Posts written by bad_bunny

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    Mi potevo immaginare, lì, sopra di lui, a cavalcarlo come se non avessi avuto altra ragione di muovermi, se non quella di spingerlo dentro di me di più, di protendere il mio corpo verso la sua bocca e contro le sue mani, di più. Ero talmente accecata che tenere gli occhi aperti mi pareva assolutamente inutile; il vapore ci circondava, appannava i vetri e schermava le nostre viste. Inoltre il bollore che sentivo alle guance, sugli zigomi, pareva mi accecasse ulteriormente. Ormai il senso della vista era divenuti decisamente superficiale, dato che, anche senza vederlo, potevo sentirlo con ogni centimetro di me e con tutti gli altri sensi. Il tatto era ovviamente il più appagato di tutti, inutile specificarlo. E poi il gusto, sentendo la sua pelle, la sua saliva, il suo sapore. E poi la sua voce ed il suo respiro, che mi riempivano le orecchie e rendevano muto lo scorrere dell'acqua, battente sul piatto della doccia. Mi ci vedevo davvero, sopra di lui, nuda e ricoperta d'acqua calda, gli occhi socchiusi che non vedevano e la bocca semiaperta che respirava, per non lasciare i polmoni privi d'ossigeno, visto il ritmo a cui stava andando il mio cuore. E pompava e pompava...e più pompava, più io mi spingevo verso il basso, contro di lui, sentendolo eretto dentro e mi vedevo lì, a morire d'imbarazzo e di lussuria, mentre non potevo non ammettere che mi piacesse da matti. E poi Aleksander sembrava nato per fare quello, nato per farlo con me. Cosa riduttiva da pensare, nei confronti dei suoi altri pregi, come il senso della giustizia, ad esempio, ma davvero sembrava che il suo posto nel mondo fosse vicino a me, dentro di me, tra le mie braccia. Ed io come donna non avevo mai desiderato l'avere un uomo con me come accadeva per lui, a nessun altro avrei mai dato tutte quelle attenzioni fisiche. E poi c'era quella complicità che...
    Gemetti, mugolai e poi gemetti senza ritegno, sospirando e sussurrando, con la voce che mi scaturiva dal petto ed in qualche modo, passando dalla gola, mi usciva dalle labbra aperte e riempiva ancora di più quella piccola doccia. Poggiai la mano con la quale non mi stavo reggendo a lui sui miei glutei, proprio sopra la sua, e la strinsi. Non intendevo fermarlo, figuriamoci non avrei mai osato fermare qualsiasi cosa lui facesse su di me.

    -Ripetilo, dimmelo, dimmi tutto, fammi tutto...-
    Provavo ad essere razionale, davvero, ma come potevo. Non immaginavo neppure come la mia voce stesse uscendo dalle mie labbra, se le mie parole fossero comprensibili come mi sembrava o a lui risultassero solo dei gemiti farfugliati. Lasciai la mano che lui mi teneva dietro e la portai al ventre di lui, una delle parti che preferivo del suo corpo. Teso com'era, caldissimo, sotto la mia pelle potevo persino percepirne le vene che pulsavano. Lo stetti a guardare sorridendo, mentre abbandonavo la spalla che io stessa gli avevo lievemente ferito e gli accarezzavo il viso con un gesto dolce. Poi spostai le dita tra i suoi capelli bagnati, stringendoli e smettendo di sorridere, guardando verso l'alto della doccia, chiudendo gli occhi e lasciando a lui un'ampia veduta del mio collo e a me la possibilità di lasciarmi nuovamente andare del tutto. Nonostante fossi stanca (lo ero per ovvi motivi, andiamo, una giornata così sfiancherebbe chiunque, tranne Aleksander), i miei fianchi continuava ad andare incontro ai suoi. Dopo tutto si era detto che io dominassi, e non intendevo smettere di farlo. Per quanto poco fossi utile sapevo che stavo contribuendo a dargli un po' più di piacere e ad accrescere irrimediabilmente il mio, di parecchio.
