Una seconda prima volta...

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    "Le cose più porche, fatte con la persona amata, si macchiano di una dolcezza infinita."

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    Un po' più lunghetto rispetto al primo racconto.
    Ma mi è piaciuto un sacco scriverlo XD

    Per chi vuol andare subito al sodo conviene saltare i primi tre paragrafi tipo, mentre per i romanticoni meglio leggere tutto U.U

    Spero davvero che vi piaccia...
    ...è difficile per me pubblicare certi racconti, quasi più che scriverli.

    Aspetto i vostri commenti :)



    La sveglia suonò, la lieve luce del mattino filtrava dalla finestra.
    Ma quel giorno qualcosa non era come al solito.
    Avevo ancora gli occhi chiusi, ma mi accorsi subito che il bambino non aveva urlato tutta la notte, era una delle poche volte in cui succedeva. Non ricordavo fosse così bello dormire profondamente tutta la notte.
    Cercai di allungare ancora assonnata la mano verso mio marito, che sicuramente non aveva sentito la sveglia, ma incontrai subito il freddo muro.
    Una vampata d’ansia partì improvvisamente dal cuore e mi svegliò subito il cervello. Dove caspita ero finita??
    Quella stanza aveva un che di familiare. Qualche poster alla parete, lo stereo anni 90 dietro il letto, la scrivania piena di libri… Mi tirai seduta sul letto, con indosso il mio vecchio pigiamone con gli orsacchiotti. Quella era la mia stanza ai tempi del liceo.

    Cosa cavolo era successo? Come poteva essere successo? Mi ero addormentata nella mia piccola casa di periferia, al fianco di mio marito, subito dopo esser riuscita a far addormentare mio figlio nella sua culla… e mi ero svegliata a casa dei miei genitori, con l’odore di caffè che proveniva dalla cucina e l’apparecchio mobile che ormai avevo dimenticato di aver portato in bocca.
    Andai ancora assonnata, e sbalordita, verso la cucina, dove mio padre stava preparandosi un paio di toast prima di uscire di casa. Quanto era bello nel suo completo da lavoro, in giacca e cravatta. Mia madre occupava come al solito il bagno, e non voleva saperne di uscire. Non ci misi molto ad immedesimarmi nella scena, che mi era così familiare solo una dozzina di anni prima.

    Il difficile venne dopo.
    Riprendere l’autobus, con quella mandria di ragazzini in preda agli ormoni, calcolare in base alla data di quel giorno in che cavolo di classe dovevo trovarmi. E quale cavolo era pure il mio posto? Suonò la campanella, ed all’improvviso ricordai la cosa più terrificante di tutte: i compiti! Li avevo fatti? Dov’erano? E se ci fosse stata un’interrogazione quel giorno?
    Quasi all’inizio della lezione, colsi la palla al balzo e mi offrii di andare a fare delle fotocopie per la prof che sedeva alla cattedra. Il silenzio dei corridoi durante la lezione mi aveva sempre rilassata. Così avrei potuto rinfrescarmi le idee, rallentare il ritmo per cercare di capire cosa stesse succedendo.

    Fu lì che lo vidi, in fila per le fotocopie, Paolo.
    Era uno dei miei più cari amici gli ultimi anni del liceo, oltre che una di quelle cotte da liceale che non essendo stata consumata, ti lascia quella piccola voglia che ogni tanto salta fuori e ti fa sorridere. Certo, col senno di poi, anni ed anni dopo, sapevo che anche lui era stato cotto di me all’epoca, ma cosa vuoi farci, due ragazzini alle prime esperienze, timidi ed insicuri, è normale che non si dichiarino l’un l’altra. Sorrisi per un attimo, mi faceva strano rivederlo in veste d’adolescente.
    La maglia larga a coprire le spalle più belle che all’epoca avessi visto, i jeans che facevano intravedere il suo bel fondoschiena sodo… Senza accorgermene stavo già morsicandomi il labbro inferiore.
    Poi lui si voltò e mi sorrise, io istintivamente esclamai un “ciao!” e lui rispose con un ciao confuso ed un po’ imbarazzato e si voltò dall’altra parte. All’improvviso ricordai. Al secondo anno ancora non ci conoscevamo! Proprio una gran bella figura, complimenti.
    Poi l’illuminazione: non mi conosceva.

