L’uomo nero

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  1. goldendick
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    L’uomo nero


    Da piccola, come tanti e tante bambine di questo mondo, sono
    cresciuta, con lo spauracchio dell’uomo nero, spesso mi veniva
    ricordato che se avessi fatto da monella mi avrebbe messo in
    un sacco e portato via.
    Devo dire che ne ero terrorizzata, anche perché ogni tanto
    l’uomo nero si presentava veramente a casa mia, con sembianze
    diverse ma, sempre nero e più nera era la sua carnagione, più
    la mia paura aumentava in proporzione, immaginate il mio stato
    d’animo quando si presentavano in due.
    Quando lo vedevo scappavo per nascondermi nella mia cameretta
    ma, per fortuna la mamma mi rincuorava dicendomi “Sei stata
    brava, amore mio, è venuto per me, sono io la monella” “Ora
    vai a letto e dormi, non avere paura ma, non uscire se no ti
    rapisce”
    Cercavo di dormire ma la paura mi teneva sveglia e dopo un
    po‘, sentivo i lamenti della mamma, “aaah, aaaaaaaah,”
    lentamente si trasformavano in urla, “Ohi, oooohi mamma che
    bestione, fai piano, bruciaaaaaaa” Ma, il babbo non faceva
    niente per proteggere la mamma? L’unica cosa che so è che
    riusciva a non farla portare via.
    Parole incomprensibili, singhiozzi strozzati in gola, attutiti
    dalle porte chiuse ma, che martellavano nel mio cervello, mi
    tappavo le orecchie per non sentirla e tremavo come una
    foglia, nascosta sotto le coperte, con l’angoscia che il
    mostro passasse a prendermi per portarmi lontano da mamma e
    papà.
    Voi avete già capito chi erano quegli uomini e cosa facevano
    con la mamma, io ero piccolina e ho realizzato solo dopo molti
    anni.
    Non capitava spesso, ma almeno una volta al mese, alla porta
    di casa si presentava l’uomo nero, generalmente erano giovani
    ragazzi dal fisico atletico dai muscoli ben scolpiti, dagli
    addominali a tartaruga, ma anche se erano dei bei ragazzi, io
    battevo i denti dalla paura, in preda al panico più totale.
    Crescendo ho passato molte notti insonni, ascoltando i loro
    tumultuosi incontri e il mio ditino ha imparato a darmi
    piacere, trastullandomi il clitoride e sparandomi dei feroci
    ditalini, d’altronde quella mignotta di mia madre, gridava
    come una cagna in calore, passando delle ore a farsi sbattere
    da uno storpio, dico storpio perché non potete immaginare da
    quali nerchie amava farsi montare, era capace di prendere dei
    veri pali nodosi, lunghi e grossi da far paura.
    Vi chiederete come faccio a saperlo, ebbene sono diventata una
    guardona come il vecchio trombone di casa, il cornuto (papà)
    adorava fotografare e filmare la mamma tra le braccia di altri
    uomini, tutti di colore e dotati di cazzi enormi, io invece li
    spiavo attraverso il buco della serratura, scoprendo che ho
    una mamma troia e guardarla mentre gode di piselloni da mille
    e una notte è un vero piacere e poi vedere le sue grandi tette
    penzolni che sballottavano ad ogni spinta dello storpio mi
    facevano sbrodolare la passerotta come un rubinetto aperto,
    desiderando lo stesso trattamento.
    Anche papà è ben dotato ma certo non come quei ragazzi e
    fotografava, fotografava e filmava con il cazzo sempre in tiro
    e quelle scene come in un film porno, mi eccitavano
    tantissimo, tanto da farmi scopare dal mio ragazzo nelle
    stesse posizioni della mamma, nessuna esclusa, concedendomi
    pure alle dolorose penetrazioni anali, anche se lei non deve
    soffrire così tanto, visto che chiede a gran voce di venire
    inculata, “siii siiiii rompimi il culoooooooo…..Siii siii
    amore sbattimelo tutto dentro, sfondalooooooo” da dei cazzi
    che farebbero rabbrividire una vecchia baldracca.
