Resta sempre uguale a come sei

Per Demi

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  1. QuerulousDemi
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    Riassunse una posizione più composta, avvicinando questa volta la sedia al dorso in modo da sedere nel giusto modo, a schiena dritta, mentre, con le braccia conserte e sempre con una gamba sopra l'altra, osservava curioso Misaki mentre dava le sue risposte. Non appena ella affermò di non essere né annoiata né infastidita, tirò un sospiro di sollievo: certo, ora era sicuro e a suo agio, ma questo non significava che avesse perso qualsiasi senso del pudore. Sapere di non essere d'intralcio o di peso alleggerì di molto la pressione che durante quella conversazione portava con sé, doveva fare attenzione alle sue parole, parlare di relazioni, parenti, legami... argomenti normali fra conoscenti e amici, ma che persino fra questi, se non trattati nel giusto modo, potevano portare disagi. Il primo punto lo rassicurò, il secondo lo confuse un poco, il terzo lo fece annuire. Il quarto punto, invece... non lo intimorì, anzi. Lo intrigò assai. Stava forse suggerendo che lei non fosse per nulla una brava ragazza? Un'assurdità, se ci pensava su in modo superficiale. Ma effettivamente c'erano strati di lei che ancora non aveva nemmeno intravisto. Che i suoi segreti fossero davvero così terribili? Dan inclinò leggermente la testa verso destra, come se stesse cercando di cambiare punto di vista. Il soggetto davanti a lui diventava sempre più affascinante. Conoscere le persone era divertente, perlomeno conoscere questa ragazza.
    "Hey, hey. Così non vale." Affermò il biondo, sorridente, non appena ebbe udito il desiderio della ragazza di conoscerlo meglio. "Io ti ho detto le mie impressioni di te, mi sembra un giusto scambio che tu a tua volta mi dica le tue riguardo me." Rilasciò una piccola risata, divertito dall'idea. Non si era mai chiesto come apparisse agli altri così, a prima vista, anche se sapeva che molti lo reputavano un ragazzino, a causa della sua età e apparenza. "Coraggio, prometto che dopo questo ti racconterò riguardo tutto ciò che vorrai su di me, anche se sono piuttosto noioso. E fidati, non sono il tipo da rompere una promessa." Ammise, mentre, completamente tranquillo e fermo, posizionava le mani sul tavolo, in modo da farsi analizzare appieno, qualora la ragazza avesse voluto accontentarlo. Si sarebbe lasciato studiare appieno, seguendo ogni indicazione che Misaki gli avrebbe chiesto, se avesse deciso di esaminarlo.
     
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  2. †_†yun yun †_†
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    Misaki negli ultimi tempi aveva stretto talmente tanti patti, alleanze e promesse che sarebbero potute bastarle per il resto della sua vita. Il piccoletto voleva che fosse lei a giudicarlo. Beh non era molto semplice. Lui non aveva ancora detto niente della sua vita, al contrario suo che prima del giochetto aveva già rivelato alcune cose di sé. Non per questo si fece intimorire. Fin da piccola era abituata a raccogliere le sfide più disparate. E soprattutto a vincerle. Nelle gare fisiche riusciva a battere anche i ragazzi del paese che per questo suo comportamento o la odiavano o l'amavano. Una vera seccatura in entrambi i casi. "Va bene, va bene. Proverò a fare del mio meglio. Ma non aspettarti chissà cosa: non mi hai dato molto su cui riflettere." E detto questo serrò le labbra, lo incastrò con lo sguardo e prese a fissarlo. Cercò di studiarne la struttura fisica, come aveva agito durante la sventata aggressione, come aveva parlato con lei. Provò a ricordarsi se avesse visto qualche tic nervoso o qualche segnale anomalo. Si concentrò sulla prima impressione che le aveva dato. Impiegò più tempo di Daniel, ma alla fine aveva messo su qualcosina e fremeva all'idea di esporglielo.
    "Allora. Sei un ragazzo bene educato, forse di una famiglia altolocata. Sai quali sono le buone maniere e ti comporti di conseguenza." In fondo, anche se impacciato, di fronte ad una donna più grande si era dimostrato cortese e piuttosto cavalleresco. "Hai un forte senso di giustizia, o di protezione. Lo dimostra come sei intervenuto in mio soccorso, cercando addirittura di non svegliarmi." Sorrise riconoscente. Non sapeva se anche questo era dovuto alla sua educazione oppure se era un innato senso del dovere: una donna in difficoltà equivaleva ad una donzella da trarre in salvo. Magari un modo di pensare un po' antiquato ma molto efficace. "Non sei abituato a stare da solo con una donna. O a relazionarti in maniera rilassata. O molto più semplicemente sono io che ti metto in soggezione. Tuttavia ritengo che tu abbia frequentato una scuola maschile, dove avevi poche o nulle occasioni per parlare con le ragazze." Misaki era sempre stata favorevole alle scuole miste: era bello stare tutti insieme, conoscersi, desiderarsi, vedere come si cresce... Le altre erano troppo settarie e chiuse, reprimevano troppo lo sviluppo adolescenziale. Loki non sarebbe mai andato in una di queste. Si accorse che la sua mente iniziava a divagare e tornò concentrata sull'argomento. "Direi che sei uno abituato all'azione, dal modo in cui sei intervenuto prima, e che certe cose non ti spaventano" Non era rimasto turbato da lei, quando gli aveva rivelato parte di sé, né quando aveva evocato quei lacci. "Tuttavia, devo dedurre che il tuo cavallo di battaglia non sia la forza. Magari mi sbaglio eh, ma dai più l'idea di essere un tipetto che ha passato più tempo sui libri che con un pallone tra i piedi. A giudicare dalla struttura fisica, non hai mai fatto nuoto -o poco ci manca-." Misaki in questo aveva un occhio di falco: si era allenata per anni e poteva vantare di numerose gare vinte, poteva annoverare nei suoi annali talmente tanti traguardi raggiunti da far venire il mal di testa ad un principiante. Lei amava l'attività fisica e il suo corpo tonico ne era una prova. Infine disse l'ultima considerazione cui era arrivata: "C'è qualcosa in te che mi lascia molto da pensare. Sembra che tu abbia passato parte della tua vita tipo chiuso in una gabbia... Magari mi sbaglio eh, ma sembra che tu non abbia molta esperienza del mondo, che non sia molto abituato a decidere e a relazionarti con gli altri. Questo magari si spiega con il tipo di scuola frequentata, ma... Boh. Hai un aria da uccellino fuggito dalla gabbia e il colore dei tuoi capelli ricorda le piume di un canarino." E detto questo sorrise rassicurante: si era spinta troppo oltre? Effettivamente non c'era andata troppo leggera con le considerazioni, soprattutto quelle finali. Ora era pronta a sentire le risposte e capire di quanto era andata fuori dal vaso. Si preparò ad ascoltarlo, incrociando entrambe le gambe sopra la sedia, in una comoda posizione yoga. La ginecologa diceva che faceva bene al feto...
     
