Posts written by MidoriNoBakeneko

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    Eccomi qui! Chiedo scusa ancora una volta per la sparizione. Grazie della tua pazienza!


    Juri fu felice di rimanere in disparte in un primo momento, cercando di capire dove volesse andare a parare la mente di quello strano tipo. I pensieri e le frasi sembravano uscite da un puzzle tagliato male: sconclusionati e un po' ingarbugliati, ma comunque in grado di fornire un'immagine una volta trovato il pezzo giusto. Lo spettro provava quasi pena per il suo capo, che a differenza sua non poteva smettere di respirare semplicemente perché lo desiderava. Nonostante questo, lanciandogli di tanto in tanto rapide occhiate, si rese conto di quanto la sua professionalità fosse immensa e assolutamente lodevole. Avrebbe dovuto chiedergli qualche lezione privata in proposito, quando fosse stato il momento.
    Nel presente, si occupò dei caffè, preparandone uno in tazza enorme per Shagaru e un altro, normale, per il loro ospite. Nel frattempo mise una tisana rilassante in infusione, perché sentiva una strana agitazione crescerle dentro mentre quel tizio parlava o la fissava. Non credeva molto al fatto che roba così leggera potesse aiutarla a placare i suoi nervi impazziti, ma valeva la pena provarci.
    Una volta pronte le bevande, prese quelle per i due e gliele portò: la tazza di Shagaru la posò sulla scrivania, in modo che potesse decidere lui quando prenderla, mentre offrì l'altra direttamente al loro ospite tendendogli la mano. Fece l'errore di guardarlo proprio mentre terminava quel suo discorso senza capo ne coda e il drago avrebbe potuto vedere le sue dita perfettamente curate tremare intorno al metallo termico, in attesa che l'uomo accettasse il caffè. Un mix di paura, confusione e odio, più che ira, si fece strada nel suo stomaco già provato mentre quella specie di barbone parlava di un "lui" tornato dall'Inferno. Essendo ancora instabile, non riuscì a placare immediatamente la sua energia e l'occhio che tendeva a prendere "fuoco" con fin troppa facilità fece per accendersi. Non sapeva quale istinto la portò a coprirlo ma fu rapida nel sollevare la mano e metterla davanti immediatamente, prima -sperava- che il tizio potesse notare qualche stranezza. Dovevano tranquillizzarlo, si ripeté. Doveva rimanere calma. Doveva. Per forza. Anche se qualcosa le diceva che quello non era un caso come gli altri, durante il quale sarebbe potuta rimanere calma. No. Sembrava quasi... riguardare esattamente lei. Ma Shagaru le avrebbe mai fatto una cosa simile senza avvisarla? Sapendo delle sue condizioni?
    Prese un respiro profondo, sopportando la puzza, poi rilassò le spalle e, continuando a porgere il proprio caffè, sorrise candidamente.
    Ecco il suo caffè, signore. Spero sia di suo gradimento. Avrebbe aspettato che lo prendesse, prima di voltarsi un attimo e tirar fuori uno specchietto portatile da trucco, fingendo di tamponarsi l'occhio. Mi scusi, ho qualcosa nell'occhio, ma continuate pure, vi prego.
    Fece qualche passo per prendersi la propria privacy, poi con un tono che suonava assolutamente casuale, continuò a parlare, buttando lì la bomba che stava trattenendo da prima.
    Solo una cosa, se posso. Per caso... io e lei ci siamo già visti da qualche parte?
    L'intonazione fu perfettamente calma. Meritava un oscar, cazzo. Ma il motivo per il quale aveva deciso di voltarsi e non affrontare l'uomo era molto semplice e solo Shagaru avrebbe potuto notarlo: il suo occhio ribolliva di energia spettrale e lei non era decisamente tranquilla come poteva sembrare. Per nulla. Era riuscita a controllare perfettamente sia la voce che il sorriso, ma il suo occhio... quella sfera violacea non era decisamente dello stesso avviso.
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    CITAZIONE (Poisonwind @ 20/6/2023, 19:29) 
    qualche ora fa ho avuto un incidente d' auto ed al momento non mi sento in grado di rispondere alla role, scusatemi

    Facci sapere come stai! TwT Abbraccio.
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    Scusa l'ennesimo ritardo!


    Quel dannato drago sembrava uscito da un porno e aveva un ascendente decisamente TROPPO forte su di lei. Per questo Juri trattenne il respiro quando lo sentì soffiare quella (neanche troppo) velata minaccia sul suo seno in parte esposto. Rispose con un certo ritardo e la sua voce suonò ridicolmente roca alle sue stesse orecchie.
    Qualsiasi cosa tu voglia farmi, mi preoccupa più il fatto che non la stia facendo ancora.
    Da lì in poi capì che non ci sarebbe più stato spazio per quello scambio di battutine sexy e accolse la velata intimazione di Shagaru nel stare seduta mentre lui si alzava in tutta la sua maestosa figura. Era così presa che si accorse decisamente a scoppio ritardato di un fatto molto importante: il drago aveva palesemente sviato la sua domanda tentando di sedurla. La cosa puzzava molto... ma suppose di dover mettere da parte i dubbi, perché colui che aspettavano stava arrivando. Sospirò, mettendosi composta sulla sedia. Non voleva dare l'impressione di essere rigida o spaventata davanti al nuovo venuto, anzi, cercò in qualche modo di assumere una posa sicura, professionale, per nulla persa in pensieri osceni sul proprio capo... Diciamo.
    Quando il tizio entrò nella stanza, si accorse di quanto fossero state futili le proprie preoccupazioni. Sembrava un gattino spaurito o, per meglio dire, uno Yeti spaurito. Ricordava vagamente di aver visto un qualche film con un personaggio simile, ricoperto di peluria un po' ovunque... ma era ricordi sbiaditi appartenenti a una vita che ormai non aveva più. L'odore l'assalì come una doccia gelata, spingendola a portarsi il dorso della mano al naso, fingendo di doversi grattare sotto la punta all'insù. Aspirare il profumo della sua pelle però, che sapeva di bagnoschiuma dolce e fruttato, non sarebbe servito a lungo. Che cavolo aveva in testa quel drago? Avrebbe potuto far lavare il proprio ospite prima di farlo entrare nel suo ufficio! Juri fu costretta a impedirsi di respirare, riempendosi dapprima le narici di profumo per poi dimenticarsi completamente di essere stata umana a suo tempo. A volte essere uno spettro dava i suoi frutti. Quando si accorse dello sguardo dell'uomo aggrottò le sopracciglia, mascherando la propria reazione. Le sembrava stranamente di... non sapeva bene come descrivere quella sensazione, forse lo aveva conosciuto in precedenza? Di sicuro lui aveva tutta l'aria di star guardando in faccia un fantasma. Ed effettivamente era proprio così. Nonostante di solito Juri non fosse assolutamente famosa per saper tenere a freno la lingua, si costrinse a rivolgergli un sorriso abbozzato e salutare cordialmente. Le sembrò l'ideale entrare in modalità segretaria... che poi è ciò che doveva essere.
    Salve. Posso offrirle qualcosa mentre iniziate? Una tazza di tè, un caffè... abbiamo di tutto.
    In ogni caso si sarebbe alzata lentamente, dirigendosi alla zona break personale di Shagaru, dando quindi le spalle al nuovo venuto, sperando così di metterlo a proprio agio. La domanda "Ci siamo già incontrati?" le rimase bloccata sulla punta della lingua. Sperava che sarebbe giunto il momento adatto per porla, ma lasciò a Shagaru l'arduo compito di non fare scappare il cliente e soprattutto metterlo a proprio agio. Dal momento che si erano già incontrati sperava che ci riuscisse, conoscendosi se fosse state lei a parlargli lo avrebbe fatto scappare in tempo record. Non era certo famosa per i suoi modi di fare pacati. Nel frattempo lei fece esattamente ciò che Shagaru aveva detto: fu discreta. Il più discreta possibile nel fingere di non origliare avidamente ogni singola parola che fosse venuta dopo, espandendo al massimo il proprio istinto da spettro.
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    Se c'era un motivo per il quale Hazel indossava una cintura di castità e cercava in OGNI MODO di nascondere il più possibile quella sua patetica debolezza, non era certo perché disprezzasse il piacere. No. Quella era la parte bella, la parte che avrebbe forse potuto accettare... Ma il fatto che si trasformasse in una creatura insaziabile vogliosa solo di essere maltratta di più; abusata di più... Rotta, di più... Quello non lo avrebbe mai accettato. Il fatto che si comportasse come una cagnetta ubbidiente davanti allo stronzo che voleva schiavizzare la figlia e avere tutti ai propri piedi la faceva impazzire, eppure non poteva farci assolutamente niente. Peggio: quando disse che la mamma della "sua ragazza" iniziava a piacerle, dalla gola di Hazel uscì un mugolio entusiasta neanche la stesse accarezzando sulla testa dicendole "brava cagnolina". In un luogo recondito della sua mente si vide con la sua tenuta da strega a legarlo e bullizzarlo LEI stessa, a parti invertite, e in risposta la sua mandibola ebbe uno spasmo, pronta a mordere il cazzo che stava così golosamente spremendo. Forse Thresh avrebbe potuto notare un lampo di quell'odio che aveva tanto decantato sfrecciare in quegli occhi dorati colmi di piacere, ma durò ben poco, presto sostituito dalla delusione. Mentre immaginava di legarlo le piante si erano infatti strette a lui, una ad una, similmente a tante serpi che volessero stritolargli il corpo fino a soffocarlo... un sogno destinato a non avverarsi mai, visto che Hazel le sentì distintamente staccarsi dal suo corpo e, di rimando, percepì il suo potere perdere presa su esse, ma rimanere attivo il tanto che bastava a farle sentire la sua presenza, come se lo stesse ancora toccando. Lo sguardo si fece ancora più deluso e irritato, almeno finché non venne letteralmente afferrata per la gola e sentì distintamente il mostriciattolo allontanarsi da lei, rendendo la sua espressione solamente delusa. Quel contatto meramente energetico equivaleva a toccare l'oggetto del proprio desiderio senza poterlo avere davvero, proprio come il potere che aveva avuto per pochi istanti tra le mani e si era invece rivelato un'ennesima occasione sfumata. Se solo fosse stata un pochino meno persa avrebbe anche potuto riprendersi durante quella breve tregua concessa al suo povero culo... invece percepì pienamente il vuoto lasciato da quello stupido mostro. E il freddo glaciale avvolgerle le membra spalancate, mentre ancora pulsavano di desiderio.
    Assistere alla trasformazione di Thresh fu la cosa meno sconvolgente di tutte. Il suo reale aspetto gli si addiceva molto più della bellezza di una forma umana: era grottesco e inquietante, proprio come ci si aspettava da un bastardo senz'anima come lui.
    La tua, di faccia... ti si addice.