    Mamma è una dissoluta, scandalosa, bella gnocca di nome
    Cinzia, sulla metà della quarantina, anche se lei afferma di
    averne soltanto trentotto.
    Una biondona dai capelli lunghi mossi, occhi castani, un corpo
    dalle curve morbide, generose, distribuiti in 165 cm d’altezza
    e un bel visetto da maialona.
    Devo dire che la mamma è molto affascinante, giunonica, dai
    seni grandi, sodi che si tengono ancora su e non sfigura se
    non indossa il reggiseno, anche il culo è tondo sinuoso e
    quando l’estate passeggia sul bagnasciuga in topless con un
    minuscolo perizoma a coprirgli il corpo e che ne esalta la
    rotondità delle natiche, gli uomini si girano e gli sbavano
    dietro, mangiandosela con gli occhi.
    Nei miei sogni, il più ricorrente era di succhiarlo a papà, di
    farlo schizzare nella mia bocca, per sentirne il sapore e
    berlo sino all’ultima goccia e naturalmente farmi fottere da
    lui e se me ne fosse venuta l'occasione, volevo essere la sua
    troietta e farmi offrire ad altri uomini per poter succhiare
    di fronte a lui tante belle nerchie.
    Il detto dice, “Buon sangue non mente” e io come la mamma ho
    un indole da gran troietta e le mie fantasie, sapevo che prima
    o poi, mi avrebbero portato ad un incontro ravvicinato con
    loro, papà, mamma e qualche bel cazzone nero.
    La curiosità di vedere i video della sexy casalinga, o quella
    mignotta di mia madre, nell'improvvisato gioco del filmino
    fatto in casa, nell’esibizione del sesso tra la mamma e tanti
    cazzoni neri, non mi ha fermato sin che non ho trovato,
    nell’ufficio di papà, decine di cassette e DVD e naturalmente
    caricatori interi di diappositive.
    Godeva da gran maiala e il cornutone si compiaceva di avere
    una moglie così troia e si avvicinava a lei solo quando stava
    per esplodergli il piacere, gli infilava il cazzo in bocca e
    dopo due slinguate gli riversava un fiume di borra in gola o
    schizzava a raffica sul suo bel viso ricoprendolo del suo
    seme.
    Solo rarissime volte la mamma si è esibita in un doppio
    pompino o una doppia penetrazione dove assieme al giovane
    ragazzo c’era anche papà, lui godeva nel sentirla gemere,
    urlare di piacere, di vederla mentre lo pigliava nel culo,
    quanti primi piani di cazzi giganteschi che sfondavano il suo
    piccolo buchetto.
    Mi chiamo Alessia, mi considero una bella ragazza e sono
    orgogliosa del mio corpo del mio bel visetto, sono una
    diciannovenne, so di piacere e non mi vergogno a dire che ho
    delle belle tette di una terza misura piena, con due capezzoli
    che stimolati, si inturgidiscono facendosi molto sensibili,
    duri e lunghi, un bel culetto che gli uomini apprezzano e mi
    desiderano per come sporge, dalla invidiabile struttura a
    mandolino e mi eccita da morire quando vedo maschi arrapati,
    far strabuzzare gli occhi, nel contemplare le parti anatomiche
    del mio corpo.
    I miei seni sono più piccoli rispetto a quelli di generose
    dimensioni, della mamma ma, riempiono le magliette, mostrando
    due poppe di pregiata fattura, sporgendo fieri dal profondo
    della scollatura. Capelli lunghi, lisci, di un bel nero
    corvino, occhi verdi dal taglio orientale, dallo sguardo
    intenso.
    L’inevitabile, si è presentato inaspettatamente un sabato sera
    che sono rientrata prima del solito, ultimamente, i miei
    genitori mi facevano capire soprattutto nel fine settimana, di
    voler rimanere da soli e io andavo a dormire da un’amica o
    ritornavo alle quattro del mattino dopo una serata in
    discoteca ma quella sera non mi avevano accennato a rincasare
    più tardi.