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  3. QuerulousDemi
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    Rimase piacevolmente sorpreso non appena Misaki ebbe cominciato la sua analisi. Dopo aver scrutato ed osservato Dan per tutto il tempo necessario, la ragazza aveva iniziato a presentare le sue osservazioni, cogliendo, per la maggior parte, nel segno. Bene educato, forte senso di giustizia, tendente ad evitare relazioni con gli altri... si, aveva decisamente centrato per la maggior parte il bersaglio. Rise di gusto, felice che la ragazza fosse riuscita prevalentemente ad identificarlo con successo, mentre con le mani, ormai libere, applaudiva.
    "Complimenti! Davvero non male, considerando che mi conosci da così poco. Se sono veramente solito dare quest'impressione, allora non dovrei preoccuparmi di rivelarmi agli altri: la mia persona è trasparente! Ahaha!"
    Continuò il giro di applausi per una manciata di secondi, per poi finalmente cessare di battere le mani e tornare ad un'espressione sorridente, non più occupato a ridere, ma comunque ancora contento: non era stato minimamente turbato dall'ultima ipotesi della ragazza, riguardante la sua esperienza del mondo e l'accenno alla similitudine ad un canarino fuggito dalla gabbia. Si rimise a braccia conserte, sollevando poi però un braccio, l'indice nuovamente alzato, il gomito poggiato sul tavolo.
    "Però." Tornò a fissarla. "Ci sono degli errori. Piccoli, ma comunque presenti." Assieme all'indice, ora, si sollevarono anche il medio e l'anulare. "Tre, per la precisione." Si avvicinò al tavolo, inclinando leggermente la schiena in avanti, riabbassando poi tutte le dita eccetto per l'indice. "Dunque, punto primo: non sono mai andato in una scuola. La mia istruzione l'ho ricevuta a casa, seguito da un tutore. Non ho mai avuto occasione di parlare con nessuno se non con egli, ma dato che tutto quello che sapeva dirmi era cosa studiare e cosa allenare, non ho mai avuto qualcuno con cui relazionarmi, se non il mio cane, Koromaru. Leale e giocondo, ma purtroppo incapace di parlare la mia lingua." Si immerse per un momento nel suo passato, ricordandosi dei bei tempi spesi assieme al suo fedele compagno canino. Un peloso e affettuoso Shiba Inu albino, che i genitori di Dan gli avevano permesso di tenere quando questo si era presentato al portone di casa, bagnato, affamato, e con solamente un cartellino con sopra scritto "Aiutami" attaccato al collare... il biondo scosse la testa. Era ovvio che si stava immergendo troppo nelle memorie. "Secondo." Ricominciò dopo la breve pausa, alzando nuovamente, assieme all'indice, il medio. "Non mi ritengo forzuto, ma durante la mia istruzione alternavo regolarmente e in modo bilanciato studio e allenamento. La forza non è ciò in cui risplendo particolarmente, certamente, ma ne posseggo abbastanza." Non era un vero e proprio errore, dopotutto fondamentalmente Misaki aveva ragione: non era particolarmente forte, seppur fosse riuscito a sollevare l'assalitore di poco fa da terra e spezzargli una mano, ma comunque ci teneva a mantenere saldo l'orgoglio. Si era allenato duramente durante la sua permanenza a casa, lasciarsi dire che era un rammollito non gli andava proprio a genio. "E infine..." Assunse un'aria leggermente più seria, questa volta, mentre continuava a fissare Misaki, per poi alzare l'anulare. "Terzo." La guardava in modo più cupo, il sorriso sparito per lasciare spazio a un'espressione più neutra, come se stesse per rivelare un oscura verità o comunque qualcosa di incredibilmente scioccante. "I miei capelli non sono color canarino!" La voce, rauca, praticamente stonava con l'affermazione appena fatta. "Sono più... non lo so, chiari! Il canarino è troppo giallo." Tornò ad una voce normale, quasi lagnosa. Non teneva particolarmente al proprio aspetto, specialmente ai capelli. In realtà il terzo punto lo aveva utilizzato per rallegrare l'atmosfera, non perché ci tenesse a precisare di che colore fossero i propri capelli. Parlare del passato non lo infastidiva, ma comunque rivelare di non avere mai avuto amici o ragazze... era piuttosto imbarazzante. Specialmente per un diciottenne.
     
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  4. †_†yun yun †_†
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    Quell'applauso improvviso la fece imbarazzare. Le guance le si imporporarono, rivelando ancora di più le cicatrici lucide. Non credeva di meritarselo fino in fondo. Alla fine lei aveva semplicemente detto quello che le veniva in mente! "Beh allora se un giorno rimarrò senza lavoro potrei darmi all'investigazione!" Disse ridendo. In fondo era un mestiere come un altro. Appena finiti però gli elogi Daniel le trovò comunque tre piccole cose dove aveva sbagliato e lei si fece attenta nell'ascoltare le sue osservazioni. Appena ebbe finito di dire le prime due, Misaki intervenne: "Il fatto della scuola è anche peggio di quanto avessi immaginato. Io ho odiato i professori e mi sono anche fatta odiare da loro, ma ho vissuto gli anni più divertenti e spensierati della mia vita in quelle quattro mura. Mi dispiace che tu non abbia potuto viverli". Nei suoi occhi si rifletterono per un attimo alcuni ricordi delle superiori: quando aveva sfasciato la macchina del preside, quando era diventata rappresentate degli studenti, quando aveva vinto le medaglie alle gare di nuoto. Ma fu un battito di ciglia, poi tornò nel presente. Tuttavia non era fermamente convinta della sua seconda affermazione. Comunque lo si guardasse, il ragazzo non ispirava chissà che tipo di forza. Magari aveva fatto una qualche strana arte marziale, di quelle di nuova generazione. Anche lei praticava l'aikido eppure non era "miss muscolo". "Ti chiedo scusa, non volevo sminuire la tua virilità. E' solo che a primo impatto non dai più l'idea di uno che studia, piuttosto che di uno che passa le ore ad allenarsi, ecco..." Lo guardò un po' circospetta, non intendeva ferirlo o svilirlo. Daniel a quel punto assunse un aria di mistero che pian piano sembrò circondare il loro corpi. Misaki si guardò intorno in cerca di pericolosi individui. Si mise seduta composta, avvicinandosi a lui in modo da non far trapelare a nessuno quella scioccante verità che poteva uscire dalle sue labbra. Non appena ebbe parlato, le venne un incredibile desiderio di tirargli un pungo sul muso. Era davvero pronta a tutto ma non ad una lamentela del genere! Se l'era presa per come aveva definito il colore dei capelli! Abbandonò la forza sui muscoli del collo facendo ciondolare la testa a destra e sinistra. "Tu... Tu... Tu..!" Dalla sequela di emozioni che provava in quel momento non riusciva nemmeno a parlare e in quel momento sembrava che stesse imitando il suono di un telefono occupato. Alzò di nuovo lo sguardo, incrociando i suoi occhi. Adesso era certa che il muro di timidezza tra loro era stato abbattuto. Si permise quindi di continuare a prenderlo in giro: "Sì, effettivamente hai ragione. Assomiglia più al colore dei vecchi canarini, quando con l'età le loro piume iniziano a sbiadire." Lo guardò con un sorriso furbesco, pronta ad esplodere in una risata alla sua reazione. Certamente lo avrebbe immaginato come un "tenero pulcino" e sarebbe scoppiata a ridere di nuovo.
    Si soffermò un attimo a pensare di tutta quella strana conoscenza: mentre lei dormiva, lui l'aveva salvata da uno sciocco borseggiatore, poi avevano stretto pian piano amicizia, raccontandosi un po' le loro vite. E adesso provava per lui un sentimento simile all'affetto fraterno. Lo vedeva più piccolo, in cerca di nuove esperienze e con la stessa voglia di vivere che aveva avuto lei alla sua stessa età. Così a bruciapelo gli chiese: "Qual'è stata la tua esperienza più pazza e divertente che hai mai fatto?"
     
