Posts written by Sekiro-ja

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    Xeno era irritata. Non le era chiaro il perchè, ma era sicura di una cosa: era colpa di Arky. Non era del tutto sicura della posizione dell'ometto e le sue precise responsabilità, ma era colpa sua, di quello era certissima. Sua e di quella umana con i fisicamente inutili rigonfiamenti. Anche testardamente voltata verso la parete, Xeno ringhiò, sarcastica. Inutili rigonfiamenti, ecco cos'erano. Cosa te ne facevi in un combattimento corpo a corpo, pelle contro pelle? Avrebbero solo finito per incastrarsi, bloccando i tuoi movimenti e le tue prese, oltre che erano anche un punto ridicolmente debole. E non c'entrava nulla il fatto che ancora aveva in testa l'immagine del viso tutto rosso di Arky che ci affondava dentro. No, per niente, pensò, graffiando la parete e lasciandogli delle incisioni da serial killer.
    Un ringhio profondo, quasi una vibrazione, scosse piano l'aria mentre sentiva le parole di Arky. Era piacevole sentire parlare di lei a quel modo, per qualche motivo... anche se la irritava lo stesso, sempre per qualche motivo di cui non era certa.
    Xeno aggrottò la fronte, scansionando le parole di Arky, cercando attentamente per qualsiasi offesa. Dovevano essercene. Era colpa sua se era cosi irritata! Eccetto che non le pareva di trovarne alcuna. A lei piaceva scoprire cose nuove, specie riguardanti quello strano mondo in cui is era ritrovata e modi per tornare a casa. E a lui piaceva aiutarla. Messo cosi, lui non faceva nulla di sbagliato. Non l'aveva mai fatto. L'idea la fece infuriare, e per qualche motivo, calmare allo stesso tempo. Rispondendo alla sua confusione, la punta della coda della xenomorfa si arrotolò su sè stessa. La sua risposta alla domanda di Arky fu un grugnito irritato.
    Da parte sua, Orte aveva sempre più chiara la situazione. Sorridendo gentilmente, accarezzava il capo di Arkholfus, permettendogli di usare, o più esattamente facendoglielo usare, il suo seno massiccio come cuscino.
    Lo guardò, un sopracciglio inarcato e una luce fin troppo intuitiva negli occhi. Arky era davvero semplice da leggere, quasi quanto era carino... o impudente. Non era sicura di quale scegliere, e la cosa la divertiva.
    "Cose molto piacevoli sicuramente," rise piano. A quel punto, le pareva ovvio cosa Arky intendesse. Quando lo guardò di nuovo, c'era una sorpresa ammirazione nel suo sguardo. "Però, e io che pensavo fossi un ometto indifeso." Il suo sguardo divertito alternò tra Xeno ed Arky, a sottolineare che conquista aveva fatto per essere un ometto.
    Xeno, forse per i suoi sensi animali, forse per altro, afferrò instaneamente di cosa si parlava.
    "Arky sotto," ringhiò. "Xeno sopra." La sua coda vibrò come quella di un serpente, a ricordare ad Arky come era stata usata durante il loro ultimo "incontro."
    Orte rise. Un ometto pieno di sorprese e una strana tipa senza peli sulla lingua. Delizioso!
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    Orte roteò gli occhi con un sospiro a metà tra l'esasperato e il divertito. Non importava cosa Arky dicesse, a lei pareva abbastanza chiaro che lui fosse un impenitente dongiovanni, o perlomeno un magnete per le ragazze.
    Mh, non sembra volontario... pensò, guardando con quanta tenerezza e onesto desiderio di riconnettere si tendesse verso quella strana ragazza. Forse. Per quanto la prima volta che li aveva visti insieme, fuori dalla porta, fosse chiaro che era quella ragazza ad essere l'aggressiva, poi lo aveva trovato che cercava di baciarla. Ed ero solo nella stanza accanto, pensò con un certo divertimento. Quindi, o quel faccino da bambino nascondeva davvero un pervertito che giocava con due ragazze allo stesso tempo, oppure un ometto troppo carino per il suo bene, oltre che uno che si scioglieva fin troppo facilmente di fronte a delle belle ragazze.
    Orte sorrise, intrigata. Era un mistero. Lei adorava risolvere i misteri.
    Per parte sua, Xeno stava cominciando, suo malgrado, a sentire l'irritazione sciogliersi. La sua coda stava cominciando a dondolare avanti e indietro mentre lui la carezzava, a riprova di quanto non le dispiacesse affatto.
    Tutto finì di botto quando Orte allungò una mano e assestò una bella pacca sul sederino di Arky.
    "Sono ancora qui, sai?" La ragazza disse, divertita. "Non metterti cosi!" Prima che lui potesse protestare, lo aveva già agguantato e tirato verso di sè. Arky si ritrovò con la schiena premuta contro il petto e lo stomaco di Orte, con il suo braccio che lo teneva inchiodato a sè, e con la guancia premuta contro i suoi massicci seni, che perlomeno erano coperti dalla sua uniforme. "Sei con me adesso, ricordi?" Gli sussurrò, il viso a pochissima dkistanza, il suo respiro che lo carezzava.
    Tenendolo cosi, Orte lanciò un'occhiata verso Xeno, che si era tesa tutta ma non si era voltata.
    "Beh? Non mi racconti della tua... amica?" Lo sguardo di Orte brillò di dispettosità al dire la parola. Giusto per fargli capire quanto avesse capito cosa c'era dietro quella parola innocente, e che lei lì stava giocando con entrambi.
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    Xeno lo guardava, il suo viso una maschera di marmo.
    Un minuscolo cambiamento avvenne quando lu isi avvicinò, un leggerissimo cambiamento nella posizione delle gote. Lo guardava, quel suo faccino lacrimoso, cosi poco appropriato a un predatore e che lo era motlo per una preda, e c'era qualcosa di confuso dentro di lei che non riusciva a decifrare.
