Il cuore più Nero

x Hina e Hyp

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  1. Hyperion Arcade
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    Gil odiava tornare a casa, ammesso che ci fosse un luogo che potesse chiamare "casa". Nessuno lo reputava un vero Poltergeist a causa della mancanza di un potere visibile e utilizzabile e lui a causa di tale discriminazione si era sempre sentito inferiore, indipendentemente da quello che i suoi familiari avrebbero voluto fargli credere. Ma da quando aveva deciso di elevare le sue losche attività per il divertimento sfrenato, tornare a casa era diventato quasi d'obbligo. Sgattaiolò fuori dalla porta blindata, girando tra le dita le due fialette piene di liquido rosso molto denso poco prima di aprire la sua borsa per poterle mettere lì dentro. Quello era il suo biglietto di sola andata per il divertimento più sfrenato e se doveva rivedere quei maledetti familiari per prenderli allora andava più che bene. Il problema era che quelle fiale non dovevano stare tra le sue mani, e purtroppo per lui non filò tutto liscio.
    Gil!
    Una voce lo fulminò poco prima che potesse chiudere del tutto la borsa, poi la Red Frame si incagliò nel muro vicinissimo al suo orecchio, facendogli insaccare la testa fra le spalle e digrignare i denti, terrorizzato. La figura di sua sorella maggiore, Stige, sovrastò quella del minuto Gil, tenendo i gomiti larghi e le mani sui fianchi, con sguardo severo. Indossava una camicia da notte scura, indice che tornava ora da un lungo riposo. Il suo sguardo glaciale divenne rosso incandescente, mentre il ghigno spaventato di Gil si trasformò in qualcosa di infastidito.
    Cosa stai facendo nella stanza di ricerca del Lethe?
    Stige cercava di mantenere il controllo senza però lasciargli spazio per scappare, Gil non rispose, limitandosi a voltare la testa di lato per distogliere lo sguardo da lei, già basso a causa della sua bellezza. Gil la odiava anche perché era bellissima e irresistibile, motivo in più per disprezzare le due streghe. La sorella attirò l'attenzione del giovane poltergeist mettendogli la punta del fodero della sua spada sotto il mento, richiamando la sua attenzione aggrottando le sopracciglia.
    Non sono cazzi tuoi.
    La risposta di Gil come al solito fu impertinente e sprezzante, Stige fece molta fatica a non esplodere di rabbia, ma fece un lungo respiro chiudendo gli occhi, cercando di essere paziente. Teneva ad ogni familiare, tutti, anche Gil: aveva già perso Van e come se non bastasse a suo tempo venne obbligata a punire Gil con i suoi poteri estremamente dolorosi. Si ripromise che non lo avrebbe fatto mai più, ma lui non gli rendeva le cose facili...
    Gil... perché fai così? Tutti ti vogliono aiutare... devi ridarmi le fiale e uscire dai laboratori... questo non ti porterà a niente.
    Tirò su la testa, il piccoletto, esitando solo quando sentì di nuovo il freddo acciaio ella spada, ma il suo sguardo colmo di disprezzo si scagliò comunque contro sua sorella.
    Tsk... non vi importa di me, vi preoccupate solo che possa disonorare la famiglia. Ma non vi preoccupate, non ho la minima intenzione di sbandierare il mio sangue come se fosse un vessillo... potete tenervi tutto il rispetto...
    Fece per andarsene, ma Stige lo afferrò per una spalla, sbattendolo di nuovo contro il muro per poi scuoterlo con forza.
    Gil maledizione! Non è questo che vogliamo per te! Non devi essere un combattente per farti rispettare, non devi buttare così la tua vita!
    Il ragazzo tirò fuori le fiale da dentro la borsa, gettandole per terra con disprezzo, facendo così allontanare la sorella che schivò i vetri infranti, osservandoli con un minimo di stupore. Gil tirò sulla spalla la propria borsa, gridando verso di lei.
    E cos'è che volete da me? Rendermi un pupazzo pubblico? Io me ne sbatto i lcazzodi queste cose! Non valete niente per me!
    Quelle parole erano una spada nel petto di Stige, ma non gli diede né la soddisfazione di vedere le sue lacrime, né la sua ira. Stige chiuse gli occhi, ingoiando un rospo molto amaro, per poi riprendere la sua spada e rinfoderarla, volgendo le spalle a suo fratello come se stesse per andarsene.
    La tua famiglia ti ama Gil, nessuno ti renderà un pupazzo pubblico... vogliamo solo il bene per te.
    Gil si ritrovò con la schiena quasi piegata verso il basso, ancora livido di rabbia. Non se ne sarebbe andato a mani vuote. Allargò un sorriso colmo di disprezzo, per poi tornare a parlare alla sua sorellona a denti stretti.
    Ah no? E tu che mi dici...? Ti sei fatta scopare da uno che nemmeno conosci, ti sei fatta ingravidare per il bene della famiglia e succhi il cazzo al regno solo per far splendere il nome dei Poltergeist! Sei una puttana!
    A quelle parole la rabbia ebbe il sopravvento, e voltandosi con un occhio fulminò Gil con lo sguardo, scagliando verso di lui un dardo di ghiaccio rosso che lo avrebbe perforato all'altezza della spalla. Una grossa ferita, non grave ma grazie ai suoi poteri sarebbe stata molto dolorosa. Aveva promesso di non rifarlo ancora, ma Gil aveva esagerato. Il ragazzo si accasciò lentamente a terra scivolando con la schiena sulla parete, serrando i denti più che poteva per trattenere il dolore, anche se le lacrime iniziavano già a rigare il suo volto. Stige si voltò di nuovo, rifiutandosi di guardarlo non per disprezzo verso di lui ma verso se stessa... che aveva di nuovo ceduto alla rabbia.
    Non ti sarà mai più permesso di entrare qui dentro...
    A quel punto se ne andò davvero, non avrebbe sopportato altre parole da lui. Gil continuò ad ansimare sofferente per diversi minuti, fino a che non raccolse le forze per afferrare la stalattite di ghiaccio e tirarla fuori dalla spalla, osservandola con un ghigno perverso sul volto.
    Non importa... ho già tutto quello che mi serve...