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  5. QuerulousDemi
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    "Tranquilla, nessuna offesa, ci tenevo solo a precisare!"
    Non era rimasto offeso o comunque non aveva sentito la propria virilità attaccata dall'idea che la ragazza aveva avuto di lui, a primo impatto, aveva solamente voluto precisare che comunque anche i suoi muscoli erano stati ben allenati. Rise non appena sentì la ragazza dargli di nuovo del canarino, ma questa volto paragonando i suoi capelli alle piume di uno degli uccelli più anziani, i quali colori andavano sbiadendosi con l'età. Non si prendeva troppo sul serio, chiaramente. Dopo aver cessato di divertirsi, tuttavia, la sua interlocutrice gli fece una domanda che lo lasciò alquanto spiazzato. L'esperienza più pazza e divertente che avesse mai fatto... senza dubbio, un quesito piuttosto arduo. Non ci aveva mai pensato. Non aveva mai fatto nulla di troppo entusiasmante o fuori dal regolo, fino a quel momento. Si portò indietro con la schiena, appoggiandosi allo schienale della sedia, alzando la testa al cielo, pensante, a braccia conserte.
    "Hmmmm..." Rilasciò un piccolo sospiro mentre continuava a riflettere. Una memoria, piuttosto recente, tornò a galla. Un ricordo poco piacevole, una faccia poco piacevole, ma che comunque rientrava nei requisiti per essere abbinata a "la più pazza e divertente". "Ho lottato contro un tizio parecchio forte!" Affermò sicuro e tranquillo, con un sorriso sul volto, quasi come se avesse appena detto di essere andato a comprare del latte. Con "parecchio forte" lui intendeva che era quasi morto, e che entrambe le parti si erano ferite abbastanza gravemente, chi più chi meno. Forse però la ragazza avrebbe interpretato il "parecchio forte" in qualche altro modo. Daniel ricordava ancora la lotta contro Reinhard. Un combattimento che era durato assai poco, e che aveva visto il diciottenne uscirne sconfitto, ma non si era dato per vinto: un giorno lo avrebbe rincontrato, e, diventato più forte, glie l'avrebbe fatta pagare. I suoi occhi brillavano all'idea di combattere di nuovo contro l'energumeno, eccitati solamente dal pensiero.
     
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  6. †_†yun yun †_†
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    Ogni sua reazione era talmente palese sul suo volto che era impossibile non notarla. Prima parve senza parole, poi concentrato, poi pensieroso. La sua faccia si irrigidì mentre evidentemente ricordava qualcosa di poco piacevole, qualcosa che lo aveva ferito o nello spirito o nell'animo. E annunciò che la cosa più divertente che aveva fatto era stata picchiarsi con uno. Lo fissò come se fosse un pazzo. Sgranò gli occhi e batte un paio di volte le palpebre, come per sincerarsi di aver sentito bene. Forse effettivamente anche Daniel provava il suo stesso piacere nel provare dolore? No, non sembrava portarne i segni. Sulle parti scoperte del corpo non aveva cicatrici. Allora semplicemente era un pazzo. Eppure non pareva nemmeno questo. Forse il ragazzo aveva vissuto troppo dentro le mura domestiche, a seguire gli ordini della famiglia e la prima cosa fatta da 'libero' era per lui un'esperienza unica. Oppure ci poteva essere un'alternativa: magari aveva voglia di sfidare quanta più gente forte al mondo, per poter dimostrare che lui era superiore a tutti. Ma nemmeno questa ipotesi la convinse molto, non sembrava il tipo da bramare simili manie di grandezza. C'era qualcosa che le sfuggiva di tutta la situazione. Mentre lei si faceva i più grandi colossal nella propria mente, il biondino aveva assunto un sorriso che Misaki conosceva bene. Un sorriso che indicava la voglia di riscattarsi e di vendicare l'amor proprio ferito. Anche lei lo aveva provato. Ed era un'esperienza che, fatta come le era successo, lasciava il segno per tutta la vita. Anche se non necessariamente in modo negativo. Si alzò in piedi all'improvviso, facendo rotolare per terra la sedia. Alzò lo sguardo verso il cielo in una posa assolutamente assurda: un piede piantato per terra, l'altro sopra la gamba della sedia stessa, un braccio appoggiato sul fianco e l'altro disteso verso l'alto, con l'indice che indicava il nulla. Dopo un paio di secondi di assoluto silenzio, esclamò, puntando il dito contro Daniel: "Non preoccuparti! Adesso c'è la tua sorellona qui con te. Vedrai, riusciremo in qualche modo a farti provare qualche sana emozione forte." Ovviamente un silenzio di tomba calò in mezzo a loro: il suo teatrino aveva attirato diversi sguardi e qualcuno in lontananza trattenne a stento una risata. Solo in quel momento si accorse che forse aveva esagerato. Si era auto-insignita del ruolo di sorella maggiore di uno conosciuto nemmeno un'ora prima. Aveva esclamato come se fosse l'eroina di un fumetto per ragazze in un luogo pubblico. Aveva forse involontariamente rovinato l'atmosfera tra loro? Guardò Daniel, osservandone le reazioni. Se fossero state positive avrebbe saltellato entusiasta all'idea di potersi divertire in modo sano con qualcuno, come non faceva da tempo. Così, prese ad elencargli tutte le possibilità che le venivano in mente: "Vediamo... Hai mai guidato una moto? La mia è parcheggiata là dietro! Magari potremo andare a fare un giro, anche per i colli qua dietro, così ti potrei insegnare a piegare! Sarebbe meraviglioso!" Si avvicinò a lui, fregandosene della gente intorno. "Oppure... Oppure, potrei portarti sulla mia barca! Sai, ho una bellissima barca a vela, tutta in legno. E' la mia Josephine! Potremo andare a farci un giro! Eh, che ne dici? Sarebbe fantastico!" Adesso era ad un passo da lui, che gli prendeva le mani tra le proprie, infischiandosene se Daniel si vergognava o meno: "Cancella il gelato e dimmi cosa ti piacerebbe fare! In fondo, hai salvato la vita a me e a Loki. Dimmi un tuo desiderio, su una cosa che vorresti sperimentare e io cercherò di esaudirlo!" I suoi occhioni nocciola, da vicino, sembravano davvero enormi. E lei sapeva come fare per essere convincente...
     