    Doveva essere un insulto, ma la voce roca e il volto languido mentre si posizionava a quattro zampe trascinata da un collare di catene, non aiutarono di certo a renderlo vero. Sembrò più una constatazione sospirata al vento. Nonché una vile bugia, dal momento che una demone come lei aveva ampia conoscenza dei mostri più disparati, Infernali e non, e alcuni li venerava persino. Nonostante questo ci fu un momento, un singolo momento di pochi secondi, in cui provò a liberarsi: tentò di far forza con i palmi sul terreno, i muscoli delle braccia toniche stesi, mentre tentava (invano) di tirarsi su e sottrarsi alla presa. Il risultato fu ovviamente ridicolo: non fece altro che mettere in mostra il corpo già oscenamente scoperto, tendendo i muscoli, piegando la schiena, mostrando il culo in una specie di perverso stretching e spingendolo ancor più verso la visuale dello zombie, quando questi si fece alle sue spalle. Solo a quel potente schiaffo sussultò, bloccandosi sul posto subito dopo. La natica color caramello ballonzolò per diversi istanti prima di tornare perfettamente immobile, con la grossa manata stampata sopra, più simile a un perverso marchio a fuoco che via via si fece sempre più rosso. Il bruciore non si quietò affatto, ma il suo cazzo sussultò in risposta, tradendo qualsiasi tentativo di mordersi il labbro inferiore per non gridare o mostrare quanto in verità fosse entusiasta del dolore ricevuto. Strinse le gambe, quasi volesse trattenere il piacere e nascondere, ancora una volta, la propria vergogna. E lì, con la faccia costretta a fissare l'occhio di quel mostriciattolo odioso, il culo esposto e le lacrime agli occhi per il dolore appena subito, si chiese se non fosse un buon momento per mordersi la lingua a sangue fino a morire, piuttosto che cedere a quell'oscena richiesta e umiliarsi ancor più di quanto non avesse già fatto finora. Quanto in basso poteva spingersi? Una stilla di umori che scivolò tra le sue labbra rispose per lei, portandola a gemere e sospirare. In fondo, non si era già arresa poco prima? Guardando di sbieco Thresh e leccandosi le labbra già secche, si voltò con le palpebre pesanti, afferrandosi non le natiche, ma quello stesso anfratto ancora leggermente spalancato e fradicio che il mostro davanti a lei aveva abusato fino a poco prima, lasciandolo aperto e bisognoso; tutt'altro che soddisfatto. Ebbene, lo aprì con i medi, schiudendolo appena.
    Nh-non c'è bisogno di fare questi stupidi giochetti, ᑢ ᖶᘿ᙭ᖶ! Se Thresh avesse capito il demoniaco, avrebbe riconosciuto distintamente un epiteto impronunciabile. Rendendosi conto che così non avrebbe mai ottenuto ciò che voleva e anzi, lo avrebbe solo fatto arrabbiare di nuovo, subito dopo quel piccolo sfogo sentito quanto incontrollato, Hazel spalancò di più il suo povero culo, già pulsante e umido di sangue e bava di mostro, sforzandosi di addolcire sia lo sguardo che il tono della voce. Scopami... Scopami il culo. Digrignò i denti, temendo che non sarebbe bastato. Ti... supplico. È tuo.
    Quell'ultima frase le richiese decisamente tutto la volontà che le rimaneva... E ciò la rese talmente patetica ai suoi stessi occhi, che temeva che sarebbe morta per la vergogna, se solo lo zombie non l'avesse scopata subito, così da farle dimenticare nuovamente ogni cosa, compreso come si chiamasse. Aggiunse quell'assurdità come se volesse offrirgli tutto, compresa se stessa... una mera menzogna per mascherare il fatto che, quando non aveva qualcosa infilato nel culo per farla comportare come una tossica in cerca della prossima dose, l'odio riaffiorava più forte di prima, rendendola pronta a sputargli in faccia alla prima occasione.
    Il dilemma a quel punto era solo uno: Cosa conta di più per un torturatore? Obbedienza o... Sincerità?
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    Era tutto sbagliato. Tutto fottutamente sbagliato... Ma del resto, quando mai era stato giusto qualcosa in quella sua misera vita? Gabriel si sentiva estremamente frustrato, sia sessualmente -nonostante l'orgasmo appena avuto- che, soprattutto, psicologicamente. Come poteva cascarci sempre? Ovunque si voltasse c'era qualche creatura mostruosa, dentro o fuori che fosse, pronta a fottergli la vita... e non solo quella, purtroppo. Hecarim non faceva eccezione. Non importava che dicesse che LUI lo apprezzava, LUI lo desiderava, LUI non voleva solamente il suo corpo per svuotare le palle. Sarebbe stato forse dolce crederci, un balsamo per il suo orgoglio ferito, ma non poteva farlo... perché sarebbe stato come ammettere di essere uno stolto ingenuo. Aveva gonfiato i muscoli per poter apparire più mascolino, per abbandonare un po' di Carnelia e tornare a essere Gabriel e basta, almeno fuori dai giorni di servizio... ma non era bastato. Non bastava mai. Fanculo allora. Avrebbe mostrato a quel bruto che non era più un ragazzino indifeso, non importava quanto immensamente più grosso fosse rispetto a lui o quanto più forte... Non importava! Questi erano tutti i buoni propositi che aveva mentre faceva per andarsene, già… Peccato che i desideri non sempre si avverino, e di sicuro non quando un centauro infernale con tanto di lanterna formato vivente si mette sulla tua strada. Nonostante stesse impiegando tutta la forza che possedeva per tentare di scostarsi da lui e scappare, Hecarim fu subito pronto a interrompere la sua corsa ancora prima che cominciasse: lo afferrò letteralmente per le palle, sollevandolo con una facilità e un dolore che lo fecero squittire. Strabuzzò gli occhi, incredulo. Lamentandosi, subito le sue mani si strinsero intorno al braccio dell'uomo per tentare di allentare la presa, graffiandolo con ogni forza che aveva.
    Ma che faihhh?! Sei pazzo?! Ahia!
    Era come parlare a un muro. Si dimenò, ma si rese presto conto che più lo faceva e più dolore sentiva. Fosse stato solo quello, poi... Forse avrebbe potuto ignorarlo e continuare a lottare. Ma con una lanterna non era MAI solo dolore, lo aveva imparato a proprie spese, e con una della quale era addirittura attratto... Beh, semplicemente il dolore veniva bypassato dal suo corpo in favore del piacere e della tensione. Gemette, digrignando i denti e cercando di colpire Hecarim letteralmente in faccia con un pugno. Un pugno che si infranse nel nulla quando le sue dita raggiunsero un punto decisamente poco consono tra le sue natiche, premendovi contro attraverso i pantaloni... Come diavolo erano arrivate lì le sue dita? Brutto bastardo. Lo guardò in faccia, furente, pronto a insultarlo e sputarci contro ora che erano faccia a faccia, ed effettivamente mimò uno sputo... proprio prima che la sua enorme bocca si avvicinasse per divorarlo per intero. Non avrebbe saputo come altro descrivere quel bacio, se non un tentativo di mangiarselo in un sol boccone. La mano che stava per infrangersi contro la sua mascella dovette invece afferrargli la nuca e parte del viso per reggersi in qualche modo, mentre l'altra andava dietro, sopra quella di lui sullo scaffale, nel tentativo di allentare la tensione dolorosa alle sue povere gonadi. Facendo forza per sorreggersi con il braccio teso e i muscoli in evidenza, non poté fare altro che "subire" quell'assalto. Non stava certo contribuendo! Di sicuro la sua lingua non si muoveva perché era un bacio fottutamente bello... ma spingeva contro quella di Hecarim per respingerla, ovviamente. Certo. E non stava muovendo i fianchi perché le dita non erano entrate e avrebbe invece voluto cavalcarle... ma per scacciarle via e tentare di respingere anche quelle, ovviamente.
    Quando l'uomo si staccò all'improvviso Gabriel ansimava di nuovo, forse persino peggio di quanto avesse fatto quando lo aveva costretto a venire. Lo guardò sgomento, furioso... con il pene che pulsava ed era già tornato perfettamente in tiro a quel vero e proprio attacco nei suoi confronti.
    Sei un pezzo di MMH-!
    Non fece in tempo a protestare, che arrivò un secondo bacio... e con esso un suo mugolio "di protesta". Avrebbe voluto gridargli contro. Odiava l'idea terrificante di scopare lì, in biblioteca, vestito da Gabriel, non da Carnelia... con il pericolo che chissà chi potesse vederli o, ancora peggio, Hannah tornasse indietro a controllare la situazione. Non poteva neanche pensarci. Per questo cercò di fare silenzio davvero, nonostante i mugolii sommessi e lamentosi che si fecero strada dalla sua gola mentre veniva penetrato senza uno straccio di preparazione. Quasi dimenticava che l'uomo davanti a lui era un fottuto selvaggio che aveva bisogno di essere "educato" in più di una pratica sessuale! Si perse nel bacio, ma non riuscì a goderselo a pieno per il dolore, quindi quando finalmente lo lasciò libero, digrignò i denti, sussurrando pianissimo ma con tono decisamente alterato, come se in realtà volesse urlargli in faccia.
    Gh-guarda che non è una ficah! D-Devi bagnarlo prima. Mh-mi stai facendo male...
    Senza contare che ricordava fin troppo bene quanto fosse dotato e quando aveva sentito l'erezione del centauro sfiorarlo, aveva capito che forse era persino peggiorata nel tempo. Non poteva sapere se si era astenuto dal farlo con altri in quei mesi in cui lo aveva spiato, ma aveva l'impressione che anche quel grosso mostro fosse terribilmente frustrato sessualmente... Proprio come lui. Sospirò, cercando di riprendere il respiro nonostante la vicinanza con il suo perverso "aguzzino"... Forse stalker era la definizione più adatta. Aveva due scelte a quel punto (o forse solo una): dimenarsi e rendere il rapporto che SICURAMENTE si sarebbe consumato in ogni caso, un vero inferno o... beh, cedere. Cedere al fatto che quel primo orgasmo dopo mesi non era stato assolutamente soddisfacente. Cedere alla voglia che aveva di godersi una scopata decente dopo quella che gli sembrava un'eternità di frustrazione. Cedere al piacere e basta. Ebbene, cosa scegliere? Gabriel era tante cose sicuramente, uno sfigato dallo spirito lascivo su tutte, ma stupido... Quello no. Per quanto odiasse quel bastardo... La scelta gli sembrava ovvia.
    Continuando a reggersi alla nuca dell'uomo, tirò via il braccio con cui fino a quel momento aveva tentato di sorreggersi per sollevarsi un po' e non cedere alla pressione dolorosa del suo peso e, guardando il centauro negli occhi, si portò le dita davanti alla bocca e iniziò a leccarle e riempirle di saliva. Forse era la prima volta che lo provocava così apertamente e non si lasciava intimidire da lui... Ma ecco, se aveva allenato i muscoli per essere più forte, anche il suo spirito doveva adattarsi no?
    V-vedih? Tirò fuori le dita dalla sua bocca, con rivoli di saliva che colavano da ogni dove e, sempre guardandolo, si portò il braccio dietro la schiena per potersi unire alla "festa" abusiva che il centauro aveva deciso di iniziare dentro di lui. Bagnando anche le sue dita con la sua stessa saliva, piano piano cercò di farsi spazio con l'indice per lubrificarsi un po'. ... S-si fa... così.
    È più bello... anche per te... no? S-senti come si rilassa?