    - Poche ore dopo -

    Ok, tenetelo fermo lì, mettetelo giù forza!
    Improvvisato a capo cantiere, Gil guidava i suoi fedeli Drake e Mike nella sistemazione di un nuovo elemento nel suo adorato angolo di inferno. Drake non sembrava tanto affaticato, ma Mike faceva una fatica assurda a sollevare quella grossa poltrona a forma di trono. Aveva una singolare forma a cuore oltre ad essere in credibilmente rosso. Era decisamente un trono femminile quello, magari da dominatrice, chissà Gil da dove l'aveva tirato fuori? I due lo piazzarono a terra con grande sforzo, poi Gil si lanciò contro la poltrona, rimbalzandoci sopra un paio di volte e mettendosi comodo. Aveva la schiena piegata perché troppo bassa rispetto allo schienale, mentre con le braccia stringeva i braccioli con fare trionfante.
    Si cazzo, adesso si che mi piace. Da qui posso osservare tutte le mie puttane e sentirmi il re di questo posto.
    Mike arrancava ai piedi del trono, come un mero giullare, cercando di riprendere fiato.
    Gil io non capisco... tu hai una casa che è più grande di un castello: perché cazzo stai organizzando questo buco di merda come un regno?
    Le parole di Mike suscitarono l'ira di Gil, che per fargli capire dove aveva sbagliato gli tirò un forte calcio sulla testa, con non poco disprezzo.
    Quello non è un castello idiota, quello è un cimitero, pieno di cadaveri che camminano. Questo regno dove noi mettiamo a nudo la vera essenza della vita... merita di essere chiamato castello.
    Drake ridacchiò scuotendo il capo, per lo meno lui la prendeva con ironia e questo a Gil bastava.
    Adesso voglio un bastone da sovrano. Mike vedi se in giro c'è qualche vibratore gigante, altrimenti dovrò staccarlo a Drake.
    Drake lanciò un'occhiata verso Mike, intimandolo di trovarlo sul serio quel vibratore... insospettabile pensare che quel giorno tanto pieno di soddisfazioni sarebbe stato condito dall'intervento delle due streghe, pronte a festeggiare un evento memorabile assieme a Gil...
     
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