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  7. QuerulousDemi
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    Misaki lo riguardò come se avesse appena assistito ad un folle profetizzare la fine del mondo o qualcosa di simile, non appena affermò di aver combattuto contro un avversario parecchio forte. Rimasero a guardarsi l'un l'altro per una manciata di secondi... forse Dan aveva detto qualcosa di sbagliato? Eppure non gli sembrava. La ragazza sembrava completamente immersa nei suoi pensieri.
    "Forse non mi sono spieg-"
    Stava per spiegarsi meglio, quando improvvisamente la sua interlocutrice si alzò improvvisamente in piedi, mettendosi in una posa tutt'altro che comoda, quasi come se stesse recitando il ruolo di un'eroina in un film, sbraitando poi che Dan non avrebbe più dovuto preoccuparsi, e che ci avrebbe pensato lei, la sua "sorellona", a fargli provare forti emozioni. Potete immaginarvi la faccia del diciottenne: esterrefatta, confusa, sorpresa. Pensava di essere lui quello con qualche rotella fuori posto, e invece ecco qua che davanti a lui si era presentata una figura all'apparenza normale, ma che celava in realtà una personalità bizzarra ed eccentrica, ma che non dispiaceva al ragazzo. Era piuttosto empatico, e vedere qualcuno così felice ed esaltato lo metteva a sua volta di buon umore. Non appena vide Misaki accorgersi del frastuono che aveva causato e di tutta l'attenzione che aveva attirato si diede un forte slancio all'indietro, scoppiando a ridere mentre teneva le braccia sullo stomaco, quasi come per tentare di assicurarsi che le sue budella non fuoriuscissero a causa del troppo divertimento. Forse troppo forte, dato che senza volerlo fece ribaltare la sedia, accompagnandola lungo la caduta, e battendo la testa sul terreno. Smise di ridacchiare non appena avvenne l'impatto. Non un gemito di dolore fuoriuscì dalla sua bocca: si limitò a rialzarsi rapidamente, tenendosi una mano sul punto dove era avvenuto il contatto. La ferita non era grave: non fuoriusciva sangue o nulla, fortunatamente, era stato solo un piccolo incidente. Al massimo si sarebbe potuto presentare un bernoccolo, null'altro. Almeno Dan pensava questo, in base al dolore che percepiva provenire dal dietro della sua capoccia. Rialzatosi, la prima cosa che trovò dinanzi a sé fu Misaki, la quale si era appena avvicinata a lui. Non aveva sentito l'idea della moto, a causa della botta effettuata poco prima. Cosa voleva sperimentare...? La ragazza gli stava ponendo alcune delle domande più difficili della sua vita. Sarebbe stato più facile rispondere alle vecchie domande sui suoi esami di chimica come "Qual'è il peso atomico del tantalio?" o cose simili, piuttosto.
    "Uhm..."
    Pensava, mentre si teneva una mano dietro la testa, evidentemente ancora leggermente infastidito dal dolore. Sperimentare, sperimentare... cosa poteva sperimentare? Qualcosa di unico, che non avrebbe potuto fare da solo, magari, dopotutto a causa delle sue tendenze solitarie non gli sarebbe ricapitato presto di incontrare nuovamente qualcuno di aperto come Misaki. Rimase in silenzio a fissare la ragazza, mentre ragionava. Dopo pochi attimi, un'idea gli venne in mente. La faccia del ragazzo si arrossì inaspettatamente, non fu un semplice rossore sulle guance o qualcosa di simile, il suo intero viso era diventato più rossastro: da lì a poco si sarebbe potuto trasformare in una fragola. Era visibilmente, molto, MOLTO imbarazzato. Tolse immediatamente lo sguardo dal viso di Misaki, spostandolo invece verso la sua destra, fissando un punto vuoto, mentre tenendo il braccio libero davanti a sé, indietreggiava per allontanarsi.
    "L-l-l'idea della barca sembra fantastica! Andiamo in barca! TUTTI in barca! Lesti! Dov'è il molo?! Ah-haha!"
    Rilasciò un'altra risata, ma questa volta molto più soffocata e forzata, mentre cambiava muoveva continuamente la testa a destra e sinistra, come se lo stesse cercando per davvero lì, sulla terra ferma, in un parco, vicino ad un chiosco di gelati.
     
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  8. †_†yun yun †_†
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    Daniel sembrava piuttosto imbarazzato dal suo modo di fare esuberante. Ma lei aveva bisogno di quella sferzata d'aria fresca e adesso che avevano deciso era talmente euforica che sembrava volasse. Presse a girargli intorno, con un sorriso radioso che le illuminava il viso, acuito anche dalle cicatrici violacee. "Non essere sciocco, qui il molo non c'è. La barca è a Talamone e ci arriveremo con la moto. Vedi, così con due piccioni prendiamo una fava!" Ovviamente si riferiva al fatto che per arrivare alla barca avevano bisogno della sua ducati come mezzo di trasporto. Il molo in questione non era facilmente raggiungibile. Misaki si avvicinò ancora di più, stampandogli un sonoro bacio sulla guancia, fregandosene ancora una volta della gente intorno. Tuttavia aveva anche lasciato da parte le probabili emozioni che avrebbe potuto provare il ragazzo. Quando prendeva una decisione non tornava indietro per niente al mondo. Avrebbe scalato anche una montagna, pur di raggiungere l'obiettivo. Così lo prese saldamente sotto braccio e camminando in questo modo, lo portò fuori dal parco dove raggiunsero la sua moto. Appena la guardò capì che c'era un piccolo problema. Lei aveva un solo casco e loro erano in due. Osservò la situazione cercando una via di fuga. Oltre che una questione di codice della strada, era anche saggio che una donna incinta e un adolescente portassero il casco, anche per ragioni di sicurezza. Non era una ladra e quindi non aveva voglia di rubarlo. Poi le venne in mente che il suo macabro amante riusciva a creare quasi tutto con la sua lanterna infernale. Forse ci sarebbe riuscita anche lei. "Promettimi che non ti spaventerai né che scapperai a gambe levate. D'accordo?" Quando fu certa delle sue parole, socchiuse gli occhi per evocare il proprio potere. In breve, il suo tatuaggio brillò, rivelando la sua natura fuori dall'ordinario. Piccole gocce di sudore le imperlarono la fronte: era la prima volta che provava a fare un'evocazione simile e voleva concentrarsi. Alla fine nelle sue mani c'era un casco nero come la pece, infiammato di verdognolo, con lingue di fuoco vere, che però non emanavano né caldo né freddo. Era a dir poco meraviglioso. Si sentì fiera della propria abilità. Sembrava come forma, il casco di una moto da cross, con la punta allungata e i bordi spigolosi. Osservandolo, capì che un giorno avrebbe potuto regalarlo ad una sua certa conoscenza, sicura di renderlo felice. Si portò un dito alle labbra, intimando a Daniel di tenersi i commenti per dopo. Gli passò il proprio casco, quello "normale", e si infilò il proprio. "Mi farai le tue domande durante il viaggio, abbiamo tempo." Disse come a mo' di spiegazione. Quando furono entrambi in sella partì sgommando. Solo più tardi si ricordò che la ginecologa le aveva proibito di andare in moto, sopratutto per viaggi lunghi. Oh beh, Loki si sarebbe abituato presto. Superando il frastuono del vento, ordinò a Daniel di tenersi a lei, stando però attento a non stringerle troppo la pancia. Quando abbandonarono la città e il suo traffico, si infilarono nell'autostrada del mare, diretti verso nord. Ora era pronta per ascoltare tutto ciò che aveva da chiederle.
     