    Le sopracciglia di Xeno si arcuarono appena alle sue parole. Ferire? Che era stato ferito? Non lei. Nessun artiglio aveva aperto la sua pelle e versato il suo sangue, nessuna zanna. Eppure... ferito? Xeno ripensò a cosa aveva pensato nel vederlo assieme a... quel'altra... ferita? Lei? Io?
    Sgranò leggermente gli occhi quando lui le toccò il viso, strofinò il naso contro il suo. La pelle di Arkholfus era morbida e delicata, quasi diafana. Avrebbe potuta aprirla con un dito, farlo a pezzettini con un colpo di coda. Parte di lei voleva farlo. Un'altra, la stessa che l'aveva fermata dal fare quello che uno Xenomorfo deve fare con una preda la prima votla che si erano incontrati la fermava, mettendole nelle braccia qualcosa che era troppo, troppo simile a disgustosa debolezza.
    Xeno snudò le zanne, confusa. Le sue parole toccavano qualcosa dentro di lei, le sentiva come se qualcosa stesse afferrando il suo cuore. Voleva farlo a pezzettini. Voleva saltargli addosso e farlo a pezzettini in un altro modo molto più intimo. Lo guardava, fissa, quasi ipnotizzata. Le era mancata? Che significava? Ancora quel tirare, tirare, tirare. Sempre più forte. Le sue dita non avrebbero potuto rompere un osso, eppure le sentiva roventi. Il suo sguardo era calamitato dalle labbra di Arky. Fare a pezzettini, prendere, mordere, afferrare.
    Xeno aveva sollevato gli artigli e stava per afferrarlo quando una tazza le atterrò in testa con un sonoro gong.
    "Non vi si può lasciare un momento soli," Orte commentò, vagamente divertita.
    Mentre xeno si massaggiava la testa con un'espressione confusa, la ragazza si sedette con grazia sul divano accanto ad Arky. Gli lanciò uno sguardo a metà tra l'esasperato e il divertito. "Arky è davvero un pervertito." Il commento venne come se stesse parlando del tempo. "Prima accalappia me, e poi un'altra, e quando io sono ancora qui." La tazza, piena di infuso alla melissa che Orte aveva rapinato dalla cucina, finì tra le mani di Arkholfus.
    Orte si accomodò sul divano, sorridendo. Xeno la guardò, confusa, ma poi la sua espressione si indurì. Per un attimo parve le volesse saltare addosso, ma si fermò. Lanciò un'occhiatina ad Arky, sembrò in conflitto per un momento, poi, facendo uno sforzo supremo, si voltò e andò a mettersi all'angolo, accovacciandosi e mostrando ad entrambi la schiena. L'effetto era stranamente simile a un gatto offeso.

    Edited by Sekiro-ja - 20/9/2023, 19:03
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    L'ondata di piacere e confusione. Il movimento e il contatto che non si fermava, si ripeteva. Ancora e ancora e ancora. Era troppo. Tutta la pressione che si era accumulata dentro Kouta esplose, e lui si lasciò andare a un grido. Il suo membro eruttò nello stesso momento, rilasciando un abbondante pioggia biancastra. Era un orgasmo impressionante, specie per un ragazzo minuto come lui. Per non parlare dell'espressione del suo bel faccino: gli occhi riversi all'indietro, la lingua di fuori, in un'espressione di assoluta perdizione.
    Rimase cosi per un attimo, teso tutto come una corda. La tensione cessò subito dopo, e lui si accasciò sulla ragazza. Respirava affannosamente, lo sguardo perso e gli occhi socchiusi. Era stato cosi intenso che non riusciva a pensare, non riusciva nemmeno a mettere insieme il brandello di un pensiero. Tutto quello che sentiava era quell'ondata calda dentro di sè e il contatto con il corpo della ragazza contro di sè. Per quel attimo, si sentì esausto, disfatto, ma completo e in pace.
    Di fuori, quello che mostrava era un sorriso estasiato, un'espressione sconvolta dal piacere e uno sguardo perso. Sembrava quasi semisvenuto, tanto che non ri rendeva più conto di quello che gli succedeva intorno. L'orgasmo era stato semplicemente troppo intenso per un principiante come lui. Rimaneva lì, con il viso affondato contro la spalla di Ai, cercando di recuperare fiato e un minimo di funzionalità mentale, mentre il suo membro ancora tremante premeva contro la sua coscia.
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    L'esplosione di emozioni di Arky provocò un risultato di sicuro: tutte e due smisero immediatamente di fissarsi per volgere lo sguardo verso di lui. Per quanto riguarda le loro reazioni, non avrebbero potuto essere più diverse: Xeno sembrò spaventata per un attimo. Si, la terrificante Xenomorfo, che si mangiava persone a colazione e considerava umani come prede. Al vederlo piangere cosi, si spaventò. E si spaventò di essersi spaventata, perchè spaventarsi per trovarsi di fronte un predatore più potente, o per aver deluso una Matriarca era una reazione logica e naturale. Spaventarsi perchè un ometto le piangeva davanti non aveva senso. Era talmente senza senso che Xeno si domandò freneticamente se c'era un veleno nell'aria o qualcosa del genere. Eccetto che l'idea era ridicola, non c'era niente nell'aria e niente in lei. Quindi perchè? L'unica soluzione era arrabbiarsi, per frustrazione, per confusione e per qualsiasi cosa fosse quella presa nel petto. E tutto rivolto verso quella... umana? Non ne era certa, l'odore era strano, ma di sicuro era tutta colpa sua. Le sarebbe saltata addosso, ma Arky piangeva proprio per quello, quindi la violenza non era contemplabile.
    E cosi, Xeno rimase cosi, ad alternare sguardi confusi verso Arky e occhiate furibonde verso Orte.
    Per quanto la riguardava, Orte aveva semplicemente inarcato un sopracciglio al vederlo piagnucolare. Aveva roteato gli occhi e sospirato, divertita. Perchè davvero? Due ragazze litigavano e lui si metteva a piagnucolare? C'era qualcosa di carino nella reazione, ma avanti!
    Senza badare più a Xeno, che fece un suono strozzato al vedersi ignorare, Orte avanzò verso Arky. Lo abbracciò, facendolo affondare nelle sue colline, che, anche coperte dalla sua spessa uniforme, erano il migliore cuscino per un cuoricino infranto come lui.