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    Lo assecondai, anche se già cominciavo a sentire la mancanza delle sue labbra. Quel contatto, come avevo ampiamente dimostrato, dava qualcosa in più che non sapevo motivare. Forse perchè i baci, per quanto spinti, hanno sempre quel retrogusto di dolce che alle donne -almeno a me- serve durante il sesso, quella sensazione di venire coccolate. Tuttavia non mi potei dispiacere a lungo dell'iniziativa di Aleksander. Muovevo i fianchi, e stando con la schiena dritta, magari anche un po' inarcata, il mio petto si muoveva davanti alla sua faccia, come lui voleva. Fiduciosa, lo lasciai fare, mentre lui ricopriva di attenzioni i miei seni, li baciava come aveva precedentemente fatto con le mie labbra. Li mordicchiava, e questo mi procurava brividi lungo la colonna vertebrale curva all'indietro, tesa. Non smisi un momento di muovere i fianchi, erano loro che più di tutto dovevano lavorare, muovendosi avanti e indietro, poi più in su e ricadendo contro il ventre di lui. Mi muovevo in modo da facilitargli il lavoro che stava facendo sul mio petto, e la mia velocità non era lontanamente paragonabile alla sua, quando lo faceva dominando e violento, ma per come lo sentivo, poteva andare. Era lento, dolce, come entrambi l'avevamo "programmato". Un buon modo per concludere la giornata, anche se ancora di tempo ne mancava. Avevamo passato a quel modo il 75% del nostro tempo insieme. Forse di più... però avevamo anche parlato. Facendo discorsi che mi avevano fatto tornare la voglia. Inutile combatterci, noi due avevamo una chimica ed un'attrazione incontrastabile. La parte migliore di questo era che nessuno poteva farcene una colpa. Eravamo due ragazzi che, circa, si frequentavano -o almeno avevano deciso di provarci-, e se per alcuno basta uno sguardo per intendersi, per noi era questo il modo migliore di comunicare messaggi. Facendo toccare la pelle calda, riempiendosi di coccole oppure sfogando lo stress sbattendosi contro le prime pareti che si incontrano. Aleksander mi piaceva troppo, non mi passava neppure per l'anticamera del cervello di provare a resistergli. Era la mia felicità, la mia fortuna, mi soddisfaceva su tantissimi versanti, quello fisico in primis, ma anche quello sentimentale. E poi amavo, amavo davvero il suo modo di farlo con me. Sentivo la sua cura, il suo attaccamento. Amavo che prendesse in considerazione zone che di solito vengono tralasciate. Lui invece se ne prendeva cura, come adesso, perchè tutto di me era importante, feticismo o non feticismo. Se non fossimo stati in quella posizione l'avrei abbracciato, accolto, mentre mi mordicchiava il seno dandomi un gran piacere. Sentirlo li vicino al cuore mi piaceva allo stesso modo che baciarlo. -Mmh..-nh-...Mugolai senza vergogna, a labbra schiuse. Non era da me esprimermi in grida, non quando lo si faceva a quella maniera, più che altro. Però era tutto piacevole, il fatto che ogni parte più sensibile di me fosse tra le sue mani o nella sua bocca. Ero davvero felice di scoprire che sapeva esattamente come armeggiare con il mio corpo; non richiedevo attenzioni particolari, ok, però comunque lui era sempre in grado di dimostrare di avere qualcosa in più. Non potevo fare a meno di lodarlo e, di nuovo, di sorprendermi del fatto che fosse tutto mio. Il fatto che solo io potessi usufruire di ogni suo lato migliore. Continuai a passare le mie unghie contro la sua pelle, sull'addome teso e sulla spalla alla quale ora mi stavo reggendo. Alla fine lo ferii, facendo diventare quelle tracce rosse dei veri e propri piccoli tagli sottili. Era il punto in cui sfogavo il mio godimento, quando provavo piacere più intenso lasciavo uscire un gemito più o meno forte, breve, liberatorio, e le mie unghie affondavano in lui. Figuriamoci, in quel momento non me ne accorgevo neanche. Come non mi accorgevo affatto dei suoi schiaffi sui miei glutei. Qualsiasi cosa a quel punto veniva captata come nuova fonte di piacere dal mio corpo. Mi arrapava ed addolciva troppo nello stesso momento, era irrazionale.