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  9. QuerulousDemi
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    Appariva euforica, Misaki, non appena Dan ebbe accettato l'offerta di andare a fare un giro in barca. La ragazza prese a girargli intorno, mentre il diciottenne tirava un lungo sospiro di sollievo, calmandosi e facendo tornare il suo viso ad un colorito normale. Ovviamente lì non c'era il molo, e per raggiungerlo avrebbero dovuto usare la moto della ragazza, che sembrava gioviale come non mai, tant'è che mentre gli girava attorno sorrideva radiosa. Non riusciva a capire perché era così felice, dopotutto dovevano semplicemente andare a fare un giro in barca. La guardò spaesato, venendo colto di sorpresa dal bacio sulla guancia. Ci rimase di stucco, arrossendo un pochino, ma sicuramente non tanto quanto prima. Si accarezzava il punto baciato, lievemente frastornato. Venne trascinato nuovamente per il braccio da Misaki, facendosi guidare mentre tentava di tenere il passo con l'euforica sorellona, intenta a portare entrambi verso dove era parcheggiata la moto di ella. Arrivati a destinazione, si presentò un problema: aveva solamente un casco. La osservò pensare per un breve periodo di tempo. Proprio mentre Dan stava per dirle di non preoccuparsi e che poteva girare benissimo anche senza protezione, la ragazza gli fece promettere di non spaventarsi, cosa che ovviamente il diciottenne accettò su due piedi: un tatuaggio che prima non aveva notato sul polso della giovane donna cominciò a brillare, mentre lei appariva visibilmente piuttosto concentrato. Il Reyes era piuttosto sorpreso: precedentemente aveva fatto comparire dei lacci dal nulla, ma non aveva dovuto impegnarsi così tanto. Era curioso riguardo cosa stesse cercando di fare. Ottenne la sua risposta dopo pochi attimi. Un'altra protezione per la testa, piuttosto spigolosa e... che stava andando a fuoco? Vere fiamme, verdognole, ma che stranamente non emettevano calore. Rimase a bocca aperta, il biondo, di fronte a tale spettacolo, compiaciuto.
    "Bel casco!"
    Si limitò a dire, esprimendo la propria approvazione. Non si era spaventato, anzi: il "trucchetto" gli era piaciuto parecchio, anche se ormai, dai nastri di prima e dal casco di ora, si era capito che la sua amica possedeva qualche sorta di potere basato sul creare oggetti o qualcosa di simile. Senza fare storie o domande mise il casco che la ragazza gli aveva passato, salendo poi a bordo della moto. La protezione gli dava un pò fastidio, dato che gli stringeva le cuffie che portava perennemente al collo, ma non era nulla di insopportabile. Sapeva portare la moto, il ragazzo, così come sapeva portare la macchina, e possedeva una patente: il suo tutore gli aveva insegnato tutto, cucinare, guidare, sopravvivere, le regole del galateo... tutto, tranne aprirsi con gli altri, la cosa più importante al mondo, probabilmente. Ormai i due stavano sfrecciando lungo le strade e Misaki gli emanò l'ennesimo ordine, quello di aggrapparsi a lei. Era imbarazzato, non era mai stato così vicino a qualcuno, specialmente una figura di sesso opposto: disubbidì, continuando a tenersi aggrappato al sedile della moto, rafforzando la presa in modo da assicurarsi di non cadere. Dopo un breve periodo di tempo finalmente uscirono dal traffico e dalle strade della città, raggiungendo l'autostrada. La situazione si era calmata, e seppure ancora vi fosse il frastuono del motore ad impedire al silenzio di calare, se Dan voleva fare qualche domanda quello era il momento giusto. Chiederle informazioni riguardo il suo potere sarebbe stato sgarbato e di poco gusto, specialmente durante un viaggio. Optò per qualche informazione più banale ma che comunque gli interessava, che lo avrebbe aiutato a conoscere meglio la sua "Sorellona".
    "Di un pò, ti piace nuotare?! Pescare?! Se hai una barca ci sarà un motivo!"
    Effettivamente era qualcosa che non avevano proprio chiarito. Un giro in barca era un'esperienza che il ragazzo doveva ancora sperimentare, ma comunque era anche vero che possedere una barca normalmente equivaleva all'avere una qualche passione per attività correlate al mare. Dovette chiedere a voce alta, quasi gridando, dato che il rumore della moto copriva gran parte dei suoni che circondavano i due.
     