    "Ssh..." Lo coccolò, carezzandogli il capo gentilmente. "Nessuno farà niente." E al dirlo, lanciò uno sguardo significativo verso Xeno, che annuì meccanicamente, ancora più confusa. Senza degnarla di uno sguardo, portò Arkholfus dentro, la Xenomorfo che la seguiva dopo un attimo di esitazione.
    "Non piangere, scemo..." Orte rise piano, carezzandolo. Individuando un divano, lo fece sedere. Si chinò verso di lui e, sorridendo dolcemente, gli diede un buffetto sulla guancia. Ma quanto era carino per mettersi a piangere cosi? Le faceva venire voglia di viziarlo e pizzicarlo tutto. Quasi abbastanza da non farle sentire il verso oltraggiato di Xeno.
    Voltandogli le spalle con un sorriso, lanciò uno sguardo scettico verso Xeno, che ringhiò, ostile. Con un sorrisetto sardonico, andò in cucina. Presto la sentirono che apriva e chiudeva sportelli, cercando chissà cosa. E non era che Arky poteva seguirla: Xeno gli si piantò di fronte il momento che rimasero relativamente soli. Piegata sulle ginocchia di fronte al divano, lo guardava come uno strano misto tra cane da guardia pronto a difenderlo contro tutto il mondo, e come se lui avesse appena invaso il sancta sanctorum del suddetto cane da guardia.
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    A essere onesti, Kouta non era sicuro cosa stesse succedendo. Ogni affondo finiva con il contatto con l'entrata magnificamente bollente e bagnata di Ai, e l'unico motivo per cui non era già venuto era che non si soffermava mai a pensare a cosa stesse effettivamente toccando con il suo membro. Se si fosse fermato anche solo un attimo, sarebbe finito tutto. Ma lui non si fermava, troppo preso dal bisogno di sentire quel calore e quella morbidezza, ancora e ancora e ancora. Era troppo e troppo poco allo stesso tempo, e lo faceva impazzire, distruggeva ogni possibilità di pensiero e tutto il raziocinio. Voleva... voleva... non lo sapeva nemmeno lui. Voleva fermarsi. Voleva che non finisse. Voleva raggiungere... non c'era tempo per pensare, ancora, ancora.
    Un grido gli venne strappato dalle labbra quando la ragazza cominciò a masturbarlo, accompagnando i suoi affondi violenti con il movimento delle mani. Ed era brava. Ai poteva essere inesperta quanto voleva, o poteva dire di esserlo, Kouta, se avesse potuto pensare, si sarebbe chiesto se era verso, ma il modo con cui faceva scorrere le sue mani sull'asta di Kouta, come lo torceva delicatamente e massaggiava. Era abbastanza per farlo impazzire, anche più di quanto già non fosse.
    Kouta non aveva idea di quando avesse cercato le sue labbra, e non aveva idea di quando le avesse trovate. Si ritrovò semplicemente a baciarla con foga, spingendo la lingua tra le sue labbra, cercando di intrecciarla con la sua in una danza scordinata e intensa.
    E intanto continuava a spingere con il bacino, con un vigore e una rapidità che il suo corpicino non dava da sospettare. Le parole di Ai registravano nella sua mente, a malapena afferrava il significato, ma il desiderio nella sua voce era sufficiente per incoraggiarlo ancora. A quel punto, le esitazioni erano solo sussurri lontani, e le parole di Ai li fecero sparire.
    Kouta non poteva fermarsi, non l'avrebbe fatto nemmeno se avesse potuto. Era tutto troppo e troppo poco, e lui inseguiva quel contatto bollente e fuggevole, lo sguardo reso vacuo mentr ela guardava.
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    Orte canticchiava tra sè mentre si asciugava i lunghi capelli corvini. Un paio di passate e poi l'asciugamano volò via, seguito da una risata argentina. Non le dispiaceva tenere i capelli umidi, non dopo tutto il caldo della sua tuta. Non era il tipo da lamentarsi, ma anche lei aveva i suoi piaceri.
    E parlando di piaceri, quasi quasi le dispiaceva per Arky. La doccia era stata un toccasana per lei, ma le aveva anche calmato i bollenti spiriti. Le ci sarebbe voluto un po' prima di riaccendersi, magari dopo uno spuntino, pensò con anticipazione. Arky avrebbe dovuto aspettare, poverino, ma lei si sarebbe fatta perdonare. E alla grande, se quello che aveva imparato sui suoi punti deboli era qualcosa. Il pensiero di Arkholfus che gridava di piacere la fece sorridere. Quel ometto era stato davvero un bel incontro...
    Di buon umore, si infilò di nuovo la sua tuta e uscì.
    "Ark..."
    Orte si fermò bruscamente, la mano ancora sulla maniglia del bagno. C'era una presenza estranea lì. Qualcosa di... squamoso? Orte aggrottò le sopracciglia. Dov'era Arky? Doveva...
    La vocetta del ragazzo - o era un gattino? - risuonò, e Orte ebbe la distinta sensazione che il suo cuore potesse spezzarsi. La sua espressione si fece fredda. Chi gli stava facendo male?
    Mantenne la mente fredda. Più che mai, voleva evitare imprudenze, sia per la propria sicurezza che per quella di Arky. Detto ciò, non poteva nemmeno aspettare. Senza perdere tempo, uscì, già pensando a cose poco amichevoli da fare a chiunque stesse trattando male Arky.
    Eccetto che la scena a cui si trovò di fronte non era affatto quella che si aspettava.
    Xeno, anche con tutta la sua lussuria e fame, notò all'istante l'intruso. I suoi occhi ferini furono su Orte in un attimo, esaminando, controllando, decidendo il tipo di minaccia, tutto in un momento di furiosa sorpresa. Era una xenomorfa in calore dopotutto. Essere interrotti adesso era un'offesa che attiava tutti i suoi istinti!
