuoriuscita dalle sue labbra? Arrossì, mentre tuttavia continuava a tenere Misaki stretta fra le sue braccia.
    "Cioè- io; con questo non intendo dire che- ciò il quale volevo far capire-"
    La allontanò lievemente da lui, sempre in modo da non strattonarla o forzarla, mentre tuttavia continuava a mantenere le sue mani sulle sue spalle, guardandola sul volto. Era caduto nel panico. Cosa voleva comunicarle? Non lo sapeva nemmeno lui, in realtà. Per la prima volta nella sua vita, il "Professore" non sapeva spiegarsi. Non aveva parole.
     
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  5. †_†yun yun †_†
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    Quella chiamata brusca la fece trasalire e udite le recenti parole, le risuonò alle orecchie come una minaccia. Come un principio di burrasca. Lo vide alzare le braccia e lei fu troppo lenta. La gravidanza rendeva il suo corpo più fiacco, per quanto cercasse di tenerlo allenato ogni giorno. Fece appena in tempo a richiamare i suoi poteri, il braccio tatuato proteso innanzi a sé, pronto a colpirlo, che venne abbracciata. Le lunghe e sproporzionate braccia di Daniel la circondarono. Si ritrovò con la testa premuta sull'incavo del collo, ad un non niente dal suo viso. Per la sorpresa rimase come paralizzata. Ma che diamine stava facendo? Prima l'aggrediva e ora la... Consolava? Rimase basita e inerte, senza riuscire a ricambiare la stretta, troppo sconvolta dallo shock. La stava dolcemente cullando, mentre la sua voce da adolescente cercava di tranquillizzarla. Questo era decisamente fuori dall'ordinario. Da quant'era che non veniva abbracciata in quel modo? Forse dai suoi genitori, l'ultima volta che li aveva visti. Quanto tempo era passato? Due anni? Tre? Non lo ricordava. Quel calore era qualcosa di indescrivibile. Appoggiò tremolando le mani alla sua schiena, ricambiando infine l'abbraccio. E lentamente si rilassò, assaporando il suo corpo caldo e vivo. Anche questa era diventata una rarità. Mentre Daniel parlava, sentì che qualcosa nella sua voce stava cambiando. Aveva assunto una tonalità di voce più risoluta, più decisa come se fosse diventato un uomo in quel momento. Come se volesse toglierle le ansie e le paure che la angosciavano ogni giorno. Poi si interruppe. E riprese a parlare balbettando. No, l'effetto 'adulto' era già svanito, tornando nuovamente a impacciare nelle parole. La allontanò delicatamente da sé e imbarazzato. Cosa mai aveva detto di così terribile? Lo guardò negli occhi in cerca di una risposta. Era terribilmente carino con il viso arrossato dalla vergogna, che faceva da contrasto con i capelli giallo canarino spento. Un timido sorriso le si affacciò sul volto, rallegrandole anche gli occhi. "Ehi, Daniel, ho capito. C'è stato un malinteso tra le nostre parole." Provò a dire. Ma il ragazzo sembrava come un pesce fuor d'acqua. Come se fosse rimasto senza parole. Evidentemente dentro di lui infuriava una terribile battaglia di sentimenti. Come quando avresti mille cose da dire e non trovi le parole. Misaki la conosceva benissimo. Anche a lei era successo alla sua età. E per spiegarsi aveva scoperto di poter parlare con le proprie mani. Aveva intrecciato le dita con quelle del ragazzo che le piaceva per dirgli ciò che provava. Aveva picchiato il suo insegnante che la maltrattava ogni giorno. Forse anche Daniel aveva bisogno di trovare un modo per esprimere ciò che albergava dentro di lui. Tornando finalmente padrona dei propri pensieri, capì che se voleva continuare ad avere un compagno per quella gita in barca doveva aiutarlo. "Se non trovi le parole, chiudi gli occhi. E lascia che sia il tuo corpo a prendere il sopravvento. Non fermarti all'apparenza e lasciati andare. Con me ha sempre funzionato." Aveva appena dato un consiglio da brava 'sorella' maggiore. Si sentì quasi orgogliosa di sé. Certo che la gravidanza altera veramente tanto l'umore di una donna...
     
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  6. QuerulousDemi
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    Possibile che doveva essere sempre così impacciato e sciocco quando veniva lasciato da solo con qualcuno? Anzi, qualcuna? Non era così stupido quando si metteva a parlare con sconosciuti, ma se si trattava del gentil sesso... perché? Perché la sua sicurezza svaniva? Fece un profondo respiro, come se stesse cercando di ragionare con il proprio cervello. Si stava analizzando da solo. Voleva, anzi, doveva essere realista. Ragionare. Cosa aveva da temere, qual'era il motivo del suo imbarazzo? Aveva forse paura di offendere o in qualche modo far fraintendere le sue parole? L'aveva appena fatto, ed aveva rimediato immediatamente. Pensava, pensava e pensava. Forse era proprio questo il problema, anzi, sicuramente era quello, dato che lo confermò anche Misaki. Doveva lasciar parlare il proprio corpo, in poche parole, far riposare la mente e... rilassarsi. Fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Schiarì la mente, rilassò i muscoli. Spense parte del cervello. Abbassò la guardia. Se prima il Reyes appariva, mentre pensava, come una teiera che stava per esplodere, dopo quest'ultima riflessione sembrò decisamente più sereno. Non era più rosso, e gli occhi, prima perennemente attenti e aperti, ora erano ben più rilassati e socchiusi, quasi come se si stesse effettivamente preparando ad andare a dormire.
    "Allora."
    Parlò improvvisamente, ponendo una mano su una spalla della ragazza.
    "Siamo venuti qui per divertirci, ed è quello che faremo." La guardava dritto negli occhi, senza nemmeno un accenno di esitazione. "Hai fatto le tue scelte, io ne avrei fatte altre al posto tuo, ma resta il fatto che sei felice, e se sei felice hai fatto le scelte giuste. DUNQUE, chiudiamo qui il discorso." Sorrise, sia per rassicurarla che per esprimere il suo attuale stato d'animo: allegro. "Se in futuro avrai bisogno di aiuto in materia sarò più che lieto di concederti la mia assistenza." Alzò la mano libera con l'indice alzato verso l'alto, rettificando. Immediatamente dopo, avrebbe tentato di prendere Misaki in braccio, sollevandola da terra, prendendola a mò di sposa, ma per un motivo ben diverso. A prescindere dall'esito del tentativo, avrebbe detto la stessa cosa, riaprendo gli occhi e tornando a cercare il contatto oculare con lei.