    Sono entrata in casa muovendomi cautamente cercando di non
    fare rumori per non svegliarli, mentre passavo davanti alla
    loro camera, si è aperta la porta e ne è uscito papà
    completamente nudo con il suo bel cazzo in tiro, sono rimasta
    a bocca aperta, ammirando quel fantastico obelisco, mentre
    lui, con le mani, faticava a nascondere l’erezione, aveva
    qualcosa di ipnotico perché non riuscivo a distoglierne lo
    sguardo, grosso come non mai, ritto da far paura e grondante
    di sperma.
    Dall’emozione mi si sono piegate le ginocchia, ritrovandomi
    per terra, accucciata tra le sue gambe, avevo il suo uccello a
    pochi centimetri dalla mia bocca, l’ho preso in mano,
    stringendolo nel pugno, era duro, grosso, l’ho scappellato ed
    esplorato in tutta la sua lunghezza, menandolo lentamente
    avanti indietro, guardavo la cappella imperlata dei suoi umori
    e l’ho infilata in bocca succhiandola avidamente, provocandomi
    un’eccitazione talmente forte da non capire più niente, avevo
    la mente totalmente annebbiata, in un attimo i capezzoli si
    sono inturgiditi, irti e duri premevano contro la felpa e
    mentre la fighetta si infradiciava, sentivo il clitoride
    gonfiarsi, sembrava un cazzetto in erezione e premeva sulle
    mutandine.
    Follia di un attimo o premeditazione covata da anni di
    desiderio, ero affamata di sesso e di uomini, di cazzi neri e
    grossi ma, papà doveva essere il primo, non volevo che fosse
    solo spettatore, volevo una dose massiccia di cazzi e lui
    doveva riempirmi assieme all’altro black e compiacersi della
    sua troietta.
    L’inebriante profumo di cazzo arrapato, mi entrava dalle
    narici e mi esplodeva nel cervello, mi eccitava, così ho
    iniziato ad assaggiarlo con timide slinguazzatine per poi
    mettermelo in bocca e farlo sparire tra le mie labbra.
    “Mmmmmh….siii…siiiiiiiii…mmmh….bambina mia…siiiiii” sentire il
    suo gemito e sapere che sono io a dargli piacere mi eccita
    ancora di più ed inizio a succhiarlo con più foga, mi avvento
    sul cazzo spinendomelo in gola, sono avida di sborra da
    gustare da bere sino all’ultima goccia, lo slinguazzo da gran
    puttana e sono orgogliosa che apprezzi il mio lavoretto di
    bocca.
    La mamma mi è di fianco, completamente nuda, solo con le
    autoreggenti e dei vertiginosi tacchi a spillo, mi tira per un
    braccio “vieni di la, staremo meglio”
    Sapevo che non erano soli, difatti un magnifico stallone
    black, è sdraiato sul letto, ha tra le gambe una creatura
    mostruosa, un cazzo veramente di notevoli dimensioni, ritto da
    far paura, robusto, nodoso, dal diametro largo come quello di
    una lattina di birra e lungo almeno una trentina di
    centimetri.
    Non mi era mai capitato di vedere un cazzo di quella
    pezzatura, talmente grosso da non credere che potesse essere
    vero e ora poteva essere anche mio, oltre che della mamma.
    Si è alzato venendo verso di me che avevo ripreso a spompinare
    papà, schiafeggiandomi con la verga, due tre colpi sulle
    guance come a dire ci sono anch’io, imboccalo.
    Ho cercato di stringerla con la mano ma, non riuscivo a
    chiudere il pugno, per serrarlo avrei dovuto cingerlo con le
    due mani ma avevo un cazzo per mano e quello di papà non lo
    avrei certo mollato.