    Era abbastanza furiosa che le ci vollero un paio di secondi per riconoscere che l'intruso era un'intrusa, e che rispondeva ai veri discutibili canoni di bellezza seguiti dagli esseri umani. Le ci vollero ben cinque secondi per connettere i punti, e qua i punti erano l'eccitazione di Arky, e che c'era una donna nel suo appartamento. Un secondo dopo guardava arky di nuovo, la sua espressione il più vicino all'essere ferita che lui avesse mai visto. Per un momento. I suoi istinti, stavolta quelli combattivi, saltarono dentro. Per un umano, una situazione del genere si sarebbe risolta con una scenata forse. Per uno Xenomorfo, era questione di combattere per decidere chi sarebbe rimasto.
    La coda lo lasciò di colpo, lasciando che Arky atterrasse bruscamente sul selciato. Prima che avesse il tempo di squittire una parola, Xeno stava già scivolando via. Curvata in avanti, le zanne snudate e gli artigli tesi, non era più seducente. Piuttosto, era l'immagine dello Xenomorfo in caccia, un vero mostro.
    Se era spaventata, Orte non lo mostrò. La donna non si mosse da dove si trovava, nemmeno quando Xeno le ringhiò di fronte. I loro visi uno di fronte l'altro, le due donne si fronteggiarono, una un mostro ringhiante e artigliato e l'altra una colonna di ghiaccio silenzioso.
    E non sembrava che nessuna delle due fosse molto propensa a discuterne. La situazione stava degenerando in fretta!
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    Kouta ansimava, afferrando solo parzialmente quello che Ai gli stava dicendo. Capiva più o meno che quello che stava succedendo in quel momento era sbagliato, che lei gli stava dicendo che forse non era pronta. Ma era difficile non guardare quel visetto angelico incorniciato dei suoi capelli setosi. Quella pelle florida macchiata di rosso. Il modo in cui il suo seno prosperoso si alzava ed abbassava. Le sue labbra umide.
    Kouta si sentiva la testa leggera, i pensieri che scivolavano via uno dopo l'altro. Il cuore gli martellava nel petto, e le dita continuavano a scattare. Voleva... voleva... era una cosa rovinosa quello che voleva, ma la voce che glielo ricordava stava diventando sempre più lontana.
    La guardò. Stava dicendo qualcosa? Si, stava, stava parlando... quelle labbra. Kouta sbattè le palpebre. Si ritrovò a seguire con lo sguardo le mani di Ai. Scendevano, giù, sempre giù. Arrivarono a...
    Kouta sgranò gli occhi. Pensò vagamente che era la prima volta che gli capitava di vedere la femminilità di una donna. Era... bellissima. O forse lo era perchè era quella di Ai? La stava vedendo davvero? Per un attimo, si sentì sospeso, incapace di pensare, o di capire. Poteva solo guardare quelle dita graziose che massaggiavano quella femminilità stupenda.
    Poi lei gli afferrò l'asta, e tutto esplose. Kouta gemette, quasi gridò. Le mani di Ai erano spaventosamente delicate. Erano calde, erano... bagnate? Perchè? Non... oh, si era bagnata. Era il suo nettare. Sul suo membro. Kouta quasi venne al solo pensiero. Ma la sua asta pulsava e saltava, la pressione aumentava, rifiutandosi di trovare ua via di uscita.
    Rimaneva solo una frenesia violenta, l'emozione più travolgente che avesse mai sentito in vita sua. Ringhiò. Si, il ragazzo cosi gentile, timido ed educato. Ringhiò come qualche tipo di animale. La guardò, non capendo più nulla, non volendo più nulla. Ed era una fortuna che avesse sempre una natura gentile che nemmeno tutto quello poteva cancellare.
    Cominciò a spingere con il bacino, cosi forte e intensamente che le mani di Ai che lo racchiudevano avrebbero faticato a contenerlo. La prima volta che la sua punta la toccò, emise un verso che diventò un altro ringhio, e spinse ancora, e ancora e ancora. Ogni volta scivolando attraverso quella stretta incredibile, esplosioni di piacere che salivano lungo la sua asta per riversarsi in tutto il suo corpo. E ogni volta la sua bagnata impattava contro l'entrata di Ai, toccando, colpendo, massaggiando.
    Kouta era andato fuori controllo. Le palpebre calate sugli occhi, aveva un'espressione di piacere che era stravolta, sofferente e vigorosa allo stesso tempo.
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    Xeno trattenne il fiato a quel improvviso assalto, e il fatto che non rispondesse facendo Arky a pezzetti per un moto d'istinto la dice lunga su come fosse turbata. Invece, si ritrovò con Arkholfus che la tempestava il viso di baci. Per un attimo, l'intensità predatoria che l'avvolgeva sempre sparì, lasciando il posto a un'espressione cosi sorpresa che per Arky, abituato a vederla sempre seria e posata, sarebbe stata comica in un'altra occasione.
    Per un attimo. Poi l'odore che lo avvolgeva la raggiunse.
    Xeno inspirò bruscamente, l'odore di sesso che la colpiva come un pugno. La verità era che Xeno era, beh, a dieta. Era un po' di tempo che non si sfogava. Solo un po' per un umano, ma per uno Xenomorfo con un sex drive come il suo? Un'eternità! E adesso Arky le saltava addosso cosi, odoroso in quel modo. Sarebbe stato difficile reagire per una creatura con più resistenze, figuriamoci Xeno!
    La sua coda si mosse in un lampo. Come un treno, intrappolò Arky nelle sue spire. Lo avvolse dalla testa ai piedi, per poi serrarsi su di lui in modo per niente delicato, e sollevarlo da terra. Il ragazzo si sarebbe ritrovato completamente bloccato. E di fronte a lui, Xeno sembrava essere diventata gigantesca, una figura torreggiante con occhi che sembravano brillare di luce minacciosa. Eccetto che invece di farlo a pezzetti, lei gli prese il viso tra le mani bruscamente. Languidamente, gli passò la lingua sulla guancia.