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  10. †_†yun yun †_†
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    Il calore del sole del primo pomeriggio batteva sulle sue braccia nude, riscaldandole lievemente. L'aria sapeva di sano, di pulito e di puro. Era un odore che apriva i polmoni, come se volesse purificarli. Respirò a grandi boccate, in modo da fare il pieno di aria. Era una sensazione che rinfrescava lo spirito. Quanto le mancava il mare! Solo due cose rendevano imperfetto quel momento. Il casco che aveva creato, iniziava a darle un po' di noia: sentiva praticamente i lamenti dei dannati nella propria mente. Era un suono a cui ormai si era abituata e in certe occasioni, tipo quando era a caccia, le piaceva e le dava forza. Adesso quel suono la disturbava e metteva in confusione il suo abituale controllo. Quello era un grido disperato delle anime che aveva intrappolato per sempre, costrette a lamentarsi per l'eternità, prigionieri della sua lanterna. Chissà cosa avrebbe detto Daniel se solo lo avesse saputo. Quello non era certo il momento adatto per fare rivelazioni tanto particolari. La seconda cosa che le dava fastidio era il comportamento proprio del suo passeggero speciale: gli aveva detto di tenersi a lei e lui preferiva stare con le mani asserragliate ai ganci della moto, come se fosse un pappagallo sul proprio trespolo. Assolutamente disdicevole. Presto o tardi gli avrebbe fatto capire che "moto sua, regole sue" era il motto di quando lei era alla guida. Per il resto guidava tranquilla, mantenendo comunque una buona velocità per non arrivare al porto troppo tardi. Alla fine il ragazzo decise di farle qualche domanda, ma non erano affatto quelle che si era aspettata. Far comparire un casco dal nulla, che irradiava delle fiamme senza calore non era una cosa normale, e lei ci aveva messo un po' a non temerla, quando le aveva viste per la prima volta. Possibile che lui avesse tutto questo sangue freddo? Evidentemente sì, si rispose. "Sono nata in un paesino di mare. Ho imparato quasi prima a nuotare che camminare. So fare qualsiasi cosa si possa fare in acqua: nuoto, pesca, caccia, surf, esplorazioni, competizioni, windsurf... Te chiedi e io lo so fare." Gli rispose tranquilla. Non si vantava per boria, era la sua natura. Amava il mare e i suoi segreti e sentiva il tutto come se facesse parte di quel mondo. A volte si era sentita più un pesce che un essere umano. Quando il suo tetro amante l'aveva minacciata di renderla una sirena, attaccandole la pinna di uno squalo, si era scoperta entusiasta dell'idea. Da sempre aveva vissuto più nell'acqua che sulla terraferma, quando ancora abitava con i suoi. La sera dovevano praticamente tirarla fuori dal mare per portarla a casa. E quando loro dormivano lei scappava dalla finestra per andare a nuotare di notte, o semplicemente a sentire il rumore delle onde. Là aveva visto i tramonti e le albe più belle, di quelli che ti rimangono impressi nel cuore. "Qualche anno fa, mentre ero in giro, vidi una vecchia barca a vela. Era talmente mal messa che stavano per smontarla." Ricordava bene quel momento. Subito dopo era andata a cercare qualcuno, chiunque potesse aiutarla per fare da garante e comprasse la barca per lei. In quel momento non aveva un soldo, nemmeno i pochi che erano richiesti dal vecchio proprietario. Alla fine trovò Costa, un vecchio lupo di mare, scontroso e benevolo allo stesso tempo. Dopo averlo supplicato, Costa fece quanto richiesto e la barca divenne di Misaki. La chiamò Josephine. "Ho impiegato tre anni per rimetterla a posto. Mi sono rotta tre dita, per piallare delle assi, una gamba per essere scivolata sul ponte, e ho avuto un mal di testa per giorni a causa della vernice cui scoprii in ritardo di essere allergica. Eppure ce l'ho fatta." Gli parlava con orgoglio, perché quella barca era davvero il suo vanto maggiore. Era riuscita a dare vita ad un relitto. Ovviamente finiti i lavori aveva ceduto la custodia al buon Costa, che così si era ritrovato con un mezzo di trasporto nuovo e ad un costo veramente irrisorio. Mentre gli parlava, i chilometri trascorsero veloci sotto di loro e quasi senza rendersene conto erano già a Talamone. Per un attimo venne investita dai ricordi di quando era stata lì l'ultima volta. Oggi sarebbe stato tutto più divertente. "Andiamo Daniel! Voglio presentarti una persona e farti vedere Josephine!" Gli disse non appena ebbe parcheggiato la moto. Concentrandosi per un attimo, disattivò il potere e il suo casco scomparve, liberandole finalmente le orecchie da quelle urla strazianti. AL più presto sarebbe dovuta andare a caccia, per placare la sete che sentiva provenire dalla Lanterna. Afferrò una mano del giovane canarino, gli sorrise e lo condusse al molo, piena di gioia.
     
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  11. QuerulousDemi
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    Misaki aveva avuto un passato piuttosto movimentato, per lo meno rispetto a Daniel. Pescare, nuotare, surfare... sapeva fare di tutto. O per lo meno questo gli disse la ragazza. Il diciottenne la guardava impressionato, non facendo caso al sole che batteva sopra di loro. Il tempo, stranamente, a lui che era rimasto per gran parte della sua vita dentro casa, non interessava. La "Sorellona" sembrò cominciare a perdersi nei ricordi, mentre guidava. Si mise a narrare di una volta che trovò una vecchia barca a vela, rimettendola a posto in tre anni. Dal tono di voce sembrava veramente molto fiera di suddetta impresa, e il diciottenne non poté fare altro che chiedersi se, in fondo, ne fosse valsa la pena. Ovviamente non le disse ciò che pensava: dopo tutto se ne andava orgogliosa, evidentemente, c'era un motivo, e sapeva che guadagnarsi qualcosa tramite fatica e lavoro era assai soddisfacente, ma non avrebbe fatto prima a lavorare per acquistarne una nuova? Scosse la testa.
    Ognuno è libero di fare ciò che vuole.
    Pensò. Alla fine lei non aveva sborsato quasi un soldo e aveva guadagnato una barca funzionante, se bella... avrebbe giudicato non appena l'avrebbe vista. Giunti finalmente a destinazione. scesero entrambi dalla moto, e il casco della sua amica... scomparve nel nulla, così com'era apparso. Dan fece spallucce: lui aveva un'armatura che di armatura aveva solo l'apparenza, lei poteva far apparire nastri e caschi. A ognuno il proprio talento. Se lui non avesse avuto quella vita? Magari se lui avesse avuto un'infanzia più normale, come quella di Misaki... sarebbe stato lì? Pensieri piuttosto strani, ma che per qualche ragione cominciarono ad invadere la mente del ragazzo, il quale fu però presto riportato alla realtà dagli strattoni dell'esperta marinaia, che, sorridente, cominciò a condurlo verso l'ignoto. Per Daniel, almeno. Lui non era mai stato da quelle parti. Chissà chi doveva presentargli.
    "Una marinaia e un canarino su una barca. Faremo parte di una ciurma di pirati?"
    Ridacchiò, evidentemente divertito dall'idea. Era veramente curioso di incontrare questa persona che Misaki voleva fargli incontrare, ma soprattutto era ansioso di vedere questa famigerata barca.
     