    La cappella mi ha puntato la bocca, l’ho lappata, tenendola
    stretta tra le labbra, succhiando e slinguando, insalivandolo
    e inumidendolo dai coglioni alla punta, con la bestia che si
    ritrovava, era troppo grosso per sbattermelo in gola, solo
    inghiottire l’enorme cappella mi soffocava.
    Meno male che potevo ingollare profondamente il pisellone di
    papà, perché amo sentirlo varcare l’ugola e come impazzita
    passavo da una nerchia all’altra, senza tregua senza capire
    più niente.
    La mamma ha iniziato a spogliarmi, mi ha levato la felpa e
    slacciato il reggiseno, le tette sono schizzate fuori
    mostrandosi fiere agli occhi di papà e all’amico dei miei
    genitori, ha continuato sfilandomi la gonna e quando mi ha
    tolto gli slip, erano completamente bagnati dai miei umori.
    Le mani della mamma, da dietro mi palpavano i seni, mi
    torturavano i capezzoli e quando ha allungato una mano sulla
    gnocca strusciandomi le mammelle sulla schiena, non ci ho
    visto più, ho perso completamente la bussola e urlando sono
    venuta, provando un ’orgasmo inaudito, talmente intenso da
    dover mollare la presa dei due cazzi.
    Mi sono girata verso la mamma quasi a ringraziarla ma, non mi
    ha fatto fiatare, ha avvicinato le labbra alle mie e dopo due
    bacetti, mi ha infilato la lingua in bocca, ho iniziato a
    succhiarla non l’ho rifiutata, mi piaceva, le sue labbra erano
    bagnatissime, saporite, mentre lasciavo che le nostre lingue
    frullassero una contro l’altra, baciandoci dolcemente, come
    due amanti .
    Sentire il calore dei suoi seni che si strusciavano sui miei
    era fantastico, non sono rimasta indifferente a quelle
    carezze, li ho presi in mano li ho esplorati, palpati, mi sono
    incantata ad ammirare le sue splendide aureole scure, grandi
    come un mandarino con al centro due capezzoli enormi, irti e
    duri, certo non sfidavano le leggi di gravità ma le sue
    mammelle erano fantastiche, mi sono appiccicata con la labbra
    a ventosa succhiandoli golosamente, tormentandoli a colpetti
    di lingua per stimolarli sempre di più.
    Le sue mani scorrevano sul mio corpo e anch’io accarezzavo il
    suo, la mano mi è sgattaiolata tra le sue gambe era
    bagnatissima, tanto che involontariamente due dita gli sono
    scivolate dentro, senza nessuna resistenza.
    I due erano tremendamente eccitati nel vederci lesbicare,
    tanto che il babbo, ha preso la telecamera e ha iniziato a
    riprenderci e ci incitava a baciarci a leccarci e penetrarci
    con le dita, mentre l’uomo nero si masturbava furiosamemente.
    La mamma si è coricata sul letto, facendomi mettere nella
    classica posizione del 69 e gli ho spiaccicato la fighetta ben
    depilata sulla bocca, sapevo cosa voleva e anche se inesperta,
    la mia lingua si è insinuata tra le sue labbra fradice
    d’umori, slinguazzando lungo il solco da una parte all‘altra,
    mentre con le dita gli allargavo la fica.
    Mi masturbava ferocemente, agitando il dito sul clitoride,
    avendo cura di inumidirlo infilandoselo in bocca, mi sono
    chinata su di lei pigliando il clitoride già duro tra le
    labbra, la lingua lo solleticava lentamente e succhiavo, ha
    spalancato oscenamente le gambe lasciandosi andare alle mie
    attenzioni.
    La sua lingua si è fatta strada arrivando sul mio buchino e
    mentre con una mano mi allargava il sedere con l’altra
    rovistava la mia passerina pronta per l‘ennesimo orgasmo.
    Siamo venute assieme, gemendo, contorcendoci e schizzandoci
    l’orgasmo una nella bocca dell’altra, era la prima volta che
    facevo godere una donna e che ne assaggiavo il piacere.