    "Ora: cosa vuole fare la mia Sorellona?"
    Beh, senza dubbio un cambiamento radicale. Era passato dalla fobia del puro contatto fisico con una ragazza ad un approccio completamente diverso, molto più diretto. Se si fosse fermato a riflettere, probabilmente, sarebbe esploso in un impeto di vergogna, ma aveva deciso di essere meno riflessivo e più impulsivo. Una decisione che non gli era stata permessa in passato, durante l'allenamento rigido.
     
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  7. †_†yun yun †_†
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    Misaki aspettava, ormai tranquilla, una mossa di Daniel. E nel frattempo pensava a sé. Negli ultimi due mesi aveva scoperto talmente tanti lati del suo carattere da assomigliare sempre più ad un eroe multiforme di cui aveva studiato a scuola. Solo che lei non era un eroe. Al massimo poteva essere la cattiva della storia. Tuttavia le sfaccettature che la componevano come essere, aumentavano di giorno in giorno. Nella sua vita non aveva quasi mai pianto, nemmeno dopo lo stupro. Adesso invece lacrimava come una vite tagliata ogni volta che si sentiva offesa e minacciata. Rideva come una sciocca per situazioni che normalmente non avrebbero destato il suo interesse. La sua testa era un bel guazzabuglio, senza ombra di dubbio. La gravidanza, anche se ai primi stadi era davvero complessa e articolata. Chissà come sarebbe diventata al termine del tempo? Mise una mano sull'addome, come per chiedere al piccolo Loki conferme su quelle sue considerazioni. Fece tutto questo mentre il giovane combatteva contro se stesso. Lo si poteva vedere dalle reazioni che gli dipingevano il viso. Era terribilmente tenero in quei momento che avrebbe voluto abbracciarlo e coccolarlo, ma si trattenne. Per lui era sicuramente un momento importante e lei non aveva il diritto di invaderlo ulteriormente. Alla fine il suo sguardo si addolcì e si fece più sicuro. Anche le sue parole risuonavano più risolute e ferme, come se avesse realmente raggiunto la fine dei suoi ragionamenti. Lei era felice? Era soddisfatta delle proprie scelte? Forse sì. Ma in un altra vita forse avrebbe agio in maniera diversa. Forse non avrebbe dato quel bacio così doloroso. Ma non ne era certa. Poi il ragazzo si offrì di darle aiuto, qualora un giorno ne avesse avuto bisogno. "Spero sinceramente di no. Non vorrei mai vedere il mio fratellino distrutto dal mio amante." Non conosceva le potenzialità di Daniel, ma sapeva perfettamente cosa era in grado di fare il torturatore. Lo aveva visto in diretta. Tuttavia sentire quelle parole le infuse una sorta di coraggio a non abbattersi e a non mollare mai. Anche se era più piccolo sapeva davvero dispensare saggi consigli. Non riuscì a dire altro perché in quel momento venne circondata nuovamente dalla sua presenza e stavolta per un contatto di prim'ordine. Esclamò con un gridolino divertito mentre le braccia di Dan la sollevavano agilmente. Rise di cuore, gli occhi visibilmente eccitati e febbrili. Si aggrappò a lui, circondandolo a sua volta vicino alle spalle per tenersi. Anche se era piuttosto magrolino all'apparenza, doveva essere ben sistemato quanto a muscoli, visto che la sosteneva senza sforzo. Doveva ammettere che non se l'aspettava. Che cosa voleva fare? Oh beh, lei aveva in mente un paio di idee, ma era meglio andarci caute. Quindi per prima cosa gli tolse le cuffie e ogni altra diavoleria elettronica che vedeva a colpo d'occhio. Poi lo guardò maliziosa, un sorriso birichino che le illuminava il volto. Era come se si fosse trasformata a sua volta in un'adolescente, carica di energia e dall'aria frizzantina e spensierata. "Adesso, caro 'fratellino', è l'ora di farci un bel tuffo." E si strinse ancora di più a lui facendogli capire che voleva che saltasse rimanendo a quel modo. L'impatto con l'acqua sarebbe stato terribilmente freddo, ma anche estremamente rigenerante. Per lei quasi purificativo, come se facesse un tuffo verso l'innocenza e la fanciullezza. Non era una cosa estremamente adrenalinica, ma per lei era sicuramente magica. Chissà se anche il ragazzo non più tanto pensieroso avrebbe provato le sue stesse sensazioni...
     
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  8. QuerulousDemi
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    Il mondo era completamente diverso se visto attraverso gli occhi di chi le preoccupazioni se le faceva solo quando servivano, e Daniel l'aveva appena scoperto. Era in mezzo al mare, da solo con una ragazza che si era già promessa a qualcuno e per giunta anche in cinta, e suddetta ragazza gli aveva appena proposto, anzi, ordinato, di tuffarsi, mentre si occupava di rimuovergli di dosso cuffie e qualunque apparecchio elettrico il diciottenne stesse portando con sé. Tutto ciò stava accadendo e... non gli importava nulla. Era lì, da solo con Misaki, senza alcun problema in vista. Paradisiaco. Famiglia? Poteva aspettare. Vigilare sui cittadini e gli innocenti? Eh, beh, era ancora giorno, e poi c'era anche la polizia, sicuramente non sarebbe accaduto nulla di grave se per una volta il Reyes avrebbe scelto di spendere tempo a rilassarsi anziché svolgere il proprio dovere. Almeno per questa volta. Il sole che prima aveva ignorato mentre era in moto ora veniva quasi evidenziato dal silenzio, tornando a fare visita al volto del biondo, mentre un leggero venticello soffiava, spazzando via qualunque calore in eccesso che poteva dare fastidio. Fece un profondo respiro, di nuovo, facendo entrare a sua volta l'aria di mare, come Misaki aveva fatto in passato. Una sensazione sublime a dir poco.