    Ansimava un bel po', ma cercava di stare in silenzio e bisbigliare nonostante tutto, tra un mugolio e l'altro. Un rivolo di saliva gli colò dal lato delle belle labbra, mentre la sua espressione si addolciva man mano che il piacere si faceva spazio dentro di lui. Iniziò un vero e proprio duello con il grosso dito di Hecarim... anzi, no, duello non sembrava appropriato. Era più un lento conoscersi, come se volesse masturbarsi da solo, certo, ma lasciare spazio anche a lui per muoversi e alternarsi con le sue dita. Le sue mani erano così enormi che già un semplice dito era capace di farlo sentire pieno, ma l'aggiunta del suo non era neanche lontanamente abbastanza per imitare il suo cazzo... Per questo se Hecarim non lo avesse fermato prima, durante quel mix di stimolazioni, anche il medio si sarebbe unito "alla festa", spingendo Gabriel a schiudere le labbra di nuovo e perdere potere sulla sua lingua che ormai sembrava voler uscire dalla sua bocca vogliosa ad ogni occasione, donandogli un'espressione stupidissima... ma anche irresistibile. Il suo petto si gonfiava e si svuotava ad ogni ansimare e i suoi pettorali erano ormai così gonfi da sembrare quasi un accenno di seno, ma più sodo e tondeggiante. I capezzoli era così duri da vedersi perfettamente sotto alla camicia bianca, ormai un po' aperta sul davanti e resa trasparente dal sudore.
    I-il tuo cazzo è troppo grosso. S-se proprio vuoi scoparmi senza lasciarmi la possibilità di respingerti, dopo tutte le stronzate che mi hai fattoh... Ah-almeno preparami come si deve.
    Sembrava quasi che avesse il controllo della situazione! E fu molto fiero della propria reazione. Sì, poteva farcela. Gli piaceva fare "il duro". E se solo non fosse stato per quella stupida espressione ebete che supplicava di dargliene ancora e di scoparlo a sangue... Ci avrebbe creduto davvero.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 9/6/2023, 22:44
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    Chiedo venia per l'immensa attesa! Dovrei finalmente tornare attiva da qui in poi. <3

    Juri non poté far altro che annuire con un cenno secco del capo, quando Shagaru ribadì quanto avesse bisogno di lei per scoprire di più su questo tizio e su quella presunta famiglia facoltosa. In sintesi non avevano quasi niente in mano, ma la giovane era del tutto decisa a guadagnarsi la fiducia che il drago aveva riposto in lei. Che si stesse addolcendo un po' troppo? Per i suoi standard decisamente sì, proprio per questo non aggiunse altro e dopo aver offerto la mano per sancire quel patto, la ritirò iniziando a far finta di temporeggiare sui fogli. Non trattenne il respiro in attesa della risposta di quella montagna di muscoli oscuri, ma quando il suo odore la investì in pieno, la sua testa scattò immediatamente a fissarlo. La stava lasciando a secco da settimane e per i suoi gusti era decisamente troppo vicino e ancor più troppo figo con quella cazzo di camicia. Già, la dannata camicia. Fortunatamente lui che faceva ironia era cosa così rara che la colse alla sprovvista, strappandole una mezza risata più simile a uno sbuffo poiché si accorse subito di star ridendo... e doveva assolutamente evitarlo. Ridere alle sue battute sarebbe stato un livello di rilassamento che con lui non poteva decisamente permettersi.
    Ti lasceresti abbordare da una "ragazzina", Shaggy? Suppongo che dovrei essere onorata... Ce la metterò tutta. Faresti meglio a prepararti.
    Non perse affatto la spavalderia o il sorriso malizioso e sembrò in tutto e per tutto una minaccia, ma non lo guardò negli occhi come al solito, tornando presto a frugare con lo sguardo su tutti quei fogli pieni di informazioni disordinate. Non pensava di averne reale bisogno, ma di certo faceva comodo avere qualcosa da fare, specie quando avevano appena finito di flirtare indisturbati, con Juri sessualmente frustrata e Shagaru che riponeva in lei aspettative lavorative di una certa importanza. Sbatterlo sulla scrivania mandando all'aria tutte quelle cartacce non sarebbe stato propriamente professionale in quel contesto... per cui decise che era meglio smettere di provocarlo, soprattutto ora che aveva ottenuto l'appuntamento desiderato. Si schiarì la voce dunque, mettendosi ancora più dritta sulla sedia e ondeggiando leggermente i fianchi per far aderire al meglio il suo culo perfetto alla sedia, segno che intendeva concentrarsi. Quando iniziò realmente a farlo, notò alcune cose: il tipo cercava aiuto da uno che palesemente temeva, e la cosa per quel che la riguardava non aveva molto senso. Poteva sicuramente essere un babbeo che si era lasciato ingannare dall'aspetto minaccioso di Shagaru e non aveva notato quanto invece fosse di buon cuore, oppure... era una mela marcia, e le mele marce hanno sempre paura dell'eroe di turno. Lei lo sapeva in prima persona. Rabbia, odio, paura... i tre principali sentimenti che aveva provato al loro primo incontro. Ironico, vedendoli adesso. Nella sua mente si fecero strada le più disparate possibilità, ma non sapeva a quale dar voce. In ogni caso era contenta di poter assistere, sembrava una situazione promettente, fosse anche per assorbire un po' di emozioni da spettro.
    Questo tizio non mi convince... Hai fatto bene a chiamarmi. Da questa roba sembra quasi che ti tema... Perché chiedere aiuto a uno di cui si ha paura? Te lo sei chie- Sentendosi circondare da lui e percependolo così vicino, Juri sollevò immediatamente l'attenzione dal lavoro per fissarlo. Forse era la suggestione per i pensieri appena avuti sul misterioso sconosciuto da interrogare, o forse semplicemente a volte era decisamente troppo adolescente nonostante la morte e tutte le stronzate vissute, ma si ritrovò a sgranare gli occhi e schiudere le labbra proprio mentre finiva non senza fatica la propria domanda. -sto?
    La sua faccia fu un susseguirsi di espressioni diverse che dovevano essere un vero spettacolo, non importava che non fosse tipa da arrossire timidamente o farfugliare quando era agitata. Dapprima le labbra si schiusero per la sorpresa, gli occhi spauriti di un coniglietto che fissa i fari dell'auto che sta per investirlo... poi l'arcata superiore dei suoi denti si chiuse sul labbro imbronciato mentre le palpebre si facevano un po' più pesanti, le folte ciglia sbattevano e lei fissava dapprima il braccio con cui la stava circondando, poi il muso che la fissava. Sentì il suo fiato addosso e rabbrividì, non solo fino alla radice dei capelli, ma anche e soprattutto fin dentro le mutandine. Fu costretta a indietreggiare con il collo e inarcare la schiena per poterlo tenere a una "distanza" di sicurezza tale da non cedere all'impulso di saltargli addosso, nel frattempo lo maledì tra sé. Fottuto bastardo sexy.
    Se vuoi che restiamo professionali... ti consiglio di allontanarti, Shaggy. In questo momento ho una dannata voglia di baciarti e se ti sfioro adesso giuro che quel tizio ti troverà steso a terra con la mia fica sul muso. Sei avvisato.
    Era decisamente difficile mantenere un tono di voce normale e il drago avrebbe potuto vedere e sentire perfettamente quanto fosse in difficoltà: aveva un lieve fiatone e il suo petto si muoveva fin troppo sotto la camicetta, messa a dura prova da ciò che tentava invano di contenere. Nonostante si sforzasse di mantenere l'espressione neutra e minacciosa, era decisamente poco credibile visto che divenne improvvisamente sboccata, segno di quanto fosse nervosa. Non era poi da dimenticare che da quando aveva bevuto il suo sangue per la prima volta, facendone una grossa scorta, le sue tette strabordavano da qualsiasi reggiseno avesse mai posseduto (ne aveva addirittura rotti alcuni), per cui tutto quell'ansimare non era decisamente salutare per la sanità mentale di entrambi, poiché presto si sarebbe ritrovata mezza nuda e con più di un bottone saltato via. Ammesso che poi il suo corpicino umano avesse un qualche tipo di potere sull'eccitazione del drago... Di sicuro in quel momento lui ne aveva decisamente fin troppo sulla sua. Nonostante questo, non poteva deluderlo. Non sapeva di preciso perché né che razza di malattia si fosse presa ma... ci teneva alla sua fiducia, e Shagaru avrebbe potuto capirlo dai palmi che gli si posarono sul petto per tenerlo lì dove stava. In qualsiasi altro contesto quell'atteggiamento da parte di una donna sarebbe stato un rifiuto bello e buono, ma in quello decisamente no. Conoscendo la libido di Juri quella era in tutto e per tutto una prova di determinazione superata con successo, segno che stava già ascoltando il suo consiglio di "rimanere professionali" e che aveva preso il compito che gli stava affidando MOLTO seriamente. Quando però il drago aggiunse quell'ultimo avviso, Juri non fu più sicura che si riferisse al rimanere professionali per via della sua malizia e la sua espressione si fece ancora più seria. Troppo, seria.
    So che detto da me è parecchio strano ma... Mi stai spaventando. C'è qualcos'altro che dovrei sapere prima che entri questo bastardo? Perché sai quanto io sia poco incline a -Tolse le mani dai suoi immensi pettorali il tempo necessario a mimare le virgolette con le dita- "Mantenere il giusto distacco".
    Lo guardò dritto negli occhi, o comunque nel punto dove avrebbero dovuto essere i suoi, aspettandosi la verità. Sembrava quasi che Shagaru stesse cercando di tranquillizzarla su qualcosa, ma era così abituata a essere vista come una stronza insensibile che le sembrava una premura decisamente sospetta da parte sua. E se (per l'appunto) prima di quell'incoraggiamento Juri era stata fin troppo tranquilla -bollori a parte- beh, ora non lo era più. Anche per questo si sforzò di ignorare il calore che aveva percepito in quel "Risolveremo tutto insieme", fin troppo simile a un "noi" che non aveva mai avuto.
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    Se c'era una cosa in grado di farla impazzire sempre e comunque, era vedere i propri interlocutori rimanere ipnotizzati da lei. Guardarla come se potessero impazzire senza averla subito, addirittura morire senza un suo tocco. Quella sensazione le piaceva sempre, senza eccezioni, non importava chi avesse davanti... Eppure niente era paragonabile a come la fece sentire vedere quello stesso effetto su Shouta in persona. Era come moltiplicare la bontà del proprio piatto preferito con una nota squisita mai provata fino ad allora, e probabilmente per questo guardava quella giovane testa rossa come se avesse voluto divorarne il proprietario per intero. Era speciale, semplicemente, ed era liberatorio ammetterlo almeno con se stessa, per una volta. Non per questo lo avrebbe trattato con riguardo però, soprattutto quando era lui stesso a non volerne. Non c'era dunque da sorprendersi per il ghigno malefico che le si stampò in viso mentre gli occhi di Shouta rimanevano incastrati nelle sue movenze. Il suo sguardo fisso la faceva sentire potente, invincibile, ma anche terribilmente... calda, bagnata dove contava e fremente per il desiderio che il "tocco" di quegli occhi si trasformasse piuttosto in mani che la afferravano e la veneravano come meritava. Prima però intendeva cancellare ogni traccia di Fumiko dalla testa di Shouta, e per farlo non poteva concentrarsi sul proprio piacere... non solo, perlomeno. Si leccò prontamente le labbra nel vederlo mentre si metteva in quella posizione vulnerabile da solo, stringendo la presa sulle proprie braccia virtualmente "legate" e mettendosi in mostra per lei. Improvvisamente sentì la gola secca e al tempo stesso l'acquolina, indecisa se avventarsi subito sul piatto principale o giocare un po'. Conoscendola, la risposta era scontata no? Specie quando il suo Kuma non ne volle proprio sapere di essere ubbidiente fino alla fine, anzi, si mise a stuzzicarla, sfidandola persino... Il ghigno di Jadis si allargò in risposta, più malizioso che mai. Fortunatamente aveva aspettato prima di rispondergli, come se si aspettasse che ci fosse appunto molto più di quella domanda retorica, e infatti aveva avuto ragione. Nonostante la provocazione, non perse la posizione, anzi, quando riprese a parlare lo fece tenendo volutamente il viso vicino all'erezione di Sho, ormai liberata, in modo che ogni suo soffio o sospiro stuzzicasse la pelle esposta mentre parlava. Non smise un solo istante di guardarlo negli occhi mentre distrattamente gettava i suoi boxer lontano da loro, liberandolo da ogni altra costrizione che non fosse quell'unico ordine di restare fermo così. Sarebbe riuscito a tenervi fede?