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    Il sesso, per quel che riguardava le donne, era per la maggiore influenzato dai sentimenti. Poi, certo, esistono le troie, ma io non ero una di quelle che la danno senza provare un minimo di interesse. Senza sentimenti non mi bagnerei neanche. Figuriamoci passare un'intera (quasi) giornata a bagnarsi per lo stesso ragazzo, più volte, concedendomi come fosse la cosa più naturale del mondo. Come se il mio corpo spettasse di diritto a quell'individuo. Nei sei mesi precedenti, nei momenti in cui non stavo a pensare ad Aleksander, non avrei mai pensato che sarei riuscita un giorno a passare il tempo a quella maniera, sentendomi però così appagata, così rilassata. Cos'è che stavamo facendo? Era l'inizio di una relazione, tipo? Avevamo deciso di cominciare ad uscire, a vederci più abitualmente. E ci stavamo mettendo in mezzo una montagna di sesso, che però evidentemente non dispiaceva a nessuno dei due. E poi c'era qualcosa che non me lo faceva bastare mai, che mi spingeva a muovermi ancora, a stringergli la mano, nonostante avessi il suo membro dentro, mi spingeva a cercarlo di più. A impossessarmi della sua pelle come stavo facendo, martoriandola. A sfruttare il suo fisico fino all'ultimo, per soddisfarlo e sentirlo felice contro di me. Il sesso era il miglior modo in cui noi due comunicavamo, per questo (oltre che per un'ovvia attrazione implacabile) vi cadevamo spesso. Partendo da quella mattina, praticamente appena svegli, quando c'era stato il sesso del "ben ritrovata" "sono felice di rivederti, finalmente", e da quel momento non avevamo smesso. Farlo dolce, poi, era stupendo. Dominare ancora di più. Magari il fondo della doccia non era comodo come un letto, ma comunque Aleksander poteva stare fermo e godere grazie a me, come io facevo per la maggior parte delle volte grazie a lui, senza fatica (fatta eccezione per i footjob). Averlo sotto era un piacere, anche per il fatto che, messa così, lo sentivo davvero completamente. Senza bisogno di spinte forti, profonde o violente, già solo per il fatto che c'ero appoggiata sopra con tutto il peso del mio corpo, lo sentivo toccarmi fino in fondo con facilità.
    Lo sentivo parlare, sentivo che voleva dire qualcosa, ma la mia mente era troppo appannata per ascoltarlo con la lucidità dovuta. Appoggiai il mio sguardo, languido, sul suo viso, vedendolo provato nel tentativo di dire qualcosa. Forse stava pensando a qualcosa di intenso, ed era combattuto dentro, non lo sapevo. Io, Io. Lasciai la sua mano, appoggiandomela con delicatezza su un fianco, per portare la mia di fianco alla sua testa, contro le piastrelle della doccia, facendo salire di più il mio bacino. Così allungata il mio seno arrivava quasi davanti al suo viso, mentre riuscivo a muovermi di più. Il suo membro quasi usciva da me, quando salivo con i fianchi, per poi venire riaccolto del tutto.
    -Tu..?