    "Arky ha imparato..." disse, la voce ringhiante e aggressiva. "Non c'è bisogno di parole..." Fece lo stesso con l'altra guancia di Arky, gustando il suo sapore. Unito al suo odore, era un afrodisiaco che valeva più di qualsiasi cosa. "Dobbiamo solo sentire il nostro odore... solo questo..."
    E a quel punto, guardandola negli occhi, Arky avrebbe potuto vedere tutta la lussuria animale, o il modo con cui le strusciava le sue cosce prosperose una contro l'altra. Tutte cose che facevano approdare a una sola spiegazione: Xeno era in calore! E lui aveva centrato in pieno il modo con cui gli Xenomorfi si accoppiavano. Uno scambio di odori, un contatto e poi giù al sodo.
    Due spire della coda di Xeno si allontanarono l'una dall'altra, e il membro di Arky fu libero di uscire in tutta la sua gloria. Un ringhio che le risuonava nella gola, Xeno si chinò. Afferrò l'asta ancora coperta di Akholfus, strizzando, girando, toccando. Tutto per sentire e fargli capire il suo desiderio. Un altro comportamento Xenomorfo, ma anche se Arky non l'avesse capito, era chiaro che le cose stavano degenerando in fretta!
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    Kouta rimase senza dire o fare nulla per qualche secondo, troppo impegnato a cercare di riprendere fiato anche solo per pensare. Le guance rosse, gli occhi velati, la pelle coperta di sudore al punto che i capelli fradici gli si attaccavano sulla fronte, l'esperienza lo aveva lasciato del tutto senza fiato. Ma non si poteva confondere il piacere che lo squassava.
    Alla fine, man mano che l'orgasmo terminava, e lui riusciva a riprendere un minimo di funzioni mentali, si ritrovò a sbattere le palpebre, insicuro di cosa stesse guardando.
    Ai, di fronte a lui, assolutamente radiante di eccitazione. Il cuore di Kouta fece un balzo al vedere quanto fosse assolutamente... sexy. La ragazza radiava eroticismo da tutti i pori. Quando poi lui si rese conto che quello che le bagnava i capelli il viso era il suo... Kouta sbattè le palpebre, non afferrando. Quando lo fece, spalancò la bocca, e sia il suo cuore, e anche la sua asta, diedero un bel salto.
    Era ancora cosi, lottando con la consapevolezza di cosa era appena successo e cosa stava succedendo, quando Ai portò due dita sul suo viso. Lo sguardo basito di Kouta seguì quelle dita mentre raccoglievano il suo... lo portavano alla bocca di Ai... e allora lei...
    "Ah... Ah..."
    Kouta non sapeva cosa dire. Il suo cervello si rifiutava di funzionare. La verità era che non aveva mai visto niente di più osceno, di più erotico. Ed Ai stava davvero succhiando il suo... il suo seme!
    La consapevolezza gli cadde addosso come una martellata. Ricadde sul lettino con un grido strozzato, coprendosi il viso con un braccio. Rimase cosi, il petto che si alzava ed abbassava velocemente, la sua verga che non ne voleva saperne di diventare niente di meno di una colonna pulsante. Come poteva? L'immagine di Ai gli si era impressa a fuoco nella mente, e lui continuava a vederla, non importava quanto si coprisse gli occhi.
    Quando poi lei parlò, lui fece per saltare in piedi, scusare, chiedere pietà, qualsiasi cosa per quello che era successo. Eccetto che quello che si ritrovò a vedere fu Ai, con un'espressione quasi mortificata, gli occhi brillanti, bella da morire in quel completo e sporca del suo...
    Era troppo. Kouta non aveva idea di come successe. Non si era nemmeno reso conto di essersi mosso. Tutto quello che sapeva era che l'istante successivo le sue labbra erano su quelle di Ai, ed erano entrambi a terra, lui carponi sul suo corpo disteso sul pavimento.
    Kouta si fermò di botto, guardandola, rendendosi vagamente conto di cosa stava succedendo. Doveva fermarsi, giusto? C'era un rombo nelle sue orecchie. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
    "I-io... ah..." Sussultò quando la sua verga strusciò contro la coscia di Ai. La guardò, il suo sguardo spaventato, confuso e attratto irresistibilmente allo stesso modo.
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    L'espressione di Orte si addolcì al sentire quello che gli proponeva Arkholfus, e ancora di più quando lui la ricoprì di attenzioni con le sue labbra. Sorridendo dolcemente, contenta come un gattino per essere viziata cosi, gli carezzò la testa, mormorando piano, come se anche lui fosse un gattino da coccolare. Ed in effetti stava cominciando a vederlo in quel modo. Il suo prezioso gattino, da tenere e coccolare, e custodire gelosamente...
    Vederlo arrossire la fece ridacchiare gentilmente. Continuò ad accarezzarlo. Era cosi carino che avrebbe potuto quasi dimenticare quel visino stravolto da piacere di prima... quasi.
    Annuì lentamente alla sua proposta, e gli sorrise gentilmente quando lui si fece paonazzo. "Non c'è bisogno di essere imbarazzati..." gli sussurrò. Poi, guardandolo dritto negli occhi, con una luce seducente nello sguardo: "Non mi spiace affatto.."
    Non che le dispiacesse. C'era qualcosa di profondamente affascinante in quel suo imbarazzarsi.
    Il tragitto verso la stanza di Arky fu più breve di quanto pensasse. Orte osservò con curiosità il posto. Come sempre, le piaceva entrare in luoghi nuovi. Che fosse dove abitava Arky non faceva che attrarre il suo interesse ancora di più.
    Era cosi presa che rimase sorpresa quando lui le chiese un bacio. Lo guardò, sbattendo le palpebre, prima che il suo sguardo si fermasse su un posto particolare. La sua espressione si addolcì, una luce furba che le brillava negli occhi.
    Sorridendogli dolcemente, gli prese il viso tra le mani e si chinò verso di lui. Gli posò le labbra sul viso, ma non dove voleva lui. Piuttosto, in un momento di dispetto, lo baciò sul naso.