    Non posso negare che sia esattamente questo il mio piano... La cosa ti spaventa?
    Mentre parlava, posò finalmente le sue mani su di lei, sempre accovacciata ai suoi piedi, sempre stando ben attenta a guardarlo in viso così da non perdersi un solo cambiamento nelle sue espressioni. Quel sorriso nervoso la lusingava, e al contempo la spazientiva... Perché era l'ultimo ostacolo tra lei e la completa resa del ragazzo che desiderava. Se aveva tempo di essere nervoso, non era abbastanza perso per lei. Un tempo si sarebbe sentita gelosissima a usare quello stratagemma con lui. Fargli pensare volutamente a Fumiko era davvero un azzardo... Ma in quel momento aveva bisogno di risposte ed era decisamente fin troppo sicura di sé per non mettere in pratica il suo malefico piano. Peccato che Kuma non avesse ancora esattamente capito cosa intendesse fare per "fargliela pagare". Succhiargli l'anima era solamente la ciliegina sulla torta... e gliela avrebbe fatta penare.
    Mi stai davvero sfidando in questo momento, Kuma? Quando ho appena dichiarato di volerti punire? Bene. Allora ti sfido anche io: Voglio che pensi a lei... se ci riesci. Immaginala proprio qui, al mio posto. In ginocchio davanti a te, che ti sussurra parole d'amore e ti bacia. Magari... Senza preavviso, tirò fuori la lingua e assestò una profonda, lenta leccata sul suo glande, prima di concludere la frase. ... Così.
    Nel frattempo prese ad accarezzarlo: dapprima sulle cosce tese, quasi graffiandolo come una gattina, risalendo a palmo aperto sulle gonadi gonfie, che prese a massaggiare mentre parlava. Un'altra avrebbe sentito il peso della competizione, ma non lei. Se prima aveva voluto sapere con certezza se lui stesse pensando alla sua rivale, scoprendo di aver vinto almeno su quel punto, ora voleva che ci pensasse... o che almeno ci provasse, mentre lei avrebbe fatto tutto il possibile per non lasciarglielo fare. Era un gioco perverso che non metteva alla prova solo la parte fisica ma anche i sentimenti. Un test, forse, ma anche una tortura...
    Guardami... riesci a visualizzarla? Forse ti accarezzerebbe, come sto facendo io... O magari prima ti avrebbe concesso il bacio che ti ho negato? Sì, decisamente lei lo avrebbe fatto...
    Tornò all'attacco, stavolta imitando effettivamente un bacio, solo che ancora una volta si concentrò su quella parte di lui che rimaneva tesa di fronte alla sua faccia durante ogni parola: schiuse le labbra gonfie e umide per tutte le volte che se l'era leccate, guardandolo con le palpebre pesanti mentre lo accoglieva in bocca, non fino in fondo, solo un assaggio, concentrandosi sulla punta come se fosse un gelato irresistibile. Vi scivolò una sola volta, risucchiando e abbandonandolo come dopo, esattamente come se avesse voluto baciarlo. Il gesto produsse un rumore osceno e bagnato mentre risucchiava, ma lei sembrò non rimanere affatto scossa dalla cosa.
    Probabilmente si prenderebbe cura anche di questa parte qui... Così allenata. Durante il bacio le carezze si erano spostate, risalendo lungo il suo bacino, sugli addominali scolpiti, passando per ogni singola cicatrice, che trovava meravigliosa e che carezzò con piacere, giungendo infine ai pettorali fantastici che si ritrovava e a quei capezzoli che, dannazione a lui, accendevano in lei il forte istinto di pizzicarli. Se avesse potuto leggerle nel pensiero avrebbe visto dei piercing su quelle piccole punte sensibili, e magari anche sotto al glande che lei aveva appena gustato. Jadis adorava gli ornamenti di quel genere, non solo perché l'idea di lasciare marchi tangibili sul corpo di uno schiavo l'aveva sempre fatta impazzire, appunto, ma anche per una questione funzionale: un giorno aveva visto per errore cosa suo padre si fosse fatto al membro come "dono" alla madre e, per quanto perverso e incestuoso, il ricordo non l'aveva mai abbandonata. Mentre parlava si aggrappò al petto del giovane come se stesse per cadere, strusciando la guancia sul suo cazzo in modo perverso quanto affettuoso, quasi venerante. Poteva sembrare che volesse coccolarlo e tranquillizzarlo per ciò che si apprestava a fargli, ma era facile intuire che in realtà stesse ancora usando i suoi trucchetti ipnotici: gli aveva ordinato di pensare a Fumiko, se ci fosse riuscito, ma non aveva alcuna intenzione di lasciargli il tempo di essere ubbidiente. Non per quell'ordine in particolare. Salì con il busto quanto bastava per portare una mano a stringergli l'erezione e premere la cappella su un proprio seno, iniziando a masturbarla lentamente e stimolandosi al contempo per la frizione. Shouta avrebbe potuto vederla arrossire e fremere, mentre il capezzolo pulsava sotto quella lenta masturbazione. Al contempo sollevò il mento per leccargli un capezzolo, con la stessa lentezza ipnotica che aveva usato per il suo cazzo. Se vedeva una cicatrice la baciava pigramente, quasi non si rendesse conto di farlo. Di certo non penserebbe mai, a quanto vorrebbe morderli fino a lasciarvi il segno... E se facesse ciò che sto facendo io, proprio in questo momento, il tuo cazzo sparirebbe in pochi istanti- nnh. È per questo che la trovi così attraente, forse?
    Più continuava a toccarlo e strusciarlo contro il suo seno, più le palpebre le si facevano pesanti tanto che fu costretta a mordersi il labbro per trattenere un piccolo gemito. Era così eccitata che probabilmente sarebbe potuta venire solo attraverso il suo seno, piccolo certo, ma non per questo meno sensibile, anzi, forse molto più di tanti altri ben più grossi. Solo che, ancora una volta... non era il suo turno di godere. Gli leccò l'altro capezzolo, fissandolo, mentre d'un tratto tornava accovacciata, tenendo una mano proprio su quel petto che aveva così ampiamente stuzzicato.
    Ma la sua lingua sarebbe così calda? Così affamata? La vedresti bagnata per te mentre ti succhia via anche l'anima? Pensa a lei, Kuma... avanti.
    Gli sorrise con espressione malefica e furbesca, leccandolo sulle gonadi che poco prima aveva massaggiato... poi a tradimento strinse forte il capezzolo che teneva tra le dita, pizzicandolo abbastanza da procurargli una fitta di dolore mentre, dopo aver finito la frase ed essere risalita con la lingua lungo l'intera asta, lo accoglieva in gola tutto d'un tratto, affondando fin da subito fin dove quell'abnormità poteva arrivare al primo colpo. Impossibile prenderla tutta, ma c'era quasi. Ammesso che... te ne dia il tempo. Quella frase la finì solamente nella sua testa, mentre iniziava a fare una delle sue magie. Cercando di non roteare gli occhi per il piacere, incapace tuttavia di trattenere mugolii soddisfatti, ben presto iniziò a muovere la testa e usare l'intera bocca e la gola stessa per togliere il fiato al suo Kuma. Sì, perché anche se era lei quella che cercava di soffocarsi con un cazzo decisamente troppo grosso per lei, doveva essere lui a subirne gli effetti. Jadis era una maestra nel dare piacere. Ogni suzione, ogni pulsazione o movimento, erano studiati per infliggere il maggior piacere possibile e il tutto era condito dalla passione che la muoveva, in quel momento più forte che mai proprio perché si trattava di Lui. Non si sarebbe dimenticata del resto del suo corpo: con una mano gli massaggiò i testicoli che non aveva alcuna intenzione di ignorare e con l'altra gli strinse la coscia per trascinarlo sempre più in fondo ogni volta che tirava indietro la testa e affondava di nuovo. Aveva intenzione di ripetere il processo finché non fosse riuscita ad accoglierlo tutto quanto, finanche a leccare con la lingua la zona che stava massaggiando. In tutto questo lo guardava alla prima occasione, ignorando le lacrime o i conati, come se non fossero poi così importanti di fronte al suo piacere. Ovviamente in tutto ciò non avrebbe dimenticato il suo piano. Sho conosceva le regole: non doveva muoversi, non doveva venire senza il suo permesso... ma cosa doveva fare con i pensieri su Fumiko? Ascoltare il suo ordine e dunque pensare a lei o... non farlo e venire punito? Per quanto quella richiesta sembrasse contorta e avrebbe potuto mandarlo in confusione, la stessa Jadis lo avrebbe "aiutato" a restare concentrato. Ogni volta che lui avesse anche solo accennato a pensare ad altro che non fosse la sua Padrona, ogni singola volta che avesse perso il suo sguardo o anche solo tenuto gli occhi chiusi per il piacere, lei avrebbe stretto un pochino la presa sull'asta marmorea facendogli sentire i denti. Il tanto che bastava per sfiorarlo, quasi una carezza perentoria e al tempo stesso sensuale, senza mai arrivare a fargli male o rovinare la sua eccitazione. Il suo scopo era piuttosto nutrirla, farla crescere ed esplodere. Se il suo Kuma si sentiva andare a fuoco, lei non sarebbe mai stata l'acqua pronta a spegnerlo e calmarlo, ma benzina a infiammarlo di più. Era questa la differenza tra lei e Fumiko, probabilmente, ed era per questo che Jadis era convinta di poter vincere contro i suoi ricordi: Baiken sarebbe sempre stata amorevole con lui, accogliente... Lei no. Lei mai. E non era forse terribilmente più divertente essere "folli" insieme?
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    Persone belle, ci tengo ad avvisarvi che non sto sparendo di nuovo e che anzi sto amando particolarmente tutte le role che ho attualmente e i progetti imminenti, ma fino al 7-8 maggio non so se riuscirò a tornare perché ho in programma un evento importante che mi sta assorbendo quasi tutte le energie.