    Tu sei mio, Aleksander, non puoi essere di nessun'altro, semplicemente perchè nessun'altro al mondo riuscirebbe ad essere così perfetto per te come lo sono io. Può sembrare megalomane, certo, ma come stavo andando in tilt io, di certo non poteva nessun altro. Visto che non potevo andare al solito ritmo, essendo io a muovermi e dominare, curvai la schiena per poterlo raggiungere col viso, appropriandomi della sua bocca con foga. Non lo lasciai finire di parlare, non potevo, avevo bisogno imminente della sua lingua, delle sue labbra, del suo respiro, e lui avrebbe dovuto capirlo. Più mi muovevo più sentivo la fatica, ma anche il piacere. Erano delle ondate che mi mandavano sempre più fuori di me. Farlo in pubblico, certo, era stato stuzzicante, ma adesso sentivo di potermi lasciare andare completamente. Ancora non avevo urlato, certo, ma anche il solo sapere di poterlo fare mi eccitava di più, il non essere più costretta a tentare di stare zitta per una sfida. Interruppi il bacio, forzata da un gemito che cominciò contro le sue labbra e finì nell'aria, spezzato. Poi un sussurro, la voce tremula.
    -Ah-..Sto perdendo la testa...
    Tu mi stai facendo perdere la testa. Mi stai facendo impazzire, tu con il tuo corpo. Ma anche tu, Aleksander, persona incredibile, che non da preoccupazioni, che mi protegge, che in un giorno mi ha fatto sentire tutto quello che volevo sentire. Ero così incredula di quello che stavo provando, che non riuscivo a spiegarmelo, ma ogni momento in cui provavo a comprenderlo, mi sentivo più in estasi. Ricaddi sulle sue labbra, mordicchiandole, aprendole con le mie ed infilandovi la lingua. Ormai mi riconoscevano, e non avevo più bisogno di aspettare consensi. La mano con la quale mi sorreggevo a lui, sul suo addome, si alzò artigliandogli la carne con le unghie, all'altezza delle costole, graffiandogli con un unico movimento la pelle per circa cinque centimetri, mentre gemevo più volte nella sua bocca.

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    Essendo io Miriam Righini, direi che la mia opinione l'ho già espressa.
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    www.youtube.com/watch?feature=fvwp&NR=1&v=GH3_NtrM7Mc
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    ...... Spiegatemi perchè ne devo sentir parlare anche sul forum, della tesina D':
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    Toccava a me dominare e dovevo ammettere che mi dava un po' alla testa. La stanchezza della giornata mi appesantiva ma non avevo comunque l'intenzione di farla finire. Anche perchè una volta conclusa quella serata non sapevo cosa di preciso sarebbe successo, non riguardo a lui e me. Invece adesso potevo saperlo, adesso che lo sovrastavo e lo tenevo metaforicamente ben stretto. Era mio ancora per qualche tempo, fino alla fine di quell'amplesso e poi, se avesse gradito restare, anche lungo una notte di sonno. Se anche se ne sarebbe dovuto andare presto, mi sarebbe stato bene comunque: cosa potevo chiedere di più, a quell'uomo, di quello che già mi aveva dato durante la giornata? Senza fraintendere, senza malizia. Tutta quell'attenzione, quel tempo volto al nulla, incredibilmente improduttivo, ma ne io ne lui ci siamo lamentati un istante.
    Mentre tenevo come punto fisso le ginocchia e muovevo solo il bacino stando più piegata su di lui alzai le nostre mani, incrociai le nostre dita e baciai la punta di ognuna delle sue. Vi posavo sopra le labbra sentendo il polpastrello morbido e piegato dallo scorrere troppo duraturo dell'acqua, le schiudevo piano per evitare degli schiocchi troppo forti e passavo a quello successivo, così per quattro volte all'andata e quattro al ritorno, saltando i pollici. Poi allentai la presa e spostando la mia mano appoggiai il mio viso sul suo palmo aperto, chiudendo gli occhi e posando li le labbra senza toglierle per un po', appoggiandomi e tenendogli il dorso mentre i miei fianchi spingevano regolarmente verso il basso e la mia testa aveva dei lievi capogiri.