    Gli bussai alla spalla: “Ciao Paolo, forse non mi conosci, ma io conosco te.”.
    Lui si voltò sorpreso ed un po’ divertito: “Ah sì? Hai chiesto in giro di me?”
    “Non esattamente. Però so che ti chiamo Paolo Canini, che frequenti la 2F e che sei nato il 2 Aprile del 1984.”
    Rise “Chissà quale magia, l’avrai sicuramente letto dall’annuario dell’anno scorso.”
    “Sicuro, come ho letto che ti piace sia leggere che disegnare fumetti, che il Sabato pomeriggio ti piace andare in bicicletta per l’oasi faunistica qui accanto, che hai un debole per i tacchi alti e che ti piace un sacco fare sesso in piedi.”
    Oddio, questa mi era uscita troppo grossa. Mi stavo troppo divertendo e sono andata a ripescare una delle nostre ultime conversazioni da adulti. Non ci posso credere. Che ne poteva sapere quel ragazzino di sedici anni del sesso? Magari non l’aveva mai nemmeno fatto. Ecco come una divertente burla si sarebbe trasformata in una conversazione molto imbarazzante e piena di fraintesi.
    “E te che ne sai dei tacchi alti?”
    Non credevo che avrebbe superato così velocemente l’imbarazzo, mi sembrava di ricordare un ragazzo un po’ timido ed impacciato, ma a quanto pare involontariamente avevo toccato i tasti giusti.

    Mascherando il rossore per aver avuto un’uscita del genere poco prima, risposi: “Sai, io so capire al primo sguardo le persone, e si vede che sei un ragazzo a cui piace vedere una donna in tacchi alti.”
    Al che lui fece un profondo respiro, mi si avvicinò all’orecchio e disse: “Sui tacchi alti ti do ragione, ma sul sesso in piedi sinceramente non posso ancora fare commenti.”
    Non so perché risposi così, la situazione mi mandava il sangue alla gola, mi voltai leggermente e risposi al suo orecchio “Vuoi scoprire se ho o meno ragione?”.

    Senza nemmeno accorgermene, le nostre mani si toccarono per un istante, poi lui me la strinse con forza. I suoi occhi interrogarono un attimo i miei, curiosi di sapere se effettivamente entrambi stessimo pensando alla stessa cosa. Ancora non ci conoscevamo, ma la nostra affinità profonda sembrava esistere anche allora. Ci capimmo in un attimo. Ed in un attimo lo stavo seguendo per il corridoio, fino allo stanzino del bidello.

    Era uno sgabuzzino vero e proprio, pieno di scopettoni, con una serie di mensole sulla parete piene di secchi e prodotti per la pulizia. Lui chiuse la porta, controllando di non essere visto, e girò la chiave. Tenne la luce spenta, filtrava la luce del corridoio dalle fessure della porta. Mi abituai presto alla poca luce, ed intravvidi il suo volto di fronte al mio. Un rumore intenso di un cuore che batteva velocemente, il mio? Il suo? Entrambi? Respiri profondi.
    E poi alzò la mano destra, e mi scostò i capelli dal viso, portandomeli dietro un orecchio. Facendolo mi sfiorò la guancia, ed improvvisamente qualcosa in me si accese. Forse anche in lui, perché mi sfiorò di nuovo, questa volta le labbra. Le vampate di desiderio mi immobilizzavano contro le mensole della parete. Cosa stavamo facendo?