    Vi ringrazio anticipatamente della pazienza e conto di farmi perdonare appena possibile❣️
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    Quando Gabriel ebbe finito la propria sfuriata, si sentiva svuotato. Svuotato dallo shock che l'aveva colto nello scoprire che Hecarim esisteva davvero, svuotato dello stress accumulato in quel periodo e, per assurdo, libero persino dall'opprimente furia che aveva provato nel realizzare la verità. Ciò che però aveva dimenticato per via di quella sensazione simile alla soddisfazione che lo colse una volta finito, era che l'Hecarim dei suoi incubi era esattamente il tipo di personalità che non avrebbe MAI accettato bonariamente il suo sfogo e quell'Hecarim... era proprio davanti a lui in carne e ossa. Quindi sussultò ancor prima di venir afferrato, ma i suoi riflessi provati non gli permisero di scostarsi per tempo, finendo inevitabilmente bloccato in quella morsa micidiale. L'unica cosa che poté fare fu afferrare la mano enorme che lo stringeva per tentare, con ogni forza, di staccarla dalla sua faccia... con scarsi risultati. Il centauro era gigantesco anche nella sua forma umana e il fatto che Gabriel fosse di suo un ragazzo minuto che raggiungeva a malapena il metro e settanta, non lo aiutava di sicuro a imporsi su una figura tanto maestosa. Il rosso digrignò i denti, non riuscendo neppure a parlare tanto le guance gli dolevano e fu costretto a mettersi in punta di piedi per seguire la stretta dell'uomo. Se fino a quel momento era stato solo irritante vedere il suo sguardo arrogante squadrarlo da capo a piedi con quel ghigno soddisfatto, nel leggere l'ira dentro le sue pupille Gabriel iniziò ad avere paura. I ricordi del loro incontro erano fin troppo vividi nella sua mente, dopo averli sognati e risognati per mesi gli si erano stampati a fuoco nel cervello, e non voleva assolutamente ripetere simili esperienze. Lui... ne era convinto. Stessa cosa non si poteva dire tuttavia del suo corpo, che sentendo l'erezione di Hecarim premere contro di lui rispose inarcandosi immediatamente verso quella frizione. I pettorali erano gonfi sotto la camicia dell'uniforme scolastica, i capezzoli turgidi e bisognosi d'attenzioni; ogni muscolo era teso e la pelle ricoperta di brividi visibili mentre l'unica parte di lui che mai avrebbe voluto mostrare a quel bruto in un simile momento pulsava praticamente dalla voglia, tanto che una macchia di "umori" bagnava già i suoi boxer e minacciava di fare altrettanto con i sottili pantaloni eleganti che indossava. Le sue parole lo investirono come un treno a piena velocità. Durante tutto il discorso ebbe più di un sussulto, un po' come una stupida ragazzina innamorata... e purtroppo il femminile non era tanto per dire. Davanti a quella mole di parole ogni ricordo della loro notte gli passava davanti come un memento e mano mano che succedeva, si sentiva sempre meno virile nonostante quel giorno avesse fatto di tutto per apparire come un ragazzo qualunque che voleva solo uscire con la ragazza carina che gli piaceva. Allora perché... perché maledizione, si ritrovava invece incastrato nella presa salda di un UOMO, molto più grande di lui, sia in termini di età effettiva che di dimensioni? Ma soprattutto... perché le sue parole lo calmarono, quasi? Se dapprima si sentì infuriato e rischiò di spezzarsi i denti a furia di digrignarli, tanto che un ringhio gli uscì dalla gola per quegli ordini che non aveva alcuna intenzione di ascoltare e ancora, le sue mani continuavano a muoversi smaniosamente per poterlo liberare dalla presa, quando Hecarim iniziò a spiegare le proprie ragioni il suo viso andò via via a stendersi: le sopracciglia aggrottate si tesero verso le tempie, gli occhioni si sgranarono leggermente, anche quello coperto dalla benda, mentre i denti serrati si rilassavano e le labbra si schiudevano in un moto di sorpresa. Le mani ri fermarono lungo il suo braccio, per un istante rilassate, basite quanto lui. Nei giorni passati insieme si era detto più volte che ciò che aveva provato era frutto di una Sindrome di Stoccolma, e il modo in cui il suo corpo iniziò a rilassarsi alla spiegazione del centauro gli diede la prova che aveva assolutamente ragione. Era ancora infuriato e del tutto deciso a respingerlo, certo, ma allora perché... riusciva anche a giustificarlo? Una stupida parte di sé sentiva addirittura di doverlo ringraziare per averlo risparmiato ed essersi trattenuto così a lungo, dannazione! Una reazione semplicemente ridicola se si contava che quel bastardo lo considerava palesemente il suo giocattolo e aveva violato la sua privacy spiandolo come uno stalker inquietante... un enorme stalker formato gigante. Come diavolo aveva fatto a nascondersi così a lungo, poi? Tutti quei pensieri cessarono di esistere nel momento in cui arrivò la mano di Hecarim addosso e le sue ultime parole gli raggiunsero le orecchie. Subito le mani scattarono a bloccargli il braccio che si avvicinava pericolosamente al suo sesso ma, chissà come, la sua presa non aveva alcuna forza effettiva, più simile a una carezza e ai graffi di un amante focoso su quell'avambraccio enorme che non a un'effettiva rivolta. A quel tocco, tutto il resto infatti svanì. Gabriel iniziò a concentrarsi sul proprio corpo e sulla sensazione dei muscoli dell'uomo premuti forzatamente contro di lui. Il suo viso era sempre stato così ipnotico? Così virile? Avrebbe voluto essere lui così... e invece era solo un ragazzino senza un solo pelo in viso la cui espressione si stava sciogliendo proprio sotto quello sguardo che ammirava tanto, divenendo languida, disperata, supplicante persino, con le guance arrossate e il sudore che iniziava a imperlarle leggermente la fronte e il collo. Una piccola gocciolina scivolò da esso per sparire tra i pettorali messi in mostra dalla camicia mezza aperta, proprio come se fosse stato il decolté di una donna, solo che al posto di due morbidi seni c'erano due pettorali gonfi per la muscolatura che aveva sviluppato in quei mesi e dai capezzoli altamente sensibili che non ormai premevano contro il sottile tessuto, quasi invocassero le sue attenzioni. Si sentiva ridicolo... ma al suo cazzo non sembrava importare un bel niente. Per questo quando finalmente la mano raggiunse la sua erezione e la strinse, gli occhi di Gabriel si ribaltarono, uno nascosto e uno messo ancora più in risalto dalle folte ciglia. Aveva voglia di gridare, di grugnire anzi, ma per via della presa del centauro finì semplicemente per mugolare come un verginello, quasi perdendo il controllo sulla propria lingua, che sarebbe uscita fuori dalle labbra se solo Hecarim non gliele stesse chiudendo a forza. Ringraziò per la prima volta i modi rozzi di quell'animale, perché non aveva alcuna intenzione di mostrargli la sua espressione da "cucciolo" in calore.
    Non voglio non voglio non voglio... non- NNNmmmh!!! NNNH! GGHHHHNNNNNH!
    Venne in modo osceno e umiliante, esattamente come Hecarim voleva, esattamente come gli era stato ordinato. La sua schiena si inarcò e il bacino scattò verso il suo tocco, strizzando di rimando le natiche sode il cui buchino nascosto pulsò terribilmente ad ogni singolo spasmo, proprio come se percepisse ogni singola scossa e bruciore del marchio che lo ornava. Riversò tutto il suo seme dentro agli stretti boxer, imbrattandoli proprio come il verginello che si sentiva. Ed era furioso, imbarazzato, svilito... ma quanto gli era mancata quella sensazione! Il suo corpo ne aveva bisogno, ne voleva ancora, e proprio come se della sua mente se ne sbattesse altamente, le mani che fino a quel momento avevano provato a liberarsi dalla presa di Hecarim gli finirono invece al petto, aggrappandosi ai suoi pettorali enormi mentre il giovane si sarebbe accasciato contro di lui se non lo avesse tenuto fermo, un po' come una fanciulla d'altri tempi che si appoggiava sul proprio cavaliere per non inciampare... peccato che loro non fossero niente di tutto ciò. Ansimava, mugolava e il bacino continuò a muoversi senza controllo verso la mano dell'uomo, proprio come se continuasse a bramare attenzioni, perché dopo mesi impossibilitato a venire... semplicemente una sola volta non sarebbe bastata. Non poteva.
    Fu solo un momento però, poi Gabriel si rese conto della propria figura e fece per premere su quegli stessi pettorali per rialzarsi o comunque tenersi lontano da lui. Non ci sarebbe voluto molto prima che iniziasse di nuovo a dimenarsi e ribellarsi per scappare da colui che si considerava il suo Padrone... Ma del resto, non era mai stato ubbidiente senza il giusto incoraggiamento, no? E non avrebbe di certo iniziato ora.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 22/4/2023, 14:27
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    Vederlo assumere quell'aria strana, quasi timorosa, forse persino reverenziale verso di lei, riempì Juri di orgoglio. Avrebbe voluto reagire con un ghigno soddisfatto mentre gli si avvicinava, ma Shagaru avrebbe potuto accorgersi della sua energia che cambiava e degli occhi che si accendevano delle stesse fiamme viola che aveva imparato a conoscere così bene ogni volta che le capitava di perdere il controllo. La sua pelle si scurì leggermente e diversi bagliori viola iniziarono a formarsi sulla sua figura, come tanti occhi che si spalancavano mentre il suo sorrisetto si trasformava per un istante in un largo ghigno oscuro che le trapassò il bel viso da un orecchio all'altro. Quando lui fece spazio, lei rimase un attimo a temporeggiare, chiuse gli occhi e fece un profondo e lungo respiro, attingendo al sangue del drago che era ormai quasi perennemente dentro il suo organismo, visto che gliene forniva un po' ogni giorno per aiutarla in quel complicato processo di autocontrollo. Bastò quello a farla tornare normale, tanto che quando si era finalmente seduta al suo fianco, solo il drago avrebbe potuto notare che era leggermente in imbarazzo, un imbarazzo che lei solitamente mascherava in un solo modo: facendo la stronzetta. Proprio dopo avergli dato la sua completa disponibilità ad aiutarlo ed essere stata quasi "gentile", non mancò di notare quando lui mise le mani in una pila di documenti che evidentemente non voleva mostrarle. E poteva forse stare zitta e lasciarlo fare?
    Cos'è quello, Shaggy? Mi nascondi qualcosa? Inizialmente parve sincera, offesa persino... ma poi ridacchiò all'improvviso. Per sua fortuna non era così curiosa da indagare oltre, anzi, la sua curiosità si spense praticamente subito relegando il tutto come "roba da bonaccione di cui probabilmente non le importava un bel niente".
    Punto sui soliti documenti top secret da supereroe. I tuoi grandi cuori hanno proprio spazio per tutti eh?
    E solo allora fu finalmente pronta ad ascoltarlo davvero. Certo, lui di sicuro non la aiutò posizionandosi così tanto vicino da farle sentire ogni singolo muscolo sulla pelle, ma lei si morse il labbro per non rischiare di diventare decisamente poco professionale. Per una volta che fuori dal letto la trattava come una pari e non come una ragazzina da educare, voleva assolutamente essere presa sul serio. Ascoltò attentamente, mentre osservava. L'uomo che vide nelle foto non le diceva assolutamente niente di ché, ma uno strano senso di déjà-vu le si affacciò alla mente facendo ribollire ancora un po' la sua forma spettrale sottopelle. Era ancora su di giri per la sete di potere che l'aveva colta un attimo prima, quando aveva visto Shagaru in quel modo, ma cercò di mascherarlo sistemando meglio il suo culo perfetto sulla sedia.
    Visto così sembra solo uno sfigato qualunque... ma sono sicura che avendolo davanti potrò capirci qualcosa. Lo hai portato qui? O dobbiamo incontrarlo da qualche parte? Si sistemò gli occhiali sul viso, dal momento che non le erano utili per vedere meglio le stavano solo dando fastidio, quindi alla fine li strappò via dalla faccia e iniziò a mordicchiarne una stanghetta per sfogare le sensazioni strane che provava. Il tutto la fece apparire dapprima molto professionale, e poco dopo... beh, alquanto agitata. La vicinanza di tutti quei muscoli non la aiutava a concentrarsi per darsi un tono. Qui dice che ha mollato tutto all'improvviso per andare a lavorare per una famiglia facoltosa... hai già scoperto quale?