    "Arky ha un faccino carino," gli sussurrò, le labbra accanto al suo orecchio. Rise, divertita. "Ma è proprio un pervertito." E prima che lui potesse replicare, la sua mano gli afferrò con delicatezza il membro. Tracciò i suoi contorni attraverso i pantaloni, per poi lasciarlo, ridendo. Le chiavi svanirono dalle dita di Arky e Orte entrò, lasciandolo sulla porta.
    "Mi faccio una doccia prima," gli disse, guardandolo da oltre la spalla, con uno sguardo che dire seducente sarebbe stato poco. Rise ancora, un suono lieve e carezzevole e, senza aspettare una risposta, sparì dentro l'appartamento. Arky avrebbe sentito la porta del bagno chiudersi un attimo dopo, con la chiave che girava nella toppa. Sembrava proprio che volsse farlo aspettare!
    A quel punto, Arky avrebbe probabilmente voluto entrare, forse prendersi qualcosa per calmarsi. Peccato che proprio in quel momento, un minuscolo suono, polvere che cadeva dal muro, avrebbe attratto la sua attenzione.
    Voltandosi, avrebbe giusto fatto in tempo a vedere nient'altro che Xeno. La donna atterrò sul pavimento senza fare rumore. La sua lunga coda si svolse con un lieve sibilo mentre si rizzava, leggera e sinuosa. E i suoi occhi, brillanti di luce ferina, erano tutti per lui.
    "Arky..." Aveva visto con chi era? No. Ma lui non poteva saperlo. Tutto quello che poteva sentire era quella voce profondo, quasi un ringhio animale, pieno di un'emozione ferina che era tutta per lui, e il profumo selvaggio di Xeno.
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    Kouta non riusciva a credere che fosse la prima volta che Ai faceva qualcosa del genere. Gli arrivava difficile riconciliare l'immagine che aveva di lei con qualcuno di esperto in quelle attività. Per lui, lei era un angelo disceso dal cielo, troppo puro anche solo per intrattenere quel tipo di pensiero. Ma quando la vedeva, cosi totalmente, beh, erotica. E sopratutto, quando sentiva quello che lei gli stava facendo, come lo stava facendo quasi letteralmente impazzire, gli risultava impossibile credere che fosse la sua prima volta. E c'era anche il fatto che lei sembrava migliorare di momento in momento! Aggiungendo i movimenti delle dita al modo con cui lo masturbava, soffermandosi sulla sua base, sulla punta, stringendo, strizzando, pizzicando. Kouta non poteva credere che fosse la sua prima volta, a meno che fosse una naturale!
    Ovviamente, nessuno di questi pensieri sfiorò Kouta in modo appena che superficiale. Le sensazioni, i brividi, il piacere inarrestabile bastavano a bloccarlo da qualsiasi pensiero coerente. Bisogna anche dire che per lui era davvero la prima volta. Se non lo fosse stata, forse si sarebbe reso conto che la tecnica di Ai, per quanto lei fosse una naturale, era ancora da principianti. Ma la ragazza compensava fin troppo bene con un entusiasmo irrefrenabile!
    Ma questo Kouta non lo pensava. Steso sul lettino, scosso dai tremiti, un gemito dopo l'altro che gli sfuggiva dalle labbra semiaperte, teneva gli occhi chiusi e i pugni stretti. Riusciva solo di tanto in tanto a guardarla con occhi resi vacui dal piacere, e allora vederla in quello stato di euforia erotica lo colpiva come un pugno allo stomaco, facendo saltare il suo membro in un modo che lo faceva credere di stare per venire.
    Ed effettivamente l'orgasmo si faceva sempre più forte. Kouta lo sentiva come una pressione sempre più forte che si accumulava alla base della sua asta, una presisone che i movimenti sempre più frenetici di Ai non facevano altro che cesellare, indebolire, rendere sempre più forte. Ogni volta che le mani della ragazza scorrevano lungo la sua asta, Kouta sgranava gli occhi, perdendo un altro po' del poco fiato che aveva. Sentiva i muscoli della schiena, che cercava disperatamente di tenere contratti, rilassarsi, la sua resistenza indebolirsi. Da qualche parte della sua mente invasa dal piacere, pensava ancora di doversi trattenere, che se si fosse lasciato andare, sarebbe successo qualcosa di irreparabile, un confine sarebbe stato varcato da cui poi non sarebbe più potuto tornare.
    Ma tutti quei pensieri svanirono in un lampo bianco che gli invase la mente, sciogliendo tutte le sue resistenze assieme al resto del suo cervello.
    "AAAAAH!"
    Gridando con quanto fiato avesse in gola, Kouta venne violentemente. La sua asta tremò ed eruttò. Una, due, tre volte, lanciando spruzzi biancastri che ricaddero sul suo membro sususltante, sul suo bacino, sulle mani, il viso e i capelli di Ai. Era un orgasmo impressionante per un corpicino come il suo, la sua asta massiccia che saltava e sussultava.
    Kouta si tese tutto, la sua espressione contratta dall'estasi. Ricadde un attimo dopo sul lettino, ansimando, gli occhi appannati e semichiusi. Era stata un'esperienza incredibile!
  13. .
    Kouta era un disastro. Le labbra socchiuse, lo sguardo distante, riusciva a malapena a respirare, ogni respiro una vera lotta. Tutta colpa di Ai. Prima, la ragazza aveva preso a masturbarlo. E adesso, lo lubrificava con la sua saliva. Vedere una cosa del genere lo aveva spezzato tra un disgusto affascinato e la sorpresa - aveva avuto l'impressione che Ai fosse inesperta in queste cose -. O pelromeno lo avrebbe fatto se il suo membro, già eretto e sensibile all'inverosimile, non avesse reagito al contatto con quel liquido. Kouta sgranò gli occhi, e per poco non venne in quel preciso istante. Non lo fece, per qualche miracolo, ma quello era il punto di non ritorno. Eccitata ed entusiasta, Ai aveva raddoppiato la velocità con cui lo masturbava, entrambe le sue mani avvolte intorno al suo membro che scivolavano velocemente grazie al livello di lubrificazione.