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  12. †_†yun yun †_†
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    Si avvicinavano alle barche ormeggiate. Non era un molo particolarmente grande, ma le barche erano davvero belle. Tutte lì in fila, a riposare placide sull'acqua, in attesa di solcare le onde. Misaki si avviò a passo deciso sulla sinistra, camminando sulle passerelle di legno. Riconobbe le spalle incurvate dell'uomo da lontano. Così lo chiamò a gran voce: "Costaaaa!" La figura si voltò e sul suo viso pieno di rughe apparve un sorriso radioso. Appena si furono congiunti Misaki lo abbracciò con trasporto, facendosi cullare dalla sua forte, ma rude presa. "Ma guarda chi è venuto a trovare questo vecchio burbero. La mia discoletta. Allora? Come stai? E chi è il pulcino che ti porti appresso? Hai lasciato il tuo macabro amico a casa? E... Oddio che hai fatto al viso? Disgraziata! Dimmi subito chi è che lo butto ai pesci!" Le sue parole la riempirono d'affetto e si ricordò che Costa non poteva sapere le novità. Giusto per mettere un po' di chiarezza, partì con le presentazioni:"Costa, lui è Daniel. Penso che lo possiamo definire come un fratello adottato, ecco. Dan, lui è Costantino, il proprietario di Josephine." Disse fiera. Il vecchio lupo di mare porse una mando rugosa e piena di calli, segno tipico di chi ha sempre lavorato con le mani durante la propria vita. Poi la bella ragazza riprese a parlare:"Costa, per favore non dare in escandescenza, ok? Sto bene, le cicatrici me le sono procurate a lavoro, con due ganci e da sola. Quindi se vuoi buttami pure in mare. Ah Thresh come vedi non c'è, stai tranquillo. Però... E' come se una parte di lui fosse qui." Sorrise radiosa. Sperava veramente che il vecchio signore le perdonasse tutte quelle informazioni gettate a raffica. Ma soprattutto sperò che il suo accompagnatore non si sentisse troppo escluso dalla conversazione.
    Il volto del vecchio marinaio si abbuiò e chiese chiarezza circa l'ultima frase che aveva detto. Così confessò che era incinta dell'uomo che aveva conosciuto durante il loro ultimo incontro. Ovviamente il burbero pescatore si adombrò, ma alla fine cedette al suo bel sorriso e le fece tante congratulazioni. "Immagino che tu sia qui per Josephine. Puoi prenderla, oggi non la uso. Le chiavi sono al solito posto. E divertitevi." Finiti i convenevoli voltò loro le spalle e si avviò lungo il porticciolo. I due rimasti fecero ancora pochi passi prima di poter vedere la barca. Tutta in legno chiaro lucidato, con il nome in oro sul retro. Le bianche vele arrotolate lungo l'albero maestro. Era una una decina di metri, con la punta affusolata, in modo da infrangere meglio le onde. Con salto atletico Misaki fu sopra. "Daniel, ti do il benvenuto a bordo. Questa è la mia piccolina."
     
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  13. QuerulousDemi
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    Giunsero al molo e Dan, seguendo Misaki, la quale sembrava sapersi orientare particolarmente bene fra le passerelle di legno del luogo, riuscì per la prima volta a godersi la splendida vista quale erano numerose barche affilate, in attesa di salpare. Non era mai stato ad un molo sino a quel momento, e la visuale, per quanto apparentemente banale, era comunque qualcosa di nuovo ed unico per il ragazzo. Sembrava rapito dall'ambiente circostante: facce nuove, aria nuova, ambiente nuovo. Era veramente qualcosa da ricordare, almeno per un sempliciotto come lui. Notò in ritardo che l'uomo con il quale la sua amica stava parlando gli aveva offerto una stretta di mano. Rapidamente, andò ad afferrarla, per accettarla.
    "Ah, mi scusi, piacere."
    Tentò di farsi perdonare, chiedendo venia. Le sue mani erano rugose al tatto, probabilmente era un veterano, o comunque esperto in materie riguardanti mare e navigazione. Seppur il diciottenne avesse ignorato parte del discorso fra Misaki e il "lupo di mare", l'attenzione del Reyes tornò nuovamente sulla Sorellona non appena menzionò un nuovo nome che, dal contesto della frase, sembrava essere il suo amante. Beh, almeno ora sapeva come si chiamava. Ma il nome non fu l'unica cosa che attiro l'attenzione del giovane... le ferite se le era procurate al lavoro? Prima aveva detto che erano state un pegno d'amore! Qualcosa chiaramente non quadrava, ma decise di starsene zitto ad ammirare il paesaggio, per non creare problemi, almeno per il momento. Passarono un altro paio di minuti a chiacchierare riguardo lo spasimante della ragazza, rivelando poi a Costa il fatto che fosse incinta, non sembrò particolarmente entusiasta all'inizio, ma cedette anche lui complimentandosi, alla fine. Dopo i convenevoli il vecchio si voltò, allontanandosi, lasciando ai due l'ormai famigerata "Josephine". Un nome strano, per una barca, o almeno questo Dan pensava. Rimase di stucco non appena la vide, letteralmente a bocca aperta: era facile impressionarlo, nonostante fosse economicamente agiato. Grande, lucidata e ben decorata.
    "Non c'è che dire, ha superato tutte le mie aspettative!"
    Alzò il pollice verso Misaki, in segno di approvazione, la quale era già salita a bordo con un salto degno di una ragazza ben allenata come lei. Daniel fece lo stesso, e non appena mise piede sulla barca la prima cosa che fece fu cominciare a camminare in giro, esplorandola. La curiosità aveva preso il sopravvento. Proprio mentre esplorava, tuttavia, gli rivennero in mente le parole di poco fa. Si voltò verso la sua amica, a braccia conserte, mentre con occhi socchiusi, la fissava in viso.
    "Ascolta, poco fa hai detto a quell'uomo che le cicatrici te le sei procurate a lavoro. A me hai detto che sono un pegno d'amore. Qui le cose non quadrano."
    Il ragazzo sapeva essere una vero rovina feste, ma non riusciva a trattenere le sue domande, gran parte delle volte. Realizzato di essersi spinto forse un pò troppo oltre, mise una mano davanti a sé.
    "Eh, scusa. Lascia stare. Avevo detto che non avrei fatto domande scomode, e non lo farò, ma fai attenzione quando menti a più persone: la versione dev'essere la stessa, altrimenti sarà più facile scoprirti."
    Tentò di farsi perdonare dandole un sincero consiglio da amico. Non voleva importunarla o metterle pressione: non era un interrogatorio, e dopo tutto erano andati lì per divertirsi, non per mettersi a scoprire l'uno i segreti dell'altro.
     
