Il tormento ha i capelli bianchi o argentei

x Amy e Doomchan

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  1. Amaterasu Sakuya
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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    Le richieste di Gil erano fin troppo facili da soddisfare, e non richiedevano nemmeno il minimo sforzo, era un patto facile da rispettare e Syndra interruppe più che volentieri il suo lascivo operato per ubbidirgli, tanto era persa nella lussuria che non ci pensò nemmeno un istante prima di farlo: era perduta, completamente.
    Si padrone... mi piace il suo cazzo... lo voglio dentro di me...
    Mentre parlava fissava quella grossa mazza con occhi colmi di desiderio, masturbandola energicamente e leccando la punta ad ogni piccola pausa che faceva tra una frase e l'altra. Nariko si avvicinò per leccargli lo scroto e Syndra ne approfittò per leccarlo a sua volta, unendo ancora una volta le lingue con la sua maestra. Poi affondò di nuovo la mazza di Gil dentro la sua gola, spingendola più a fondo che poteva in modo da sentirla pulsare direttamente nello stomaco. La lubrificava così tanto che la saliva iniziava a calare fin sui testicoli del ragazzo, e le consentiva di andare in fondo come non mai, stringendolo e succhiandolo con le labbra come il più delizioso dei banchetti. Non si era mai sentita così prima d'ora, era più intenso di quando lo faceva con Nariko e Iceringer, era immensamente sbagliato ma i suoi freni inibitori non funzionavano più, erano bloccati nella perversione e avevano confinato la vera Syndra in un angolo remoto della sua mente. Avrebbe voluto lottare, ma il suo cervello non la ascoltava, dava peso solamente alla Syndra perversa e distrutta dalle malefatte di Gil, che ora viveva sottomessa a lui come la più bassa delle schiave sessuali. E le piaceva, la eccitava da impazzire, al punto che mentre succhiava quell'asta con tutto il fiato che aveva in gola e si lasciava violare la bocca rapidamente, portò le dita della mano sinistra tra le sue gambe, iniziando a darsi piacere sull'intimità, strofinando prima il clitoride per poi scendere più in basso, lasciando che tutta la sua intimità si riempisse di umori abbondanti e rumorosi. Non si vergognava di quello che stava facendo, non si vergognava più di nulla... era perduta.
     
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