    Sorrisi scontrando la sua tenerezza in quel -Davvero- così amabile. Certo, altrimenti non avrei sprecato fiato a dirglielo. Un uomo deve poterti soddisfare sotto diversi aspetti, farti sentire bene fisicamente (e lui ci riusciva, ok, l'abbiamo più che accertato) ma anche farti sentire un calore dentro, un formicolio, una voglia di qualcosa di non materiale, di astratto. Forse quelle che sono chiamate "farfalle nello stomaco", o una cosa del genere, ma più intensa. Anche perchè io non ero il genere di ragazza che si prende una cotta, una sbandata. Solitamente andavo più a fondo, oppure non cominciavo neppure a scavare. Evidentemente forse ne valeva la pena, anche se non sapevo cosa fosse a dirmelo. Gli risposi -Davvero a mia volta, ma non feci in tempo a finire di dirlo perchè un sospiro mi partì dalla gola sfumando la parola, mi abbassai di più su di lui per dargli un forte succhiotto alla parte di collo che non gli avevo morso quella mattina, succhiando una piccola porzione di pelle che presto divenne parecchio più rossa di prima. Ora che ero così abbassata potevo muovermi più in fretta, già solo lo spostare i fianchi avanti e indietro procurava una piacevole sensazione. Mi sentivo ripetutamente stuzzicata da tutte le parti, lungo tutto il corpo per la situazione, per il luogo, per le sue parole così sincere che però gradii anche troppo, perchè mi fecero sentire sicura ed esaltata. E poi ovviamente tra le gambe, dove il mio corpo stava perdendo di più il controllo, come tutte le volte. Tutte le volte...con lui. Le mie precedenti esperienze, dopo quella giornata, non me le ricordavo più. Probabilmente se ci avessi pensato mi sarebbero tornate in mente, ma solo se lui non fosse stato nei paraggi. Anche perchè la sua sola presenza allontana fin troppo qualsiasi altro pensiero di uomo nell'arco di miglia. Cosa di cui un ragazzo geloso sarebbe potuto andare fiero, anche se non era il nostro caso. Ad ogni modo potevo affermare tutte le volte che volevo che lui era mio. Mio, adesso, e nessuno me lo avrebbe potuto sottrarre, era il nostro tempo. Nessun lavoro, nessuna persona poteva entrare in questa sfera di vapore che ci conteneva, vapore ormai creato più da noi due che non dal calore dell'acqua.

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    Aveva deciso di accontentarmi ma mettendo una condizione. Probabilmente era ancora scosso dall'avvenimento di quel pomeriggio, quando temeva per la mia salute dopo una sua imperiosa penetrazione, che poi mi ero andata da sola a cercare. Eh vabbè, un piccolo compromesso per qualcosa del genere era più che accettabile, comunque. Feci stendere le gambe mentre a mia volta scendevo su di lui, lo facevo abbassare e sentivo il suo membro che al contrario sembrava sempre più eretto, come se si stesse allungando, e non dubitavo che se quell'uomo avesse voluto, sarebbe stato capace di farlo... ma non ce n'era affatto bisogno, le sue dimensioni "normali" (perchè non erano neanche troppo normali) bastavano a saziarmi. Lo volevo così tanto che mi pareva di avere un atroce buco allo stomaco, una fame irrequieta, e tanti brividi per tutto il corpo. Quando cominciò ad entrare, qualche istante prima, provai una grande sensazione di sollievo, come un fuoco che si affievoliva, per aumentare però d'intensità, non so se si capisce. Aiutandolo, abbassandomi, lo feci entrare completamente, fin proprio alla base sentendolo arrivare così infondo da farmi male. Ma ormai l'avevo conosciuto bene, il suo membro, potevo accettarlo tranquillamente, non l'avrei visto come un' arma pericolosa, come voleva farlo passare lui. Avrebbe avuto ragione se io fossi stata una qualsiasi sconosciuta, ma ero io. E me l'ero presa così tante volte quella giornata che ormai non c'era da preoccuparsi (per un momento mi chiesi se sarei mai riuscita a riabituarmi a delle dimensioni normali). Pensai che fosse una cosa carina, quindi glielo dissi.