    Tutti gli sforzi che Kouta aveva fatto per tenere i suoi suoni al minimo vennero spazzati via in un attimo. Inarcò la schiena all'indietro, gli occhi chiusi, la bocca spalancata. Respirare non era più possibile. Il suo membro era diventato un pilastro infuocato il cuo fuoco si attizzava con ogni magnifico movimento delle mani di Ai.
    Kouta non riusciva a pensare ad altro. Non aveva mai sentito un piacere tale. Era come tutto il suo corpo fosse in fiamme e percorso dall'elettricità allo stesso tempo, con Ai che continuava ad alzare sia il voltaggio che la temperatura.
    "Ah! Ah!" Il ragazzo gemeva senza controllo, il pensiero di che spettacolo osceno stesse offrendo che non lo sfiorava nemmeno. Completamente nudo, con quella ragazza che lo masturbava e lo faceva gridare dal piacere usando solo le sue mani... era talmente preso che non riusciva nemmeno ad afferrare il concetto.
    La guardò. Tutta la paura e l'imbarazzo erano spariti. Adesso c'erano solo eccitazione e piacere scomposto lì. Ma... gli stava dicendo qualcosa? Si, si, Kouta sbattè le palpebre. Si, Ai gli stava parlando. Bellissima, bellissima. Con quel sorriso entusiasta e lo sguardo brillante di eccitazione. Non aveva mai visto niente di più spendente. E... gli stava dicendo qualcosa... cos'era? Ah, che, che si stava lasciando trascinare. Che doveva dirgli se... se gli faceva male... o se gli piaceva...
    Kouta si aggrappò alla piccola parte di sè ancora lucida. Strinse i denti, sussultò e gemette forte all'ennesimo movimento delle mani di Ai giù per la sua asta.
    "E'... Ah!... è incredibile... Ah! Sei... AH! INCREDIBILEEEEEE!"
    In sua difesa, era stata una giornata strampalata. Il potere di Sadi gli circolava ancora dentro, portandolo a un livello di eccitazione che non aveva mai toccato prima. Da quante ore aveva un erezione? Non era strano che reagisse cosi violentemente se adesso Ai lo masturbava. Inoltre, c'è da aggiungere che era la sua prima volta, e che Ai, beh, era effettivamente eccezionale inquello che faceva, non importa cosa dicesse riguardo l'inesperienza.
    Ma tutte quelle scuse non significavano niente in quel momento. Non quando Kouta era teso sul lettino, il suo corpo sudato che tremava con violenza. Tutto teso all'indietro, la testa relcinata all'indietro, la bocca aperta che lottava tra i gemiti e il cercare di strappare brandelli di aria. E la sua asta massiccia, dura come una colonna che sussultava e tremava gioiosamente sotto le attenzioni della ragazza.
  14. .
    Il membro di Arky era incredibile. Orte lo sentiva spingere in profondità dentro di lei. Sfregava con forza contro le sue pareti, solo per impattare violentemente contro l'entrata del suo utero. Ogni spinta le lanciava scariche di piacere lungo il corpo, le strappava il respiro, la faceva gemere. C'era anche un po' di dolore, ma quello non era un motivo per rallentare il suo ritmo già brutale. Perchè avrebbe dovuto? Lo amava! Lo adorava!
    Che poi Arky stesse impazzendo era solo un piacere aggiunto. La sua espressione sconvolta dal piacere era uno spettacolo che Orte non voleva perdersi. La voce stravolta era musica per le sue orecchie. Non faceva che incoraggiarla nel continuare.
    Non ci volle molto perchè il vicolo rimbombasse con il suono delle grida di piacere di Arky, dei gemiti e dei respiri di Orte, e del rumore osceno delle loro intimità già fradisce che si univano e lasciavano. Un fap fap fap che avrebbe fatto arrossire chiunque.
    Orte quasi non lo sentiva. Troppo impegnata a godere, con il seno massiccio che schizzava verso l'alto ad ogni spinta, solo per ricadere e schiacciare il viso di Arkholfus tra il muro e due montagne bollenti. I suoi capelli corvini erano un disordine reso scintillante dal sudore, la sua pelle era lucida come uno specchio. E Orte aveva il sorriso più grande in viso, una mezzaluna di denti che era felice, vogliosa e godente allo stesso tempo. Con le guance rosse e il respiro bruciante, era il viso del piacere. Perchè Arky era assolutamente fantastico!
    Lo stava ancora baciando, ingaggiando la sua lingua in una danza frenetica. Intanto la sua intimità stava praticamente stritolando il membro di Arky, il suo corpo potenziato che sembrava reagire alla presenza dell'oggetto molto duro con le pareti della sua vagina che lo stimolavano e massaggiavano senza riposo. Orte non ci stava mettendo nessuna delicatezza. Tutto il suo interesse stava nel trovare il proprio piacere. Che poi Arky trovasse il suo era un problema che la vera presa donna non si poneva.
    Quando lui venne, lei lo sentì come un'esplosione dentro di sè, seguita da un'ondata di calore e liquido che le invase l'utero. Si inarcò, un lungo gemito che le sfuggiva dalle labbra. Per un lungo attimo, rimase senza fiato, persa nel piacere violento della loro unione. Poi l'ondata si calmò, e Orte ritornò a terra. L'abbraccio soffocante con cui lo aveva schiacciato contro il muro tremò mentre riprendeva fiato, per poi farsi dolce, quasi gentile.
    Lo guardò, gli occhi semivelati che brillavano di affettuoso divertimento al vederlo ancora cosi preso. Non che le servisse sentirlo dalle sue labbra: poteva sentire la sua verga ancora dura come marmo dentro di lei. Rabbrividì al sentirlo fremere, la vibrazione che andava al centro di lei. Si, un altro round non le dispiaceva affatto...
    Peccato che si sentirono dei passi, seguiti da delle voci. Orte di irrigidì. Qualcuno si avvicinava!
    Sfilò il membro di Arky dalla sua intimità, il suo respiro che si bloccava solo per un attimo anche per l'azione improvvisa. Prese i suoi vestiti e cominciò a rivestirsi, lanciandogli uno sguardo di avvertimento che lo intimava a fare lo stesso, e in fretta. Dire che fosse irritata era poco. Si stava davvero divertendo!