    Aspettò che le mostrasse la parte che magari non aveva ancora letto, vagando per il foglio alla ricerca di qualche nome. Juri era un tipo impaziente in ogni ambito della vita, la classica personalità da "tutto e subito" e persino la sua lettura era sbrigativa e vogliosa soltanto di arrivare al fulcro del discorso. Quando lui tirò fuori il compenso della giornata però, rise, rilassandosi di colpo. Shagaru aveva decisamente un ascendente positivo su di lei, un po' come un balsamo naturale, e Juri... beh, non aveva ancora capito se la cosa le piacesse o la facesse sentire in gabbia.
    Sai, ho controllato il mio conto in banca. So ancora usare un computer... e indovina un po'? Posso permettermi una colazione! Incredibile no? Lo prese un po' in giro mentre ancora stringeva tra le mani la foto che ormai non stava studiando con troppa attenzione, dopodiché si voltò a guardarlo, esitando solamente un millesimo di secondo di fronte alla montagna del suo torace. Fanculo, le faceva ogni volta lo stesso effetto di sorpresa. Ti faccio una controproposta, invece: sarò io a portarti fuori a mangiare. A cena però. E non potrai avere voce in capitolo sul posto che sceglierò. Affare fatto?
    Si leccò le labbra, assumendo un'espressione che su qualsiasi altra figura così giovanile sarebbe apparsa da vera monella, ma su lei sembrò a dir poco malefica. In verità i suoi pensieri non erano poi così malvagi: semplicemente immaginava di vestirsi bene e provocarlo come suo solito in un posto pieno di gente. Spesso Juri dimenticava di aver a che fare con un possente e gigantesco drago violento e non con un semplice umano da schiavizzare, ma non poteva comunque fare a meno di immaginarsi mentre spingeva un piede sotto al tavolo per provocarlo e lo guardava come se nulla forse gustandosi una succosa bistecca. Chissà come avrebbe reagito? Di sicuro valeva la pena scoprirlo. Gli porse la mano minuta, mostrandogli le unghie curate su cui aveva applicato uno smalto nero estremamente lucido. Sembravano più simili ad artigli.
    Shagaru poteva anche volerla trasformare in una specie di figlioletta viziata e coccolata, ma lo spettro aveva tutt'altri pensieri su di lui e vederlo come una figura paterna era decisamente molto distante dalle sue fantasie.
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    Aggiunti appunti veloci su personaggio combattente futuro. Lo scrivo giusto per chi fosse curioso. XD
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    Se solo non fosse stata impegnata a venire in quel modo patetico e godere come la folle che era, Hazel si sarebbe sicuramente impegnata per strappargli quel cazzo magnifico a morsi... o almeno era ciò che le piaceva pensare. La realtà dei fatti era che ormai aveva il cervello completamente in pappa e l'unica cosa su cui riusciva a concentrarsi per più di pochi secondi era quanto fosse bella la scena a cui stava assistendo e quanto fosse piacevole il cazzo del mostriciattolo che aveva così aspramente giudicato. Doveva dare atto almeno di una cosa a Lucia: Thresh era sexy. Una di quelle bellezze statuarie, più simile a una scultura partorita dalla mente malata di un artista dannato che a un David di Michelangelo forse, ma proprio per questo di suo gusto. Così "di suo gusto" che guardarlo mordersi le labbra con il suo cazzo completamente infilato in gola le regalò un ennesimo spasmo al sesso ridicolamente lungo, finendo per farlo ondeggiare ancora un po' in quell'orgasmo che sembrava non finire mai. Puntualmente, ogni singolo spasmo del suo sesso affamato, più simile ormai a un rubinetto rotto, si rifletteva su una stretta del suo anfratto alla verga del mostro che la fotteva, un processo che purtroppo Thresh non poteva godere sulla propria pelle ma a cui sicuramente, dalla sua posizione di vantaggio, poteva assistere senza perdere un singolo particolare. Hazel era di certo un essere irritante per lui, come lo zombie di rimando lo era per lei, ma aveva un corpo incredibile. Ogni singola spinta, ogni spasmo, si rifletteva sul suo culo marmoreo facendo ondeggiare le sue natiche in onde perfette che quasi imploravano di essere morse, e lo stesso facevano i suoi enormi seni, ancora stretti in quel corsetto che la faceva sentire oppressa quasi più dell'albero che minacciava di spezzarle la schiena. La sua pelle cioccolato era imperlata di sudore e risultava lucida e ancor più invitante, quasi fosse ricoperta di salsa come un piatto da divorare, percorsa in punti strategici da quei perversi rivoli di sangue in grado di risvegliare la fame di carne persino in un umano, figurarsi in un non-morto come lui. Anche Hazel, del resto, sentiva una gran fame, solo che l'unico modo che aveva per sfogarla non era mordere quella carne deliziosa, ma dimenticarsi della vergogna per succhiarla avidamente, strizzando le palle con la sua stessa lingua come se stesse non solo supplicando lo zombie di sborrarle in gola, ma costringendolo. La sua abilità era innegabile: per quanto ogni tanto un canino potesse sfuggire al suo controllo e farsi sentire durante il tragitto, era capace di accogliere il cazzo completamente dentro di sé, fino a gonfiarsi esofago e guance, e guardare Thresh con le lacrime agli occhi, facendo al contempo vorticare la lingua per la sua intera lunghezza. Non sembrava importarle che così facendo finiva per spingersela in gola da sola di rimando, anzi, sembrava quasi che Hazel volesse che lo zombie si godesse lo spettacolo della sua gola che si gonfiava ritmicamente, mentre lei tratteneva con maestria ogni singolo conato, riempendosi la faccia di lacrime e saliva, quasi contasse di più offrirgli una bella vista che non strozzarsi da sola. La verità più cruda, che mai avrebbe rivelato e che era ben lieta che il nemico non potesse sapere, era che se solitamente il suo punto debole era semplicemente anche solo un misero giocattolo nel culo, ora era stato quel cazzo pregno di energia a mandarla completamente fuori di testa e darle il colpo di grazia. E per quanto fosse pericoloso desiderarlo ne voleva ancora. La sua personalità del resto era terribile e ogni volta che le parlava, trattandola come una meretrice qualsiasi, aveva voglia di morderlo forte e i suoi denti provavano effettivamente a serrarsi... senza riuscire ad avanzare di mezzo millimetro. Si ritrovò con gli occhi ribaltati e la lingua quasi strappata dalla base mentre la cappella di quel mostro raggiungeva il suo stomaco, lo violava e provava a spingere via anche il mostriciattolo che la stava scopando. Non sapeva neppure se fosse uscito o meno, perché l'unica cosa che riuscì a sentire era il cazzo di Thresh che le scavava dentro promettendo di darle il seme che tanto aveva agognato e che ora, soffocata da quel groviglio di carne, non era più tanto sicura di volere davvero. Se solo fosse stata libera probabilmente lo avrebbe respinto, graffiato a morte fino a farsi il bagno nelle sue stesse interiora, se solo avesse potuto... ma l'unica cosa che testimoniò il suo desiderio improvviso di fuggire furono le braccia strattonate fin dove poteva e il petto che sobbalzava ad ogni tentativo. Ottenne solo di prenderlo di più, di sentirlo di più, finché non le parve che le invadesse anche il cervello, come un fungo o una muffa infestante. E nonostante il dolore della lingua ormai intrappolata dalle sue stesse membra e il senso di perdita per lo Shambler dimensionale che si faceva da parte, finì per mugolare e assumere un'espressione degna del modo in cui la stava trattando. Una lurida meretrice che aveva bisogno di una cosa che solo lui poteva darle. Dapprima fu la sensazione di calore allo stomaco che si gonfiò immediatamente, mozzandole il fiato, un po' come un palloncino alla sua prima dose d'ossigeno, poi fu la volta dell'esofago che si allargava per il seme che risaliva e della lingua che di rimando ne assaggiava per la prima volta il sapore. Le sue pupille iniziarono a tremolare insieme alle ciglia, i suoi occhi erano ormai ribaltati per la totale perdita di senno e se anche la sua erezione aveva smesso di traboccare ormai da tempo, ebbe più di un sussulto durante quel processo. Se la corolla di carne tra le sue natiche fosse stata ormai libera, per quanto gonfia e leggermente schiusa, l'avrebbe potuta vedere contrarsi per il bisogno di subire la stessa fine. E solo quando finalmente il seme traboccò dalle sue labbra schizzandole dal naso con un rumore imbarazzante, Hazel riuscì a guardare lo zombie mentre il suo bacino si faceva indietro e gli addominali scolpiti si contraevano per lo sforzo. Qualcosa nella sua mente si ruppe. Era quasi possibile sentire il rumore degli ingranaggi che si fermavano bruscamente, o forse era semplicemente lei a essere impazzita. Fatto stava che improvvisamente le sembrava un enorme perdita che il suo cazzo la stesse abbandonando e voleva solo averne di più e prima che lo zombie potesse ritrarre del tutto il bacino, un cerchio magico si spalancò dal centro del suo petto e diversi rampicanti, simili a liane, lo afferrarono per le cosce marmoree, impedendogli di allontanarsi di più e stringendolo forzatamente, collimando in un bulbo pulsante contro il perineo, quasi ci fosse bisogno di stimolargli maggiormente il punto L e ciò che le stava dando non fosse abbastanza. Avrebbe gridato "Ridammelo, è mio!" se solo Thresh non le avesse afferrato le corna stordendola quanto bastava per fissarlo inebetita. Con la sborra che le colava dal naso e dalla bocca schiusa, le lacrime agli occhi e pennellate biancastre su tutta la pelle cioccolato, era una maschera oscena senza precedenti, grondante di quel meraviglioso nettare che però non venne affatto sprecato: no, perché l'urgenza di raccoglierlo tutto era ben visibile oltre l'espressione intontita e subito la demone chiuse le labbra in un perverso bacio finale prima di lasciarlo andare, ingoiando visibilmente e rumorosamente, tanto che la sua intera testa sobbalzò. Appena ingoiato, sentendo i fiotti colpirle la bocca, tirò subito fuori la lingua per averne ancora e ogni volta che lo faceva ingoiava di nuovo, sonoramente, fissando lo zombie senza vederlo davvero, un po' come se fosse in trance. Sapeva solo che doveva ubbidire e non doveva lasciarne cadere una singola goccia e il suo corpo si mosse esattamente a quello scopo: ingoiava, leccava; ingoiava, leccava. Se anche malauguratamente qualche goccia minacciava di raggiungere il terreno, dalle piante si schiudevano perversi fiori con tanto di lingua, che ingoiavano per lei. Quando finalmente i fiotti bollenti si fermarono, aveva un'occhio chiuso per uno schizzo finito proprio lì e l'occhio rosso che bruciava, ma anche questo non le impedì di leccarsi l'intera faccia in un unico, osceno, movimento circolare, degno di uno di quegli aggeggi che pulivano i vetri di quelle macchine infernali che infestavano quel nuovo mondo. Dopo l'ultimo sforzo, la lingua scivolò fuori dalle labbra schiuse, floscia e priva di forze, donandole un'espressione ancora più oscena. Rimase lì, ansimante, la bocca aperta e la lingua fuori a fissare Thresh smaniosa, mentre le sue piante lo stringevano maggiormente quasi volessero finalmente prendersi la propria rivincita e strappargli la carne dalle ossa, risalendo il suo corpo fino a creare un intricato e perverso disegno sul suo busto, sui pettorali e anche sulle natiche, avvicinandosi pericolosamente al loro fulcro se lui non le avesse fermate. Sembrava quasi volesse riprendersi una rivincita... Ma era davvero così? Quando provò a parlare, inizialmente, tutto ciò che si sentì fu un gorgoglio. Rischiò quasi di vomitare per un piccolo conato, che però ricacciò indietro ingoiando di nuovo.