    -Non so se troverei mai qualcuno al mondo che mi soddisfi come te.
    Poteva sembrare una frase detta per gonfiare il suo ego, ma era la pura e semplice verità, arricchita con un tocco di malizia che non guastava mai, in situazioni del genere. Gli baciai la guancia mentre con la pianta dei piedi abbassandomi e portandolo giù con me toccavo la doccia. Eravamo ancora mezzi in piedi, ed io ero daccordissimo sul fatto di dominare, ma non mi era possibile se non toccavo terra. Non intendevo saltellare su di lui a mezz'aria. Quindi toccando con le mani la parete fredda dietro di lui lo feci scendere. La doccia era piccola per la sua lunghezza, ma si sarebbe rannicchiato, stando mezzo a sedere. Io con le ginocchia a terra con lui dentro stavo benissimo. Mi alzai facendo forza su di queste, di una manciata di centimetri, senza farlo ovviamente uscire, e il mio utero si risistemò, le mie pareti si strinsero a lui. Poi quando mi abbassai, schiena dritta ed una mano appoggiata sul suo petto, queste si riallargarono con una voracità che mi parve spaventosa. Forse perchè oltre al mio corpo stavo nutrendo i miei sentimenti. O anima, o quello che volete, sta di fatto che quel modo di farlo era il più prediletto ed anche il più raro. Ci voleva intesa, e noi accidenti se ci intendevamo. Eravamo così uniti dentro e fuori che quasi sembrava tutta una messa in scena, un film, una montatura. Ma non c'era nessun pubblico a guardarci, solo noi, quindi non poteva essere più vero. Mi incurvai, ed andai al suo collo mentre arretravo un po' col fondoschiena e lo facevo rientrare del tutto dentro di me. Incredibilmente lo accoglievo benissimo, ne ero quasi fiera, ma con chi me ne sarei mai potuta vantare? Le mie labbra erano bollenti, sia quelle di sopra che quelle di sotto. Il getto d'acqua era ormai tiepido ma quasi non lo percepivo più il suo sbattere su noi due. Lo baciai lungo la clavicola ben marcata, seguendo quella traccia di ossatura che mi portò alla parte muscolosa del collo e poi della spalla. Era così scolpito che pareva finto. Cercai la sua mano con la mia, mentre l'altra spingeva sul suo addome mandandomi in alto di nuovo, poi lasciavo lentamente i muscoli delle gambe e mi riabbassavo. All'inizio come se fosse l'assarsi e abbassarsi di un petto che respira, poi con più convinzione, sfociando in un ritmo più difficile da mantenere ma molto più soddisfacente.
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    AHahah, brave donne. Io per i 18 me lo faccio regalare, i miei amici sono daccordo. Le dita, tra unghie e tutto il resto, le odio e non le uso MAI nè mie, e se posso evitare anche quelle di un uomo, comunque lo stretto necessario. Avercelo il vibratore.. Ah, lo devo comprare <3
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    Oddio. Nedo non ha un avatar loli e/o yandere... T_T
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    Lavoro vecchissimo su Naruto, mai finito


    Il mio scanner da i numeri. Altri due disegni veeecchi di una cosa come 2 anni.

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    è arrivato il classico periodo che affronta ogni community, dove tutti se ne vanno. Come nella vita reale stanno cominciando le "rotture estive" e si sciolgono tutte le coppie.. eh, arriva l'estate. Anche io non sto più rispondendo alle role, e chiedo scusa, ma non riesco a trovare la voglia di scrivere la tesina d'esame, figuriamoci quindi se riesco a rispondere..