    "Oh, beh. Se questo è ciò che vuole, allora lo avrà immediatamente."
    Rispose all'ordine di Misaki, ricambiando lo sguardo, il suo sorriso sempre presente ma che accompagnato da quell'espressione poteva far intendere ben altro. Sembrava quasi il volto dispettoso di un bimbo di dieci anni che si preparava ad assistere al risultato della preparazione di un suo scherzo. Senza nemmeno ripensarci o chiederlo di nuovo, Dan si avvicinò al bordo della barca, mettendovi poi un piede sopra.
    "Tuffarci così, però, non sarebbe divertente." Disse, per poi cambiare la sua presa sulla ragazza: l'avrebbe alzata, portandola all'altezza del suo viso, e mentre con un braccio la sorreggeva da sotto, con l'altro le teneva la schiena, assicurandosi di non farla cadere. In sintesi si sarebbero ritrovati faccia a faccia, i loro visi pericolosamente vicini, per il Daniel di un tempo, ma non per quello che aveva appena eseguito quella modifica di posizione. "Ah, così va molto meglio. Non credi?" Le disse in completa tranquillità, ridacchiando, mentre continuava a fissarla. Solo in quel momento, a causa della vicinanza, del colore dei suoi occhi. Neri come la notte, come la sua armatura. Dire che erano affascinanti, per il ragazzo, sarebbe un eufemismo. "Ci siamo." Si preparò al tuffo, mettendo l'altro piede sul bordo della nave. Ormai erano entrambi ad un solo, piccolo passo dal mare. "Non staccarti da me, Misaki." La chiamò per nome, per la prima volta da quando si erano incontrati. Lui probabilmente non ci aveva fatto caso: era troppo rapito dagli occhi della ragazza e dal momento. Il cuore batteva a mille. Era un semplice tuffo, ma non era così semplice per lui. Staccò i pensieri, e fece il fatidico passo, che andò ad immergersi nel vuoto. Non aveva fatto caso a quanto sarebbe stata profonda l'acqua o duratura la caduta. A lui non importava. A lui importava solo di continuare a guardare lei in volto, incapace di staccarsi da quel suo volto e da quei suoi occhi, che ormai lo avevano completamente catturato. La avvicinò a sé, giusto un altro po', per assicurarsi di lasciarla andare, ma anche per vederla da più vicino, mentre cadevano.
     
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  9. †_†yun yun †_†
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    Daniel raggiunse il parapetto di legno e vi ci si arrampicò agilmente. Non temeva per il loro peso: dopotutto l'aveva costruita lei e sapeva quanto potesse reggere quel legno massiccio. Quando il giovanotto ebbe messo entrambi i piedi sulla balaustra, decise di cambiare presa, afferrando saldamente la futura mamma in una posizione più comoda per entrambi. Ma anche decisamente più intima e imbarazzante. Misaki si trovava adesso girata verso di lui, con le gambe che gli cingevano i fianchi. Il vestitino azzurro ovviamente non aveva resistito al movimento. Così era lentamente scivolato verso il suo ventre, scoprendo al sole le sue cosce tornite. Per fortuna era ancora abbastanza lungo da coprirle la zona dei lombi. Tuttavia non era finita qui. Ora il loro visi erano davvero vicini. Oltre gli occhiali vide due insoliti occhi violetti, penetranti e indagatori. Si fissarono per alcuni interminabili attimi, rimanendo come sospesi dal vento, ad un passo dal tuffo, ad un passo da tutto. Mantenne lo sguardo fiero dritti di fronte a sé, non staccandogli mai gli occhi di dosso. Pian piano tuttavia le sue guance mutilate si imporporano, evidenziando ancora di più la sua natura ancora a metà tra il fanciullesco e l'adulto. Un attimo prima di buttarsi gli tolse gli occhiali e glieli mise in una tasca della giacca, in modo che non potesse perderli durante il tuffo. Non sapeva quanti gradi avesse in meno, o se erano lì solo per bellezza, ma adesso i loro occhi erano liberi di rincorrersi, senza altre barriere a separarli. Era come se durante quel contatto visivo stessero mettendo a nudo le proprie anime. "Basta che tu non mi lasci. Io non me ne vado, Daniel" Gli disse in risposta, la voce ferma e tranquilla. E in un attimo si sentì andare giù: la forza di gravità li richiamò a sé, facendoli entrare in acqua. Il fresco del mare li inondò, così come l'oscurità marina. Eppure erano ancora in grado di vederci abbastanza. Misaki socchiuse gli occhi, reclinando leggermente la testa all'indietro, come se fosse in preda all'estasi. E per lei era davvero così. Stare in mare aperto le donava libertà, indipendenza e forza. Aveva sentito le correnti avvolgerle le membra come se fosse in un abbraccio infinito. I capelli si muovevano come se avessero vita propria. Il suo corpo era premuto contro Daniel, ormai anche lui con i vestiti totalmente zuppi. I suoi capelli biondi presero a scompigliarsi, e lei glieli tolse delicatamente dal viso con le mani, in modo che potesse vedere senza l'impiccio davanti. Era davvero felice di trovarsi lì. Si sentiva la pelle fremere dall'eccitazione mentre l'acqua salata quasi penetrava in lei. Era una donna di mare e queste sensazioni era abituata a provarle. Si sentiva bene. Anzi, si sentiva divinamente. Quel fresco abbraccio era per lei molto più di un semplice contatto con l'acqua: era come un ritorno al suo elemento naturale. Il suo cuore batteva all'impazzata ed era certa che quella sensazione di benessere arrivava anche al feto dentro di sé. Sorrise a Daniel, cercando di capire se anche lui condivideva la sua gioia. La presa delle sue gambe si fece più pressante, come a non volerlo far allontanare da lei. Era strano. Quel ragazzetto sbarbato la faceva sentire viva, la faceva in qualche modo sentire diversamente da come era. Ma non era spiacevole, affatto. Era semplicemente diverso. Purtroppo però non erano pesci e ben presto avrebbero avuto bisogno di respirare, per far entrare aria nei polmoni. Siccome non potevano parlare, gli comunicò a gesti la sua intenzione di risalire. Po sarebbe spettata a lui la decisione se riemergere rimanendo intrecciati, oppure se lasciarla andare per consentire ad entrambi di fare il pieno di ossigeno.
