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Marta della porta accanto
Mi chiamo Max, o almeno così mi chiamano gli amici, e ho 24 anni; vivo in un paese di provincia, in una vietta di case a schiera, ma praticamente non conosco nessuno dei miei vicini; li saluto quando li vedo, ma nulla più. Io sono un single, arrapato cronico, e nella mia via c'è qualche gnocchetta più o meno della mia età con cui non sono mai riuscito a combinare niente; sono tutte delle fighe di legno. Poi c'è Marta, una ragazza diciottenne con la quale non ho mai neanche scambiato una parola, che vedo di sfuggita raramente; ella non è una gran topa, ma comunque è del genere che mi farei: Snella, magra ma non stecca, bel corpo e bel sedere, tette un po' di taglia piccola ma non troppo, capelli castani tenuti stretti in una coda, occhi marroni e delle belle labbra da baciare, se non per qualcos'altro. A dire la verità su di lei mi sono fatto qualche fantasia, ma per la differenza di età non ho neanche tentato di stringere amicizia. Fatto sta che un bel giorno, o per meglio dire brutto visto che diluviava, io mi trovavo a non fare niente in camera mia, la quale si affaccia all'interno della via, quando alzandomi e guardando fuori dall finestra vidi la ragazza davanti alla porta di casa; ella era evidentemente fradicia e dopo qualche istante di attesa intuii che doveva aver dimenticato le chiavi di casa, e che i suoi genitori non c'erano. Era un giorno estivo, ma fuori si era scatenato un temporale che aveva abbassato drasticamente le temperature, quindi Marta doveva avere un freddo cane; questo pensiero mi fece scattare in testa un'idea assurda, che poteva anche essere fattibile visto che pure la mia famiglia era fuori casa. Mi fiondai alla porta di ingresso, l'aprii, e prima di ripensarci uscii e raggiunsi la ragazza.
- Ciao, tu sei Marta giusto? - Le chiesi stupidamente. - S s sì - Rispose lei balbettando, poichè stava tremando. - Sei rimasta fuori casa? - Fu la mia seconda domanda. - S sì - Rispose ancora lei. - Senti, a stare qua fuori ti becchi qualcosa, intanto che aspetti i tuoi genitori, ti ospito io - Buttai lì, con falsa indifferenza. - N n no, g g grazie - mi rispose. - Avanti, non disturbi mica, chissà per quanto andrà avanti a piovere - tentai di convincerla poi.
Marta ci riflette sopra per qualche istante, poi annuì e finalmente mi seguì in casa. Chiusa la porta, rimanemmo fermi sul posto, perchè entrambi eravamo grondanti; lei era evidentemente imbarazzata e a quanto pareva molto timida.
- Accidenti, che palle sto tempo! Se hai un attimo di pazienza vado a recuperare qualcosa per asciugarci - Detto ciò mi spogliai, rimanendo in mutande, e la ragazza girò ancora di più la testa dall'altro lato. -Scusami, ma se innondo la casa i miei mi ammazzano - dissi fintamente dispiaciuto io, poi mi scappò: - Forse è meglio se ti togli i vestiti pure tu -
La ragazza si strinse d'istinto le braccia al petto, più probabilmente spaventata che per il freddo.
- Era solo un consiglio, rischi di beccarti una polmonite con quei vestiti fradici - Cercai di salvarmi in estremo. - Vado a cercare qualcosa per asciugarci - Le dissi poi voltandomi, e attraversando il salotto raggiunsi il bagno.
Subito il mio cervello prese a girare a mille, per cercare di trovare un modo per farmi la ragazza. Iniziai con il nascodere tutti i salviettoni e tutte le salviette più grandi, con le quali Marta avrebbe potuto coprirsi tutto il corpo, poi agguantai degli asciugamani di piccola grandezza e tornai in salotto. La ragazza era ancora dove l'avevo lasciata, e notai che la sua maglietta bagnata lasciava vedere il reggiseno bianco; la scena mi fece rizzare di brutto il cazzo ma tanto lei nascondeva ancora lo sguardo quindi nessun problema.