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  14. †_†yun yun †_†
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    Non appena Daniel fu a bordo, Misaki si adoperò per sciogliere gli ormeggi. Si mosse frenetica sul ponte per controllare che ogni cosa fosse a posto, controllando bene le cime e il serbatoio per qualunque evenienza. Raccolse la chiave e mise in moto. Afferrò il timone con la stessa presa con uni guidava la moto: una mano morbida ma salda al tempo stesso. Lentamente indirizzò Josephine fuori dal molo. Il ragazzo sembrava proprio stupito e ne fu felice. Anche se le sorprese ovviamente ancora non erano finte. La barca scivolò placida oltre i fari, puntando verso il mare aperto. Socchiuse gli occhi assaporando l'immensa sensazione di libertà che provava in quel momento. Sentiva al salsedine pizzicarle dolcemente le narici, mentre piccole gocce di spuma di mare le bagnavano dolcemente le braccia esposte al sole. Allungò il collo verso l'alto, imprimendosi nello sguardo quel cielo azzurro, indomito e sconfinato. Inspirò a pieni polmoni per fare il pieno di felicità. Sarebbe rimasta lì per tutta la vita. Mentre era lì che si godeva l'attimo, Daniel irruppe nei suoi pensieri, rivolgendole una domanda piuttosto personale. Lei scoppiò a ridere divertita, calandosi di nuovo nella realtà. Lo guardò con affetto mentre le dava addirittura dei consigli su come mentire. Sì, era palese che lui non la conoscesse bene. "Mi chiedevo infatti quando mi avresti fatto queste domande. Hai superato la timidezza, eh? Molto bene. Ora reggimi il timone, poi ti risponderò" E così facendo gli fece prendere in mano la guida e per quanto lui avesse potuto provare ad opporsi alla fine avrebbe dovuto capitolare, lei aveva bisogno di una mano e lui non avrebbe potuto rifiutarsi all'infinito. Gli avrebbe spiegato come fare e quale direzione tenere. Poi lei si sarebbe diretta verso le vele, per spiegarle al sole. Avrebbe sciolto le cime e issato quelle enormi tele bianche. Tenne la vela maestra per ultima, era la più grande e il pulcino doveva ricevere un ultimo avvertimento. "Ora devi tenere saldo il comando. Appena la lascerò la vela, sentirai un forte strattone, ma te non mollare ok? Pronto? Via!" E senza tanti preamboli liberò la vela, che invase il suo campo visivo. Subito il vento la ingrossò e la barca prese a muoversi più veloce di prima. Corse da Daniel per controllare la situazione e poi avrebbe deciso se lasciare a lui il comando oppure se riprenderselo.
    "Costa è come un nonno per me. Non voglio farlo preoccupare più di tanto per come vivo la mia vita." Non si era affatto offesa per le parole ricevute, né tanto meno era adirata con lui. Anche perché in quel momento era vicina al mare e niente avrebbe potuto scalfirla. In pratica per spiegare un unico gesto, doveva fare un breve riassunto tra la storia di lei e il carceriere. Era la prima volta che le capitava e quindi non sapeva bene come iniziare. Partì dal loro primo incontro, per poi parlargli con dolcezza di quanto aveva provato a farsi accettare da lui. Di come fin da subito lei aveva perso la testa per lui e di quanto voleva far parte della sua vita. Tuttavia il prezzo da pagare era stato alto. "Vedi Thresh ama il dolore. E io uguale ormai. A volte si arriva ad un punto in cui anche il dolore fisico si trasforma in un momento di eccitazione e appagamento. Lui mi mise degli uncini qui alle estremità della bocca e per quanto lo volessi baciare non ci arrivavo, tenuta ferma da quei ganci: era il mio pegno d'amore per lui. Per farmi accettare, sono diventata come lui. Ma sono stata io stessa a decidere di gettarmi nell'ombra insieme a lui." Concluse poi il discorso, dicendo che adesso avevano raggiunto un nuovo equilibrio, uniti anche dalla gravidanza. Ovviamente non fece cenno al suo potere, quello ricevuto dal torturatore e di ciò che questo aveva comportato nella sua vita. Le sembrava di aver già rivelato informazioni piuttosto sconvolgenti e non voleva vederlo scappare a nuoto verso riva. Josephine continuava a solcare le acque tranquilla, senza prestare attenzione alle loro parole. In fondo una barca non poteva essere ferita. Fece una carezza sul volto tenero di Daniel, come per rassicurarlo. "Ti prego, dimmi qualcosa." Gli disse, dopo un silenzio assordante.
     
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  15. QuerulousDemi
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    Rimase leggermente spiazzato non appena vide la ragazza ridere in faccia alla sue preoccupazioni riguardo le bugie. Aveva detto qualcosa di divertente? Non era irritato o arrabbiato, ma sinceramente confuso. Mentre la guardava spaesato, questa lo costrinse a prendere il timone, e seppure avesse tentato di sottrarsi ad esso, quasi come un cane rifiutava di farsi il bagno, aggrappandosi a tutto ciò che trovava, si arrese, eventualmente, cominciando a maneggiare la guida della nave. Ancora non era partita, la nave, dunque il ragazzo non doveva applicare le regole che Misaki gli aveva spiegato, riguardo come tenerlo e cosa fare, ma nonostante questo la ascoltò comunque attentamente. Terminate le spiegazioni, la ragazza andò ad issare le vele, avvisando Dan riguardo lo strattone che sarebbe arrivato non appena avrebbe fatto ciò. Di tutta risposta, il Reyes dispiegò leggermente le gambe, quasi come se si stesse tenendo pronto a non farsi buttar giù da ciò che teneva fra le mani. Liberate le vele, lo strattone arrivò, ma non fu nulla di ingestibile: senza troppi problemi Dan tenne ferma la guida, nemmeno sforzandosi troppo. Non era sicuramente qualcosa che chiunque avrebbe potuto fare, e riconosceva che gestire una nave richiedeva una certa forza. Misaki era sicuramente atletica, se riusciva a dirigere una cosa del genere, ma dopotutto era una donna di mare, c'era da aspettarselo. Proprio mentre pensava a questo, però, il Reyes rimase scioccato dalle parole dell'amica. Rimase a fissarla per un buon periodo di tempo, quasi come se, nella sua mente, si stesse immaginando la scena, ma non appena fece ciò, non appena si immaginò le guance della ragazza venire dilaniate da dei ganci, solo per baciare il ragazzo che lei stessa amava e che gli aveva impartito una simile tortura... chiuse gli occhi, mentre una leggere smorfia di disapprovazione mista a disgusto e odio gli si stampava sul volto. Spostò lo sguardo dal viso di Misaki, quelle cicatrici ora gli causavano ancora più fastidio. Percepì una carezza, ma la scena, nella sua mente, continuava a provocargli una sensazione a dir poco sgradevole.
    "È-" Fece un profondo respiro, mentre cercava le parole giuste. Non era facile parlare in quel momento. "È una tua scelta. Io- senti, non posso dirti che secondo me tu abbia optato per la giusta opzione. Per me non lo è. Se tuttavia vi amate veramente... posso solo augurarvi il meglio." Una frase piena di parole, ma che effettivamente mancava di significato. Aveva detto tutto e niente, e forse era meglio così. Disapprovava delle azioni del suo ragazzo, diavolo, ganci alle guance? Amare il dolore? Certo, Dan stesso provava una grande gioia nel combattere e ricevere ferite: lo facevano sentire vivo, ma così, dolore gratuito? Senza motivo? Scuoteva la testa, come per togliere quell'idea dalla mente. Quella situazione era bizzarra, alquanto, e tutto quel pensare gli stava facendo venire un mal di testa. Manteneva la presa sul timone con una mano, mentre l'altra la portò appunto al capo, stringendoselo leggermente. "Non mi hai ancora detto cos'è questa storia dei nastri e dei caschi, comunque. Sei una maga?" La guardava con la coda di un occhio, mentre l'altro era coperto dalla mano che teneva la testa, coprendo anche parte del volto. Forse cambiare discorso avrebbe aiutato. Non stava ripensando alla storia delle domande scomode: voleva semplicemente parlare di altro, e aveva chiesto la prima cosa che, fra quelle immagini cruente, gli era comparsa in mente.
     
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