    Si avvicinò al mio viso, i nostri nasi si sfiorarono, poi le nostre labbra. Il cuore si faceva sempre più irrequieto. Mi baciò, ed il tempo quasi si fermò. Improvvisamente sapevo solo una cosa: volevo lui. Ora in quello stanzino, volevo lui.
    Continuammo a baciarci, le mie mani sfiorarono la sua schiena, giù fino ai glutei, cavoli quanto erano sodi, li strinsi con forza e contemporaneamente il suo bacino si avvicinò al mio. E lo sentii. Non avevo mai pensato al suo pisello prima di quel momento, ed ora era lì, in piena erezione, contro di me, pulsante. Ora sembrava la cosa più naturale di questo mondo. Ed avevo bisogno di lui. Mi abbassai, slacciai con scioltezza i jeans ed abbassai dolcemente i suoi slip. Non potevo ben vederlo nella penombra, ma potevo sentirlo. Caldo e rigido. Con la lingua gli sfiorai la base, giocherellai un attimo con la pelle che lo univa ai suoi gioielli, e piano piano, sempre zigzagando, salii fino in cima. Con le labbra abbassai la pelle che copriva la cappella, dolcemente, e mi concentrai sul frenulo, ho sempre amato giocherellare con la lingua sul frenulo. Sentivo che lui si stava irrigidendo, che fremeva e non ce la faceva più. Al che smisi di giocherellare, mi bagnai le labbra, ed in un lampo l’avevo in gola. Oddio quanto amavo spingerlo fino a farmi toccare la gola. Continuai per un po’ a farlo entrare ed uscire. Sentivo che l’eccitazione partiva dalla punta dei miei piedi, mi percorreva tutta, passava a lui e lo pervadeva completamente. Eravamo un’unica sfera di eccitazione sessuale. Poi lui mi afferrò la testa e me la tenne giù. Fu forte, ma allo stesso tempo dolce. Era quello che volevo in quel momento. Sembrava leggermi dentro.
    L’avevo tutto dentro, sentivo che mi toccava la gola, non potevo muovermi, mi teneva saldamente in quella posizione, e ciò mi dava una vampata di eccitazione mai provata prima. Ed ecco, piccole vampate calde mi scivolarono giù per la gola e mi bagnarono la lingua ed il palato. Con dolcezza mi lasciò andare la testa, e fece scorrere fuori il suo pene, nonostante io mi dimostrassi alquanto riluttante, ed io deglutii.

    Si sentivano solo i nostri respiri.
    Lui mi aiutò a rialzarmi, e mi sollevò appoggiandomi su una mensola. Dovevo essere piuttosto leggera, visto che la mensola resse. Avvicinò di nuovo il suo viso al mio, mi leccò le labbra un attimo, e poi con la lingua entrò nella mia bocca. Fu un bacio spassionato, pieno di intenso coinvolgimento. Come una continuazione di un’intesa perfetta dei nostri corpi. Continuavamo a baciarci quando mi accorsi che lui, con una scioltezza infinita, mi aveva già sfilato delicatamente i jeans e gli slip. Sorrisi imbarazzata e lui piano piano mi sbottonò la camicetta. Si fece strada con piccoli baci sfiorati giù dal collo fino all’ombelico, e continuò la sua strada fino al piccolo cespuglio di peli che ancora tenevo incolto. Senza darmi il tempo di capire, in un attimo aveva già iniziato a giocare con il mio clitoride, lo sfiorava dolcemente con la lingua. Ero ad un passo dall’orgasmo già prima, senza essere toccata, in quel momento ero solo percorsa da brividi.
    La sua lingua e le sue labbra erano irrefrenabili. Continuavano a scorrere, baciare, ed io non ce la facevo più. Il mio respiro diventava sempre più acuto, fino a quando lui non si alzò, mi raggiunse, mi mise la forte mano sopra la bocca ed a pochi millimetri dalla mia faccia mi disse: “Shh… non vorrai che ci sentano…” ed in un attimo, con l’altra mano, scese alla mia vagina ed infilò piano un dito. Bastò quello, all’improvviso non ce la feci più, soffocai un grido, mi inarcai, sentii le mie gambe tremare, e sentii grandi vampate di piacere percorrerle tutte fino a convergere lì, attorno a quel dito, stretto ritmicamente tra le mie labbra.

    Ero senza fiato, la testa girava, non sapevo dov’ero, cosa ci facevo lì, ero completamente persa.
    Ma lui no.
    Mi tirò su, seduta su quella mensola, mi aprì le gambe che ancora tremavano, ed avvicinò il suo pene. Lo sentii perché sentii il suo calore avvicinarsi al mio ventre.
    “No, aspetta, non ce la faccio più.” Avrei voluto dirgli. Ma dalla mia bocca non usciva niente, ero imbambolata. Lui sembrò capire il mio stato d’animo. Si tolse la maglietta, avvicinò il suo petto al mio, e con un braccio mi cinse la vita. Mi strinse a sé, e quando il mio cuore si sincronizzò col suo, lo sentii. Improvviso, caldo, rigido, dentro di me in un attimo. Lui mi tappò di nuovo la bocca con mano ferma, soffocandomi un grido. Mi sforzai di tenere chiusa la bocca, e lui mi afferrò i fianchi. Uscì piano, e lo spinse di nuovo con forza dentro, ancora più in profondità. E poi ancora ed ancora. Con le mani mi afferrò il sedere, mi sollevò, si voltò, e mi sbattè contro la parete alla sua sinistra.
    “Avevi ragione” mi sussurrò “merita davvero il sesso in piedi”.
    Mi tenne ferma col suo corpo contro il muro, con le sue mani strinse le mie e le fermò sopra la mia testa. Ero in trappola.
    Continuò ad entrare, ancora, ed ancora. Sempre più in profondità, sempre più ritmicamente. Ad un certo punto si fermò, dentro di me, completamente dentro. Il mio ventre impazzì, lo avvolse e lo strinse più volte.
    La sua voce era provata, esausta. “Non puoi fare così…” ed ecco, che sentii piccoli potenti getti riempirmi e scorrermi dentro. Oddio, era venuto dentro di me. Dannazione.. “Scusa, volevo uscire ma… Quando ho sentito che stavi venendo, e mi stavi stringendo con tale potenza, al caldo, dentro di te… Non son riuscito.”