- Mi spiace ma tutti gli asciugamano grandi sono a lavare, ho solo queste - Le dissi, poi senza tante storie la raggiunsi e le misi in mano quelli che mi ero portato dietro.
- Puoi andare in bagno se vuoi, ma ti prego non bagnare il pavimento. Senti, io mi giro e non guardo, tu togliti gli indumenti più bagnati e poi vai pure di la. Fatti pure una doccia se vuoi. Io ti cerco qualcosa da mettere intano che sei qui -
Detto ciò girai la testa e mi coprii la faccia con le mani. Dopo qualche attimo, sentii la ragazza fare quello che le avevo detto, e poi i suoi passi leggeri fino al bagno, nel quale si chiuse dentro. Di corsa, anche se furtivamente, raggiunsi camera mia e trovai una maglietta larga e dei pantaloncini corti estivi poi tornai in salotto; appoggiai il tutto sul divano e poi mi rivolsi alla porta del bagno. Anche se un parte di me mi disse di non farlo, raggiunsi piano l'uscio e inginocchiandomi appostai l'occhio alla serratura; per fortuna la stanza era abbastanza stretta e quindi potei inquadrare la ragazza quasi interamente. Marta era intenta a passarsi addosso le piccole salviette; era in reggiseno e mutandine, entrambi bianchi, che mettevano in risalto le sue curve giovanili; però la parte migliore fu quando ella si tolse il reggiseno, lasciando libere le sue tette dai bei capezzoli rosei; poi si voltò dandomi la schiena e io potei ammirare anche il suo fondoschiena meraviglioso, che mi fece rizzare ancora di più il membro; la ragazza proseguì ad asciugarsi ma purtroppo non si tolse le mutandine. Quando finì, mi scostati velocemente dalla porta e tornai in camera mia, dove indossai una maglietta senza maniche e pantaloni corti, poi tornai in salotto dove scoprì che Marta era uscita dal bagno giusto il tempo di recuperare i vestiti, poi era rientrata. Rimasi in attesa per poco, poi ella riuscì dalla stanza e notai che con quegli abiti adosso mi fecero arrapare maggiormente; lei fece qualche passo poi si fermò e rimase fissa in quel punto, guardando per terra.
- Guarda che non mordo mica, eh! Siediti pure - Le dissi per smuoverla, e mentre mi passava vicino, prima ancora di pensare l'azione, le diedi una pacca leggera sul sedere. - Ti stanno bene - Dissi poi velocemente, per tentare di salvarmi da quell'atto.
Marta proseguì fino all'altro capo del divano e si sedette, era troppo timida per dire qualsiasi cosa; normalmente non ne avrei approfittato ma ormai non ero totalmente lucido, visto quanto ero arrapato. Così mi alzai, e raggiungendola mi sedetti propio di fianco a lei.
- Stai tremando ancora, hai freddo? - Le chiesi. - Purtroppo i miei hanno messo via tutte le coperte, mi spiace - Aggiunsi, scusandomi falsamente.
Poi le misi un braccio dietro al collo, e lei sollevò le gambe da terra e se le strinse al petto, cingendole con le braccia, come se fosse un riccio che si appallottola.
- Senti, fa davvero freddo, dobbiamo scaldarci in qualche modo, altrimenti ci becchiamo davvero qualcosa - Le dissi io, mettendomi contro di lei.
- Non so tu, ma io conosco un buon modo per riscaldarsi - Le dissi poi, e facendo così presi ad accarezzarle la gamba più vicina a me.