    Ah-ancora... zombie. Dammene ancorah.
    Se solo Lucia avesse potuto guardarla in quel momento... Oh, che botta d'autostima sarebbe stata!
  13. .
    Vederlo contorcersi per lei, sentire la sua carne rispondere al suo tocco e suo soltanto, ascoltando poi la sua bocca dirgli, anche semplicemente col cambio di respiro, cosa significasse per lui essere toccato proprio da lei, era la migliore dichiarazione di sempre per Jadis, nonché l'unica che contasse davvero qualcosa. Più delle parole, più delle bugie che avrebbe potuto dirle per non deluderla o, peggio, delle verità malcelate che ogni fremito dei suoi muscoli, o degli organi, sembrava invece gridarle a gran voce. Come quando da piccola usava un bicchiere cavo per amplificare i suoni dei suoi genitori mentre cercava di spiarli, in quel momento la giovane si tese verso l'oggetto del suo desiderio con l'orecchio e con l'intero corpicino, ascoltando ogni minimo suono che gli stava strappando. Era come se fosse uno strumento nelle sue mani, in grado di creare una melodia meravigliosa. E se anche prima di allora aveva pensato la medesima cosa di qualcuno che non fosse lui, non era mai stato tanto emozionante. E no, non fu gentile nell'afferrare il cazzo che ormai considerava suo. Non ci fu alcun riguardo nelle dita che ancora una volta gli si infilarono tra i riccioli rossi, tirandolo verso di lei e graffiandolo appena. Tantomeno l'altra mano che disperata si ancorò alle sue spalle, carezzandole per l'intero tragitto, sembrava intenzionata ad andarci leggera, affatto: sembrava più volesse scavargli la schiena, il petto, fino a incidere il suo nome anche lì. Più Sho la stringeva, tenendola ferma sul suo cazzo, più Jadis si dimenava e ancheggiava lascivamente cercando lei stessa di cavalcarlo e accarezzarlo in quella strana posizione che solo un guerriero come lui poteva reggere così a lungo e con tanta fermezza. Solo quando le baciò il collo la presa si fece meno selvaggia ma altrettanto passionale, divenendo una carezza piuttosto che un semplice arpionarlo con le unghie curatissime pur di non lasciarlo fuggire via. Ammesso che lui avesse voluto fuggire. Si inarcò sotto la carezza della sua lingua, lasciando cadere la testa ed esponendo il collo perché lo succhiasse. Non si preoccupò neppure di eventuali segni e anzi, quasi sperò che gliene lasciasse... una cosa decisamente inconsueta per lei. Amava lasciare i marchi ma, solitamente... detestava riceverne uno.
    Mi... piace... toglierti le parole di boccah.
    Lo sentì sbattere contro qualcosa e il fatto che non cedesse di un solo passo la fece sorridere e la costrinse a dimenarsi di più, impaziente tanto quanto lui. Di sicuro non gli rese il tragitto più facile, anzi, i suoi capezzoli minacciavano di ferirlo talmente erano eccitati per lui e cercarono la sua pelle a ogni singolo passo, strusciandovisi sopra tanto quanto le sue grandi labbra, perfette e glabre, contro il suo cazzo. Quando la lasciò a terra, Jadis ansimava visibilmente, il petto che si alzava e si abbassava mentre lui armeggiava con la porta, le labbra che si schiusero di fronte allo spettacolo della sua schiena senza maglietta. Chissà come, leccare ognuna di quelle cicatrici le sembrava l'unica cosa che avesse senso nella sua vita in quel momento... ma quando Shouta si voltò verso di lei, il suo sguardo di sfida la fece tornare in sé brutalmente. Oh... se n'era quasi dimenticata. Per un momento si era dimenticata che mentre lui si innamorava di lei per il suo carattere indomito e dispettoso, lei faceva esattamente lo stesso per il suo modo di tenerle testa, disobbedirle persino... facendo comunque, sempre, esattamente ciò che desiderava, esplicitamente o meno che fosse. Per questo nel voltarsi Shouta avrebbe potuto trovarla con un sorriso malizioso che lentamente si apriva in quel viso da bambolina, mentre il suo corpo minuto diceva tutt'altro. Lì, in mezzo alla stanza, non c'era affatto una ragazzina innamorata, ma una giovane donna determinata a divorarlo per intero. In modo tutt'altro che amorevole. Mentre era voltata si era liberata velocemente della sottile sottoveste, e mentre parlava la fece ondeggiare di lato sull'indice, lasciandola cadere alla fine delle proprie parole un po' come se si stesse esibendo in un piccolo spettacolo burlesque.
    Oh, capisco... Il mio Kuma ha bisogno che lo riporti al proprio posto? Non temere: non sarà MAI gentile con te. E non voglio neppure che tu lo sia con me, anzi...
    Ancheggiando, con un portamento a dir poco felino e camminando sulle punte un po' come se indossasse dei tacchi invisibili, si avvicinò a lui guardandolo negli occhi. Voleva che lui la fissasse, esattamente come quando lo aveva ammaliato prima di afferrargli il cazzo a tradimento e Shouta avrebbe potuto riconoscere lo stesso trucchetto, ma non per questo, da bravo amante, poteva ignorare il suo corpo quasi completamente nudo, coperto solamente da slip succinti, che si muoveva verso di lui. Il seno minuto sussultava ad ogni singolo passo mentre i muscoli delle cosce si tendevano ogni volta che la punta dei piedi perfetti si abbassava verso il pavimento, creando una danza ipnotica. Se anche il suo petto poteva considerarsi una secondo scarsa, i suoi capezzoli erano gonfi e invitanti e lei aveva sempre amato il modo in cui li aveva succhiati in passato, quindi rese particolarmente eloquente il fatto che ci stesse pensando in quel preciso momento, mordicchiandosi le labbra e mettendoli in mostra. Se Shouta l'avesse guardata come desiderava, sarebbe arrivata a un passo da lui in un istante, il tempo dilatato e al tempo stesso compresso all'improvviso dallo spettacolo che gli offriva. Lì, tenendo ancorati gli occhi ai suoi, Jadis gli posò le mani al petto, premendovi il palmo completamente e promettendogli un bacio che non sarebbe mai arrivato, perché avrebbe avvicinato il viso al suo per poi scendere in ginocchio in una carezza completa lungo tutto il suo corpo, senza mai posare le labbra carnose su di lui. Durante il tragitto delle sue mani avrebbe afferrato i boxer, abbassandoli con un unico movimento del suo piccolo corpo che strusciava sul suo, centimetro dopo centimetro, prima che andasse in ginocchio davanti a lui, il tutto senza staccare un solo istante gli occhi dai suoi. Lo avrebbe invitato a guardarla anche da quella posizione, dove teoricamente la stava sovrastando: accovacciata, le labbra schiuse, i lunghi capelli sciolti con alcuni ciuffi che formavano quasi un perverso vestito sulla sua pelle segnata dal sole, con indosso solamente delle mutandine visibilmente zuppe e tese sulla vulva perfetta. Il suo clitoride era piccolo ma così gonfio che ormai si intravedeva persino della mutandine. Ed era solo colpa sua.
    Scavalcale e metti le mani dietro ai gomiti, come se avessi le mie corde intorno. Ricordi come ti ho legato per l'allenamento con Fumiko, vero? Voglio che le tieni ferme così finché non ti dico diversamente. Puoi farlo per me... Kuma?
    Gli sorrise maliziosa, senza interrompere il contatto visivo. Voleva che sollevasse i piedi per poter lanciare via i boxer, ancora in quella posizione oscena davanti a lui e anzi, spalancando bene le gambe perché la potesse vedere tutta, accovacciata ai suoi piedi ma dal portamento fin troppo vittorioso e impaziente, un po' come se sapesse di avere la vittoria in pugno. Alla fine delle sue parole si leccò le labbra, inumidendole lentamente, quasi pregustasse qualcosa. Sapeva perfettamente che quelle semplici parole avrebbero risvegliato in lui ricordi che non appartenevano soltanto a lei. Quel giorno lui e Fumiko si erano scambiati il primo bacio, li aveva visti... e lei voleva esattamente che ci ripensasse, quasi potesse sovrascrivere quel ricordo con ciò che si apprestava a fargli. Decisamente Shouta si era preoccupato inutilmente: l'amore non rendeva Jadis gentile, ma solamente più spietata e decisa a prendersi ciò che considerava già suo.
  14. .
    Esattamente come avevano fatto i suoi dipendenti quando Shagaru ostentava quei suoi grugniti tanto furiosi quanto veri, Juri trattenne una risatina sorridendo sotto i baffi, tanto che dovette coprirsi le belle labbra con la mano e fingere di doversi grattare. Ormai imparava a conoscere quell'enorme armadio formato drago e più questo succedeva, più non poteva fare a meno di vederlo come un enorme orsacchiotto con cui giocare: per nulla minaccioso. Certo, in verità andando a scavare non era chiaro chi dei due giocasse con l'altro, ma questo dipendeva dai punti di vista.
    La giovane lo seguì diligentemente, ancheggiando appena sui tacchi vertiginosi pieni di borchie decisamente non richieste per fare bene il proprio lavoro e quando giunsero nella stanza, percepì chiaramente che qualcosa frullava nella testa del suo "Capo". Stava giusto per riempire il silenzio con una qualunque delle sue provocazioni, quando lui parlò facendola zittire. Al "avrò bisogno di te" il sorrisetto costante di Juri si era intensificato, per poi spegnersi al suo ironizzare sugli abbracci che tanto odiava fornire ai clienti. Purtroppo non era brava come lui a empatizzare con gli altri: l'unico modo che aveva per fingere che gliene fregasse qualcosa era lasciarsi andare in effusioni sdolcinate, anche quelle che le davano l'orticaria. Certo, non avrebbe mai ammesso che il calore che cercava di ostentare in quegli abbracci finiva, ogni tanto, per penetrare anche il suo freddo cuore. Né tanto meno avrebbe mai concesso a Shagaru di ammettere che forse non le dispiaceva quando i suoi tentativi di consolare quegli sfigati dei suoi clienti servivano a qualcosa. Questa volta fu lei a grugnire, nascondendo l'imbarazzo in una risatina forzata e borbottando qualcosa.
    Molto divertente Shaggy. Davvero. Ah. Ah. Ah.
    Tornò seria immediatamente nel vedere la coda di Shagaru che iniziava ad agitarsi. Vederlo irrequieto non era un buon segno, per cui aguzzò i sensi per prestargli attenzione, sforzandosi di ignorare i pensieri peccaminosi che la coglievano ogni singola volta in cui indossava quel suo stupido completo umano e i suoi altrettanto decisamente stupidi occhiali. La camicia su quel drago sarebbe potuta essere considerata illegale. La prima volta lo aveva preso in giro... che idiota.