     
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  10. QuerulousDemi
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    Scusa per il ritardo.

    I loro corpi vennero completamente invasi dall'acqua. Erano entrati in mare. La luce del sole riusciva ancora a farsi spazio fra la superficie d'acqua, illuminando i due tanto quanto bastava per concedergli visione l'uno dell'altra. Tuffatisi, la ragazza era caduto in uno stato di completa euforia. Era entusiasta. I suoi capelli, così come quelli del diciottenne, si muovevano liberi nell'acqua salata del mare, mentre i due rimanevano abbracciati, rifiutandosi di lasciarsi, anzi: Dan percepì la presa che Misaki aveva sulle sue gambe farsi leggermente più forte. Mentre lei era rapita e catturata dalla bellezza del momento, lui d'altro canto era come incantato dalla naturalezza e felicità che vedeva presente in lei. Quell'esperienza era senza dubbio magica, per il diciottenne, anche se per motivi diversi. La ragazza era visibilmente contenta, e il biondo vedendola sorridere non poté fare altro che ricambiare con un sorriso a sua volta. Sarebbe potuto rimanere lì, a fissarla e osservarla per ore, ma i polmoni e il bisogno di aria cominciavano a farsi sentire, e anche la sua Sorellona accennava ad aver bisogno di respirare. Senza lasciarla andare, si impegnò a muovere le gambe all'unisono, quasi come se al posto delle gambe avesse un paio di pinne, nuotando verso l'alto. Dopo pochi attimi avrebbero raggiunto la superficie, riemergendo. Erano di nuovo liberi di respirare quell'aria di mare che invadeva l'ambiente circostante. Si guardava in giro il diciottenne, alla ricerca di un modo di ritornare sulla nave. Ormai entrambi bagnati fradici, il ragazzo stava per proporre di risalire a bordo, ma non appena stette per terminare la sua ricerca e chiedere direttamente alla proprietaria cosa fare per rimettere piedi sull'imbarcazione, voltandosi verso di lei, vide di nuovo quella sua faccia ricolma di gioia, una gioia che non vedeva nemmeno sul volto di chi salvava da morte certa durante le sue pattuglie da vigilante. Una gioia contagiosa. Quel sorriso non era stato minimamente contaminato neppure dalle cicatrici che albergavano sulle sue guance. La osservò stupito per un'istante, la bocca socchiusa, visibilmente sorpreso, per poi tornare a sorridere, ridacchiando.
    "Sei adorabile, Misaki."
    Non aveva più peli sulla lingua. Non balbettava più. Ormai la sua voce era calma e serena, quasi quanto il mare che in quel momento cullava dolcemente i due, che continuavano a tenersi a galla, stretti. Si stava praticamente scordando che lei era la stessa Misaki che aveva deciso di farsi torturare pur di seguire il proprio amore, che lei era la stessa Misaki che aveva scelto di portare in grembo il figlio di colui che le aveva procurato quegli sfregi. Tutto ciò ormai non importava più al ragazzo: lei in quel momento era felice, e Dan era sempre stato un ragazzo piuttosto empatico. Una leggera brezza cominciò tuttavia a soffiare verso di loro, e il canarino fu riportato alla realtà. Erano in mare aperto, e i loro vestiti erano completamente bagnati.
    "Dovremmo risalire. L'ultima cosa che vorrei è una sorella ammalata."
    La abbracciò di nuovo, questa volta stringendola a sé, godendosi poi per un po' quel tanto bramato contatto fisico che sin da piccolo aveva desiderato, ma che non aveva mai potuto ottenere. Una sorella... già, una sorella avrebbe senza dubbio rallegrato le sue giornate spese all'interno della casa prigione, ma purtroppo il grande capo lassù non lo aveva mai voluto accontentare. Era rimasto figlio unico.
     
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  11. †_†yun yun †_†
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    Non preoccuparti^^ Piuttosto, fammi sapere se va bene seguire questa linea della role o preferisci 'andare oltre'.



    Avvertì la presenza del vento prima ancora che le sfiorasse la pelle: un rumore inconfondibile per lei, che le carezzò dolcemente le orecchie. Il mare era di un azzurro intenso ovunque si girasse e nonostante fosse il pomeriggio inoltrato, la superficie era piatta, quasi immobile. Era lì, immersa nei propri pensieri e nei propri ricordi di bambina, quando Daniel le rivolse la parola. Evidentemente doveva avere sul viso un'espressione beata e rilassata, visto che la definì adorabile. Si imbarazzò un poco, non era abituata a questo tipo di complimenti: l'avevano definita pazza, sadica, malata, eccitante... Ma l'aggettivo "adorabile" mancava nel suo repertorio. Così era nuovamente arrossita. Sembrava quasi che i due ruoli si fossero invertiti: prima era il biondino a sentirsi a disagio con lei, adesso Misaki si ritrovava a imbambolarsi per le sue frasi e i suoi gesti. Scosse il capo come per cercare di scacciare via quel nuovo stato d'animo che provava. Proprio in quel momento il fresco venticello pomeridiano li raggiunse, rinfrescando i loro visi fuori dall'acqua. Anche lei convenne sull'idea di uscire dall'acqua per risalire, nonostante la prospettiva di rimanere un altro po' a mollo fosse così invitante. Ma ovviamente doveva pensare alla gravidanza e a non ammalarsi. Così provò a dirigersi verso la poppa, là dove c'erano delle scalette per risalire, accanto al gommone di scorta. Ma in principio non riuscì a muoversi perché venne abbracciata da dietro: si sentì stringere e avvolgere dalla sua presenza, il respiro regolare che le solleticava il collo. Se si concentrava poteva udire persino i battiti forti e regolari del suo cuore, che batteva pressante contro la sua schiena. Ecco ora sì che non sapeva cosa fare. Più che altro non sapeva come interpretare quel gesto. Così, ad istinto, le venne da pensare che fosse una specie di abbraccio fraterno, dettato da un'infanzia solitaria. Per lo meno da quanto aveva capito lei. Tuttavia poteva esserci comunque un margine di errore nelle sue considerazioni: Daniel era comunque nel pieno dell'adolescenza, con sicuramente gli ormoni a mille. In quel momento stava stringendo tra le braccia una giovane donna, con il vestitino fradicio che le si incollava addosso: a parte per la vista e un sottile strato di tessuto, poteva essere nuda. Per non creare traumi, rimase abbracciata a lui, mentre cercava di darsi una spiegazione. Alla fine purtroppo l'aria fresca si fece più insistente: "Forse ora conviene davvero risalire..." Gli disse a voce bassa, quasi titubante, come se non volesse rovinare troppo quel momento. Sicuramente lui l'avrebbe seguita senza problemi. Giunti a poppa, Misaki salì agilmente sopra la piattaforma che separava il barca dal mare, prima di iniziare a salire tranquilla sulle scalette. Il vento le fece appiccicare ancora di più l'abitino alla sua silhouette, rivelando le sue forme morbide e toniche al tempo stesso. Quando furono entrambi a bordo decise di fare chiarezza nei loro comportamenti, in modo da non creare più eventuali situazioni facilmente fraintendibili. "Vado di sotto in cabina a cambiarmi, se vuoi credo di avere anche qualcosa per te. Vieni, ti faccio vedere." Ovviamente era una proposta logica: si sarebbero tolti i panni fradici per indossarne di asciutti, una bella comodità. Misaki si sarebbe avviata sottocoperta: era un piccolo spazio, ma pieno di ogni confort. Appena scese le scale si trovavano in un piccolo soggiorno, con tavolino, panche e una mini-cucina. Oltre c'era una camerina con un letto e l'armadio sulla destra, mentre a sinistra un piccolo bagno con la doccia. Piccola, semplice, ma funzionale. Lei si diresse senza indugio vero la propria stanza, e aprì il guardaroba in cerca di qualcosa da mettersi. Rovistò un attimo prima di trovare un prendisole rosso per sé e un paio di bermuda con una camicia bianca per Daniel. Glieli porse quasi ammiccando, o forse no. Stava a lui cercare di interpretare i suoi segni. Si trovava ad un paio di metri da lui quando gli chiese di tirargli giù la cerniera di ciò che indossava. I suoi occhi sembravano più grandi, come quelli di un cerbiatto, mentre si voltava per dargli la schiena. Scostò i lunghi capelli, portandoli davanti così da lasciare libero lo spazio alla visuale del ragazzo. Chinò lievemente la testa in avanti, mettendo in evidenza il collo fine e lungo. La cerniera terminava molto in basso, all'altezza delle fossette di Venere. Poi toccava al fratellino decidere se continuare a spogliarla da solo, oppure lasciare che fosse lei stessa a tirarsi giù il resto. Non lo voleva mettere alla prova, ma quel gesto avrebbe aiutato a definire il rapporto tra i due, così da poter agire in futuro con serenità, senza preoccuparsi di ferirsi a vicenda.
     
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  12. QuerulousDemi
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    Quell'abbraccio, quel contatto che così tanto bramava durò per poco, almeno per il ragazzo, che tuttavia riconobbe la necessità di dover tornare a bordo della nave. Non fu ferito o in alcun modo irritato dalle parole di Misaki, ma anzi, le dava ragione. Annuì, avviandosi poi assieme alla ragazza verso la poppa. Quella stretta era stata solo ciò? Una semplice stretta? O forse era il subconscio del diciottenne che lentamente cominciava a farsi sentire? Era rimasto casto sino a quell'età, e non si era mai, incredibilmente, posto il problema di trovarsi una ragazza o comunque provare l'ebrezza di fare sesso. I genitori, con quel discorso, i numerosi allenamenti, quel potere... gli avevano praticamente fatto il lavaggio del cervello. Se non fosse stato per l'incontro con Misaki probabilmente avrebbe speso un'altra giornata tipica a sorvegliare tutto ciò che lo circondava, continuando quel circolo vizioso che ogni giorno si ripeteva. Alzarsi, mangiare, uscire, vigilare sull'ambiente circostante, rincasare, mangiare, dormire, ripetere. Poteva tornare a svolgere il suo lavoro, in quell'istante? Ovviamente. Voleva farlo? Non ne era così sicuro. Scosse la testa, mentre risaliva a bordo. Ancora si stava facendo problemi del genere? Non aveva intenzione di spendere la sua intera vita al servizio degli altri. Certamente, voleva aiutare quando poteva e se doveva, ma non ad ogni ora, ogni giorno. Non era un automa, e non aveva intenzione di diventarne uno. Tutto ciò, tuttavia, fu completamente spazzato via dalla sua mente, non appena vide colei che poco fa abbracciava in mare ora fuori dall'acqua. Il vestito azzurro che prima, asciutto, la copriva, ora, completamente bagnato, rivelava gran parte delle sue forme. D'altro canto i vestiti bagnati di Dan continuavano a servire il loro scopo primario: coprirlo, seppure bagnati. I colori del suo vestiario erano piuttosto scuri, fatta eccezione per la maglietta gialla sotto l'uniforme, dunque non traspariva alcun dettaglio. La ragazza avrebbe potuto vedere il suo fisico solamente se si sarebbe spogliato. Non sapeva ancora le intenzioni di Misaki, diamine, non sapeva neppure le sue, Dan, dunque tentò di non soffermarsi a fissarla troppo, non volendo metterla a disagio, senza ovviamente palesemente scostare lo sguardo da un'altra parte. Tornati a bordo la ragazza lo invitò a seguirla, affermando di avere un cambio per entrambi. Di tutta risposta il biondo si limitò ad annuire, ubbidendo e rimanendole vicino, mentre camminando i suoi vestiti gocciolavano, bagnando il legno ove camminava sopra. Scesero delle scale, andando sottocoperta. Con piacevole sorpresa il Reyes scoprì che l'imbarcazione conteneva anche un piccolo soggiorno con diverse comodità, ma i due non si soffermarono lì, bensì procedettero oltre, entrando in una camera da letto, probabilmente quella della proprietaria della barca. Si guardava in giro, curioso riguardo come fosse fatta la stanza: non aveva mai potuto incontrare una ragazza, figuriamoci vedere la stanza da letto. Mentre analizzava con interesse tutto ciò che