    Si rimise tutta l'armatura, tutto a parte l'elmo perchè non aveva nessuna voglia di soffocare di nuovo. Di nuovo vestita, lanciò un'occhiata verso Arky, pe rpoi mettersi di guardia all'entrata del vicolo. Niente. Chiuque fossero, i ficcanaso se ne erano andati. Orte sbuffò. Giusto in tempo per rovinare il momento!
    Si voltò verso di lui, e non c'era niente di divertito nella sua espressione. Lo guardò, fredda e irritata, solo perchè non c'era nessun altro ocn cui irritarsi. Ma poi pensò che lui non aveva colpa, giusto? L'espressione le si addolcì. Sorrise. Gli prese il viso tra le mani con dleicatezza e premette le labbra contro le sue. Arky aveva davvero un buon sapore.
    "Continuiamo..." gli mormorò a fior di labbra. Lo sguardo gli lampeggiò di irritazione quando lanciò un'occhiata verso l'entrata del vicolo. "Da un'altra parte..." Gli prese la mano e, senza tante cerimonie, lo trascinò verso l'uscita. Gl ici vollero una decina di passi per ricordarsi che esisteva una cosa chiamata comune accordo.
    "Se vuoi..." disse, voltandosi a guardarlo. Poi, con un certo senso di incertezza perchè effettivamente non era stata delicata: "Per favore?" chiese, piano, le sopracciglie delicate che si curvavano in un'espressione che era un misto tra il carino, il gentile e il supplichevole.
    Il pensiero che lui non volesse la riempiava di tristezza. E c'era anche un'altra cosa, pensò, massaggiandosi il ventre. La sua intimità pulsava leggermente, niente affatto appagata.
  15. .
    In cosa accidenti si era cacciato? Kouta stava usando tutte le sue forze mentali, che in quel momento non erano molte, per cercare una risposta, una qualsiasi che spiegasse la concatenazione di eventi che lo aveva portato su quel lettino, assieme ad Ai, tra tutte. Peccato però che ogni volta che si avvicinava a formulare un pensiero coerente, il cuore che gli tambureggiava in gola e lo sguardo di Ai su di lui spazzavano via i suoi sforzi.Quando poi gli occhi della ragazza si posarono sulla sua verga, ci fu un momento di panico in cui si dimenticò come si faceva a respirare. E il suo membro, che avrebbe dovuto essere già eretto al massimo, si sollevò ancora di più, dando una pulsazione che lo avrebbe fatto sussultare se in quel momento non avesse la certezza fisica che sarebbe esploso e finito in mille pezzi nell'istante in cui avesse mosso un muscolo.
    Era confuso, gli girava la testa. Com'era finito lì? Era proprio Ai lì con lui? E... era ammirazione quella nel suo sguardo? Una marea di vergogna lo travolse, unita a un senso di orgoglio inconfessabile.
    Quando lei lo prese, tutto svanì in un lampo bianco. Da qualche parte, Kouta sentì qualcuno che gemeva, forte e senza controllo. Non era lui, giusto? Non poteva essere. Lui non avrebbe mai fatto un suono cosi... cosi... la parola era erotico, ma lui stava a una cosa del genere come il cemento all'erba. Giusto?
    L'aria sembrava aver deciso che non sarebbe più entrata nei suoi polmoni. Sentì il lettino contro la sua schiena, ma non ricordava di essersi sdraiato. Sbattè le palpebre più volte, e il mondo ritornò.
    E che mondo.
    Ai, sorridente, imbarazzata ma decisa, timorosa ma determinata, con le guance rosate. Era cosi bella da togliergli il fiato. E, beh, la sensazione incredibile che sentiva attorno alla sua verga erano le sue dita.
    Rendersene conto lo fece sussultare, lanciandogli il cuore in gola, e la sua verga saltò contro il palmo della ragazza. Kouta la guardava, il faccino completamente rosso, il petto che si alzava e abbassava mentre lottava per respirare. Lo avrebbe fatto impazzire, lo sapeva. Lo stava già facendo!
    Aprì la bocca per dire... qualcosa, ma proprio allora Ai decise di iniziare a muoversi. Qualsiasi cosa avesse voluto dire venne fuori come un gracchiare strozzato. E le parole di lei, il modo con cui lo disse, oddio. Kouta sentiva come se qualcuno gli avesse afferrato il cuore con un uncino e glielo stesse tirando fuori. Dimentica dirle cosa fare, lui era troppo impegnato a sopravvivere!
    "A-Ai... Ai..." Ripetè con il poco fiato che aveva. Era una supplica e una preghiera insieme, per cosa, non lo sapeva nemmeno lui. Strinse gli occhi, sussultando a ogni movimento della mano della ragazza. Stringeva i denti, trattenendo i gemiti che spingevano per uscire, trasformandoli in mugugni appena contenuti. Cercando qualcosa a cui aggrapparsi, le sue dita trovarono le lenzuola del lettino, stringendole, accartocciandole, finchè le nocche non gli diventarono bianche.
    Era più che piacere quello che provava. Era estasi. Era tortura. E nonostante una parte di lui gli gridasse che era sconveniente e osceno, era una vocina persa nel mare.
    Kouta tremava tutto, e il altro pre-sperma scivolò fuori dalla sua punta, macchiandole le dita.
    "N-non s-so," riuscì a dire con uno sforzo sovrumano, e il fatto che potesse dirle di fermarsi non passò nemmeno per la sua mente confusa. Un'improvvisa accelerazione gli strappò un gemito di piacere. La sua verga sussultò, bagnandole le dita ancora. Quel membro massiccio era una strana aggiunta al corpicino minuto e al faccino delicato di Kouta, ma senza dubbio era uno spettacolo osceno. Specialmente quando iniziò a muovere il bacino, spingendosi tra le dita di Ai, accompagnando il suo ritmo. Kouta non se ne accorswe nemmeno, troppo impegnato a non impazzire del tutto.
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