    L’uomo nero mi tirava per un braccio, voleva sbattermi ma, nei
    miei desideri c’era papà anche se solo a guardarlo, quel
    cazzone nero come la pece, mi faceva sbrodare come una fontana
    e sbavare come una vacca in calore.
    “scopami porcone, fotti la tua bambina” Ha voluto che gli
    saltassi sopra e messa a cavalcioni mi sono impalata a smorza
    candela, finalmente era tutto dentro di me, ero io a muovermi,
    spingendo col bacino avanti indietro, salendo su e giù, davo
    il ritmo, mi sentivo piena di cazzo, godevo, ero in estasi,
    volevo sentirmelo profondamente piantato sino al collo
    dell‘utero.
    Mi artigliava le poppe, mi torceva i capezzoli, mi faceva male
    ma godevo come una pazza, accelerando con spinte sempre
    più ravvicinate, lo sentivo pulsare, aderiva perfettamente alle
    pareti vaginali, aiutato dalle mie contrazioni per
    solleticarlo dandogli il massimo piacere.
    La mamma messa a pecora, con le mani si teneva ben larghe
    le chiappe e col buchetto ben spalancato incitava l’amico
    ormai devo dire di famiglia, a sbatterglielo nel culo senza tanti
    complimenti.
    L’uomo nero, non si è fatto pregare, con quel bestione grosso
    e duro che ha tra le gambe, di donne che si fanno rompere il
    culo, ne doveva trovare molto poche.
    La mamma ha accettato il grosso intruso senza nessuna
    fatica, gli è sprofondato dentro in un sol colpo, incredula la
    guardavo pigliarlo nel culo, entrava ed usciva con estrema
    facilità, ad ogni botta, la sue due tette enormi
    sballonzolavano da una parte all’altra e il black la pistonava
    con la grinta di un toro, pompava con vigore, sbattendola
    selvaggiamente.
    Godeva in modo incredibile, gustandosi il bestione nel
    budello, era tutto un gemere, ad ogni spinta nel culo urlava
    ma, non era dolore, piacere, soltanto piacere, si dimenava
    come un ossessa e urlava nella lussuria.
    Il babbo aveva preso a muoversi dentro di me venendomi
    incontro ai miei salti sul suo cazzo, mi dava delle profonde
    bordate, lasciandomi senza fiato, tremavo in preda alle
    convulsioni, con ritmo sostenuto, animalesco, che lo stava
    portando all’orgasmo “Aspetta papà, vienimi nel culo” mi sono
    girata e sempre accovacciata puntandomi la cappella
    sull’anello anale ho iniziato a spingere con forza, sin che
    non ha ceduto e lentamente è sprofondato dilatandomi in
    modo bestiale, mi sembrava che nel culo fosse entrato un
    autotreno, non ero più vergine ma non ero abituata al
    calibro del cazzone di papà.
    Mi inculava lentamente, avevo il buco del culo in fiamme,
    bruciava maledettamente e nonostante il dolore il piacere mi
    saliva al cervello, la fighetta pisciava sborra e col ditino
    mi masturbavo maltrattando il clitoride.
    Il mio papino, era molto resistente, mi pompava da più di
    mezzora tra figa e culo, con lo stesso vigore e di venire non
    voleva saperne.
    L’uomo nero, che in realtà si chiamava Mustafà, mi si
    avvicinava con la nerchia in mano, agitando il cazzo, pronto a
    penetrarmi, intuivo il suo desiderio di possedermi ma, ne ero
    intimorita, non mi ero mai fatta trombare un cazzo così grosso
    e lungo.
     
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  2. IoMammataEto'o
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    Protesto !!! in questa storia non mi avete pagato i diritti di copyright ( mi chiamo Mustafà) ... :zizi:
     
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  3. plutone
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    bella famiglia
     
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  4. metal amon
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    bello a quando il seguito
     
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  5. cazzone25
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    bello
     
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4 replies since 9/10/2009, 08:48   1492 views
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