La ragazza ebbe come una scossa, e cercò di appallottolarsi di più, ma io non rinunciai e cominciai a scendere con la mano lungo la sua gamba; arrivato alla caviglia mi staccai per poi riapporgiari sull'interno coscia e da lì scesi fino a sfiorarle i pantaloncini, i quali erano abbastanza larghi da permettermi di vedere le mutandine; ci infilai sempre lentamente la mano e le toccai l'attaccatura della gamba, poi mi intrufolai di più nell'indumento, e le raggiunsi l'inguine dove scoprii con sorpresa che era depilata; poi mi ricordai che ella era una pallavolista, quindi magari si era rasata per questioni sportive. Finalmente raggiunsi l'orlo delle mutandine, che ovviamente erano ancora bagnate, lo sollevai con tutta calma e poi vi ci inserii dentro un dito, poi un altro, e un altro... Di colpo la ragazza mi afferrò d'istinto il braccio incriminato, come per fermarmi, prima saldamente ma poi allentandola un poco. Io le tolsi l'altro braccio da dietro la testa, e con sicurezza le tolsi del tutto la presa; poi ripresi da dove avevo interrotto, infilandole tutta la mano nelle mutandine; le tastai la figa, all'inizio superficialemente scoprendola giovane, senza labbra vaginali in evidenza, poi le feci scorrere un dito sulla linea d'apertura ed infine glielo infilai dentro quasi a rallentatore, gustando quel momento in ogni suo nanosecondo. Marta fremette e tentò una fragile resistenza, ma io la tenevo per il braccio, e subito smise; assicurato che ella rimanesse ferma, estretti la mia mano dal mezzo delle sue gambe e mi alzai, mettendomi di fronte a lei; le afferrai i pantaloncini e presi a tirarli, con piccoli strattoni quando non scivolavano, e finalemente gleli tolsi. Le afferrai poi le mutandine e senza problemi le feci scorrere su quel percorso eccitante che erano le gambe della ragazza; però le feci sgusciare via da solo un piede, e gliele arrotolai su una gamba, cosa che mi aveva sempre fatto arrapare nelle mie fantasie, e che non venne smentita. Ora, in mezzo alle gambe strette della ragazza, potevo ammirare la sua vagina libera all'aria; subito le afferrai le gambe e senza troppa resistenza da parte sua, gliele scollai didosso e gliele divaricai; mi inginocchiai davanti a lei e mi portai la faccia a distanza ravvicinata con il suo fiore, e presi a leccarla mentre con una mano presi a masturbarmi. Marta mi portò le mani ai capelli, come per cercare di scostarmi, ma con scarsissima convinzione; era così timida da non ribellarsi neppure a ciò che stavo facendo. Comunque io non avevo intenzione di fermarmi, e infatti le avevo inumidito di saliva tutta la parte di vagina esterna. Ad un certo punto, il richiamo al mio cazzo si fece troppo insistente, così mi scostai da lei, mi rialzai e poi di peso la sollevai e la feci voltare, a pecora. Senza indugi mi abbassai i pantaloni e portai a tiro il mio cazzo ritto e bramoso, poi con moderata lentezza mi avvicinai sempre più al suo didietro, e raggiunsi la sua figa con la mia cappella, che poi la penetrò come un trivella, facendo strada al resto del mio membro che a poco a poco le sparì dentro. La penetrai a fondo, e la ragazza lanciò un fiebile gridolino, poi estretti il membro e ripetei l'azione, leggermente più veloce, e poi ancora e ancora, sempre più rapido; ad una certa estrazione, mi accorsi che il mio cazzo era sporco di sangue, e intuii che la ragazza doveva essere stata vergine, prima del mio intervento, quindi non mi fermai, anche se prima approfittai di quella breve pausa per raddrizzarmi meglio, afferrandomi stretto alle suo bacino. La penetrazione proseguì per troppo pochi istanti di puro piacere, almeno da parte mia, poi si presentò il fatidico punto di piacere che presto raggiunse il suo culmine, ed io le venni dentro tra spasmi e schizzate interne di sperma. Estraetti quasi del tutto il cazzo da Marta, ma prima di uscire, me lo masturbai per liberarmi delle ultime colate di seme.
- Stai ferma lì - Le dissi, staccandomi da lei.
Raggiunsi il bagno e afferai una salvietta, poi tornai da lei, che aveva obbedito, la feci alzare dritta in piedi con le gambe semidivaricate e glela misi tra di esse.
- Ora spigni - Le ordinai.
Ella eseguì e lo sperma prese a colarle dalla vagina; quando quella cascatella si esaurì, le dissi di vestirsi.
Finito l'eccitamento, si fece strada il rimorso e il dispiacere, così l'abbracciai cercando un modo per consolarla.
Quando arrivarono i suoi genitori, ella se ne andò, ovviamente senza dire nulla.
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