    Alla sua richiesta le sopracciglia curate di Juri si aggrottarono, mentre gli occhi si spalancavano leggermente nell'espressione di chi pensa di non aver capito bene. Sbatté le lunghe ciglia ricoperte da un voluminoso strato di mascara. Più volte. Shagaru che chiedeva una mano in qualcosa di tanto importante era un po' come... non sapeva dirlo; il dannato Superman che cercava aiuto? O Batman in persona (ebbene sì, da quando restava per tanto tempo ad annoiarsi da sola nell'enorme appartamento del drago aveva iniziato a coltivare passatempi un po'... beh, da sfigata). Avrebbe voluto ironizzare, fare una delle sue solite battute sarcastiche e prendersi gioco di lui, ma ciò che invece fece sorprese persino lei: si avvicinò alla scrivania, la aggirò, e recuperò al volo una sedia per mettersi al fianco del suo Capo e iniziare a guardare con attenzione i documenti che stava studiando, concedendogli non solo la sua completa attenzione ma anche tutta la sua disponibilità, senza fare battute né argomentare oltre. Fu così sconvolta quando si rese conto di star davvero sbirciando i documenti che lui teneva in mano, cercando di capirci qualcosa persino, che si voltò a guardarlo con la faccia di chi invece aveva tutto sotto controllo e non stava facendo assolutamente niente di male. Fece spallucce... ma era decisamente più rossa del solito in viso.
    Se me la sento? Lo sai che l'unica cosa al mondo che può spaventarmi è la tua fame a colazione... A volte sembra che mangeresti persino me! Fortunatamente non aveva ancora recuperato i ricordi di qualcuno che invece smentiva pesantemente quella constatazione. Su, dimmi di che cosa si tratta. Sono a tua completa disposizione.
    Per una volta non c'era malizia nelle sue parole. E proprio come lui non avrebbe mai ammesso che quella velata richiesta d'aiuto era in verità una specie di dichiarazione d'affetto, lei non avrebbe mai detto in altro modo che la cosa era assolutamente reciproca: per una volta nella sua vita, Juri iniziava a sentirsi parte di qualcosa. Fosse anche lo stupido team di un avvocato troppo buono per essere vero.
  15. .
    Hanna reagì anche meglio di quanto Gabriel si aspettasse: abbassò quel suo adorabile visetto paffuto, sbattendo le folte ciglia bionde e mostrandogli due occhioni da gattina che lo fecero sorridere inebetito. Al contempo fece una cosa che rischiava letteralmente di mandarlo fuori di testa: si portò le dita delicate ai capelli e scostò un ciuffo dorato, mettendolo dietro la piccola orecchia. Persino quella parte di lei era perfetta, leggermente a punta, piccola e carina... doveva essere morbidissima e gli venne voglia di toccarla. Doveva trattenersi però, e lo fece fingendo nonchalance mentre lei parlava e lui non faceva altro che fissarle le labbra.
    Va benissimo per me... Mi andrebbe molto di uscire con te anche fuori da scuola, caro Gabriel.
    I seni ondeggiarono mentre la giovane faceva un passo in avanti, Gabriel arrossì per averli guardati, purtroppo per un corpo così minuto, Hanna era decisamente troppo dotata per non ritrovarsi a fissarla nei punti sbagliati come un vero pervertito. Fortunatamente la guardò negli occhi subito dopo, occhioni che si stavano avvicinando mentre la giovane gli posava le mani al petto, si metteva in punta di piedi e...
    Cucciolo mio...
    Bastò quelle parole a paralizzarlo sul posto. Non avrebbe mai saputo cosa Hanna stesse per fare perché la giovane si ritrasse immediatamente, imbarazzata quanto lo era stato lui poco prima, facendo un passo indietro e ricomponendosi per la presenza del nuovo venuto. Gabriel, invece, era immobile, gli occhi sgranati, le sopracciglia alte, la bocca completamente serrata in un'espressione di shock. Probabilmente era sbiancato completamente, non solo per la paura, ma perché nel preciso momento in cui la mano che aveva tormentato così assiduamente i suoi incubi gli cingeva la natica marchiata, tutto il suo sangue era defluito per andare a concentrarsi in un solo e preciso punto, gonfiandolo sotto i pantaloni. In un mondo dove esistevano bestie come Hecarim e soprattutto "attrezzature" come la sua, il membro che andò a gonfiare i pantaloni di Gabriel era appena visibile, un gonfiore contenuto che probabilmente la maggior parte delle persone avrebbe potuto ignorare, persone abituate a vedere appunto mostri come quello che il ragazzo sentiva premergli sulla schiena, ma Hanna... no. Per sua sfortuna Hanna era davvero pura come sembrava, a quanto pareva, e anche il suo normalissimo cazzo che più di una volta l'incubo dietro di lui aveva ridicolizzato con vezzeggiativi imbarazzanti, attirò il suo sguardo innocente facendolo sgranare. Gabriel sentì il sangue tornare immediatamente a colorargli il viso: divenne completamente rosso dalle guance fino alle orecchie, e si schiarì la voce mentre cercava di stringere le cosce per mascherare la propria reazione all'uomo. Ma era troppo tardi... la sua Hanna l'aveva visto fin troppo bene e dopo aver sgranato gli occhioni schiuse le labbra, iniziando a indietreggiare prima ancora che Hecarim (ancora non poteva credere che fosse davvero lui) potesse parlare. Gabriel lo capì distintamente: avrebbe voluto chiedergli spiegazioni. Se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe lottato per lui, perché a quella splendida ragazza lui piaceva davvero. LUI. Non il suo corpo... non ciò che poteva darle... Ma Hanna era dolce e pura, non avrebbe mai parlato davanti a una figura scolastica, neppure di fronte alla prova che qualcosa in quella stessa figura non andasse assolutamente bene. Neppure di fronte all'erezione del ragazzo... che non era assolutamente dedicata a lei. Era palese.
    L-le chiedo scusa, Signor Custode... i-io... stavo giusto andando via! Il passo indietro divenne uno, poi due, poi tre, finché la giovane non si voltò e quasi iniziò a correre pur di fuggire a quella scena imbarazzante, riuscendo solo a svariati metri dalla scena a voltarsi per fare un minimo, piccolissimo cenno del capo, dando un ultimo sguardo al ragazzo a cui solo due minuti prima aveva dato appuntamento per venerdì sera. G-gabriel... ci-ci vediamo. Per venerdì ho ricordato che ho... il progetto di fisica da c-consegnare... sabato. Hem. Sì. R-riguardati!
    E sparì come se non fosse mai esistita. Probabilmente dalla sua vita... ma non prima di rivolgergli uno sguardo che somigliava fin troppo all'apprensione o alla pena. Aveva capito tutto? Aveva capito cosa fosse successo e cosa probabilmente sarebbe capitato di lì a poco se non fosse scappato anche lui il più velocemente possibile, come un codardo? Improvvisamente Gabriel si sentì furioso, più che sconvolto, eppure il trauma era ancora troppo fresco per permettergli di parlare... Infatti quando aprì bocca, urlò.
    L-LASCIAMI! N-non mi devi toccare!
    Ciò che fece fu scansarsi in malo modo dalla presa del centauro... se lui glielo avesse permesso, complice anche (sperava) l'inaspettato grido, voltandosi a guardarlo. Avrebbe voluto rivolgergli uno sguardo furioso, ma davanti a lui sembrò più un gattino intento a soffiare a un gorilla o... a un elefante, viste le dimensioni di quell'uomo... di TUTTO quell'uomo. Hecarim... il suo peggiore incubo... la sua notte di sesso più bella di sempre... esisteva davvero. Non era mai stato una finzione, ed era lì davanti a lui dopo mesi passati a soffrire le pene dell'inferno dietro ai suoi ricordi. Sapeva perfettamente come il centauro reagisse ai "no" e alla disobbedienza, ma erano in un luogo pubblico e lui... non gli faceva paura! Quel maledetto bastardo... Se solo fosse stato almeno il doppio, lo avrebbe preso a pugni nonostante le dimensioni, porca miseria! Custode... Hanna lo aveva chiamato custode. Della biblioteca? Ma da quando? Pensieri su pensieri si susseguivano nella sua mente, rendendolo solamente più confuso e furioso ogni istante che passava.
    Tu... T-tuuu..! Non sapeva di preciso cosa dire. Inizialmente le parole gli morirono in gola mentre lo guardava, squadrandolo da capo a... decisamente non i piedi, per poi tornare al petto e chiedersi se fosse sempre stato così grosso, anche negli incubi che lo tormentavano quasi ogni notte, anche in quei sogni del loro primo incontro che... non erano mai stati sogni. E mentre ricordava, mentre realizzava che TUTTO ciò che avevano vissuto insieme in quelle notti di sesso sfrenato era vero, si sentiva sempre più arrabbiato... furioso, sconvolto e... dannatamente arrapato come mai era stato in quei mesi senza di lui. La sua parlantina esplose.
    Sei sparito! Mi hai lasciato svenuto dentro... dentro quella gogna... mezzo morto... con il culo ancora spanato e... sei sparito!!! E ora osi tornare dopo mesi da me e mi rovini la piazza con la tipa che mi piace!? Fingendoti un Custode poi! Da quando sei così astuto?! S-Sei un fottuto mostro bastardo! Un maledetto a-animale! Cos'era?! UN GIOCO DEL CAZZO PER TE? Ovvio che sì... ma non sono più il tuo giocattolino!
    Cercava di non urlare, alzando la voce solamente nell'enfasi di qualche parolaccia, abbassandola a un sussurro furioso quando doveva dire qualcosa di terribilmente imbarazzante, continuando a guardarsi in giro tutto il tempo, con il culetto che ancora doleva e fremeva per la presa dell'uomo. Bruciava, addirittura, tutto il tempo... e forse anche per questo quella sua sfuriata risultava così ridicola: perché mentre il suo corpo sussultava ad ogni frase "gridata a bassa voce", le sue cosce ora leggermente più toniche e muscolose ma comunque minute si sfregavano fra loro dentro quei pantaloni dal taglio assolutamente maschile, così diverso dall'abbigliamento con cui lui l'aveva conosciuto. E proprio lì, nascosto a malapena da quel tessuto ruvido, la sua erezione spiccava e sussultava puntando proprio alla figura contro cui quello scricciolo si ostinava a urlare, quasi volesse richiamarne le attenzioni... o anzi, invocarle disperatamente. Gabriel non aveva affatto finito di sfogarsi, e anzi continuò a blaterare e farfugliare la propria arringa sgangherata, almeno finché non si rese conto della situazione: era vestito da uomo. Era Gabriel lo studente insospettabile, non Carnelia l'Offerta, e stava sbraitando e parlando di quanto adorasse prenderlo in culo (non proprio in quei termini) mentre parlava con un colosso di quasi tre metri che lo fissava... probabilmente sorridendogli sadico come suo solito. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia a quel punto. Abbassò ulteriormente la voce.
    N-non... non devi avvicinarmi quando sono vestito così. N-non sono... in servizio. E in ogni caso n-non ti servirò più! Non te!
    Lo disse con tutta la convinzione del mondo... e immediatamente, proprio come il naso di Pinocchio, il suo cazzo sussultò nei pantaloni.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 12/4/2023, 12:58
5455 replies since 11/8/2011
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