lo circondava, tuttavia, riportò di nuovo l'attenzione su di Misaki. Gli diede una camicia bianca e un paio di bermuda, ammiccando. Ringraziò, annuendo leggermente. Doveva indossarli? Guardava, tenendoli in mano, i vestiti. Senza farsi problemi, avrebbe cominciato a cambiarsi anche lì, immediatamente, ma un fatto più urgente richiamò il suo interesse. La ragazza gli aveva chiesto di aiutarla a spogliarsi. Sgranò gli occhi. Lui? Aiutarla a... spogliarla? Annuì, piuttosto silenzioso e senza il minimo accenno di vergogna. Si avvicinò piuttosto rapidamente, ma sempre tranquillo, a Misaki, che gli aveva appena dato le spalle, dopo averlo osservato un'ultima volta con quei suoi enormi occhi corvini che prima lo avevano completamente mandato in trance. Scostò i capelli, rivelando il suo collo fine, quasi elegante. Lentamente afferrò la cerniera, cominciando poi a portarla sempre più in giù, aprendola. In quel momento, all'insaputa della ragazza, stava avvenendo una lotta all'interno del cervello di Dan. Due fazioni lottavano per il controllo del corpo del giovane. Una voleva farlo indietreggiare, fermare, farlo tornare al suo solito atteggiamento bonaccione, mentre l'altra voleva farlo addentrare nella terra del bianconiglio, fargli sperimentare, una volta per tutte, cosa significasse stare assieme con una ragazza. I suoi occhi erano quasi lucidi, la velocità di battiti del suo cuore era seconda solo a quella di una ferrari a piena potenza. Giunse finalmente alla fine della cerniera. Aveva una scelta. Fermarsi... o osare, spingersi oltre, e continuare a spogliare la sua presupposta "sorella"? La sua mente vacillò per un'istante. Quasi ci vide sfocato, e senza accorgersene stava continuando a denudare Misaki, togliendole, sempre con la dovuta calma, tutto ciò di bagnato che indossava. Pare proprio che gli ormoni avevano vinto, ma dopotutto c'era da meravigliarsi? Gli esseri umani erano pur sempre animali, e Dan, per quanto avesse resistito e pensasse di essere diverso, alla fine non lo era affatto. Era un uomo, non una macchina. Mentre svestiva la ragazza, lui continuava a portare gli indumenti inzuppati: le donne prima degli uomini. Una regola bizzarra da applicare in un contesto del genere, ma che pareva avere importanza anche qui. Aveva posato bermuda e camicia bianca sul pavimento, per avere entrambe le mani libere.
    Da qui non si torna indietro...
    Pensò, ed effettivamente era così: come avrebbe reagito la ragazza all'improvviso cambiamento di Daniel? Forse lo avrebbe calciato, chiamandolo maniaco, e non avrebbe avuto tutti i torti, ma in cuor suo il Reyes sperava che sarebbe rimasta al gioco. Era curioso, e seppure prima aveva avuto occasione di vedere parzialmente le forme di Misaki, vederla nuda sarebbe stata una cosa completamente diversa e interamente nuova.
     
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  13. †_†yun yun †_†
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    Il rollio della nave era rilassante. Misaki si sentiva ondeggiare di qua e di là a secondo dell'onda. Dopo avergli voltato le spalle aveva socchiuso gli occhi, abbassando lo sguardo. Avvertì subito le dita di Daniel che le sfioravano la schiena per poter assecondare il suo capriccio di aprirle la cerniera. Avrebbe potuto benissimo farlo da sé: vivendo in un piccolo appartamento da sola, con i pesci nell'acquario come unici compagni, era diventata brava di farsi ogni cosa senza chiedere l'aiuto di nessuno. Compreso quello per le intricate chiusure di vestiti e simili. Eppure aveva voluto cercare oltre. Ed ora era lì, ferma immobile e farsi svestire. Non che fosse stato un desiderio del biondino, ma una sua esplicita richiesta. Eppure lui non si era tirato indietro. Il calore del suo corpo le arrivò lo stesso, oltre l'abito bagnato. Sentì la cerniera aprirsi, e scendere lentamente verso il basso. Era come se il tempo si fosse fermato, come se l'atto stesso di mostrare la schiena nuda fosse un preludio al piacere. Ed effettivamente poteva essere così. Sentì la cerniera fermarsi, poco sopra le sue natiche, segno che era impossibile proseguire. Avvertì un respiro profondo e un cuore in tumulto dietro di sé. Lei invece manteneva la calma e la sua solita compostezza. Non perché fosse indifferente alla situazione, ma perché si stava gustando quelle tenere attenzioni sulla propria pelle. Le mani di Daniel non si fermarono: lentamente le sentì risalire sulle spalle e con la stessa calma scivolarono giù per le sue braccia, portandosi con sé le maniche a bomberino. Trovarono un po' di resistenza con la pelle, cui il tessuto bagnato faceva attrito. Misaki ciondolò il capo, muovendolo verso destra. Percepì l'abito che scendeva lentamente verso il basso, scoprendo ogni secondo che passava qualche centimetro di pelle in più. Era candida, quasi di ceramica. Eppure quando passava le estati al mare si dorava facilmente, donandole un colore irresistibile. In quel momento era chiara, e la differenza di temperatura le aveva provocato una leggera pelle d'oca. Tuttavia poteva essere benissimo scambiata per un brivido di piacere. Infine, il vestito cadde a terra, troppo pesante per scivolare dolcemente fino al pavimento. Misaki rimase così con un completino intimo bianco, dalle rifiniture in pizzo. Non era niente di particolarmente provocante, ma le dava un'aria sensuale e rispettabile al tempo stesso. Si girò a quel punto verso Daniel, che ancora indossava i vestiti zuppi. Le sue guance erano rosse, ma alla debole luce della cabina non era facile vedere il colore con certezza. Le uniche due cose che spiccavano erano gli occhi scuri e le cicatrici traslucide. In un primo momento non riuscì ad alzare lo sguardo per guardarlo. Così lo mantenne basso di fronte a sé. Fece un passo, scavalcando il vestito per terra e fu a contatto con lui. "Adesso è il mio turno di spogliarti." Gli disse con autorevolezza. In realtà la sua voce era bassa, quasi