    Lo sfilò con delicatezza, mi aiutò a rivestirmi. Mi baciò con dolcezza.
    “Comunque… io mi chiamo Erica.” “Piacere Erica, non è che mi daresti il tuo numero? Non vorrei che scappassi da qualche parte…”
    Riaccendemmo la luce, raccogliemmo i fogli sparsi sul pavimento… Notai la piccola traccia rossa lasciata sulla mensola e sorrisi pensando a come potesse essere spettacolare una seconda prima volta.

    Tutta la giornata procedette come in un sogno, un’ombra di una giornata normale, con nella testa solo il pensiero di quella piccola pausa nello stanzino del bidello. Tornai a casa, fantasticai un po’.

    Andai a dormire, rilassata e col sorriso sulle labbra.
    Mi svegliai abbracciata a mio marito. “Buongiorno, dormito bene?” “Non immagini quanto.”
    Andai in cucina, a prepararmi la colazione, e guardai il cellulare, un sms.
    “Buongiorno splendida. Non so perché ma questa mattina mi son svegliato pensando alla nostra prima volta, ancora sorrido pensandoci. Paolo”.
     
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    wow bello, l'ho trovato molto coinvolgente ed è scritto molto bene secondo me.
    aspetto con ansia il prossimo ;)
     
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    Ahahahah... con calma.
    Già non pensavo di scrivere il primo, ora il secondo... XD con calma il prossimo :D

    Comunque grazie.
    ;)
     
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    Bello!
    Davvero!!
     
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    CITAZIONE (Pandamonium @ 2/10/2014, 17:47) 
    Bello!
    Davvero!!

    Grazie mille ç___ç
    Son contenta che ti piaccia :D
    Mi piace vedere che quel che scrivo non fa proprio proprio schifo :P
     
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    Racconto davvero carino e ben scritto. Complimenti!
     
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    grazie, davvero, significa molto per me :)
     
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    Keit, ma quale schifo.. anzi... brava! Continua così ;)
     
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    Ahahah... :D
    Ancora grazie :*
     
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  10. Shiryu9
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    *_* Grande Keit, davvero! Il finale poi è stupendo, una genialata; Vedi che dovevi scrivere ancora? Brava, continua così, e con "continua così" intendo che ne aspettiamo altri!!! *.*
     
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    Ahahahah, addirittura :)
    Grazie :)
    In realtà ci voleva la tua spintarella per convincermi a pensare ad un'altra storia XD
    quindi grazie anche per questo :D ihih
     
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    già qualche idea per il prossimo?
     
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    Per nulla XD
    Questa idea mi è arrivata per caso l'altra sera in dormiveglia XD
     
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    Letto! :D Mi é pieciuto un sacco, davvero ben scritto e come sempre riesci a trasmettere bene le sensazioni. Onestamente peró mi ha preso di piú il precedente, ma solo per gusto personale, perché questo aveva un non so che di irreale (amo le storie "fattibili"): soprattutto per paolo versione Rocco siffredi alla prima volta a 16 anni XD. Comunque kate come detto dagli altri: "aspettiamo con impazienza il tuo terzo racconto" :D.
     
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    ahahahah XD
    "Paolo versione Rocco Siffredi" XD ahahah
    Capito :D
    Grazie ^^
    Adesso vedrò di scriverne altri a breve dai, aspettiamo l'ispirazione :)
     
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21 replies since 2/10/2014, 10:28   1250 views
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