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    Mi stava coprendo di lusinghe. Lusinghe ben accette, come lo erano i nostri piccoli gesti intenti a stuzzicarci, a ricordarci che alla fine di tutto quel girarci intorno si sarebbe dovuto concludere qualcosa. Niente da ridire. In verità trovavo inutile e fin troppo spavaldo negare che dopo tutte quelle botte che avevo preso alle parti intime da lui, in un' unica breve giornata, ero provata, leggermente, nulla di grave. Ma il mio sesso ne aveva avuto abbastanza, quindi ora non c'era più la necessità sconvolgente del soddisfarsi, quella c'era stata le prime due volte. Adesso potevamo calmarci, e lo stavamo facendo. Se non ci fosse stato il rumore provocato dall'acqua che batteva su di noi e sul suolo ceramico della doccia, il solo udire dei nostri respiri ci avrebbe indotto nel turbine di passione dal quale ancora non avevamo imparato ad uscire. Forse ci sarebbe voluto un corso, una terapia. Forse semplicemente il tempo avrebbe calmato quel lato del nostro rapporto. Non era un problema, ma... giusto quanto bastava da far si che potessimo uscire di casa senza farlo nel primo vicolo a portata di mano. Cosa che era anche eccitante, da un certo punto di vista, ecco perchè era così difficile. E per l'ennesima, ennesima volta dissi alla mia mente "al diavolo", chissenefrega di problemi simili, era il caso di porseli? No... o forse si. Ma anche no. Oh.
    Ad ogni modo gli ero ancora addosso e l'acqua calda mi risultava sempre più tiepida, se messa a confronto con la nostra pelle nei punti dove mi toccava. Visualizzavo la sua schiena, l'acqua che vi scorreva e le piccole gocce che sparivano, dissolte da quel calore. Da non fraintendere, non era certo una piastra su cui cuocere okonomiyaki. Lo tenevo abbracciato, ma stavo cominciando a stanzarmi di un contatto così piccolo, volevo di più. Le donne vogliono sempre di più, questa è una massima che concedo agli uomini. Loro ce lo danno, quindi perchè noi non lo dovremmo esigere?
    Fermai le mie mani sulla sua schiena nella parte lombare, erano aperte e collocate all'altezza dei suoi reni, e in quel momenti sentii un brivido, pensando alla tensione che si concentrava in quella zona, durante un amplesso. Colpi di reni, crudi che andavano a riversarsi con tutta la loro foga nel corpo che gli stava davanti, che ultimamente poi era stato il mio. Mi strinsi di più a lui. Inutile sottolineare la stretta vicinanza dei nostri sessi, dato il mio stargli in braccio a quel modo. Tornai a tenermi attorno al suo collo, appoggiandovi le mani, lasciando uno spazio sotto all'orecchio dove ripresi ad appoggiare le labbra.

    L'accordo era di farlo dolcemente, non si è mai detto che dovessi resistere...
    Sinceramente, pensando certe cose il dolore alle parti basse spariva, le vampate che sentivo scioglievano quella sensazione data dal troppo sforzo subito. Ero praticamente già pronta, sicuramente lo ero di più che quella mattina, comunque, quando me l'ero trovato addosso ancor prima di poter uscire completamente dal sonno. Tuttavia non mi andava di farlo in piedi nella doccia, troppo scomodo, troppo scivoloso. E soprattutto quell'affare sarebbe finito troppo a fondo, e grazie ma: no grazie.
    Lo baciai ancora sulle labbra, aprendo la mia bocca. Questa volta convinta e senza alcun freno feci scivolare la mia lingua da me a lui, insinuandola tra le sue labbra, prima leccandole un momento, per avvisarle. Poi mandai in avanti la testa, sperando che mi avrebbe accolta. Le mie spalle strette erano addossate a lui, il mio petto il più schiacciato possibile mentre le mie parti intime si preparavano alla sensazione di bollore che dubitavo avrebbe tardato.


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    Già, sono alle prime armi, tu invece non dovresti esserlo con i modi di fare, possibile che non hai ancora imparato niente?
635 replies since 12/7/2008
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