intimidita, con una lieve punta di malizia. Se il biondino non l'avesse fermata, lei avrebbe iniziato a togliergli la giacca, facendo scorrere le mani lentamente sul suo busto. Si sarebbe accorta per la prima volta del suo fisico, lineare e asciutto, ma non per questo non delineato. Pian piano gli avrebbe preso i baveri e li avrebbe spinti verso il basso, lasciandolo con la maglietta gialla. Avrebbe poi afferrato il bordo di quest'ultima e lo avrebbe fatto alzare, scorrendo dall'addome fino alla sua testa con le mani. Si sarebbe anche alzata in punta di piedi per aiutarlo a togliersi le maniche della maglia. Per farlo i loro corpi si sarebbero avvicinati ulteriormente e per la prima volta sarebbero entrati in contatto. Pelle contro pelle. Misaki era sempre sulle mezze-punte. Ora era alta qualche centimetro meno di Daniel e poteva guardarlo negli occhi. La sua guancia si sfiorò con quella del giovane e i loro sguardi si incrociarono per la prima volta da quando era iniziato quel rito di 'svestizione'. Era inquieta: le sue iridi ballavano a destra e a sinistra, per cercare di dare un senso a quel momento. Di dare una spiegazione logica al suo comportamento. Poteva capire cosa frullava nella testa del canarino, ma non riusciva a spiegare il proprio modo di fare. Eppure in quel momento era tutto ciò che desiderava, tutto ciò di cui sentiva di avere bisogno. Spostò leggermente la testa, portandola dritta, di fronte a quella di chi poco prima aveva bonariamente soprannominato 'fratellino'. Ormai i loro nasi potevano sfiorarsi. Lentamente anche il suo cuore aveva preso a battere più forte, così come il suo respiro. Da qualche parte a scuola aveva letto una frase: "To await a pleasure, is itself a pleasure" Non si aveva mai compreso bene il significato fino a quel momento. Adesso invece lo percepiva. Si sentiva come appesa ad un filo di ragnatela, che avrebbe potuto spezzarsi in qualsiasi momento. Oppure avrebbe potuto accorciarsi. Se Daniel si fosse allontanato, niente di niente sarebbe accaduto. Misaki gli aveva lasciato una possibilità per rimanere stabili, per non doversi addentrare in chissà quali luoghi peccaminosi. Ma lo stava anche invitando seducente verso di sé. Che cosa avrebbe deciso?
     
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  14. QuerulousDemi
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    Assaporò ogni momento speso ad "assistere" Misaki, mentre attorno a lui il tempo quasi sembrava rallentare. Dopo averla completamente denudata, fatta eccezione per l'intimo, notò un piccolo brivido correrle lungo la schiena, ancora rivolto verso di lui. Le piaceva? No, probabilmente era per un altro motivo. Misaki si girò, affermando poi che ora era il suo turno di spogliarlo. Dunque, non tutto ciò non le provocava fastidio? Le speranze che Dan nutriva per quella situazione forse non sarebbero svanite? In quel momento vi erano un sacco di domande che rimbombavano nella testa del ragazzo, ma non riusciva a pensare, era troppo catturato dal momento. La ragazza che poco prima definiva sorella ora lo stava svestendo, passando la mano lungo il suo busto, mentre gli toglieva la camicia. A causa del suo allenamento aveva quasi perso sensibilità del suo corpo, ma per qualche ragione sentì particolarmente quel tocco, quelle dita. Cosa gli stava accadendo? Era difficile pensare in modo razionale, e azioni che prima non sognava nemmeno di tentare ora gli apparivano solamente come una scelta naturale. Osservava con uno sguardo tutt'altro che sicuro la ragazza, mentre terminava il compito di rimuovere i vestiti bagnati. Non perché fosse insicuro riguardo il suo fisico o altro, ma perché ancora non aveva chiaro cosa stesse accadendo. O meglio, capiva perfettamente la situazione, ma non come fosse arrivato fin lì. Il suo corpo si muoveva da solo, mentre il cervello rimaneva indietro. Percepì la pelle delicata di Misaki entrare in contatto con la sua. Era un sensazione a dir poco sublime, quasi indescrivibile per Dan che non aveva mai potuto nemmeno immaginarsi di abbracciare qualcuno. Proprio mentre gustava quella sensazione, notò che ora la sua faccia era pericolosamente vicina, praticamente attaccata, a quella di lei. I loro nasi praticamente si sfioravano. Il tempo, se prima pareva andare a rallentatore, ora si era completamente fermato. Un'ultima occasione. Aveva un'ultima occasione per fermarsi e allontanarsi, ma ormai aveva osato, e Dan non era il tipo da tirarsi indietro. Sarebbe andato sino in fondo. Rimasto praticamente ora solo con pantaloni e intimo, non disse nulla: avrebbe avvicinato ulteriormente il suo viso a quello di Misaki, cercando il contatto delle sue labbra, per baciarla. Ovviamente non era un esperto, dunque andò per teoria. Avrebbe appoggiato le sue labbra su quelle della ragazza, inclinando leggermente la testa e socchiudendo gli occhi, mentre con le braccia sarebbe andato a sollevarla, delicatamente, utilizzando come base il suo sedere, per spostare il tutto sul letto, posando prima lei su di esso, mentre riportava le braccia verso l'alto, facendole scivolare lungo quella sua schiena che già da prima lo aveva mandato su di giri. Il sangue, che prima affluiva al cervello, ora cominciava a passare ad un altra parte, che iniziava a farsi sentire, fra i pantaloni del diciottenne. Tutto ciò tuttavia avrebbe aspettato. Voleva soddisfare Misaki, prima di tutto. Dalle labbra, cominciò lentamente a scendere con la sua bocca, assaporando l'intero corpo della ragazza, raggiungendo eventualmente il suo seno, che gli avrebbe probabilmente ricordato il fatto che lei fosse incinta, se non fosse stato così occupato a leccarlo e massaggiarlo. Sembrava quasi un vampiro che, assetato di sangue, percepiva il sangue della sua prima vittima. Completamente euforico. Pareva essersi scordato di tutta la storia delle torture, amore... in quel momento riusciva solo a pensare a Misaki e al suo corpo.
     
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  15. †_†yun yun †_†
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    L'attesa era finita, e Daniel aveva scelto di buttarsi. Lo vide coprire la distanza dalle loro labbra con fare leggermente incerto. Come se non avesse esperienza. La baciò in maniera candida, appoggiandosi e basta a lei. Misaki avrebbe voluto rispondere, ma venne sollevata di peso in quello stesso istante. Sentì la presa forte delle sue mani afferrarle il sedere per tirarla su. Si aggrappò a lui con forza, per evitare di cadere per terra. Eppure il bacio era fermo a quel tiepido contatto. Venne posata delicatamente sul letto e prima ancora di poter rispondere, il biondino si fiondò senza pensarci più di un secondo sul suo seno ancora imbrigliato dall'intimo. Gemette quando si sentì toccare il capezzolo. Già la gravidanza era fautrice di una maggiore sensibilità, ma bisognava aggiungere i due piccoli piercing che li trapassavano da parte a parte. Erano stati un dono del suo macabro amante, quando aveva preso la sua prima vittima. Si presentavano come due bastoncini orizzontali, di colore argento, alle cui estremità albergavano due teschietti anch'essi argentati. Ovviamente lei li adorava, ma forse al suo nuovo compagno di avventura non avrebbero fatto la stessa impressione.
    Tuttavia c'era qualcosa che non andava. La situazione era già strana di per sé, eppure sentiva risuonare nella sua testa una specie di sirena lampeggiante. Alla fine capì che stava accadendo tutto troppo di fretta. Questo poteva essere la conseguenza di varie possibilità: da bravo adolescente, Daniel era impaziente di arrivare al dunque; oppure aveva paura che Misaki cambiasse idea; o ancora -e sperava vivamente che non fosse il loro caso- lui era vergine o quasi e stava andando per puri tentativi o per sentito dire. Al solo pensiero che il biondino potesse essere nuovo di quel tipo di esperienza, la sua Lanterna serpeggiò desiderosa, come se volesse già prendere parte ai giochi. Anche quando aveva baciato la sua assistente si era sentita in quel modo e per paura di non riuscire a salvarla, aveva dovuto fermarsi, nonostante desiderasse ardentemente prendere il suo corpo. Da allora aveva fatto più esperienza e certamente lui non era indifeso e spaurito come la sua collega. Se lo avesse attaccato, si sarebbe certamente difeso. Ma questo, quanti guai e problemi avrebbe comportato? Non voleva pensarci. Doveva riuscire in tutti i modi a far rimanere latente il proprio potere.
    Un altro fattore che la lasciava sconcerta era il comportamento di Loki: quando era stata posseduta dal suo uomo il piccolo si era ribellato, arrivando addirittura a mettersi in mezzo alla coppia di amanti. Adesso invece era tranquillo, come se non ritenesse necessario il suo intervento. Aveva avuto paura di suo padre e non di un perfetto sconosciuto? Strano. Se se lo fosse ricordata, un giorno, gli avrebbe chiesto spiegazioni.
    Però quello era il momento di parlare con qualcun altro. Alzando lievemente le braccia prese la testa di Daniel, costringendolo quasi ad interrompere il suo lavoro per guardarla in viso. "Daniel, non voglio sembrarti offensiva, ma credo che tu non abbia molta esperienza in questo... Campo." Parlò gentilmente e in modo comprensivo. Per lei non era un problema avere a che fare con inesperti, non gliene faceva una colpa. Anzi poteva essere intrigante, insegnare come dare e ricevere piacere. Tutto a patto che non fossero vergini. In quel momento sarebbe stato difficile controllarsi. Gli carezzò la guancia, come per invitarlo a baciarla nuovamente. "Non essere ansioso. Non correre. Prendiamoci il nostro tempo, ok? Lasciati guidare da me." Se Daniel fosse stato d'accordo allora lo avrebbe baciato. Le sue morbide labbra avrebbero stuzzicato quelle di lui, la sua lingua frizzantina gli avrebbe solleticato il desiderio, leccandolo sulle labbra. Come un gattino quando beve il latte dalla ciotola. Si sarebbe fermata per sorridergli, leggermente imbarazzata. Lo avrebbe baciato nuovamente, prendendogli il labbro inferiore tra i denti. Un piccolo morso, scherzoso ed eccitante al tempo stesso. E una piccola pausa ancora. Avrebbe aumentato il desiderio. E quando le loro bocche si fossero incontrate di nuovo, avrebbe aperto di più la sua cavità e si sarebbe gettata dentro di lui. Un bacio caldo, passionale. Il primo vero scambio di liquidi corporei avveniva lì. Due lembi di carne che umida che si conoscono, che scambiano tra sé sensazioni. Il cuore automaticamente accelera, mentre i respiri si infittiscono. Lo invitò nella sua di bocca, retrocedendo pian piano. Gli aveva fatto assaggiare un piccola parte e ora stava a Daniel andare a prendersi il resto. Mosse la mano sinistra che afferrò i capelli biondi di lui. Le dita si strinsero intorno a quei filamenti bagnati, stringendoli. Era un po' come una morsa, un ordine silenzioso a farlo procedere in quella direzione. Lentamente con la mano libera si sarebbe sganciata da sola il reggiseno, liberandolo da quel pezzo di stoffa bagnato. I capezzoli turgidi sarebbero stati in vista per la prima volta: Daniel ne avrebbe provato repulsione o li avrebbe adorati? Misaki era quasi sicura della reazione che avrebbe visto. Dovevano procedere per gradi se volevano far andare tutto per il meglio.
     
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79 replies since 20/1/2015, 16:04   876 views
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